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Autore: LorasWeasley    08/02/2022    3 recensioni
future|fic [yakulev]
"Loro avevano sempre pensato che con l'adozione si dovesse prendere un bambino, appunto a causa di questo non potevano farlo perché non avevano tempo, ma non avevano mai considerato di adottare un adolescente.
O almeno, la cosa non gli era mai passata per la testa fino a quando non arrivò Isak."
Genere: Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Lev Haiba, Morisuke Yaku
Note: Kidfic | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Future Fic with Babies'
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Prendersi cura di sè
 


Yaku e Lev ne avevano passate tante.
Prima l'odio che il più grande pensava di provare per l’altro, poi la differenza di età che li aveva portati più volte a litigare per motivi banali, infine il mondo del lavoro.
Avevano avuto bisogno di tempo e forza di volontà per mandare avanti la loro relazione precaria, ma ne era valsa la pena.
A trentatré anni, Yaku poteva dire di essere più che soddisfatto della sua vita.
Giocava come libero professionista in una squadra di pallavolo russa, aveva con Lev una relazione stabile vivendo insieme e questo aveva trovato lavoro presso un'agenzia di modelli.
Avevano una bella routine: Yaku andava agli allenamenti di mattina, subito dopo raggiungeva Lev in agenzia e qui pranzavano insieme, i due poi tornavano ai loro impegni il pomeriggio e infine la sera si trovavano a casa insieme.
Non avevano mai pensato di ampliare la loro famiglia, non che non volessero dei bambini o altro, ma stando a casa solo la sera sarebbe stato impossibile per loro prendersi cura di un bambino, soprattutto quando vivevano in Russia, lontani da famiglie e amici che avrebbero potuti aiutarli.
Tuttavia, loro avevano sempre pensato che con l'adozione si dovesse prendere un bambino, appunto a causa di questo non potevano farlo perché non avevano tempo, ma non avevano mai considerato di adottare un adolescente.
O almeno, la cosa non gli era mai passata per la testa fino a quando non arrivò Isak.
 
Isak era un adolescente di sedici anni albino: occhi rossi, capelli bianchi e pelle chiara talmente delicata che non poteva stare al sole neanche in primavera.
Gli albini erano rari e il fatto che fosse alto e bello l'aveva portato a diventare un modello senza quasi alcuna concorrenza.
Yaku l'aveva conosciuto perché lavorava nella stessa agenzia di Lev, non era uno che passava inosservato e più volte si era ritrovato a fissare quel ragazzo tanto particolare.
Lev era di norma una persona solare e carismatica, faceva amicizia con chiunque e vedere quel ragazzino che se ne stava sempre in disparte, l'aveva fatto avvicinare chiedendogli sempre più spesso di unirsi al tavolo di lui e Yaku per pranzare insieme.
Isak aveva sempre declinato l'offerta, nascondendosi in un angolo e mangiando le sue uniche due gallette di riso.
Yaku non aveva potuto fare a meno di guardarlo preoccupato ogni giorno, come poteva mangiare quello per pranzo e pensare di poter crescere o vivere bene?
-Non ha dei genitori che si prendono cura di lui?- sbottó un giorno a Lev.
Il russo alzò lo sguardo dal suo cibo e il suo volto si fece più triste nello spostare lo sguardo su Isak.
-No- rispose sincero e con il tono basso -vive in orfanotrofio, nessuno si prende cura di lui.
Quello colpì Yaku e uno strano senso di angoscia gli invase il petto.
In quanto atleta professionista, Yaku aveva una dieta da seguire, ma in quanto modello, quella di Lev era molto più rigida.
Nonostante ciò, Yaku realizzava alla perfezione i bento per ogni pranzo di entrambi, equilibrando proteine, vitamine e carboidrati per l'intera settimana secondo la dieta che entrambi dovevano seguire.
Quel giorno, Yaku fece un bento in più uguale a quello di Lev, un bento per Isak.
Nonostante anche quel giorno l'adolescente provò a rifiutare la richiesta di Lev di sedersi a mangiare con loro, quella volta fu la coppia a vincere e il ragazzo si ritrovó seduto in mezzo a loro, in imbarazzo e senza sapere come comportarsi con il bento che gli era stato porto.
Morisuke fu felice di vedere il ragazzo iniziare a mangiare con tentennamento e poi sempre più con gusto, ma non ebbe tempo di esultare internamente o di commentare la cosa che questo si alzò, lasciando metà del cibo, e annunciò che sarebbe andato in bagno.
Lev e Yaku si lanciarono uno sguardo silenzioso, uno di quelli dove si chiedevano se fosse giusto intromettersi così tanto nella vita di qualcuno che non conoscevano per niente.
Lev, tuttavia, fu chiamato in quel momento dal suo manager e dovette alzarsi e raggiungerlo. Yaku, rimasto solo, non ebbe più nessuno che lo fermò dall'alzarsi a sua volta e raggiungere Isak in bagno per accertarsi che andasse tutto bene.
Ma l’adolescente non stava bene, perché stava vomitando il pranzo in uno dei lussuosi bagni dell’agenzia.
-Ti ha fatto male qualcosa?- si premurò di chiedere, indeciso se avvicinarsi fosse troppo per uno sconosciuto come lui.
Isak sussultò, abbassò lo sguardo per nascondere il rossore imbarazzato sulle guance e si alzò da terra per avvicinarsi al lavandino e sciacquarsi la bocca.
-Non posso mangiare tutte quelle cose- borbottò in risposa mentre faceva scorrere l’acqua.
Yaku si bloccò sconvolto per qualche istante, poi strinse i pugni mentre la rabbia vinceva su tutte le altre emozioni -Hai vomitato di proposito!?
Il ragazzino sussultò a quel ruggito inaspettato, ma rimase di fronte il lavandino con lo sguardo basso mentre borbottava -Non posso perdere questo lavoro.
-Cosa…?
-Non posso!- urlò di punto in bianco -è l’unica cosa che so fare, l’unica cosa che posso fare! Non posso rischiare di farmi mandare via!
-Ma devi mangiare! Ti ammalerai continuando così e…
Isak però non voleva ascoltarlo, si allontanò in fretta senza neanche chiudere l’acqua del lavandino e fece per correre via.
Morisuke, tuttavia, non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare in quel modo -Isak!- urlò rincorrendolo.
-Lasciami in pace!- urlò l’adolescente voltandosi con il viso stravolto dalla rabbia -Tu non sei mio padre!
Quella frase mise fine a ogni discussione. Cosa avrebbe dovuto fare Yaku? Per quanto quel ragazzo avesse bisogno di aiuto, era uno sconosciuto per lui e non aveva alcun modo per aiutarlo.
 
