“Se odi una persona odi
qualcosa in lei che è parte di te.
Ciò che non è parte di noi
stessi non ci disturba”.
Hermann Hesse
Capitolo 2
La Guerra Lampo
“Sabri, svegliati!”.
Aprii lentamente l’occhio destro e vidi mia
madre che mi scrollava pesantemente, con impazienza.
“Mmh”
mugnai in risposta, girandomi sull’altro fianco.
“Sabri, c’è Ilaria giù! Ha portato l’invito
per la festa dei suoi 18 anni! Alzati!” mi informò. A stento aprii l’altro
occhio e vidi che era molto ma molto seccata, così mi tirai su a sedere.
“Ho detto alzati, non siediti! Sono le
undici e mezzo, stai dormendo da più di dodici ore” si spazientì. Mi voltai a
guardarla e scossi il capo. In realtà mi
ero addormentata verso l’una, e non sapevo nemmeno il perché. La presenza di
quello sconosciuto mi turbava, e non mi ero calmata finchè non erano tornati i
miei.
“No, grazie al vostro bel piano di tenermi
all’oscuro di tutto quel tipo della dependance mi ha vista mezza nuda e abbiamo
avuto anche un bel battibecco. Perché è vera la storia di quello che si è
affittata la dependance, vero?” chiesi conferma poi, all’improvviso, e la mia
voce da assonnata divenne terrorizzata.
Mamma mi guardò, ora più preoccupata. “L’hai
incontrato? Io credevo che fosse venuto mentre dormivi…”si scusò. “Te lo volevo
dire ieri ma non sei venuta con noi e andavo di fretta”.
Almeno le sue parole mi confermavano che
quel tipo era sul serio ciò che mi aveva detto di essere e non un ladro ben
organizzato con buone doti di attore.
“Si mamma, l’ho incontrato! Ero andata nelle
dependance per starmene tranquilla, mi sono fatta la doccia, ho lavato i
capelli e quando stavo per andare a prendere la spuma mi sono ritrovata questo
estraneo che apriva la porta! Stavo morendo di paura” ammisi e lei mi guardò
dispiaciuta. Forse per questo non continuò a dirmi di darmi una mossa e sospirò.
“Tesoro, sai che noi non abbiamo bisogno di
affittare la dependance, ma questo ragazzo viene a ripetizioni da me ed è così
caro e gentile che quando mi ha detto di aver bisogno di un posto in cui stare
io e tuo padre subito gli abbiamo proposto di venire da noi e lui ha accettato
volentieri, si trova molto bene anche con Gabriele nonostante sia molto più
grande di lui, ha 28 anni, e spero valga lo stesso per te” continuò.
La guardai incredula e scossi il capo. “No,
io non faccio amicizia con i guardoni…” dissi decisa, e a quelle parole mamma
mi guardò scossa.
“Che hai detto?”.
“Insomma, mamma, io ero vestita così” e così
dicendo indicai la maglia di papà che portavo ancora addosso, “E lui appena mi
ha vista subito si è soffermato a guardarmi le gambe e…”.
Mamma rise divertita. “Piantala, Sabri, sei
diventata egocentrica tutto ad un tratto?”
mi rimproverò. “Vedi che ti sei sbagliata, più che altro doveva essere
sorpreso di vederti, tutto qui” cercò di difenderlo e la guardai imbronciata.
“Bene, me ne vado via per qualche settimana
e subito mi rimpiazzi con il primo sconosciuto” sbottai, alzandomi come una
furia dal letto.
“Quello sconosciuto ha un nome, Cristian, e
nel caso non lo sapessi è orfano…”.
“Anche la mia migliore amica è orfana eppure
non le avete mai proposto di venire a stare nelle dependance!” ribattei,
iniziando ad innervosirmi.
Mamma mi guardò offesa e mi si avvicinò. “Lo
sai che Titti è orgogliosa e avrebbe rifiutato” mi ricordò.
