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Autore: ChrisAndreini    06/02/2022    1 recensioni
Leonardo non è mai stato un tipo molto ambizioso. Certo, ha i suoi sogni e le sue speranze e le sue passioni, ma di certo non ha mai pensato che un giorno sarebbe finito in un universo parallelo a lottare per salvarsi la vita in mezzo a principi, cavalieri, spie di città nemiche e disapprovazione dei nobili e paesani.
Ma oh, uno deve sopravvivere come può, e se diventare il cuoco reale potrà allungargli la vita di qualche giorno, vale la pena ricevere occhiatacce.
Dopotutto, la via più veloce per il cuore di qualcuno passa per il suo stomaco, giusto?
Non che Leonardo, dichiaratamente omosessuale, abbia intenzione di fare stragi di cuore, sia mai!
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rainbow Cookies'
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E tu che ci fai qui?!

 

Leo si ritrovò davanti una figura incappucciata molto ben coperta e pertanto irriconoscibile, ma non poteva sbagliarsi.

Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille.

Solo che non aveva senso che si trovasse lì.

E lì inteso come quel mondo.

Prima che potesse elaborare ciò che aveva appena sentito, la figura incappucciata corse verso di lui, e lo abbracciò stretto.

-Grazie al cielo sei vivo! Ormai non ci speravo più! Sono due giorni che ti cerco!- esclamò lei, facendolo volteggiare in aria senza troppa difficoltà, come aveva fatto numerose volte nel corso degli anni.

Per poco Leo non lasciò andare il regalo per la principessa, ma riuscì a tenerlo stretto, e ricambiò cautamente l’abbraccio.

-G_Giada?- chiese, ancora incredulo, ma ormai sicuro.

Quella era chiaramente la sua migliore amica del mondo reale.

Ma cosa diamine ci faceva lì?!

Oh cielo! Era morta anche lei, come Leo?! Un altro truck-kun, o un macchina-sama, o camion-senpai?! Forse bisognava riformare gli esami di guida. Non era possibile che tutte queste persone morivano e venivano isekaizzate in incidenti stradali!

La ragazza che era chiaramente Giada si abbassò appena il cappuccio, rendendosi ancora più riconoscibile, con i suoi capelli rosa confetto e gli scuri occhi a mandorla. Era proprio lei. Era la sua migliore amica. Gli occhi di Leo si fecero lucidi, ma la ragazza non sembrava commossa nel rivedere l’amico dopo un mese, perché era troppo occupata ad essere agitata e di fretta. Prese il volto di Leo tra le mani e lo osservò con attenzione.

-Sei messo molto meglio di quanto potessi sperare! Hai trovato un lavoro in una locanda? Beh, non preoccuparti, ora ci penso io a te. Ho un contatto a Valkrest. Andiamo da Remi, evitiamo mio padre, e tra ventotto giorni torniamo a casa tranquilli e sereni- dopo essersi accertata delle sue condizioni, Giada lo prese per un polso e iniziò a trascinarlo via.

-Scusi, quell’oggetto lo deve pagare- provò a lamentarsi il venditore della bancarella.

-Sì, sì, ecco..- Leo gli lanciò una moneta d’argento, poi si rese conto di cosa stesse dicendo la sua amica, e la fermò.

-Aspetta, aspetta. Dove mi stai trascinando?- chiese, confuso, guardandosi intorno.

-Ti spiego tutto quando saremo al sicuro. Mi stanno cercando! Anche se ce l’ho messa tutta per non attirare la sua attenzione!- spiegò Giada senza spiegare un tubo.

Era sua abitudine parlare per enigmi, e Leo le voleva bene anche per questo. Ma di solito riusciva a capire cosa intendesse. In quel momento non aveva alcuna idea di cosa stesse succedendo, né aveva il tempo di fare un punto della situazione mentale per la fretta che l’amica sembrava avere.

-Chi ti sta cercando? Non puoi spiegarmi subito? Devo tornare al castello tra cinque minuti- le fece presente, cercando di non farsi trattenere.

Giada, che fino a quel momento lo stava trascinando senza guardarsi indietro, si fermò di scatto, rischiando di farlo cadere, e si girò verso di lui, sconvolta.

-Castello?- ripeté, a bocca aperta.

-Maestro! Stai bene?! Chi sei tu? Cosa vuoi?- Dotty li raggiunse di corsa, e prese Leo per l’altro braccio.

Giada era completamente ammutolita. Fissò Dotty dalla testa ai piedi.

-Dorothera Eronielle?- sussurrò. Dotty impallidì.

-Cosa?! No! Hai sbagliato persona!- si difese, mettendosi dietro Leo come a proteggersi, e con il tono acuto di chi è stato completamente sgamato.

-Manteniamo la calma…- Leo provò a raffreddare gli animi, anche se era il più agitato di tutti.

-Da quanto tempo sei stata assunta a tempo indeterminato a palazzo?- Giada lo ignorò e iniziò ad interrogare la cuoca, prendendo un blocco per appunti da una tasca del mantello e una penna glitter, e preparandosi a segnare l’informazione.

-Che? Non sono assunta a tempo indeterminato. Sono solo una recluta- rispose lei, guardando Leo come a chiedergli aiuto.

Il cuoco si sbloccò, e si rivolse all’amica.

-Giada, perché non ci sediamo da qualche parte a parlare? Dotty, puoi avvertire Jane che torno tra poco? Nella peggiore delle ipotesi affitto una carrozza e torno insieme ad Alex- si staccò dalla presa della cuoca temporanea e prese Giada per un braccio, iniziando a trascinarla verso la locanda vicina.

-Aspetta, ma chi è lei?- provò a chiedere Dotty, molto intimorita dalla situazione e decisamente preoccupata per lui.

-È… un’amica di Lumai. Mi deve dire un sacco di cose sulla mia famiglia. Tranquilla, è a posto. Un po’ strana, ma a posto!- Leo surclassò la questione, e trascinò Giada via, lasciando Dotty lì, preoccupata ma anche felice di essersi allontanata dalle domande strane della sconosciuta dai capelli colorati.

-Come è possibile che non sia stata assunta a tempo indeterminato?! Era la recluta migliore! Devo essermi persa qualcosa. Aspetta, Leo! Devo chiederle quando sarà il banchetto per l’ultimo compleanno della principessa o se c’è già stato- mentre veniva trascinata via, Giada oppose un’estrema resistenza, ma alla fine Leo ebbe la meglio, e riuscì a sedersi ad un tavolo all’interno della locanda.

Per fortuna in quel mondo non serviva il super-iper-extra green pass per sedersi ad un tavolo.

I vantaggi di non avere il coronavirus.

Anche se vista l’epoca potevano rischiare la peste.

Beh, lasciamo stare.

-Il compleanno della principessa è tra quattro giorni. Da domani inizieranno ad arrivare i primi nobili in città per questo abbiamo fatto oggi rifornimento. Ma non è importante il compleanno della principessa. Come sei arrivata qui? Da quanto tempo ci sei? Cosa è successo a me quando sono morto sulla terra? Non sei morta anche tu, vero?- dopo aver risposto alla domanda dell’amica, Leo si rese conto che c’erano domande ben più importanti che lui doveva porre a lei.

