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Autore: The_Storyteller    17/02/2022    1 recensioni
Anche se è stato nominato Maestro Assassino, la vita di Arno Dorian non è cambiata molto: scoprire i piani dei Templari, eliminare bersagli, cercare informazioni. La solita routine, come le sue visite alla tomba di Élise.
Se non fosse che, una mattina d’inverno, uno strano incontro annuncerà un nuovo capitolo della sua vita.
Madeleine Caradec è una semplice ragazza bretone, un po’ ingenua ma di buon cuore.
Ciò che non sa, tuttavia, è che si trova in un gioco più grande di lei, pedina nell’eterna lotta fra Assassini e Templari. Cosa sarà più forte: una lealtà che dura da anni o i sentimenti nati da un nuovo incontro? Chi è il diavolo e chi l’angelo?
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Arno Dorian, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Parigi, gennaio 1795.
Anno nuovo, vita nuova. E dopo il Regno del Terrore di Robespierre era quello che ognuno desiderava.
Arno Dorian respirò lentamente l’aria fredda del mattino, mentre si dirigeva al Cimetière des Innocents; nonostante gli impegni che derivavano dal suo nuovo grado, l’Assassino trovava sempre del tempo per visitare la tomba di Élise.
Oltrepassò il cancello di ferro del camposanto, praticamente deserto a quell’ora del giorno, e percorse la solita strada, facendo attenzione alla neve e al ghiaccio a terra. Raggiunse quindi le tombe dei De la Serre e si sentì immediatamente un peso al cuore. Fece un ossequio silenzioso a Julie e François De la Serre, quindi rivolse tutta la sua attenzione alla lapide più recente.
-Ciao Élise, buon anno nuovo- mormorò con affetto. Si accovacciò davanti alla tomba, leggendo silenziosamente l’anno di nascita e quello di morte della donna che aveva amato; si sentì un groppo in gola e la malinconia minacciava per l’ennesima volta di impossessarsi di lui, quando notò un particolare.
Solo in quel momento si accorse di alcune impronte attorno alle due tombe, e la neve sulla lapide di Élise era stata tolta. L’Assassino si chinò ad osservare le impronte, notando che erano fresche.
Si alzò con cautela e usando la sua vista speciale scansionò l’ambiente attorno a lui: ed eccola, più avanti nel cimitero, una figura dall’aura dorata china su un’altra tomba.
Silenziosamente percorse la strada che lo separava dal suo obiettivo, e rimase colpito nello scoprire la lapide presso cui si trovava quella persona.
 
*****
“Oh cielo, mi sono persa! Di nuovo!”
Questo era l’unico pensiero nella mente di Madeleine in quel mattino parigino. Si trovava nella capitale francese solo da una settimana, ma proprio non riusciva ad orientarsi in quella città enorme e sempre in movimento. E tutto quel movimento non faceva altro che confonderla. Che razza di idea aveva avuto Madame Beauchesne!
Scosse la testa e tentò di orientarsi: a quell’ora c’era poca gente in giro, ma lei non aveva il coraggio di chiedere informazioni. Non senza il rischio che qualcuno facesse certe domande.
Ebbe quasi la tentazione di ritornare presso la pensione in cui alloggiava, di chiudersi in camera al caldo e di rimandare al pomeriggio la ricerca del suo obiettivo, quando un’ombra nera le sfiorò il volto.
Sobbalzò, spaventata, e si girò verso la cosa che l’aveva colta di sorpresa: un corvo svolazzò per un paio di metri prima di posarsi su un muretto, gracchiò tre volte e poi si mise a fissare la ragazza.
Madeleine rimase immobile con gli occhi spalancati dalla sorpresa. D’istinto si portò una mano al collo, cercando attraverso gli strati di stoffa il ciondolo che portava legato a una striscia di cuoio. Immediatamente tornò indietro nel tempo, a una mattina non troppo diversa da quella odierna.
 
-Mamma?- chiamò ad alta voce una bambina di otto anni. La piccola Madeleine si asciugò velocemente una lacrima che minacciava di bagnarle la guancia, quando finalmente trovò sua madre al limitare del bosco.
