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Autore: milly92    05/09/2009    4 recensioni
Quando Sabrina torna dalle vacanze trascorse con la sua migliore amica Titti, scopre di essersi persa un po’ di cose in sua assenza, soprattutto il fatto che i suoi genitori sembrano presi da un 28enne che ha affittato la loro dependance. Sabrina sarà gelosa di questo rapporto, si sente trascurata, ma soprattutto non riesce a tollerare Cristian, anche perché il loro primo incontro non è stato dei migliori, dato che lei non sapeva né della sua esistenza né del suo arrivo, quando invece lui sapeva molto di lei… Riusciranno a sopportarsi e a "convivere" civilmente? Anche perchè Cristian ha un segreto che nemmeno lui sa di avere, che c'entra anche con il padre della ragazza e con il suo passato... [DALL'EPILOGO: “Posso ribadire che non ho intenzione di tradire nessuna bambina?”. Ci voltammo e ridemmo. Alle nostre spalle c’erano Cristian e Sabrina che ci guardavano con un’aria un po’ di disappunto. Com’erano belli! Ogni volta che li vedevo insieme il cuore mi si riempiva di gioia e non potevo non dichiararmi soddisfatta della piega che avevano preso le cose. Chi avrebbe mai immaginato che sarei riuscita ad allevare una figlia così meravigliosa e diligente nonostante i miei numerosi impegni di lavoro?]
Genere: Romantico, Commedia, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Guerra Lampo

“Se odi una persona odi qualcosa in lei che è parte di te.

Ciò che non è parte di noi stessi non ci disturba”.

Hermann Hesse

Capitolo 2

La Guerra Lampo

“Sabri, svegliati!”.

Aprii lentamente l’occhio destro e vidi mia madre che mi scrollava pesantemente, con impazienza.

“Mmh”  mugnai in risposta, girandomi sull’altro fianco.

“Sabri, c’è Ilaria giù! Ha portato l’invito per la festa dei suoi 18 anni! Alzati!” mi informò. A stento aprii l’altro occhio e vidi che era molto ma molto seccata, così mi tirai su a sedere.

“Ho detto alzati, non siediti! Sono le undici e mezzo, stai dormendo da più di dodici ore” si spazientì. Mi voltai a guardarla  e scossi il capo. In realtà mi ero addormentata verso l’una, e non sapevo nemmeno il perché. La presenza di quello sconosciuto mi turbava, e non mi ero calmata finchè non erano tornati i miei.

“No, grazie al vostro bel piano di tenermi all’oscuro di tutto quel tipo della dependance mi ha vista mezza nuda e abbiamo avuto anche un bel battibecco. Perché è vera la storia di quello che si è affittata la dependance, vero?” chiesi conferma poi, all’improvviso, e la mia voce da assonnata divenne terrorizzata.

Mamma mi guardò, ora più preoccupata. “L’hai incontrato? Io credevo che fosse venuto mentre dormivi…”si scusò. “Te lo volevo dire ieri ma non sei venuta con noi e andavo di fretta”.

Almeno le sue parole mi confermavano che quel tipo era sul serio ciò che mi aveva detto di essere e non un ladro ben organizzato con buone doti di attore.

“Si mamma, l’ho incontrato! Ero andata nelle dependance per starmene tranquilla, mi sono fatta la doccia, ho lavato i capelli e quando stavo per andare a prendere la spuma mi sono ritrovata questo estraneo che apriva la porta! Stavo morendo di paura” ammisi e lei mi guardò dispiaciuta. Forse per questo non continuò a dirmi di darmi una mossa e sospirò.

“Tesoro, sai che noi non abbiamo bisogno di affittare la dependance, ma questo ragazzo viene a ripetizioni da me ed è così caro e gentile che quando mi ha detto di aver bisogno di un posto in cui stare io e tuo padre subito gli abbiamo proposto di venire da noi e lui ha accettato volentieri, si trova molto bene anche con Gabriele nonostante sia molto più grande di lui, ha 28 anni, e spero valga lo stesso per te” continuò.