-Non sei morto, Leo. Sei solo stato trasportato qui. Quel camion ti stava per mettere sotto e non mi è venuta nessun’altra idea! Sei veramente un idiota suicida ad attraversare la strada guardando il telefono! Fortuna che l’hai lasciato andare così ho potuto fingere che avessi fatto un’altra scappata ad Amsterdam e comunicare con tua madre tramite il tuo telefono. È comunque preoccupatissima, e quando torneremo a casa sarai in punizione a vita, ma almeno sei stato coperto questo mese. E mia madre coprirà entrambi il prossimo mese. I trenta giorni di ricarica sono uno svantaggio davvero fastidioso!- Giada spiegò nuovamente senza spiegare nulla, sbuffando e rigirandosi la sua collana portafortuna tra le mani: un ciondolo di giada con un drago scolpito sulla superficie, che le era stata regalata da suo padre.

Leo cercò di fare ordine nella testa e decifrare il suo linguaggio criptico.

-Allora… aspetta… mi hai salvato la vita facendomi venire qui e mi hai coperto con mia madre per un mese grazie al mio telefono?!- riassunse, a bocca aperta.

Giada annuì.

-Sì, e tra ventotto giorni ti riporterò a casa, e non metterai mai più piede nei sette regni! Sono sicura che non ci saranno conseguenze a lungo termine se passiamo questo mese insieme con un profilo basso. Se andiamo a Valkrest da Remi possiamo diventare invisibili. Mi deve ancora un favore. Spero non se lo sia dimenticato dopo diciassette anni- Giada continuò a stringere forte la collana.

Leo era senza parole.

-Volete ordinare qualcosa?- chiese la locandiera, arrivando per prendere l’ordine.

-La cosa più alcolica che avete- chiese Leo, in un sussurro.

-Meglio di no. Prendiamo solo del latte fresco, grazie. Sai che non reggi affatto l’alcol- lo riprese Giada, dandogli un buffetto sul braccio.

-Proprio perché non reggo l’alcol ho bisogno di bere fino a perdere cognizione di me e smettere di pensare. Inizia già a farmi male la testa. Non ci sto capendo davvero nulla!- si lamentò Leo, prendendosi il volto tra le mani e cercando di mettere ordine nei suoi pensieri.

-Ma non possiamo viaggiare fino a Valkrest ubriachi marci, quindi…- iniziò ad obiettare Giada. Leo la interruppe subito.

-Io non vengo a Valkrest con te- mise le cose in chiaro.

Giada rimase di sasso.

-Cosa? Ma è la scelta migliore. Cos’hai di meglio da fare?- provò ad insistere, enfatica.

-Sono il responsabile del banchetto per il compleanno della principessa Opal. Abbiamo solo quattro giorni per finire di organizzare e cucinare tutto. E Dotty non ha ancora imparato a scolpire il cioccolato come si deve, devo insegnarle… eh… aiutarla- si spiegò Leo.

Era il turno di Giada di essere estremamente confusa dalle sue parole.

Perché, a differenza di Dotty nello scorso capitolo che semplicemente non aveva letto la storia fino al momento del suo arrivo a palazzo, Giada l’aveva letto, il libro, ma era un altro libro, che non comprendeva Leo, e non riusciva a immaginarsi come lui fosse entrato nella storia e l’avesse cambiata.

-Scusa un momento… cosa hai fatto in questi trenta giorni in cui io non potevo raggiungerti?- chiese spiegazioni, ma Leo fu bloccato dal fornirgliele quando due figuri in tuniche violette, appena entrati nella locanda, si avviarono nella loro direzione.

-Yu!- esclamarono, con voce tonante.

-Perché all’improvviso si parla inglese?- chiese Leo, confuso.

Giada si premette il cappuccio sulla testa, prese Leo per il braccio, e scappò dalla finestra prima di poter commentare la sua stupida battuta o assaggiare il latte appena arrivato.

-Capisco che è solo il mondo di un libro, ma non è buona abitudine continuare a scappare senza pagare- borbottò Leo, questa volta facendosi trascinare, e sperando che non chiamassero le guardie su di loro.

-Non è il mondo di un libro!- obiettò Giada, in difficoltà, continuando a scappare e rifugiandosi in un vicolo ben poco raccomandabile.

-Come non è il mondo di un libro?! Non era quella storia che adoravi sul principe, la cuoca e la principessina adorabile?- chiese Leo, cadendo dalle nuvole. Non poteva essere solo una coincidenza. Doveva per forza essere il mondo di un libro!

-Beh, sì… ma in realtà no!- di nuovo Giada parlò per enigmi, e questa volta anche per meme.

-Giada, ti prego fammi capire!- Leo la fermò e la girò per guardarla negli occhi. Si stava sempre più perdendo in quella fitta rete di spiegazioni raffazzonate e mai chiare, e la gioia di aver rivisto dopo un mese la sua migliore amica, quando credeva non sarebbe mai più riuscito ad incontrarla, stava scemando e lasciando posto all’irritazione di non capire niente di quello che stesse succedendo.

-Il “libro” era la Storia… o almeno una parte della Storia, e la Storia non può essere cambiata. È il flusso degli eventi di questo mondo, predetti da… insomma, è firmata dai sette dei, e tu sei l’anomalia nella Storia, e più cambiamenti effettui, più attiri l’attenzione di qualcuno che è meglio non scomodare. Quindi, ti prego, seguimi, sparisci nel nulla, e torna a casa con me tra ventotto giorni, se non vuoi finire in pericolo- questa volta, Giada fu più chiara, ma le parole che disse non erano quelle che Leo voleva sentire.

Sparire nel nulla? A quattro giorni da un banchetto che programmava da settimane? Senza più rivedere i suoi amici e senza neanche avvertirli o salutarli?!

Non poteva farlo!

-No, Giada! Non posso! Voglio tornare a casa, e non voglio finire in pericolo, ma non posso andarmene così! Fammi almeno organizzare il banchetto. La principessa Opal lo merita- provò a venirle incontro, fermo però sulle sue idee.

-Leo…- provò a lamentarsi Giada.

-Eccola!- le figure in toga li raggiunsero.

-Non c’è tempo per discutere!- Giada provò a riprenderlo per il polso e trascinarlo via, ma Leo rimase fermo.

-No! Non ti seguirò a Valkrest. Non posso andarmene così!- si impuntò.

Giada sbuffò.

-D’accordo! Torna al castello per oggi! Ma domattina aspettati una visita da me!- lo minacciò e rassicurò insieme, prima di sparire nel nulla.

Gli strani figuri in tunica provarono a seguirla, ignorando completamente Leo, che rimase lì, senza ancora essersi reso del tutto conto di cosa fosse successo.

Prima di sbloccarsi del tutto, venne raggiunto da una figura che gli mise una mano sulla spalla.

-Leonardo…- disse, in tono grave.

-AHHHHH!- Leo, preso alla sprovvista, sobbalzò vistosamente, urlò in modo ben poco mascolino e cadde in avanti, rischiando di dare una craniata potente sul suolo.

Venne preso al volo dalla figura, rivelatasi essere Alex, che lo rimise in piedi con prontezza di riflessi.

-Tutto bene? È successo qualcosa? Perché sei qui?- chiese, controllando le sue condizioni piuttosto preoccupata.

