Capitolo quinto
Chiamami per nome
Solo quando avrò
Perso le parole
So che in fondo
Ci ha stupiti finire qui da soli in questo posto
Ma se poi non mi trovi
Chiamami per nome
Perché in fondo qui sull'erba siamo mille, mille
Sento tutto sulla pelle, pelle
Ma vedo solo te baby
Te baby…
(“Chiamami per nome” –
Fedez, Francesca Michielin)
Yara Greyjoy era seduta accanto al fuoco
acceso nella Sala Grande quando Theon e Ramsay entrarono nella stanza.
Evidentemente aveva delle spie, oppure gli occhi dietro la testa, perché
apostrofò il fratello senza neanche voltarsi a guardarlo.
“Tu non sei Theon” fece, gelida. “Theon
Greyjoy è morto molto tempo fa.”
“Ma che accoglienza di merd…” esclamò Ramsay,
non riuscendo a trattenersi, ma Theon pensò bene di stopparlo chiudendogli la bocca
con la mano (e sperando che non gli desse un morso, non si sapeva mica mai con
lui!). Però da un lato l’intervento di Ramsay fu risolutivo perché spinse Yara
ad alzarsi e a dirigersi verso la strana
coppia con un’espressione allibita sul volto.
“E lui
cosa ci fa qui? Ha deciso di liberarti ma vuole tenerti d’occhio?” domandò,
sospettosa.
“No, siamo fuggiti da Grande Inverno, gli
Stark hanno riconquistato la loro fortezza e io l’ho aiutato a fuggire, l’ho
portato con me” spiegò Theon. Beh, in effetti a sentirla raccontare pareva
ancora più assurda di quanto già non fosse e lo sbigottimento di Yara era più
che comprensibile!
“Lo sai quanti uomini sono morti per
salvarti? Quanti Uomini di Ferro hanno sacrificato la vita per te? I miei uomini! E tu adesso ti presenti qui
tranquillo e beato portandoti dietro quello che ti ha tenuto prigioniero e
torturato per anni? Ma che ti dice la testa?” lo aggredì la donna.
“Sono tornato a casa e lui… Ramsay… non aveva
un posto dove andare” replicò Theon che, davanti a Yara, ritornava un po’ ad
essere l’idiota inetto e viziato che era sempre stato.
“Insomma, la volete smettere di parlare di me
come se non fossi presente? Guardate che io ci sono!” protestò Ramsay, a cui
non piaceva proprio essere ignorato. Ma il confronto, in quel momento,
riguardava soltanto Theon e Yara.
“Sai che nostro padre è morto?” chiese di nuovo
la donna.
“Sì, il capitano della nave con cui siamo
giunti qui me l’ha detto” rispose Theon.
“Ma che strana coincidenza, non trovi? Sei
arrivato a Pyke proprio dopo la morte di Re Balon. Cosa vuoi, la corona delle
Isole di Ferro? È per questo che sei tornato?” lo incalzò Yara.
“Non lo sapevo prima di imbarcarmi per Pyke,
non sono tornato per questo” cercò di spiegare Theon, ma Yara era
lanciatissima.
“Pensi che qualcuno degli Uomini di Ferro
potrebbe mai volerti come Re? Tu, che ci hai traditi tutti? Tu, che sei sempre
stato un inetto, un incapace, un debole? Tu, che…” e avrebbe continuato per un
bel pezzo se, sul più bello, non fosse intervenuto Ramsay che per i suoi
standard si era trattenuto fin troppo e poi si alterava non poco quando
qualcuno attaccava il suo Theon.
“Oh, insomma, la vuoi smettere? E pensare che
mi eri pure rimasta simpatica quando ti ho incontrata a Forte Terrore, quando
eri venuta con quel gruppo di disgraziati a riprenderti Theon, mi eri sembrata
una tosta e io ammiro e rispetto chi ha il coraggio di tenermi testa anche
quando minaccio di sciogliere i cani” si intromise, ritenendo evidentemente che
tutti fossero interessati a quello che lui aveva da dire. “Ti ho lasciata
andare per quello, perché mi eri sembrata una con le palle e meritavi di
andartene sana e salva, ma ora non ti permetto di trattare in quel modo tuo
fratello che è appena tornato a casa!”
“Non me lo permetti? Tu non mi permetti qualcosa?” ribatté Yara con un sorrisetto di
scherno. “Guarda che questa volta siamo a casa mia, non tua, e oltre tutto non mi risulta che tu abbia portato i
tuoi famosi cani! E poi… questa è davvero esilarante, tu non vuoi che io tratti
male Theon? Che c’è, vuoi avere l’esclusiva?”
