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Autore: MesserMoon    10/02/2022    0 recensioni
Tutti commettiamo errori. Ma facciamo anche delle scelte. È importante per James, questa differenza. Ce la mette tutta per non confondere le due cose.
Dal testo:
Ci fu un attimo di silenzio prima che un sorrisetto si facesse strada sul viso di Sirius. "Sarebbe stato davvero d'effetto," fece un cenno con la testa verso la porta. "Pensavo davvero che avrei visto Reg preso a pugni in faccia."
James ricambiò il sorriso. "Avrei voluto, credimi. L'espressione delusa di Moony è stata l'unica cosa che mi ha trattenuto".
Remus alzò gli occhi al cielo, riportando la sua attenzione al suo libro.
"Non so perché te ne sei fatto un problema, l'hai già deluso molte volte in passato."
"Sto cercando di essere un uomo migliore."
Jegulus - Wolfstar
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Note: Salve a tutti! Innanzitutto grazie per essere qui. Quella che state per leggere è innanzitutto una traduzione della storia originale intitolata, per l'appunto, "Choises", scritta dalla meravigliosa MesserMoon e che potete trovare su Ao3.

Mi sono innamorata dal primo momento di questa storia, dei suoi personaggi e dal modo in cui sono stati magistralmente descritti, quindi spero di avergli dato giustizia con la mia traduzione.

La storia è una Jegulus (James/Regulus) e tiene in considerazione anche altre ship (Wolfstar, ovviamente). 

L'ho scoperta tramite tiktok, e a tal proposito vi consiglio il tag #choisesbymessermoon se volete soffrire anche voi, ma attenzione agli spoiler!

A questo proposito, volevo comunicare che probabilmente questa traduzione è già su Wattpad sotto il mio profilo (__pads) e che in NESSUN modo è autorizzata la sua pubblicazione su altri siti o gli stessi senza la mia autorizzazione.

Io stessa ho ottenuto, prima di tradurla e postarla, l'autorizzazione dell'autrice.

Grazie ancora per la pazienza, vi lascio al primo capitolo (ce ne saranno mediamente due a settimana) e aspetto i vostri commenti

- padwes



 

Capitolo 1
 

 

Tutti commettono errori. La maggior parte delle volte - pensò James - dovremmo perdonarle. Se chiedono scusa. Se sentono davvero quelle parole. Lui stesso ha preso alcune decisioni discutibili nella sua vita. Ha fatto passi falsi. Tutti cerchiamo di fare del nostro meglio.

Tutti commettono errori.

Ma facciamo anche delle scelte. È importante per James, questa differenza. Ce la mette tutta per non confondere le due cose.

La notte in cui Sirius si presentò alla porta di casa sua, riusciva a malapena a stare in piedi. Aveva la sua bacchetta. Era tutto ciò che aveva in realtà, non portava nemmeno le scarpe.

"Non ho avuto tempo" disse a James, le parole leggermente confuse. Sirius sorrise mentre lo diceva, ma il sorriso non arrivava fino agli occhi, si spezzava agli angoli della bocca. Prima di quella notte, James non aveva mai capito del tutto cosa significasse volere qualcuno morto. Ma avrebbe potuto ucciderli. Tutti loro. Chiunque avesse mai toccato Sirius.

"Era troppo scontato metterle, vero?" si ritrovà a dire mentre faceva scivolare un braccio intorno al collo di Sirius, portandolo in casa.

"Cosa? Le scarpe?"

"Beh sì, le portano tutti, no? Dove sta un po' di originalità, cavolo? Mi guardo i piedi e già lo so cosa sto per vedere".

"Delle cavolo di scarpe".

"Esattamente!"

Il sorriso di Sirius era un po' più genuino questa volta, anche se James lo sentì tremare sotto le proprie mani.

"Fascisti del cazzo" borbottò Sirius, proprio mentre la madre di James scendeva le scale, la bacchetta accesa, ancora in ciabatte.

"James cosa... oh" si fermò lì, nel bel mezzo della scalinata, e per un momento un'espressione di dolore le si formò sul viso. Ma poi scomparve, all'improvviso.

"Sirius, tesoro, che bello vederti...James il divano, per favore."

James annuì, camminando lentamente e portando Sirius sul divano. Il respiro di Sirius era affannoso e ogni tanto James lo sentiva reprimere un sussulto.

"Scusatemi se vi ho svegliato" disse, la sua voce tesa mentre James lo faceva stendere sul divano.

"Non essere sciocco" prese posto accanto a lui, la mano ancora sul suo braccio, riluttante a lasciarlo andare.

"Sei sempre il benvenuto, lo sai" aggiunse la signora Potter mentre entrava nella stanza dietro di loro, una tazza di tè caldo con se'. La fece levitare delicatamente sul tavolino da caffè.

"Latte, con quattro cucchiaini di zucchero," disse, facendo sorridere Sirius.

"Te lo ricordi"

"Difficile dimenticarlo. Bevi praticamente carie ai denti" rispose James, guadagnandosi uno sguardo acuto da sua madre.

Ma Sirius rise, la testa appoggiata sullo schienale del divano come se non avesse l'energia per tenerla su.

"Cosa posso dire, mi piacciono dolci", strizzò l'occhio a James che sorrise in cambio. Sirius avrebbe flirtato con un lampione se fosse stato abbastanza annoiato. O spaventato. Sirius era capace di circondarsi di fascino come se indossasse un'armatura.

Euphemia si inginocchiò davanti a lui, la sua mano tesa ad accarezzare delicatamente la sua guancia. Sirius era pallido, anche al buio James poteva percepirlo, riusciva a vedere le occhiaie violacee e il livido appena accennato sul lato della mascella. Se lo sguardo di sua madre poteva dire qualcosa, James era certo del fatto che significasse solo una cosa: lo aveva notato anche lei.