-Dei, mi hai fatto prendere un infarto! È una storia lunga… a te come è andata la missione con quei bambini?- chiese Leo, ricordando il motivo per cui la cavaliera si fosse staccata dal gruppo.

Alex sospirò, e assunse nuovamente il tono grave di prima.

-Sono molto bravi a sfuggire alle attenzioni indesiderate. Ho provato a tenerli d’occhio ma non sono riuscita a raggiungerli. Ma hanno davvero apprezzato i tuoi biscotti. Anche se ne hanno lasciati circa la metà- spiegò Alex.

-Forse ci sono altri bambini come loro in cerca di cibo- suppose Leo, pensieroso.

-Dovrò fare rapporto al principe Daryan, anche se mi sento davvero pessima per non essere riuscita a capire con chi fossero in affari- Alex sospirò, e iniziò a camminare verso il centro, seguita prontamente da Leo.

-Non è colpa tua, saranno abituati a sfuggire alle guardie reali… poveri bambini- commentò, dispiaciuto per la loro condizione.

Quando arrivarono al centro, il gruppo principale non era ancora partito, e sebbene fossero un po’ in ritardo, sarebbero arrivati in tempo a palazzo per l’ora del tè. 

Durante il viaggio, Leo non riuscì a non pensare costantemente all’incontro avuto con la sua migliore amica, e iniziò a chiedersi se non fosse stata tutta un’allucinazione o un imbroglio. 

Magari una qualche divinità o semidio si era appena presa gioco di lui con l’immagine della sua migliore amica.

Forse era il caso di indagare al riguardo, magari con qualcuno che sicuramente non avrebbe sospettato di lui per la sua improvvisa curiosità.

 

-Principessa Opal, le piace la torta di oggi?- chiese Leo affabile, durante l’ora del tè.

Per sua fortuna le altre cuoche avevano già iniziato a cucinare quando lui, Dotty e Jane erano tornati in cucina, quindi non era arrivato troppo in ritardo.

-È come sempre ottima! Vorrei solo poterne mangiare di più- rispose la principessa, che mangiava la sua fetta di torta facendo il muso.

Erano solo lei e Leo, al momento, dato che Persian, notando il cattivo umore della ragazzina, aveva trovato una scusa per svignarsela.

All’inizio Leo non aveva capito la sua preoccupazione, ma ora che si trovava da solo con lei si rendeva conto di quanto fosse spaventosa quando era di cattivo umore.

Daryan era un agnellino in confronto.

-Se dipendesse da me le farei mangiare tutti i dolci che vuole, principessa- Leo si affrettò a mettere le mani avanti, per non essere affettato sul posto.

-Allora puoi passarmi qualche biscotto sotto banco? Daaaai, Leo, ho un calo di zuccheri, sto per svenire!- Opal si portò drammaticamente una mano al petto e finse di avere un mancamento.

Da fratello maggiore abituato alle scenette di sua sorella, Leo non se la bevve neanche per un secondo.

Era anche un tipo piuttosto arrendevole, però…

-Purtroppo non mi hanno permesso di prendere più di quanto dovevo portarle, altrimenti le avrei portato tutti i biscotti avanzati!- …cosa che tutti ormai sapevano.

Il motivo di questa sceneggiata, è che in preparazione al suo compleanno, Opal era stata messa a dieta.

..non propriamente a dieta, in realtà. Semplicemente il re e la regina avevano stabilito di limitare gli zuccheri perché negli ultimi tempi la principessa ne stava consumando fin troppi. E dato che al banchetto sapevano tutti che avrebbe mangiato fino a scoppiare, volevano prevenire dei futuri danni alla sua salute.

Leo capiva perfettamente la preoccupazione.

Ma Opal sembrava davvero giù di morale.

-Devo solo resistere un paio di giorni, e poi prenderò tutto il cibo che vorrò e nessuno potrà farmi niente! Oh, non vedo l’ora che arrivi il giorno del mio compleanno! Sarà stupendo!- nonostante le sue parole entusiaste, lo sguardo della principessa era malefico.

Leo era sempre più felice di essere nelle sue grazie, perché essere suo nemico sembrava spaventoso.

-Oh, e a proposito del mio compleanno: ho un regalo per te!- Opal cambiò completamente atteggiamento, tornando allegra, e alzandosi per dirigersi verso l’interno.

Leo la seguì, confuso.

-Un… regalo per me? Credevo che i compleanni funzionassero nel modo opposto: lei festeggia, io le faccio un regalo- la prese un po’ in giro, senza sapere cosa aspettarsi.

-Infatti è un regalo boomerang. È per te ma ne usufruirò io!- Opal gli fece un occhiolino. Leo ridacchiò.

-Fammi indovinare, un qualche ingrediente per dei dolci, o attrezzi da cucina- suppose, alzando gli occhi al cielo.

-Nope, un invito ufficiale per partecipare al banchetto! Cioè, già lo sapevi! Dobbiamo ballare insieme, dopotutto, ma pensavo… uffa, dove l’ho messo… di regalarti… non qui… un invito ufficiale e professionale per la seconda metà della sera… AH, ECCOLO!- mentre parlava, la principessa faceva avanti e indietro per la stanza, e alla fine riuscì a trovare un grosso pacchetto accuratamente sistemato, che gli porse con entusiasmo.

Leo esitò un po’ prima di prenderlo.

-Mi sembra grande per essere un invito, e le ricordo che non so leggere- lo osservò con attenzione, chiedendosi cosa potesse esserci dentro.

-L’invito infatti è orale, questo lo accompagna solo. Forza, aprilo!- lo incoraggiò la principessa, in tono autoritario.

Leo non poteva disobbedire.

E quando aprì il pacchetto, rimase a bocca aperta.

-Non ci credo- borbottò, tirando fuori un bellissimo abito da cerimonia nello stile vittoriano che non si avvicinava neanche lontanamente a quelli che aveva visto al mercato.

Leo aveva posseduto costumi in vita sua: aveva fatto teatro, partecipato a tutte le feste di halloween e carnevale alle quali lo avessero invitato, e fatto anche alcuni cosplay alle fiere. Ma quello non era un costume, ma un vero e proprio abito di stupenda fattura e qualità eccelsa che probabilmente costava più del suo stipendio annuale a palazzo.

-Ti piace?! Ho scelto il colore verde acqua perché si abbina ai tuoi occhi! L’ho fatto fare appositamente per fartelo indossare al ballo! Così puoi amalgamarti facilmente! Allora? Che dici? Eh?- Opal saltellava sul posto, super entusiasta, aspettando una sua opinione.

-Come può essere un regalo boomerang? Questo è un regalo lancia, che centra solo me in testa!- le fece notare lui, ancora non ripresosi dallo shock.

Opal ridacchiò.

-È un regalo boomerang perché così nessuno si accorge che sei il cuoco e non cercano di portarti via!- lo prese in giro, con un occhiolino -Ma quindi ti piace o te ne faccio un altro? Non c’è molto tempo!- insistette poi nello scoprire la sua opinione.

-No no no! È perfetto! Cioè, il no era inteso per il farne un altro, perché mi piace un sacco! Lo adoro! Ma posso davvero accettare un vestito da nobile? Non so se posso mettere una cosa del genere- cercò di tirarsi indietro.

