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Autore: guard_the_project    09/02/2022    0 recensioni
Amelia di Blois sa che non potrà sposarsi, ha impegnato la sua dote tempo prima per poter assicurare un futuro alla sua famiglia. Quale motivo allora la spinge a partecipare ai colloqui indetti dal principe in cerca di una consorte? Domanda che si pone anche il principe Aaron Hannover e un appassionato di misteri e intrighi come lui, ma soprattutto una persona annoiata come lui, non può certo farsi sfuggire l'occasione di scoprire il segreto di Amelia.
(pubblicati i primi capitoli senza editing man mano verranno ricorretti e revisionati)
Genere: Commedia, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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Capitolo 1

 

“aspettate” fece Amelia rallentando il passo, sir Coepe e suo fratello si arrestarono al suo comando, ancora pochi passi e sarebbero sbucati sulla via di Chiswick House dove il principe aveva deciso di tenere i colloqui. La giovane lady si ripeté per l’ennesima volta che poteva farcela, non era mai stata insicura, era stata cresciuta consapevole di avere una voce, non tante sue coetanee avrebbero potuto dire lo stesso. Non aveva esitato un instante a prendere in mano le redini degli affari  di famiglia e ora si sentiva a nervosa all’idea di un colloquio. Sciocchezze. Scosse la testa scacciando i pensieri positivi, si sistemò lo spencer di un tenue verde ricavato con il cotone della tenuta di famiglia e alzò il mento in un gesto fin troppo simile a quello che faceva sua madre ogni volta che voleva avere ragione “andiamo” fece, i due uomini le sorrisero incoraggianti e presa a braccetto ripartirono.

 

Nelle memorie di un giovane lady si potevano leggere dettagliate descrizioni di gesti romantici a opera di conti, duchi e visconti. Amelia non aveva mai compreso i lunghi racconti delle sue amiche e coetanee di semplici gesti come leggeri sfioramenti casuali delle dita. Fu solo in quel momento che lo capì, dopo essere rimasta in fila per più di tre ore aveva compreso come anche un cenno di un capo da parte di un fratello o un cugino nel ruolo di chaperon si trasformava in qualcosa di straordinario. Tre incredibili e lunghissime ore ad attendere il proprio turno per essere esaminata qualche minuto da un pigrissimo principe che aveva deciso che il suo massimo impegno nel cercare moglie fosse quello di stare seduto su una poltrona e ammirare le pretendenti. Amelia già lo odiava, un po’ ammirava la scelta di aver velocizzato l’operazione coniugale per se stesso, ma odiava per aver fatto pagare a lei il peso di questa semplificazione.

Quando finalmente fu il turno di entrare per lady Di Blois, sir Coepe rimase sull’uscio della porta mentre suo fratello, il conte in carica, entrò con lei.

La stanza dei colloqui era un piccolo salottino decorato in oro e tessuti in bianco perla, due anziani funzionari, dietro un tavolo in legno massiccio, rivolsero lo sguardo direttamente verso suo fratello aspettando che annunciasse il suo titolo e il nome, senza nemmeno guardare Amelia le fecero cenno si sistemarsi davanti a loro al centro del salottino. Amelia sospirò e mentre i due funzionari cercavano di ricostruire l’albero genealogico della sua famiglia, si perse nei dettagli di quel salottino. Ormai si intendeva abbastanza di tessuti per capire che quello usato per tappezzare le pareti e i pochi arredi erano vecchi di una decina d’anni, sicuramente erano stati passati per tessuti di pregio ma i leggeri difetti che si potevano notare attorno ai disegni floreali dimostravano di essere di bassa qualità e di filati misti.

