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Autore: Gatto1967    14/02/2022    2 recensioni
Sono passati alcuni anni dalle vicende raccontate nell’anime, e una Candy ormai ventenne, si ritrova invitata insieme ad Annie Brighton e a Patty, alla Villa della misteriosa Signora Stone in pieno inverno e nel bel mezzo di una tormenta di neve.
Grande è la loro sorpresa nel ritrovare alla villa una serie di personaggi tutti appartenenti al passato di Candy. Personaggi con i quali Candy ha avuto rapporti contrastanti, rapporti di amore ma anche di odio.
Qual’è lo scopo di quella riunione?
Chi l’ha organizzata?
p.s. Già dal titolo si intuisce il legame con il romanzo di Agatha Christie “Dieci piccoli indiani”, si tratta di una storia thriller in cui c’è un assassino e ci sono delle vittime, e anzi vi invito a cercare di indovinare l’assassino.
p.s.2. Essendo una storia interamente al femminile non sono considerati personaggi maschili.
p.s.3. Le mie risposte ai vostri commenti saranno volutamente vaghe, per non dare indizi su chi sia l’assassino.
Leggete solo se interessate/i al genere
Genere: Mistero, Noir | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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-Cerchiamo di darci una calmata!- disse imperiosamente Candy. -Non so cosa stia succedendo ma dobbiamo rimanere calme e concentrate.-

-L’unica cosa chiara è che qualcuno ci ha menato per il naso.- disse Flanny. -Siamo state attirate qui con scuse diverse da una persona che nessuna di noi ha mai visto. E niente di quello che ci è stato detto era vero. Qui non c’è nessun ricevimento, nessuna riunione di stiliste di moda e nessuna proprietaria di cliniche bostoniane.-

-Sappiamo di sicuro che l’autista che vi ha portate qui era d’accordo con la “signora Stone” ammesso che esista.- disse Candy rivolta alle sue colleghe infermiere.

-E voi, come siete arrivate qui?- chiese Flanny.

-Noi siamo state portate qui dall’autista dei Brighton.- rispose Candy. -Verrà a riprenderci lunedì mattina.-

-Noi invece siamo state portate qui da un autista mandato dalla signora Stone, proprio come voi signorina.- rispose Sarah

-Ci è venuto a prendere questa mattina presto alla residenza degli Andrew a Chicago, io e Iriza abbiamo dormito lì per favorire la zia Elroy.-

-Quindi l’unica persona conosciuta che ci ha portato qui è l’autista della signorina Brighton, che verrà a prendervi lunedì.- considerò Flanny.

-Beh, almeno lunedì questa situazione surreale finirà.- disse Annie -Il mio autista verrà a prenderci e troveremo un modo di far venire via anche voi. Dobbiamo solo organizzarci per questo… strano weekend!-

Annie era cambiata, una volta  era paurosa e frignona, adesso invece sembrava tranquilla, serena, per niente o poco intimorita da quella situazione.

-Giusto!- esclamò Candy alzandosi. -Prima eravamo in cucina e abbiamo visto che c’è da mangiare per un reggimento! Andiamo e organizziamoci per mangiare qualcosa. Si è fatta una certa ora e io ho fame!-

-Non penserete mica che io mi metta a cucinare come una sguattera qualsiasi!-

Candy squadrò l’altezzosa Sarah Legan con uno sguardo di autentico odio.

-Mi dispiace tanto signora, ma io ho smesso da un pezzo di lavorare per lei, e qui non ci sono “sguattere”. Per cui se vuole mangiare qualcosa le consiglio di alzare il suo nobile sedere dalla sedia e di darsi una mossa! Altrimenti per quanto mi riguarda può anche schiattare di fame!-

-Non permetterti di parlare così a mia madre, trovatella!-

Candy non ci vide più, e saltò addosso alla sua odiata nemica di sempre. Le due ragazze cominciarono a picchiarsi, ma le altre le separarono subito.