Sbuffai spazientita e feci un gesto con la
mano, come per invitarla ad andare via. “Oggi non è giornata, mamma, vai giù da
Ilaria e dille che sto scendendo” dissi rapidamente.
Lei ubbidì senza rispondermi. Il fatto che
ci fosse questo Cristian nelle vicinanze, che per di più si era aggraziato i
miei genitori, mi dava un po’ ai nervi e nemmeno sapevo il perché. Poi mi dissi
che papà non avrebbe mai tradito la sua
piccolina per qualcun altro, e ne restai convinta finchè, affacciandomi dal
balcone della stanza, non li vidi insieme nell’atto di aggiustare un pezzo del
motore dell’auto dello sconosciuto con un’aria molto amichevole.
Sbuffai e scesi giù, dicendomi di dover
lavare al più presto i capelli visto che facevano pena anche legati in una
coda.
Una volta in soggiorno vidi Eliana, amica
storica dei miei insieme a suo marito Niko, con sua figlia minore Ilaria.
Ilaria si può dire un po’ la mia “protetta”: a contrario di sua sorella
maggiore Stella, è un po’ timida e insicura visto che ha sempre subito il
paragone con lei, che secondo tutti, giornali compresi, sia più bella e
sveglia.
Invece io credo che Ilaria sia la più bella
delle due, con i lisci capelli neri ereditati da suo padre, un viso ovale molto
signorile e gli occhi blu con un particolare taglio, un po’ orientale. Per
questo la spronavo sempre a credere in se stessa e a non dar peso a ciò che
diceva la gente, sua sorella compresa quando litigavano.
“Buongiorno” dissi, sedendomi di fronte la
ragazza dopo averla abbracciata.
“Finalmente sei scesa! Anche quando torni
dalla vacanze dobbiamo avere un appuntamento per vederti?” disse lei,
sorridendomi.
“Oui”
risposi, fingendo di darmi aria d’importanza e lei rise.
“Comunque questo è l’invito per la mia
festa, venerdì prossimo” disse. “E poi Stella mi ha detto, cioè, imposto, di invitare anche il
coinquilino della dependance perché secondo lei sembra brutto se lo escludo” .
Non riuscii a non dimostrare un’espressione
di disapprovazione quando mamma disse: “In effetti, si, sembra brutto se tutti
ce ne andiamo e lo lasciamo solo”.
“Ma non ha niente da fare ‘sto tipo? Un
lavoro?” sbottai.
Eliana mi guardò divertita. “Vedo che non lo
sopporti” osservò. “Lo sapevo”.
La guardai levando un sopracciglio. “L’hai
visto nella sfera di cristallo?” chiesi, sarcastica.
“No, semplicemente perché tu e Stella avete
sempre avuto gusti opposti in fatto di ragazzi e lei gli sbava dietro” rispose,
con aria di rassegnazione. “Non so più come fare, ha 27 anni e pensa solo a
perdere tempo con i ragazzi, io alla sua età…”.
“Eri sposata, lavoravi e avevi una bambina
di quattro anni, lo sappiamo” terminò Ilaria per lei, annoiata, mentre sua
madre la guardava male. “Solo che dobbiamo scappare, mamma, è quasi mezzogiorno
e la boutique chiude”.
“Deve comprare una borsetta abbinata al
vestito per la festa” spiegò la donna, ed io e mamma annuimmo, così si
congedarono, le salutammo e se ne andarono.
Poco dopo pranzammo, e nel primo pomeriggio,
mentre me ne stavo a leggere sulle scale che portavano al secondo piano, mamma
mi si avvicinò con l’invito di Ilaria in mano. “Ti andrebbe di portarlo a
Cristian?” chiese, esibendolo con finta aria zuccherosa.
Alzai lo sguardo dal libro e la guardai
male. “Mi dispiace ma sono una donna di parola e mantengo le mie promesse. Gli
ho detto che ci saremmo visti a Giugno per i saluti, quindi trova un altro
messaggero”.
“Tu ora ci vai altrimenti…”.