"Farò un incantesimo di controllo, tesoro" disse dolcemente, sfiorando la guancia di Sirius con il pollice. "Va bene?"

Ci fu una pausa, un leggero irrigidimento agli angoli degli occhi di Sirius. Poi annuì.

Euphemia prese fiato, allontanò la mano e pronunciò l'incantesimo sottovoce. James poteva sentire la sua magia: calda e dolce, come la cannella. Gli occhi di Sirius si chiusero per un momento, il braccio rigido sotto la mano di James non appena lui glielo strinse. Sono qui, avrebbe voluto dirgli. Sono qui.

Sono qui.

Dopo qualche secondo Sirius si tirò indietro.

La bacchetta di Euphemia le cadde in grembo, ma aspettò che gli occhi di Sirius si aprissero prima di iniziare a parlare, i denti che le torturavano il labbro inferiore.

"Farò un incantesimo per riparare le costole e la caviglia, va bene? Non dovrebbe farti troppo male, ma se è così fermami subito".

"Cosa?" Lo stomaco di James si contrasse. La rabbia, non appena arrivò, fu come un'onda così alta da non riuscire a vedere cosa ci fosse dall'altra parte. Ci annegò dentro.

"Le costole? Ti hanno rotto le cazzo di costole!?"

"James" lo rimproverò sua madre. Ma non poteva evitarlo. Era troppo. Era troppo, cazzo.

"Se ti fa sentire meglio, non penso che siano davvero rotte" Sirius cambiò posizione e trattenne a malapena un gemito. "Sono più tipo...incrinate. Vero Effie?" le disse offrendole un sorriso, mentre lei sbuffava un respiro in risposta.

"Ho bisogno che tu stia fermo, Sirius" fu tutto ciò che disse. Questa volta, quando gli incantesimi furono lanciati, tutto il suo controllo svanì di colpo, piccoli grugniti di dolore uscirono dalla sua bocca mentre le sue ossa piano piano si ricomponevano. James aveva solo voglia di urlare.

"Ecco fatto" disse sua madre piano, spingendo indietro la frangia dalla fronte di Sirius. "Abbiamo finito."

Sirius annuì, gli occhi di nuovo chiusi, mentre sprofondava lentamente sul divano. James si spostò di poco, solo per permettere a Sirius di allungare le gambe.

"Scusa, sono un po' stanco...grazie però, grazie mille. Pensavo di dover andare al St.Mungo. Avevo paura che fossero, sai...venuti a prendermi".

Anche al buio James riuscì vedere sua madre trattenere le lacrime.

"No," disse debolmente, "Nessuno verrà a prenderti Sirius."

"Mmm", fu tutto ciò che riuscì a rispondere, già mezzo addormentato.

I due Potter rimasero immobili per un momento, in silenzio nella loro casa buia, pieni di pensieri che facevano male.

"James, ti dispiace..."

La interruppe con un cenno del capo, muovendosi rapidamente verso l'armadio nel corridoio e prendendo coperte e cuscini per Sirius.

"Vai a dormire mamma" disse piano, mentre tornava nella stanza. "Starò io con lui" continuò, stendendo le coperte sul corpo di Sirius e facendo scivolare delicatamente il cuscino sotto la sua testa.

"Sei sicuro?" chiese.

James si girò verso di lei, offrendole quello che sperava fosse un sorriso rassicurante. "Sì, certo."

Non sarebbe comunque riuscito a dormire ora, o ad allontanarsi in qualche modo da Sirius, in ogni caso.

Lei annuì, gli occhi ancora fissi su Sirius, poi si avvicinò a James per posargli un bacio sulla testa.

"Ehi mamma?" la chiamò, prima che lasciasse la stanza, ancora sussurrando.

"Grazie" disse debolmente, facendo aggrottare le sopracciglia di sua madre.

"Grazie per..." non sapeva come dirlo a parole, non sapeva come dire quanto fosse grato ai suoi genitori per aver amato Sirius, per aver visto quanto disperatamente ne avesse bisogno. Sirius meritava tutto quello. James fece un vago gesto al ragazzo addormentato sul divano. "Solo grazie."

"Ti voglio bene," riuscì a dire lei dopo una breve pausa, la voce sottile e decisamente troppo triste per i gusti di James.

"Ti voglio bene anche io" rispose e poi, quasi senza respirare, continuò: "Non lo lascerò tornare lì".

Lei annuì lentamente. "Lo so."

James scosse la testa. "No, voglio dire, non intendo solo adesso. Non intendo solo quest'estate. Non lo lascerò mai più tornare lì. Da loro."

"Sì," una specie di sorriso triste si fece strada nell'angolo della sua bocca. "Lo so."

E poi la sua espressione cambiò, come se improvvisamente si fosse ricordata qualcosa: "Regulus" il nome uscì dalle sue labbra come un soffio.

James sbatté le palpebre, sbalordito dall'improvviso cambio di argomento. "Cosa?" Non voleva davvero che gli uscisse così freddo.

Sua madre si passò una mano sul viso, con aria stanca. "Non possiamo lasciarlo lì...parlerò con Albus, vediamo se riesco..."

"No, mamma" James guardò velocemente Sirius per assicurarsi che stesse ancora dormendo. "Regulus non è come Sirius. Lui è... non lo so, è uno di loro.

"È solo un ragazzo James."

"Pfft. Non direi, abbiamo praticamente la stessa età."

Lei sorrise un po' dopo questa uscita. "Sì. Esattamente." James si accigliò.