“pensavo che questo fosse un colloquio con sua altezza” disse facendo sobbalzare i due funzionari, i due uomini la guardarono torvi poi si scambiarono delle occhiate di assenso

“comprendiamo che stiate attendendo con ansia l’ incontro con il principe ma sua altezza è molto impegnato così ci è stato chiesto di fare noi un colloquio preliminare” spiegarono con un tono quasi pietistico nella voce, sicuramente non era la prima volta che rispondevano a quella domanda e dall’espressione tesa del funzionario di destra qualche lady titolata doveva aver risposto per le rime a quelli che erano dei semplici funzionari. L’espressione tesa poteva essere per quel motivo o per costipazione vista la pressione alla quale erano sottoposti i bottoni della giacca che indossava l’uomo. Amelia allontanò lo sguardo dal quarto bottone della giacca pronto a staccarsi e tornò a guardare la stanza

“credevo che lo scopo di affrontare mezza giornata di fila fosse quello di incontrare il principe” replicò cercando di concentrarsi sulla tappezzeria e non sul famoso bottone, era sicura che se si fosse girata verso suo fratello lo avrebbe trovato a fare lo stesso, avrebbero potuto scommetterci sopra. Tappezzeria, quadri, specchi, si ripeté nella testa Amelia. Quello sciocco principe non poteva trattare in quella maniera delle persone, senza contare che non avrebbe avuto senso affidare l’incarico di valutare le candidate a quei due. Era il principe, per il cielo, avrebbe potuto avere chiunque volesse, e non solo in maniera legittima attraverso il matrimonio, di questo Amelia ne era certa. Nell’angolo alla destra del tavolo alla quale si trovavano i due funzionari notò che il difetto della tappezzeria si faceva più intenso, sembrava addirittura consumato e leggermente sbiadito proprio al centro, la ragazza sorrise fra sé “sono qua per parlare al principe di un campo che circonda il villaggio di Habridge nella contea di Suffolks” mentre parlava si diresse verso il punto consumato del tessuto mentre i funzionari la guardavano sconcertati

“co-cosa?” borbottò il primo, il bottone del secondo scattò e Amelia sentì il fratello ridacchiare alle sue spalle. La ragazza si tolse il guanto dalla mano destra e lo poggiò sul punto rovinato, il primo funzionario scattò e fece per afferrarle il polso ma Martin intervenne, poteva avere solo una sedicina d’anni ma era alto e particolarmente robusto e soprattutto, a dispetto del funzionario, era un conte.

“Chiedo scusa per la mia maleducazione sua altezza” disse Amelia verso la parete “ma il campo di cui vorrei parlarle rappresenta un’ opportunità per la corona” la parete alla quale si stava rivolgendo si scosse, Amelia fece un passo indietro perdendo leggermente l’equilibrio, dalla parete usci una mano guantata in nero che l’afferrò al volo impedendole così di inciampare nell’orlo del suo stesso vestito “lieta di poter fare la sua conoscenza”disse Amelia rimettendosi in piedi e facendo qualche passo indietro per permettere al principe di aprire completamente la porta nascosta nella parete e uscire nel salottino

“sua altezza ci dispiace molto” borbottò il secondo funzionario che guardava la scena terrorizzato, il principe entrò nel salottino mettendosi davanti a Amelia che abbozzò un inchino

“non importa” replicò il principe prendendo un sorso dal calice d’orato che aveva in mano, l’espressione era decisamente divertita mentre squadrava la giovane lady “lady Amelia ha scoperto il mio trucchetto, ha vinto lei e da perdente devo complimentarmi di persona con lei” spiegò “spero che non siate risentita per questo, dovete capire che la mia presenza renderebbe l’attesa in fila ben più lunga della mezza giornata che avete atteso” Amelia abbassò lo sguardo, la sua lamentela non era stata apprezzata

“chiedo venia per essere apparsa impaziente è chiaro che poter scambiare anche solo uno sguardo con sua altezza l’attesa anche di giorni si trasforma in una lieta frenesia come quando si attende la bella stagione” Amelia abbassò lo sguardo per evitare che il principe potesse cogliere nel suo tono l’ironia che non era riuscita a controllare

