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Autore: NightWatcher96    16/02/2022    1 recensioni
Katsuki ha peccato di tradimento; si è lasciato avvolgere dalle spire dell'Infedeltà e non ha saputo scegliere. Questo lo ha portato a varcare inesorabilmente una soglia e a perdere ogni cosa, o qualcuno.
Ship: Katsuki x Shoto
Katsuki x Izuku
Eijiro x Denki
Shinsou x Izuku
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Kaminari Denki, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Shouto Todoroki
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Angolo della Quirkless

Buonasera, Pro e Top Hero. Mi è venuta quest'idea mentre lavoravo a proposito di ciò che succede ogni singono giorno, ovvero l'Infedeltà. Sinceramente non so perché la storia mi sia venuta così alla fine, ma non spoilero. 
Detto ciò, Enjoy!



 

Gemiti riempivano l'ufficio di Shoto, il Number Three Top Hero di soli 19 anni dopo Izuku, il Number One e DynaMight, il Number Two. Fuori pioveva, era una giornata uggiosa e gelida ma in quel momento la temperatura scaturita da due corpi premuti insieme continuava a salire e incredibilmente ad appannare le vetrate che davano sulla città.

C'era un forte odore di sudore, di passione e anche di fluidi corporei di una moltitudine di orgasmi.

E Katsuki non ne aveva ancora abbastanza in realtà. 

Aveva iniziato a far sesso con Shoto dopo una sera in cui un Villain aveva avuto un colpo molto fortunato. Il figlio di Endeavor lo aveva immediatamente soccorso, portandolo sul divano del suo ufficio e da lì, forse bisognoso di un contatto fisico, aveva afferrato il polso di Shoto e lo aveva baciato.

Da lì, in quattro mesi, i due erano diventati assidui scopatori alle spalle di Izuku.

Era accaduto perché il Number One Hero era stato quasi condotto a morte certa ed era stato portato per ben quattro mesi in un ospedale negli Stati Uniti per degli interventi delicati e all'avanguardia. Quando aveva sconfitto Shinigami, un Villain capace di distruggere gli organi interni con una semplice occhiata, Izuku aveva perso una buona percentuale dello stomaco, del fegato e di un polmone. Se era vivo, tornato di nuovo in Giappone a lavorare come Number Hero era letteralmente un vero miracolo.

"Non dovremmo più farlo, Bakugo…".

"Chiamami Katsuki" corresse l'altro, continuando a baciarlo.

Shoto era sotto di lui, sul famoso divano bordeaux, le gambe avvolte intorno a quei fianchi marmorei e la virilità del biondo dentro il suo orifizio anale che tuttavia bramava ancora di essere riempito e strapazzato.

"Katsuki, non dovremmo fare questo a Midoriya, non dopo ciò che ha passato per proteggerci da Shinigami" marcò colpevole il bicolore, con una mano contro quelle labbra vogliose.

Il biondo sospirò pesantemente, scivolando via con evidente malumore mischiato a senso di colpa. Tolse e gettò via il preservativo, ignorò Shoto alzarsi per andare a prendere una bibita energetica da un mini-frigo sotto la sua scrivania. 

Si concesse di guardare l'ampio cielo grigio oltre le vetrate striate di pioggia; perfino il tempo sembrava accentuare che la presunta relazione tra i due era solo un grosso sbaglio.

Diede la lattina al biondo che accettò con un cenno scostante del capo, senza guardarlo. Shoto sospirò appena ma non si pronunciò. La stanza fu presto interrotta dal sorseggiare delle fresche bibite all'arancia e al limone, poi da un feroce tuono.

D'un tratto, il cellulare di Kacchan abbandonato nella tasca del costume invernale da Hero emise un trillo. Poi, quasi subito, se ne udì un secondo. 

"Dovresti vedere chi è" suggerì bonariamente Shoto.

"Sarà Deku".

"A maggior ragione devi rispondere, allora. Soffrirà con questo tuo atteggiamento scostante, Katsuki".

Il biondo strinse rabbiosamente la lattina nella sua mano e si alzò, dandogli le spalle. Shoto, nonostante tutto, si perse nell'imprimere bene l'immagine di quella schiena muscolosa, puntellata in alcuni tratti da vecchie cicatrici. Le spalle erano larghe e forti, i capelli sulla nuca brillavano di sudore nei lampi che continuavano ad abbagliare il cielo temporalesco di Musutafu. I glutei, come i fianchi, erano scolpiti, di marmo, forti e quelle gambe..! 

Shoto non si sorprese affatto di vedere la sua virilità impennarsi leggermente; del resto, Katsuki lo aveva sempre impressionato non poco.

Il biondo, ignorando quegli sguardi famelici, aveva già raccolto il cellulare e si era messo a tre quarti, mostrando inconsapevolmente il suo pene ormai floscio, parte degli addominali minuziosamente allenati e un braccio piegato all'indietro dove la mano sinistra teneva alzata la frangia imperlata di sudore.

Il bicolore guardò la lattina tra le mani pensierosamente; da quando aveva iniziato ad ascoltare il suo corpo bramante di tocchi e di essere assaggiato, non si era affatto curato del pizzicore del senso di colpa nel suo stomaco né di quei pensieri che raramente avrebbe ascoltato di giorno ma che di giorno infestavano la sua mente ricordandogli di quanto schifo ormai faceva.

"E' Deku" ammise Katsuki, scorrendo di occhi e di indice sul display.

"Cosa dice?".

"Vuole parlarmi". 

Shoto non aveva mai abbassato gli occhi in vita sua; in quel frangente, dopo un fragoroso tuono, chinò lo sguardo improvvisamente colpevole e conscio che quello sarebbe stato l'inizio della fine tra di loro. Kacchan raccolse i suoi vestiti, non se ne sarebbe andato senza prima una doccia. 

Passò dinanzi a Shoto, gli prese dolcemente il viso in una mano e lo baciò, guardandolo amorevolmente. Le guance dell'altro si imporporarono quasi istantaneamente, come una ragazzina innamorata.

"Ci vediamo… Shoto-kun".

