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Autore: Nina Ninetta    21/02/2022    2 recensioni
Raccolta di flashfic e/o one shot dedicata al mondo di Final Fantasy. La challenge prevede di scrivere una storia per ogni mese dell'anno, e io ho pensato di dedicarla ai titoli di Final Fantasy a cui ho giocato, seguendo l'ordine cronologico di uscita.
[Storia Partecipante alla Challenge "To Be Writing 2022" indetta da Bellaluna sul forum Ferisce più la penna]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non ho mai scritto una AU! quindi vi chiedo scusa in anticipo se qualcosa dovesse stonare e di conseguenza di essere magnanimi nell’elargire sentenze (qualora vogliate lasciarmi il vostro parere, che è sempre ben accetto!).
La sfida della Challenge di febbraio prevedeva una HogwartsAU! perciò i personaggi del fandom scelto da me – Final Fantasy VIII – avrebbero dovuto vestire i panni di maghi, Auror, professori di Hogwarts…
Spero di non aver fatto un casino (non troppo almeno)
Io speriamo che me la cavo (cit.)

 
 

Il Torneo delle Case
 
 

Laguna Loire entrò nel pub i Tre Manici di Scopa e si guardò attorno, con le mani nelle tasche dei pantaloni, i capelli scuri legati in una coda bassa e un sorrisetto ironico sulle labbra.
Il locale non era molto affollato, a quell’ora la maggior parte degli studenti era a lezione. I tavoli occupati erano tre e solo uno – quello in fondo a sinistra – era particolarmente chiassoso.
Laguna avanzò, alzando una mano per salutare Raine, la barista che al di là del banco stava preparando alcune Burrobirra.
«Ehy!» la salutò gioioso.
«Non è giornata, Loire, non è proprio giornata!» Esclamò la giovane donna, afferrando il vassoio con le bibite e allontanandosi.
Laguna rimase interdetto, non si era ancora espresso e Raine sembrava già di cattivo umore. Pessimo momento per andare a farle visita, pensò, sebbene non avesse ancora capito quale fosse il momento giusto della giornata. Intanto che aspettava che lei tornasse e lo trattasse almeno come un cliente qualsiasi, si divertì a origliare la conversazione che alcuni studenti dell’ultimo anno stavano avendo al tavolo nell’angolo in alto a sinistra.
Li conosceva tutti, non solo perché aveva insegnato loro le basi per difendersi contro le Arti Oscure, ma soprattutto perché erano i ragazzi orfani dell’istituto di Edea Kramer.
Dopo la guerra contro la Strega Adele, l’ultima Mangiamorte fedele a Voldermort – o quanto meno si sperava – che aveva seminato terrore nel mondo magico anni addietro, diversi giovani maghi erano rimasti orfani. Allora Edea, moglie dell’attuale preside Cid Kramer, aveva deciso di riunirli sotto un unico tetto. Non era riuscita pienamente nel suo intento, poiché il numero di bambini raggiunti era risultato molto inferiore a quello auspicato, ma quei pochi che aveva preso sotto la sua ala protettrice erano venuti su bene.
Più o meno.
I giovani maghi stavano discutendo su quale delle quattro Casate di Hogwarts fosse la migliore, citando rispettivi virtù e punti deboli.
Selphie Tilmitt, di Tassorosso, cercava di mettere pace grazie alla sua indole gentile e paziente, sempre allegra, ma si era prefissata un compito assai arduo.
Quistis Trepe sedeva a gambe incrociate, teneva i lunghi capelli dorati raccolti dietro alla testa, gli occhiali calati sul naso e sorrideva di sottecchi. Lei era la prefetta della sua Casa, Corvonero, da ormai due anni e addirittura era stato fondato un Fan Club in suo onore.
Poi c’era Squall Leonhart, di Grifondoro, accompagnato quel giorno dai suoi inseparabili amici Zell Dincht e Irvine Kinneas.
Infine, sedeva nell’angolo più remoto, lo studente di Serpeverde: Seifer Almasy. Quest’ultimo era forse l’alunno di Hogwarts più problematico con cui avevano avuto a che fare nell’ultimo decennio: un ripetente, bocciato all’esame finale non perché non fosse bravo, anzi, era un mago molto preparato per la sua giovane età, ma a causa dei continui richiami disciplinari. Adesso, se ne stava con gli occhi chiusi e un sorrisetto irriverente dipinto sul viso.
Neanche Squall parlava molto, ma Seifer dovette dire qualcosa che irritò il mago di Grifondoro poiché questo scattò in piedi e batté le mani sul tavolo di legno massiccio:
«Ripeti quello che hai detto, Almasy!»
«Ho detto che voi di Grifondoro siete delle mezze cartucce! Sempre pronti a fare la morale agli altri, non prendete mai una decisione netta. Ad esempio, il Gallinaccio lì» aggiunse rivolto a Zell, il quale si era buscato quel nomignolo per i capelli biondi a forma di cresta, «fa tutto quello che gli dici. Si butterebbe dalla Torre di Astronomia se glielo chiedessi.»
«Ehi, non è vero!» Si lagnò il ragazzo.
Seifer rise sguaiato, come se avesse appena udito la battuta più spiritosa del mondo.
«Serpeverde… avrebbero dovuto cancellarvi da Hogwarts per quello che avete fatto in passato...» azzardò Squall, sapendo di colpire il rivale su un argomento sensibile.
Infatti, Seifer balzò dalla sedia e afferrò Leonhart per il collo del giubbino:
«Vieni fuori codardo, vediamo se avrai ancora l’ardire di parlarmi in questo modo!» Gli ringhiò contro.
Anche Quistis si alzò, cercando di separare i due:
«Ok, va bene così. Per oggi avete dato abbastanza spettacolo, ora smettetela!»
Proprio in quel momento si trovò a passare Raine, la barista, la quale urlò loro di risolvere i propri problemi fuori dal locale, non voleva danni economici e soprattutto non era giornata!
Seifer lasciò andare Squall, estraendo la bacchetta dalla tasca dei pantaloni lo sfidò a seguirlo, se ne aveva il coraggio.
Ovviamente Squall Leonhart non se lo fece ripetere due volte e insieme lasciarono I Tre Manici di Scopa. Il pub si svuotò in un attimo, tutti ansiosi di assistere all’ennesimo scontro fra i due.
Raine tornò al suo posto, oltre il bancone, e mentre asciugava alcuni bicchieri, chiese a Laguna se avesse intenzione di intervenire. Lui fece spallucce:
«Sono ragazzi, è un periodo di calma piatta. Dovranno pur sfogarsi in qualche modo» minimizzò.
 
