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Autore: GiakoXD    13/02/2022    1 recensioni
Questo è un universo AU dove i witcher esistono ancora oggi, in una tranquilla ed ignara Padova universitaria.
Cosa succederebbe se una studententessa venisse salvata da uno strego? E se nemmeno lei fosse una ragazza qualunque?
Questa è la revisione globale della mia storia La discendente di Ithlinne, che avevo già pubblicato tempo fa. Spero di aver fatto progressi!!!
ecco un estratto:
“La ragazza non riusciva a staccare gli occhi da quell’essere, dall’aspetto mostruoso e orrendamente letale, da quelle orbite vuote. Fredde lacrime iniziarono ora a scendere dagli occhi della ragazza, mischiandosi alla pioggia e raccogliendosi sotto al mento tremante. Ancora paralizzata dal terrore, la giovane non si accorse della figura che spuntò alle sue spalle fino a che questa non la ebbe superata con un balzo, atterrando proprio davanti alla creatura. Con un movimento fulmineo, quest’ultima tranciò di netto uno degli arti artigliati della belva, facendogli descrivere un lungo arco in aria; un denso fiotto di sangue scuro schizzò dappertutto, lungo la parete, sul terreno e sul cappotto della ragazza che, sbigottita, indietreggiò spasmodicamente fino a sbattere contro il muro alle sue spalle.
Era una scena surreale.
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cirilla Fiona Elen Riannon (Ciri), Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Che faccio quello che riesco possono stare tutti tranquillissimi, loro e quel loro fastidiosissimo fisico da streghi! …che è l’unica cosa positiva di continuare a farmi doppiare, vedere i loro prestanti lati B! Mamma mia che culi!”. Katherina rallentò l’andatura, ansimando. Non si era aspettata nemmeno per un istante di poter competere con loro: lei non era per nulla un’atleta e in più aveva anche una mezza idea di quanto potessero essere sovrumani. Mezza idea però, che si frantumò contro la realtà dopo nemmeno trenta secondi. Vederli correre in quel momento, in quel modo… la ragazza si chiese se non stesse avendo un’allucinazione: correvano con la velocità dei centometristi una lunghezza da mezza maratona e avevano iniziato a doppiarla che lei non aveva percorso neanche un giro completo. Li vedeva quasi non toccare terra, leggeri e senza sforzo, tanto che le ritornò in mente un film sui vampiri, dove avevano fatto camminare gli attori sui tapis-roulant per mimare la loro super velocità. Manco a dirlo, a Fabio avanzava anche di chiacchierare!
“È chiaro che non spiffererò a nessuno dell’esistenza degli streghi” si disse Katherina mentre finiva la corsa, già esausta, “se solo ci provassi probabilmente mi farebbero internare all’instante!”
Dopo, fu la volta di saltare i gradoni degli spalti. La ragazza aveva odiato quell’esercizio già fin dall’infanzia, da quegli unici tre mesi di pallavolo che aveva fatto. Si sentì tremendamente goffa mentre finiva la prima salita e mentre gli streghi iniziavano la seconda: fortuna che fare esercizio doveva tirarle su il morale!
Terminato il riscaldamento, stava ancora ansimando seduta sui gradoni quando le si avvicinò Hamidi. Le allungò un bastone di legno. «Noi ora volevamo fare un po’ di allenamento con la spada. Che dici, ti va di provare?»
«Non voglio farvi perdere tempo. Non ho la minima idea di come si faccia…»
«Tranquilla. Di solito facciamo un po’ di allenamento in coppia, mentre il terzo rimane a cazzegg… cioè, girarsi i pollici. Ti insegno un po’ di parate base, se ti va!»
«Ah beh… se non ti va di cazzeggiare allora ok, sì!» gli rispose la ragazza ridendo.
 
Tock!
«Ok, bene. Ora parata di terza. Inclina un po’ di più la spada, così.  Adesso quarta. Tieni più indietro il piede sinistro, più stai defilata, meno possono colpirti. Perfetto!»
Tack!
«Bella! E ora… proviamo questa. Sì, quasi! Tieni un po’ più alta la spada però, altrimenti ti colpisco lo stesso. Molto meglio! Bene, ora vediamo se riesci anche senza che ti dica cosa fare. Bene, ok. Ricordati il piede sinistro, perfetto!»
Tock! Tack!
 