“È vero, per molto tempo sono stato io stesso
a fare del male a Theon, ma ora le cose sono cambiate, lui si è guadagnato il
mio rispetto, la mia stima e anche la mia fiducia” ribatté Ramsay, “e tu non
puoi permetterti di insultarlo, di chiamarlo vigliacco o traditore, perché ti
assicuro che non è niente di tutto questo!”
“Senti un po’, ora ti fai difendere dal
Bastardo di Bolton?” fece Yara, rivolgendosi nuovamente al fratello. “Più in
basso di così non potevi proprio cadere, ma che razza di essere sei?”
“Lui mi ha salvato la vita!” gridò Ramsay,
stavolta veramente arrabbiato. Si era posto istintivamente davanti a Theon e
affrontava Yara faccia a faccia, pur dovendola guardare dal basso verso l’alto
e sapendo perfettamente che lì era lei a comandare e che lui non valeva niente.
“Quando Sansa Stark si è ripresa il suo castello con gli eserciti degli Arryn e
di quell’altro bastardo di Jon Snow, loro mi avrebbero fatto a pezzi, Jon ci ha
anche provato, mi ha quasi ammazzato di botte, ma Theon… Theon poteva scappare,
anche lui era in pericolo, sicuramente gli Stark non sarebbero stati felici di
vederlo. Eppure non è scappato quando poteva farlo, ha aspettato perché voleva
portarmi via con sé, perché non voleva che mi facessero del male. È stato
valoroso, furbo e previdente, è solo grazie a lui se siamo qui, ha guidato lui
la fuga da Grande Inverno fino ad arrivare a un porto dove ci siamo imbarcati
per Pyke! Certo che è un Uomo di Ferro e avrebbe tutti i diritti di diventare
Re di questo posto!”
Yara e Theon restarono entrambi senza parole
davanti alla difesa così appassionata di Ramsay, chiaramente nessuno dei due se
lo aspettava e altrettanto chiaramente il giovane Bolton aveva buttato in
quelle frasi così intense e sentite tutto quello che provava per Theon, tutti i
suoi sentimenti confusi, quelli che non sapeva nemmeno di avere. Ovviamente
Ramsay non se ne era reso conto, ma Yara e Theon sì…
La donna guardò il fratello come se lo
vedesse per la prima volta.
“Davvero hai fatto tutto questo? Da solo?”
domandò.
“L’ho fatto” rispose Theon, preferendo non
specificare che, in effetti, aveva dovuto fare tutto da solo perché Ramsay si
era dimostrato totalmente incapace quando si trattava di elaborare un piano, di
tentare una fuga, di reagire quando qualcuno era più forte di lui… insomma, era
stato più un peso che altro, ma non era certo il caso di dirlo davanti a lui!
“Va bene” concesse Yara, “evidentemente in
tutto questo tempo sei cresciuto e maturato, non sei più il ragazzino
piagnucoloso che ricordavo. Ma non aspettarti che ti facciamo Re delle Isole di
Ferro per questo!”
“Io non voglio diventare Re, non sono qui per
questo. Sono qui perché voglio aiutare te a diventare Regina” dichiarò Theon,
riprendendo sicurezza e determinazione. E si stupì nell’accorgersi che era
stata proprio quella difesa così spontanea da parte di Ramsay a dargli la forza
e la voglia di farsi valere ancora una volta.
Yara si avvicinò al fratello, ignorando
allegramente Ramsay che sembrava aver esaurito tutti gli argomenti a sua
disposizione.
“Sei venuto qui per aiutare me?” chiese.
Theon la fissò negli occhi, adesso sì che
sembrava davvero il Principe che diceva di essere… e Ramsay provò una strana
emozione nel vederlo così, serio, deciso e ardito.
“Tu hai sempre fatto tanto per me e io non ti
ho mai ricompensata” disse. “Sei tu che meriti di diventare la Regina delle
Isole di Ferro e io sono qui per aiutarti. Farò tutto quello che è in mio
potere per consentirti di sedere sul Trono del Mare.”
Anche Yara era rimasta colpita da questo
nuovo Theon, così diverso dal fratello inetto che conosceva. Non trovò le
parole per rispondergli, ma il suo forte abbraccio fu più eloquente di
qualunque frase.
“Va bene” disse poi. “Vado ad avvertire i
servitori perché servano il pranzo, bisogna festeggiare il ritorno di Theon Greyjoy
e del suo… ospite? Insomma, quello
che sia” tagliò corto Yara prima di uscire dalla stanza. Ma aveva lo sguardo di
chi la sa lunga e quell’appassionata difesa di Ramsay le aveva fatto fare due
più due… E in fondo, chi era lei per giudicare chi si portava a letto suo
fratello? I gusti sono gusti, no?