"Non vuole andarsene" insisté. "Gli piace stare lì, gli piace tutta quella spazzatura purosangue. Non lo avrò a casa mia, non lo voglio vicino a Sirius".

Lei inarcò la fronte. "Oh, così questa è casa tua, vero?"

Le guance di James arrossirono, ma non si tirò indietro, le braccia incrociate sul petto mentre sosteneva lo sguardo di sua madre. "Non lo voglio vicino a Sirius," ripeté.

Ci furono alcuni istanti di silenzio prima che Euphemia alzasse gli occhi al cielo, emettendo un lungo sospiro sofferente.

"Scriverò ad Albus domattina..."

"Mamma-"

La sua mano scattò per fermarlo, un chiaro segnale di avvertimento. La signora Potter non era una donna che volevi davvero affrontare in una situazione del genere, e la protesta di James gli rimase semplicemente bloccata in gola.

"Non lascerò un bambino in quella casa James, non se posso evitarlo, quindi non mi interessa davvero cosa pensi di lui. Sono stata chiara?"

A malincuore, James annuì, abbassando la testa.

"Eccellente. Buonanotte allora."

James non rispose, tornò semplicemente verso il divano, strisciando i piedi sul pavimento.

 

Tutti commettono errori.

Ma questo? Il suo amico si era presentato alla sua porta distrutto e tremante nel cuore della notte. Questo non era un errore. Per come la pensava James, i Black avevano fatto una scelta, Regulus compreso. Ed era imperdonabile.




 

Era fantastico avere Sirius tutta l'estate. Senza preoccuparsi del passare del tempo, senza vedere quello sguardo nei suoi occhi mentre i giorni passavano. Certo, c'erano ancora momenti in cui lui...andava alla deriva, finiva in posti che James non riusciva nemmeno a raggiungere. Ma nel complesso, andava molto meglio.

Parlava a pezzetti di quella notte, come se non riuscisse a gestirlo tutto insieme. Prima provò a raccontarlo ai genitori di James e poi, quando arrivarono, anche al professor Silente e ad Alastor Moody.

"Mi hanno chiesto di prendere il marchio" spiegò Sirius, sempre con la stessa voce morta. Anche in quei momenti, riusciva a dire solo qualche dettaglio, niente di più.

"Gli ho detto di andare a farsi fottere e, beh, potete immaginare come sia andata a finire."

James non spinse mai Sirius a dire di più. Guardava gli adulti intorno a loro prendere informazioni da Sirius senza nemmeno rendersene conto, anche sua madre e suo padre, così concentrati su tutto quello che c'era intorno: i politici, la guerra. Non si accorgevano mai di come le loro domande rendessero Sirius completamente nudo, inerme. Non era molto ciò che Sirius riusciva a controllare, e quel poco probabilmente riusciva a tenerlo insieme perché fingeva che non fosse niente, lanciava battute come se fosse il suo show personale. Solo James riusciva a notare quanto tremassero le sue mani o del muffliato che sussurrava la notte intorno al suo letto.

Ma al di là di tutto questo, l'estate era meravigliosa. Luminosa e calorosa: giocavano a quidditch quasi tutti i giorni, volteggiando l'uno intorno all'altro nel cortile, tuffandosi in cerca di boccini che erano lì solo per vedere se uno dei due riuscisse ad acciuffarlo, portando le loro scope al limite della velocità e colpendo bolidi a destra e a manca.

Silente andava e veniva da casa Potter, ma soprattutto non si parlava più di Regulus. O comunque non che James sapesse. Era contento. Regulus era l'ultima cosa di cui Sirius aveva bisogno in quel momento.



 

"Proverete a comportarvi bene, vero?" chiese Euphemia, già pronti sul binario 9 3/4, il treno pronto a partire dietro di loro.

"Provarci?" chiese Sirius con leggerezza, sorridendo mentre la signora Potter gli posava un bacio sulla testa. "Certo che possiamo provarci".

"E' sicuramente uno dei buoni propositi di quest'anno" concordò James, mentre riceveva anche lui il suo bacio.

Sua madre alzò gli occhi al cielo, dando una gomitata al marito mentre lui tentava di soffocare una risata.

"Mi dispiace solo per Minerva," riuscì a dire Fleamont, tra una risata e l'altra.

James arricciò il naso.


"Perché scusa, semmai dovresti compatire me per la quantità di compiti che ci dà quella donna..."

"James!" lo rimproverò sua madre.

"Sì Jamie, è stato terribilmente scortese. Tutti sanno quanto la McGranitt sia felina".

"Sirius!"

James ridacchiò. "ag-gat-tivante nei suoi giorni migliori."

"Gatt-iva in quelli ancora più migliori."

"SIRIUS".

"Oh, cos'è quello-penso che faremmo meglio ad andare, non voglio perdere il treno" Sirius tirò su James, che intanto si era piegato in avanti per le risate.

"Dico sul serio! Hey voi due!" Euphemia li richiamò, non sembrando poi così arrabbiata come probabilmente voleva essere. "Comportatevi bene...e state attenti!"

James salutò sua madre prima di essere trascinato sul treno da Sirius, entrambi ancora che ridevano istericamente.

"Gatt-iva" James stava ancora borbottando tra sé e sé mentre si spingevano lungo il treno in cerca degli altri. Non ci misero molto a trovarli. Non lo facevano mai, anche senza la mappa.

James aveva sempre percepito come una tensione quasi elettrica tra loro quattro. A volte giurava di sentirseli letteralmente addosso, come fili avvolti intorno alle costole. Sarebbe riuscito a trovarli ovunque.

