Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Lina Lee    18/02/2022    1 recensioni
Questa storia partecipa alla Challenge Si dice il peccato ma non il peccatore del gruppo FaceBook Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction.
Prompt scelto: X tenta il suicidio e Y lo salva.
Dal testo: «Non posso lasciarti morire, non posso e non voglio! Non prima di essermi tolto tutti i miei dubbi, non prima di averti posto tutte le domande che mi assillano, non prima di aver compreso meglio la nostra situazione…»
[coppia JeanxReiner][post fine manga, possibilità di spoiler]
Genere: Angst, Drammatico, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jean Kirshtein, Reiner Braun
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Another life, another chance'
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Lo aveva intravvisto per caso vicino alle macerie del municipio, poggiato al muro di un vecchio caseggiato rimasto in parte miracolosamente in piedi dopo la fine di tutto. Jean avrebbe riconosciuto Reiner in ogni tempo e in ogni luogo, e la persona seduta a terra con le spalle appoggiate a quel muro di mattoni non poteva che essere lui, apparentemente intento a riposarsi.
Eppure…
Eppure nel vederlo Jean percepì una strana sensazione, come se ci fosse qualcosa di sbagliato nell’immagine osservata dai suoi occhi, qualcosa che stonasse col tutto. Decise quindi di avvicinarsi per scuoterlo, dato che a qualche mese di distanza dalla fine della guerra c’era talmente tanto lavoro per tutti che a malapena potevano permettersi di riposare durante la notte, figuriamoci durante il giorno!
E fu proprio avvicinandosi che Jean comprese ciò che a prima vista non aveva notato, troppo distante per capire, forse troppo convinto che l’altro fosse ormai al sicuro, cullato e protetto dall’affetto delle persone care, salvato da un potere che lo aveva logorato nel corpo e soprattutto nella mente. Notare il sangue sui polsi lo portò a percorrere di corsa gli ultimi metri che lo separavano dal corpo del biondo, il terrore di non giungere in tempo, di averlo visto troppo tardi, di non poter fare nulla per fermare un gesto così estremo.
«REINER!» lo chiamò mentre si inginocchiava e subito tastava il collo alla ricerca di quel battito che, debole ma ancora presente, gli diede la speranza di poterlo salvare di nuovo. Jean si guardò attorno alla ricerca di qualcosa con cui fermare l’emorragia, con cui arrestarla per il tempo necessario ad avvisare qualcuno dei medici militari per potergli prestare delle cure migliori, risolvendosi col togliersi la camicia che aveva addosso e strapparla in due parti, avvolgendo i due pezzi di stoffa intorno ai polsi intrisi di sangue e disperazione, creando delle bende di fortuna che subito si tinsero di scarlatto.
Non provarci nemmeno a crepare, non te lo permetto! pensò Jean, mentre delicatamente allontanava l’altro dal muro, facendo attenzione a non scuoterlo troppo e facendogli poggiare il viso pallido sulla sua spalla, sollevandolo poi di peso per portarlo via da lì, da quel vicolo dove aveva pensato di poterla fare finita per sempre.
 
L’ospedale non era stato ancora ricostruito, c’erano solo delle tende adibite a stanze di fortuna per i feriti, e soprattutto non c’erano sacche di sangue immediatamente disponibili per una situazione di emergenza come quella di Reiner.
E Jean non ci pensò su nemmeno un istante nel proporre di utilizzare il suo sangue, compatibile con quello dell’altro; in fondo aveva resistito a una guerra durata anni, una trasfusione non lo avrebbe di certo ucciso!
E mentre veniva fatto sdraiare nella tenda accanto a Reiner e gli veniva bucato il braccio per poter iniziare la trasfusione di fortuna, uno dei medici si lasciò andare a delle considerazioni a mezza voce su come fosse difficile riprendersi dall’incubo della guerra, su come diversi reduci non si riprendessero affatto e fossero costretti a vedersela coi propri demoni interiori per tutto il resto della vita. Nell’udire quelle parole Jean strinse i denti e volse il viso di lato, socchiudendo le palpebre; aveva davvero dato per scontato che Reiner stesse meglio, che il lavoro di ricostruzione di Marley e la vicinanza di tutti loro lo avessero salvato definitivamente. Invece dietro ai sorrisi riservati alla sua amata cuginetta, dietro alle battute che si scambiavano tra una pausa dal lavoro e l’altra, il più grande celava ancora sensi di colpa mai spariti del tutto, dolore mai sopito e desiderio di non andare oltre.
Che ingenuo che era stato!
 