Theon e Ramsay rimasero da soli nella Sala
Grande e, mentre il giovane Bolton si guardava intorno approfittando del
momento per capire in che razza di posto fosse capitato, Theon gli si avvicinò
fino a trovarsi a pochissimi centimetri da lui.
“Mi hai difeso con Yara, prima. Hai detto
delle cose molto belle su di me” gli disse a bassa voce. “Pensi davvero tutto
quello che hai detto? Veramente mi sono conquistato il tuo rispetto, la tua
stima e la tua fiducia?”
E anche qualcos’altro di cui nemmeno ti accorgi, vero?
Ramsay sembrò improvvisamente molto a
disagio.
“Certo, io dico solo quello che penso, anzi,
spesso dico le cose anche prima di pensarle” dunque anche lui si rendeva conto
che il cervello non era sempre collegato quando sparava la prima cosa che gli
attraversava la mente! “Tu mi hai davvero salvato la vita, senza di te non so
che fine avrei fatto e non lo voglio nemmeno sapere, sei stato tu a portarmi
qui e non potevo tacere e sentirti accusare di essere un vigliacco e un
incapace perché non lo sei, non più, ora sei… ecco…”
Quando era in imbarazzo Ramsay parlava a
raffica, ma Theon non voleva tante chiacchiere. Si avvicinò ancora di più e lo
strinse a sé.
“Nessuno mi aveva mai difeso come hai fatto tu
oggi, nessuno aveva mai detto di me qualcosa di così bello” mormorò prima di
baciarlo. E quel bacio non era un ringraziamento, non era un modo per tenerlo
in suo potere, no. In quel momento Theon aveva voluto baciare Ramsay
semplicemente perché lo voleva, perché gli aveva fatto tenerezza e lo aveva
commosso e emozionato e perché non voleva staccarsi da lui almeno fino a quando
non fosse rientrata nella stanza Yara con i servitori!
Fu un pranzo piuttosto singolare, quello. Neanche
tra mille anni ci si sarebbe potuti immaginare Yara, Theon e Ramsay a tavola insieme, nella Sala
Grande di Pyke, a conversare più o meno piacevolmente su quello che sarebbe
potuto accadere all’acclamazione di Re del giorno dopo. Era vero che Pyke non
aveva mai avuto una Regina nella sua storia, ma Yara non era una donna come le
altre e Theon era convintissimo che sarebbe riuscita a farcela. Lui, poi, l’avrebbe
aiutata in tutti i modi, dandole il suo sostegno e il suo appoggio. Si sentiva
bene, Theon. In realtà non riusciva a ricordare un periodo della sua vita in
cui si fosse sentito davvero così
bene, sicuro di essere al posto giusto nel momento giusto. Adesso era a casa
sua, a Pyke, e per la prima volta sarebbe stato lui ad aiutare l’amata sorella
ad ottenere ciò che desiderava e che meritava, non era più Theon il codardo, il
Voltagabbana, il traditore, l’idiota
viziato: adesso era davvero Theon Greyjoy, il Principe di Pyke, che avrebbe
rinunciato al suo diritto al Trono del Mare in favore di Yara. E poi, anche se
nemmeno lui riusciva bene a capire il perché, era contento anche che Ramsay
fosse lì con loro, gli faceva piacere vederlo mangiare con gusto, sorridente e
sereno come non credeva neanche che potesse essere. E non dimenticava le parole
intense e appassionate con cui lo aveva difeso. Insomma, provava anche lui dei
sentimenti piuttosto inspiegabili nei confronti del giovane Bolton, ma
cominciava a pensare che il legame tra loro stesse davvero evolvendo in
qualcosa che… chissà che ne sarebbe venuto fuori? Al momento lui si sentiva
spesso intenerito, divertito da lui e molto più spesso eccitato e non aveva
voglia di analizzare a fondo le sue emozioni, sapeva che con Ramsay stava
stranamente bene ed era contento così.
In fondo anche Theon era un’anima semplice!
La giornata trascorse dunque in modo
piacevole, il che era qualcosa che Theon non ricordava neanche più cosa
significasse! I problemi, però, si presentarono al momento di raggiungere la seconda
fortezza, quella nella quale si trovavano le stanze da letto. Yara era già
andata a coricarsi per essere pronta e agguerrita nell’acclamazione di Re della
mattina seguente, ma quando toccò a Theon e Ramsay si palesò un’evidente
difficoltà.