Passarono i mesi e Yaku non riuscì più a parlare con Isak, ma non c’era giorno in cui Lev non gli raccontava qualcosa di lui. I due avevano legato tantissimo e, anche se Isak era un po’ come Kenma che all’inizio non faceva altro che odiare Lev e provare a evitarlo, per esasperazione il russo era riuscito a fare breccia nel suo cuore.
Yaku sperava che, se lui non era riuscito a fargli capire l’enorme errore che stava commettendo nel non mangiare, magari ci sarebbe potuto riuscire Lev una volta che fossero stati abbastanza vicini.
Aveva solo bisogno di tempo, ma il tempo non fu quello che ebbe.
Quel giorno aveva finito di allenarsi un po’ più tardi, quindi era corso sotto la doccia e, solo quando fu vestito e pronto ad andarsene, controllò il cellulare.
C’erano due chiamate perse da Lev e un messaggio che diceva “sono in ospedale, non preoccuparti non è per me”.
A Yaku si strinse il cuore, se non era Lev quello malato, non fu difficile capire per chi fosse lì.
 
Yaku stava percorrendo il corridoio nel quale gli avevano detto che si trovava la stanza di Isak, quando rallentò nel sentire le urla di Lev e di un altro uomo che non riconobbe.
-Se quel ragazzino non esce di lì entro domani, allora può anche dire addio a…- l’uomo stava sbraitando e fu interrotto solo da Lev che, con uno sguardo furente, iniziò a urlare ancora più forte -Non dica più neanche una parola! Se si è ridotto in quelle condizioni è tutta colpa sua!
-Colpa mia? Ha l’età giusta per prendersi cura di sé da solo! Non aveva bisogno che gli facessi da genitore!
-Sì che ne aveva bisogno, è ancora un bambino! Lei aveva quell’obbligo!
Yaku lo stava ormai fissando con uno sguardo talmente commosso che non pensava si sarebbe potuto innamorare di lui più di quanto non lo fosse già, evidentemente si sbagliava.
Decise di non intromettersi e, mentre i due erano troppo presi dalla loro discussione, lui sgusciò dentro la stanza di Isak.
Il ragazzo era steso sull’unico letto della stanza, aveva una flebo attaccata al braccio e la pelle intorno agli occhi cerchiata di rosso.
Anche con la porta chiusa alle sue spalle, si sentivano comunque le urla degli altri due, segno che Isak stava ascoltando tutto.
-Ehy- gli sorrise Yaku mentre provava a distrarlo -che hai fatto? Lev ti ha tramortito con i suoi lunghi arti che muove perennemente senza motivo?
Il ragazzino fece quella che sembrava più una smorfia che un sorriso, distolse ancora di più il suo sguardo e non disse nulla.
Il libero rispettó la sua volontà di non voler parlare e rimanendo in silenzio si sedete in una delle sedie della stanza.
Da fuori si sentivano le urla dei due che continuavano, Yaku si chiese come fosse possibile che, essendo in un ospedale, nessuno li avesse ancora buttati fuori. Forse in Russia le cose funzionavano in modo diverso.
-Sono svenuto- ammise Isak in un sussurro dopo diversi minuti.
Morisuke aveva immaginato fosse qualcosa del genere, ma averne la certezza gli diede la forza di agire di conseguenza.
-Mi dispiace di non aver insistito nel farti mangiare i miei bento.
Isak si voltò di scatto verso di lui con gli occhi spalancati -Cosa?
-Così avresti evitato tutto questo.
L'albino era sinceramente confuso -Cosa… che stai dicendo? Perché sei tu che ti scusi? Neanche mi conosci!
L'uomo sorrise malinconico, poi iniziò a raccontare -Sai, al liceo facevo parte del club di pallavolo, così come Lev. Scherzando mi hanno sempre chiamato la mamma del gruppo, perché mi occupavo di ognuno di loro. Non mi ha mai dato fastidio il soprannome e non li ho mai corretti, prendersi cura delle altre persone, che le conosca o meno, mi viene naturale. Dovrebbe essere una cosa naturale per tutti aiutare chi è in difficoltà. Inoltre non sei uno sconosciuto, Lev mi parla di te ogni sera. Se sei importante per la persona che amo, allora sei importante anche per me.