-Ma certo che puoi! Ne ho già parlato anche con mamma e papà. Sei un invitato di tutto rispetto, e meriti un abito di tutto rispetto. Sei il mio salvatore, Leo, e il mio cuoco preferito! È il minimo che possa fare per ripagarti di tutto quello che stai facendo per me- la principessa gli prese le mani e lo guardò negli occhi per trasmettergli tutta la sua sincerità.

Leo non si era mai sentito tanto apprezzato in tutta la sua vita.

Per fortuna non aveva seguito Giada. Andarsene da palazzo senza avvertire in questo momento avrebbe ferito davvero tanto la principessa. E Leo non lo poteva permettere.

-Grazie. Lo tratterò con cura- promise, inscatolandolo nuovamente per evitare che fosse troppo esposto.

Opal allargò il sorriso. 

-Perfetto! Spero che ti divertirai al ballo. Ma ricordati sempre che sei assunto da noi! Se qualche nobile o semidio prova a reclutarti digli che sei già impegnato!- si fece promettere la principessa.

Leo annuì.

-Promesso! Non vorrei andare da nessun’altra parte- le assicurò, anche se non era tutta la verità.

Lui voleva andare da un’altra parte, ovvero a casa sua.

La sua vera casa, con sua madre, sua sorella, i suoi amici.

Gli tornarono in mente le parole di Giada.

Ancora non sapeva se l’incontro che aveva avuto fosse vero o no.

Decise di tirare fuori l’argomento con la principessa.

-Posso fare una domanda, a proposito dei semidei?- chiese, con nonchalance, come se non fosse niente di ché.

-Sì, certo!- Opal si mise a disposizione, iniziando a guardarsi intorno, e tirando poi fuori dei biscotti da un buco nel muro.

Oh… era una tipa previdente.

Evitando di ridacchiare tra sé, Leo cercò di essere serio.

-I semidei hanno dei poteri particolari?- chiese, cercando di non risultare troppo ovvio.

Opal era troppo occupata a controllare i biscotti per accorgersi della sua esitazione.

-Mmm- annuì -…beh, dipende. Cioè, non ereditano tutto il potere dei genitori, ma tipo una piccola parte, credo? Tipo, non so, si mormora che il figlio di Kalea sappia viaggiare nel tempo, ma che non sappia assolutamente governare l’acqua- spiegò poi più approfonditamente.

-Payas?- chiese Leo, ricordando il nome del semidio del regno sottomarino.

-Sì, non è un potere fortissimo, per questo i santi sono più potenti dei semidei. Ma è pur sempre un potere- iniziando a mangiare i biscotti, Opal tornò con l’attenzione verso Leo, guardandolo un po’ confusa, ma non con sospetto.

-E… che tu sappia… c’è un semidio che può, non so, creare illusioni, o cambiare aspetto, o leggere nei ricordi delle persone?- provò a chiedere Leo, sempre con nonchalance, ma chiaramente molto agitato.

L’espressione della principessa si velò di leggera preoccupazione.

-Beh… non credo che nessuno sappia cambiare aspetto, ma da quello che so Remington legge nel pensiero… ma deve averti già incontrato prima. E forse può anche creare illusioni, non so. Non l’ho mai incontrato- spiegò la principessa, pensierosa.

-Remington, il figlio di Veer?- chiese, ricordando il nome che Persian gli aveva detto quando parlavano dei semidei.

Si era soffermato solo su quelli che Leo aveva più probabilità di incontrare, ovvero gli invitati al ballo. Remington non sarebbe stato presente, ma Persian gliel’aveva nominato comunque per un motivo specifico: per metterlo in guardia.

Infatti era il semidio di Valkrest.

-Non dovresti mai incontrarlo, ma se mai dovesse accadere, non guardarlo mai negli occhi!- gli consigliò Opal.

Dei pezzi del puzzle iniziarono a mettersi in moto nella mente di Leo. Giada aveva cercato di portarlo a Valkrest, e aveva fatto il nome di “Remi”. Che “Remi” stesse per Remington? Forse era davvero solo un’illusione, o un trucco. Forse aveva cambiato aspetto, o aveva incrociato il suo sguardo al mercato, e stava cercando di portarlo via da Jediah.

Ma perché mai un semidio di un altro regno avrebbe sollevato tutto quel teatrino, con tanto di spiegazioni sul suo mondo, solo per portarlo a Valkrest? Per portare un semplice cuoco insignificante via da palazzo.

Leo ci capiva sempre meno.

-Sai… una volta Dary mi ha raccontato che quando era piccolo Remington andava sempre al tempio di Jahlee. C’era un rumor secondo cui lui e Yu fossero migliori amici, e che sia il responsabile della scomparsa del figlio di Jahlee- in tono da gossip, la principessa sussurrò un’ultima curiosità all’orecchio di Leo, e improvvisamente tutti i pezzi del puzzle tornarono finalmente al loro posto.

Yu… il nome del figlio di Jahlee, scomparso quindici anni prima.

Nessuno sapeva se fosse maschio o femmina.

Le guardie che inseguivano Giada non avevano iniziato a parlare inglese a caso.

Yu in cinese vuol dire Giada.

-Un’ultima domanda, Opal… sai per caso quali sono i poteri principali di Jahlee?- chiese, in un sussurro, aspettando l’ultimo pezzo del puzzle.

-Pietre preziose, ovviamente, e poi una cosa super complessa che non ricordo mai, molto complicata e figa però. Penso qualcosa su diversi piani di realtà. Nei tempi antichi i criminali venivano esiliati proprio da Jahlee in posti lontani dai cinque regni e da cui era impossibile tornare- spiegò Opal, dando una risposta abbastanza esaustiva.

Giada era la figlia di Jahlee.

Wow! 

E Leo pensava di essere lui quello ad avere una famiglia complicata!

 

Il giorno successivo, Leo era piuttosto stanco.

Aveva passato l’intera notte a pensare a Giada, a Jahlee, e ai viaggi dimensionali. Fino a quel momento si era interrogato poco sul motivo per il quale era finito lì, ma ora, dopo aver incontrato la sua migliore amica e aver investigato con Opal, era sempre più convinto che c’era effettivamente un modo per tornare a casa.

E sperava che Giada mantenesse la sua parola e decidesse di venire a fargli visita.

Aveva urgente bisogno di spiegazioni. Possibilmente non mentre scappavano da qualcuno.

Nonostante la stanchezza e distrazione, stava comunque riuscendo a preparare la crema per farcire i bignè per il profiterole del pranzo, anche se non stava minimamente prestando attenzione alla conversazione tra le cuoche.

-E poi zia Carlina dice al nipote che ha fatto tutto questo solo per onorare la sorella, e si scopre che in realtà, udite udite, è lei la madre di Gustavo!- stava raccontando Dotty, mentre lavorava il cioccolato per le decorazioni sul profiterole.

-NOOOOO! esclamarono insieme Anna, Mary, Jane e Alex. Le prime tre intente a cucinare cose diverse, l’ultima in cucina durante la sua pausa.

-Lo soooo! È tipo il momento più cruciale del secondo libro. Anche se niente batte il finale del terzo libro, quando si scopre… no, non posso spoilerarvi- Dotty si interruppe appena in tempo, coprendosi la bocca imbarazzata.

