Anime & Manga > Lupin III
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Autore: jarmione    16/02/2022    2 recensioni
Dopo anni di inattività, Lupin torna in azione ed il suo obbiettivo è la Bilancia della morte.
Questa bilancia sconvolgerà il gruppo di Lupin e persino Anika, la quale vedrà il suo mondo sgretolarsi.
Riusciranno a risolvere questo nuovo enigma?
O tutti crolleranno nel tentativo?
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SALVEEEE

Pubblico ora il capitolo (che era pronto già da parecchio) perché avevo promesso a Fiore del deserto che se non guariva non pubblicavo e così è stato!

La nostra amata scrittrice (nonché la mia vittima preferita) è di nuovo tornata fra noi ed io inauguro questo suo ritorno pubblicando il nuovo capitolo!

Ben tornata ragazza mia!

 

 

 

LA SERA PRIMA

 

Lupin osservava Yuki dormire ed un piccolo sorriso solcò le sue labbra.

Era felice di sapere la sua amata Anika sistemata e con un meraviglioso bambino tutto suo.

Anche se non c’erano legami di sangue fra i due, Lupin sentì un moto di orgoglio nel sapere che era diventato nuovamente zio e ridacchiò all’idea che il suo amico Jigen, invece, fosse diventato...nonno.

Non avrebbe infierito in merito...non ancora, per lo meno, ma si ripromise di farlo non appena avessero ufficialmente chiarito.

Anika era cambiata, era diventata più adulta e più seria.

Non sapeva se fosse merito della maternità oppure dell’abbandono subito a causa di quel fesso di Jigen, ma era certo che Anika era cresciuta ed era diventata ufficialmente una donna.

Lupin non poteva essere più fiero.

Avrebbe voluto poter esternare questa sua gioia, ma non era il caso di fare gli allegri con chi non desiderava farlo.

Anika non era pronta a chiarire davvero e lui non le avrebbe messo fretta, ma una cosa era certa: che Anika lo volesse o meno, Lupin avrebbe protetto lei e Yuki con tutte le sue forze.

Sospirò.

Yuki si mosse un poco, segno che era addormentato profondamente e stava sognando.

Gli sistemò bene la coperta e poi tornò a dedicarsi alla bilancia.

Era un bambino meraviglioso e più lo guardava più notava la somiglianza con Anika, specie negli occhi.

Ma aveva lineamenti molto marcati che continuavano ad attirare la sua attenzione.

Dove aveva già visto quei lineamenti?

 

*****

Zenigata era ancora al confine della città dal giorno prima.
Era rimasto immobile, fermo nella sua posizione da troppo tempo, senza preoccuparsi di dedicare dei momenti per sé stesso nemmeno per le esigenze più semplici.

Qualcuno avrebbe anche potuto sospettare che fosse caduto in una sorta di catalessi, ma un occhio più saggio può ben realizzare dal tenersi lontano ad una simile idea.
L’ispettore continuava a rimanere in una sorta di attesa: attendeva, infatti, che Lupin rispuntasse nel momento opportuno, com’era solito fare, per poi finalmente mettergli le manette ai polsi.

A lui e a tutta la sua banda.

Purtroppo, non era solo quest’angosciosa attesa ad attanagliarlo.
Il solo pensiero di Anika e di suo figlio insieme a quel ladro balordo, gli bruciava le viscere in una rabbia contorta, affacciandosi ad un istinto omicida nei confronti di quel maledetto Lupin.
Fino a quel momento, Zenigata era totalmente estraneo ad una simile sensazione, soprattutto nei confronti di Lupin, ma era anche la prima volta che nella sua vita fosse presente qualcuno per cui combattere e dare tutto sé stesso.
Nelle sue mani, strette a pugno, vi era una piccola fotografia che ritraeva Anika insieme a Yuki.
Stavano ridendo e stavano salutando.

Anche se era successo da poco il fatto e anche se la speranza di rivederli era ancora vivida in lui, dentro di sé si era già rassegnato che Anika lo aveva abbandonato non appena rivisto Lupin.

Aveva persino coinvolto Yuki, strappandolo all’affetto e all’amore che l’ispettore aveva per il bambino.
Una parte di lui, del suo cuore, pregava che fosse tutto falso e che Anika non l’avesse davvero abbandonato portandosi via Yuki, ma dall’altra era talmente convinto del contrario che si era dato del fallito per non essere stato l’uomo che Anika meritasse.