“alzate quello sguardo lady Amelia con le risposte che date non potete fingere mestizia troppo a lungo” fece lui esibendo un sorriso divertito “il vostro colpo di scena e questo vino portoghese sono la cosa più divertente della giornata” aggiunse alzando il calice e andando ad appoggiarsi al bordo del tavolo dei due funzionari che si stavano guardando attorno incapaci di decidere come comportarsi. Amelia lo osservò in silenzio poggiare il vino accanto a sé e incrociare le braccia costringendo il tessuto della giaccia blu notte a stringersi attorno alle spalle. Negli ultimi anni la nobiltà inglese aveva avuto modo di vedere qualche raffigurazione del principe, circolavano copie dei suoi ritratti e persino schizzi satirici che lo ritraevano sempre con un naso sproporzionato. Ora che ce lo aveva davanti Amelia pensò che il suo naso era davvero bello, effettivamente aveva un taglio aquilino e in cima vi era una leggera gobba forse derivante da una contusione guarita male, ma stava bene con i lineamenti taglienti del suo viso. Folti capelli neri e ricci gli incorniciavano il volto e sul mento si notava un accenno di barba e baffi che incorniciavano delle labbra fini e strette in un sorriso leggermente storto. Amelia valutò in fretta che aveva conosciuto e conosceva gentiluomini più belli ma che il principe oltre la bellezza aveva un fascino che non aveva mai riscontrato in nessuno di sua conoscenza, in nessuna altra occasione “dovreste dire qualcosa ora” disse lui umettandosi le labbra arrossate dal vino enfatizzando ancora di più il suo sorriso sbieco

“a differenza del vino che una volta aperto migliora sempre di più la nostra esperienza, io potrei annoiare con le mie parole” replicò Amelia riprendendosi mentre si dava mentalmente della sciocca per essersi soffermata troppo tempo a fantasticare sull’ aspetto del principe

“avete accennato a un campo poco prima” la incoraggiò

“esattamente” fece lei riprendendo il filo dei suoi pensieri “dovete sapere che a Habridge c’è un campo che potrebbe essere destinato alla coltivazione di cotone, sarebbe incredibile per noi poter sviluppare le nostre coltivazioni senza aspettare i carichi provenienti dalle Indie” disse fermandosi di tanto in tanto per controllare di non perdere l’attenzione del principe, gli occhi blu di lui brillavano ancora incuriositi, così decise di proseguire “il campo in questione è incolto e lasciato a se stesso a causa di una regola reale di cent’anni fa” aveva fatto le sue ricerche e il campo risultava proprietà di una antica famiglia estinta e visto che la corona reale non aveva reclamato la sua proprietà era rimasto lì, brullo e lasciato a se stesso “se si potesse superare questa quisquilia il campo porterebbe lavoro alle famiglie della regione, comporterebbe per la famiglia reale un’ ulteriore fonte di tassazione e…” il principe corrugò la fronte

“e voi cosa ne ricavate?” domandò

“la famiglia Di Blois conosce la tecnica per poter produrre il cotone e abbiamo dei macchinari in grado di lavorarlo” il principe Aaron sbuffò una risata

“ora comprendo” spostò lo sguardo verso Martin “devo dire che avete presentato un accordo vantaggioso per tutti, lavoro per tutti, maggiori tasse e a voi l’affidamento della gestione” il giovane conte annuì guardando la sorella per avere conferma sul fatto di non sbagliare. Amelia abbassò lo sguardo per nascondere la delusione, si era dimentica che gli affari potevano essere condotti solo fra uomini, il principe doveva aver pensato che la sua famiglia l’avesse mandata avanti per ottenere quel contratto. Sforzò un sorriso, doveva esserne contenta, voleva dire che aveva portato a termine il piano. In una falcata il principe si portò a una ventina di centimetri da lei, per qualche istante Amelia trattenne il respiro, alzò lo sguardo dal pavimento

“dopo il vostro colpo di scena mi avete presentato una storia noiosa ma poi ecco che intravedo qualcosa che mi incuriosisce nuovamente sul vostro volto” si portò l’indice a tamburellare sulle labbra impensierito “voglio darvi una possibilità” portò l’indice a indicarla “la prossima settimana a Villa Beauchamp ci sarà il primo ballo della stagione e contrariamente al mio volere io dovrò parteciparvi” fece pressione sul tallone in una piccola giravolta “voi dovrete attirare la mia attenzione, stupirmi”