-Adesso basta Candy! Penseremo io e Patty a cucinare qualcosa! Tu e le tue amiche infermiere andate a dare un’occhiata alla zia Elroy, e tu Iriza, e anche lei signora Legan, venite a darci una mano! Candy non ha tutti i torti: dovete fare la vostra parte anche voi!-

Candy fu trascinata via dalle sue colleghe e insieme salirono le scale.

-Sai Candy? Ti facevo più “pacifista”.- ironizzò Flanny.

-Và al diavolo Flanny! Tu non hai la più pallida idea di quello che ho passato quand’ero piccola, a causa di quelle due streghe!-

-D’accordo, d’accordo. Sono affari tuoi e io non sono curiosa. Piuttosto dimmi: la signora… Elroy, soffre di qualche malattia?-

-Semplicemente ha più di ottant’anni e soffre di cuore. Prende regolarmente delle medicine e prima che arrivaste voi ha avuto un piccolo mancamento. Tutto qui.-

-Le hai somministrato le sue medicine quindi.-

-Sì, le ho dato un leggero cardiotonico che il dottor Leonard le ha prescritto per questi piccoli malori. Ma la cosa importante è che si riposi. Non sarebbe mai dovuta venire qui per presunti eventi “mondani”.-

Entrarono nella stanza della zia Elroy e la videro sdraiata sul letto così come l’avevano lasciata Iriza e Sarah. 

-Bene, sta dormendo.- disse Candy

Flanny squadrò attentamente la signora sdraiata sul letto e sgranò gli occhi. Si precipitò su di lei e le prese il polso.

-Candy… mi dispiace… la signora è morta.-

 

Le nove donne stavano diritte in piedi intorno al capezzale dell’anziana Elroy. Candy, Iriza e Sarah erano in lacrime.

In passato Candy non era stata ben vista dall’anziana matriarca degli Andrew, in seguito lei stessa le aveva confessato di averla considerata responsabile dell’orribile disgrazia occorsa al povero Anthony, e di aver cambiato idea su di lei solo quando aveva scoperto che proprio lei si era presa cura del suo amato nipote William Albert.

-Io… io credo che bisognerebbe dire qualcosa…- farfugliò Iriza. 

-Non sempre sono andata d’accordo con la zia Elroy.- iniziò Candy. -Io ero una ragazzina a dir poco pestifera quando l’ho conosciuta, e lei era una donna molto severa e austera. Ma vi giuro che le  ho voluto bene…-

-Era una donna straordinaria.- intervenne Sarah Legan. -A te può anche essere sembrata austera Candy, ma considera che per tanti anni ha mandato avanti la famiglia Andrew e le sue imprese. Non è stata una cosa facile per una donna. 

Inoltre ha amato i suoi nipoti Anthony, Archie, Stear e William Albert come suoi figli, e questo lo sai.

Forse quello che non sai è che anche noi le abbiamo voluto bene.-

-Sì è così.- disse Iriza. -Le volevamo bene, e anche se la cosa può farti sorridere, lei mi ha insegnato tante cose…-

Scoppiò in lacrime e imprevedibilmente Candy la abbracciò.

Le altre uscirono dalla stanza lasciando le due ragazze da sole.

 

-Che strano…- disse Annie passando vicino al tavolo con le statuine delle indiane.

-Che cosa è strano?- le chiese Patty che stava vicino a lei

-Quelle statuine, poco fa erano dieci, ricordi?-

-E adesso…-

Patty guardò le statuine: una era rotta!

 

Dopo aver mangiato, le due Legan andarono nelle loro stanze per riposarsi un po’, mentre le altre sette ragazze si riunirono nel salone vicino al caminetto che venne acceso con la legna che trovarono accatastata in un vano nel muro proprio di fianco al caminetto stesso.

