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Autore: sallythecountess    13/02/2022    1 recensioni
Julie è una ragazza madre di vent'anni, ingenua e piena di sogni, che un giorno per caso ha notato un ragazzo bellissimo che abita di fronte a casa sua. Riuscirà a far innamorare di lei lo schivo e tenebroso 4ld3r4n, hacker nemico numero uno delle maggiori potenze mondiali?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo: Foix
Julie rientrata a casa, corse a cambiarsi e imbarazzata gli chiese se potesse prendere i biglietti, ma Rami ovviamente aveva già la soluzione e sorridendo le disse di non preoccuparsi. La verità era che ovviamente il leader degli scheletri non usava mai i mezzi di linea, ma generalmente affittava mezzi privati e aveva già sentito una società che gli aveva dato la piena disponibilità.
“Devi solo dirmi tra quanto vuoi partire…” le spiegò dolcemente, e Julie rispose che il prima possibile andava bene, facendolo annuire. Due ore dopo erano già in viaggio, ma il clima tra loro era stranissimo.
Rami tenne in braccio Lory, addormentata, mentre Julie rimase a fissare fuori dal finestrino, incredibilmente pensierosa. Non aveva voglia di parlare, ma lui invece aveva mille domande. Era molto spaventato all’idea di vedere Foix, soprattutto perché ovviamente avrebbe rivisto anche Alan. Si chiedeva cosa sarebbe successo, come avrebbe reagito lei, e mille altre cose, che ovviamente gli facevano paura.
Lory, però, interruppe quelle sue elucubrazioni, svegliandosi e richiedendo la loro attenzione e in quel momento, finalmente Julie si scosse. Sorrise alla bambina, ma solo per qualche secondo, perché di nuovo il display del suo cellulare si accese e lei sospirò sconsolata. Era la quarta volta che suo padre la chiamava, ma lei non aveva il coraggio di sentire quello che aveva da dirle. Pensava semplicemente che non servisse dirlo.
“…Vuoi che risponda io?” chiese Rami, notando la reazione infastidita di lei, ma Julie scosse la testa.
“Me lo sento dentro quello che è successo, non c’è bisogno che me lo confermino…” concluse, mortalmente dispiaciuta e Rami pensò che fosse eccessiva, ma non ebbe il coraggio di dirle nulla. Arrivati a Foix, però, rispose per avvertire del suo arrivo e bisbigliò piano “…sì lo immaginavo…” dimostrando di avere perfettamente ragione.
Rami provò a starle accanto, a consolarla, ma Julie provava davvero troppe emozioni insieme e non sapeva cosa le stesse accadendo. Era devastata dal dolore per sua nonna, ma anche spaventata per la reazione di Théo e preoccupata per quella dei suoi genitori. Sapeva che l’avrebbero giudicata in modo molto severo per Rami, che stavano per mostrarle ancora una volta quella loro espressione di disappunto, e si sentiva malissimo.
Lui non aveva idea di cosa fare, provava in ogni modo a farla sorridere, ma Julie ad un certo punto gli parve persino scocciata di quelle sue eccessive premure, così decise di lasciarla per un po’ tranquilla, con la sua Lory.
Arrivarono direttamente in ospedale, e Rami si sentì letteralmente fulminare dallo sguardo della madre di Julie, che li accolse in modo glaciale. Non capì quello che le disse, non capiva bene il francese e quella donna aveva volutamente parlato piano e con voce bassa per non farsi sentire, ma era evidente che fosse un rimprovero per Julie, e lo sguardo addolorato di lei confermò la sua ipotesi.
La signora Arnauld fu severissima con la figlia, e neanche sorrise alla sua nipotina, che fissò quasi come se fosse un problema. Rami pensò che fosse per i dolore di aver perso sua madre, ma poi si ricordò che nonna Lauren era la mamma del padre di Julie, e realizzò che non poteva essere quello il motivo.