"Ciao ragazzi!" sorrise Sirius, spalancando la porta dello scompartimento con un botto, facendo quasi cadere Remus dal sedile.

"Non riesci ad entrare normalmente in una stanza, vero?" borbottò, raddrizzandosi. "Devi sempre presentarti come la cavolo di regina."

"Ah, ma Moony" tubò, mentre si lasciava cadere sul sedile accanto a lui. "Io sono la regina."

James guardò Remus lottare per mantenere una faccia seria. "Ah, ma davvero?"

Sirius annuì gravemente. "Se non mi credi rispondi a questo: ci hai mai visti entrambi nello stesso posto e nello stesso momento?"

Questo fu abbastanza per far ruggire di nuovo James, e Peter sbuffò così forte che quasi soffocava.

"Sei assurdo, lo sai vero?" sparò Remus prima di tornare al suo libro, incapace di trattenere una nota d'affetto nella sua voce.

"Tutto per te, amore mio."

James pensò, per un momento, di riuscire a vedere il rossore sbocciare sulle guance di Remus, ma non ci fu abbastanza tempo per pensarci prima che la porta della carrozza venisse spalancata di nuovo.

"Questa cazzo di genetica" borbottò Remus sottovoce mentre loro quattro fissavano il nuovo arrivato.

Regulus Black si fermò di colpo, apparentemente altrettanto sorpreso di vederli, tanto quanto loro fossero sorpresi di vedere lui.

"Scusate" disse, incontrando gli occhi di Sirius e poi scostandosi all'istante, come se si fosse alzato un muro, "pensavo fosse vuoto".

"Non ci hai sentito?" chiese Peter, suonando sinceramente curioso.

"No."

I suoi occhi erano ancora su Sirius e questo fece scattare un prurito alle mani di James. Erano simili, i due fratelli: stessi capelli scuri e occhi grigi. Sirius era più alto, più largo sul petto e sulle spalle, una corporatura da battitore. Regulus era, beh...non c'erano altre parole per definirlo. Regulus era bello. Sembrava uno di quei cherubini di un dipinto rinascimentale, solo più imbronciato.

"Ti serve qualcosa?" disse James, le parole gli uscirono prima che il suo cervello decidesse di iniziare a parlare.

Regulus sussultò come se avesse dimenticato che gli altri erano lì, sbattendo le palpebre un paio di volte prima di abbassare lo sguardo di Sirius.

"No" disse, di nuovo. Probabilmente era la sua parola preferita.

"Fantastico" James batté le mani. "Quindi immagino tu possa andare, no?"

Ma Regulus non si mosse, continuò a stare lì, una strana tensione sul viso, la mascella che si stringeva prima di aprirsi. Il silenzio imbarazzante era durato fin troppo per i gusti di James.

Alla fine, Regulus alzò di nuovo gli occhi, guardando con determinazione suo fratello.

"Stai bene?"

Sirius divenne rigido, anche dall'altro lato dello scompartimento James riuscì a vederlo - il flettersi delle braccia, l'alzarsi delle spalle. Quando era con la sua famiglia, James lo riconosceva a malapena, tutta la luce che usciva da Sirius sembrava prosciugarsi. Erano un branco di maledetti Dissennatori, i Black. Lo erano davvero.

"Bene?" chiese Peter confuso, gli occhi che guizzavano avanti e indietro tra i due fratelli. "Perché non dovrebbe stare bene?"

Nessuno gli rispose. Remus, che doveva essere altrettanto confuso, chiuse il libro di colpo, gli occhi pieni di preoccupazione mentre guardava Sirius come se non ci fosse nessun altro nella stanza.

"Sì" disse alla fine Sirius. "Certo Reg, sto bene."

James poté sentirla di nuovo, la rabbia che era salita dentro di lui la notte in cui Sirius si era presentato a casa sua, sanguinante e dolorante. Spezzato.

"Hai finito adesso?" scattò, quando Regulus continuava a stare lì.

"Non sono affari tuoi" rispose Regulus.

James riuscì praticamente a sentire la magia scorrergli sotto la pelle mentre le sue mani si stringevano a pugno.

"Col cazzo che sono affari miei! Pensi di poter entrare qui dentro come se andasse tutto bene? Come se tu non l'avessi picchiato a sangue..."

"Che cosa?" strillò Peter, ma James riuscì a malapena a prestare attenzione, i suoi occhi bruciavano in quelli di Regulus, che gli restituiva lo stesso sguardo.

"Tu non sai niente."

"Ne so abbastanza."

"Non l'ho mai toccato".

"Ma non li hai fermati!" James era improvvisamente in piedi, la voce troppo alta per il piccolo scompartimento. Lui e Regulus erano in punta di piedi adesso, e James era sì qualche centimetro più alto di lui, ma non tanto quanto avrebbe voluto.

"Non potevo" disse Regulus dopo un momento, le parole che a malapena riuscivano a superare i suoi denti serrati. "Non potevo."

C'era una piccola parte di James che probabilmente sapeva quanto fosse vero. Ma in quel momento non riusciva ad essere preoccupato per lui.

"È questo che dici a te stesso?" chiese, gli occhi che scorrevano sul ragazzo più giovane, con disgusto. "Ci hai almeno provato, cazzo?"

Le sue guance arrossirono, ma la rabbia nei suoi occhi ritornò con tutta la sua forza. "Se solo la smettesse di inimicarseli..."

"Inimicarse-oh cazzo, mi stai prendendo in giro?" gridò James indignato, afferrando la sua bacchetta.

