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Autore: DalamarF16    02/02/2022    5 recensioni
Sirius è finalmente arrivato a Hogwarts. E' certo di essere un Serpeverde, tutta la sua famiglia lo è, ma qualcosa va storto, e Sirius si ritrova Grifondoro. Il Cappello ha quindi sbagliato nello smistamento? E come potrà sopravvivere al confronto con tutta la propria famiglia? Ovvero: come Sirius e James divennero amici.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Ciao a tutti!

Dopo secoli di frequentazione muta del fandom di HP, e con secoli intendo da prima che uscissero i film, mi è finalmente arrivata l’ispirazione per scrivere qualcosa anche qui…

Probabilmente saranno tutta una serie di one shot più o meno collegate, sulla vita dei malandrini a Hogwarts.

E perchè non partire proprio dall’inizio?

Tutto, a Hogwarts, parte, lo sappiamo bene, dalla scelta di un cappello…

Buona lettura!


LO SBAGLIO DEL CAPPELLO

Ilmuroilmuroilmuroilmuroilmur…

Ma, inevitabilmente, come tutti prima di lui, non finì spiaccicato contro il muro della stazione di King’s Cross, a Londra.

Il passaggio magico funzionò alla perfezione, e un appena undicenne Sirius Black mise piede sul tanto agognato Binario 9 ¾ dove il lucidissimo treno a vapore nero lo attendeva per portarlo per la prima alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

Appena pochi secondi dietro di lui apparvero, quasi contemporaneamente, sua madre e suo padre, Walburga e Orion Black.

Sirius si guardò intorno: c’erano giovanissimi maghi ovunque, da quelli più piccoli, della sua età, che per la prima volta sarebbero saliti sul treno, a quelli ormai quasi maggiorenni del settimo anno.

Quasi tutti quelli del primo anno potevano riconoscersi lontano un miglio: avevano l’aria euforica, ma erano anche spaventati.

E poi c’erano i figli dei Babbani.

Loro spiccavano come scritte luminose in una notte buia: non erano eccitati, non erano felici, erano solo terrorizzati, e i loro miseri genitori sembravano pecore spaurite in un mondo di lupi.

“Figli di Babbani a Hogwarts.” Commentò, sdegnato, suo padre, rivolto a nessuno in particolare. “Speriamo che tutto questo presto finisca, e che il mondo torni a girare come deve. Maghi al comando, e Babbani al loro posto.”

Sirius sapeva molto vagamente a cosa si riferisse il padre. Era un ragazzo sveglio, nonostante la giovane età, e aveva notato strani movimenti in casa negli ultimi due anni.

Frasi sussurrate, incontri segreti, sempre più commenti simili a quello appena fatto, che parlavano di cambiamento, e di Mezzosangue e Babbani rimessi al loro posto o “destinati al loro scopo”, qualunque esso fosse. Il ragazzo non ci badava più di tanto, ma qualcosa, dentro di lui, sospettava che ci sarebbero stati guai grossi quando questa cosa fosse venuta alla luce.

Sperava solo che papà non ci sarebbe finito in mezzo.

Walburga non rispose al marito, ma si chinò ad abbracciare il figlio un’ultima volta e gli sistemò la sciarpa di Serpeverde che gli aveva donato il padre come regalo ricevuta la convocazione per Hogwarts.

Nessuno di loro aveva dubbi che la sua casa sarebbe stata quella nel nobile Salazar: tutta la sua famiglia e i loro parenti stretti erano stati Serpeverde, e quella era, inoltre, la vera casata dei purosangue, dove non vi era traccia di sangue Babbano.

Sirius aveva tutte le carte in regola per essere il migliore dei Serpeverde, così diceva suo padre, e in quei momenti di incertezza, il ragazzino era contento di avere almeno una certezza.

“Fa buon viaggio, amore mio.” Lo salutò la madre con un abbraccio e un bacio commosso, e Sirius dovette usare tutto il proprio autocontrollo per non mettersi a piangere seduta stante: non era mai stato lontano da casa così a lungo, e all’improvviso il tempo tra l’inizio delle lezioni e le vacanze di Natale sembrava lunghissimo.

Riuscì, comunque, a dominarsi.

I Black non piangono, così gli diceva sempre suo padre, e ancora una volta, Sirius si aggrappò agli insegnamenti ricevuti.


 

James attraversò la barriera spavaldamente, seguito dai genitori.

Non vedeva l’ora di essere finalmente ad Hogwarts!