“ma io non partecipo alla stagione” sbottò piccata Amelia, immediatamente socchiuse gli occhi, doveva imparare a tenere a bada la sua impulsività

“oh” esclamò prevedibilmente Aaron “allora è perfetto” la giovane lady strinse i pugni per ricordarsi di imparare a stare al proprio posto e non parlare “oh temete di non farcela?” domandò rivolgendosi direttamente a lei, Amelia prese un profondo respiro non si sarebbe fatta prendere in giro da un borioso e annoiato principe, alzò il mento e sorrise

“se sua altezza vuole essere stupito, verrà stupito” fece tagliente

“dovrete solo partecipare a un ballo ma il vostro tono sembra quello di un soldato che sta per scendere sul campo di battaglia” la vezzeggiò lui

“e non sono la stessa cosa?” replicò Amelia aggiungendo un inchino “auguro una buona giornata a sua altezza” aggiunse prendendo commiato

“lo è già” disse Aaron guardandola uscire con il fratello alla quale si aggiunse Sir Coape.

 

 

Quando Amelia fu a casa andò a fare una lunga cavalcata, solitamente le dava un senso di tranquillità e l’aiutava a schiarire i pensieri. Contrariamente e contrariandola quel giorno non andò così, rientrò nella sua camera con sua madre che la inseguiva per riempirla di domande e mentre cercava di annuirle a caso e Sir Coepe dava indicazioni a Amy, la cameriera personale della contessa, di allontanarla per darle spazio, Amelia tirò un calcio alla poltrona. “Dannazione” imprecò, si voltò verso la toletta e il suo riflesso allo specchio sembrò ridere di lei. I lisci capelli ramati erano arruffati dalla corsa e avevano perso la loro piega nell’acconciatura, le gote erano arrossate dal vento e i suoi occhi azzurro-grigi apparivano lucidi e stanchi. Aveva rinunciato alla stagione londinese, aveva fatto qualche apparizione giusto per non attirare troppo l’attenzione e ora doveva fare una grande entrata proprio alla prima festa. Come poteva attirare l’attenzione del principe? In che modo in una festa dove chiunque avrebbe cercato di stupirlo?

Guardò la pila di libri che stavano sparpagliati sul letto, la cameriera aveva espresso divieto di non toccarli, doveva farcela, se aveva trovato un modo per coltivare il cotone in quel clima e in quel terreno poteva capire come partecipare a una dannata festa. Sospirò guardando i suoi appunti degli ultimi studi, non ne aveva fatto parola con il principe ma in verità il suo obiettivo era quello di allevare anche bachi da seta. Era possibile, avrebbero avuto cotone e seta senza essere soggetti al commercio con le americhe e le indie. Se solo avesse potuto stupirlo con la sua capacità di produrre la seta. La seta. Quel pensiero fece arrestare il flusso di maledizioni e agitazione, a passi decisi raggiunse il guardaroba, vi si gettò dentro e ne ritrasse una grande scatola dal fondo dell’armadio. Gettò la scatola sul letto e ne apri il coperchio, era un regalo di suo padre, ricordava ancora quando si era presentato sull’uscio della porta dopo essere stato via mesi per lavoro, ricordava il sollievo sul viso di sua madre e il fatto di aver trovato bella la lunga barba di suo padre che risultava rossiccia come i suoi capelli. Dalla scatola Amelia tirò fuori un tessuto in seta finemente ricamata rosa con decorazioni in oro e rosso. Proveniva dalla Cina, suo padre le aveva raccontato che lì i nobili vestivano solo sete pregiate e portavano fiori fra i capelli. Lei era rimasta affascinata da quei racconti tanto che aveva passato anni a fare ricerche su quella cultura. Passò delicatamente le dita sulle decorazioni di pregio del filato  e capì di aver trovato la sua soluzione.

 


 

  
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