-No, ti prego, diccelo!- chiese Anna, che pendeva dalle sue labbra.

-Sì sì, non ci danno fastidio gli spoiler!- le diede man forte Mary.

-Io non potrei leggerlo neanche volendo- insistette Alex.

Dotty ridacchiò.

-Okay, okay. Tenetevi forte. Dopo che Zia Carlina e Gustavo si alleano contro il pericoloso cantante mascherato, si scopre che in realtà…- Dotty provò a fare un ulteriore spoiler, ma venne interrotta dalla porta che sbatté furiosamente nell’aprirsi di scatto, e che fece sobbalzare tutti, soprattutto le cuoche nuove.

Leo fu l’unico completamente tranquillo, troppo preso dai suoi pensieri per accorgersi del rumore.

-Leonardo, sei richiesto da un rappresentante del tempio, immediatamente- si riscosse solo quando sentì la potente voce di Chevel chiamarlo a pochi centimetri di distanza, e solo a quel punto sobbalzò, e si girò verso di lui, sorpreso.

-Io?- chiese, indicandosi a guardandosi intorno.

Si rese anche conto che Chevel sembrava molto più irritato del solito.

-Vedi altri Leonardo in cucina?! Sbrigati!- lo incoraggiò con un cenno a seguirlo, e lanciò a Dotty un’occhiata carica d’odio.

…un po’ troppo odio per essere il secondo male lead, persino Leo doveva ammetterlo. Ma era troppo distratto per pensare alla vita romantica dei suoi amici.

-Arrivo… Sara, ci pensi tu a finire la crema?- chiese rivolta ad una cuoca che non sembrava avesse nulla da fare.

-Ci penso io, Leo! La crema è in buone mani con me!- Anna intercettò la ciotola, e gli fece un larghissimo sorriso, arrossendo appena.

Ripeto, Leo era troppo distratto per pensare alla vita romantica dei suoi amici… e alla propria.

-Grazie amica!- rispose ricambiando il sorriso e accoltellandola metaforicamente al petto.

Si affrettò poi a seguire Chevel, che era uscito dalla stanza e lo stava aspettando borbottando qualcosa tra sé che somigliava a -…spoilerare il terzo libro di una saga, bah, che assoluta mancanza di rispetto-.

Si interruppe quando vide che Leo l’aveva raggiunto.

-Seguimi, non possiamo far aspettare troppo i membri del tempio- iniziò ad avviarsi. Leo lo tallonò il più in fretta possibile.

E iniziò a preoccuparsi.

-Un membro del tempio? L’alta sacerdotessa?- chiese, preoccupato. Se Giada era davvero Yu, ovvero la figlia perduta di Jahlee, forse volevano interrogarlo al riguardo. Magari Jahlee, il grande mitico Jahlee, li aveva visti parlare, e ora voleva chiede a Leo dove fosse. Il ragazzo non avrebbe saputo cosa dirgli, e non aveva intenzione di tradire la sua amica.

…non che avesse molte informazioni da poter condividere, in ogni caso.

-No, è una nuova praticante. Probabilmente vogliono darti nuove informazioni sulla tua benedizione, o offrirti di andare al tempio. Ricorda che hai un contratto a tempo indeterminato qui a palazzo- Chevel gli lanciò un’occhiata carica di sospetto, ma molto ammorbidita rispetto a quella che aveva mostrato verso Dotty.

-Non mi sognerei mai di andarmene da qui prima del compleanno della principessa- gli assicurò Leo.

-E dopo, voglio sperare- aggiunse Chevel, raggiungendo una sala che Leo non aveva ancora mai visitato.

-Eh…- Leo non sapeva come rispondere a quella domanda, a dire il vero, dato che se Giada gli avesse offerto la possibilità di tornare a casa, era piuttosto certo che l’avrebbe colta al volo, ma era ancora tutto nel reame nell’incertezza e non voleva darsi speranze.

Non voleva neanche mentire, però.

Per fortuna fu salvato dal rispondere dall’apertura della porta, e il loro ingresso nella stanza.

Leo scorse due figure. La prima, che attirò immediatamente la sua attenzione, era quella di Daryan, che osservava la novellina con enorme sospetto e sembrava anche piuttosto teso.

E la seconda apparteneva ad una ragazza in abiti del tempio con dei lunghi capelli neri che sembravano finti.

Leo ci mise due secondi a rendersi conto che erano finti, e che quella era Giada.

Si illuminò.

-Gia…- iniziò a dire, ma venne interrotto dall’inchino di Chevel.

-Ho portato Leonardo il cuoco. Che Jah…- iniziò a fare il solito saluto, ma Giada lo interruppe senza la minima esitazione.

-No, non dica quel nome! Non… non vuole essere disturbato, al momento- affermò, con la sicurezza che la distingueva.

-Grazie Chevel, puoi andare. Resta davanti alla porta. Leonardo, entra pure- Daryan congedò il cavaliere e invitò Leo ad avvicinarsi.

-Sì, eh… buongiorno, principe Daryan. Non l’avevo ancora vista oggi. Ha fatto colazione?- chiese Leo, facendo un inchino profondo mentre si avvicinava, e cercando di attirare l’attenzione del principe in modo che non continuasse a fissare così male Giada.

Riuscì nell’impresa, e lo sguardo corrucciato di Daryan si spostò su di lui, e si ammorbidì appena.

Sembrò quasi accennare un sorriso, anche se durò solo un attimo.

-Ho mangiato il necessario nel mio ufficio. I muffin erano accettabili- rispose. Leo ormai parlava abbastanza la sua lingua per rendersi conto che era un enorme complimento.

Allargò il sorriso.

-E aspetti di mangiare il profiterole. I bignè sono usciti perfetti!- si vantò, sedendosi di fronte a Giada, e notando la sua espressione sconvolta.

Cambiò immediatamente argomento, arrossendo appena.

-Ehm… salve. Per quale motivo voleva vedermi?- decise di rivolgersi a lei, fingendo di non conoscerla.

-Già, che affari ha il tempio con Leonardo? Pensavo che la nostra ultima visita avesse risolto ogni dubbio- Daryan si incupì nuovamente e si rivolse a Giada, che non lo guardò, continuando a fissare Leo come se non lo riconoscesse.

-Come ho già spiegato, non posso divulgare i contenuti del mio messaggio se non a Leonardo in persona. Ordini dall’alto- spiegò, in tono professionale -Quindi gradirei che ci lasciaste soli, vostra altezza. Con tutto il rispetto- aggiunse poi, girandosi finalmente verso di lui e piegando la testa in segno di rispetto.

Daryan inarcò maggiormente le sopracciglia. La sua mente sembrava impegnata a valutare un sacco di possibilità. Ma dopo qualche secondo, si alzò.

-D’accordo. Ma non ha molto tempo. Non manca molto al pranzo, dopotutto- borbottò una scusa per limitare comunque il tempo che avrebbero passato da soli.

-Non si preoccupi, principe Daryan. La mia parte del pranzo l’ho quasi completata- lo rassicurò Leo, facendolo irritare maggiormente.