Aveva iniziato a piovere forte, mentre il
vento tirava a raffiche (un’altra bella serata a Pyke, signore e signori!) e
Ramsay guardava con orrore il ponte sospeso che avrebbe dovuto attraversare per
raggiungere la seconda fortezza. Theon non si era accorto dell’evidente disagio
del suo compagno e si era già incamminato per un bel pezzo sul ponte, incurante
degli scossoni dovuti al vento e della pioggia battente che sembrava ghiaccio
quando colpiva… e poi si rese conto che Ramsay non era con lui. Si voltò e lo
vide immobile davanti al ponte, con gli occhi sbarrati.
“Ramsay, cosa fai?” lo chiamò. “Sbrigati, ci
stiamo inzuppando fino alle ossa! Poi, in camera, ci sarà una tinozza di acqua
calda, teli e un camino acceso per riscaldarci.”
“Io non ci salgo su quel coso, guarda come
ondeggia, non ci penso nemmeno!” replicò Ramsay con lo stesso tono risentito di
un bambino che dice che non vuole andare dal dentista.
“Questi ponti sono sicuri, sono qui da
centinaia di anni e gli Uomini di Ferro li attraversano sempre con
disinvoltura, qualsiasi sia il tempo. E poi dovrai farci l’abitudine alle
tempeste, qui a Pyke ce ne sono molte” minimizzò Theon, ma iniziava a capire
che sarebbe stato un vero problema convincere Ramsay e così ripercorse all’indietro
il ponte per raggiungerlo.
“Io non sono un Uomo di Ferro e voglio un
altro passaggio” protestò il giovane Bolton. “E non è mica colpa mia se qui
avete un clima di merda!”
“Non ci sono altri passaggi per arrivare alla
seconda torre, devi passare di qui per forza” insisté Theon, avvicinandosi
sempre di più al compagno.
“Io. Lì. Non. Ci. Salgo” ripeté il giovane,
testardo. “Perché non avete fatto un bel ponte di pietra coperto, come fanno
tutte le persone normali?”
“Capirai, parla quello che viveva a Forte
Terrore” questa volta la battuta scappò di bocca a Theon, ma Ramsay era
talmente scioccato dal ponte sospeso che non raccolse.
“Tu vuoi portarmi su quel ponte per buttarmi
di sotto e farmi sfracellare sulle rocce!” insinuò poi Ramsay, dimostrando
anche una notevole mania di persecuzione. “Per questo mi hai portato fin qui,
per vendicarti di quello che ti ho fatto!”
Theon cominciava ad essere sinceramente
esasperato, anche perché era tutto bagnato e aveva freddo, pur essendo un Uomo
di Ferro… voleva raggiungere la fortezza al più presto, fare un bagno caldo e
asciugarsi, non stare lì a discutere sul clima e l’architettura di Pyke!
“Ramsay, ma cosa stai dicendo? Non hai ancora
capito che non voglio farti niente di male? Insomma, se avessi voluto
vendicarmi di te ti avrei lasciato agli Stark” spiegò, armandosi di santa
pazienza.
“Forse non ti bastava” replicò il giovane
Bolton, rabbuiato. “Forse volevi vendicarti su di me con le tue mani, non che
lo facessero gli Stark. E ora vuoi buttarmi giù dal ponte!”
“E non avrei avuto mille occasioni per farti
del male, se davvero lo avessi voluto, da quando siamo fuggiti da Grande
Inverno fino ad oggi? Avrei potuto tagliarti la gola mentre dormivi nei fienili
o nei casolari abbandonati in cui ci siamo fermati tante volte, avrei potuto
buttarti dal ponte della nave mentre venivamo qui a Pyke come pranzo per il
Kraken…”
E, detto fra noi, il Kraken avrebbe
sicuramente gradito!
Intanto Theon si era avvicinato ancora e
aveva preso Ramsay per le spalle.
“Non voglio farti del male, né ora né mai”
ripeté con dolcezza. “Però, se resti qui, finirai per farti venire un malanno e
ti farai del male da solo. Ma dai, non avrai davvero paura di un ponte sospeso,
tu che praticamente vivevi in quell’incubo di posto che erano le segrete di
Forte Terrore!”
Il giovane Greyjoy cercava di distrarre
Ramsay quel tanto che bastava a spingerlo a fare qualche passo verso il ponte,
altrimenti sarebbero rimasti lì fino a trasformarsi in due statue di ghiaccio.