Lo capì poco dopo perché tutti ce l’avessero con loro, e per la prima volta desiderò di essere invisibile. Non entrò nella stanza della nonna appena deceduta, per una serie di motivi tra cui che lei non aveva detto di entrare, che gli sembrava poco rispettoso e aveva terribilmente paura di vedere una persona morta. In ospedale, poi, era assolutamente uno dei suoi incubi peggiori.
Julie gli chiese la cortesia di restare fuori con Lory, per avere il tempo di preparare Théo, e lui lo fece. Si allontanò un po’ dalla famiglia Arnauld che sembrava preoccupata e agitata per la sua presenza, e rimase con la piccola Lory a giocare e occuparsi di lei. Solo dopo qualche tempo, Julie li raggiunse con un’espressione molto angosciata e disse a qualcuno “…sono loro…” mostrando Rami e Lory ad un ragazzone alto e biondo, con l’espressione contratta.
Théo era oggettivamente un bel ragazzo, altissimo, grosso e biondissimo come sua sorella, ma aveva qualcosa negli occhi che mise Rami in allarme. Un gelo, una freddezza strana, che non aveva mai visto, neanche nello sguardo della signora Arnauld, che sembrava volerlo uccidere con lo sguardo.
Théo li fissò per un istante, non diede il tempo a Rami di fare nulla, se non di sorridere, e urlò “No!” andandosene. Julie lo rincorse, provò a calmarlo in tutti i modi, ma lui era totalmente fuori di sé, e Rami vide che le stava anche facendo del male. La prendeva a schiaffi, le urlava contro e Julie non si difendeva.
Pensò che dovesse prendere le sue parti, che dovesse fare qualcosa, ma ad un certo punto lei urlò qualcosa e suo fratello si fermò. Si fissarono negli occhi entrambi addolorati da morire, e in quel momento Thèo le permise di accarezzargli la guancia e i capelli. Rami pensò che fosse come un’addestratrice di tigri che accarezza una bestia feroce, ma non disse nulla. Lo sguardo di lei, l’esitazione nella sua mano, e in generale tutto il suo atteggiamento dimostrava che non era certa di quello che stava facendo, ma sperava che funzionasse. E funzionò. Quelle carezze addolcirono il gigante, che prese a piangere e Julie lo abbracciò forte e poi afferrando la sua mano lo portò via. Rami decise di seguirla, perché non si sentiva tranquillo a lasciarla sola con quel ragazzo, ma quando la trovò provò molta tenerezza per quei due fratelli.
“Non la voglio Lory, non la voglio…” continuava a ripetere angosciato, come in una routine e Julie gli spiegava piano che non poteva sceglierlo, che ormai c’era e che doveva assolutamente accettarla perché era parte della sua famiglia.
“Non la accetto, no che non la accetto!” ruggì lui, in preda all’ira e lei sussurrò piano “…allora non vuoi più neanche Julie nella tua vita? Non mi vuoi più bene?” facendolo bloccare.
“davvero non mi vuoi più vedere? Non vuoi venire a casa mia e mangiare i miei biscotti? Non vuoi insegnare a Lory a giocare a carte?” aggiunse, seria ma dolcissima e lui piagnucolò dicendo che voleva i biscotti, ma lei era troppo piccola per imparare a giocare a carte e Julie gli sorrise e con una coccola disse piano “lo so, ma dovremo crescerla, insegnarle le cose…”
Théo non disse nulla per qualche minuto, e lasciò che Julie gli prendesse la mano con dolcezza. Era incerto, non sapeva bene come reagire, ma poi l’ira tornò a farsi sentire e le disse che assolutamente non aveva voglia di fare niente con quella bambina, che non voleva vederla neppure, deludendo Julie.
“E allora non possiamo più essere fratelli, mi dispiace…” concluse, sperando di provocare in lui una reazione da adulto, ma così non fu.
