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Autore: komova_va    19/02/2022    0 recensioni
[Daily 4]
Ispirata da una conversazione tra Irene e Maria avvenuta circa a metà dell'attuale Daily. Un ragno entra in casa ragazze e a Irene spetta l'ingrato compito di sistemarlo.
[Personaggi: Irene Cipriani, Maria Puglisi]
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-Irene!!!

La voce di Maria irruppe nel bel mezzo del salotto con la stessa enfasi, paura ed intensità di chi aveva appena visto un cadavere. Se lei che era sempre così discreta, timida e pacata (tutte caratteristiche che spesso la gente rimproverava Irene di non avere) arrivava ad urlare in quel modo a quell'ora della sera, anzi, praticamente della notte ormai, rischiando di svegliare tutto il palazzo, doveva essere successo qualcosa di veramente grave.

-Irè vieni subito qua!- gridò l'altra una seconda volta, se possibile ancora più terrorizzata di prima e facendo trapelare in modo piuttosto chiaro l'urgenza della situazione. Quando Irene constatò con una certa tristezza che ormai il danno era fatto e presto o tardi le sarebbe toccato alzarsi dal letto, sopra il quale stava comodamente leggendo l'ultimo numero di “Annabella” (le lettere delle disperate che scrivevano a Brunella per chiedere consigli sentimentali erano una delle poche cose che riuscivano sempre a tirarla su di morale dopo una lunga giornata di lavoro), con un sospiro decise di arrendersi all'inevitabilità del suo destino e racimolò le forze necessarie per alzarsi e raggiungere Maria in cucina, da dove era partito l'urlo. Del resto, se non lo avesse fatto Irene nutriva il forte sospetto che il prossimo “Irene” non si sarebbe limitato a sentirlo tutto il palazzo ma perfino il dottor Conti dal suo appartamento in centro.

-Cos'è tutto questo baccano? - protestò la Venere come entrò nel salotto, evidentemente contrariata. -Che succede?

-Irè ti prego fa' qualcosa, se quel coso si avvicina giuro che do fuoco alla casa, vestito da sposa compreso!- esordì Maria, se possibile ancora più terrorizzata di prima e con tutta la serietà del mondo. Non appena la sua coinquilina si avvicinò per capire quale fosse il problema la sarta corse a nascondersi dietro di lei e la afferrò per le spalle, come se il suo corpo fosse stato uno scudo umano in grado di farla sentire più protetta e al sicuro. Seguendo la traiettoria del braccio di Maria che indicava in modo inequivocabile un punto sulla parete, Irene si rese presto conto di quale fosse il problema: un ragno dalle dimensioni alquanto notevoli riposava indisturbato sul muro della cucina, senza alcuna intenzione di levare le tende.

-E che problema c'è? - chiese Irene con un sopracciglio alzato, perplessa dall'eccessiva preoccupazione (per non dire ingiustificato melodramma) mostrata dall'amica. Incrociò le braccia al petto e spiegò, come fosse stata la cosa più naturale del mondo: -Adesso lo facciamo uscire dalla finestra e...

-Nonononono Irè che scherziamo?! Che facciamo uscire! - esclamò Maria con un gesto della mano volto a esprimere incredulità, il tutto continuando a mantenere un tono di voce spropositamene alto. -Tu adesso prendi e lo uccidi per favore, - le ordinò con fare perentorio, -che se lo metti fuori poi non dormo tutta la notte perché c'ho gli incubi che ritorna e magari si infila pure sotto le mie coperte.

-Ma è solo un ragnetto, che cosa può farti!- minimizzò Irene, ritenendo decisamente esagerata la reazione dell'amica. Del resto, conoscendo la sua coinquilina ormai piuttosto bene, Irene era ben consapevole che non stesse affatto scherzando riguardo agli incubi notturni che l'avrebbero perseguitata.

-Solo un ragnetto un corno Irè,- si impose Maria con decisione, -io te lo dico, o lui o me, scegli!

-E va bene... - si arrese Irene con un sospiro, intuendo che difficilmente sarebbe riuscita a far ragionare Maria con la lucidità necessaria per farle capire che quella bestiolina probabilmente era anche più spaventata di quanto non fosse lei, a causa di tutte quelle urla. -Vado a preparare l'esecuzione.

Quando tornò in cucina Irene reggeva nella mano destra una ciabatta, con la quale aveva solennemente stabilito che avrebbe compiuto il fattaccio.

-Oh Signore! - esclamò Maria, nel frattempo spostatasi sul divano. Irene la guardò e dovette seriamente sforzarsi per non scoppiare a ridere, mentre l'altra nel frattempo seppelliva la testa sotto uno dei cuscini per non guardare gli ultimi secondi di vita del malcapitato.

-Ma che stai facendo?- chiese Irene, a stento trattenendo una risata.

-Irè io non riesco a guardare, non ce la faccio, - piagnucolò Maria, stringendosi al cuscino. A Irene per un attimo fece quasi tenerezza.

-Ah quindi prima mi dai il compito di farlo fuori e poi dopo te ne lavi le mani?!- la sgridò la Venere, ovviamente scherzando. Sapeva che Maria era facilmente impressionabile e non voleva infierire troppo, ma questo non significava che non potesse divertirsi almeno un pochino. In realtà, inaspettatamente la situazione avrebbe quasi potuto giocare a suo favore: se Maria era troppo spaventata per guardare, non avrebbe mai scoperto quello che da lì a poco sarebbe effettivamente successo...

-Dai su smettila ah, - replicò Maria, -fallo fuori subito che ancora un poco capisce cosa vogliamo fare e ci salta addosso per attaccarci.

