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Autore: EleAB98    20/02/2022    2 recensioni
Malcom Stone è un pretenzioso caporedattore, nonché affascinante quarantenne con una fissa smodata per le belle donne. Ma arriverà il giorno in cui tutto cambierà e l'incallito casanova sarà costretto a fare i conti con i propri demoni interiori, e non solo quelli... Riuscirà mai a guardare oltre l'orizzonte? Ma soprattutto, chi lo aiuterà nell'ardua impresa?
[...]
Gilberto Monti è un giornalista affermato. Oltre a ricoprire una posizione lavorativa più che soddisfacente, ha appena esaudito uno dei suoi più grandi sogni: sposare la donna che più ama. Ma è davvero tutto oro quello che luccica?
[...]
Alex Valenza, un reporter piuttosto famoso, è alle prese con una drammatica scoperta che lo porterà a chiudersi, a poco a poco, in se stesso. A nulla sembra valere il supporto della moglie. Riuscirà a ritrovare la serenità perduta?
*Opera Registrata su Patamù*
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo XX – Ovunque Andrà La Mia Strada



«Non ho nessuna intenzione di rivederla. Io e lei abbiamo chiuso. E il mio capo può anche scordarsi quello scoop. Io e la Rossi non lavoriamo più insieme.»

«Ne sei davvero certo?»

«Certo di cosa?»

Christian mi puntò i suoi occhi addosso. «Di aver chiuso definitivamente con quella donna.»

«Io non provo niente per lei. Devi sapere che...» Sospirai. «Io sono stato sposato. Anche se solo per qualche ora, perché—»

«Che cosa?» Christian scosse la testa, più incredulo che mai. Smise persino di bere il suo caffè. «Tu sei stato sposato?»

«Circa una decina di anni fa. Io e te ancora non ci conoscevamo e... non sono mai riuscito a raccontartelo perché per troppi anni non ho mai accettato che Melissa fosse morta. Mi rifiutavo di parlarne a voce alta con chiunque, persino con mia madre. Non potevo credere che un maledetto automobilista ubriaco me l'avesse portata via. Io e lei avevamo tanti progetti.» I miei occhi tornarono lucidi e la mia vista si annebbiò all'istante. «Aspettavamo una bambina. Tempo cinque mesi, e sarei diventato padre. E lei...» Mi coprii il volto con le mani, cercando di soffocare i singhiozzi. Pensare a quel momento, a tutto quello che avevo perso e che mai avrei potuto riavere indietro, mi faceva sentire un ingrato. Tantissime volte avevo percorso il Ponte Vecchio con la speranza di trovare il coraggio di buttarmi giù. Di raggiungere Melissa, ovunque lei fosse. Ma ero stato soltanto un vigliacco. Sentii due possenti braccia circondarmi le spalle. Ero certo che Christian avrebbe capito il mio punto di vista, che avrebbe perdonato il mio silenzio. «Non mi sono più ripreso da quella tragedia», farfugliai sconfitto, beandomi però di quell'abbraccio confortante. «Ho cominciato a condurre una vita dissoluta con la vana speranza di dimenticare chi fossi, da dove venissi e con chi avessi avuto a che fare. Volevo soltanto questo.»

«E Megan? Cosa c'entra lei, me lo spieghi?» 

Mi rivolse quella domanda con una dolcezza che non conoscevo. Una dolcezza di gran lunga somigliante a quella paterna. Mi scostai da lui. «Lei è... lei è piombata nella mia vita al momento sbagliato. Voleva solo rovinarmi. Per questo ha fatto di tutto per poter collaborare con me. Credeva che mio padre fosse un poco di buono e che ai tempi avesse fatto torto al suo... così ha scritto quell'articolo diffamatorio senza nemmeno preoccuparsi di parlarne con il sottoscritto. E quando le ho sbattuto le prove in faccia...» Serrai la mascella. «Sono più che sicuro di averla fatta sentire uno schifo.»

«Era proprio questo che volevi? Farla sentire—»

«Una giornalista assolutamente incompetente. Ecco cosa. Una donna senza scrupoli. Una femme fatale che mi ha fottuto solo per una notte e che non ha esitato un solo istante nel volermi pugnalare alle spalle.»

«E adesso? Che intenzioni hai?»

«Me ne torno a Los Angeles, amico mio. Qui non ho altro da fare. Ti ringrazio per esserti preso la briga di venire fino a qui; te ne sarò grato per sempre, dico davvero. Ma adesso possiamo anche tornare a casa.»

«Vuoi farlo davvero?»