La guardai incredula e scossi il capo. “No, io non faccio amicizia con i guardoni…” dissi decisa, e a quelle parole mamma mi guardò scossa.

“Che hai detto?”.

“Insomma, mamma, io ero vestita così” e così dicendo indicai la maglia di papà che portavo ancora addosso, “E lui appena mi ha vista subito si è soffermato a guardarmi le gambe e…”.

Mamma rise divertita. “Piantala, Sabri, sei diventata egocentrica tutto ad un tratto?”  mi rimproverò. “Vedi che ti sei sbagliata, più che altro doveva essere sorpreso di vederti, tutto qui” cercò di difenderlo e la guardai imbronciata.

“Bene, me ne vado via per qualche settimana e subito mi rimpiazzi con il primo sconosciuto” sbottai, alzandomi come una furia dal letto.

“Quello sconosciuto ha un nome, Cristian, e nel caso non lo sapessi è orfano…”.

“Anche la mia migliore amica è orfana eppure non le avete mai proposto di venire a stare nelle dependance!” ribattei, iniziando ad innervosirmi.

Mamma mi guardò offesa e mi si avvicinò. “Lo sai che Titti è orgogliosa e avrebbe rifiutato” mi ricordò.

Sbuffai spazientita e feci un gesto con la mano, come per invitarla ad andare via. “Oggi non è giornata, mamma, vai giù da Ilaria e dille che sto scendendo” dissi rapidamente.

Lei ubbidì senza rispondermi. Il fatto che ci fosse questo Cristian nelle vicinanze, che per di più si era aggraziato i miei genitori, mi dava un po’ ai nervi e nemmeno sapevo il perché. Poi mi dissi che papà non avrebbe mai tradito la sua piccolina per qualcun altro, e ne restai convinta finchè, affacciandomi dal balcone della stanza, non li vidi insieme nell’atto di aggiustare un pezzo del motore dell’auto dello sconosciuto con un’aria molto amichevole.

Sbuffai e scesi giù, dicendomi di dover lavare al più presto i capelli visto che facevano pena anche legati in una coda.

Una volta in soggiorno vidi Eliana, amica storica dei miei insieme a suo marito Niko, con sua figlia minore Ilaria. Ilaria si può dire un po’ la mia “protetta”: a contrario di sua sorella maggiore Stella, è un po’ timida e insicura visto che ha sempre subito il paragone con lei, che secondo tutti, giornali compresi, sia più bella e sveglia.

Invece io credo che Ilaria sia la più bella delle due, con i lisci capelli neri ereditati da suo padre, un viso ovale molto signorile e gli occhi blu con un particolare taglio, un po’ orientale. Per questo la spronavo sempre a credere in se stessa e a non dar peso a ciò che diceva la gente, sua sorella compresa quando litigavano.

“Buongiorno” dissi, sedendomi di fronte la ragazza dopo averla abbracciata.

“Finalmente sei scesa! Anche quando torni dalla vacanze dobbiamo avere un appuntamento per vederti?” disse lei, sorridendomi.

Oui” risposi, fingendo di darmi aria d’importanza e lei rise.

“Comunque questo è l’invito per la mia festa, venerdì prossimo” disse. “E poi Stella mi ha detto, cioè, imposto, di invitare anche il coinquilino della dependance perché secondo lei sembra brutto se lo escludo” .

Non riuscii a non dimostrare un’espressione di disapprovazione quando mamma disse: “In effetti, si, sembra brutto se tutti ce ne andiamo e lo lasciamo solo”.

“Ma non ha niente da fare ‘sto tipo? Un lavoro?” sbottai.

Eliana mi guardò divertita. “Vedo che non lo sopporti” osservò. “Lo sapevo”.

La guardai levando un sopracciglio. “L’hai visto nella sfera di cristallo?” chiesi, sarcastica.

“No, semplicemente perché tu e Stella avete sempre avuto gusti opposti in fatto di ragazzi e lei gli sbava dietro” rispose, con aria di rassegnazione. “Non so più come fare, ha 27 anni e pensa solo a perdere tempo con i ragazzi, io alla sua età…”.

