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Autore: tbhhczerwony    06/02/2022    1 recensioni
[OC & Mirton centric | accenni a qualche ship (ajnashipping, juxtapozshipping) | demenziale, angst, a tratti violento | ambientato durante BW2]
«Se vuoi diventare membro dei Superquattro devi anche studiare molto, sai?» le disse, «Essere Superquattro non vuol dire solo essere forti con le lotte Pokémon: è molto di più»
«Lo so, zio. Ma io vorrei andare in una scuola che mi permetta di non allontanarmi da casa, per tornare quando voglio»
Mirton scoppiò a ridere, facendo roteare una carta del suo mazzo tra le dita, «Hai una fervida immaginazione, signorina. Andrai a un college, non a un altro liceo»

La vita di Jenna si alterna tra piacere e dovere, unendo anche il sogno di diventare Superquattro come suo zio, Mirton. Il percorso è tutt'altro che facile, ma la ragazza non vuole perdersi d'animo e credere di più in sé stessa.
Genere: Angst, Generale, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Artemisio, Camilla, Catlina, Mirton
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Videogioco
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- Questa storia fa parte della serie 'Jigentō'
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oh, wow, early update! è incredibile ma vero, però è solamente perché sono impegnato con altre fanfic e cose ultimamente (mannaggia a me e quando mi fisso gli impegni, aiuto). ad ogni modo, buongiorno! o buon pomeriggio o buonasera, dipende dal momento in cui state leggendo. devo ammetterlo, questo capitolo non mi soddisfa per niente. ogni volta che tento di fare i flashback sembra un'accozzaglia di roba messa insieme; la mia prima intenzione era quella di fare un intero capitolo con un unico flashback, quindi praticamente solo quello, invece ho aggiunto anche quello che sta succedendo attualmente per far capire un po' cosa stanno facendo. ho un'idea di quello che farò nel prossimo (anche perché lo ha anticipato artemisio stesso nel capitolo precedente) ma non credo che lo scriverò in questi giorni, se non qualche noticina, perché devo fare un secret valentine su un'altra piattaforma e scrivere il secondo capitolo di una fanfic di encanto che ha letteralmente solo il primo e poi l'ho abbandonata perché OMG!!! anzi, OMA(rceus)!! è uscito pokémon legends arceus e sto giocando praticamente solo a quello, quindi è tornato il brainrot (ripigliati andrea, ripigliati). detto ciò, vi lascio al capitolo. buona lettura! <3 -czerwony
 
 


Ricordi di un inverno estivo [parte 2]



 

A Boreduopoli era già girata la voce a proposito di ciò che stava accadendo attualmente. La Fregata Plasma non era una nave qualsiasi, o almeno non lo sembrava più dopo che il Team Plasma—o meglio, Ghecis—era riuscito a catturare Kyurem. 

L’aria stava cominciando a farsi più fredda, nonostante fosse estate. Jenna aveva un vestito leggero indosso, alle spalle il suo zainetto nero e una cinta intorno al vestito con le sue Poké Ball. La ragazza si strinse un po’ in sé stessa, quasi come ad abbracciarsi da sola, strusciando appena i palmi delle mani sulle sue spalle appena scoperte.

«Perché fa così freddo…? L’avessi saputo prima mi sarei portata una giacca…» mormorò tra sé e sé, controllando l’orario sul suo Interpoké. Quando questo andò in standby da solo, vide un’ombra simile a una nave volante passare sul riflesso. Perplessa, si voltò e guardò in alto, il suo sguardo tramutò dallo stupore; il ghiaccio stava coprendo tutta la città. 

Cominciò quindi a correre, mentre cercava di contattare Mirton sull’Interpoké. Aumentò la velocità, ma il ghiaccio sembrava ormai raggiungerla. Mirton non rispondeva ancora.

«Andiamo, rispondi…!» esclamò dalla disperazione, «Perché non rispondi?!»

Proprio quando l’Interpoké stava iniziando a congelarsi, la ragazza realizzò solo qualche secondo dopo che non si sentiva più il braccio. Continuò a correre, finché non si ritrovò la gamba destra bloccata nel ghiaccio. Di lì a poco tutto il suo corpo si coprì di esso. Non si riuscì a vedere molto di lei all’interno, ma la paura nel volto era visibile, come il resto delle persone congelate attorno a lei, nella città.