Daryan li lasciò da soli, chiudendo la porta alle sue spalle con un tonfo. Ci furono alcuni secondi di silenzio, prima che Giada si togliesse la parrucca.

-Leo, ma in che situazione ti sei cacciato?!- chiese poi, urlando sussurrando.

Sì, è un modo di urlare molto comodo e molto efficace.

-Che intendi dire?! Sono solo un cuoco a palazzo!- si lamentò Leo, sentendosi attaccato, e sussurrando a sua volta.

-Un mese… sei in questo mondo da un mese, e ti ritrovo con il posto fisso a flirtare con il principe?! Ha già una futura fidanzata, Leo!- si lamentò Giada, portandosi una mano tra i capelli.

Leo arrossì completamente.

-Io non… non sto f_flirtando…- la parola uscì un sussurro ancora più flebile, quasi impossibile da ascoltare -…con il principe. Ma che ti salta in mente?! Non voglio mica morire per culla di Giuda dichiarando la mia omosessualità!- si lamentò.

-Perché mai dovresti…?- iniziò a chiedere Giada, ma si interruppe di scatto, pensierosa -Aspetta… quante cose sai di questo mondo?- chiese poi, sinceramente curiosa, come se stesse valutando quante cose dirgli.

-Boh? Quando sono arrivato sapevo solo che il principe biondo avrebbe sposato una cuoca e la principessa adora i dolci. E poi tipo i nomi dei posti: Valkrest, Jediah e Lumai…- iniziò ad elencare Leo, riflettendo sulle cose che effettivamente sapeva. Aveva imparato parecchio da quando era lì, rispetto a prima.

-L_Lumai?- Giada impallidì.

-Sì, ho finto di venire da lì perché mi sembrava il posto più sicuro. Ho imparato parecchie cose su quel posto, e sugli dei, e sui membri del palazzo- spiegò Leo.

-Okay… okay… okay… sei ancora vivo, quindi magari non si è accorta… ugh… non dire il nome degli dei a meno che non sia strettamente necessario d’ora in poi, e cerca di non immischiarti troppo nella Storia… a proposito… che ruolo hai esattamente a palazzo? Sei solo un cuoco, giusto? Non hai stretto troppe amicizie, vero? Non è successo niente di degno di nota, giusto?- Giada iniziò ad indagare.

-Beh, c’è stato un attacco di antimonarchici, ma penso lo avrebbero sventato comunque in qualche modo, anche senza il mio aiuto… soprattutto senza il mio aiuto. Poi sono il responsabile del banchetto della principessa. E sono più o meno amico di tutti a palazzo… okay, non tutti, solo le cuoche, e Alex, ovviamente. E la principessa, che è super adorabile! E Persian, sì. Il re e la regina non mi odiano. E poi… beh… non ho un brutto rapporto con il principe Daryan. Gli ho anche fatto una pizza, e gli è piaciuta molto- Leo ricordò quel momento e sospirò sognante.

-Leo, no! Non puoi prenderti una cotta per il principe!- lo riprese Giada, schioccandogli le dita davanti per attirare la sua attenzione.

-…in questo mondo eteronormativo. Lo so, era il titolo del capitolo 10- il cuoco alzò le mani in segno di resa.

Giada sbuffò, e rifletté sulle informazioni che Leo le aveva dato.

-Suppongo non sia niente di irreparabile… almeno non sei morto. Ero terrorizzata, conoscendoti, che avresti trovato un modo di morire anche qui in un mese- ammise, e per la prima volta guardò Leo con affetto, felice di averlo ritrovato.

L’atmosfera diventata finalmente tenera non poteva essere interrotta dall’ammissione che Leo avesse effettivamente rischiato di morire, quindi il ragazzo decise di omettere il dettaglio della sua benedizione, per il momento.

-Sono felice anche io di vederti- le sorrise a sua volta -E a proposito di questo… puoi dirmi nei dettagli il tuo rapporto con questo mondo? Sei Yu, per caso?- interruppe comunque il momento di tenerezza per fare a sua volta delle domande all’amica, che impallidì.

-Come sai di Yu? È sparita da diciassette anni, nessuno ne dovrebbe parlare più!- esclamò, sorpresa.

-Me ne ha parlato Dar… eh… il principe Daryan, durante il nostro viaggio al tempio- spiegò Leo, cercando di risultare neutrale nel parlare del principe.

-Quindi anche tu… il principe mi ha parlato di una visita al tempio, ma non credevo che ci fossi andato di persona. Perché sei andato al tempio? Hai incontrato… delle figure particolari?- chiese Giada, iniziando a torturarsi le dita e stringendosi su sé stessa, come cercando di farsi più piccola. La sua voce era un sussurro.

-Beh, ehm… sono andato per un motivo preciso, e ho portato una torta. Ho incontrato l’alta sacerdotessa, che però preferisce i biscotti alla torta, e mi sono un po’ irritato perché sembrava non apprezzare la torta ma ci avevo lavorato…- Leo iniziò a tergiversare, un po’ in ansia su cosa dire.

-Vai al punto, Leonardo!- lo incalzò Giada, iniziando a preoccuparsi a sua volta.

Leo sospirò.

-Okay, ho parlato con Jah…- iniziò ad ammettere.

-Non dire quel nome!- esclamò Giada, allertata.

-Perché?- chiese Leo, sobbalzando.

-Non voglio attirare la sua attenzione! È da quando sono tornata qui che i praticanti del tempio mi inseguono. Probabilmente giungeranno presto anche qui- spiegò Giada, guardandosi intorno e fuori dalla finestra per assicurarsi che non ci fosse nessuno nelle vicinanze.

-Quindi immagino che la sua attenzione è stata attirata- osservò Leo, sorridendo nervosamente.

-Beh, è comunque un dio, dopotutto. Suppongo che aver usato il suo potere l’abbia avvertito di default. Mi sorprende che non ti abbia mandato direttamente a casa dopo essersi accorto della sua presenza- rifletté Giada.

-Poteva farlo?!- chiese Leo, a bocca aperta.

-Beh, sì. Con la luna piena può materializzarsi nel regno mortale e usare la sua magia. O più velocemente poteva semplicemente benedirti… no, una benedizione avrebbe attirato troppo la sua attenzione e cambiato la Storia, non è proprio il caso di benedirti. Sarebbe un disastro!- Giada nuovamente iniziò a spiegare cose senza dire proprio tutto, ma questa volta Leo capì il sunto del discorso, dato che aveva le basi sulle divinità. Arrossì appena pensando alla benedizione che effettivamente gli era stata concessa.

-Ehm, ma comunque, perché non posso dire il suo nome, se tanto la sua attenzione c’è già?- provò a distrarre Giada dal parlare di benedizioni.

-Perché è meglio non dirlo, fidati- Giada non voleva spiegare.

-Okay, ma spiegami perché? È solo un nome, tipo Voldemort- Leo non sapeva perché stesse insistendo tanto sul nome. Era come se una forza invisibile lo stesse portando a parlarne. Come se volesse a tutti i costi che Giada nominasse il dio innominabile.

Giada iniziò a agitarsi ulteriormente, decisa a provare il suo punto senza sapere però come spiegarlo, e iniziando a non controllare troppo le parole.