Seifer e Squall si posizionarono l’uno di fronte all’altro, a debita distanza, con le rispettive bacchette sguainate, simili a spade affilate. Quistis continuava a urlare loro di smetterla, erano i soliti ragazzini infantili. Anche Selphie sembrava preoccupata, chiedendosi in cuor suo cosa avrebbe potuto fare per evitare il peggio.
Si sarebbero beccati una bella nota disciplinare, come minimo!
Zell e Irvine invece incitavano il loro compagno a fargliela vedere a quel serpeverde chi era il più forte!
Il primo a colpire fu proprio il mago della casata verde/argento, invocando un incantesimo di fuoco che Squall fu lesto a parare. Continuarono così per diversi minuti, con la ragazza di Corvonero incerta se intervenire o meno per sedare gli animi, ma temendo di ricevere un rimprovero dai professori a sua volta. Non voleva certo compromettere la sua splendida media per quei due…
All’improvviso però Seifer cambiò bersaglio, e invece di mirare a Squall puntò la sua arma contro Zell, facendolo schiantare al suolo, poi vide il suo rivale distratto dalle condizioni dell’amico e pensò che fosse la volta buona per colpirlo. Gli scagliò contrò una lingua di fuoco che lo avvolse per qualche secondo, prima di sparire annientata da un potente getto d’acqua.
I presenti si voltarono nella direzione in cui era arrivata quella magia, Idròs, e quando videro il professor Kiros Seagul avanzare con la bacchetta protesa in avanti, molti dei presenti si dileguarono.
Quistis si chinò al canto di Squall, il quale aveva perso i sensi, prima di lanciare un’occhiataccia nei confronti di Seifer.
«Che c’è Trepe? Ti ho sfigurato il principe azzurro?» Scoppiò a ridere.
In effetti, la fronte di Squall era attraversata da una cicatrice che solo la magia della dottoressa Kadowaki avrebbe potuto rimarginare.
Proprio in quell’istante le porte della taverna si aprirono e Laguna Loire ne fece capolino, restando di stucco. Kiros, suo vecchio amico, lo rimproverò:
«Professor Loire, è qui! E non ha pensato che fosse necessario intervenire?»
«Kiros… io non…» vide Squall disteso a terra, ancora svenuto. «Accidenti, non credevo arrivassero a tanto!».
Nel frattempo, Zell e Irvine avevano circondato Seifer, il quale non sembrava intenzionato a tirarsi indietro, neanche contro due maghi abili come lo loro. Selphie si aggrappò al braccio di Irvine Kinneas, supplicandolo di mettere giù la bacchetta; poi la voce del professore di pozioni, Kiros Seagul, tuonò su tutti, ordinando di ritirarsi nelle rispettive stanze e di non uscire fino a nuovo ordine. Squall invece fu portato in infermeria.
Laguna Loire rimase qualche minuto ancora a osservare il terriccio bruciacchiato, dove pocanzi giaceva il corpo di Leonhart. Quei ragazzi si sarebbero ammazzati prima o poi, bisognava fargli comprendere il vero spirito delle Case di Hogwarts, che di sicuro c’entrava poco quella rivalità accesa che si era creata tra loro.
Che fosse il sangue che scorreva nelle loro vene ad aumentare l’aspra inimicizia?
Squall Leonheart discendeva dai Potter; Quistis si diceva fosse una lontana nipote della famiglia Granger/Weasley; Seifer invece era certo fosse un erede dei Malfoy, i suoi capelli chiari e gli occhi azzurri ne erano una testimonianza tangibile, senza contare il suo caratteraccio, o il fatto che lo stesso Cappello Parlante, nel giorno della Cerimonia dello Smistamento, recitò che lui era destinato senza ombra di dubbio a Serpeverde, giacché nelle sue vene scorreva il sangue dei Malfoy.
Il professor Loire rimase in piedi, le braccia conserte e lo sguardo puntato nel nulla, a riflettere, e quando trovò la risposta che cercava si batté un pugno al centro del palmo e si mosse in direzione di Hogwarts.
 