Scrollai le spalle. «Ho forse altra scelta?»

Christian corrugò la fronte. «Ascolta, non posso immaginare neanche lontanamente il dolore che hai provato per la morte di tua moglie. Ma posso provare a comprenderlo. Vedi, io e Cinthia, come ti ho accennato due giorni fa al telefono, stiamo cercando di avere un bambino e non posso neanche pensare a cosa avrei fatto io, se fossi stato al tuo posto. Ma tu devi tornare a vivere, Malcom. Devi farlo per te stesso. Non puoi continuare a crogiolarti in questo dolore. Sei ancora giovane, sei un uomo forte e puoi benissimo—»

«Rifarmi una vita?» Ridacchiai, amaro. «Io non amerò più nessun'altra donna. Melissa rimarrà sempre l'unica. Ficcatelo bene in testa, okay?»

Il mio amico chino il capo, deluso. «Credevo che non ti saresti arreso così facilmente. Vuoi forse dargliela vinta?» Rialzò la testa, un barlume di sincera aspettativa nei suoi occhi rimpiazzò quell'espressione rammaricata.

«Non insistere, per favore. Voglio solo chiudere questo capitolo della mia vita e non mettere più piede in questa città, che è stata solo portatrice di grandi sventure.»

Christian annuì, comprensivo. «Posso... posso chiederti dove l'hai conosciuta?»

Quella domanda mi trafisse il cuore. Melissa era entrata nella mia vita nel modo più inaspettato. «In uno streep club. Uno dei miei più cari amici aveva deciso di festeggiare i suoi diciotto anni al Dark Streep, e così... ci siamo goduti un gran bello spettacolo. C'era una fila di belle ragazze su quel palco, ma una di loro catturò nell'immediato la mia attenzione. Era la ragazza più timida, ma, allo stesso tempo, la più intrigante che io avessi mai conosciuto. I suoi occhi... erano stupendi. Per non parlare del suo splendido corpo, che si muoveva con un ritmo tanto discreto quanto sensuale, che mi ipnotizzò a prima vista. Dopo quella sera, tornai da solo in quel locale sempre più spesso e... alla fine ho trovato il coraggio di parlarle. Abbiamo cominciato a frequentarci, e il resto, be'... il resto lo conosci già.» Sorrisi. «Lei è stata la mia prima volta. Lo siamo stati l'uno per l'altra, a dire il vero.» La mia voce si spense. E un nodo in gola – quel maledettissimo nodo in gola – tornò a farsi sentire con ammirevole prepotenza. Ed ero più che convinto che non si sarebbe sciolto nemmeno se avessi bevuto acido muriatico. «Ho idealizzato la Rossi paragonandola a lei. Sai, l'ho incontrata spesso per Firenze, nei mesi scorsi. E soltanto adesso ho capito il perché. Voleva tenermi d'occhio, desiderava ardentemente vendicarsi. Quando me la sono ritrovata a Los Angeles, non potevo crederci. Non posso negare di aver provato un'attrazione crescente per lei. Per certi versi, per quanto mi ostinassi a negarlo, c'era un qualche aspetto di lei che mi ricordava Melissa. I suoi capelli, alcune sue movenze, il suono della sua risata. No, non si trattava della voce. Ma della sua risata», ripetei, come se me ne stessi rendendo conto solo in quel momento. «Paradossalmente, assomiglia moltissimo a quella della mia defunta moglie. Ma questo l'ho capito soltanto quella maledetta notte che io e Megan siamo stati insieme.»

«Ti ha deluso molto, non è così?»

Alzai le spalle. Non sapevo nemmeno io cosa stessi provando realmente. «Non la credevo capace di un gesto simile. Tutto qui.»

«Capisco. E... quando avresti intenzione di andartene?»

Mi alzai dal divano e serrai le nocche. «Immediatamente.»

 

*

 

Uscii di corsa da casa mia, la valigia tra le mani e lo sguardo sconvolto. Mi ero guardato allo specchio giusto qualche minuto prima e avevo odiato l'immagine in esso riflessa. L'immagine di un uomo spogliato di tutto. Privo di qualsiasi prospettiva. Per non parlare della mia credibilità professionale, che molto probabilmente avrebbe subito un netto tracollo. E tutto per colpa di quella vipera.