Il bicolore rimase a guardarlo fino a quando la porta non li separò…

 

Katsuki si sentiva terribilmente fuoripista nell'appartamentino che condivideva con Izuku da circa un anno intero. Erano andati a convivere dopo essersi diplomati alla U-A, dopo che l'era di profondo terrore di All for One e Shigaraki era definitivamente giunta al termine. 

Era da tempo che non metteva piede; a causa dei turni massacranti di lavoro c'era sempre meno tempo per la quotidianità o un po' di intimità. Un pensiero che attraversava la mente del biondo gli ricordò che erano scuse: aveva tempo per Shoto, per Deku mai.

Vigliacco. Porco.

Izuku gli era dinanzi e lo guardava con occhi ampi e innamorati. 

"Era da tempo che non eravamo soli soletti io e te qui, nel nostro appartamento" sorrise, prendendogli le mani delicatamente. 

Kacchan abbassò lo sguardo non riuscendo a sopportare quell'amore incondizionato che vedeva. Lo strinse in un abbraccio che Deku gli concesse per primo. Non emise alcun suono alle piccole mani che gli accarezzarono poi le scapole, né all'orecchio che gli strusciò sul petto per ascoltare il battito del cuore.

 

Diglielo che non vuoi più continuare con lui e che preferisci Shoto!

 

A quel pensiero improvviso, Kacchan strinse nevroticamente a sé il piccolo corpo di Izuku, artigliando una mano in quei capelli setosi e piantandogli un bacio sulla guancia lentigginosa. Era davvero in colpa. Era in una situazione davvero difficile e se l'era creata da solo.

"Ceniamo insieme, Kacchan? O sei di turno?" domandò dolcemente il verdino, guardandolo.

"No, possiamo cenare insieme. Andiamo in qualche posto?".

Izuku scosse il capo. "Mi manca molto la semplicità di casa nostra, ceniamo qui".

Quelle quattro mura lo soffocavano molto, Kacchan sentiva il cuore battere a mille e il sudore ammassarsi pastoso sui palmi delle mani. Temeva di far esplodere qualcosa, se lo sentiva dentro come un campanello d'allarme. Era la stessa ansia che si mischiava all'adrenalina quando doveva lottare contro un Villain dalla forza sconosciuta.

"Come sta Shoto-kun?" chiese improvvisamente Izuku, iniziando ad apparecchiare il piccolo tavolo in cucina. 

Kacchan si morse l'interno della guancia per non balbettare o meglio, non rivelare accidentalmente nulla di compromettente. Izuku era in uno stato assai fragile; Eijiro gli aveva raccontato che in una pattuglia di due giorni fa, lo aveva trovato svenuto su un tetto completamente freddo e aveva temuto in qualcosa di veramente grave.

Quel ciclo di medicine iniziava a soppesare sul corpo privato di molti muscoli ma non ne poteva ancora fare a meno. 

"Kacchan, tutto bene? Mi sembri pensieroso".

Il biondo scosse il capo, facendo scattare la lingua contro i denti come da abitudine e preferì aiutare il suo compagno che ancora lo fissava con fare perplesso.

"Sì, pensavo ai nuovi dati sull'aumento delle attività dei Villain in città".

"Eijiro, Denki, Amajiki-kun e Mirio-kun sono degli alleati forti e potenti; con loro non ci sono pecche che dobbiamo coprire. Fidati di loro" espresse felice il verdino, mentre iniziava ad affettare un paio di cipolle. 

Kacchan mise a bollire del riso; per cena era Katsudon anche se un po' più piccante del solito. Prese delle uova, delle spezie da un ripiano della credenza accanto al frigorifero e della salsa di soia da un pensile in corrispondenza del microonde. 

"Sh… Todoroki continua a fare il suo lavoro nell'Agenzia di Endeavor ma comunque aspetta il tuo ritorno per lavorare di nuovo insieme".

Izuku si ammorbidì dolcemente e si fermò dall'affettare la restante metà della cipolla. I suoi occhi erano pieni di lacrime non versate, le sue minute spalle iniziarono a tremare e le mani ciondolarono lungo i fianchi. 

"In realtà…" iniziò ma tacque istantaneamente.

Katsuki cercò con tutte le sue forze di ignorare il macigno nel suo stomaco ma quell'espressione ferita di Izuku era capace di squarciargli l'intero petto e di raggiungere, semmai fosse stata lì, la sua anima sporca. Si sciacquò le mani e le asciugò a uno strofinaccio ciondolante sul bordo di una sedia per abbracciare il suo piccolo Izuku.

"Tornerai, vero?" gli sussurrò in un orecchio, caldamente.

"Pensavo di ritirarmi" ammise Izuku, guardando la cipolla. "… definitivamente".

Katsuki spalancò gli occhi, scioccato, a tal punto di prendergli il viso tra le mani e incrociare quegli occhi umidi e rossastri terribilmente sinceri. Non era una menzogna, Izuku era combattuto ma estremamente sincero.

"Ma perché…? Dalla tua riabilitazione negli USA con All Might sei tornato immediatamente al tuo lavoro e non ti sei mai fermato!".

Izuku, a quel punto, fece un passo indietro e lo guardò negli occhi con una freddezza incredibile. Alzò la felpa nera che indossava, ricordando molto il costume invernale di Katsuki e mostrò il suo fisico terribilmente magro, con solo pochi muscoli. Le costole erano estremamente pronunciate, c'erano numerose cicatrici di svariati interventi e indossava una piccola sacca all'altezza dei muscoli pelvici.

Era una colectomia quella. Izuku si era operato all'intestino. Ma quando?

Gli venne improvvisamente in mente che non era più stato presente per il suo Deku e di nuovo il senso di colpa misto alla vergogna gli cancellarono quella poca di fame che era sopravvissuta alla prima ondata di disgusto verso di sé.