Aveva aspettato questo momento così a lungo che l’ultimo anno era sembrato infinito e, nel dubbio, aveva insistito con suo padre affinché gli insegnasse qualche semplice incantesimo prima del tempo. Non voleva arrivare a scuola impreparato e fare la figura del fesso, era un Potter, dopotutto, doveva tenere alto il nome della famiglia!

Il treno era anche più bello di quanto immaginasse: nero, lucido, imponente! Lo avrebbe portato presto in un posto dove avrebbe vissuto le migliori avventure della propria vita, e stretto le amicizie che lo avrebbero accompagnato per sempre, proprio come gli diceva sempre suo padre!

Mentre quasi saltellava allegro sui binari. vide una ragazzina che sembrava quasi volersi fondere col muro tanto era terrorizzata.

Era accompagnata dai genitori, che sembravano spaventati, ma anche orgogliosi, e che si guardavano in giro spaesati e curiosi; James notò subito che la mano del padre continuava ad accarezzare la barriera, sparendo e riapparendo coi movimenti del braccio dell’uomo, che sembrava ammaliato ed entusiasta della novità.

Con loro c’era anche un’altra ragazzina, più grande della prima, che sembrava quasi annoiata e schifata (?) dall’intera situazione, e guardava il padre che faceva esperimenti come si guarda un mentecatto.

“M… mamma… non voglio andare!”

“Lily, vedrai, ti divertirai tantissimo, e finalmente tutte quelle cose che riesci a fare avranno un spiegazione. “ la incoraggiò la madre, aiutandola a mettere il baule sul treno. Le due si abbracciarono forte, poi la ragazzina, Lily, sparì con le lacrime agli occhi su un vagone.

James la seguì subito.

“Ehi!” La chiamò, raggiungendola e sedendosi nello stesso scomparto senza essere invitato. Notò appena un altro ragazzino, seduto nell’angolo in silenzio. “Sei una Babbana, vero? Come ti chiami?” Mentre il treno iniziava lentamente a muoversi, la bombardò subito di domande, dimentico di ogni forma di educazione insegnatagli dai genitori. “Tranquilla, Hogwarts è bellissima, vedrai, e ti dimenticherai presto dei tuoi genitori!”

“Vattene!” Gli gridò addosso la bambina all’improvviso, le lacrime di tristezza trasformatesi in uno sguardo furente di rabbia. 

James non capì. Cosa aveva detto di male?

“Ma…” protestò, ma di nuovo, venne interrotto.

“Sei solo un idiota! Io non dimenticherò MAI i miei genitori, MAI! Vai VIA!”

Nel farlo, Lily sventolò la bacchetta in un gesto istintivo, e James venne spinto fuori dallo scompartimento.

Punto sul vivo, decise che era meglio fingere di aver visto un conoscente e andarsene.

Si sedette due scompartimenti più in là, dove c’era un ragazzino seduto composto, che guardava fuori dal finestrino.

Non sembrava più grande di lui, eppure portava una sciarpa di Serpeverde, troppo scolorita e vecchia, notò subito Potter, per poter essere del suo nuovo compagno di viaggio. Probabilmente un regalo di suo padre, era una consuetudine comune tra i Serpeverde.

“Posso sedermi?” Chiese, prendendo posto solo dopo che il suo compagno di viaggio ebbe acconsentito con un cenno della testa, lo sguardo sempre volto al paesaggio che scorreva davanti a loro.

il ragazzino davanti a lui lo incuriosiva, ma visti i precedenti, decise che non era il caso di forzare la mano. Tirò fuori il libro di incantesimi e si mise a leggere. 


***


Man mano che la fila scorreva davanti a lui, Sirius si sentì tutto d’un tratto insicuro.

Cosa sarebbe successo se non fosse finito tra i Serpeverde, ma in Tassorosso o Corvonero? Come l’avrebbero presa i suoi genitori? 

Sarebbero stati delusi?

Ovviamente, era escluso che finisse tra i Grifondoro; nessuno di casa Serpeverde era mai stato smistato nella casata storicamente rivale.

Doveva fare di tutto per finire nella casata che gli spettava per diritto di nascita.

“Black, Sirius!” 

La voce della professoressa McGranit lo scosse dai propri pensieri, quando era finito a essere il primo? Dov’erano finiti quelli davanti a lui?

Si sedette sullo sgabello, e gli venne messo il cappello in testa.

Fu sorpreso quando questi, anzichè pronunciare subito la casata, iniziò a borbottare tra sè.