Théo stava gestendo troppe cose tutte insieme, ed era evidente che non stesse bene. Julie provava a calmarlo, a tranquillizzarlo, ma anche a fargli capire che le sue prese di posizione erano troppo nette. Rami si chiese come potesse aiutarla, e proprio mentre pensava a come intervenire, sentì una voce alle sue spalle che ruggì “Come ti viene in mente di dire una cosa del genere a tuo fratello?”
Julie sbuffò soltanto, perché sua madre avrebbe soltanto peggiorato le cose, lo faceva sempre. Se era vero, infatti, che Théo aveva moltissimi problemi, era altrettanto vero che la signora Arnauld nel tentativo di proteggerlo faceva sempre grossi danni. Anche la terapeuta le aveva dato contro più volte, ma a lei sembrava non interessare. Julie non stava improvvisando, aveva partecipato a una riunione con la psicologa per capire come gestire le cose, e lei si stava attenendo a quanto le era stato detto, ma sua madre come sempre remava contro.
Théo, appoggiato dalla madre, uscì dal tavolo e ruggì che non avrebbe mai più voluto vedere Julie, mai nella vita, facendole emettere soltanto un lunghissimo sospiro.
“Troveresti un albergo?” sussurrò lei a Rami, accorgendosi di lui per la prima volta in tante ore, e lui annuì e si mise all’opera.
Solo qualche ore dopo riuscirono a uscire dall’ospedale, e lei era letteralmente in mille pezzi. Rami aveva affittato una macchina, e guidava sereno, mentre Lory chiacchierava, urlando paroline senza senso.
“Mi dispiace, volevo andare a casa, ma non possiamo…” sussurrò Julie piano all’improvviso. Era stata una giornata dolorosissima, e anche piena di conflitti familiari. L’avevano rimproverata tantissimo, praticamente tutti. Sua madre le aveva solo detto che era veramente inopportuna, e suo padre che era una stupida. Le sue zie, però, avevano davvero infierito, facendole pesare il fatto che in un contesto simile, per colpa sua avrebbero dovuto gestire anche una crisi di Théo, e Julie si era sentita malissimo.
“A me importa solo di stare con voi…” le disse piano, perché capiva che stava davvero male e Julie sorrise, ma si sentiva malissimo e appoggiò la guancia contro la sua mano.
“Dovremmo fermarci a comprare qualcosa per Lory, per cena…” bisbigliò pianissimo, dopo qualche istante, e lui obbedì fermandosi al primo supermercato, dove c’era anche l’auto di un’altra persona poco gradevole.
Capitolo: un supermercato
Era un tranquillo venerdì sera a Foix, e Alan Girard se ne stava come sempre in giro con i suoi amici per fare provviste per la serata. Ogni due venerdì del mese, infatti, la signora Girard si toglieva allegramente dalle scatole, andando a giocare a canasta con le amiche del circolo, e lui aveva la serata libera per invitare qualche amico e fare bagordi come degli adolescenti.
All’inizio c’era anche qualche ragazza a quelle serate, e più di una volta aveva partecipato anche Julie, entusiasta all’idea di conoscere i suoi amici. Era convinta che fosse un gesto importante, che stesse dimostrando ad altre persone che l’amava, ma non aveva capito che il caro Girard voleva solo sfoggiarla, come un trofeo di caccia. Quando poi era rimasta incinta la cara signorina Arnauld, voci di paese avevano diffuso la diceria che fosse successo addirittura a casa Girard, nel letto coniugale e la padrona di casa aveva minacciato di evirare il signor Girard se avesse saputo di altre ragazze a casa sua.
In realtà non era vero, Julie non aveva mai fatto l’amore a casa sua, perché si era sentita a disagio. Avevano anche litigato molto per quella cosa, e per qualche giorno Alan non l’aveva più cercata. Era rimasta incinta settimane dopo, quando in uno sforzo di romanticismo l’aveva portata ad una convention di cucina e aveva finto che fosse sua moglie, facendo l’amore con lei per un intero weekend, senza neanche immaginare che potesse essere pericoloso. Già, so cosa state pensando: non era esattamente un genio Alan Girard. Sapete perché si sentiva così al sicuro? Semplice: aveva confuso Julie con un’altra ragazza che frequentava all’epoca, che prendeva la pillola.