"Quando sono crollato sul tetto ed Eijiro-kun mi ha trovato" iniziò il verdino, abbassando l'elastico della tuta bianca che indossava. C'era una cicatrice fresca, ancora in via di guarigione e quel sacchetto bianco che tanto stonava. "In una delle mie missioni contro alcuni Villain uno di loro mi ha pesantemente colpito con una mazza di ferro e questo mi ha causato una rottura nell'ultimo tratto intestinale. Non mi ero reso conto che la situazione era grave fino a quando non mi sono risvegliato in ospedale".

Katsuki percepì un pizzicore di gelosa; Eijiro c'era stato per Deku e lui no.

"Avrei preferito risvegliarmi con te al mio fianco, mano nella mano ma c'era Eijiro-kun. Gli sono debitore. Se avessi tardato sarei morto per peritonite".

 

E tu dov'eri? Ah, a scopare il tuo caro Shoto!

 

Il biondo si trattenne dal piantarsi una manata in faccia per zittire quella voce insopportabilmente demoniaca che lo canzonava e gli premeva contro la bocca, la gola e lo stomaco per fargli rivelare quella scomoda verità.

"So che eri anche tu in missione. Non ti ho chiamato perché non volevo ti preoccupassi".

Deku si voltò verso il bollitore dove il riso si era oramai cotto. L'acqua nella pentola bolliva, mancavano le spezie, l'olio e i condimenti precedentemente preparati. Ora non sorrideva più.

"Questo non ti impedirebbe mai di rinunciare a una carriera che hai sempre ambito, fin da quando All Might ti ha dato l'One for All!" esclamò Katsuki di getto.

"Ci sei tu a prendere il mio posto e mi va bene" rispose piano l'altro, con un sorriso umido.

 

Se solo sapesse, eh, Katsuki-kun?

 

"Ma che cazzo stai dicendo, Deku?! Perché ti vuoi arrendere in questo modo?!" sbottò Kacchan, afferrandolo per un esile polso. 

Era sempre stato così tanto magro, il suo Izuku? Ma poi, poteva definirlo ancora così?

Il verdino sibilò leggermente a quella presa, l'altro si staccò immediatamente, visibilmente incerto. Da quand'è che erano diventati degli estranei scomodi? Dov'era finito quel calore tra di loro? Quella complicità costruita in svariati anni?

"Kacchan, io dovrò ritornare negli Stati Uniti; le terapie che sto seguendo qui hanno portato a un rapido declino della mia salute. Il mio fisico è molto debilitato e se continuo a peggiorare non potrò più essere il portatore dell'One for All" spiegò Izuku, sospirando gravemente.

"Tu sei l'ultimo portatore! Non ci sono più Quirkless dalla nostra generazione!" riprese rabbioso l'altro.

Izuku gli si avvicinò, piantandogli un dolce bacio sulle labbra, zittendolo. Costruì un debole sorriso, invitandolo con uno sguardo a sedersi in tavola: la cena l'avrebbe preparata lui stasera. 

"Forse hai ragione. Forse non dovrei arrendermi… ma sai, mi manchi".

"Ma io… sono qui…" mormorò colpevolmente Katsuki, per nulla convinto.

"Lo so" rispose l'altro ma in qualche modo quelle due parole non furono per nulla sincere…

 

 

"Katsuki".

"Bakugo..!".

"DynaMight, fermati!".

Lo sguardo rabbioso del biondo ebbe un fremito e quella foschia scarlatta si diradò alla voce perentoria di Shoto, sotto di lui. Aveva il fiato grosso, era ricoperto di sudore e le lacrime a gonfiargli gli occhi vitrei. 

"Sono tre giorni che ti comporti in modo strano. Facciamo sesso ma è come se mi stessi solo usando per sfogare la tua frustrazione" riprese calmo Shoto, appoggiandogli una mano sulla guancia accaldata. "Che cosa è successo con Midoriya?".

Il biondo si chinò sul corpo dell'altro ragazzo portando il viso contro l'incavo del collo. Era così confuso, arrabbiato, deluso che non capiva più nulla. Continuava a rivedere quello sguardo profondo e freddo che Izuku gli aveva dato tre giorni prima a quella gelida cena e non era riuscito a toglierselo dalla testa. Nè a parlargli perché per quanto il verdino gli avrebbe di sicuro detto che tutto andava bene lui temeva che si sarebbe fatto scappare dalla bocca il segreto che custodiva con Shoto e che ormai era diventato un cappio al collo pesantissimo.

Shoto gli fece scorrere le mani sulla schiena, correndo inesorabilmente al suo collo per infilare le dita nei capelli dorati. Gli alitò in un orecchio, allargando bene le gambe per potergli offrire un comodo giaciglio. Le loro virilità si premettero insieme in un brivido di piacere.

"Non riesco a guardarlo più in faccia" ammise Kacchan pietosamente.

"Dovremmo smetterla allora. Ti stai facendo del male e Midoriya ha chiaramente bisogno di te".

"Se dovesse tornare negli USA per altri quattro-cinque mesi? Non ce la farei a sopportare tutto da solo, il peso di essere il Number One Hero!" scattò il biondo, con le lacrime agli occhi.

Strinse i pugni, serrò i denti fino a sentire un dolore alla mandibola; premette la fronte contro quella di Shoto per rubargli un morbido bacio. Le mani sue e sudate rapirono i pettorali dove i turgidi capezzoli sembravano pungere i suoi.

"Con te mi sento invincibile" ammise con un piccolo sorriso.

"Non pensi che dovresti allora dirlo a Midoriya? Gli stai mentendo, Katsuki".

 

Lo sai benissimo che ti piace Shoto molto più di Izuku. Che te ne fai di un giocattolo rotto?

 

Quel pensiero lo fece sbiancare e sollevarsi con il busto, fissando il bicolore con occhi ampi e spaventati. Non voleva parlare con Izuku, non voleva lasciarlo, voleva solo vivere la sua vita divisa in due fino alla fine. Amava Izuku ma Shoto si era fatto molta più strada dentro il suo cuore.

"Katsuki, dovrai necessariamente fare una scelta alla fine" concluse Shoto, spostandogli alcune ciocche dalla fronte…

 

 

Izuku sedeva sulla cabina di un ascensore di un alto edificio con lo sguardo perso e vuoto. 