Isak poté solo rispondere con il volto in fiamme per l'imbarazzo.
Yaku concluse sussurrando -Devi prenderti cura di te, Isak. Lasciati aiutare…
Lev, con il volto ancora stravolto dalla rabbia, entrò in camera proprio in quel momento. Era solo.
Marciò dritto verso Yaku e gli circondò il busto con le sue lunghe braccia, nascose il volto contro il suo collo e respirò a pieni polmoni, solo così riuscì a rilassarsi.
-Verrò licenziato?- domandó piano Isak interrompendo quel momento di silenzio.
-No- rispose risoluto Lev mentre si tirava indietro -gli ho detto che se ti avesse licenziato, io l'avrei denunciato per come ti ha trattato in questi anni, per il suo averti sfruttato solo perché ne aveva la possibilità.
Yaku avrebbe voluto baciarlo in quel preciso istante, ma si limitó a stringergli la mano, avrebbe avuto modo in seguito di fargli sapere quanto fosse fiero di lui.
-Ma devi iniziare a prenderti cura di te stesso.
Isak fissò entrambi con uno sguardo rotto, infine sussurrò in risposta alla frase che tutti e due gli avevano detto -Non so come si faccia.
-Possiamo aiutarti noi!- s’infervorò subito Lev -Yaku può iniziare a preparare per te i bento che fa a me!- continuò mentre il suo compagno annuiva a quella frase –Sai, lui li fa in modo da seguire la mia dieta perfettamente, infatti guarda!- alzò la maglia e mostrò il suo ventre piatto e muscoloso -neanche un filo di ciccia in più! Inoltre posso portarti con me in palestra, se ti va, ti faccio seguire dal mio allenatore e dal mio nutrizionista! Puoi anche venire a stare con noi per un po’, abbiamo una camera in più che non usa mai nessuno!
L’adolescente strabuzzò gli occhi a quella frase, poi con voce incerta chiese -Tipo… che mi prendete in affido?
Lev si rese conto di quella possibilità solo dopo che fu detta dal ragazzo, quindi si voltò in fretta a cercare lo sguardo di Yaku speranzoso.
Morisuke non ebbe bisogno di rispondere nulla, aveva già un leggero sorriso in volto e poteva solo essere felice che il tutto fosse stato proposto direttamente dal ragazzo.
-L’affidamento è il primo passo per l’adozione, giusto?- gli sorrise Yaku prima di confessare -Ci piacerebbe allargare la famiglia e se tu vorrai farne parte, ci prenderemo cura di te.
 
-
 
-Perché quel volto preoccupato? Li batteremo in men che non si dica!
A parlare era stato Atsumu, proprio in quel momento la squadra olimpionica, di cui Yaku ne faceva parte, era entrata in campo e l’alzatore si era reso conto del suo stato d’animo.
-Oh lo so- si riprese subito Yaku -c’è solo il mio compagno che non mi risponde ai messaggi da stamattina, neanche mio figlio in realtà, la cosa mi sta facendo un po’ preoccupare.
Hinata s’intromise con uno sguardo confuso -Yaku-san! Ma Lev è lì sugli spalti.
-Cosa?
Il libero si voltò in fretta nella direzione che aveva indicato il più piccolo, diventando completamente rosso quando si rese conto che sì, Lev e Isak erano lì, non in Russia dove li aveva lasciati.
I due modelli indossavano maglia e fascia in testa con la bandiera del Giappone, ma quello che aveva attirato l’attenzione di tutti era stato il grande striscione che sventolavano “We love Morisuke”, con la “o” di “love” che era un grande cuore rosso.
Yaku nascose il volto dietro le sue mani, era sicuro che fosse talmente rosso da invidiare la divisa dei suoi compagni di squadra, ma non avrebbe mai cambiato la sua famiglia con nient’altro.

 
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