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Autore: PrimbloodyBlack    07/02/2022    0 recensioni
(la pubblicazione continuerà su Wattpad) Eloyn fa parte di una famiglia di cacciatori di vampiri. Durante la sua prima battuta di caccia viene separata dal gruppo e catturata. Viene portata nella grande dimora di uno dei 5 Signori Vampiri. Viene resa schiava dalla potente Lux che la renderà una Bloodgiver, il cui compito è quello di donare il suo sangue al suo padrone.
Lux riuscirà mai a sottomettere uno spirito ribelle come quello di Eloyn? Sarà una sfida che lei non vorrà di certo perdere.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Eloyn

Uscii dalla stanza con estrema agitazione. Le parole di Kiana mi avevano scossa più di quanto avrei mai pensato. Amare Lux significava desiderare di non vederla più, e questo pensiero mi tormentava, così come lo sperare che non tenesse a me. Io ero una semplice umana, non poteva scatenarsi una guerra per colpa mia... Ma- 
Un pensiero maligno attraversò la mia mente, come una spada arrugginita che trafigge un petto. Tanto morirebbero solo vampiri. Cacciai via dalla testa quella voce, sperando non fosse veramente la mia. Ero andata oltre l'odio e la vendetta, ne ero convinta, ma a quanto pare le vecchie abitudini non muoiono mai veramente, avevo solo accostato quei pensieri, li avevo messi in un angolo della mia mente sperando che non uscissero mai più. 

Camminai a passo lento, dalle camere degli umani non usciva alcun suono, e più passi facevo, più tentennavo. Mi sentivo come se il mio corpo volesse accasciarsi a terra e sprofondare nel buio. Ero così stanca, di tutto, e avevo paura, una maledetta paura di scoprire dell'altro, di quello che Titus avrebbe potuto dirmi. 

Passai davanti l'ultima camera alla mia destra. Era la stanza della bella vampira e mi domandai perché la sua stanza non fosse nell'ala destra come tutte le stanze dei vampiri. Realizzai che non sapevo ancora il suo nome, ma la sua figura mi attraeva e il suo silenzio scatenava la mia curiosità. Mi accorsi dopo qualche minuto che inconsciamente stavo divagando con i pensieri. Sbuffai con un sorriso rendendomi conto della mia stupidità. Mi ero fermata davanti la balaustra, al di sotto si apriva il vuoto e mi affacciai verso il basso. C'era la grande sala che come il tronco di un albero si diramava in altri corridoi che portavano alle cucine, al salotto, la sala pranzo... In quel punto potevo solo intravedere una parte, il pavimento a scacchi, un grande quadro contro la parete che raffigurava Cassandra seduta sul morbido trono, lo stesso davanti al quale mi aveva fatta inchinare. Alla mia sinistra vi erano le scale che con una dolce curva incontravano quell'insieme di quadrati in marmo nero e bianco. Sapevo che da qualche parte, nell'ombra, c'erano le guardie di Cassandra, pronti a punire i trasgressori notturni. E nuovamente ebbi qualche ripensamento. Titus era un doppiogiochista, me lo aveva fatto capire chiaramente, un traditore se data la possibilità. Se Cassandra fallirà, allora io dovrò mettere una buona parola su di lui per evitare che venga giustiziato, e lui avendo la certezza della mia fiducia, potrebbe aiutarmi qui, non aveva specificato veramente a cosa, ma l'avrebbe fatto. Darmi informazioni potrebbe essere già un inizio. Guardai in alto, quella era la parte più bella della casa, una cupola in cristallo che filtrava una luce bianca. Ma Titus è comunque un seguace di Cassandra, potrebbe riferirle tutti i miei dubbi e le mie paure e usarle contro di me e ottenere più informazioni su Lux e la sua tenuta. Tra un dubbio e l'altro, e dopo essermi calmata, decisi che sarei tornata in camera. Di Titus non ci si poteva fidare. Gironzolare di notte in una casa piena di guardie non era il massimo, non avevo più la libertà che avevo da Lux. Dovevo cominciare ad abituarmi all'idea che sono tra le mura del nemico, e non sono più la ragazzina presuntuosa appena rapita da una bella donna dai capelli rossi e gli occhi come tempesta.