Il cielo era cambiato; del cristallino in mattinata era diventato un ammasso oscuro di nuvole temporalesche con lampi e tuoni in lontananza. Avrebbe piovuto.

Erano passati circa sei giorni dall'ultima volta che aveva cenato con Katsuki; quando si erano messi a letto, lo stesso che condividevano da tempo ormai, non avevano fatto nulla. Solo un bacio, poi entrambi si erano dati la schiena e si erano addormentati.

Se lui era a casa mancava Katsuki e viceversa: quella tra di loro non era più una relazione stabile. Ci aveva pensato e ripensato, la conclusione era stata semplice. Prendersi una pausa. Eppure quella solitudine dentro di sé gli gridava forte di non abbandonare Kacchan. Avrebbero sofferto entrambi.

Si sentiva in colpa e non sapeva che fare. 

"Ehi".

Non sobbalzò né si spaventò nel vedere Denki con un sorriso amichevole e la mano alzata in saluto. Negli ultimi mesi, Chargebolt era diventato un Pro Hero di tutto rispetto, più forte e meno esuberante, grazie anche alla più che equilibrata relazione con Eijiro. 

"Hai dimenticato il bentou stamattina in ufficio quando sei passato a consegnarci alcune informazioni sui nuovi Villain di Hosu" gli disse, consegnandoglielo.

"Oh, potevate anche mangiarlo voi" fu la risposta falsamente felice di Izuku mentre prendeva il fazzoletto giallo e arancio contenente il bentou.

"Ma va! Già sei inappetente; hai bisogno di mangiare. Anche perché le barrette energetiche non fanno miracoli" riprese bonariamente Denki, sedendoglisi accanto.

Un lampo brillò in lontananza, un tuono rimbombò in tutto il creato. Una folata di vento carico di umidità scosse i loro capelli e parte dei costumi da Hero che indossavano.

"Sei molto triste, ultimamente e pensieroso" iniziò Denki, senza guardarlo.

"Dici?".

"Se ne sono accorti tutti in realtà ma non chiedono perché tengono alla tua privacy".

Izuku accarezzò distrattamente il bentou prima di metterlo accanto alla sua coscia, senza alcuna voglia di mangiarlo. Era da quella mattina che aveva un dolore al basso ventre e una nausea terribile che era stato fortunato nel trattenere almeno acqua e bevande energetiche. Ignorò lo sguardo preoccupato di Denki, ponderò solo la risposta da dare.

"C'entra Katsuki, vero?".

Izuku sbuffò una piccola risatina, appoggiandogli con la testa contro la sua spalla. Denki lo lasciò fare, adorava questa solida amicizia che si era venuta a creata in diversi anni. Dopo qualche attimo gli accarezzò i capelli con dolcezza, quasi fraterna.

"In realtà non lo so, Denki".

"Sai che ci sono problemi amorosi a me puoi dirlo. Del resto, ci sono passato anche io" fu la risposta quasi malinconica e lontana del biondo con la saetta nera.

Izuku ricordava che diverso tempo fa, Denki aveva erroneamente pensato che Eijiro fosse innamorato di Katsuki dato che passavano parecchio tempo insieme e invece era semplicemente che la loro amicizia li portava a passare molto tempo insieme, condividendo interessi come Quirk, musica e alcuni cibi provati in diversi posti. 

Successivamente, però, era stato proprio Eijiro a dichiararsi a Denki, coronando il suo sogno proibito d'amore. 

"Pensavo di prendere una pausa" rivelò debolmente Izuku. 

"Dal tuo lavoro?".

"No. Da Katsuki".

Denki lo fissò stralunato per tutto il lento movimento dell'altro di rimettersi in una posizione dritta ma tenendo una mano contro il basso stomaco. 

"Stai bene?" chiese preoccupato.

Izuku si incurvò dinanzi, più pallido e negò piano, a denti e palpebre strette. "In realtà è da questa mattina che non mi sento bene…".

"Ce la fai ad alzarti?".

Il verdino negò vigorosamente, rannicchiandosi in una pallina stretta. Non riuscì neanche ad articolare le parole alla fitta che esplose ferocemente in un sordo dolore. Denki annuì a se stesso, chiamando immediatamente Eijiro.

 

"Ehi, tesoro! Sto tornando all'agenzia, che succede?".

 

"Vieni immediatamente alla vecchia distilleria del settore 14-C. Izuku sta male".

 

"In che senso? Sto arrivando?".

 

"Non lo so, ma fa presto!".

 

"Chiamo anche Katsuki".

 

Chiusa la telefonata, Denki decise di prendere Izuku sulle proprie spalle e di farsi perlomeno trovare all'uscita del vecchio edificio, sperando che Eijiro sarebbe davvero giunto in fretta e che la pioggia avrebbe atteso prima di cadere fitta. 

Controllò Izuku pallido e con gli occhi stretti che respirava a fatica: non sapeva sinceramente che fare. Fissò anche il bentou ormai freddo penzolante in una mano. Chi lo avrebbe mangiato?

Quello che però non sapeva Denki era che dopo la chiamata Eijiro aveva prontamente cercato di mettersi in contatto con Katsuki. I primi tre squilli, mentre montava in auto, erano andati a vuoto ma al quarto con voce scocciata, il biondo si era degnato di rispondere.

Eijiro era stato molto sintetico, mentre si portava immediatamente in carreggiata con una certa fretta ma aveva capito, con un singolo gemito strozzato di qualcuno che Katsuki non era di certo impegnato per lavoro ma stava svolgendo un lavoro. Uno assai deplorevole per giunta. 

"Senti, lascia stare" aveva sbottato, scottato da ciò che aveva capito in pochi attimi.

Non aveva dato il tempo di parlare al biondo, gli aveva chiuso il telefono in faccia e si era portato rapidamente alla vecchia distilleria, ingoiando la rabbia per non fare mosse azzardate nel mentre che con Denki avevano caricato sui sedili posteriori, disteso, il povero Izuku.

Come aveva potuto Katsuki? Ma con chi?