-Non è solo un nome, e non è neanche negativo, solo che dire Jahlee…- si portò di scatto la mano alla bocca quando si rese conto di essersi lasciata sfuggire il nome incriminato -Leo maledizione! È tutta colpa tua!- esclamò poi, furiosa, indicando Leo, che alzò le mani in segno di resa, ritornando in sé come uscendo da una trance.

-Yu! Tesoro mio! Quanto tempo che non ci vediamo! Ti sei fatta grande! Come stai? Sono giorni che cerco di portarti al tempio per parlare!- una voce entusiasta e familiare parlò all’improvviso al lato di Leo, che sobbalzò vistosamente e rischiò di cadere dal divano.

Si girò verso la direzione dalla quale proveniva e notò l’immagine di un uomo di mezza età dai lunghi capelli violetti, i tratti asiatici, e un grande sorriso, che indossava una toga ed era evanescente, come un fantasma. Era seduto sulla poltroncina dove poco prima stava Daryan, e sembrava entusiasta di essere lì.

Giada evitò il suo sguardo, e lanciò a Leo un’occhiata di fuoco.

-Non abbiamo nulla da dirci, papà- sussurrò a denti stretti.

-Jahlee?- chiese Leo, sorpreso, indicandolo.

Dopotutto l’aveva visto solo nel corpo dell’alta sacerdotessa, e mai dal vivo… non che in quel momento fosse proprio dal vivo, ma ci si avvicinava.

-Buongiorno, Leo! È tanto che non ci vediamo. Sono felice che la benedizione non ti è più servita da allora- Jahlee lo salutò con un cenno della mano e un sorriso.

Giada sgranò gli occhi, e fissò Leo incredula.

-Una benedizione?!- gli chiese, preoccupata.

-Eh…- Leo evitò il suo sguardo, imbarazzato.

-Nel momento stesso in cui è arrivato a Jediah gli ho concesso una benedizione di protezione in modo che non potesse essere ucciso. Non sono un padre considerato? L’ho fatto per te! Ho supposto che non volessi che gli venisse fatto del male e l’ho protetto. Ed è servito. Diglielo Leo!- Jahlee cercò di usarlo per riavvicinarsi alla figlia, facendo chiaramente intendere di aver accennato alla benedizione solo per farsi bello con lei.

Se Leo avesse saputo a cosa avrebbe portato dire quel nome, si sarebbe sforzato di più per stare zitto. Ma non poteva non aiutare la persona che gli aveva letteralmente salvato la vita.

-Beh… ehm… sì. In effetti durante l’attacco degli antimonarchici sono stato accoltellato, a la benedizione di Jahlee mi ha permesso di sopravvivere- raccontò.

-Oh dei, Leo, stai bene?- chiese Giada, preoccupandosi per la sua salute.

-Sta benissimo, neanche un graffio- spiegò Jahlee, orgoglioso.

-Perché non l’hai semplicemente rimandato a casa?! Benedirlo è ancora più rischioso! Rischia di cambiare radicalmente la Storia!- Giada però non lo ringraziò, e si rivolse a lui solo per guardarlo storto.

Jahlee sembrò ferito.

-Tesoro, se l’avessi rimandato a casa non saresti tornata a prenderlo. Sono nove anni che non mi fai visita… mi sei mancata- provò ad avvicinarsi per metterle una mano sulla spalla, ma era immateriale, e la trapassò.

Sospirò, abbattuto.

-E inoltre pensavo non ti interessasse troppo seguire la Storia- aggiunse poi, lanciando a Leo un’occhiata indecifrabile.

-Non è della Storia che mi preoccupo!- anche Giada guardò Leo, chiaramente preoccupata -Non posso aspettare un altro mese!- si portò le mani tra i capelli.

Jahlee sospirò.

-Posso riportarvi a casa tra due giorni, è l’unico momento in cui posso farlo. Ma in cambio, ti prego, prenderesti un tè con biscotti con me? Come sta tua madre? Cosa fai nella vita? Sono tante le cose di cui vorrei parlare- la sua sincerità era evidente.

Giada sembrava in difficoltà.

-Mamma sta bene…- sospirò -D’accordo, accetterò quel tè e dei biscotti, soprattutto se li fa Leo, ma tra due giorni ci riporti a casa!- alla fine cedette.

Jahlee sorrise con enorme affetto.

-Ehm…- Leo non voleva interrompere il momento padre-figlia, ma aveva necessario bisogno di spiegazioni -Tra due giorni torneremmo a casa? Nel senso… mondo reale? Per sempre?- chiese, consapevole di aver capito bene, ma volendo stare sicuro.

-Sì, è una grande fortuna che il giorno di luna piena sia così presto- Giada era molto più tranquilla.

-Beh, io non… non posso tra due giorni… per forza tra due giorni? Non possiamo fare tra quattro giorni?- chiese Leo, in un sussurro.

Jahlee e Giada lo guardarono increduli.

-Leo, stai scherzando?! Questa è l’opportunità della vita!- si lamentò Giada.

-Leo, non fare l’ingrato! Voglio prendere quel tè con biscotti- si lamentò anche Jahlee, con lo stesso tono. Si vedeva fossero padre e figlia.

Ma Leo aveva impegni che non poteva perdere.

-Non voglio fare l’ingrato, ma non sto scherzando. Tra tre giorni c’è il banchetto della principessa che devo coordinare, non posso deluderla. Le ho anche promesso di ballare con lei, e le ho fatto un regalo- spiegò Leo, sperando che non lo costringessero ad andare via prima di finire il suo lavoro. Voleva tornare a casa, lo voleva davvero, ma non poteva andarsene subito.

Non… non si sentiva ancora pronto a lasciare tutti. Soprattutto senza neanche avvertirli.

Era rimasto lì solo un mese, ma era stato un mese importantissimo, uno dei più intensi e allucinanti della sua vita.

In senso buono e in senso cattivo insieme.

-Leo, penso che capirà. E se anche non capisse, non rivedrai mai più né la principessa né nessun altro. Probabilmente si dimenticheranno tutti presto della tua esistenza- Giada cercò di farlo ragionare, e lanciò al padre un’occhiata interrogativa che Leo non capì.

Il padre annuì.

-Probabilmente- sussurrò.

Quelle parole ferirono Leo più di quanto si sarebbe aspettato.

-Non è vero! Non si dimenticheranno di me in fretta. E non posso deludere la principessa Opal! Se non fosse per lei avrei passato questo mese chiuso in cella o in mezzo ad una strada. Probabilmente sarei morto nonostante la benedizione di Jahlee. Non posso rovinarle il compleanno!- Leo si impuntò.

Giada sbuffò.

-Bene, d’accordo! Neanche io voglio che si rovini il compleanno, non questo, almeno- cedette, anche se era piuttosto seccata.

-Allora facciamo una cosa: finisci il compleanno, resti qualche giorno per dare le tue dimissioni, e poi mi raggiungi al tempio di Jahlee- Giada organizzò un piano.

Jahlee si illuminò.

-Vieni al tempio?!- chiese, quasi commosso.

-Solo un paio di giorni, finché Leo non si licenzia! Poi andiamo entrambi da Remi a Valkrest e restiamo lì finché non mi si ricarica la collana. Poi la usiamo per tornare a casa, e non torneremo qui mai più- Giada finì di spiegare il piano, indicando la sua collana portafortuna di giada, che evidentemente era l’oggetto che le permetteva di passare da un mondo all’altro.