Lei, invece, giovane e ingenua, alla sua prima vera storia d’amore, pensava che lui volesse davvero avere un bambino con lei. Aveva creduto a tutte le sciocchezze che le aveva raccontato sul matrimonio in crisi, sul sentirsi sempre e solo un donatore di denaro e aver bisogno d’amore. E così aveva pianto di felicità la povera Julie, scoprendo di essere incinta, perché immaginava che anche lui si sarebbe sentito finalmente felice di avere ben due creature per cui era la cosa più importante del mondo. Ma come sapete, così non fu.
Non gli capitava quasi mai di pensare a lei, ad essere onesti. L’aveva sognata una volta sola, ed era stato un sogno bollente, che gli aveva fatto venire la nostalgia di quella biondina che faceva ogni cosa per la sua approvazione, ma poi si era ricordato di com’era finita, con lei incinta e disperata, e ci aveva ripensato.
E così, mentre Rami e Julie facevano la spesa esausti e con il cuore incasinato, ma tutto sommato molto dolci, qualcuno si ritrovò ad osservarli, morendo di gelosia. Era stato Ralph Morrison a fargli notare la biondina, perché Alan era troppo preso dalla scelta del vino per notarla.
Julie era sola in quel momento, e fissava con fare afflitto la carne, pensando a tutto, meno che a quello che avrebbe dovuto cucinare per cena e nei giorni successivi. Si sentiva emotivamente svuotata, e quella era la prima volta in ventiquattro ore in cui era sola, quindi il suo cervello era letteralmente andato in stand by.
“Ma tu sei sicuro che abbia avuto un figlio?” chiese serissimo Charles, l’altro amico, e Alan annuì soltanto, perché gli aveva inviato spesso foto della bambina per i primi tempi.
“Ha tenuto da Dio la gravidanza, porca miseria…” commentò Ralph, e anche Charles fu d’accordo. Commentarono per qualche minuto la sua linea, letteralmente perfetta, il suo sedere nei jeans attillati, e ne convennero che il seno era aumentato, probabilmente a causa dell’allattamento.
“Direi che è migliorata!” concluse Alan, che aveva sempre trovato il poco seno di Julie un grosso neo del suo aspetto fisico. E poi, proprio mentre i tre amici iniziavano a pensare di poter provare a fare quattro chiacchiere con quella bella bionda, qualcuno la raggiunse di spalle e mise la guancia contro la sua facendola sorridere. Rami aveva messo Lory nel carrello, e si era allontanato con lei a comprare la frutta, ma aveva notato l’espressione afflitta di lei ed era tornato a coccolarla.
“Sei bellissima, lo sai?” le sussurrò, con la guancia contro la sua, cingendole il bacino da dietro e Julie fissando la sua immagine riflessa nel vetro disse solo “sono esausta. Andiamo a dormire?” Rami annuì, e finalmente si girò per farsi vedere dal pubblico, che ora stava severamente giudicando il quadretto familiare.
“Beh sembra uno di quei modelli dei profumi, devi ammetterlo…” osservò con molta onestà Ralph, e anche Charles fu d’accordo, dicendo che sembrava uno di quei Pirati dei Caraibi, ma “…in versione ripulita ed elegante. Con il dolcevita e il look da fighetto”
“Troppo da fighetto. Andiamo, dove diavolo devi andare vestito così?” commentò Ralph, cercando di far ridere Alan, che era rimasto letteralmente congelato. Erano molto belli insieme, e lei sembrava stanca, ma lo guardava in modo dolcissimo. Lui era giovanissimo, molto più dello chef Alan, che diceva di portarsi bene i suoi quarantasette anni, ma se li sentì tutti addosso in quel momento. Non aveva un gran fisico, e lei era sicuramente molto meglio di lui, ma era un bel ragazzo ed erano belli insieme e sembrava si volessero davvero bene. Decise di continuare a osservarli da lontano, perché aveva notato una cosa in quel carrello, e stranamente per la prima volta in quei mesi, gli era venuta voglia di vedere sua figlia. Riusciva a scorgere soltanto un fagottino rosso, con una testolina di riccioli biondi, ma era curioso e voleva darle un’occhiata.