“Altrimenti che fai?”.
“Altrimenti mi rimangio la parola con la
signora Marta D’Argenzio e le dirò che Titti non è una brava ragazza per poter
lavorare da lei come domestica” disse decisa e parve soddisfatta quando sbarrai
gli occhi.
Titti cercava da mesi un secondo lavoro
visto che mantenere la casa e vivere era molto difficile con i soldi che
guadagnava nel salone di bellezza.
“Sei riuscita a trovarle un lavoro?” chiesi
incredula.
“Si, e la pagherà bene, 1500 € se lavora tre
giorni a settimana e 1800€ se lavora anche la domenica. Sai che è ricca
sfondata” m’informò, e mi guardò vittoriosa. “Allora? Dici che vale la pena
portare quest’invito a Cristian?”.
La guardai male e le strappai l’invito di
mano. “Lo faccio solo per la mia migliore amica” dichiarai, e mi avviai con
passo da funerale misto ad uno di marcia verso la dependance dello
sconosciuto-usurpatore.
Bussai alla porta e lui mi aprì poco dopo.
Quando mi vide fece un’espressione divertita, con i capelli un po’ scompigliati
e con indosso dei bermuda beige e una maglia bianca a mezze maniche. Solo in
quel momento mi resi conto di quanto fosse alto. “E’ già giugno?” chiese sarcastico.
“Piantala. Mi ha obbligato mia madre a
venire, tutto qui, non montarti la testa” lo ammonii. “Vuole che ti porti
questo a nome di Ilaria, figlia di amici di famiglia che ti invita alla sua
festa per i 18 anni venerdì prossimo” dissi telegraficamente.
“Grazie, che gentile” disse, prendendo
l’invito.
“Bene, ciao” dichiarai sbrigativa.
“Ci vediamo alla festa?” chiese divertito.
Mi voltai e lo guardai scettica. “La sala da
ballo sarà grande, farò il possibile per non incrociarti” dichiarai.
“Addirittura? Vedo che mi dai molta
importanza…” disse, ma non lo stavo ascoltando. Avevo appena visto che, steso
sul cancello di fronte la dependance, c’era uno dei miei teli da bagno, bianco
e azzurro con le mie iniziali ai lati.
“Quello è il mio telo” dissi.
“Ah, si, lo so, l’ho trovato in bagno e tuo
padre ha detto che potevo usarlo per asciugare per terra visto che devo ancora
organizzarmi bene” spiegò come se nulla fosse.
“Mio padre cosa?” domandai adirata.
“Me l’ha permesso lui!”.
Ora la mia pazienza aveva superato il
limite. Addirittura permettergli di usare la mia roba per fare le pulizie
domestiche? Girai le spalle e andai nel garage, dove papà stava lucidando la
sua nuova auto.
“Papà come hai osato? Far usare il mio telo
in quel modo a quel… Quel maniaco!”.
Ecco, idea: papà era così geloso della sua bambina che non avrebbe mai
tollerato il modo in cui Cristian mi aveva guardato la sera prima e mi aveva
imposto di dirgli “per favore”.
Al solo udire quella parola si voltò. “Cosa?
Come lo hai…?”.
“Si, è un maniaco papà. Se vedessi come mi
guardava ieri mentre ero in camicia da notte! Sembrava avesse i raggi X, ti
giuro, mi ha messo una soggezione pazzesca e poi mi voleva obbligare…”. Mi
sentivo decisa, quando volevo raggiungere uno scopo riuscivo ad incantare papà
anche con un minimo sguardo da piccola cuccioletta indifesa e carente d’affetto.
“Voleva obbligarti a fare qualcosa?”. Ormai
papà pendeva dalle mie labbra e
stringeva la pezza di pelle con cui stava lucidando l’auto.
“Si, a dirgli “per favore” quando gli ho
detto di girarsi visto che mi ero nascosta per non farmi vedere e me ne stavo per
andare…” dissi, fingendomi turbata al solo ricordo e tirando su con il naso,
proprio per fargli capire che ero così spaventata nel ricordare che stava per
scendermi la lacrimuccia.