"James" il suo nome risultò breve e forte. Un ordine. Abbassò lo sguardo e vide Remus che lo fissava in modo mirato, una delle sue mani stringeva il braccio di Sirius-Sirius sembrava preferisse essere da qualche altra parte. James voleva solo proteggerlo. Voleva tenerlo al sicuro. Avrebbe solo voluto sapere come fare.

"Adesso basta, ok?" concluse Remus. James voleva reagire, lo voleva davvero, ma lo sguardo malato sul viso di Sirius lo trattenne.

"Bene" borbottò, abbassando la mano e guardandolo male mentre prendeva di nuovo posto accanto ad un Peter molto confuso. Regulus aveva un'aria esasperatamente compiaciuta per uno a cui era appena stato fatto del male. Aprì la bocca per parlare, ma Sirius lo fermò.

"Vai, Reg" suonò stanco, e fece male al petto di James. "Vai e basta, ok?"

Suo fratello esitò solo per un momento, gli occhi che scorrevano su Sirius prima di annuire cautamente con la testa. Non si preoccupò di guardare di nuovo James prima di aprire la porta dello scompartimento e scivolare di nuovo nel corridoio, proprio come la serpe che era.

Per un momento, il loro silenzio, il rumore del treno e alcuni studenti chiassosi fuori dallo scompartimento, furono l'unica cosa che riempiva lo spazio. Alla fine James sospirò, portando il suo sguardo su Sirius.

"Mi dispiace."

Ci fu un attimo di silenzio prima che un sorrisetto si facesse strada sul viso di Sirius. "Sarebbe stato davvero d'effetto," fece un cenno con la testa verso la porta.

"Pensavo davvero che avrei visto Reg preso a pugni in faccia."

James ricambiò il sorriso. "Avrei voluto, credimi. L'espressione delusa di Moony è stata l'unica cosa che mi ha trattenuto".

Remus alzò gli occhi al cielo, riportando la sua attenzione al suo libro.

"Non so perché te ne sei fatto un problema, l'hai già deluso molte volte in passato."

"Sto cercando di essere un uomo migliore."

Sirius sbuffò, appoggiandosi allo schienale, una gamba piegata sul sedile, l'altra distesa, occupando una quantità irragionevole di spazio per i piedi. "Capito" assume un'aria piuttosto altezzosa. "Non starai cercando di impressionare un certo prefetto, vero?".

James emise un sospiro melodrammatico, le mani strette al petto mentre fissava Remus con occhi a cuoricino. "Sto solo aspettando il giorno in cui si sveglia e si rende conto che sono sempre stato qui."

Remus sbuffò, alzando gli occhi dal suo libro. "Oh, lo so dove sei sempre stato James, e non ho intenzione di toccarti con la mia asta di 30 centimetri."

Sirius quasi abbaiò mentre rideva, il che era davvero appropriato e il rumore che riempiva il piccolo spazio si dissolse in una risata isterica.

Remus alzò gli occhi al cielo. "Così è troppo facile prenderti in giro, davvero."

"Moony non possiamo farne a meno, sei fottutamente esilarante", Sirius gli diede una pacca sulla schiena.

"E non permettere a nessuno di dire il contrario", aggiunse James, asciugandosi le lacrime dagli occhi.

"Comunque" ​continuò Sirius, "stavo pensando a un prefetto leggermente più rosso," lanciò uno sguardo a James, alzando e abbassando le sopracciglia in un gesto che era in egual modo suggestivo e ridicolo.

"Davvero? Non mi viene in mente nessuno," fece spallucce, improvvisamente interessato alla sua bacchetta.

"Ah è così?"

Fece ancora spallucce, anche se riuscì a percepire il rossore scaldargli il viso. "Scusa amico, non riesco proprio a capire a chi ti riferisci."

Sirius riuscì a malapena a contenersi, ma Remus invece parlò. "Quindi è questa la tua nuova strategia? Fingere di non esistere? Non sono sicuro se questo può considerarsi un progresso o una regressione"

Sirius sbuffò. "Secondo me una regressione."

"Non è una strategia," James si aggiustò i vestiti. "Ho semplicemente smesso di starle dietro, tutto qui".

Tutti gli altri tre gli lanciarono sguardi quasi identici di incredulità.

"Stai facendo finta," si intromise Sirius.

Ma James scosse la testa, le guance ancora in fiamme. "No, davvero. È dannatamente estenuante essere respinto tutto il tempo. Nemmeno io ho una scorta illimitata di orgoglio".

Era possibile che non fosse del tutto sincero. Aveva scavato un po' dentro se stesso durante l'estate, arrivando alla conclusione che i gesti fastidiosi e vistosi che faceva nel tentativo di corteggiare Lily Evans stavano diventando un po', beh, stancanti. James non aveva mai considerato se stesso come una persona prevedibile, e in realtà faceva male ogni tanto quando lei lo rifiutava con un attacco particolarmente acuto - e di solito anche abbastanza accurato - del suo personaggio. Ma c'era una piccola parte di lui che sperava che questo suo nuovo modo di approcciassi portasse finalmente Lily Evans ad amarlo? Sì. Decisamente. Di certo che aveva intenzione di dirlo a nessuno.

"Wow" esclamò Sirius, " E' la fine di un'era, vero?"

James alzò di nuovo le spalle, forzando una disinteresse che non sentiva. "Pazienza, ci sono altri pesci nel mare e tutte quelle cose lì"

Remus sbatté le palpebre, guardò il suo libro, sbatté di nuovo le palpebre. "Il mio bambino è cresciuto" disse con un labbro tremante.

"Oh sta zitto!"

James si allungò per dargli un pugno giocoso sul braccio, Remus lo respinse con il suo libro, provocando una nuova risata generale.

"Fermi tutti! Non che io non sia affascinato dalla vita amorosa di James, o dalla mancanza di essa..."