/------/

Quando Reiner riprese lentamente conoscenza non comprese subito dove si trovasse e cosa fosse accaduto; provava un dolore piuttosto intenso all’altezza dei polsi, fitte forti alla testa e la strana consapevolezza che fosse accaduto qualcosa, per quanto non sapesse cosa. Sbatté più volte le palpebre prima di riuscire a mettere a fuoco la tenda e, voltando piano il viso, notare la presenza di Jean accanto a lui, intento a osservarlo con un misto di preoccupazione e sollievo.
«Je-an…» biascicò, la bocca impastata come se avesse dormito per tanto, troppo tempo.
«Finalmente ti sei svegliato» rispose il più piccolo, proseguendo subito.
«Le medicine che ti hanno dato per riposare erano piuttosto forti, ma sembrava che anche tu non volessi sentire ragione alcuna di riaprire gli occhi».
Reiner continuò a fissarlo confuso, cercando di capire, da quelle poche parole, cosa fosse accaduto. Jean dovette intuirlo perché riprese a parlare, apparentemente tranquillo. Il biondo non poteva sapere quanto l’altro si stesse trattenendo dall’abbracciarlo e contemporaneamente dal prenderlo a pugni, ma i medici erano stati chiari: quando si fosse svegliato doveva parlargli pacatamente, almeno all’inizio, senza farlo agitare più del dovuto, e lui ci stava provando, per quanto gli costasse immensa fatica.
«Non ricordi nulla, vero?»
Domanda retorica alla quale Reiner tentò di rispondere con un cenno negativo del capo che gli valse delle fitte più forti e un piccolo gemito di dolore.
«Ti ho trovato nel vicolo vicino al caseggiato, seduto a terra e coi polsi tagliati» spiegò Jean, mentre Reiner sgranava gli occhi e osservava i polsi perfettamente fasciati con bende e garze.
«Io… io non ricordo. Ricordo il vicolo, ma non ricordo come…» provò a ribattere il biondo, sollevando un pochino il braccio per far capire meglio il concetto. Si era davvero ridotto di nuovo in quello stato pietoso? La sua mente lo aveva condotto ancora una volta talmente alla deriva da essere andato così vicino al punto di non ritorno? Nel pensarci Reiner provava un misto di dolore e vergogna, poteva solo lontanamente immaginare quanta preoccupazione doveva aver fatto provare a sua madre, a Gabi, ai suoi amici e compagni.
E Jean…
«Jean… come mai tu sei qui? Stai male anche tu?» chiese ingenuamente, non avendo ancora chiaro come fosse riuscito a salvarsi. Il più piccolo accennò un no col capo, mostrando al suo interlocutore il punto in cui il suo braccio aveva accolto l’ago necessario alla trasfusione.
«Non abbiamo ancora un vero e proprio ospedale, figuriamoci se potevano esserci sacche di sangue subito disponibili!
«In compenso hai il mio sangue in corpo, dato che abbiamo lo stesso gruppo sanguigno e si trattava di un’emergenza» spiegò Jean mentre Reiner sgranava nuovamente gli occhi, divenuti lucidi nel comprendere cosa avesse fatto l’altro, fino a che punto si fosse spinto pur di strapparlo alla morte.
«Mi hai salvato di nuovo…» sussurrò, mentre Jean si alzava dal giaciglio e annuiva.
«Sì, ma non prendertelo a vizio» lo ammonì, cercando di apparire sicuro come sempre, proseguendo subito.
«Vado ad avvisare chi di dovere, tu continua a riposarti» gli consigliò, per poi uscire dalla tenda e lasciarsi finalmente andare a un profondo sospiro di sollievo. I medici avevano chiarito che se si fosse svegliato avrebbe significato che il peggio era stato scongiurato e che non sarebbe restato altro da fare che tenerlo in vita e aiutarlo a riprendersi, fisicamente ma soprattutto mentalmente.
Non posso lasciarti morire, non posso e non voglio! Non prima di essermi tolto tutti i miei dubbi, non prima di averti posto tutte le domande che mi assillano, non prima di aver compreso meglio la nostra situazione… pensò Jean mentre si allontanava dalla tenda.
E anche dopo, qualunque risposta giunga alle mie domande, non voglio che tu muoia.


Angolo dell'autrice: Salve a tutti! Dopo circa un anno di assenza da EFP torno a pubblicare qualcosa, grazie a questa coppia che amo e a un prompt che mi ha ispirata in maniera particolare. Si può considerare questa one shot come una sorta di prequel della mia storia Ricomincio da te, da noi, sempre dedicata a Jean e Reiner e con la quale creerò quasi sicuramente una serie incentrata su di loro e la sulla loro vita dopo la fine della storia regolare.
Un piccolo appunto: non ho trovato da nessuna parte informazioni sui loro gruppi sanguigni, quindi mi sono presa la libertà di decidere in merito. ;)
Spero che la storia possa essere di vostro gradimento e spero anche di tornare più attiva con le pubblicazioni.
Alla prossima!
Lina Lee

 
  
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