-Fuori piove che dio la manda- disse Natalie -E non accenna a diminuire.-

-Prima o poi spioverà, e comunque dobbiamo solo aspettare fino a lunedì.- rispose Flanny

-Che razza  di situazione!- sbottò Eleanor -Siamo venute qui per fare un colloquio di lavoro e ci ritroviamo bloccate in questo posto! Possibile che qualcuno ci abbia preso in giro? E perché poi?-

-Non lo so. Ma credo proprio che lunedì avremo la risposta.-

-Quando sei rientrata dall’Europa Flanny?- Le chiese Candy

-Da sei mesi Candy. Come sapete la guerra volge al termine, la Germania, l’ultimo dei grandi imperi dell’Europa centrale, è ormai accerchiata e la sua resa è questione di poco. 

Io ho sempre svolto servizio in ospedale a Parigi, lontana dal fronte, ma l’unica volta che mi è stato richiesto di andare in un ospedale da campo sul fronte franco-tedesco, sono rimasta ferita. In modo leggero d’accordo: una pallottola mi ha attraversato la spalla senza ledere l’osso, ma tanto è bastato per farmi rimpatriare. 

Il dottor Leonard non ha voluto riassumermi, e così ho dovuto svolgere lavori minori, e quando Natalie mi ha contattata per dirmi di questa offerta ho detto subito di sì.- 

-Perché quel vecchio barbogio del dottor Leonard non ti ha riassunta?-

-Diceva che in quel momento l’ospedale non poteva permetterselo, ma secondo me non me la contava giusta. Mi è sembrato.. imbarazzato…-

-Anche quando licenziò me era imbarazzato.-

-Già Candy, perché sei stata licenziata?- chiese Judy -Tutte noi siamo rimaste sorprese a suo tempo.-

-Hai presente la gentile signora Legan?-

-La signora “Sedere di piombo”?-

-Sì proprio lei.- rispose Candy sorridendo sotto i baffi per il soprannome inventato da Judy -Minacciò Leonard di tagliare i finanziamenti della sua famiglia all’ospedale se io non fossi stata licenziata.-

-Caspita! Ma allora quella signora ti odia a morte! Ma… perché? Che accidenti le hai fatto?-

-Oh, è una lunga storia Judy.-

-Raccontacela!-

-Judy! Sono affari di Candy! Non ci riguardano!-

-No Flanny, forse sapere queste cose potrebbe aiutarci a capire quello che sta succedendo. Non so te, ma io vorrei proprio sapere perché una illustre sconosciuta si è presa la briga di attirarmi qui con la promessa di un lavoro inesistente.-

Flanny rimase interdetta: Judy non aveva tutti i torti.

-D’accordo ragazze! Vi racconterò quelli che sono i miei rapporti con la signora Legan e la sua figliola.-

 

Quanto più brevemente possibile, Candy raccontò alle sue colleghe le sue passate vicissitudini.

 

-Accidenti Candy! Adesso capisco perché non ami quelle due donne…- commentò Eleanor

-Però non capisco…- ragionò Flanny -Che motivo avrebbero di averci attirate qui? Noi poi non c’entriamo davvero niente con i vostri problemi…-

-Infatti non credo che c’entrino niente con la “signora Stone”, chiunque sia. E non credo che il motivo per cui siamo state attirate qui abbia qualcosa a che fare con me o con loro…-

-Su questo sarei cauta Candy.-

-Che vuoi dire Flanny?-

-Voglio dire che… tu sei l’unica a conoscerci tutte.-

La considerazione di Flanny fece scendere il gelo nella stanza. La ex crocerossina aveva ragione! Candy era l’unico collegamento fra le donne presenti in quella villa isolata.

-Cosa vorresti dire Flanny?- stavolta era la voce di Candy ad essere gelida. -Che questa storia l’ho organizzata io?- disse alzandosi

-No Candy, non necessariamente…-

-“Non necessariamente…” ti ringrazio di concedermi il beneficio del dubbio Flanny!- disse poi mentre voltava le spalle al gruppetto per andarsene.