 
***
 
Bussò alla porta del preside con veemenza, come era solito fare. Una vocina stanca e anziana si levò dall’altra parte della stanza. Il preside Cid Kramer lo accolse con le braccia spalancate, pur restando accomodato alla scrivania. Alle pareti erano appesi i quadri dei suoi predecessori, tutti attenti alla richiesta che il professore di Difesa Contro le Arti Oscure era pronto ad avanzare. Avevano imparato negli anni che quando c’era Laguna di mezzo non ci si annoiava mai.
«Loire! Dimmi caro, dimmi pure!» lo esortò Cid.
«Preside, c’è un problema: le Case stanno perdendo il senso di solidarietà e altruismo che invece dovrebbero coltivare. C’è un’accesa rivalità tra alcuni degli studenti migliori dell’ultimo anno e non avranno un’altra occasione per capire cosa significhi davvero far parte di una Casa di Hogwarts, dal momento che presto lasceranno la Scuola di Magia e-».
«Vieni al punto Laguna, non dilungarti oltre.» Kramer non voleva essere scorbutico, ma conosceva il professor Loire e sapeva del suo parlare eccessivo.
«Con il vostro permesso, preside, vorrei indire un torneo: il Torneo delle Case
«Un torneo? Ma per il Torneo Tremaghi è ancora presto e non-»
«No, no! Lei non ha capito: è un torneo tra quattro membri delle rispettive Case. Penserò a tutto io: prove, studenti… Allora, posso?».
Cid Kramer soppesò l’idea. Erano vicini alla fine di settembre e c’era una tranquillità soporifera in quel periodo dell’anno, un po’ di brio non avrebbe ammazzato nessuno. Sperò.
«A patto che le prove non mettano in pericolo la vita dei maghi e che il tutto si concluda entro la fine del prossimo mese.»
«Per il ballo di Halloween sarà tutto finito!» esclamò il professore Laguna Loire, emozionato come un bambino.
Uscì dalla sala del preside gongolando, mille idee si affacciavano nella sua mente brillante, di sicuro avrebbe dovuto chiedere consiglio agli altri insegnanti per quanto riguardava le prove da sostenere. Alcune gli erano già venute in mente, aveva solo bisogno di qualche informazione in più…
 

 