Feci per tornare indietro quando un rumore d'acciaio ruppe il silenzio, seguito da un "lasciami" aggressivo ma debole. Lasciai il corrimano, su cui c'era la forma delle mie mani sudate e mi sporsi verso il corridoio alla mia destra. C'era una guardia e con il solo braccio aveva appena sollevato qualcuno, non riuscii a vederla bene in viso, aveva un ammasso di lunghi e riccissimi capelli neri che le coprivano il volto. Se li scansò e guardò di malocchio la guardia, e quest'ultima ritornò rigida sul posto. Era la vampira che risiedeva negli alloggi degli umani. Raccolse da terra un fazzoletto di stoffa che inizialmente non avevo notato, era sporco di sangue. In quel momento si spostò i capelli e sul suo scuro collo c'era la ferita di un morso. 

Sentii qualcosa di strano in me. L'idea che un vampiro potesse trarre nutrimento da un altro vampiro mi disgustava, a meno che lo scopo era un altro. Ricordo ancora quella sensazione che avevo combattuto per via della vergogna e come fosse travolgente. Ho sempre pesato che il morso di un vampiro fosso uno strumento di morte o nutrimento, e mai qualcosa che potesse dare piacere. Vorrei poter tornare indietro a quei tempi e accettare tutto ciò che Lux mi aveva offerto, buono o cattivo che era stato, ogni tocco, ogni bacio. Ma per questa ragazza che sembra sul punto di cedere ad ogni passo, era stata probabilmente una delle esperienze più spiacevoli della sua vita. Quando cadde in ginocchio, ansimate e delirante, venni presa dalla compassione. Fu la pena a muovere le mie gambe e a farmi accovacciare davanti a lei.

"Oh," esclamò vedendomi," sei tu." La sua voce era roca e teneva a stento aperte le palpebre.

La guardia venne verso di noi, verso di me. La vampira alzò la mano, ero quasi sicura che fosse indirizzata a me, e strinsi gli occhi, ma quando li riaprii la guardia era tornata a suo posto e ci guardava con la coda dell'occhio.

"Torna nelle tue camere, umana."

Ma io le afferrai il braccio nel tentativo di aiutarla ad alzarsi.

"Vuoi essere punita per insubordinazione?"

"Sto solo cercando di aiutarti," mormorai. Le circondai la schiena con il mio braccio e posizionai il suo dietro al mio collo. La sollevai di peso nonostante i suoi mugolii di protesta. 

"Stupidi umani," mormorò mentre una gamba cedette. La sollevai di nuovo, i suoi piedi a mala pena toccavano il terreno. "Vi odio."

La sua camera era a pochi passi, prenderla in braccio ora sarebbe stato inutile, e poi avrebbe fatto colare il suo sangue sui miei vestiti.

"Dai," la incitai per farla smettere di borbottare, "eccoci." 

Come le camere di noi umani, nemmeno la sua aveva una chiave, ed entrammo. Avevo le mani troppo occupate per accedere la lampada ad olio attaccata alla parete, e mi mossi scrutando nell'ombra. Non fu difficile individuare il letto e la feci sedere lì. Si tirò indietro per sdraiarsi ma le sue braccia si erano incatenate al mio collo e mi portò giù con lei. Osservai, con estremo fastidio, che anche se non era riuscita a fare nemmeno due passi senza il mio sostegno, le sue braccia erano come acciaio e non mi permise di scivolare via dalla sua presa. Sentii l'odore del sangue, troppo vicino al mio naso per evitarne il tanfo, un misto di monete di rame e di erbe aspre. 

"Ti ha toccata, non è vero?" disse con la voce piangente. Il suo alito odorava di alcol. Io non compresi, non centravo nulla con il suo delirio. "Fammi assaporare..." Sentii il suo ultimo respiro sulla mia bocca e poi mi baciò, dolcemente e lentamente, come se fossi un dolce che aveva bisogno di assaporare il più a lungo possibile. Mi tirai indietro in preda al panico, e arrabbiata al pensiero che ancora una volta ero stata toccata senza il mio consenso. Quando provai a scansarmi, mi morse le labbra con impazienza e assaggiò il mio sangue. Si staccò da me solo per fare una leggera risata, a denti stretti. I suoi occhi brillavano di un lucente bianco, per lei il buio non era altro che un'altra sfumatura del giorno, per me, invece, significava terrore assoluto. Mi fissò, come se avesse notato per la prima volta qualcosa. L'unica cosa che potei vedere fu come li spalancò e chiuse un istante dopo. E poi, come una bambina che ha appena rotto il suo giocattolo preferito, pianse, e finalmente mi lasciò andare. 