“Per forza mi ero abituato a quelle segrete,
mio padre mi ci rinchiudeva fin da quando avevo due o tre anni, per qualsiasi
cosa non gli andasse bene!” reagì a sorpresa Ramsay. “Se piangevo, se facevo un
capriccio, lui mi portava nelle segrete e mi picchiava, mi prendeva a calci e
poi mi chiudeva là sotto anche per giorni. Diceva che ero una nullità e che
dovevo diventare un vero uomo come lui… Insomma, alla fine mi sono abituato a
quei luoghi visto che passavo più tempo là che in camera mia. E poi, quando
sono stato più grande, ho dimostrato a mio padre di aver imparato la lezione,
di essere diventato un mostro spietato come lui, e ho usato quelle segrete per
fare agli altri quello che era stato fatto a me! Non la sapevi questa storia,
vero? Non ti sei mai chiesto come sia stato crescere a Forte Terrore senza una
madre e con Roose Bolton come padre?” *
Le parole di Ramsay avevano raggelato Theon
più del vento sferzante e delle gocce di pioggia che pungevano sul volto come
aghi. Già, non si era mai chiesto come poteva essere stato per il piccolo
Ramsay crescere con il solo Roose Bolton come genitore… forse non tanto diverso
che crescere con Balon Greyjoy come padre, però Theon era stato fortunato
perché aveva avuto Yara accanto e poi, a dieci anni, era stato preso come
ostaggio dagli Stark e là aveva scoperto cosa significasse avere una famiglia
normale. Ma chissà cosa ne sarebbe stato di lui se fosse rimasto con il padre…
forse avrebbe finito per diventare una specie di assassino senza scrupoli come
Balon voleva da lui?
Colpito da questo pensiero, Theon strinse a
sé Ramsay che si era ormai infradiciato fino alle ossa e lo baciò
profondamente, poi si staccò da lui e gli parlò con pacatezza e serietà.
“Un giorno faremo una bella chiacchierata sui
nostri padri, penso che ne abbiamo entrambi bisogno” disse, “ma non è questo il
momento, adesso dobbiamo andare in camera, scaldarci e asciugarci. Vieni con
me, non aver paura del ponte. Dammi la mano e con l’altra reggiti alle corde.
Io non lascerò che ti succeda niente, hai capito bene? Prima hai detto a Yara
che ti fidi di me…”
“Io mi fido di te, è di questo stramaledetto ponte sospeso che non mi fido!” ribatté
Ramsay.
Theon rise e questo bastò a far perdere a
Ramsay tutte le coordinate, non sapeva più dov’era, chi era e perché e fu un
bene, perché così il giovane Greyjoy riuscì a condurlo con sé lungo il ponte.
Era davvero spaventoso, tremava e ondeggiava a ogni folata di vento ed era pure
tutto bagnato e scivoloso, ma la stretta della mano di Theon era salda e
mandava la sua forza e il suo calore fino in fondo al cuore di Ramsay (o a
qualsiasi cosa avesse lì che gli serviva per mantenerlo in vita).
“Non guardare giù, qualsiasi cosa succeda. Guarda
me, guarda solo me, ti conduco io, non preoccuparti” ripeteva Theon, sempre con
quel tono rassicurante e tenero… e non c’era bisogno che glielo dicesse perché
Ramsay non sarebbe riuscito a staccare gli occhi da lui neanche se fosse stato
un caso di vita o di morte! E così, pian piano, Theon riuscì a portare Ramsay a
destinazione.
“Mi hai salvato la vita un’altra volta”
mormorò Ramsay, stringendosi a Theon e sentendosi tutto scombussolato, mentre
il cuore gli batteva a mille e non certo per la paura!
“Come sei melodrammatico, ti ho solo aiutato
ad attraversare il ponte” minimizzò Theon. “E anzi, dovrai abituartici, perché
questi ponti dovremo attraversarli tutti i giorni, più volte, per passare da
una torre all’altra.”
Mentre il giovane Greyjoy lo conduceva verso
la loro stanza, sempre tenendoselo stretto, il neurone solitario di Ramsay
comunicò al suo proprietario che di ponti ne avrebbe attraversati anche mille,
se ogni volta si fosse ritrovato così stretto e abbracciato a Theon!
Fine capitolo quinto
* Ovviamente
la storia drammatica dell’infanzia di Ramsay me la sono inventata io basandomi
su quello che viene detto nella serie TV, in cui sembra che sia stato Roose
Bolton ad allevare Ramsay fin da bambino. Ma, sinceramente, non credo di
essermi immaginata più di tanto, visto che Roose Bolton non ha mai amato il suo
figlio illegittimo e di certo non avrebbe vinto il premio di Padre dell’Anno.