-Perché Remington sì e io no?! Pensavo ce l’avessi anche con lui. Non lo vedi da molto più tempo!- Jahlee fece il muso.

Giada lo ignorò, ma le sue guance si fecero leggermente rosse.

-Allora… ti va bene, Leo?- chiese conferma all’amico, che annuì.

-Okay… ma non posso licenziarmi subito dopo il ballo. Devo dare almeno qualche giorno di preavviso- spiegò Leo, che non voleva minimamente pensare al momento del suo licenziamento. Sarebbe stato devastante per tutti, lui per primo.

-Bene. Cercherò di raggiungerti al ballo e starti il più vicina possibile questi giorni. Non sono tranquilla a farti fraternizzare troppo in giro- Giada si alzò, e si sistemò gli abiti.

Leo fece altrettanto. Jahlee rimase seduto.

-Papà, arriverò al tempio domani. Stanotte dormo in una locanda, dato che il tempio è lontano- Giada non guardò il padre negli occhi mentre gli faceva presente il suo piano d’azione. Leo cercò di non immischiarsi.

-Oh, tranquilla, tesoro. Ho già mandato dei praticanti a prenderti. Tra pochi secondi saranno qui. Oh, Leo, già che ci sei non è che potresti offrirmi i tuoi biscotti arcobaleno deliziosi? Mi piacerebbe condividerei con mia figlia per quel tè- Jahlee si alzò, e si avvicinò a Leo con aria amichevole.

Poi gli sussurrò all’orecchio: 

-Licenziati il più tardi possibile, mi raccomando- prima di staccarsi, salutare la figlia, e sparire in una nuvola di fumo.

-Che ti ha detto?- chiese Giada, sospettosa.

-Ehm…- Leo esitò, e venne salvato dal rispondere dall’entrata improvvisa nella stanza di tre uomini in toga e del principe Daryan, che sembrava sia arrabbiato che soddisfatto di sé.

-Lo sapevo io che non potevo fidar…- iniziò a dire, ma si interruppe quando notò i capelli di Giada, che non era stata abbastanza rapida da rimettersi la parrucca. Sgranò gli occhi, sconvolto.

-Semidea Yu, siamo venuti qui per scortarla al tempio. La prego di non opporre resistenza- disse uno degli uomini in toga, dopo aver fatto un inchino profondo.

Giada sospirò, e abbandonò l’idea di rimettere la parrucca.

-Non opporrò resistenza. Principe Daryan, posso chiedere un’offerta di biscotti arcobaleno per mio padre? Ho sentito che sono i suoi preferiti- assunse un tono e un comportamento che la fecero sembrare completamente un’altra persona.

Daryan annuì, senza parole.

-Sì… certamente- riuscì a borbottare.

-Ne ho fatti un vassoio proprio ieri pomeriggio, dovrebbero essere ancora freschi- si introdusse Leo.

-Chevel, vai in cucina a riferire alle cuoche di incartare ogni biscotto arcobaleno rimasto da mandare al tempio come offerta per Jahlee- ordinò al cavaliere, sulla porta, che fece un inchino e si allontanò per eseguire.

Giada si avvicinò a Leo.

-Non fare sciocchezze, okay? Stai attento- gli sussurrò all’orecchio mentre gli passava accanto per unirsi ai tre emissari del tempio.

Dopo un formale saluto, si avviarono tutti e quattro fuori dalla stanza.

Leo rimase solo con il principe Daryan.

-Ehm… allora io tornerei in cucina- provò a svignarsela, ma Daryan lo fermò, prendendolo delicatamente ma con fermezza per un braccio.

-Che rapporto hai con la semidea Yu?- chiese senza mezzi termini, con sguardo indecifrabile. Leo non riusciva a leggere bene la sua espressione, ma sembrava aver capito tutto ed essere soddisfatto da se e allo stesso tempo non felice del risultato ottenuto.

-Voleva dei biscotti da dare a suo padre… e ho fatto da consulente per la loro relazione padre-figlia. Niente di ché- mentì Leo, senza guardare Daryan negli occhi, ma cercando di apparire rilassato.

-Non la conoscevi prima di venire qui?- indagò Daryan.

Leo esitò un attimo, prima di rispondere.

Quella poteva essere l’occasione di dire tutto a Daryan: del suo passato, della sua vera origine, delle sue bugie.

Ma non poteva essere sicuro che lui gli avrebbe creduto.

E non voleva ammettere di aver mentito sulla sua identità, non ora che finalmente tra loro due c’era fiducia.

-Come potrebbe un semplice ragazzino di Estovani conoscere la semidea Yu?- alzò le spalle, evitando la domanda.

Daryan inarcò le sopracciglia, deluso dalla risposta, e lo lasciò andare.

-Spero che il banchetto per il compleanno di Opal non avrà alcun intoppo- disse solo, con un gesto di congedo.

-Sarà perfetto!- promise Leo, sicuro di sé e deciso ad impegnarsi al massimo.

-Oh, a proposito… è arrivata una lettera da Valkrest… il semidio Remington ci farà onore della sua presenza, quindi c’è un ospite in più… probabilmente due, se la semidea Yu deciderà di presenziare a sua volta, ora che è tornata a Jediah- gli diede un’ultima informazione.

Leo annuì, prima di congedarsi.

Beh, aveva ottenuto risposte, e una data di scadenza per la sua permanenza lì.

Aveva anche scoperto perché Jahlee lo aveva benedetto, chi fosse davvero la sua migliore amica, ed era stato spinto a forza nella faida tra lei e suo padre, senza sapere quali parti prendere.

Dopotutto Jahlee gli aveva salvato la vita… così come Giada, che era la sua migliore amica, quindi doveva prendere le sue parti, da contratto. D’altro canto Jahlee era comunque una divinità, ben più potente di una semidea.

Però era la semidea che avrebbe visto per sempre una volta tornato a casa. Jahlee non lo avrebbe visto più.

Però… più tempo restava lì, più avrebbe potuto rimandare il momento di dire ad Opal che se ne sarebbe andato per sempre.

Sì… avrebbe fatto un favore a Jahlee e sarebbe rimasto a palazzo il più possibile. Sperava che Giada non lo avrebbe odiato per sempre.

E che Remington non sarebbe stato un problema, al ballo.

Le parole di Opal, dopotutto, gli risuonavano ancora in testa.

“Non dovresti mai incontrarlo, ma se mai dovesse accadere, non guardarlo mai negli occhi!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Wow… ho costruito bene la falsa pista. Nel sondaggio due persone su tre hanno pensato alla principessa :D

E invece!!!

Boom! Colpi di scena! Spiegazioni! Nuovi personaggi! 

È tornato Jahlee, che è stato parecchio votato al sondaggio insieme alla sacerdotessa. Ed è il padre della migliore amica di Leo.

Wooo, DRAMA!

Siamo entrati nel cuore della storia. Da qui in poi succederanno un sacco di cose.

E non vedo l’ora di scriverle!

Spero anche voi di leggerle.

Nel prossimo capitolo ci sarà la prima parte del ballo della principessa. Sarà molto pieno di eventi.

   
 
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