Una donna dalla folta chioma rossa, china a raccogliere alcune erbe, si alzò e andò incontro alla bambina: -Che succede, storeen?- chiese preoccupata.
Madeleine tirò su col naso, quindi spiegò cos’era successo: -Il prete ti ha chiamato strega! Dice che non preghi il Signore e che parli con i demoni! Perché dice queste cose brutte?-
Brona, sua madre, sorrise amorevolmente e strinse tra le braccia la piccola: -Dice così perché è un vecchio ignorante, perché non accetta che qualcuno metta in dubbio la sua autorità. Soprattutto se è una donna. Ma ho chiesto a un mio amico di aiutarmi- le disse.
Finito di pronunciare queste parole, la donna fischiettò un breve motivetto e dopo pochi secondi un grosso corvo planò nella sua direzione, atterrando a pochi metri da lei.
Brona si avvicinò all’uccello e prese qualcosa che reggeva nel becco. Sorrise soddisfatta e diede al corvo un pezzo di pane come forma di ringraziamento. Si girò quindi verso sua figlia e le mostrò cosa aveva preso dal volatile: -Lo sai cos’è questo, vero?-
Madeleine riconobbe immediatamente il crocifisso che il prete indossava sempre, e notò che era sporco di una specie di impasto.
-Dopo pranzo andrò a fare una bella chiacchierata con il nostro amico prete, che oltre ad essere un difensore della morale è anche un gran distrattone. Sempre che lo trovi, visto che al pomeriggio è sempre dal fornaio, e soprattutto da sua moglie...- disse con una punta di malizia.
La bambina, ancora meravigliata da quello che era successo, le domandò: -Ma come hai fatto? Hai parlato col corvo?-
Brona ridacchiò divertita: -No, ma storeen. Quel corvo è mio amico: io gli do qualcosa da mangiare e lui mi porta dei piccoli regali. E a volte mi aiuta in certe situazioni- spiegò.
Le prese una mano e insieme si incamminarono verso casa: -Stai sempre attenta ai corvi, figliola. Loro sanno, loro ricordano. Se gli fai un torto o un favore, non lo dimenticheranno.-
E dal giorno seguente il prete non osò mai più sparlare di Brona e delle sue misteriose capacità.
 
Un altro gracchio riportò Madeleine alla realtà. La giovane vide che il corvo volò per un breve tratto, appoggiandosi a un muretto poco lontano, e sembrava aspettarla. La ragazza inspirò decisa e si mise a seguire quella strana guida per le vie di Parigi.
Dopo un po’ di tempo il corvo attraversò un cancelletto di ferro, e la ragazza sentì un lungo brivido percorrerle la schiena.
“Fra tutti i posti, proprio in un cimitero dovevi portarmi?” si chiese nella mente, turbata da quella strana scelta.
Fidandosi del suo istinto, Madeleine entrò nel camposanto e seguì il corvo nel suo misterioso volo. Oltrepassò parecchie lapidi, stringendosi nella sua cappa per proteggersi dal freddo, finché l'uccello non si fermò presso due tombe.
-Aspetta, ti faccio un po' di spazio- disse la ragazza, spostando la neve che copriva la parte superiore di una delle due lapidi. Si mise quindi ad osservarle, non capendo il motivo per cui il corvo si fosse fermato lì: erano di due periodi diversi, una più vecchia e l'altra più recente, ed erano le tombe di una tale famiglia De la Serre. Si concentrò sull'ultima, una ragazza morta solo l'anno prima, come intuì notando gli anni incisi sulla pietra.
"Poverina, era poco più grande di me. Chissà cosa le è successo" si domandò.
All'improvviso il corvo sbatté le ali e riprese nuovamente il volo, guidando la ragazza in quel labirinto di pietra e silenzio. L'uccello la condusse presso un'altra tomba ma, contrariamente a prima, non si posò sulla lapide. Invece volò sempre più in alto fino a sparire tra i tetti parigini e lasciando la ragazza da sola.