La differenza di età fra i due era troppa ed era praticamente ovvio che lei, prima o poi, se ne andasse.
Il suo cuore continuava a sussurrargli che Anika non sia mai stata il tipo di persona capace di abbandonarlo in quel modo, soprattutto non dopo quanto l’ispettore avesse fatto per lei.

Il dubbio, però, lo attanaglia come una feroce morsa.
Non andava dimenticato che quella donna, dapprima una ragazzina, era cresciuta con Lupin e la sua banda e, in un modo o nell’altro, il pericolo che combinasse un simile voltafaccia avrebbe dovuto essere più che prevedibile.
Più che con Anika – e, forse, con lo stesso Lupin – Zenigata era in forte collera con sé stesso. Quell’incresciosa circostanza si era materializzata unicamente per colpa sua, per essersi lasciato ingannare dalle belle emozioni, dal desiderio di mettere su famiglia e sull’illusione che tutto nella sua vita, almeno per una dannata volta, potessero andare bene.

“Ispettore…”

“Torna al tuo posto, Yata” ordinò Zenigata, ma con un tono sommesso.

Yata, questa volta, non si mosse “No, ispettore, io non vado al mio posto” questo costrinse Zenigata a guardarlo “Signore, siamo tutti esausti e molti di loro…” indicò i vari poliziotti appostati “...sono qui da ore” Zenigata non disse niente e per questo Yata si sentì in dovere di proseguire “Lei stesso mi ha insegnato che Lupin, dopo la fuga, non torna mai indietro a meno che non abbia lasciato qualcosa in sospeso e lei sa bene che non ha lasciato nulla”

Zenigata sospirò, dando mentalmente ragione a Yata.

Lupin torna indietro o resta solo se ha qualcosa in sospeso.

La bilancia era stata rubata e aveva persino preso Anika, era ovvio che non avesse nulla in sospeso...non lui per lo meno.

Ma l’ispettore aveva molte cose, invece, in sospeso con quel maledetto ladro e se gli fosse capitato fra le mani non avrebbe risposto delle sue azioni.

Però era vero, Yata aveva ragione.

“Hai ragione” ammise, sospirando nuovamente e guardando la foto che aveva fra le mani.

Yata si avvicinò di un passo.

Sapeva cosa passava per la testa del suo capo “Ispettore, stanno bene, ne sono sicuro” disse “Dopo tutto, Lupin e la sua banda sono suoi parenti, sono sicuro che non le faranno del male e non ne faranno al piccolo Yuki” sorrise appena, giusto per dare a Zenigata una speranza “Torneranno sani e salvi”

Zenigata sembrò ricambiare il sorriso, ma durò pochissimo.

Di colpo riassunse il suo solito aspetto burbero ed iniziò a sbraitare “Ehi, ma da quando ti impicci degli affari miei!?” sbottò muovendo appena, nonché finalmente, le gambe.

Essendo rimasto letteralmente fermo e immobile per ore, il primo movimento che fece gli costò una caduta a terra.

Yata subito lo soccorse “Ispettore” tentò di aiutarlo a rialzarsi, insieme ad un altro poliziotto che era lì vicino “Siete rimasto fermo troppo tempo, dovete distendervi”

Zenigata non ebbe la forza di replicare e si lasciò portare sulla volante più vicina.

Le gambe gli dolevano parecchio e fu costretto a seguire gli ordini di Yata.

Sarebbero andati alla centrale e da lì in poi avrebbero visto il da farsi.

Zenigata digrignò i denti, trattenendo tutte le parole che gli stavano venendo in mente nei confronti di Yata e dell’aiuto che voleva dargli.

Si sentiva stupido ed anche maleducato, Yata voleva solo aiutarlo e lui non faceva altro che prenderlo a pesci in faccia.

Era il suo orgoglio che lo faceva parlare, il suo essere padre...e innamorato.

Innamorato di una donna che lo aveva abbandonato e gli aveva portato via il figlio davanti agli occhi.

La colpa era di Lupin, sua e del suo dannato ritorno.

-Lupin, la pagherai cara per questo-

 

*****

 

Il giorno dopo, Anika era intenta ad osservare Yuki, che si stava divertendo a rotolare nell’erba e correre ovunque nella zona.

Jigen stava sistemando la macchina e con lui anche Lupin.

Non aveva ancora detto una parola e questo fece preoccupare ancora di più il pistolero che, stanco della tensione creatosi, decise di cavare fuori le parole all’amico.