Hamidi era sorpreso della capacità di apprendimento di Katherina.  Aveva iniziato con la teoria della spada, elencandole le parate classiche e mostrandole contro quali tipi di attacchi servivano. Poi era passato a simulare i vari attacchi, chiedendole a voce di usare la giusta parata. Katherina non solo aveva memorizzato quasi alla perfezione ciascuna postura, ma stava dimostrando di capire la logica dietro ad ogni movimento. Certo, all’inizio aveva invertito un paio di volte la rotazione del braccio o si era dimenticata indietro un piede, ma più andavano avanti e meno commetteva errori.
L’enorme strego iniziò quindi ad aumentare il ritmo, e ad esasperare sempre meno i suoi attacchi, per renderli meno ovvi. Rimase positivamente sorpreso quando, dopo un lieve tentennamento iniziale, Kat capì l’antifona e si adeguò a quel cambio di andatura. Sembrava anche che si stesse divertendo.
Era veramente una buona allieva, si disse Hamidi, peccato che mancava completamente di forza e aveva pochissima resistenza. La ragazza ansimava già da parecchio e non stavano facendo quasi nessuna fatica.
Lo strego decise quindi di terminare l’allenamento e ne approfittò per tentare un ultimo esperimento. Fece un passo indietro, prendendo lo slancio.
«E se cercassi di colpirti così?» le chiese caricando esageratamente il braccio dietro la testa. Calò la sua spada di legno con forza. Il cozzare delle due armi fu così violento che Katherina sentì il braccio vibrare. Lasciò cadere la sua spada con una smorfia.
«Se un colosso del genere ti si lancia addosso così lo devi schivare! Se tenti di parare finisci solo per spezzarti le braccia!» le disse Fabio, avvicinandosi. «Fidati, lo dico per esperienza. Hamidi poi ha solo fatto finta di metterci forza, sai?»
Kat si massaggiava il polso dolorante: «Ah, “solo finta”… ovvio…»
«Scusa, dovevo metterci meno forza… Ti ho fatto tanto male?»
«Tranquillo, sta già passando. Cavolo, ero talmente concentrata sulle parate che non ho nemmeno pensato di schivarlo… ma invece voi due? Non vi stavate allenando?»
Fabio la guardava divertito. «Certo, solo che siamo rimasti incantati dalla tua bravura! Vero, Nat? Diglielo che è brava! Impari in fretta! Hai visto anche tu, nonno?»
Viktor annuì col capo, in piedi vicino alla linea di bordocampo. La ragazza non l’aveva visto entrare. «Sei veramente molto brava, ragazza mia. Purtroppo però, sono venuto qui per un altro motivo. Ha chiamato Padre Rossi. C’è un caso sospetto. Sembra un incidente d’auto, però ci sono alcuni elementi che non quadrano. Pensano valga la pena di controllare.»
«Elementi che non ti avrà esposto, immagino…»
«No, Anatolij. Purtroppo sai anche tu com’è fatto… ad ogni modo è a circa un’ora da qui. A chi tocca questa volta?»
«Vado io»
Katherina non si girò come gli altri due streghi in direzione di Anatolij. Intercettò però lo sguardo perplesso che gli rivolse il ragazzo africano. Guardando le sue sopracciglia puntate verso l’alto, non serviva far parte della Congrega per capire che offrirsi volontari non era una cosa che accadeva spesso. Guardando il suo stupore, identico a quello di Fabio, si capiva perfettamente che di solito quei tre facevano a gara per non uscire. Solo allora si girò verso Nat; guardava il suo mentore con la ormai classica espressione neutra e sembrava ignorasse volutamente le occhiate dei suoi compagni.
Sembrava un pensiero troppo stupido, che si fosse offerto volontario solo per avere una scusa per allontanarsi da Arkham, un motivo valido per levarsi di torno Katherina. Sembrava così stupido, che ormai era l’unico pensiero che vorticava nella testa della ragazza, e più cercava di ignorarlo, più quello le aderiva al cervello e le faceva salire il nervoso. Iniziò a giocherellare con la spada di legno per avere qualcosa da fare.
Lo strego anziano sembrò indifferente a quella stranezza. «Va bene. Il parroco ti aspetta per l’una, se ce la fai. Appena sali ti do l’indirizzo e i contatti come al solito. Beh, rimarrei volentieri qui a ciondolare con voi, ma ho delle telefonate da fare per la questione Gabriel. Vado. A dopo»
 