E sapete quale fu l’effetto? Papà rise. Si,
rise, lasciandomi totalmente sconcertata e offesa. Tante energie sprecate per
nulla!
“Sabri, sei una bella ragazza un po’
indisponente quanto ti ci metti, tutto qui, sfido chiunque a non guardare le
tue gambe se le hai scoperte” disse con semplicità, e poi, con estrema
naturalezza, tornò a occuparsi della sua auto, guardando con decisione una
piccola parte di terra insinuatasi su uno dei finestrini, come se la salute
estetica della sua auto fosse più importante della sua bambina.
Ok, non ero più una bambina e non volevo essere trattata come tale, ma a
volte ciò aveva i suoi vantaggi.
Aveva, sigh. Che papà
avesse deciso di non essere più geloso e protettivo nel momento cruciale dei
miei vent’anni? Questa si che era sfiga!
Dire che ero arrabbiata nera era poco. Uscii
dal garage e vidi che l’idiota mi guardava soddisfatto- evidentemente aveva
sentito tutto- e me ne ritornai in casa, dove con mia somma gioia- si legge il
sarcasmo?- ci trovai Stella.
Decisamente alta, con i lunghi capelli
biondi piastrati, gli occhi blu come la sorella e un’aria da pantera che ottiene
tutto ciò che vuole, se ne stava seduta sullo sgabello della cucina con le
gambe accavallate mentre mia madre le serviva il caffè.
“Non la sopporto più, vuole che la smetta di
fare provini…” si stava lamentando.
“Sarebbe anche ora, Stella, sai che ti
voglio bene ma hai 27 anni ormai, e scelgono solo le ragazzine nei corpi di
ballo” le disse mamma.
Stella la guardò come se fosse pazza. “Zia,
guardami! Sono bella, ho il fisico, e poi sono figlia di due cantanti famosi…”.
“Ma dimentichi la cosa più importante” le
ricordò mamma.
“E sarebbe?”.
“La bravura”.
Sbuffò e si voltò verso di me. “Ciao” disse.
“Ciao” le risposi.
Ci fu un minuto di silenzio, poi Stella
parve rianimarsi. “Comunque, ti dispiace se porto l’invito di Ilaria a
Cristian?” aggiunse.
“In realtà ce l’ho appena portato io”
ammisi. “Vedi mamma? Mi avresti risparmiato un’incazzatura esagerata” sbottai.
“Che è successo?” chiese mamma.
“Lascia perdere” sbottai.
Stella parve soddisfatta. “Allora fingo di
non sapere nulla e glielo porto anche io” annunciò, e la vedemmo
volatilizzarsi.
Salii in camera e vidi che Gabriele se ne
stava sdraiato sul mio letto a guardare il soffitto con aria malinconica.
“Ehi, Gab” gli dissi. Lui alzò lo sguardo e
mi fece un cenno.
“Scusa ma nella mia camera ci sono troppe
cose che mi ricodano… Belle” disse con un soffio, e si girò dall’altra parte
con il capo tra le mani.
“Gab, puoi dirmi che ti succede? Ho capito
che ti dispiace averci litigato ma…”.
“Mi succede che sono pazzo di lei da sei
mesi e non ce la faccio più a tenermelo dentro!” sussurrò, ma in un modo tale
che per me sembrava avesse urlato, tanta era la concisione e l’esasperazione.
“E lei fa finta di non capire e ogni settimana la vedo che si sbaciucchia con
un teppista diverso! Cos’ho che non va?”.
Sentirlo così abbattuto mi fece male al
cuore. Lo osservai e mi dissi che stava diventando proprio un bell’ometto. I
tratti signorili, gli stessi di mio padre, gli occhi color miele e i capelli
che gli ricadevano un po’ sulla fronte lo rendevano davvero il principe azzurro
che ogni sedicenne aspetta, a mio giudizio.