Madeleine si sistemò una ciocca sfuggita dal cappuccio, quindi si accovacciò davanti alla tomba: era più vecchia di quelle che aveva visto in precedenza, ma comunque tenuta in buono stato.
-Charles Dorian, morto nel 1776- lesse fra sé e sé. Rimase ad osservare la lapide, ponendosi nel frattempo alcune domande: perché quel corvo l'aveva condotta lì? Che storie nascondevano quelle persone di cui rimanevano solo alcune scritte? E perché le sembrava di aver già sentito quell'ultimo cognome?
-Chi siete? E cosa ci fate qui?- chiese qualcuno dietro di lei con voce autoritaria.
 
*****
Arno si avvicinò con cautela all’intruso. Lo analizzò una seconda volta, alla ricerca di eventuali armi, ma non trovò nulla di pericoloso. Anzi, con grande sorpresa scoprì che si trattava di una donna.
Soppesando ogni passo si avvicinò ulteriormente e si pose alle spalle della figura, quindi parlò: -Chi siete? E cosa ci fate qui?-
La persona misteriosa saltò letteralmente per aria, colta di sorpresa: una giovane ragazza si girò verso di lui con gli occhi spalancati dallo spavento, mentre si teneva una mano sullo sterno.
Arno rimase colpito dal suo sguardo, perdendosi per qualche secondo negli occhi della misteriosa giovane: erano di una strana sfumatura blu-verdastra, che per qualche motivo gli ricordava il mare in tempesta.
Scosse la testa, ritornando immediatamente serio: -Chi siete?- ripeté aggrottando la fronte.
Ancora scossa, la ragazza si tolse il cappuccio che le copriva la testa, rivelando una folta chioma dai riflessi rossastri. Respirava velocemente, mentre puntava gli occhi ovunque tranne che sull’Assassino.
-Allora?- disse Arno, cominciando a spazientirsi. Per il momento quella ragazza non si era dimostrata pericolosa, ma questo non era un motivo per abbassare la guardia.
Dopo un ultimo tremito, la giovane proferì un’unica parola: -Bran!-
L’Assassino rimase totalmente spiazzato da quella risposta. Il cruccio di poco prima venne sostituito da un’espressione confusa: -Pardon?-
La giovane sembrò essersi resa conto solo in quel momento di ciò che aveva detto. Arrossendo vistosamente, tentò di ricomporsi e di dare una spiegazione: -Vedete, monsieur, è un po’ complicato. Quand’ero bambina mia madre mi disse di fidarmi dei corvi, e poco fa ce n’era uno che mi ha condotto qui. Poi è volato via, io stavo leggendo questa lapide e poi...-
Si interruppe, assumendo un’aria mesta: -Probabilmente mi credete pazza...-
Arno sorrise appena, quasi intenerito da quella strana ragazza: -Diciamo che è una storia curiosa. Come vi chiamate?- chiese.
Finalmente lei si presentò: -Madeleine Caradec. E voi, monsieur?-
Quando anche l’Assassino ebbe detto il suo nome, Madeleine fece un’espressione sorpresa. Rimase qualche secondo immobile ad osservare il giovane, quindi si voltò verso la lapide presso cui l’aveva guidata il corvo: -Era un vostro parente?-
Arno sorrise mestamente, mentre osservava con tristezza la tomba: -Era mio padre. Avevo otto anni quando morì.-
Madeleine si portò una mano allo sterno, colpita da quella triste storia: -Mi dispiace. E vi capisco, signore. Mia madre è morta quando avevo sedici anni, e dopo qualche mese ho perso anche mio padre.-
Quando ebbe sentito quelle parole, Arno rimase sorpreso nello scoprire che avevano qualcosa in comune. Invitò la giovane fuori dal cimitero e le propose di passeggiare insieme.
L’aria del mattino si era riscaldata leggermente grazie a qualche timido raggio di sole: dando qualche occhiata di sfuggita, l’Assassino notò come la luce solare accentuasse ancora di più i riflessi ramati delle giovane.