***
 
Squall riaprì gli occhi castano-verdi e sollevò appena il capo per notare la figura di Quistis Trepe seduta su una sedia alla sua destra. Quando la ragazza lo vide chiuse il libro che stava leggendo e gli sorrise.
«Ben svegliato» disse. «Come ti senti?»
«Mi fa male la testa» ammise lui, tornando sul cuscino e poggiando il dorso della mano alla fronte, la ferita che gli aveva inferto Seifer cominciava a cicatrizzarsi.
Si era già destato una volta, dopo lo scontro, e al suo capezzale aveva visto Rinoa. Quest’ultima gli aveva terso le tempie con una spugna umida, sussurrandogli di dormire, era sotto l’effetto di erbe sedative. Squall ricordava quella scena come un sogno, aveva abbassato le palpebre e si era appisolato all’istante. Adesso, però, c’era Quistis al suo fianco.
Che avesse davvero sognato Rinoa?
«Quistis» cominciò, «Ho visto Rinoa prima…».
La prefetta di Corvonero sentì una morsa allo stomaco, ma si sforzò di rimanere impassibile:
«Sì, è andata a mangiare. Non voleva lasciarti da solo, perciò mi sono offerta di sostituirla».
Rinoa Heartilly era arrivata alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts da un anno circa. Non era una vera studentessa, poiché era cresciuta in giro per il mondo, viaggiando spesso a causa del padre: Caraway, Colonnello lo chiamavano, l’Auror più potente in circolazione. Poi la madre era morta e l’uomo si era rivolto al preside Cid Kramer, chiedendogli come favore personale – in memoria della loro ventennale amicizia – di prendersi cura della figlia. Saperla da sola, aveva detto, mentre lui era in missione, lo distraeva oltremodo dall’incarico e temeva per la sua incolumità. Ovviamente, il preside Kramer, uomo di grande cuore, aveva accolto quella ragazza nella propria scuola. Non era stata smistata in alcuna Casa, ma aveva trovato buoni amici tra gli studenti di Grifondoro, ed era lì che soggiornava.
L’intesa tra lei e Squall era stata immediata, un filo invisibile li aveva legati nell’attimo in cui il preside gli aveva chiesto di farle da guida – e anche un po’ da balia. Non stavano veramente insieme, questo almeno Quistis in cuor suo lo sperava, ma davano comunque l’impressione di essere una coppia e ormai tra gli studenti si accettavano scommesse su chi- come-quando si fossero dichiarati.
«Riesci ad alzarti?» domandò la prefetta di Corvonero, cacciando indietro quella sensazione amara. «Il professor Loire ha detto di raggiungerlo nell’aula di pozioni.»
«Ha in serbo qualche ramanzina, immagino. Sarà uno dei suoi soliti discorsi istruttivi e banali.»
Spesso, nella sua insofferenza verso le regole, Leonhart era molto simile a Seifer Almasy.
 