 

 

«Non capisco perché questo raffreddore non mi passa… ormai sono passate due settimane»

Diana aggrottò appena la fronte, sedendosi davanti al bancone della cucina, «È strano, ti sei presa un raffreddore in piena estate. Capisco che stiamo per avvicinarsi all’autunno, ma… vivi a Spiraria dove c’è comunque un clima più caldo»

Jenna sbuffò e si sedette davanti a lei, «Sarà stato quando ero andata a Boreduopoli. C’era molto freddo e mi ero vestita leggera…» abbassò lo sguardo, «E poi la corsa che ho dovuto fare per non farmi prendere dal ghiaccio…»

«Ti sarai presa un colpo di freddo, nulla che possa passare in qualche giorno»

«È quello che spero anch’io» le disse, «Ho voglia di torta» cambiò improvvisamente il discorso.

Diana ridacchiò, «Possiamo farla. A Mirton non darà fastidio?»

«Nah… tanto lui è con gli amici. Comincio a prendere gli ingredienti»

Le due ragazze si alzarono dagli sgabelli, Jenna si diresse verso gli armadietti in alto dove tenevano cibo e altri ingredienti fondamentali. Diana si guardò intorno alla cucina, aprendo i cassetti in basso.

«Dove tieni le teglie?»

«Guarda nell’armadietto a destra, a fianco al forno» rispose Jenna.

Diana annuì e si chinò per aprire l’armadietto, «Sai, nonostante tutti questi anni mi fa ancora strano sapere che sono amica di una parente di un Superquattro»

La ragazza dai capelli rosa rise, «Perché ti fa strano?»

«Non lo so. Non sono abituata ad avere VIP nella mia vita» scherzò l’amica dai capelli verdi, «Conosci tante persone così e probabilmente sai molte più cose su di loro rispetto a noi comuni mortali»

«Non è detto, io conosco solo quelli che sono amici di mio zio. Hai presente Artemisio, no? È come se fosse un altro suo fratello, da quanto sono amici. Hanno lo stesso rapporto che abbiamo io e te»

«Quindi mi consideri come una sorella?» la coetanea si avvicinò all’amica con in mano una teglia di alluminio, mentre le si illuminavano gli occhi.

«Sì, una sorella separata alla nascita. Ci conosciamo così bene»

Le due risero insieme, finché Jenna non tossì nuovamente, «Accidenti. Su, mettiamo tutto sul piano»

Il bancone della cucina si riempì rapidamente con vari ingredienti che servivano per fare la torta da loro desiderata. Quattro Baccafrago, zucchero, uova non fecondate, burro, latte di Miltank e farina. Diana cercò la ricetta su internet dal suo Interpoké, in modo tale da non sbagliare. Jenna prese una pentola, riempiendola d’acqua prima che Diana potesse metterci sopra la ciotola con dentro il burro da sciogliere.

«Quanto dobbiamo aspettare?»

«Basta non fissarlo, così finisce più in fretta» consigliò Diana, ridacchiando.

Jenna si mise a ridere, «Hai ragione!» le disse, «Chissà cosa stanno facendo lì sotto…»

«”Lì sotto”?» ripeté l’amica, perplessa.

«Zio Mirton è andato da Catlina a passare la serata, perché c’è anche Camilla»

La ragazza sgranò gli occhi, «Davvero? Proprio quella Camilla, la Campionessa di Sinnoh?»

Jenna annuì, «Solo che, beh, lei non è esattamente amica di mio zio. Si conoscono da tanto ma lui non vuole fare la prima mossa» si avvicinò successivamente a lei, «Però non dirlo a nessuno, non vorrei che qualche giornalista usasse questa faccenda come scoop»

«Ho la bocca sigillata,» Diana le sorrise, «Certo che però è strano. Non credevo che tuo zio fosse un tipo romantico»

«Oh, lo è, e anche più di quello che pensi! Senti qui…»

 

***

 

Prima che potesse portarsi il calice alla bocca, Mirton starnutì, coprendosi metà del volto con una mano. A meno che Jenna non gli avesse contagiato il raffreddore, quello starnuto non era casuale per lui. Oppure c’era qualcuno che lo stava pensando, o che parlava di lui. 

«Tutto a posto?» gli chiese Antemia.

«Sì, sì… credo.» lui sospirò, cominciando a sorseggiare lo champagne dal calice.

«Qualcuno sta parlando di te» scherzò Artemisio.

«So già chi potrebbe essere,» gli rispose Mirton, assottigliando gli occhi, «Oggi stava per ammazzarmi»

«In che senso?» domandò Camelia, mentre gli altri ridacchiavano.

«Stavo guidando, Jenna mi ha detto una cosa e stavo per sbandare da qualche parte…» il volume della sua voce si abbassò verso la fine, mentre sorseggiava dal calice.

«Ma quello sei tu che non guardi la strada» disse il Capopalestra di tipo Coleottero.

La collega di tipo Elettro annuì, «Se ti imbamboli è ovvio che provochi un incidente»

«Voi due siete complici, quindi non vi ascolto neanche» 

La risposta del Superquattro li fece scoppiare a ridere, ma le uniche che non stavano capendo molto il loro discorso erano Catlina e Camilla.