"Ehi!" picchiò James, ma Peter lo ignorò, rivolgendosi a Sirius e facendo precipitare una pietra nello stomaco di James. "Ma qualcuno mi spiega cosa è appena successo con Regulus? Si comportava come se non ti vedesse da settimane".

La posizione pigra di Sirius divenne improvvisamente rigida. "Probabilmente perché è così. Ho passato l'estate dai Potter".

Ci fu silenzio in un attimo.

"Tua madre te lo ha permesso?"Sirius fece spallucce. "Non penso che le importi più di tanto ad essere onesti. Non più, comunque"

Peter storse il naso all'insù, mentre Remus rimase immobile, mortale, gli occhi fissi su Sirius come se fosse preoccupato che qualsiasi movimento improvviso lo spaventasse. Non era un'ipotesi così sbagliata. Sirius diventava sempre nervoso quando si parlava della sua famiglia.

"Non ti metterai nei guai così?" chiese Peter alla fine, con un tono che suggeriva che c'era sicuramente altro da dire alla storia appena raccontata

"Non so come potrei farlo, visto che non ho intenzione di tornare a casa" sorrise, ma non sembrava del tutto a posto e James sentì il suo petto stringersi al pensiero che Sirius non stesse bene.

"Non tornerai a casa?" Remus ripeté lentamente, lo sguardo che saltava dal viso di Sirius a quello di James

James annuì. "Ha preso la residenza permanente da me, questo fottuto vagabondo."

"Ooh, così mi regali l'aria da tipo misterioso," sorrise Sirius. "Ora, chi di voi stronzi vuole perdere a spara schiocco?"
 

E questo è quanto.



 

Era bello essere di nuovo nel dormitorio. Era sempre stato bello, loro quattro insieme, come se si appartenessero. Certo, era meno bello essere di nuovo in classe. Non è che James avesse problemi con la scuola a livello pratico: tutto sommato, era uno studente piuttosto brillante. Il che aveva avuto l'effetto indesiderato di rendere la scuola un po' un lavoretto. I primi anni si era divertito ad essere il primo della classe, ma l'interesse era andato a scemare. Adesso lasciava che Remus e Lily litigassero per il primo posto, aveva questioni più importanti di cui occuparsi: scherzi da progettare, caos da diffondere, eccetera eccetera. Sirius era lo stesso. O lo era stato. Le cose erano un po'...diverse, quest'anno. Se fosse stato costretto ad ammetterlo, cosa che a volte era costretto a fare da un lupo mannaro particolarmente preoccupato, avrebbe detto che Sirius era stato più sconsiderato quest'anno rispetto al passato. C'era un'energia caotica che sembrava aleggiare sotto la sua pelle e minacciava di esplodere da un momento all'altro. Peccato per i babbei che erano in giro quando questo succedeva.

"È solo la seconda settimana," gli sibilò Remus dall'altra parte del tavolo della biblioteca mentre James cercava a malincuore di completare i suoi compiti di pozioni.

"Sorprendentemente, so tenere il conto anche io."

Non aveva bisogno di alzare lo sguardo per sapere che Remus stava alzando gli occhi al cielo.

"È stato in punizione praticamente da quando siamo arrivati ​​qui."

James fece spallucce. "Non è poi così strano per lui."

Ci fu un'altra pausa da parte di Remus, senza dubbio per alzare gli occhi ancora più al cielo.

"James".

Fu il cambiamento nel suo tono che finalmente fece alzare lo sguardo a James-Remus sembrava...spaventato. Incontrò i giganteschi occhi castani imploranti di Remus ed emise un sospiro, lasciando cadere la piuma e facendo scorrere una mano tra le ciocche di capelli.

"Sì, va bene, ha avuto una settimana un po' piena."

Non è che Sirius avesse fatto qualcosa di particolarmente stravagante: trasfigurare la signora Norris in un'anatra, attaccare le posate Serpeverde al tavolo con un incantesimo appiccicoso permanente, liberare i bolidi nel corridoio (quello era stato un po' estremo). Sebbene fosse sicuro che Remus fosse preoccupato per tutte le giuste ragioni - di solito lo era - personalmente, la cosa di cui James era più irritato era il fatto che non era stato consultato per nessuna di queste malefatte.

"E' stato l'impulso del momento", disse Sirius quando affrontarono l'argomento. "Ero semplicemente nel posto giusto al momento giusto, lo sai che se ci avessi pensato anche solo per un secondo te l'avrei detto."

Incredibilmente questo non aveva soddisfatto neanche lontanamente l'ego di James.

"Sono preoccupato per lui," sussurrò Remus, riportando James al presente.
"Lo so."

Le guance di Remus divennero rosa mentre guardava in basso, giocherellando con la sua piuma. "Mi sento come se mi fossi perso qualche pezzo", disse infine. "So che è successo qualcosa quest'estate. Ma io non...voglio dire, so che non è semplicemente uscito da quella casa. E so che non sono davvero affari miei..."

"Chi lo dice?"

Remus alzò lo sguardo, inviando a James un sorriso grato.

"Ascolta, Moony", posò le braccia sul tavolo, avvicinandosi al suo amico, "siamo una squadra, no?"

"Giuro su Merlino, se stai per fare un riferimento al quidditch."

James ride. "No, no, non ti farei mai una cosa genere."

"Lo faresti sicuramente."

James spinse scherzosamente la spalla di Remus. "Sto solo dicendo, o meglio, sto solo cercando di dire che siamo tutti e quattro. Ci stiamo dentro insieme".

Remus inarcò la fronte. "In cosa ci stiamo dentro insieme?"