***
 
Nell’aula di pozioni erano già presenti Seifer e Selphie, insieme ad alcuni dei più rinomati insegnanti di Hogwarts. Tra questi spiccava la professoressa di Incantesimi: Edea Kramer, moglie del preside, nonché la donna che si era presa cura di loro da piccoli. C’era anche il professor Kiros e, ovviamente, l’artefice di tutto: Laguna Loire.
Quando Quistis e Squall varcarono la soglia della stanza, Selphie fu l’unica a chiedere allo studente di Grifondoro come si sentisse, ma quest’ultimo non ebbe neanche il tempo di rispondere, poiché Seifer lo canzonò con le sue solite battute. I due si fissarono in malo modo, forse non sarebbero mai andati d’accordo alla fine, nonostante tutti gli sforzi.
Edea Kramer richiamò l’attenzione battendo le mani. Sebbene superasse la cinquantina, rimaneva una donna attraente e con un forte ascendente su ognuno di loro, completamente diversa dal marito che invece era un ometto buono e gentile, ma che non incuteva soggezione quanto la moglie.
«Grazie Edea, grazie» intervenne Laguna, schiarendosi la voce. «Cari studenti, ho assistito troppo spesso a litigi pretenziosi e futili negli ultimi tempi. State confondendo il vero spirito delle Case con i vostri tornaconti personali. Se ricordate bene, durante le lezioni di Storia della Magia, avete studiato quando e perché sono state fondate le Casate di Hogwarts e quale fosse lo scopo iniziale…».
Seifer sbadigliò platealmente, mentre Quistis continuava il discorso del professor Loire.
«Wow! Secchiona come sempre, eh Trepe?!» L’apostrofò il mago di Serpeverde, beccandosi un’occhiataccia da parte della ragazza.
«Venga al dunque, professore» era stato Squall a parlare e subito Seifer lo indicò con l’indice.
«Bravo, ecco uno che la pensa come me!»
«Per dimostrare quale delle quattro Case è la migliore, ho deciso di indire un torneo: il Torneo delle Case. Ci saranno quattro prove da superare, ognuna della quale vi aiuterà a risolvere quella successiva, mettendo in risalto le peculiarità delle Casate. Grifondoro, coraggio. Tassorosso, gentilezza. Corvonero, conoscenza. Serpeverde, astuzia. Per ogni prova avrete una settimana di tempo. Domande?»
Selphie alzò una mano:
«Potranno partecipare tutti gli studenti?»
«No, solo voi quattro» rispose Laguna.
«Possiamo confrontarci tra noi per il superamento delle prove?»
«Questo è a vostra discrezione» continuò il professore, pensando che fosse proprio quello l’obiettivo finale del torneo.
«Sono prove difficili?» aggiunse Selphie.
«Richiedono ingegno, magari un po’ di lavoro, ma pericolose no, questo no».
«Che noia!» sbadigliò ancora Seifer. «Posso tirarmene fuori?»
«No, non puoi.»
«Almeno si vince qualcosa alla fine?»
La domanda di Seifer spiazzò Laguna, a quello non aveva pensato, accidenti. Cercò con gli occhi l’amico e collega Kiros, sperando capisse che non aveva una risposta adeguata, ma fu Edea Kramer a prendere la parola.
«Il vincitore potrà ritenere superato l’esame di fine anno, pur continuando a seguire i corsi, qualora lo volesse.»
«Quindi, vincendo il torneo, potrei lasciare questo schifo di istituto?» Ancora Seifer, ancora con il suo tono offensivo. La professoressa di Incantesimi annuì con un cenno del capo. Quando guardava Seifer Almasy sentiva che con lui aveva sbagliato qualcosa, non riusciva a capire cosa, eppure era una sensazione logorante, la sentiva scavare nel profondo.
Anche a Squall l’idea di poter finalmente lasciare Hogwarts lo allettava parecchio, era stanco di quella vita da studentello di primo anno, con regole da seguire e nozioni da apprendere. Il suo sogno era diventare un Auror rinomato e rispettato, e ormai si sentiva pronto per la vita al di fuori di quelle quattro vecchie mura.
Lo stesso valeva per Quistis Trepe, la quale tuttavia non immaginava di fuggire da Hogwarts appena ne avesse avuto la possibilità, ma al contrario di rimanerci per sempre, ricomprendo il ruolo di insegnante e – chissà – un giorno anche di preside.
Selphie pareva l’unica che non aveva fretta di crescere, seguiva lo scorrere della vita senza troppi patimenti. Ogni cosa a suo tempo, era il suo slogan.
«Ci sono altre domande?» Laguna li guardò in faccia, uno a uno e quando nessuno parlò, lo fece lui. «Bene. La prima prova consiste nel dirigervi nella Foresta Proibita e cercare dei centauri di nome Wiggs e Biggs. Loro vi consegneranno l’indizio per la seconda prova. Ward, il guardiacaccia, è già stato avvisato del vostro arrivo, quindi non dovreste avere problemi con lui. Il Torneo delle Case è appena iniziato: buon divertimento!».
«Tutto qui? Cercare due mezzi umani e farci dare l’indizio?» Seifer si staccò dal banco contro il quale si era puntellato fino a quel momento. Si avviò verso l’uscita e passando accanto a Quistis si chinò, in modo che potesse sentirlo solo lei: «Senza offesa per mezzi umani, eh?», quindi uscì.
Quistis Trepe strinse i pugni lungo i fianchi. Sapeva che il serpeverde alludeva alla sua discendenza: lei era un po’ Weasley e un po’ Granger, la famosa maga mezzosangue che, si raccontava, avesse preso a pugni un Malfoy proprio in quei corridoi. Non avrebbe permesso a Seifer di vincere quello stupido torneo, per nulla al mondo.
Squall s’incamminò a passo spedito, Quistis lo raggiunse fermandolo per un braccio.
«Leonhart, che ne dici se-?»
«Ognuno per sé» fu la risposta secca del Grifondoro, il quale si liberò dalla presa proseguendo per la sua strada, senza darle neanche il tempo di terminare la frase.
Quistis chinò il capo, offesa, poi la voce allegra di Selphie irruppe nel suo malumore.
«Andiamo insieme da Biggs e Wiggs?»
La Corvonero la guardò sorpresa:
«Li conosci?»
«Certo che sì! Hanno dei nomi troppo carini, non trovi?».
Il professore Laguna Loire aveva spiegato che le quattro prove consistevano nel testare le quattro virtù delle case. Non conosceva ancora le sfide che sarebbero venute dopo, ma andare a chiedere un favore a dei Centauri, i quali per natura non erano cortesi manco a pagarli, con una Tassorosso come Selphie Tilmitt in qualità di alleata, era un inizio più che buono!
 