Io e Christian ci avviammo nei pressi della stazione. Per quasi tutto il tragitto, restammo in perfetto silenzio, il rumore del mio bagaglio che batteva sull'asfalto. A un certo punto, però, qualcosa – o meglio, qualcuno – catalizzò la nostra completa attenzione. Mi fermai all'istante. Non potevo crederci. Ancora quella donna! Cercai di ignorare il crescente fastidio che stava dilagandosi dentro di me, quindi guardai Christian e gli feci cenno di andarcene. Non mi interessava assistere a quel ridicolo spettacolo che stava inscenando Megan. In tutta onestà, non riuscivo nemmeno a carpire bene le sue parole, provavo infinita repulsione nei suoi riguardi.

«Ma sta parlando di te!» fu la pronta risposta del mio amico, che non accennava a muoversi di un passo.

Guardai ancora dinanzi a me. Megan su di un palcoscenico, microfono alla mano, una miriade di persone attorno a quella piccola ma accogliente piazzetta vicina alla stazione. Uno sguardo che sembrava dispiaciuto, per non dire disperato. Senza quasi accorgermene, ci avvicinammo in sordina e prendemmo ad ascoltare.

«Ho commesso un grave, gravissimo errore», biascicò lei, alternando lo sguardo tra i presenti e il pavimento. «Ho violato il codice deontologico della mia professione soltanto per fare un dispetto a quell'uomo, perché... credevo davvero che avesse fatto un torto a mio padre, ma la verità è che...»

Quando guardò davanti a sé, incrociò il mio sguardo e spalancò gli occhi. Assunsi un'espressione di puro sgomento.

«L'amore fa fare cose stupide, alle volte», tuonò l'altra, lo sguardo ancora fisso su di me. «Avete presente quando si coltiva la sciocca presunzione di autoconvincervi di aver chiuso con gli uomini, ma poi... succede l'impensabile? Succede di incontrare un altro uomo, di conoscerlo quel tanto che basti a far scattare la scintilla, di abbandonarvi con lui alla cieca passione, per poi... per poi negare, subito dopo e fino allo sfinimento, di provare un qualcosa per lui soltanto perché non si ha il coraggio di rischiare. O solo perché quello stesso uomo ha la fama di essere un dongiovanni senza speranza. Sì, proprio così. Io ho provato emozioni autentiche per Malcom Stone. E non me ne vergogno. Anche se ho cercato di asfaltarlo soltanto per vendicarmi del fatto che... insomma, non posso dirvelo in questa sede, svelerei fin troppi dettagli che preferirei di gran lunga tenere per me, ma... ci terrei tantissimo a parlarne direttamente con lui. Se solo vorrà. Non avevo programmato di... sì, insomma, non avevo programmato di lasciarmi coinvolgere sentimentalmente da lui, eppure... è successo. Ho scaricato il mio desiderio di vendetta appellandomi alla delusione ricevuta un paio di giorni fa. E la questione di mio padre è diventata soltanto una scusa. Perciò... vi prego soltanto di non considerare quello che ho scritto sui giornali. Provvederò ad autosospendermi dal lavoro per il tempo necessario al mio rientro in redazione. So di non meritarlo affatto, però... scrivere è tutta la mia vita.» Megan lasciò il microfono, ma continuò a guardarmi, a scandagliare ogni singola parte di me. Non riuscivo a credere alle sue parole. Lei aveva fatto tutto questo per vendicarsi di me? I nostri padri non c'entravano niente? Si era servita del mio soltanto per colpirmi dritto al cuore? Per vendicarsi della mia indole di casanova? E tutto perché... io mi ero permesso di pronunciare invano il nome di Melissa in quella fottuta notte di passione tra me e lei? Tutto questo gran casino soltanto perché Megan aveva cominciato a provare qualcosa per il sottoscritto?

Scossi la testa, in bilico tra il disprezzo e la sorpresa più profondi. Il comportamento di quella donna era stato dei più meschini e vigliacchi che avessi mai conosciuto. E io avrei dovuto riaccoglierla a braccia aperte come se nulla fosse successo? Si vedeva proprio che non mi conosceva; oh, se non mi conosceva! 

Megan rimase perfettamente immobile, come se stesse aspettando chissà cosa. Magari si aspettava un cenno da parte mia che le dicesse che sì, potevamo discuterne in privato e chiarire una volta per sempre quell'assurda situazione. Una situazione che non credevo fosse reale. Almeno fino a quando gli astanti non girarono il capo verso il sottoscritto.
Mi sentii come un coniglio in trappola. Fiutai nell'aria un finale già scritto; da quelle occhiate tanto curiose quanto impertinenti trasudava quella tipica sensazione di aspettativa che si coltiva quando si vede un film d'amore e si spera che, alla fine della fiera, questo termini con un bel bacio appassionato da parte dei protagonisti principali. Alcuni di loro, forse i più romantici – o maliziosi? –, mi esortarono con un cenno convinto ad avvicinarmi a Megan, mentre altri, che mi guardavano con sospetto, se ne stavano semplicemente a braccia conserte aspettando un qualcosa; qualsiasi cosa. La maggioranza di loro, però, sorrideva. Christian compreso, che avevo scrutato con la coda dell'occhio qualche momento prima. Tutti si aspettavano un finale da favola, un finale degno delle più belle pellicole cinematografiche o dei migliori romanzi d'amore. Ma la vita reale non era certo un film.