Mi avvicinai e lo abbracciai, ancora un po’
scossa dalla notizia.
“Gab, forse lei ha capito ma non vuole
esporsi perché è come se tu fossi una sorta di fratello o cugino” provai.
“Lo penso anch’io ma non me ne frega, la amo
troppo, quando la vedo mi si attorciglia lo stomaco e ho una voglia matta di
picchiare quelli con cui esce… L’ho sempre trattata bene, con dolcezza e
affetto…” rivelò, stringendomi a sé.
In quel momento dimostrava molto più dei suoi
sedici anni, anche perché era otto centimetri più alto di me e il suo sguardo
traspirava una passione adulta.
“Fratellino, calma, tu prova ad essere
chiaro con lei. Sii diretto, e, perché no, prova anche a baciarla, vedi che se è attratta non
resisterà” lo consigliai.
“Dici che funzionerà?”.
“Si, quando noi ragazze siamo prese in
momenti simili il cervello se ne va al diavolo” gli spiegai, facendo
l’occhiolino.
Sembrava sollevato ed annuì. “Ci proverò
alla festa di Ila visto che ora mi evita come la peste”.
“Bravo!”.
Mi abbracciò di nuovo, poi tornò nella sua
stanza così ne approfittai per vestirmi e andare a trovare Titti per darle la
bella notizia circa il suo nuovo lavoro.
“Oddio, grazie! Ringrazia tua madre, è un
angelo! Cioè, è un miracolo!” esclamò quando le diedi la buona notizia.
Sorrisi al suo entusiasmo. “Quanto vorrei
essere entusiasta come te” dissi, e le spiegai dell’usurpatore quando mi guardò
senza capire.
“Mi sento a disagio, cioè, riflettendoci ho
fatto un po’ la cretina e quando mi vede mi prende in giro, si è creato questo
rapporto poco serio che mi dà ai nervi. Voglio solo non averci nulla a che
fare, non mi sembra di chiedere troppo” ammisi.
Titti mi sorrise e scosse il capo. “Sei
sempre la stessa. Beh, perché non ne approfitti e vi chiarite, decidendo di
salutarvi solo se non vi andate così a
genio?” propose.
“Non so, insomma, di certo non sarò io a
cercarlo…”.
“No, no! Se vi incrociate per sbaglio…”.
Detto fatto, la mia sfiga ormai mi
perseguitava. Quella sera, mamma ebbe la brillante idea di invitarlo a cena.
Prese posto di fronte a me, che me ne stavo
zitta e muta. Era come se mi sentissi in imbarazzo in sua presenza, e mi dicevo
che fosse per il fatto che era come se mi sentissi un po’ inferiore ora che i
miei avevano occhi solo per lui.
“Perché non andate un po’ a guardare la tv
mentre faccio la cucina?” propose mamma.
“Si, vai con lui, Gab, io aiuto mamma” me la
svignai.
“No, oggi è il turno di Gabriele aiutarmi”
disse innocentemente mamma.
Capita l’antifona, sbuffai e feci segno a
Cristian di seguirmi in soggiorno. Accesi la tv e mi finsi interessata finchè
non fu lui a parlare.
“Senti, so che non mi sopporti o qualcosa di
simile, ma volevo solo dirti di dire a Stella, nel caso si trovi a parlare con
te, che non sono interessato. Oggi è venuta anche lei a portarmi l’invito, si è
presa il mio numero e mi riempie di sms” spiegò cautamente, voltandosi verso di
me.
“Perché non glielo dici tu?” proposi,
cercando di essere educata. “E poi non è che non ti sopporto, è solo che odio iniziare
con il piede sbagliato con le persone”.
Cristian fece un piccolo sorriso. “Allora
che ne dici di iniziare da capo e fingere che ci siamo conosciuti ora? Prometto
che non ti prenderò in giro e che sarò civile, anche se ammetto che hai delle
belle gambe” aggiunse.