Vorrei dire che volai fuori da quella camera come se ne valesse la mia vita, come se avessi la morte che mi correva dietro, e invece rimasi lì, immobile, al buio, perché quella che sembrava aver visto la morte davanti a sé, era proprio quella ragazza.

"Esci," disse, tra una lacrima e l'altra.

"Se vuoi pos-"

"Esci, umana!" gridò, lasciando che la rabbia prendesse il sopravvento, scoprendo gli occhi dai palmi delle mani, e dirigendoli verso di me, terrificanti e cattivi. Il suo urlo era stato così stridulo che mi sembro come se fossi stata colpita da numerosi aghi nelle orecchie.

"Ho un nome!" ribattei, incurante di quello che stava provando, dolore, rabbia, non importa, anche un umana merita rispetto!

"Se io non ho potuto tenere il mio, allora neppure tu lo avrai," dichiarò. "Ora vattene!"

Quelle parole rimbombarono nella mia testa, cercando di trovare un significato. Ma anche se volevo domandarglielo, mi aveva fatto chiaramente capire che era troppo pericolosa. Un passo dopo l'altro, arrivai alla porta e uscii da quella buia e spaventosa stanza.
 

Il giorno dopo Titus irruppe in camera facendo sbattere la porta contro l'armadio e urlando: "Svegliati, tesoro mio!"

L'odio che provai più forte della semplice irritazione. Mi sarei alzata contro ogni supplica del mio corpo e l'avrei strangolato.

Attraversò la stanza e prima ancora che lo fece, capii e urlai uno stridulo "no". Aprì le tende e rimasi accecata dalla luce. Mi rotolai nel letto, coprendomi il viso prima con le mani e poi con le coperte.

"Zuccherino, lo so che è presto, ma ho bisogno della tua pulsante vena e del tuo adorato sangue."

Inutile dire che 'pulsante vena' mi aveva fatto già spalancare gli occhi e 'adorato sangue' mi aveva fatta direttamente mettere a sedere. 

"Cosa? No. Perché?" Avevo un occhio mezzo aperto mentre l'altro stava ancora combattendo la luce.

Frugò in tasca, era vestito elegantemente, come la notte che mi aveva rapita. Fece una sorta di inchino strambo, abbassando completamente la testa, e mi mostrò con eleganza dei movimenti un piccolo contenitore in metallo. Gli cadde a terra il cappello. Lo raccolse con eccessiva e buffa velocità.

"Ti serve il mio sangue per quello?" 

"Ovviamente," disse tornando in posizione retta, per fortuna.

"Che ci devi fare?"

"Oh," sussultò, si sporse verso di me e allungò la mano, io gliela schiaffeggiai via. "Manesca!" esclamò, ritirandola come se potessi staccagliela a morsi.

"Rispetta gli spazi." Poi, con più riluttanza, aggiunsi: "Per favore."

"Sei caduta di faccia?" domandò, ma subito dopo inarcò un sopracciglio e capii l'implicazione. Avevo un taglio sul labro, e non uno qualsiasi. "Cassandra si infurierà. Decisamente," disse divertito.

"Con me o con chi la fatto?"

"Mi dici chi è stato?"

Quell'entusiasmo, quel luccichio negli occhi.... che nervoso! "No. E poi hai cambiato discorso, a che ti serve il mio sangue?"

"Devo partire."

"Per andare dove?"

"Tu che dici? A creare un po' di caos!" esclamò con troppo euforia.

Mi fece ribollire il sangue. Scesi dal letto lasciando via libera alla mia impulsività. Lo presi e lo spinsi con il muro, con il mio avambraccio premuto contro la sua gola. 

"Oh, mi piacciono le donne forti."

"Disgustoso," commentai. Non stavo giocando e di sicuro non avevo intenzione di appagare i suoi desideri sessuali. "Dimmi tutto, adesso."

"Quella parolina magica che fine ha fatto?"

Premetti l'avambraccio di più, per poco non lo feci tossire. "Non esiste alcuna parolina, chi devi incontrare a Styria? A chi lo devi dare?"

Lui mi guardò sorridendomi, senza rispondere. Ero a pochi centimetri dal suo viso, fu uno dei momenti di totale silenzio più imbarazzante della mia vita. Per quanto potessi essere minacciosa, lui godeva di qualcosa che io non avevo, la forza vampira e il favore di Cassandra.