Una goccia. Due gocce. Tre gocce. Inaspettatamente, cominciò a piovere. La piazzetta si svuotò a poco a poco, alcune pacche sulle spalle e occhiolini d'intesa miravano a spingermi a completare un'opera di cui non ero certo il creatore. Mi ritrovai da solo. Anzi, soli.
Io e lei, in quel piccolo spiazzo, occhi negli occhi. O quasi. Ed eccola qui, l'opportunità che lei aspettava. Per un momento, mi tornò alla mente il bacio che le avevo rifilato un paio di giorni prima. Le note di quella dolce musica mi cullarono per qualche istante, Megan che scendeva dal palco e che, nel frattempo, mi veniva incontro.
Mi ridestai da quell'immagine. Poteva forse esserci differenza tra un bacio dato a mezzanotte e uno dato in pieno giorno? Non nel mio caso. Quella sciocca canzonetta aveva ragione solo in parte. Perché non bastava certo un bacio per innamorarsi perdutamente di una persona.
La scrutai dalla testa ai piedi. Uno scambio di sguardi che diceva tutto e niente. O meglio, era proprio il suo sguardo a parlare. Una lacrima sul viso, o forse... o forse si trattava della pioggia?
Continuai a guardarla, impassibile. E quando lo scrosciare dell'acqua si fece più intenso, le diedi le spalle. Io non volevo quel finale. Non desideravo il consueto "e vissero tutti felici e contenti", tantomeno con lei. Avrei abbandonato quella donna al suo destino.

Una musica dolce e altrettanto struggente si diffuse nell'aria. Una macchina si era fermata nelle vicinanze della piazza, la radio a tutto volume. Conoscevo quella canzone alla perfezione. Ma nemmeno quel Io Ti Volevo Difendere di Zarrillo mi avrebbe fatto cambiare idea. Del resto, non si poteva difendere l'indifendibile. E nessuna di quelle parole, tranne quel "stasera ho smesso di esistere", mi apparteneva. 

Presi a incamminarmi verso la stazione dopo un minuto buono. Lei mi richiamò più volte a sé, ma non mi voltai. E non mi sarei voltato indietro mai più.

Avrei imbrattato quel dolce, bellissimo finale che chiunque – o forse solo qualcuno? – si aspettava. Ma, d'altro canto, non me ne importava un accidente. Perché nemmeno l'ipocrisia mi apparteneva. Qualunque sarebbe stata la mia (nuova) strada.

 

Fine Prima Parte
 


N.d.A: Lo so, con questa storia non mi faccio viva ormai da tempo. Ma purtroppo, l'università non mi regala quella tranquillità che tanto anelo in questo periodo, per cui, ahimé... i miei aggiornamenti sono sempre più incostanti e irregolari. Forse non vi aspettavate un (primo) finale di questo tipo, ma vi assicuro che lo stesso è perfettamente in linea con le mie idee e con l'indole del caro Malcom. La canzone che ho posto mi ha ispirata molto per questa parte finale, che spero comunque vi abbia dato un qualcosa. Ultimamente, fatico parecchio a pensare "positivo", e forse questo mio atteggiamento si riversa nelle mie storie. Ma sto imparando, d'altro canto, che il cammino per raggiungere la felicità è piuttosto arduo, sempre pieno di ostacoli. E questo lo sanno bene anche i miei personaggi, di qualunque storia essi facciano parte. Non so bene cosa mi riserverà il futuro (quasi nessuno lo sa, in effetti), e pensarci non mi conforta molto, ma... la scrittura senza dubbio, almeno per quei pochi attimi che posso dedicarmici, mi dona almeno una parte della forza necessaria per procedere con il giusto coraggio (almeno per quanto possibile!) e la giusta forza di volontà lungo il cammino della vita e, ciò nondimeno, affrontare qualsivoglia situazione!

Come sempre, vi ringrazio per il sostegno! 

Un abbraccio, 

Eleonora.

   
 
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