-Agli ordini!- finse di obbedire la Venere. Dalla tasca della camicia da notte tirò fuori il fazzoletto che aveva preso da camera sua e incominciò ad avvicinarsi cautamente. -Mi avvicino... - annunciò solennemente, allungando la mano con il fazzoletto verso la bestiola, -mi avvicino... - ripeté poi una seconda volta, mentre afferrava il ragno con decisione.

-Irè quanto ci metti per avvicinarti?!- sbottò Maria, ormai spazientita.

-Guarda che devo farlo lentamente, se no poi scappa e si va a nascondere chissà dove! - tentò di convincerla Irene per prendere un altro po' di tempo, mentre nel frattempo corse alla velocità della luce verso la finestra, la aprì quanto bastava per fare uscire l'animale e la richiuse, il tutto mentre copriva il rumore con il suono della ciabatta sbattuta con forza sulla parete.

-Prendi questo! E questo! E questo! - urlò con enfasi.

-Irene è morto?- chiese Maria, ancora ferma nella sua posizione. Una volta richiusa la finestra per non lasciare prove dell'evasione, Irene ritornò vicino al punto della parete precedentemente occupato dal ragno.

-Non ancora, è un osso duro! - esclamò, fingendosi indignata. -Questo è per aver spaventato la mia amica! - urlò, calandosi con trasporto nella parte dell'omicida spietata mentre sbatteva con violenza la ciabatta sul muro. -Questo è per gli incubi che le avresti fatto fare questa notte!- aggiunse, dando un altro colpo altrettanto violento. -E questo è per esserti introdotto in casa nostra!- finì, dando al ragno immaginario il colpo di grazia. -Brutto schifoso!

-Hai fatto? - domandò Maria, dopo alcuni istanti di silenzio.

-Fatto, tieni il cuscino però che adesso lo vado a buttare!- aggiunse la Venere, che non voleva farsi scoprire proprio quando ormai il suo piano era stato quasi ultimato.

-Aaah per carità! Non me le dire 'ste cose Irè che peggio mi sento, - gemette Maria con un sussulto.

-Ecco fatto, scomparso per sempre, puoi aprire gli occhi!- la rassicurò Irene dopo alcuni istanti, per rafforzare la veridicità della storia.

Maria a quel punto si alzò dal divano e osservò con circospezione il muro per sincerarsi che il ragno fosse veramente scomparso, poi si avvicinò ad Irene e la abbracciò con forza. Colta alla sprovvista da quel gesto istintivo, Irene rimase immobile per alcuni istanti, prima di reagire e ricambiare l'abbraccio un po' impacciatamente.

-Grazie mille Irè... - sussurrò Maria, ancora stretta a lei. Poi si allontanò di alcuni passi per guardarla negli occhi e aggiunse: -Se non c'eri tu io questa notte andavo a dormire dalla signora Agnese, te lo dico.

-Addirittura? Per un ragnetto?- rispose Irene, sorridendole. Ancora una volta la sua sensibilità le fece quasi tenerezza.

-Ragnetto?! Ma tu lo hai visto quel coso, era grande quasi come la ciabatta!- la contraddisse Maria, visibilmente stupefatta. -E poi sei stata molto dolce che ti sei preoccupata per me.

-Preoccupata? Io?- si affrettò subito a minimizzare Irene, come sempre restia a tirare fuori i propri sentimenti. Naturalmente non aveva mai creduto Maria in pericolo di vita, ma non le aveva certo fatto piacere vederla così tanto preoccupata – anche se un po' doveva ammetterlo, a tratti la sua reazione era stata quasi comica.

-È inutile che lo neghi perché tanto t'ho sentita, ti sei proprio arrabbiata con lui perché mi ha spaventata! - insistette Maria, mentre un sorriso compiaciuto le colorava le labbra. Un attimo prima era tutta terrorizzata sul divano a tremare come una foglia, e ora eccola lì tutta felice, come se non fosse successo nulla. -A un certo punto pensa che m'ha quasi fatto pena il ragno, mischinu.

-Solo perché se passi la notte in bianco poi tocca a me stare sveglia a consolarti e io senza le mie otto ore di sonno quotidiane il giorno dopo non funziono al lavoro, poi chi le sente le battutine di Dora! - protestò Irene, naturalmente improvvisando per nascondere la vera ragione che aveva motivato il suo pronto intervento.

-Certo, - rispose Maria sarcasticamente, palesemente dando a vedere che non se l'era proprio bevuta.

Dopodiché la sarta fece qualche passo verso di lei e si alzò in punta di piedi, quanto bastava per dare a Irene un bacio sulla guancia.

-E comunque se Dora ti dice qualcosa va che ci penso io a difenderti, - la rassicurò Maria.

Irene si sentì arrossire a quel commento e lì per lì si trovò incapace di rispondere. Non era abituata ad avere qualcuno che prendesse le sue difese, anzi, solitamente tra le sue colleghe quella che si beccava più spesso le battutine e le frecciatine di turno era proprio lei. Era... una bella sensazione. Non sapendo come replicare, dopo alcuni istanti di silenzio Irene cambiò argomento per annunciare che sarebbe andata a dormire; avevano anche vissuto fin troppe emozioni per una serata sola.

-Dai, adesso che il pericolo è stato scongiurato vado in bagno a prepararmi per la notte, - annunciò la Venere. -Sempre che non arrivino i figli a chiedere vendetta, - aggiunse poi, naturalmente scherzando. Qualche istante dopo, l'espressione raggelata di Maria le fece capire con assoluta certezza che avrebbe fatto meglio a tenere per sé quell'ultimo commento.

-Figli? Perchè era fimmina?! - esclamò Maria, adesso nuovamente terrorizzata. -Oh Madre Santa! Irè io te lo dico stanotte dormo in camera tua, non sento ragioni, che almeno se i figli ci invadono si vendicano prima dell'assassina.

   
 
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