Katherina non aveva più voglia di allenarsi e si sedette sui gradoni. Osservò di sottecchi Anatolij, stava rimettendo a posto la sua attrezzatura. Mordicchiandosi un’unghia continuava a crogiolarsi nel pensiero che la sua presenza lo infastidisse e si arrovellava per cercare cosa poteva aver combinato di tanto grave per meritarsi tale trattamento. Poteva aver detto qualcosa di offensivo verso gli streghi? Forse senza volerlo, non conosceva così bene la loro professione... però a quel punto dovevano essere tutti offesi con lei, no?
Ma più di tutto, nei giorni precedenti le era sembrato che le dimostrasse un certo interesse, poi di punto in bianco invece sembrava non riuscisse più a tollerare la sua presenza. Almeno che fosse coerente, no?
Si mangiucchiava le unghie, infastidita e lo beccò a guardarla mentre usciva dal ripostiglio. L’espressione corrucciata che gli si formò sul viso sembrava confermare in pieno la sua teoria. “Se ho fatto qualcosa di così tremendo, non sarebbe meglio dirmelo in faccia, invece di fulminarmi con gli occhi?! Madonna…”
Katherina, con le mani che le prudevano, puntò lo sguardo sugli altri due streghi, concentrata: non voleva rischiare di guardarlo nuovamente.
Gli oggetti della sua attenzione, completamente ignari della guerra psicologica in corso, si preparavano ad un combattimento. Salutarono con un cenno Anatolij che se ne andava, poi si misero in posizione. Si lanciarono uno contro l’altro all’unisono, combattendo ad una velocità e con una grazia impossibili. Attaccavano, schivavano, paravano. I loro corpi roteavano in un unico movimento fluido. La ragazza assisteva allo scontro deprimendosi e arrabbiandosi ancora di più: le avevano appena detto che era stata molto brava, ma ora si sentiva come un cagnolino che aveva dato la zampa per la prima volta. Il nervoso continuava a salirle in modo esponenziale. E poi c’era sempre quello stronzo dell’altro strego…
 
“Eddai adesso basta Katherina, eccheccazzo!”
Non era mica una ragazzina delle medie e soprattutto lo conosceva da neanche due settimane… doveva smetterla di comportarsi da tredicenne in piena pubertà, e sicuramente doveva far sbollire quel nervoso. Avere il sangue alla testa a quel modo per una stupida infatuazione momentanea le sembrava del tutto ridicolo. Probabilmente era colpa anche della situazione assurda in cui era finita, si disse. Sicuramente. L’ansia per quello che le stava capitando si era condensata in quella rabbia insensata. Le mani le tremavano e aveva anche una specie di calore alla bocca dello stomaco. Doveva assolutamente far sbollire un po’ quel nervoso, non era da lei.
Si alzò dagli spalti di scatto, decisa ad andarsene e venne colta da un capogiro. Durò solo un istante: probabilmente quello era un calo di zuccheri, si disse senza darci troppo peso. Uscì dalla palestra con il cellulare in mano. Avrebbe chiamato la sua coinquilina per chiederle del suo esame e delle ultime novità, così probabilmente si sarebbe distratta un po’. Magari, nel frattempo, sarebbe passata per la cucina a cercare quei biscotti che aveva visto a colazione…
 



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Ecco…2 mesi per 2 pagine scrause… sono pessima scusate >__<
Mi sono resa conto di aver spostato in avanti la storyline di tipo mezza giornata (rispetto alla prima versione) e sono andata in crisi mistica perché mi sono convinta che mi avrebbe incasinato un weekend più avanti… dovevo mettermi con calma a far quadrare tutto quindi ho perso tempo… alla fine ho buttato tutto in vacca e quindi oggi ho postato come niente fosse!! XD forse forse mi viene anche meglio così!
Ok, la smetto di accampare scuse…
Fatemi sapere la vostra! Katherina dovrebbe darsi all’ippica? La storyline è sacra e non la dovevo tocare? Lunga vita alla storyline? Tutto bello basta che vada avanti veloce? Attendo vostre!!
Ciau!!!
 
   
 
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