“Strano…davvero strano. Grande dinastia, costante nelle attitudini e nei modi…eppure, eppure… no… meglio… ma quasi, quasi… sì… oh, che mente… sì, meglio… Grifondoro!”

Un silenzio quasi ti tomba accolse la proclamazione.

Non era mai successo prima che un membro della famiglia Black non fosse proclamato Serpeverde, e tutti erano rimasti immobilizzati.

I Grifondoro erano troppo sorpresi per esultare per il nuovo acquisto, mentre gli applausi dei Serpeverde erano stati smorzati sul nascere.

Silente fu il primo ad alzarsi e ad applaudire, mettendo fine al momento di imbarazzo e facendo partire gli applausi dei Grifondoro.
Ancora attonito, Sirius prese posto al tavolo come un automa.

Non era felice.

Non era così che sarebbe dovuta andare.

Non era quello il suo posto.

Il cappello doveva essersi sbagliato.


 

“Evans, Lily!”

James vide la ragazzina del treno avanzare come una condannata a morte e sedersi sullo sgabello, come ormai già una decina avevano fatto prima di lei. 

Il cappello ci mise poco a decidere e a smistarla nei Grifondoro, come aveva fatto poco prima con il suo silenzioso compagno di viaggio.

James non era rimasto meno sorpreso del resto della scuola quando, probabilmente per la prima volta dalla fondazione della scuola, un Black era stato smistato nella casata rivale per eccellenza, ma, si era detto, che se il Cappello aveva deciso così, forse un motivo c’era.

James seguì con lo sguardo Lily correre verso il tavolo e sorridere, finalmente più rilassata e felice, mentre veniva accolta in quella che sarebbe diventata la sua nuova famiglia.
Forse, si disse James, la paura che le aveva visto addosso era semplicemente timore di essere immediatamente rispedita a casa, con una lettera di scuse in cui si diceva che la scuola si era sbagliata e che quello non era posto per lei.

 

“Potter, James!”

James salì le scale con sicurezza, e si sedette.

Non gli importava davvero in quale casa fosse finito, a lui bastava solo essere finalmente lì, e possibilmente non finire nei Serpeverde, certo che però, finire nei Grifondoro sarebbe stato decisamente magn…

“Grifondoro!”

Un urlo di gioia gli salì alla gola, e si confuse con quello dei suoi nuovi compagni.

Corse subito alla tavolata e si sedette vicino a Lily e di fronte al ragazzino del treno.

“Scusa per prima!” Esordì guardandola. “Mi chiamo James!”

“Io sono Lily!” Sorrise lei, per poi rivolgersi a Sirius “Tu come ti chiami?”

“Non sono affari tuoi!” Le rispose sgarbato. “Tanto domani me ne sarò andato da qui, sarò un Serpeverde! Sistemerà tutto mio padre!”

Senza un’altra parola, o un altro sguardo, Sirius si alzò e si incamminò verso il dormitorio.

Quando James entrò, insieme ad altri due nuovi compagni, l’altro già dormiva, o forse faceva finta.

Decise di non preoccuparsene.


***


La colazione venne interrotta dall’ingresso furibondo di Orion Black, che fece letteralmente irruzione nella sala grande proprio mentre Sirius, affamato dopo il viaggio del giorno prima e per non aver toccato cibo al banchetto, si era finalmente deciso a spalmare un po’ di formaggio di una fetta di pane tostato e a interrompere il digiuno forzato.

A malincuore, quel mattino aveva riposto nel proprio baule la sciarpa verde e argento del padre e indossato i colori di Grifondoro.

Si era guardato brevemente allo specchio, e, per un solo attimo, dovette ammettere che il rosso non gli stava poi così male.

No.

Non era questo il suo posto.

Suo padre ormai avrebbe già saputo dello smistamento, e oggi si sarebbe sicuramente presentato a scuola per un colloquio con Silente ed entro sera gli avrebbero cambiato casa, e finalmente avrebbe occupato il posto che gli spettava per diritto di nascita!

Sirius seguì speranzoso con lo sguardo il padre che si incamminava sicuro verso l’ufficio del Preside, mentre si gustava la sua fetta di pane e la sua prima colazione da studente di Hogwarts.


 

“Avrà presto mie notizie! Non finisce qui! Andrò dal ministro in persona se necessario!”

James arrivò in sala grande giusto in tempo per vedere un uomo uscire sbraitando dal castello.