“Eri sposata, lavoravi e avevi una bambina di quattro anni, lo sappiamo” terminò Ilaria per lei, annoiata, mentre sua madre la guardava male. “Solo che dobbiamo scappare, mamma, è quasi mezzogiorno e la boutique chiude”.

“Deve comprare una borsetta abbinata al vestito per la festa” spiegò la donna, ed io e mamma annuimmo, così si congedarono, le salutammo e se ne andarono.

Poco dopo pranzammo, e nel primo pomeriggio, mentre me ne stavo a leggere sulle scale che portavano al secondo piano, mamma mi si avvicinò con l’invito di Ilaria in mano. “Ti andrebbe di portarlo a Cristian?” chiese, esibendolo con finta aria zuccherosa.

Alzai lo sguardo dal libro e la guardai male. “Mi dispiace ma sono una donna di parola e mantengo le mie promesse. Gli ho detto che ci saremmo visti a Giugno per i saluti, quindi trova un altro messaggero”.

“Tu ora ci vai altrimenti…”.

“Altrimenti che fai?”.

“Altrimenti mi rimangio la parola con la signora Marta D’Argenzio e le dirò che Titti non è una brava ragazza per poter lavorare da lei come domestica” disse decisa e parve soddisfatta quando sbarrai gli occhi.

Titti cercava da mesi un secondo lavoro visto che mantenere la casa e vivere era molto difficile con i soldi che guadagnava nel salone di bellezza.

“Sei riuscita a trovarle un lavoro?” chiesi incredula.

“Si, e la pagherà bene, 1500 € se lavora tre giorni a settimana e 1800€ se lavora anche la domenica. Sai che è ricca sfondata” m’informò, e mi guardò vittoriosa. “Allora? Dici che vale la pena portare quest’invito a Cristian?”.

La guardai male e le strappai l’invito di mano. “Lo faccio solo per la mia migliore amica” dichiarai, e mi avviai con passo da funerale misto ad uno di marcia verso la dependance dello sconosciuto-usurpatore.

Bussai alla porta e lui mi aprì poco dopo. Quando mi vide fece un’espressione divertita, con i capelli un po’ scompigliati e con indosso dei bermuda beige e una maglia bianca a mezze maniche. Solo in quel momento mi resi conto di quanto fosse alto. “E’ già giugno?”  chiese sarcastico.

“Piantala. Mi ha obbligato mia madre a venire, tutto qui, non montarti la testa” lo ammonii. “Vuole che ti porti questo a nome di Ilaria, figlia di amici di famiglia che ti invita alla sua festa per i 18 anni venerdì prossimo” dissi telegraficamente.

“Grazie, che gentile” disse, prendendo l’invito.

“Bene, ciao” dichiarai sbrigativa.

“Ci vediamo alla festa?” chiese divertito.

Mi voltai e lo guardai scettica. “La sala da ballo sarà grande, farò il possibile per non incrociarti” dichiarai.

“Addirittura? Vedo che mi dai molta importanza…” disse, ma non lo stavo ascoltando. Avevo appena visto che, steso sul cancello di fronte la dependance, c’era uno dei miei teli da bagno, bianco e azzurro con le mie iniziali ai lati.

“Quello è il mio telo” dissi.

“Ah, si, lo so, l’ho trovato in bagno e tuo padre ha detto che potevo usarlo per asciugare per terra visto che devo ancora organizzarmi bene” spiegò come se nulla fosse.

“Mio padre cosa?” domandai adirata.

“Me l’ha permesso lui!”.

Ora la mia pazienza aveva superato il limite. Addirittura permettergli di usare la mia roba per fare le pulizie domestiche? Girai le spalle e andai nel garage, dove papà stava lucidando la sua nuova auto.

“Papà come hai osato? Far usare il mio telo in quel modo a quel… Quel maniaco!”. Ecco, idea: papà era così geloso della sua bambina che non avrebbe mai tollerato il modo in cui Cristian mi aveva guardato la sera prima e mi aveva imposto di dirgli “per favore”.

Al solo udire quella parola si voltò. “Cosa? Come lo hai…?”.