Eijiro non fece caso allo sguardo perplesso di Denki, in realtà si concentrò in parte solo sul guidare senza alcun pericolo fino all'ospedale più vicino. E nel mentre che tutto scorreva velocemente intorno a sé, ponderava cosa dire e perlomeno accertarsene.

"Tesoro, devo fare una cosa. Tienimi aggiornato sulle condizioni di Izuku" disse, quando entrambi videro il verdino trasportato urgentemente in sala operatoria.

Denki annuì solo, incapace di chiedergli il perché di quella fretta. Eppure, cosa avrebbe pensato nel vedere Eijiro marciare rabbioso nell'ufficio dell'agenzia di Endeavor per trovare Katsuki? 

Probabilmente, saputo il motivo, avrebbe solo dato man forte al fidanzato.

Eijiro Kirishima non era mai stato un ragazzo problematico, in fondo; era virile, onorevole e cercava sempre di essere coraggioso. Aveva imparato ad apprezzare Katsuki Bakugo perché era puro istinto, un genio e nonostante tutto aveva sempre aiutato gli altri in svariate situazioni. 

Ma adesso, mentre correva a passi pesanti lungo le scale per raggiungere l'ufficio di Katsuki, non lo riconosceva più. Iniziò a bussare mal trattenendo la rabbia, attese un paio di secondi e riprovò.

Ma quello che gli funse da prova e lo disgustò terribilmente fu vedere il biondo salutare il bicolore con un bacio molto appassionato. E quando gli occhi mortificati di Shoto si magnetizzarono in quelli iracondi di Eijiro tutto esplose in una rabbia cieca.

Il rosso crinito afferrò per il bavero della tuta invernale Katsuki e gli mollò un pugno violento reso più potente dall'indurimento del suo intero arto destro. Lo sbatté in terra e fu allora che iniziò ad urlare.

"Avevo capito che quando ti ho telefonato stavi facendo qualcosa! Come puoi tradire in questo modo schifoso il povero Izuku? Hai capito sì o no dov'è adesso e come sta?".

Katsuki abbassò gli occhi colpevolmente mentre si rialzava senza guardarlo. Si strofinò un rivolo di sangue dal labbro inferiore spaccato e si mise le mani in tasca.

"Non ti importa più di Izuku?".

Shoto non provò neanche a prendere parola, in quel momento Eijiro irradiava una rabbia talmente forte da sembrare proprio Endeavor al pieno delle sue forze. Rimase neutrale ma colpevole.

"Da quanto tempo va avanti questa storia?".

Katsuki non rispose, gli voltò semplicemente le spalle.

"Rispondimi, cazzo!".

Nel momento in cui Eijiro gli avrebbe stampato un altro pugno sul viso, il cellulare di quest'ultimo suonò con un motivato rock. Immediatamente si affrettò a rispondere; la chiamata durò veramente pochi secondi ma quando terminò il gelo piombò in quel corridoio avvolto nella penombra.

"Izuku ha abusato di antidepressivi e sonniferi. Gli hanno causato un'ulcera allo stomaco…".

Katsuki si voltò come un felino verso il rosso crinito con occhi ampi. 

"E' sveglio. E' con Denki. Vallo a trovare" mormorò cupo il rosso, iniziando ad allontanarsi. Si fermò dopo quattro passi e voltando la testa a tre quarti concluse con: "… se hai il coraggio di guardarlo in faccia".

 

Izuku si era svegliato quasi subito dopo essere stato operato d'urgenza ma contrariamente a quello che avrebbe voluto, si era trovato con la mano in quella di un Denki sconvolto e con gli occhi arrossati.

Era terribilmente stordito ma non abbastanza da non connettere. Prima di perdere i sensi aveva capito che abusare di tutte quelle medicine che gli avevano dato un sollievo temporaneo dal dolore provato non era stata una buona idea.

"Izuku... ma perché?" sussurrò Denki.

"Perchè... Kacchan mi tradisce".

E nel mentre che lo pronunciava, come scherzo del destino, entrava Katsuki seguito da Shoto e perfino un più che adirato Eijiro.

Il tempo si fermò letteralmente. Le paure più grandi del biondo si manifestarono in contemporanea allo sguardo incredibilmente piatto che gli servò Izuku.

"Cosa...?" gemette incredulo Denki.

Fu quasi ironico vederlo girare più e più volte il capo in direzione di Izuku e poi sul diretto interessato. Era semplicemente incredibile!

"Kacchan mi tradisce da quando sono partito per gli Stati Uniti".

Il biondo incassò la testa nell'alto colletto della sua tuta invernale che non aveva neppure cambiato per correre all'ospedale da Izuku. Denki vide quell'enorme vergogna nei rubini rossi ma il cenno che gli diede Eijiro fu la peggior conferma possibile per delle simili parole.

"Da quanto tempo lo hai scoperto?".

Izuku si voltò per prendere il cellulare sul bordo del comodino quando una fitta alla pancia lo fece sibilare. 

Denki gli fu subito d'aiuto e con un cenno di ringraziamento il verdino iniziò ad armeggiare con un dito sul display.

Da un numero sconosciuto gli erano state inviate circa dieci foto ritraenti sempre Kacchan in atteggiamenti intimi o in compagnia più che compromettente con Shoto. 

Kacchan sbiancò visibilmente e Shoto abbassò lo sguardo per la prima volta.

"Che schifo...!" ringhiò Denki, scuotendo il capo.

"Che schifo sì! E pensa che quando l'ho chiamato per avvisarlo di Izuku ho sentito un gemito sessuale e allora ho capito!" aggiunse adirato Eijiro, guardando il biondo affranto con occhio cinico. "Li ho visti baciarsi fuori all'ufficio e ho capito tutto".

"Ma non vi vergognate? Approfittare di un momento come questo per una cosa disgustosa? Cazzo, Todoroki da te non me lo sarei mai aspettato!" urlò Denki.

"Mi dispiace" parlò semplicemente il bicolore monocorde.

"Se lo sapevi... allora perchè hai continuato a fir finta di nulla?" fu la domanda quasi sussurrata di Katsuki.

Per la prima volta guardava Izuku, dopo tanto tempo di fuggire via dai sensi di colpa. 