“Ti do due secondo per dirmi cosa ti passa per la testa” disse Jigen.

“Nulla di cui tu debba preoccuparti” rispose Lupin, restando però serio.

Nessun tono scherzoso o ironico...questo non era da lui.

“Mi preoccupo eccome” ribatté Jigen “E ti conviene parlare velocemente”

“Accidenti, come sei insistente” sbuffò Lupin.

“Se non ci fosse di mezzo Anika...o suo figlio...forse non ti darei tante noie”

Lupin sbuffò di nuovo e, dopo aver chiuso il cofano della macchina, vi si sedette sopra e spiegò a Jigen cosa aveva scoperto.

Il pistolero rimase di stucco ed iniziò ad auto maledirsi per aver lasciato anni prima Anika nelle sue mani.

“C-cosa?” domandò “Z-Zazà?”

“E’ proprio questo il punto” sospirò Lupin “Non credo si tratti del buon vecchio ispettore”

“E quanti altri Zenigata conosci?” domandò sarcastico Jigen “Può essere solo lui”

“Può darsi” spiegò “Ma potrebbe anche essere un altro Zenigata”

“Tsk” jigen mise le mani in tasca “Non ne basta uno, adesso ne spunta fuori pure un altro”

Lupin aveva avuto la stessa reazione di Jigen e più ci pensava più non riusciva a trovare una risposta al perché Zenigata sarebbe stato il suo assassino.

Tra i due non c’era mai stato buon sangue, ma la loro rivalità era sempre stata contrastata dalla situazione del momento e, di fatti, più di una volta si erano alleati per risolvere i problemi.

Zenigata aveva sempre voluto arrestarlo, ma arrivare ad ucciderlo mai.

Forse era apparso il suo nome per sbaglio oppure, in alternativa, era apparso perché sarebbe potuto accadere che sparasse un colpo per qualcuno e per sbaglio avrebbe colpito lui.

Però non riesce a capire come.

Zenigata aveva una mira troppo precisa, quasi alla pari con la sua, non poteva farlo accidentalmente.

Eppure c’era un altro particolare che non quadrava e Lupin stava ancora cercando risposte in merito.

Quando appariva il nome dell’esecutore, solitamente appariva il nome completo.

Nel suo caso era apparso solo il cognome e questo lo aveva insospettito.

Avrebbe certamente trovato una risposta, prima o poi.

Sospirò, volse lo sguardo verso Anika.

Era stato un errore portarla via in quel modo, sicuramente il marito o ragazzo la stava cercando ed era preoccupato.

Era adulta, ormai, nessuno di loro poteva vantare diritti su di lei, nemmeno Jigen.

Ma era sicuro riportarla a casa?

Anika aveva subito un brutto colpo a causa di Jigen, come poteva essere sicuro che non facesse qualche volta faccia?

Scacciò immediatamente quel pensiero.

No, Anika non li avrebbe mai traditi e di questo ne era certo al cento per cento.

C’era solo una cosa di lei che non gli era chiara.

Come era possibile che, vista la situazione in cui si trovava, fosse così tranquilla?

Certo, era per dire “tranquilla” ma non sembrava intenzionata a scappare e il piccolo Yuki...non chiedeva del padre.

A quell’età qualunque bambino avrebbe chiesto del genitore mancante, ma lui no.

Che il ragazzo o marito di Anika fosse un poco di buono e lei vivesse praticamente da sola?

No, impossibile, era troppo preoccupata quando per essere una madre single.

C’era qualcosa sotto e sentiva che se avesse scoperto cosa fosse avrebbe trovato molte risposte ai suoi quesiti.

“Pronto?” Jigen lo ridestò dai suoi pensieri sventolando una mani davanti alla sua faccia “Terra chiama Lupin”

Lupin lo guardò come se nulla fosse successo “Forse mi è venuta in mente un’idea” Jigen lo guardò interrogativo e il ladro proseguì “Dimmi, Jigen, hai notato niente di strano?”

“A parte la tua faccia e il casino in cui siamo?” domandò sarcastico il pistolero “Non mi pare”

“Eppure qualcosa c’è” scese dalla macchina e si avvicinò lentamente verso Anika, che si voltò e lo osservava arrivare

Lui le rivolse un piccolo sorriso, ma Anika non riuscì a ricambiare.