Non aveva idea di chi fosse, ma dopo pochi minuti, Silente convocò Black nel suo studio.

Tutto aveva improvvisamente molto senso, pensò mentre si serviva un’abbondante dose di uova e bacon e un bicchiere gigante di succo d’arancia.


 

Sirius aveva capito com’era finita la protesta del padre dal modo in cui era uscito dalla sala grande, e ora sperava solo di non venire espulso ancora prima di iniziare l’anno.

Perchè mai il Preside voleva vederlo altrimenti?

Sirius si fermò davanti alla porta dello studio tondo di Albus silente, indeciso su cosa fare. Doveva bussare? 

Aspettare che il Preside gli aprisse?

Proprio quando aveva optato per la seconda opzione, considerando maleducato bussare, la porta si aprì davanti a lui, e Silente in persona lo fece entrare e accomodare sulla sedia davanti alla scrivania.

“Buongiorno, Sirius.”

“Buongiorno, Professore.” Sirius riuscì a rispondere nonostante lo stomaco chiuso. Non voleva lasciare Hogwarts. “Io… mi dispiace per mio padre ma…”

“Non sono i figli a doversi scusare del comportamento dei genitori.” Lo interruppe con voce gentile, ma ferma. “Tuo padre considera scontata la tua appartenenza ai Serpeverde in nome della discendenza, ma la scelta del cappello, fortunatamente, se me lo concedi, va oltre il cognome che si porta.”

Sirius non rispose, si limitò ad ascoltare il discorso del preside, attendendo la sentenza che lo avrebbe espulso per una cosa non voluta da lui.

“Tu sai come funziona il cappello, Sirius?”

“Guarda dentro di noi, Professore?” Azzardò il ragazzo, rispondendo con un tono a metà tra una domanda e un’affermazione.

“Esattamente. In maniera più chiara, il cappello è in grado di capire le inclinazioni e i punti di forza di una persona. Qui ad Hogwarts, riteniamo che l’individuo singolo sia più importante della famiglia da cui proviene, o di quello che il mondo si aspetta da lui. Il cappello sceglie in modo che il singolo studente abbia la possibilità di esprimere al meglio il proprio potenziale, e di delineare in modo libero il proprio futuro.”

“Quindi…” ponderò a Sirius a voce alta “Se sono stato messo in Grifondoro non è stato un errore?”

“Il cappello fa molte cose, Sirius, ma non ha mai commesso errori. Ti ha dato una possibilità, e sta a te, e a te soltanto, da adesso in avanti, decidere come sfruttarla.”

Non era stato espulso, quindi?

“Cosa… cosa intende dire?”

“D’ora in avanti, sarai tu a decidere cosa fare della tua assegnazione. Le case non sono prigioni, e niente ti vieta di frequentare tua cugina Bellatrix, o fare amicizia con gli altri Serpeverde. Tuttavia, i tuoi comportamenti, i tuoi risultati, concorreranno e saranno legati alla casa dei Grifondoro, e con essi seguirai anche tutte le lezioni. Puoi decidere di essere un Serpeverde che dorme coi Grifondoro, oppure, decidere di capire il perchè della scelta del Cappello, e scoprire che i legami di sangue e le tradizioni di famiglia non sono tutto.”

Sirius rimase in silenzio. 

Le parole del Preside lo avevano colpito profondamente, ma, per ora, si sentiva solo molto confuso e diviso.

Poteva davvero essere un Grifondoro?

Probabilmente sì, ma questo avrebbe significato il ripudio da parte di tutta la sua famiglia? Come avrebbe potuto vivere di nuovo sotto lo stesso tetto di suo padre? Come sarebbe sopravvissuto alla sua scelta nelle cene di famiglia con i Lestrange e i Malfoy?

Se si fosse trattato di qualunque altra casa, probabilmente ci sarebbero anche passati sopra…ma un Grifondoro? 

Poteva davvero pensare di abbracciare questa nuova casa?

“Ricorda Sirius, Hogwarts aiuterà sempre chi ha bisogno di essere aiutato.”

E con queste parole, Silente lo accompagnò all’uscita, ricordandogli che la sua prima lezione era Trasfigurazione.

 

Scoprì ben presto, che non sarebbe stato così scontato per lui fare amicizia, qualunque cosa avesse scelto di fare.

La lezione di trasfigurazione, a tal proposito, gli rivelò la triste verità.

Per la prima volta, Sirius ebbe modo di trovarsi contemporaneamente con i compagni del primo anno delle due case tra cui era diviso.