Per la prima volta vide un estraneo che lo fissava senza alcuna emozione. 

"Perché volevo capire il perché. Volevo semplicemente capire perché io non ti ero più bastato e avevi riservato tutto ciò che una volta era mia ad un altro".

Il cuore di Katsuki affondò nello stomaco nell'attimo stesso in cui una lacrima gocciolò lungo le gote di Deku.

"Hai abusato di farmaci per soffocare il dolore, allora?" domandò Denki, riservandogli una carezza sui capelli.

Izuku sorrise appena, abbandonandosi al cuscino dietro alla schiena. Sinceramente non aveva più nulla da dire; le foto, la testimonianza di Eijiro gli avevano fatto prendere la decisione finale.

"Pensavo di prenderci una pausa, magari di rimettere le cose a posto ma non credo servi più" proseguì freddo il verdino, scendendo dal letto per passeggiare con le magrissime braccia conserte fino alla finestra. I suoi occhi erano due pozze di disperazione e fuori pioveva. "E' finita, Kacchan".

Dentro il biondo esplose qualcosa, a rallentatore: vedere quel sorriso accennato, rassegnato lo fece correre disperatamente verso quel piccolo corpo per abbracciarlo e sperare di non perderlo.

Non si curò neanche di Shoto alle sue spalle eroso da un pizzico di gelosia di essere stato solo un rimpazzo, nonostante lo avesse capito in quella famosa sera di quattro mesi prima.

"No, Kacchan. Non è il caso" fermò Izuku, alzando la mano con la cicatrice. 

"Ma... Izuku...!" piagnucolò l'altro, obbedendo ma tremando.

Izuku scosse il capo, sospirando. A volte malediceva di essersi veramente innamorato della stessa persona che gli aveva reso parte della vita un inferno. 

Odiava quella parte buona che lo aveva illuso che Katsuki era cambiato e sarebbero stati bene insieme.

Sarebbe stato meglio se si fosse provocato un'overdose e l'avrebbe fatta finita. Un rottame di Hero come lui a che cosa serviva più?

E nel mentre che rifletteva le lacrime presero inesorabilmente possesso dei suoi occhi: Izuku si premette la mano contro le labbra, girando la testa verso il muro incapace di trattenersi.

"Sei uno schifoso traditore!" urlò improvvisamente Denki. 

Afferrò per il bavero della tuta Katsuki e gli mollò un pugno talmente forte da scaraventarlo in terra e fargli battere la testa contro il muro. Shoto lo soccorse immediatamente, parandosi un po' tra i due.

"Togliti di mezzo! Sei solo un cane che si fa comandare!" riprese Denki, furioso.

"Guarda come sta piangendo! Izuku soffre! Hai dimenticato che se non fosse stato per lui voi due che fine avreste fatto?" prese parola anche Eijiro. "L'unica cosa che potete fare è alzare i tacchi e sparire dalla nostra vista per sempre!".

Katsuki vide quanta sofferenza c'era in Izuku e comprese che l'unica cosa che avrebbe potuto fare era quella di andarsene via. Per sempre. In silenzio si alzò, con le mani in tasca e si lasciò alle spalle quella stanza d'ospedale, seguito da Shoto.

Prima di chiudere la porta, il bicolore si inchinò rispettosamente nella direzione di Izuku per porgere le sue scuse. 

Non appena il suono nitido della porta che veniva chiusa riempì per un attimo il vuoto nella stanza, Izuku crollò in ginocchio e si mise ad urlare tutto il suo dolore.

Denki lo abbracciò, accogliendo tutti i suoi singhiozzi, tutte le sue lacrime senza lasciarlo. Eijiro si unì pochi attimi dopo incapace di dare un supporto adeguato.

Fuori, maestosamente in piedi su un edificio di pari altezza dell'ospedale, un Hero alato chinò affranto le vermiglie ali. Hawks era stato sicuro che tra Shoto e Katsuki era cresciuto qualcosa e quando li aveva colti in flaglante in una delle sue ronde notturne aveva inviato le foto al cellulare di Izuku da un numero sconociuto.

Lui e tutta la società di Hero doveva così tanto a lui che tenere un segreto simile avrebbe voluto dire tradirlo ancora di più.

"Io me ne andrò... e non tornerò mai più! Andrò in America, da All Might e mia madre... e non sarò mai più un Hero!" singhiozzò Izuku. "Non posso più vivere qui in questo modo!".

"Sei sconvolto e va bene, ma Izuku pensaci bene. So che non rinunceresti mai alla tua carriera per questo. Non scapperesti mai" rispose debolmente Denki.

Izuku negò...

 

"Il Number One Hero è inarrestabile. Con un semplice colpo di frusta nera ha catturato un Villain capace di sfuggire alla polizia ben ventidue volte!".

 

"Deku, un ragazzo di appena venti anni capace di ripulire il Giappone da solo!".

 

"Hero Deku, single o finalmente qualcuno?".

 

"Parlano molto spesso di te".

Hitoshi Shinso spense il cellulare e lo poggiò sul tavolino del bar dove aveva ordinato due caffè. 

Izuku sorrise un po', imbarazzato visibilmente. Erano passati diversi anni da quando era diventato un Hero professionista ma ancora non si era abituato e mai lo avrebbe fatto a stampa e paparazzi.

"Soprattutto l'ultima. Mi sembra piuttosto mirato come scoop".

"Sai, per aumentare gli ascolti si cerca sempre di trovare un indizio, anche falso" rispose appena Izuku, guardando fuori dalla finestra.

"Ecco, prego. I vostri caffè".

La gentile cameriera non trattenne il suo guizzo di sorpresa nel ritrovarsi Izuku e Hitoshi nel bar dove lavorava. 

"M-mi scusi..." balbettò verso il verdino che le rivolse un caloroso sorriso. "P-potrebbe farsi un selfie con me?".

"Sicuro" rispose il verdino, alzandosi.

Hitoshi non osò prununciarsi quando vide che Izuku era diventato davvero molto, forse troppo, magro e che continuava a mentire dicendo che mangiava.