"Voglio andarmene via da qui al più presto possibile," dissi mostrando un po' più di fragilità, forse questo gli avrebbe fatto aprire la bocca, almeno un po'.

"Mi sono arrivate delle vocine," disse in fine. Io sperai si trattasse di qualcosa su Lux o Styria ma mi sbagliavo amaramente. "Hanno detto che la signorina Kiana è venuta a trovarti. Cosa ti turba così tanto?"

Era tempo di mentire, proprio come con Cassandra. Se lei mi aveva creduta, allora potrei convincere anche lui. "Kiana è venuta a chiedermi di Cronella, voleva sapere come stava considerando gli ultimi incidenti."

"E tu pensi che io ci creda? Una guarda ieri notte ha segnalato che non eri in camera tua."

"E quindi?"

"Dove stavi andando?"

Lo scrutai. Ieri notte stavo andando proprio da lui. Lasciai la presa sul suo collo, ma gli rimasi comunque appiccicata. "Ho bisogno di sapere una cosa, chi è che mi ha venduta?"

"Tesoro, mi stai chiedendo cose che con posso rivelare."

"Perché? Tanto sono bloccata qui, giusto?"

Mi sorrise, un semplice e sincero sorriso. Io corrugai la fronte. 

"Quali sono i piani per me?"

"Eloyn, ora ho bisogno del tuo sangue. Le tue domande sono troppo specifiche, non posso rispondere."

"Non eri tu quello che voleva una via di fuga?! Allora dimmi quello che voglio sapere, cazzo!"

"Ti sto donando la mia gentilezza e la mia rinomata compagnia."

"Ma fammi il piacere!" Mi scostai da lui. Aveva un profumo troppo intenso, mi dava fastidio al naso. "Che mi dici Cassandra e Lux? Cosa vuole la tua signora dalla mia."

"Risanare l'offesa, prendersi Styria."

'Prendersi Styria' è abbastanza esplicativo ma..."Che intendi con risanare?"

"Parole di Cassandra, non so nemmeno io di preciso che intenzioni abbia. A volte le sue nefandezze le tiene qui," si indicò la testa con il dito, "al sicuro."

Feci una faccia decisamente seccata considerata la sua reazione dopo, ma questa conversazione non stava andando da nessuna parte. Il suo viso si trasformò in un orribile smorfia e gesticolò con le mani.

"Senti, Cassandra è una donna geniale ma cade nel narcisismo, a volte addirittura nella follia. Lei ama fare terrore psicologico e odia perdere. Farà di tutto per riavere Lux e nel processo farà di tutto per farla soffrire. Tu giochi un ruolo in questo, ma anche molte altre persone. Ma Lux è altrettanto intelligente e temibile, è fuggita una volta, ha ricostruito una nazione, potrebbe rifarlo ancora, e se dovesse riuscirci per Tianama sarebbe la fine. La temo quanto Cassandra, per questo voglio il tuo appoggio."

"Quindi tu credi che Lux possa farcela."

"Potrebbe, ma sono fedele a Cassandra, tesoro mio, sono nato qui, ho degli amici, degli amanti, per questo non posso darti informazioni che potrebbero distruggere lei o il paese. Hai già fatto amicizia con Cron, e Kiana non è ancora dalla nostra parte. Qualsiasi fuga di informazioni potrebbe convincere Kazenuki a ritirarsi dalla scontro. Posso proteggerti, trattarti con rispetto, o come se fossimo amici da una vita, tutto per renderti la permanenza qui meno spiacevole, ma non posso essere la tua spia."

"Quello che mi offri non mi basta."

"Lo sarà, Eloyn." La convinzione nel suo guardo era agghiacciate. "Lo sarà."

"Non posso darti il mio sangue, ho capito cosa vuoi farci e non posso permettertelo."

"Lo sai anche tu," disse dispiaciuto, "non puoi rifiutarti. Sono contro la violenza, non obbligarmi a chiamare una guardia."

Mi sentii come se stessi sprofondando in acqua, affogando tra le mie paure e terrori. Mi si inumidirono gli occhi. "Lei non può venire qui..."

"E' quello che vuole Cassandra ed è quello che accadrà, tesoro."

"Non c'è davvero altro modo? Qualcosa che posso fare?!"

"Dammi il braccio, Eloyn. Tra poco ho la nave per Styria."

Quel pomeriggio Cassandra cominciò i preparativi per l'arrivo Lux.
 

Il momento è finalmente arrivato! Al prossimo capitolo!

   
 
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