-Vorreste raccontarmi un po’ di voi? Cosa ci fate qui a Parigi?- chiese Arno per rompere il ghiaccio.
Madeleine osservò la strada, adesso piena di gente, mentre rispondeva all’Assassino: -Sono cresciuta coi miei genitori in un villaggio vicino a Concarneau, in Bretagna. Mio padre si chiamava Yannick ed era un pescatore; mia madre invece si chiamava Brona, veniva dall’Irlanda ed era una sarta, ma era anche esperta di erbe medicamentose e spesso aiutava le partorienti.-
-Dopo la loro morte ho tentato di andare avanti, ma in quel piccolo villaggio non ho avuto fortuna. Ho provato ad andare a Quimper, ma anche lì non riuscivo a trovare lavoro. Le cose si stavano facendo difficili, quando un’anziana nobildonna di Lione decise di portarmi con sé nella sua casa, e così divenni la sua serva personale.-
Arno la interruppe: -Cos’è successo durante la Rivoluzione?- chiese incuriosito.
La bretone riprese il discorso: -Subito dopo la presa della Bastiglia la mia padrona ha voluto abbandonare la Francia, temendo il peggio. E posso dire che aveva avuto un’ottima idea, visto com’è andata a finire. Ad ogni modo, decise di andare in Inghilterra presso alcuni amici.-
-Siamo ritornate soltanto a ottobre, ma purtroppo poco dopo Natale è venuta a mancare. Mi ha lasciato alcuni soldi e ho deciso di venire a Parigi per cercare un lavoro, ma al momento ho ricevuto solo rifiuti- disse infine, terminando il suo racconto.
Proseguirono per alcuni metri in silenzio, quindi Arno si rivolse alla giovane: -Conosco un posto che sta cercando nuovo personale. Si chiama Café Théâtre e la sua sede principale si trova a Ile Saint-Louis. Fossi in voi farei un tentativo- le propose.
Il volto della ragazza si illuminò, sorpresa da quel suggerimento così prezioso: -Vi ringrazio, signore! Domattina andrò immediatamente a chiedere!- esclamò entusiasta.
Arno sorrise di rimando: -Non è molto lontano da Notre Dame. Recatevi alla cattedrale e poi chiedete a qualche passante. È un locale molto conosciuto, non sarà difficile trovarlo- le spiegò prima di congedarsi e di andare, infine, per la sua strada.
Mentre passeggiava per le vie di Parigi, Arno non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine di Madeleine. Era una ragazza particolare, senza dubbio, ma gli ispirava fiducia.
C’era solo una cosa che lo turbava: la sua somiglianza fisica, per certi aspetti, con Élise. Scosse la testa, concentrandosi per scalare un muro. Arrivato sul tetto, l’Assassino proseguì nel suo giro di ricognizione, decidendo più tardi di passare al Café e di scambiare qualche chiacchiera con Madame Gouze.
 
*****
Madeleine non poteva credere alla propria fortuna. Non solo aveva risolto il problema della sua permanenza a Parigi, ma aveva trovato l’obiettivo della sua padrona; e le aveva addirittura suggerito un lavoro in uno dei posti più in vista della città!
Udì un sonoro gracchio sopra di lei, e sorridendo salutò il corvo: -Trugarez, bran! Grazie, corvo!-
Tutta quella allegria, però, venne offuscata da un sentimento di rimorso: la parte riguardante la “vecchia nobildonna” di Lione era stata un’idea di Madame Beauchesne, ispirata alla realtà ma con qualche differenza. Seppur di poco, aveva mentito ad Arno. E anche il fatto che la sua padrona avesse descritto l’uomo come una persona spietata e arrogante l’aveva lasciata perplessa: a parte la comprensibile diffidenza iniziale, Arno si era invece dimostrato molto cortese nei suoi confronti.
Persa nei suoi pensieri, Madeleine proseguì la sua camminata diretta verso la sua pensione. Sempre che fosse riuscita a trovarla, in mezzo a quella confusione.
   
 
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