Come no. Era caduto preda di qualche malato controllo su se stesso per fronteggiare il tradimento di Katsuki.

-E' più magro di questa ragazza. Se non portasse camicia e pantaloni più larghi se ne accorgerebbero tutti- pensò, sorseggiando il caffè nero.

"Grazie, Deku! E' stato gentilissimo!" squittì felice la ragazza, tornando dietro al bancone.

Non appena Izuku si sedette, improvvisamente di malumore, Hitoshi non ebbe il tempo di chiederne il motivo che l'altro mandò giù l'amaro caffè tutto d'un fiato e si alzò per andare a pagare.

"Offre la casa, Hero Deku!" biascicò la ragazza rossa come un pomodoro.

"No, insisto. Anche lei lavora" negò dolcemente il verdino. "Ecco, tenga pure la mancia. Ottimo servizio, tornerò sicuramente".

La ragazza annuì come una pecora dinanzi a delle zollette di zucchero, mal trattenendo dei gridolini da pura fan girl.

Hitoshi si rese finalmente conto del perché Izuku tutto ad un tratto avesse lasciato il locale con una certa fretta da bruciarsi la laringe con un caffè tanto bollente. 

Dalla seconda entrata del locale erano entrati Katsuki e Shoto, ben camuffati da mascherine e berretti. 

Se fosse stato ancora inverno un cappotto sarebbe bastato ma era quasi maggio e l'aria era davvero calda.

Hitoshi sorseggiò il resto del suo caffè in tranquillità, fingendo di ignorare Katsuki che si avvicinava al suo tavolino. 

Non osò trattenere un sorrisetto insopportabile al viso pallido, con le occhiale. Katsuki era ancora il Number Two ma da quando era finita con Deku il suo lavoro era diventato assai scadente.

Hitoshi vagò di sguardo alla ricerca di qualche segno compromettente abbastanza avventato; no. In un anno Katsuki aveva messo più muscoli, il suo fisico sempre perfetto. Niente di nuovo. Niente di estremo come Izuku.

-Dopo un anno ancora rimane con quel tipo?- pensò Hitoshi, adocchiando Shoto dietro Katsuku come il solito cane ammaestrato. 

Finito il caffè, si alzò per andare a pagare ma la ragazza di prima alzò una mano per poi negare.

"Hero Deku ha pagato due caffè. Non mi deve nulla".

Sempre quel buon cuore! Hitoshi offrì un cenno comprensivo con la testa e lasciò il locale improvvisamente troppo pesante. 

In tutto ciò, dov'era Izuku? 

Lo vide seduto a una panchina al parco poco distante dalla caffetteria con un viso completamente sconsolato. Hitoshi gli si avvicinò e si accomodò al suo fianco guardando gli alberi verdi, i fiori e il bel tramonto.

"Pensavo di essere abbastanza forte e invece..." iniziò debolmente Izuku, sospirando.

"Hai reagito normalmente; pensa che ci sono persone che andrebbero di mani nel rivedere un vecchio volto" rispose Hitoshi.

"Shinso-kun, grazie per tutto il tuo prezioso supporto. Averti al mio fianco e anche adesso molto più che un amico mi ha permesso di guarire".

Il ragazzo dai capelli viola sospirò, abbracciandolo dolcemente. Gli premette un bacio sulla tempia ma questo non durò che pochi secondi, per poi alzargli il mento e baciarlo molto più che amorevolmente sulle piccole labbra.

"Andiamo, Izuku, stiamo insieme da tre mesi e mi chiami ancora di cognome? Pensavo non ti imbarazzassi più ai miei baci, poi" commentò ironico il viola. 

"Scusami...".

"Sai cosa mi renderebbe estremamente felice?".

Izuku lo guardò con immensi occhi espressivi e in trepidante attesa. 

"Se tu ammettessi di avere un disturbo alimentare e iniziassi una terapia. Sai bene che se volessi con il mio controllo mentale ti avrei già fatto star meglio. Però ci tengo a te e voglio che tu lo faccia di spontanea volontà" spiegò serio Shinso. "Nessuno se ne accorge perché tu sei un ragazzo furbo ma non puoi fregare il tuo ragazzo, non quando siamo insieme quasi sedici ore al giorno insieme!".

Izuku appassì miseramente.

"Ascoltami, Izuku" riprese il viola, accarezzandogli una guancia. "Hai davvero passato tanto, hai sofferto, ci siamo trovati e ora siamo insieme. Vuoi davvero lasciarti andare così? So quello che fai, so che non mangi e che pensi di avere controllo sulle tue emozioni ma arrivare a un peso di trentasette chili per circa un metro e settanta ti sembra anche solo lontanamente sano?".

E fu allora che le lacrime traboccarono oltre le palpebre di Izuku che negando gli si buttò al petto, singhiozzando.

"Mi guardava... c'era disgusto nei suoi occhi! E' tornato come un tempo, mi ha cancellato dalla sua vita e se ci incrociamo nelle missioni lui inscena il fatto che vorrebbe tornare insieme a me! Ma non lo amo più!" esclamò, nella maglia nera dell'altro.

Hitoshi sapeva molto bene quanto quel tradimento avesse cambiato radicalmente Izuku. 

Ricordava molto bene la sera in cui lo aveva visto ficcarsi due dita in gola e vomitare un po' di riso in bianco. Aveva subito capito, gli si era avvicinato, avevano parlato.

Poi a Izuku era stata assegnata una spalla. Hitoshi era stato molto sorpreso di essersi qualificato come Top Hero per aiutare il Number One Hero nelle missioni. 

Questo li aveva portati inesorabilmente più vicini fino a scoprirsi molto affini, molto più rispetto a Katsuki.

Ed erano diventati fidanzati.

Il suono dei passi sull'erba di qualcuno che si avvicinava destarono Hitoshi dai suoi ricordi: vide Katsuki, Shoto più in là.

I suoi occhi rubini arsero di rabbia nel vedere Deku tra le braccia di Hitoshi.

"Che cosa vuoi?" intimò quest'ultimo, alzandosi e ponendosi dinanzi a Izuku che continuava ad asciugarsi le lacrime.