Non era veramente interessato a Lory, più che altro lo infastidiva il fatto che quel tizio più giovane di lui si comportasse come se fosse anche il padre di quella bambina. Non ascoltò i pareri dei suoi amici, che cercarono di dissuaderlo, e decise di restare a guardarli da lontano. Pensò che ovviamente anche la bambina era molto bella, con quella madre difficilmente poteva essere il contrario, e mentre si interrogava se fosse la più bella dei suoi figli, la famigliola felice si diresse alla cassa, rendendo impossibile per lui continuare a fissarli da lontano. Charles e Ralph provarono a parlargli a dissuaderlo dall’affrontare di petto quella situazione, ma non ci riuscirono.
Alla cassa, Julie riconobbe una sua vecchia amica e chiacchierarono per qualche minuto del più e del meno. La ragazza le fece i complimenti per Lory, e disse che erano veramente una bellissima coppia multietnica. Rami pensò che quel complimento fosse in realtà un insulto, e rimase per qualche istante a chiedersi se fosse una cosa gentile o meno, quando sentì qualcuno dire “…già, peccato che non sia veramente sua figlia”.
Julie tremò in quel momento, perché non riusciva fisicamente neanche a pensare di rivedere Alan quel giorno, eppure incontrare il suo sguardo non le fece l’effetto che lei temeva. Non provò sentimenti positivi, solo fortissimo rancore nei suoi confronti, così tenendogli testa rispose “…certo che è sua figlia, perché è l’unico che se ne sia mai preso cura…”
Alan impazzì per lei, per il disprezzo che gli stava mostrando, per l’arroganza con cui gli teneva testa e pensò che doveva assolutamente convincerla a uscire con lui, almeno un’ultima volta. Così, cercando di sembrare sicuro e sensuale, le disse piano “ciao bellissima…”
Rami si sentì letteralmente avvampare per quel tono e quelle parole. Avrebbe voluto saltare al collo di quel vecchio stronzo, e non aveva mai provato il desiderio di confronto fisico con qualcuno.
“Vattene Alan…”rispose lei scocciata, e fece per andarsene, ma ovviamente non potevano farlo senza pagare il conto. Rami sembrava troppo distratto per ricordarsi che aveva lui la carta, così Julie dovette dirgli di pagare e Alan osservò che le sue abitudini non erano cambiate, facendola infuriare ancora di più. Rami trovò insopportabile quell'ennesimo accenno al fatto che lei fosse una sgualdrina, e ancora una volta desiderò di ucciderlo, ma rimase totalmente paralizzato. Non poteva attirare l'attenzione in pubblico, e per lui già entrare in un supermercato era un grosso problema, figuriamoci se poteva magari finire in qualche video per una rissa.
Julie prese il sacchetto e fece per andare via, furente. Voleva non vedere mai più quello schifoso, e sapeva che anche Rami era arrabbiatissimo, ma Alan le afferrò la mano e lei si girò per gelarlo, quando lui pronunciò le parole di cui lei aveva più paura al mondo, ossia “…voglio parlare della bambina…”
Nota:
Eh carissimi, oggi mi avete beccato particolarmente ispirata. Onestamente mi sembrava un po' triste da solo il capitolo dell'ospedale, perciò ve ne ho regalati due. Impegnativi, ma due. Allora che ne pensate di Alan, ora che avete avuto modo di conoscerlo? E della reazione di Julie e di Rami? Se vi va, potete anche dirmi due parole sulla famiglia di lei, vi aspetto. A presto.
   
 
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