«Ma è successo qualcosa?» domandò la Superquattro di tipo Psico.

«No, no… niente di che, una cosa nostra» rispose Artemisio.

«Disse quello che lo racconta ad altre persone» aggiunse Mirton, «Mi immagino già Ciprian domani “ehi, ma per caso quello che Artemisio ha detto su di te e—”» si bloccò, accennando un colpo di tosse, «Come non detto»

Catlina assottigliò gli occhi, «Mi sa che è uscito con una ragazza»

«No, e questo tu lo sai» controbatté lui.

«Certo che lo so.»

«Almeno c’è qualcosa che noi non sappiamo» Camelia alzò appena le sopracciglia.

Camilla alternò lo sguardo tra di loro in silenzio, finché non si mise a ridacchiare nervosamente, «Io non ho capito di cosa state parlando…»

La risata di Artemisio e Camelia si fece più forte. Il Capopalestra di tipo Coleottero si ricompose e sospirò, «Va bene, basta segreti. Parliamo di cose serie»

«Sì, per esempio la riunione di martedì» aggiunse Catlina.

Antemia sgranò gli occhi, «Me l’ero completamente dimenticata! Ma almeno così posso tornare a prendere uno dei quaderni che ho lasciato in sala…»

«Deve riunirsi tutta la Lega o siamo solo noi quattro con Iris?» chiese Mirton.

«Tutta, ho il segno sul calendario» Artemisio sbuffò, «Ne avrei fatto volentieri a meno»

«Voi Capopalestra ce le avete meno frequenti, noi abbiamo pure le riunioni per le pulizie. Siamo in cinque contro due templi grandi quanto una zampa di Dialga»

Camilla si mise a ridere, Mirton sobbalzò appena dalla sorpresa. La Campionessa smise di ridere, giocando con una ciocca di capelli, «Scusa, è solo che ho immaginato il paragone»

«N… no, figurati! Voglio dire, in fondo…» il Superquattro abbassò lo sguardo e scosse appena la testa, «Comunque, perlomeno non ci subiremo più le frecciatine tra Spighetto e Anemone»

«A me dispiace che Spighetto e i suoi fratelli abbiano chiuso i battenti, però c’è molta più pace» Artemisio alternò lo sguardo tra di loro, «Certo, se nessuno fa arrabbiare Rafan» e sorseggiò dal suo calice.

«Litigate spesso?» domandò genuinamente Camilla.

Camelia corrucciò appena la fronte, «Mmh… no, non tanto… ma perché, le riunioni a Sinnoh come sono?»

«Oh, sono separate. I Capopalestra stanno tra di loro, stessa cosa per i Superquattro, l’unica eccezione è quando ci sono io»

Mirton sospirò, appoggiando la schiena al divano, «Beati voi, a me dopo un po’ viene mal di testa»

«Tu hai sempre mal di testa, sei uno Psyduck» gli disse Catlina.

«Perché me lo fate venire voi, piccola»

Camelia assottigliò gli occhi e guardò Artemisio, «Dicevamo a proposito delle frecciatine?» sussurrò.

«Perlomeno loro non lo fanno durante le riunioni» mormorò lui in risposta, dopodiché alzò nuovamente il tono di voce, «Ehm! Ora basta con l’alcool, ci sta dando alla testa»

Proprio in quel momento, Mirton stava riprendendo in mano la bottiglia di champagne per versarlo nel calice, e inarcò un sopracciglio guardando l’amico, «Davvero?» chiese, portando la bottiglia sopra la sua testa.

Catlina aggrottò la fronte, «Ti odio.» e fece per andarsene, quando gli amici scoppiarono a ridere.

«No, dai, torna qui!» le disse Camelia, che successivamente si voltò verso Mirton, «Questa era carina, può quasi competere con le mie»

«Quasi?» chiese lui.

«Absol-utamente» rispose la Capopalestra.

Artemisio cercò di non sputare lo champagne dal calice su cui stava bevendo, mentre gli altri scoppiarono a ridere. Catlina assottigliò gli occhi, trattenendo un sorriso.

«Smettetela»

«Però stai ridendo» le fece notare Camilla.

«Non è vero, non sto ridendo!»

 

***

 

«Bene, è pronta!» esclamò Jenna, ammirando la torta finita con Diana. Le due iniziarono a tagliarla in fette, ma si resero conto solamente dopo che probabilmente avevano sbagliato i calcoli.

«Mmh…»

«Che c’è, Jenna?»