“Si, è un maniaco papà. Se vedessi come mi guardava ieri mentre ero in camicia da notte! Sembrava avesse i raggi X, ti giuro, mi ha messo una soggezione pazzesca e poi mi voleva obbligare…”. Mi sentivo decisa, quando volevo raggiungere uno scopo riuscivo ad incantare papà anche con un minimo sguardo da piccola cuccioletta indifesa e carente d’affetto.

“Voleva obbligarti a fare qualcosa?”. Ormai papà pendeva dalle mie labbra  e stringeva la pezza di pelle con cui stava lucidando l’auto.

“Si, a dirgli “per favore” quando gli ho detto di girarsi visto che mi ero nascosta per non farmi vedere e me ne stavo per andare…” dissi, fingendomi turbata al solo ricordo e tirando su con il naso, proprio per fargli capire che ero così spaventata nel ricordare che stava per scendermi la lacrimuccia.

E sapete quale fu l’effetto? Papà rise. Si, rise, lasciandomi totalmente sconcertata e offesa. Tante energie sprecate per nulla!

 “Sabri, sei una bella ragazza un po’ indisponente quanto ti ci metti, tutto qui, sfido chiunque a non guardare le tue gambe se le hai scoperte” disse con semplicità, e poi, con estrema naturalezza, tornò a occuparsi della sua auto, guardando con decisione una piccola parte di terra insinuatasi su uno dei finestrini, come se la salute estetica della sua auto fosse più importante della sua bambina.

Ok, non ero più una bambina  e non volevo essere trattata come tale, ma a volte ciò aveva i suoi vantaggi.

Aveva, sigh. Che papà avesse deciso di non essere più geloso e protettivo nel momento cruciale dei miei vent’anni? Questa si che era sfiga!

Dire che ero arrabbiata nera era poco. Uscii dal garage e vidi che l’idiota mi guardava soddisfatto- evidentemente aveva sentito tutto- e me ne ritornai in casa, dove con mia somma gioia- si legge il sarcasmo?- ci trovai Stella.

Decisamente alta, con i lunghi capelli biondi piastrati, gli occhi blu come la sorella e un’aria da pantera che ottiene tutto ciò che vuole, se ne stava seduta sullo sgabello della cucina con le gambe accavallate mentre mia madre le serviva il caffè.

“Non la sopporto più, vuole che la smetta di fare provini…” si stava lamentando.

“Sarebbe anche ora, Stella, sai che ti voglio bene ma hai 27 anni ormai, e scelgono solo le ragazzine nei corpi di ballo” le disse mamma.

Stella la guardò come se fosse pazza. “Zia, guardami! Sono bella, ho il fisico, e poi sono figlia di due cantanti famosi…”.

“Ma dimentichi la cosa più importante” le ricordò mamma.

“E sarebbe?”.

“La bravura”.

Sbuffò e si voltò verso di me. “Ciao” disse.

“Ciao” le risposi.

Ci fu un minuto di silenzio, poi Stella parve rianimarsi. “Comunque, ti dispiace se porto l’invito di Ilaria a Cristian?” aggiunse.

“In realtà ce l’ho appena portato io” ammisi. “Vedi mamma? Mi avresti risparmiato un’incazzatura esagerata” sbottai.

“Che è successo?” chiese mamma.

“Lascia perdere” sbottai.

Stella parve soddisfatta. “Allora fingo di non sapere nulla e glielo porto anche io” annunciò, e la vedemmo volatilizzarsi.

Salii in camera e vidi che Gabriele se ne stava sdraiato sul mio letto a guardare il soffitto con aria malinconica.

“Ehi, Gab” gli dissi. Lui alzò lo sguardo e mi fece un cenno.

“Scusa ma nella mia camera ci sono troppe cose che mi ricodano… Belle” disse con un soffio, e si girò dall’altra parte con il capo tra le mani.

“Gab, puoi dirmi che ti succede? Ho capito che ti dispiace averci litigato ma…”.