James indicò lo spazio intorno a loro. "In questo, la vita, tutto. Ci siamo dentro insieme. Ci tieni a lui, vuoi aiutarlo, lo capisco. Penso che dovrebbe raccontarti tutta la storia, davvero. Ma non posso dirtelo io, perché non è la mia storia".

Gli occhi di Remus si spalancarono. "Non stavo cercando di..."

Ma James agitò una mano pigra, scacciando le sue preoccupazioni. "Ti conosco Monny, lo so. Te lo dico solo per farti capire che non c'è un club segreto tra noi due".

Ci fu una pausa scomoda alla quale James non era del tutto preparato.

"Voglio dire," Remus alzò leggermente le spalle, "un po' sì."

Sa che non sarebbe dovuto succedere, ma quelle parole presero James sul vivo, si passò una mano frustrata tra i capelli.

"Non è un problema James, sto bene," continuò Remus, cercando chiaramente di nascondere quanto in realtà non stesse bene. "Ti è permesso avere un migliore amico."

James si accigliò. "Ho tre migliori amici".

Remus inarcò un sopracciglio, scettico, ma James si rifiutò di fare marcia indietro. Dopo alcuni minuti passati a fissarsi l'un l'altro Remus si interruppe, scuotendo la testa con una risata. "Gesù James, va bene, ho capito."

James sorrise. "Mi piace avere ragione".

"Non credo sia esattamente quello che ho detto," sbuffò Remus, ma il piccolo sorriso ancora nell'angolo della sua bocca era abbastanza per soddisfare James.

"Ascolta, Moons," ricominciò, con tono più serio, "io e Sirius siamo simili, almeno nei modi più ovvi, nei modi che tutti possono vedere. Siamo sicuramente più simili di te e me o di me e Pete, ma questo non significa che ti ami di meno, ok?"

Remus sbattè le palpebre, uno sguardo sul viso che James non riuscì a leggere. "James", disse lentamente, "mi stai facendo la proposta?"

James sbuffò, guadagnandosi uno "ssh" aggressivo dal Corvonero al tavolo accanto.

"Perchè?" inarcò la fronte in modo suggestivo, "diresti di sì?"

"Assolutamente no."

Ah," si strinse il petto. "Remus, mi hai ferito."

Remus alzò gli occhi al cielo, raccogliendo di nuovo la piuma. "Sono sicuro che sopravvivrai", fece passare la punta sopra la sua pergamena ma senza scrivere nulla. Poi parlò: "grazie, per averlo detto", la sua voce un po' tesa, "io...lo apprezzo molto."

James annuì. "Ma figurati."

"E Sirius..."

James sospirò. "Sirius," si strofinò la faccia con le mani prima di lasciarle cadere sul tavolo. "Penso che dobbiamo solo, sai, tenerlo d'occhio. Esserci. Quando ha bisogno di noi".

"Penso che possiamo gestirlo."

"Si, anch'io."

Ci fu un attimo di silenzio prima che entrambi tornassero con riluttanza ai compiti. Beh, James era riluttante, Remus sembrava perfettamente felice. In più, il bastardo aveva già finito il suo tema di pozioni e si rifiutava molto rudemente di far copiare James.

"Ehi James," riprese Remus dopo che passarono alcuni istanti. I suoi occhi si alzarono brevemente, ma quelli di Remus erano ancora sulla pergamena di fronte a lui.

"Ti amo anch'io, solo perché tu lo sappia." Le parole erano calme e veloci e tutte schiacciate insieme ed era così affascinante e così lunatico che il sorriso di James era quasi troppo grande per la sua faccia.

"Penso a luglio."

Remus alzò lo sguardo. "Luglio?"

"Per il matrimonio." ridacchiò James, chinandosi sotto il tavolo mentre una penna gli veniva lanciata in testa.


 

La prima volta che rivide Regulus dopo la vicenda del treno, James si stava intrufolando nelle cucine del castello sotto il mantello dell'invisibilità poco dopo mezzanotte. Era la terza settimana di scuola e le malefatte di Sirius non erano affatto diminuite. James era preoccupato che Remus stesse iniziando ad invecchiare prematuramente.

Il problema con Sirius era che dovevi lasciarlo fare per po', senza esagerare ovviamente, ma era come se i suoi sentimenti fossero troppo grandi. Troppo grandi per parlare o pensare, quindi doveva agire.

James girò un angolo e quasi inciampò nella persona dall'altra parte. Fortunatamente, si riprese in tempo, appiattendosi contro il muro mentre un Serpeverde dall'aspetto molto deciso lo superava. Ci vollero alcuni istanti prima che il suo cervello si mettesse in pari, riconoscendo i capelli neri e l'espressione altezzosa. Quando si rese conto di chi fosse, Regulus era già a metà di una rampa di scale, molto lontano dalla sala comune dei Serpeverde. Per un momento James rimase congelato. Incapace di decidere quale fosse più forte: la sua fame o la sua curiosità.

Aveva appena preso una decisione quando decise di salire le scale due alla volta, cercando di colmare il divario tra lui e Regulus prima che lo perdesse di vista.

Il ragazzo più giovane non si muoveva per niente come Sirius: aveva lineamenti rigidi e una postura perfetta. Fece venire voglia a James di farlo inciampare. Che cazzo di pretenzioso. Se non fosse stato così preoccupato dalla posizione delle spalle di Regulus, e delle braccia...e...dei fianchi, probabilmente si sarebbe reso conto di dove erano diretti. Ma fu solo quando Regulus aprì la porta, con James alle spalle, che si rese conto che erano saliti fino alla torre di astronomia.