Serpeverde e Grifondoro, infatti, avrebbero condiviso le lezioni della professoressa McGranitt fino a fine anno.

Arrivò per ultimo in classe, accolto da sguardi non troppo amichevoli da nessuna dei due lati dell’aula.

I Serpeverde lo guardavano come si guarda un traditore, come se fosse stata una scelta sua l’assegnazione, mentre i Grifondoro lo guardavano con il sospetto che, ne era certo, si riservava a un nemico giurato che all’improvviso dichiara di aver cambiato lato: non potevi sapere se fidarti o meno di lui e, nel dubbio, lo tenevi a distanza.

Quando nessuno si spostò minimamente per farlo sedere (anzi, poteva giurare che qualcuno si era addirittura mosso per occupare più spazio possibile), Sirius optò per l’ultima panca in fondo al lato dei Grifondoro.

Non sapeva cosa sarebbe stato del proprio futuro, ma, volente o nolente, con queste persone avrebbe condiviso camera da letto e aree comuni per i prossimi sette anni, e iniziare sedendosi dal lato opposto di certo non avrebbe aiutato.

 

L’indecisione e i pensieri non smettevano di tormentarlo.

Sirius si sentiva un pesce fuor d’acqua ovunque si girasse. Sua cugina Bellatrix non gli rivolgeva nemmeno la parola, e questo non aiutò il giovane a schiarirsi le idee.

Era questo che lo aspettava?

Una vita solitaria? Ignorato sia dalla propria famiglia, sia dai propri compagni?

Certo, Bellatrix non si poteva proprio prendere a esempio nella sua famiglia, fin da bambina aveva sviluppato un’innata cattiveria e una predisposizione al male che era una novità perfino per i Black, che in realtà non si erano mai distinti per azioni particolarmente malvagie, come invece facevano, tanto per non fare nomi, i Malfoy.

Bellatrix era diversa. 

Il suo primo incantesimo era stato una maledizione cruciatus sul gatto di famiglia. Sirius ricordava come suo zio fosse corso immediatamente ai ripari, riuscendo, fortunatamente ad arginare la ragazzina prima che potesse far troppi danni.

La punizione era stata così esemplare che perfino Bella non ci aveva più riprovato, ma,da come lo aveva guardato, Sirius non era così sicuro del fatto che non avrebbe provato a tirargli qualche tiro mancino.

I sussurri degli altri Serpeverde, invece, non davano adito a migliori speranze.

Lo chiamavano rinnegato, traditore, infame.

Sirius non riuscì nemmeno a mangiare.

Era stanco, e stufo di venire guardato da tutto e da tutti.

Prese un panino e corse alla sala comune dei Grifondoro, dove si sedette nell’angolo più buio e più defilato a fare i compiti di trasfigurazione e pozioni.

Forse, almeno lì, sarebbe riuscito ad avere un po’ di pace.


 

A James non era sfuggita la fuga di Sirius Black, ma non si sentiva troppo da condannare.

Generalmente, si faceva i fatti propri, ma non gli era sfuggito come fosse trattato da tutti con estrema indifferenza, e non lo trovava giusto.

Non era colpa di Sirius se il cappello lo aveva smistato in una casa diversa, ma nessuno sembrava voler aprire gli occhi sulla semplice verità.

Dopo aver infastidito Lili Evan per tutta sera solo per il gusto di farlo, James aveva seguito i compagni a letto, solo per scendere una volta sicuro che solo un letto sarebbe rimasto vuoto, quello di Sirius.

Recuperata una manciata di cioccorane, e qualche altro avanzo del viaggio in treno, James scese di nuovo in sala comune.

Si fermò per un attimo all’ombra delle scale che portavano alla torre della loro stanza da letto, giusto il tempo di notare che il ragazzino, una volta rimasto solo, si era sistemato su una poltrona vicino al fuoco, i libri ancora in mano e la penna che prendeva appunti.

Rimase indeciso solo per un attimo, prima di optare per un approccio diretto.

Allungò la mano aperta, con appoggiata sopra una cioccorana ancora incartata, e la fece entrare nel campo visivo di Sirius che, come previsto, alzò lo sguardo verso di lui.


 

Sirius non stava davvero studiando da un po’ di tempo.

Le parole di Silente lo avevano fatto pensare.

Il cappello non sbaglia mai.

Era davvero così?