-Avanti Candy!- intervenne Annie -La tua amica non intendeva accusarti di niente. Sta solo cercando di capirci qualcosa. Tutte noi vorremmo capire perché siamo state attirate qui.-

-Io e Patty non siamo state attirate qui! Siamo venute solo per accompagnarti, ricordi?-

-Sì certo, ma forse la signora Stone immaginava che io vi avrei chiesto di accompagnarmi.-

-E come faceva a saperlo? E in ogni caso se voleva attirare anche me e Patty in questa casa, perché non inventare una scusa anche per noi? E se fossi stata io ad attirarvi qui, perché aspettare che tu mi invitassi? Potevi anche non farlo.-

Il contro-ragionamento di Candy aveva un senso.

-Io penso piuttosto che questa “signora Stone” vi abbia fatte  venire qui per altri motivi e che il fatto che mi conosciate tutte sia solo una coincidenza!-

-Una coincidenza molto strana Candy.- aggiunse Flanny -Questo devi concedermelo…-

-D’accordo…- disse Candy sospirando -Adesso mi calmo e cerchiamo di capirci qualcosa.-

-Io penso che c’entrino le due Legan.- intervenne Patty -Loro conoscono te ed Annie e potevano benissimo prevedere che lei ti avrebbe coinvolta, e se non lo avesse fatto avrebbero trovato un altro modo di farti venire qui.-

-Ammettiamo pure che sia così, ma che scopo avrebbero avuto? E come farebbero loro a conoscere le mie colleghe? Io non glie le ho certo presentate!-

-Dovremmo chiederlo a loro.-

-Sentite.- disse Annie alzandosi in piedi -Propongo di andare a riposarci un po’. Siamo tutte scosse e forse un buon sonno ristoratore ci farà bene. Ritiriamoci nelle nostre stanze.-

La proposta fu accolta da tutte le presenti, che quindi si alzarono e si avviarono verso le due scale a chiocciola, ognuna diretta alla sua stanza.

 

Candy aprì gli occhi, accese il lume poggiato sul comodino e andò alla finestra.

Fuori aveva smesso di piovere, ma il cielo era comunque una compatta tavola grigia. Era il tipico tempo da neve.

Non vedo l’ora di essere di nuovo a Chicago, pensò la ragazza, e nel mentre qualcuno bussò alla porta.

-Avanti!- la porta si aprì e Flanny Hamilton entrò nella stanza.

-Candy, io… volevo chiederti scusa…-

Candy sorrise tristemente.

-Non fa niente Flanny, avanti accomodati. Vorrei parlare un po’ con te.-

La ragazza entrò richiudendosi la porta alle spalle, e Candy le indicò una sedia sulla quale sedersi.

-Io… io… non ci capisco niente.- disse poi mostrando una insospettata fragilità.

-Nemmeno io Flanny, questa storia non ha senso! Perché attirare otto persone in questo posto sperduto?-

-A chi appartiene questa villa?-

-Molto probabilmente alla signora Stone, ammesso che esista. Comunque devo ammettere che avevi ragione prima, io sono l’unica qui dentro a conoscervi tutte.-

-Già, ma probabilmente è solo una coincidenza. Perché avresti dovuto attirarci qui?-

-Ah non lo so davvero! E poi questa villa… è strana…-

-Beh sì, è inquietante.-

-Una villa perfettamente isolata, a miglia e miglia di distanza dal più vicino centro abitato. Chi può aver costruito una villa qui?-

-Qualche riccone stravagante amante della solitudine.-

-Ma qui non c’è nessuno! E poi… perché il vostro autista è letteralmente scappato via?-

-Dobbiamo solo aspettare lunedì, oggi è sabato quindi devono passare due giorni e qualcuno arriverà. Piuttosto Candy, vorrei chiederti una cosa.-

-Ti ascolto.-

-Cosa hai fatto dopo essere stata  licenziata dal Santa Johanna?-

-Per un po’ ho lavorato presso una piccola clinica privata. In seguito gli Andrew mi hanno fatta assumere presso un altro ospedale, e ovviamente la signora Legan non ha osato infastidirmi oltre. Quel debosciato di suo figlio è al sicuro in Florida dove sembra che avvia avviato una catena di alberghi di gran lusso, e la sua inutile sorella fa la vita della gran dama a Chicago. Non la vedevo da qualche anno, da quando lo “zio William” rivelò la sua vera identità.-

-Mi hanno raccontato quella storia: semplicemente incredibile!-

 

Un grido disumano risuonò nella casa, e le due ragazze uscirono di corsa dalla stanza.