Lo guardai male e lui si parò una mano
davanti. “Scherzo, scherzo. Era per alleviare la tensione…”.
“Ok, ma non tollererò più queste cose”.
Ci guardammo e alla fine lui mi porse la
mano in segno di pace e resa e la strinsi.
“Quindi ora parlerai con Stella?” domandò.
“Hai voluto far pace solo per questo
scopo?”.
“No, no. Ok, ci parlerò io” stabilì alla
fine.
“Bene” approvai, e a malincuore gli sorrisi.
“Mamma, io esco” disse poco dopo Gabriele,
quando terminò di aiutare mamma.
“Dove vai? Sono quasi le dieci” gli ricordò lei.
“Ho un appuntamento con un amico” rispose
spiccio lui, ma il modo in cui lo vidi uscire, pensieroso, non mi convinse.
“Mamma, vedo dove va, torno subito” le dissi
a mia volta, chiedendomi se la sua uscita c’entrasse con Belle.
Mamma non ribattè, rassegnata, e alla fine,
dopo aver pedinato mio fratello, e averlo perso di vista, tentai a Piazza di
Spagna visto che aveva detto che il ragazzo con cui usciva Belle gironzolava
per di lì.
Stranamente c’era poca gente, posai il mio
scooter e iniziai a guardarmi intorno senza successo, finchè non vidi un gruppo
di ragazzi avvicinarsi.
“Ehi, bellezza, ti va un tiro?” mi domandò
uno di loro, indicandomi una sorta di sigaretta che sapevo che fosse tutto
tranne sigaretta.
“No, grazie” risposi, cercando di fingermi indifferente,
e vedendo che Gabriele non c’era mi affrettai a riavvicinarmi al mio motorino.
“Dove vai? Vieni qui, divertiti con noi…”
continuò lui, prendendomi per un braccio. Subito mi si avvicinarono altri tre
tipi.
“Mollami” gli intimai, cercando di restare
calma quando mi sentivo nel pallone.
“E altrimenti che fai?” mi provocò lui,
avvicinandosi sempre di più e prendendomi per la vita.
“Io…” bofonchiai, continuando a strattonarmi
ma cadendo nel panico più totale. “Aiut…!”.
“Stai zitta, ricciolina, e andrà tutto bene”
continuò un altro, passandomi una mano tra i capelli, di cui potevo sentire la
voce alle mie spalle.
“No, ti ho detto di lasciarmi!” urlai,
continuando ad agitarmi, sentendomi sempre più oppressa dai tocchi di quegli
sconosciuti.
“Tu ora fai quello che ti dico…” ribattè un
terzo, e sentii la sua mano toccare il mio seno da dietro.
“No, no!”. Ormai piangevo per la paura, ogni
mia minima mossa sembrava inutile e sembrava solo sfiorarli. Chi me l’aveva
fatto fare di andare lì a quell’ora da sola?
Altre mani scesero lungo i miei fianchi, e
stavo per muovere i piedi per assestare un calcio a chiunque dei tipi quando
sentii un deciso: “Lasciatela o chiamo la polizia!”.
Non ero mai stata più felice di sentire
quella voce, la sua voce, e
improvvisamente mi sentii libera da mani e puzza di fumo e alcool, cadendo per
terra.
Spalancai gli occhi davanti la visione che
avevo davanti: Cristian, spuntato da chissà dove, stava picchiando i tre tipi, con
una certa agilità, come se lo facesse un giorno si e uno no, finchè non
intervennero degli altri tipi a separarli e quei maniaci se ne fuggirono.
“Stai bene?” mi domandò quando si furono
allontanati, sedendosi accanto a me.
“Non lo so” risposi, continuando a piangere
silenziosamente. “Ho avuto paura…”.
“E’ normale. Su, alzati” disse, e porgendomi
la mano mi aiutò ad alzarmi. Stavo per barcollare, spaventata ancora dalla
sensazione di essere toccata da uno di quei tipi, e lui mi sorresse, prima di
abbracciarmi. Le sue braccia erano calde e stare così mi faceva sentire
protetta.