Ma allora perchè non lo aveva messo dai Serpeverde? Tutta la sua famiglia era stata smistata lì, cosa aveva lui di diverso da tutti i suoi famigliari? Poteva davvero essere così diverso da finire addirittura nella casata nemica storica?

Più ci pensava, più cercava di analizzarsi, di confrontare il proprio comportamento, le proprie idee, con quelle dei suoi genitori, di suo fratello, o dei suoi cugini, ma non c’era niente che gli facesse dire con certezza: sono diverso.

Certo, non aveva le attitudini di Bellatrix, ma, fortunatamente, nessuno di loro le aveva mai avute.

Okay, certe volte era infastidito dalle invettive del padre contro i mezzosangue e i babbani, ma poteva bastare questo a non farlo entrare nei Serpeverde?.

Sirius non ne aveva idea.

Una mano comparve all’improvviso sotto i suoi occhi, e Sirius, istintivamente alzò lo sguardo, salvo trovarsi davanti il viso di quello che era stato il suo compagno di scompartimento sul treno, James Potter, gli sembrava si chiamasse così.

James non poteva essere più diverso da lui: aveva i capelli rossicci e gli occhi verdi, vivaci, e una perenne voglia di fare scherzi.

Lo aveva sentito, distrattamente, torturare la povera Lily, finchè questa non gli aveva intimato di togliersi di torno, o lo avrebbe trasformato in un rospo. Dato il talento dimostrato fin dalla prima lezione di trasfigurazione, James aveva saggiamente deciso di non tirare troppo la corda.

Che voleva da lui?

“Mia nonna mi dice sempre che mangiare del cioccolato tira su di morale e riempie anche la pancia.” Esordì James, porgendogli con più insistenza la cioccorana e senza perdere il sorriso perenne.

Quasi senza pensarci, Sirius si ritrovò a scartare il cioccolatino incartato, dando uno sguardo poco più che distratto alla figurina al suo interno. Aveva ormai quasi finito la collezione, ed era molto raro che non trovasse doppie… eppure quella volta…

“Ho trovato Newt Scamander!” Esclamò, sorpreso. “Erano anni che lo cercavo!”

“Davvero?” Si entusiasmò subito anche James, quasi felice quanto lui, e Sirius si ritrovò a sorridere mentre faceva sparire la rana nella propria bocca prima che potesse saltare e scappare. “Io sono James.” Si presentò l’altro, “James Potter.”

“Sirius Black.” Si presentò a propria volta, e si bloccò, pronto alla solita reazione che ormai lo accompagnava altrove.

Con sua enorme sorpresa, James si limitò a stringergli la mano e a coinvolgerlo in un’improvvisata sessione di studio.

La McGranitt aveva parlato loro degli animagi, e James sembrava decisamente fin troppo incuriosito dall’argomento.

 

Il giorno dopo Sirius si svegliò quasi col timore che quello che era successo la sera prima fosse stato soltanto un bel sogno o, peggio, l’impulso di un momento, un’azione impulsiva di James che questa mattina, a mente fredda, sarebbe tornato a ignorarlo come tutti i suoi compagni.

Fu sorpreso, invece, quando James rimase indietro con lui ad aspettarlo, in modo da scendere insieme in sala comune e da lì andare insieme in sala grande a fare colazione.

Sirius si guardava nervosamente intorno mentre camminava fianco a fianco con Potter, curioso e timoroso delle reazioni degli altri Grifondoro. 

James avrebbe passato dei guai per colpa sua?

Sirius non era sicuro di voler permettere che un’altra persona passasse quello che stava passando lui in quel momento, non per colpa sua.

James gli passò un piatto di uova e bacon, e il suo stomaco brontolò, ricordandogli in quel momento che tra lo smistamento e la giornata di ieri, era praticamente in piedi solo grazie ai dolci che gli aveva offerto ieri James.

Ringraziò con un sorriso e si infilò in bocca una fetta di pancetta.

Non sapeva come avrebbe affrontato i prossimi sette anni della sua vita, o le vacanze invernali a casa dei suoi, ma per adesso, aveva un amico, e all’improvviso la prospettiva di essere un Grifondoro non gli sembrò più così terribile.


 

A/N: ed eccoci qui. I primi due dei quattro malandrini hanno legato.

Chi sarà il prossimo? E come continueranno le loro avventure a Hogwarts?

Ancora non lo so, so che questa è solo la prima di una serie di One Shot che pubblicherò man mano che mi sentirò ispirata.

Intanto spero abbiate gradito questa.

Alla prossima!

   
 
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