"Parlare".

"Non serve" rispose il verdino, alzandosi in piedi. Afferrò la mano di Hitoshi senza smettere di guardare quel viso che ora gli infondeva rabbia. "Non abbiamo nè avremo mai più niente da dirci".

"Non hai perso tempo a trovarti un amante, eh?".

Deku assottigliò lo sguardo, ribollendo di pura ira. Quella tecnica presuntuosa di provocazione di Katsuki la conosceva bene come il famigerato gancio destro per sorprendere in una scazzottata. 

"Parli proprio tu che dopo un anno te la spassi ancora con il figlio di Endeavor?" rispose freddamente Hitoshi.

"Sta zitto, Faccia da Zombie. Non sto parlando con te".

"Che cosa vuoi da me? Non ti basta avermi tradito mentre ero nel mio momento più vulnerabile?" abbaiò ferocemente Izuku.

Katsuki deglutì appena, imprimendo a fondo quegli occhi leggermente arrossati su un viso scarno, assai magro. Ora che ci pensava, Izuku era veramente un fuscello.

"Hitoshi è un compagno meraviglioso. Non mi tradirebbe né mi sostituirebbe perché difettoso, così come hai fatto tu!" prese parola il verdino, spintonandolo un po'.

Katsuki sentì solo il solletico, non si spostò che di un semplice passo indietro. Che cosa era successo all'incredibile forza di Izuku? Che cosa era successo in un anno?

"Mi dispiace di averti tradito".

"Non mi servono le tue scuse. Non tornerò mai più con te" concluse Izuku. 

Katsuki sbatté le palpebre, cercando di ricacciare le lacrime via ma quel rifiuto detto con una simile determinazione gli fece male, anche troppo.

Aveva perso Izuku. Accettava la sconfitta. Riconosceva che si era spinto troppo oltre.

Se Izuku era felice, però, non poteva che esserne contento.

"Torna da Todoroki. E non ti abbassare a queste cose. Non è da te, Bakugo" sospirò amaramente Hitoshi. "Se vuoi veramente ancora bene a Izuku, per favore, non frantumargli ancora il cuore".

Katsuki si concesse di guardare Shinso e poi Izuku per poi annuire. Aveva già fatto troppo, chiedere scusa o implorare il perdono dopo un anno era semplicemente un tentativo mal riuscito di avere e provare il vero amore di un tempo.

Non si era mai innamorato di Shoto ma ci stava insieme per quel brivido di sesso che non era mai veramente riuscito a provare con Izuku. 

"Sii felice" si lasciò scappare dalle labbra in un sussurro, mentre si voltava e si dirigeva verso Shoto.

Era finita. 

Era davvero e inesorabilmente finita.

Ignorò Izuku stringersi al petto di Shinso e soffocare l'ennesimo pianto. Non fece causa allo sguardo rabbioso del viola sul suo collo e come biasimarlo? Era riuscito a far soffrire il verdino con una facilità disarmante.

Si fermò accanto a Shoto e lo prese per mano. Non disse nulla, neanche l'altro. Si sarebbero lasciati alle spalle un'amicizia e un amore che mai più sarebbero tornati.

Hitoshi fece scivolare sotto il piccolo corpo di Deku le mani e lo sollevò senza il minimo sforzo come se fosse stato la sua sposa.

"Hicchan, ma cosa..?" squittì sorpreso Izuku.

Il cuore del viola esplose di felicità a quel nomignolo affettuoso. 

"Voglio portarti a casa. Ho voglia di te. Ho voglia di assorbire tutto il tuo dolore e di darti solo l'amore che meriti!" esclamò a gran voce, felice come non mai.

Izuku annuì, gli avvolse le braccia intorno alla parte superiore del corpo mentre Hitoshi usava le bende di EraseHead che aveva imparato a padroneggiare prima della guerra contro All for One. 

Volarono insieme, lasciandosi alle spalle tutto.

"Hicchan" chiamò piano Izuku.

Il viola lo guardò con la coda dell'occhio mentre il tramonto proiettava contro i loro volti una luce dorata e magnifica. 

"Non voglio più soffrire" continuò Deku, sorridendogli amorevolmente. "Ed è per questo che mi farò curare".

"Ottimo, piccolo Izuku. Non ti lascerò".

Hitoshi non l'avrebbe mai lasciato. Katsuki era stato troppo avido, aveva preferito giocare sporco fino a pagarne le conseguenze ma lui era diverso e se era riuscito a migliorare il cuore di Izuku era certo che lo avrebbe spronato a un completo recupero.

"All Might mi ha convocato negli Usa. Partirò tra tre giorni. Verrai con me?".

"Non c'era neanche bisogno di chiederlo" ridacchiò Hitoshi. In pochi salti e virate nel cielo entrò dalla finestra con Izuku tra le braccia come un'amichevole Spiderman di quartiere. Lo poggiò sul letto, si tolse la maglietta e si chinò sulle sue piccole labbra, adorandolo con tutto se stesso. "Il Number One Hero va sempre con la sua spalla. Se ti lasciassi non potrei più guardarmi in faccia".

Izuku sorrise, avvolgendogli le braccia sul collo. Si scambiarono una lunga occhiata, poi Hitoshi si prese quella macchia di disperazione che aveva sporcato il suo puro Izuku. Lo amò molto, fu attento e non osò abbandonarlo fino a quando il sole non divenne luna e la notte scese sulla città.

Izuku si addormentò felice e stanco. 

Dai raggi lunari, Hitoshi si rese conto che si era innamorato di quel piccoletto molto più di quanto avrebbe effettivamente ammesso. Gli scostò delle ciocche dal viso e lo fece accoccolare contro il suo petto nudo.

Izuku non avrebbe mai più sofferto. 

Izuku era suo.

E tutto il resto era solo storia ormai; quando sarebbero partiti per gli Usa, Hitoshi poté effettivamente dire che in Izuku non c'era più voglia di morire ma solo la volontà di vivere.

Il più a lungo possibile.

Non da solo.

Per sempre.

 

The End

  
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