“Ti posso parlare?” domandò gentilmente Lupin e la ragazza acconsentì “Riguarda Yuki”

Sentendo così, Anika avvertì un brivido percorrerle la schiena e richiamò il piccolo a sé.

“Mamma, guarda!” Yuki le corse subito incontro e le porse una piccola margherita appena colta “E’ per te” cinguettò allegro, facendola sorridere.

“E’ meravigliosa” Anika gli baciò la fronte “La conserverò gelosamente” la tenne fra le mani, avvicinandola al cuore “Yuki, andresti da Jigen un attimo? Io ti raggiungo subito”

Yuki annuì e andò saltellando verso Jigen che, seppur in modo impacciato, cercò di tenerlo buono.

Quando fu sicura che Yuki non era a portata di orecchio, tornò a rivolgersi a Lupin “Che cosa c’entra il mio bambino?”

“Ho riflettuto parecchio e credo che Yuki non debba restare con noi” disse “E’ troppo piccolo e la posta in gioco è molto alta”

“Che significa?” domandò Anika “Ci riporti a casa?”

Lupin scosse la testa “Solo Yuki”

“Cosa!?” Anika sgranò gli occhi “Scordatelo, sono sua madre, non ti permetterò di portarmelo via”

“Anika, calmati e rifletti” Lupin cercò di essere il più tranquillo possibile “Yuki lo riporto in città e lo affiderò immediatamente alle autorità che lo riporteranno a casa dal tuo ragazzo, da suo padre”

Anika scosse la testa “No!” esclamò “Il padre è...è sempre fuori e non credo che riusciranno a trovarlo”

“E’ per caso un poco di buono?” domandò “Un malvivente?...un ladro?”

“Cosa? No, assolutamente no!” Che razza di domanda era? “E perché non posso andare con lui? Yuki ha bisogno di me”

“Perché abbiamo bisogno di te” rispose Lupin “Ho bisogno di te per risolvere la questione della bilancia ed essendoci posta troppo alta in gioco, non voglio che Yuki corra dei rischi” e, prima che lei potesse aggiungere qualcosa, Lupin la avvolse in un abbraccio.

Un abbraccio caldo, confortevole e che tentava di comunicarle che sarebbe andato tutto bene.

“Non ho permesso che accadesse qualcosa a te quando eri piccola, non permetterò che accada a Yuki” poi sussurrò al suo orecchio “In fondo è anche il mio nipotino, no?”

Si staccò da lei, che era rimasta talmente scioccata da non riuscire a parlare e nemmeno a respirare.

Le lacrime iniziarono a sgorgare copiose lungo il suo volto, mentre Lupin tornava verso Jigen e Yuki.

Lo vide parlare con Yuki che, tutto felice e vedendo che la mamma non lo sgridava e non gli diceva nulla, subito acconsentì alla richiesta di Lupin e salirono entrambi in macchina.

“Lo affiderai a Zenigata?” domandò Jigen “E’ rischioso”

Anika, non appena udì quel nome, ebbe un mancamento “Zenigata…” Lupin, nel frattempo, era partito e si stava allontanando.

Se affidava Yuki a Zenigata, la sua bugia sarebbe saltata e Lupin avrebbe dovuto iniziare a scavarsi la fossa da solo.

Anika sapeva molto bene quanto Zenigata, a suo modo, tenesse a lei e a Yuki, sapeva che non avrebbe esitato ad uccidere per suo figlio.

Non voleva che Yuki assistesse a qualcosa del genere e nemmeno che Lupin finisse male a causa sua.

“No...No! Fermati!” provò a rincorrerlo “Lupjn, fermati!” inciampò e cadde a terra “NO! YUKI!”

Jigen le era andato dietro e l’aveva immediatamente soccorsa.

“Anika!”

“Jigen, fermalo!” implorò “Ti prego fermalo, non deve consegnare Yuki a...a Zenigata...ti prego, lo...lo uccideranno”

Jigen non capì il motivo.

Zenigata era un protettore della legge e degli innocenti e Yuki sarebbe stato al sicuro con un ispettore di polizia.

Perché aveva così poca fiducia?

Che avesse a che fare con la bilancia?

No, Anika non aveva idea di cosa era uscito dalla bilancia e se Lupin non glielo aveva ancora detto c’era di sicuro un motivo.

Allora perché?

“Jigen…” Anika si strinse a lui “Ti prego…” la voce era flebile, simile ad un sussurro “Ti prego…”
“Anika!” Jigen la sorresse appena in tempo, Anika perse i sensi.

  
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