«Beh,» cominciò lei, «Non so se lo zio debba stare tutta la sera giù da Catlina. Potrebbero avanzare delle fette se io e te ne mangiamo una a ciascuna»

«Intanto possiamo assaggiarla, no?»

Jenna annuì, e lasciò che Diana finisse di tagliare la torta per mettere due fette in un piatto. Dopodiché presero una forchetta per dolci, assaggiando un pezzo a ciascuna. Le due rimasero in silenzio per qualche secondo, assaporando il boccone. Jenna alzò appena un sopracciglio, sembrava che qualcosa non la convincesse. Invece Diana prese un altro pezzo, portandoselo in bocca.

«Non è uscita male» commentò l’amica.

«È un po’ troppo spessa sul fondo, ma perlomeno è mangiabile e sa di Baccafrago» disse la ragazza dai capelli rosa, mentre l’altra ragazza annuiva.

Quest’ultima sgranò appena gli occhi, come se avesse appena realizzato qualcosa.

«Jen, mi è venuta un’idea! È da molto che non lottiamo io e te, vero?»

«Eh, già… ormai saranno passati mesi dall’ultima volta»

«Korinne avrebbe voglia di una sfida da settimane, ma non ho trovato nessuno disponibile che avesse voglia di fare una lotta. Lily, oppure anche Mightyena… se la sentirebbero?»

Jenna ridacchiò, «Beh, visto che si tratta di Korinne allora potrei far scendere in campo Lily» abbassò successivamente lo sguardo verso destra, «Non credo che Mightyena abbia molta voglia»

Diana guardò nella stessa direzione, notando Mightyena che dormiva profondamente nella sua cuccia.

«Già, lo vedo» rispose, «Allora andiamo fuori?»

Jenna annuì e le due ragazze si diressero verso la porta d’ingresso. Ancora prima che Jenna potesse mettere mano sul pomello, dovette posare l’altra davanti alle labbra per cacciare un colpo di tosse, leggermente più forte dei precedenti. Diana la guardò un po’ preoccupata e fece un passo indietro.

«No, se stai così male forse è meglio rimandare»

«Ma no, dai, è solo un banale raffreddore… possiamo benissimo lottare» insistette lei, aprendo la porta e tossendo ancora una volta, «S—su, andiamo!»

Diana abbassò appena le sopracciglia e sospirò, «E va bene. Ma se peggiori torniamo subito dentro»

«Sì, sì…»

 

 

Non fu difficile immaginare che le persone precedentemente congelate erano state portate d’emergenza al Centro Pokémon più vicino. Nel caso di Jenna, a Boreduopoli. Fortunatamente Blanchard era arrivato in tempo nonostante gli impegni lavorativi, invece Mirton era troppo occupato con ciò che stava succedendo alla Lega. Il maggiore non riusciva a vedere la figlia ridotta in quelle condizioni, anche dopo che il ghiaccio si era sciolto sembrava sul punto di ibernarsi da un momento all’altro. Fortuna che il Centro Pokémon era disponibile.

Blanchard si sedette su una sedia davanti al letto dove Jenna era stesa e le accarezzò affettuosamente i capelli per attirare la sua attenzione.

«P… papà… l… l’hai vista… l–la nave…? La… l–la nave volante…?» cercò di chiedere lei, con le poche forze che le rimanevano.

L’uomo annuì, «Sì, purtroppo l’ho vista»

Jenna appoggiò la guancia destra sul cuscino, «Ho… f–freddo…»

Blanchard tentò di coprirla meglio con le coperte del letto dell’ambulatorio, ma pensando che non fosse abbastanza, si tolse la giacca del soprabito per metterla sopra di esse, prima che lei potesse cacciare un forte colpo di tosse.

«Z… z–zio Mirton… sta bene…?»

«È quello che spero» rispose lui, sospirando, «Non mi ha ancora chiamato. Probabilmente è successo qualcosa anche alla Lega… non mi sorprenderebbe, è successo già due anni fa»

Jenna abbassò lo sguardo, «N… non… non s–sarei dovuta uscire… n–non mi sarebbe successo n… niente… e non… a–avresti dovuto pagare tanto…»

L’uomo sgranò gli occhi dalla sorpresa, «Non fartene una colpa, non potevamo saperlo» le disse, «Non so per quanto tempo dovrai rimanere qui, ma non appena torniamo a casa ti farò qualcosa di caldo e alzerò i riscaldamenti per farti guarire in fretta»

«G… grazie…» balbettò, prima di tossire nuovamente.

Blanchard le sorrise, tenendole la mano da sotto le coperte. Sospirò ancora una volta, abbassando appena lo sguardo. Avrebbe voluto farla pagare a Ghecis, ma non sapeva come. L’unica cosa che gli rimaneva era la speranza che Jenna potesse guarire presto.

 
   
 
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