“Mi succede che sono pazzo di lei da sei mesi e non ce la faccio più a tenermelo dentro!” sussurrò, ma in un modo tale che per me sembrava avesse urlato, tanta era la concisione e l’esasperazione. “E lei fa finta di non capire e ogni settimana la vedo che si sbaciucchia con un teppista diverso! Cos’ho che non va?”.

Sentirlo così abbattuto mi fece male al cuore. Lo osservai e mi dissi che stava diventando proprio un bell’ometto. I tratti signorili, gli stessi di mio padre, gli occhi color miele e i capelli che gli ricadevano un po’ sulla fronte lo rendevano davvero il principe azzurro che ogni sedicenne aspetta, a mio giudizio.

Mi avvicinai e lo abbracciai, ancora un po’ scossa dalla notizia.

“Gab, forse lei ha capito ma non vuole esporsi perché è come se tu fossi una sorta di fratello o cugino” provai.

“Lo penso anch’io ma non me ne frega, la amo troppo, quando la vedo mi si attorciglia lo stomaco e ho una voglia matta di picchiare quelli con cui esce… L’ho sempre trattata bene, con dolcezza e affetto…” rivelò, stringendomi a sé.

In quel momento dimostrava molto più dei suoi sedici anni, anche perché era otto centimetri più alto di me e il suo sguardo traspirava una passione adulta.

“Fratellino, calma, tu prova ad essere chiaro con lei. Sii diretto, e, perché no, prova anche  a baciarla, vedi che se è attratta non resisterà” lo consigliai.

“Dici che funzionerà?”.

“Si, quando noi ragazze siamo prese in momenti simili il cervello se ne va al diavolo” gli spiegai, facendo l’occhiolino.

Sembrava sollevato ed annuì. “Ci proverò alla festa di Ila visto che ora mi evita come la peste”.

“Bravo!”.

Mi abbracciò di nuovo, poi tornò nella sua stanza così ne approfittai per vestirmi e andare a trovare Titti per darle la bella notizia circa il suo nuovo lavoro.

“Oddio, grazie! Ringrazia tua madre, è un angelo! Cioè, è un miracolo!” esclamò quando le diedi la buona notizia.

Sorrisi al suo entusiasmo. “Quanto vorrei essere entusiasta come te” dissi, e le spiegai dell’usurpatore quando mi guardò senza capire.

“Mi sento a disagio, cioè, riflettendoci ho fatto un po’ la cretina e quando mi vede mi prende in giro, si è creato questo rapporto poco serio che mi dà ai nervi. Voglio solo non averci nulla a che fare, non mi sembra di chiedere troppo” ammisi.

Titti mi sorrise e scosse il capo. “Sei sempre la stessa. Beh, perché non ne approfitti e vi chiarite, decidendo di salutarvi solo  se non vi andate così a genio?” propose.

“Non so, insomma, di certo non sarò io a cercarlo…”.

“No, no! Se vi incrociate per sbaglio…”.

Detto fatto, la mia sfiga ormai mi perseguitava. Quella sera, mamma ebbe la brillante idea di invitarlo a cena.

Prese posto di fronte a me, che me ne stavo zitta e muta. Era come se mi sentissi in imbarazzo in sua presenza, e mi dicevo che fosse per il fatto che era come se mi sentissi un po’ inferiore ora che i miei avevano occhi solo per lui.

“Perché non andate un po’ a guardare la tv mentre faccio la cucina?” propose mamma.

“Si, vai con lui, Gab, io aiuto mamma” me la svignai.

“No, oggi è il turno di Gabriele aiutarmi” disse innocentemente mamma.

Capita l’antifona, sbuffai e feci segno a Cristian di seguirmi in soggiorno. Accesi la tv e mi finsi interessata finchè non fu lui a parlare.

“Senti, so che non mi sopporti o qualcosa di simile, ma volevo solo dirti di dire a Stella, nel caso si trovi a parlare con te, che non sono interessato. Oggi è venuta anche lei a portarmi l’invito, si è presa il mio numero e mi riempie di sms” spiegò cautamente, voltandosi verso di me.