James si appoggiò al muro esterno, osservando Regulus che si dirigeva verso il bordo della torre. In estate, quando non faceva così tanto freddo dopo il tramonto, era lì che le persone andavano a pomiciare, o ad osare qualcosa di più se si sentono avventurose. Ma in qualche modo James non riusciva a immaginare che Regulus fosse il tipo da fare un ragionamento del genere - lui non era per niente come Sirius.

L'altro ragazzo era chino oltre il bordo della ringhiera, gli occhi fissi al cielo che, a dire il vero, era piuttosto sbalorditivo a quest'ora della notte. Tutto velluto nero e stelle scintillanti. La luna stava cominciando a riempirsi, quella era una cosa che James aveva imparato a guardare col tempo.

Continuava ad aspettarsi che qualcuno entrasse dalla porta, sicuramente questo doveva essere una specie di appuntamento, anche se non per forza sessuale. Ma no. Non venne nessuno.

L'unica cosa che successe, era Regulus che estraeva un telescopio dalla tasca, lo ritrasse con la forza della sua bacchetta e poi iniziò a guardarci il cielo. Per un minuto orribile James si chiese se se n'era appena andato via dalle cucine per guardare Regulus fare i compiti di astronomia.

James si spostò dal muro e si avvicinò, osservando Regulus che ruotava una dozzina di quadranti diversi, regolando le lenti. Qualunque cosa stesse facendo, la faceva spesso. Nessuno dei suoi movimenti era incerto. Aveva sempre pensato che Regulus fosse molto più piccolo di loro, anche se avevano solo un anno di differenza. Ma era cresciuto durante l'estate, James aveva notato la sua altezza sul treno, ma ora poteva vedere che le sue spalle e il suo petto avevano iniziato a riempirsi, i suoi capelli erano più lunghi. Come quelli di Sirius, tranne per il fatto che i suoi erano più ordinati.

Alla fine, le mani di Regulus smisero di muoversi. Rimase lì a fissare attraverso il telescopio per alcuni minuti prima di sospirare e raddrizzarsi, gli occhi ancora fissi al cielo.

"È peggiorato, sai" le parole pesanti, "da quando te ne sei andato".

James sussultò al suono della sua voce, sorpreso e momentaneamente spaventato di essersi in qualche modo lasciato sfuggire il mantello dell'invisibilità. Ma no, Regulus non lo stava guardando, i suoi occhi erano ancora fissi davanti a sé.

"Hai pensato, per un secondo, a cosa mi sarebbe successo?" rise, freddamente, guardando in basso per la prima volta e strofinando la scarpa per terra.

"Non so più come gestirli, una volta magari sì, ma adesso è...cazzo, adesso non riesco neanche più a respirare."

La sua voce era diventata pesante e James pensò che ci fosse una possibilità che stesse davvero piangendo, ma quando alzò lo sguardo, il suo viso era asciutto. Lo strofinò con le mani prima di emettere un sospiro esausto. I suoi occhi vennero catturati dalla luce della luna e quella vista fece trattenere a James il respiro nel petto. Ci fu qualcosa di travolgente in loro. Non pensava di aver mai visto Regulus così pieno prima d'ora. Normalmente era il ritaglio rigido di una persona, era il pappagallo dei suoi genitori, praticamente bidimensionale. Ma non qui, non quella sera.

Quella notte, James lo vedeva grande.

Quando smise di guardare attraverso il telescopio, agitò la bacchetta e quello divenne delle dimensioni di un portachiavi. James lo guardò infilarselo in tasca, lo guardò tornare al castello, il rumore di passi lontano udibile anche dopo che la porta si era chiusa.

Si sentiva fuori di testa. Per tutto il tempo in cui aveva conosciuto Regulus, lui era stato un idiota viziato e senza spina dorsale che aveva trattato Sirius come se fosse una delusione costante. Una vergogna per la sua famiglia. Ma qualunque cosa fosse quella a cui aveva appena assistito- e non era ancora del tutto chiaro su cosa fosse appena successo - semplicemente non calzava con la persona che credeva di conoscere.

Ci stava ancora rimuginando sopra quando attraversò il ritratto ed entrò nella sala comune di Grifondoro, con il mantello dell'invisibilità in mano.

"Oh!" alzò lo sguardo e vede Sirius, Peter e Remus che aspettavano tutti vicino al fuoco, tutti gli altri chiaramente sono andati a letto. Sirius alzò le sopracciglia e indicò con enfasi le mani visibilmente vuote di James.

"Ma che diavolo Prongs? Dov'è la roba da mangiare?"

"Eh? Che roba?" ma non appena le parole lasciarono la sua bocca, gli venne in mente perché in primo luogo era uscito durante il coprifuoco. "Giusto, ehm...scusa, Gazza era lì, così..." fece spallucce, prima di dirigersi verso le scale.

"Gazza?" Sirius strillò indignato dietro di lui. "Da quando Gazza ci ha mai impedito di fare qualcosa? Avevi il mantello per l'amor del Dio!"

James non si preoccupò di rispondere, sentendosi improvvisamente incredibilmente stanco mentre si avvicinava di corsa alla stanza del dormitorio. Non indossò il pigiama, si spogliò dei pantaloni e si infilò sotto le coperte, chiudendo le tende del letto. Voleva che andasse via, qualunque diavolo fosse questa strana sensazione che si trovava nella bocca dello stomaco.

Nonostante i suoi migliori sforzi, la sua mente continuava a soffermarsi sul ricordo della faccia di Regulus, quegli stupidi fottuti occhi. L'ultima cosa che sentì prima di addormentarsi fu la voce di Regulus nella sua testa, che sussurrava più e più volte.

Non riesco a respirare.

   
 
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