“Stai tranquilla, Sabrina, è tutto ok.
Appena ho visto che non tornavi sono venuto a cercarti, e questo è il primo
posto che mi è venuto in mente…” sussurrò, accarezzandomi i capelli.
“Grazie” bofonchiai, alzando lo sguardo.
“E di che, anzi, ammetto di essermi
spaventato anch’io” rispose, cercando di ironizzare la cosa.
“Ora so chi sono i veri maniaci, giuro che
non ti chiamerò più così” sussurrai, guardandolo in un modo che voleva essere
sincero e pieno di scuse. “Scusami per ieri, non volevo essere così…”.
“Permalosa?” suggerì. “Perdonata,
tranquilla”.
Ci sorridemmo, e mai come in quel momento
capii che gli dovevo molto e che la guerra era ufficialmente finita.
Continua…
Qualche Anticipazione:
“Titti,
è un complotto! Mamma vuole assolutamente farmi passare le giornate con quel
Cristian! E oggi devo andare a fare shopping con lui” mi lamentai subito, senza
nemmeno salutarla.
°*°*°*°*°*
“Anche
la modella ha fatto la sua parte, però” protestai, sebbene ironica, per questo
mi stupii quando disse: “Non ho mai detto il contrario”.
°*°*°*°*°*
“Metto il prossimo gettone. Mi sa che solo
così riuscirò ad avere un minimo resoconto degli accaduti, visto che vai a
scatti” spiegò sarcastica.
Milly’s Space:
Hola!
Eccovi il secondo chappy… Sabri prima fa
tutta la dispettosa con Cristian, poi scopre che in realtà deve smetterla di
trattarlo così e alla fine ha la dimostrazione che lui non è il maniaco che ha
lasciato intendere! xD
Comunque, grazie mille a coloro che hanno
messo la fic tra i preferiti:
alina 95
angeleyes
cupidina
4ever
lillay
Mary_loveloveManga
pirilla88
vero15star
e CriCri88 per averla messa tra le
storie seguite.
E, ovviamente, grazie mille a coloro
che hanno recensito lo scorso cap:
CriCri88: Ecco qui il seguito, spero
ti piaccia anche questo cap! Grazie mille, mi fa piacere sapere che secondo te
non sto cadendo nella banalità, ma credo proprio che staccare la spina per un
po’ mi farà bene! Che te en sembra di Deb e Andrea versione genitori? Un
bacione e ancora grazie per seguirmi anche qui! ^^
alina 95: Grazie carissima! Spero
che anche questo cap ti piacerà! Ho aggiornato il più presto possibile ^^ Un
bacio!
vero15star: Tesoro! Marcolino è tuo,
si si, anche perché per ora solo io e te sappiamo della sua esistenza e sai che
lo lascio tutto a te! Hai visto, ho modificato qualcosa e aggiunto qualche
scena… Grazie mille per aver letto questi cap in anticipo e avermi consigliato!
<3 Je t’adore, cherie!
lillay: Ma grazie, sei troppo
gentile, è bellissimo sapere che ci sono altre persone che hanno seguito le
storie precedenti a questa! Spero comunque che anche questo capitolo ti sia
piaciuto! Un bacio!
angeleyes: Meno male, ti è piaciuto
il primo cap! ^^ Riguardo le scene ironiche, beh, ce ne saranno altre (anche in
questo cap la scena di Sabri che cerca di convincere Andrea che Cristian è un
maniaco può essere giudicata un pò tale, non credi? xD), promesso, anche perché Sabri
se ci si mette è peggio di sua madre, solo che a volte è un pochino pochino più
rompiscatole, eheh! Un bacione!
Non so quando aggiornerò, anche perché
il 9 inizio già la scuola (quando poi la mia regione apre le scuole il 14… Non iscrivetevi
mai in un Convitto, ve lo sconsiglio per tutte queste cretinate in anticipo!).
A presto,
milly92.