“Perché non glielo dici tu?” proposi, cercando di essere educata. “E poi non è che non ti sopporto, è solo che odio iniziare con il piede sbagliato con le persone”.

Cristian fece un piccolo sorriso. “Allora che ne dici di iniziare da capo e fingere che ci siamo conosciuti ora? Prometto che non ti prenderò in giro e che sarò civile, anche se ammetto che hai delle belle gambe” aggiunse.

Lo guardai male e lui si parò una mano davanti. “Scherzo, scherzo. Era per alleviare la tensione…”.

“Ok, ma non tollererò più queste cose”.

Ci guardammo e alla fine lui mi porse la mano in segno di pace e resa e la strinsi.

“Quindi ora parlerai con Stella?” domandò.

“Hai voluto far pace solo per questo scopo?”.

“No, no. Ok, ci parlerò io” stabilì alla fine.

“Bene” approvai, e a malincuore gli sorrisi.

“Mamma, io esco” disse poco dopo Gabriele, quando terminò di aiutare mamma.

“Dove vai? Sono quasi le dieci” gli ricordò lei.

“Ho un appuntamento con un amico” rispose spiccio lui, ma il modo in cui lo vidi uscire, pensieroso, non mi convinse.

“Mamma, vedo dove va, torno subito” le dissi a mia volta, chiedendomi se la sua uscita c’entrasse con Belle.

Mamma non ribattè, rassegnata, e alla fine, dopo aver pedinato mio fratello, e averlo perso di vista, tentai a Piazza di Spagna visto che aveva detto che il ragazzo con cui usciva Belle gironzolava per di lì.

Stranamente c’era poca gente, posai il mio scooter e iniziai a guardarmi intorno senza successo, finchè non vidi un gruppo di ragazzi avvicinarsi.

“Ehi, bellezza, ti va un tiro?” mi domandò uno di loro, indicandomi una sorta di sigaretta che sapevo che fosse tutto tranne sigaretta.

“No, grazie” risposi, cercando di fingermi indifferente, e vedendo che Gabriele non c’era mi affrettai a riavvicinarmi al mio motorino.

“Dove vai? Vieni qui, divertiti con noi…” continuò lui, prendendomi per un braccio. Subito mi si avvicinarono altri tre tipi.

“Mollami” gli intimai, cercando di restare calma quando mi sentivo nel pallone.

“E altrimenti che fai?” mi provocò lui, avvicinandosi sempre di più e prendendomi per la vita.

“Io…” bofonchiai, continuando a strattonarmi ma cadendo nel panico più totale. “Aiut…!”.

“Stai zitta, ricciolina, e andrà tutto bene” continuò un altro, passandomi una mano tra i capelli, di cui potevo sentire la voce alle mie spalle.

“No, ti ho detto di lasciarmi!” urlai, continuando ad agitarmi, sentendomi sempre più oppressa dai tocchi di quegli sconosciuti.

“Tu ora fai quello che ti dico…” ribattè un terzo, e sentii la sua mano toccare il mio seno da dietro.

“No, no!”. Ormai piangevo per la paura, ogni mia minima mossa sembrava inutile e sembrava solo sfiorarli. Chi me l’aveva fatto fare di andare lì a quell’ora da sola?

Altre mani scesero lungo i miei fianchi, e stavo per muovere i piedi per assestare un calcio a chiunque dei tipi quando sentii un deciso: “Lasciatela o chiamo la polizia!”.

Non ero mai stata più felice di sentire quella voce, la sua voce, e improvvisamente mi sentii libera da mani e puzza di fumo e alcool, cadendo per terra.

Spalancai gli occhi davanti la visione che avevo davanti: Cristian, spuntato da chissà dove, stava picchiando i tre tipi, con una certa agilità, come se lo facesse un giorno si e uno no, finchè non intervennero degli altri tipi a separarli e quei maniaci se ne fuggirono.

“Stai bene?” mi domandò quando si furono allontanati, sedendosi accanto a me.

“Non lo so” risposi, continuando a piangere silenziosamente. “Ho avuto paura…”.