-Che succede!!!-

Esclamò Flanny. 

-Viene dalla stanza della Legan, dall’altra parte del piano.- le rispose Judy.

Attraversarono rapidamente il piano e raggiunsero la stanza di Sarah Legan, dentro la quale trovarono una scena orribile: sul letto giaceva Sarah Legan, con un coltello infilato nel petto, mentre Iriza piangeva disperata, inginocchiata vicino al letto, e Patty e Annie, le cui stanze erano vicine a quella di Sarah, erano in  piedi con gli occhi sbarrati dall’orrore.

Le cinque colleghe infermiere rimasero attonite a guardare l’orribile scena, mentre Iriza continuava a piangere chiamando la madre.

Flanny fu la prima a scuotersi e ad avvicinarsi al letto e osservare meglio l’incredibile situazione.

Non serviva neanche toccare quel corpo per accorgersi che Sarah Legan era morta. Il coltello era conficcato in pieno petto, dove se non aveva colpito il cuore, aveva comunque reciso vasi sanguigni importanti.

 

Poco dopo le otto ragazze sedevano vicino al camino. Flanny e Natalie avevano appena raggiunto le altre.

-Abbiamo esaminato il corpo della signora Elroy.- disse Flanny mentre si sedeva.

-E non abbiamo dubbi: è stata avvelenata!-

-Cosa?-

-Sì Candy.- spiegò Natalie -La lingua aveva uno strano colorito bluastro. Chiaro sintomo di avvelenamento.-

-Ma… ma… chi? E perché?- Candy appariva frastornata.

-Non lo so. Ma dobbiamo trovarlo!- esclamò Flanny. -Non  so chi, non so perché ma qualcuno vuole ucciderci, qualcuno ci ha attirate qui per farci del male, e noi dobbiamo trovarlo, prima che lui trovi noi.-

-Ehi dico!- disse Judy -Non pretenderai mica che ci dividiamo e ci mettiamo a esplorare questa casa.-

-No, non divise. Andremo tutte insieme ed esploreremo una stanza alla volta. Non dobbiamo rimanere da sole, finché stiamo insieme non potrà succederci niente.-

 

Sia pure con riluttanza le otto ragazze esplorarono tutta la casa, una stanza alla volta, nessuna esclusa. 

Facendosi forza entrarono anche nelle stanze delle due donne uccise, alla ricerca se non proprio dell’assassino, di qualche indizio. Ogni volta che finivano l’esplorazione di una stanza la chiudevano a chiave dall’esterno, e così fecero anche con la cucina e i bagni situati a pianterreno.

 

Quando rientrarono nel salone Annie si accorse di un particolare orribilmente inquietante: 

-Ragazze! Le statuine… sono otto!-

-Ma che accidenti vuol dire, maledizione!- A Flanny stavano saltando i nervi.

-Quelle statuine… siamo noi… non capite?!!! Poco fa erano nove! L’assassino chiunque sia, era qui!!!-

-Ma in questa casa non c’è nessuno oltre a noi! E fuori non ci sono posti dove nascondersi!- Anche Judy rischiava di perdere il controllo dei suoi nervi.

-Domani alla luce del giorno, controlleremo meglio.- disse Flanny. -Ma credo proprio che tu abbia ragione Judy: in questa casa non c’è nessuno oltre a noi, e quindi…

L’assassino è una di noi!-

   
 
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