“E’ normale. Su, alzati” disse, e porgendomi la mano mi aiutò ad alzarmi. Stavo per barcollare, spaventata ancora dalla sensazione di essere toccata da uno di quei tipi, e lui mi sorresse, prima di abbracciarmi. Le sue braccia erano calde e stare così mi faceva sentire protetta.

“Stai tranquilla, Sabrina, è tutto ok. Appena ho visto che non tornavi sono venuto a cercarti, e questo è il primo posto che mi è venuto in mente…” sussurrò, accarezzandomi i capelli.

“Grazie” bofonchiai, alzando lo sguardo.

“E di che, anzi, ammetto di essermi spaventato anch’io” rispose, cercando di ironizzare la cosa.

“Ora so chi sono i veri maniaci, giuro che non ti chiamerò più così” sussurrai, guardandolo in un modo che voleva essere sincero e pieno di scuse. “Scusami per ieri, non volevo essere così…”.

“Permalosa?” suggerì. “Perdonata, tranquilla”.

Ci sorridemmo, e mai come in quel momento capii che gli dovevo molto e che la guerra era ufficialmente finita.

Continua…

Qualche Anticipazione:

“Titti, è un complotto! Mamma vuole assolutamente farmi passare le giornate con quel Cristian! E oggi devo andare a fare shopping con lui” mi lamentai subito, senza nemmeno salutarla.

°*°*°*°*°*

 “Anche la modella ha fatto la sua parte, però” protestai, sebbene ironica, per questo mi stupii quando disse: “Non ho mai detto il contrario”.

°*°*°*°*°*

“Metto il prossimo gettone. Mi sa che solo così riuscirò ad avere un minimo resoconto degli accaduti, visto che vai a scatti” spiegò sarcastica.

 

Milly’s Space:

Hola!

Eccovi il secondo chappy… Sabri prima fa tutta la dispettosa con Cristian, poi scopre che in realtà deve smetterla di trattarlo così e alla fine ha la dimostrazione che lui non è il maniaco che ha lasciato intendere! xD

Comunque, grazie mille a coloro che hanno messo la fic tra i preferiti:

alina 95
angeleyes
cupidina 4ever
lillay
Mary_loveloveManga
pirilla88
vero15star

 

e CriCri88 per averla messa tra le storie seguite.

 

E, ovviamente, grazie mille a coloro che hanno recensito lo scorso cap:

 

CriCri88: Ecco qui il seguito, spero ti piaccia anche questo cap! Grazie mille, mi fa piacere sapere che secondo te non sto cadendo nella banalità, ma credo proprio che staccare la spina per un po’ mi farà bene! Che te en sembra di Deb e Andrea versione genitori? Un bacione e ancora grazie per seguirmi anche qui! ^^

 
alina 95: Grazie carissima! Spero che anche questo cap ti piacerà! Ho aggiornato il più presto possibile ^^ Un bacio!

 
vero15star: Tesoro! Marcolino è tuo, si si, anche perché per ora solo io e te sappiamo della sua esistenza e sai che lo lascio tutto a te! Hai visto, ho modificato qualcosa e aggiunto qualche scena… Grazie mille per aver letto questi cap in anticipo e avermi consigliato! <3 Je t’adore, cherie!

 
lillay: Ma grazie, sei troppo gentile, è bellissimo sapere che ci sono altre persone che hanno seguito le storie precedenti a questa! Spero comunque che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacio!

 
angeleyes: Meno male, ti è piaciuto il primo cap! ^^ Riguardo le scene ironiche, beh, ce ne saranno altre (anche in questo cap la scena di Sabri che cerca di convincere Andrea che Cristian è un maniaco può essere giudicata un pò tale, non credi? xD), promesso, anche perché Sabri se ci si mette è peggio di sua madre, solo che a volte è un pochino pochino più rompiscatole, eheh! Un bacione!

 
Non so quando aggiornerò, anche perché il 9 inizio già la scuola (quando poi la mia regione apre le scuole il 14… Non iscrivetevi mai in un Convitto, ve lo sconsiglio per tutte queste cretinate in anticipo!).

 

A presto,

milly92.

  
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