 

***
 
Trovarono Ward Zabak, il guardiacaccia, con le mani sui fianchi e gli occhi rivolti all’entrata della Foresta Proibita, incerto sul da farsi.
Selphie Tilmitt lo salutò con una mano alzata, sorridente come il suo solito. Quistis non poté fare a meno di osservare la compagna: probabilmente pesava poco più di quarantacinque chili e non arrivava al metro e sessanta, eppure non l’aveva mai vista scoraggiarsi o tirarsi indietro di fronte a una sfida. I suoi capelli erano castani e tagliati a caschetto, con le punte rivolte verso l’alto. Aveva sentito che Irvine Kinneas fosse innamorato perso di lei, eppure la frizzante Selphie pareva non accorgersi neanche di tutte le attenzioni che il grifondoro le riservava. La corvonero si sentì un po’ come Irvine…
Tilmitt le si avvicinò guardandola dal basso verso l’alto con i suoi occhietti verdi e allegri, Quistis la superava di almeno dieci centimetri.
«Che c’è? Non ti senti bene?» le chiese la tassorosso.
«No, tutto bene. Andiamo?»
Ward parlò loro a gesti, poiché era l’unico modo che aveva di comunicare. Laguna e Kiros sostenevano che un tempo il loro amico era un gran chiacchierone, ma dopo una missione qualcosa era andato storto, forse una magia irreversibile, e il grande e grosso Ward era rimasto muto per sempre.
Il guardiacaccia fece intendere loro che Squall e Seifer si erano già inoltrati nella foresta e che era alquanto preoccupato: i centauri Biggs e Wiggs erano due fratelli testardi e se non presi con gentilezza, avrebbero potuto anche rivoltarglisi contro senza scrupoli.
Selphie Tilmitt di Tassorosso gli rispose di stare tranquillo, era sicura che i due studenti non fossero così scemi da mettersi a combattere con due centauri della stazza di Wiggs e Biggs.
Quistis storse il muso: a volte Selphie risultava troppo ingenua per una maga intelligente come lei.
Le due ragazze si congedarono da Ward e imboccarono l’entrata angusta della Foresta Proibita, dove alberi secolari dalle fronde rigogliose non permettevano neppure alla luce del sole di filtrare. Dal terreno umidiccio, ricoperto di foglie secche e humus, sbucavano radici grosse e spesse, che si intrecciavano simili alle dita di un gigante. Di tanto in tanto, qualche animale sgattaiolava a nascondersi al passaggio delle maghe, evidentemente non abituati a ricevere visite esterne.
Quistis Trepe seguiva qualche passo più indietro l’amica, poiché sembrava conoscere a menadito la strada e, in effetti, poco dopo giunsero in una radura nel cuore della selva, ma ciò che videro le allarmò.
Squall era scivolato con le spalle contro un tronco, la sua bacchetta rotolata lontano, mentre un centauro lo sovrastava in tutta la sua imponenza. Seifer, invece, era disteso sul terreno, intanto che l’altro centauro gli teneva immobilizzato con uno zoccolo il polso della mano con cui stringeva l’arma.
«Wiggs, Biggs!» Esclamò Selphie, correndo loro incontro.
«Selphie! Dacci qualche minuto e siamo da te, il tempo che facciamo capire a questi due chi comanda qui!» rispose Biggs alzando gli occhi dallo studente di Serpeverde.
«Lasciateli andare, per favore» continuò la ragazza e finalmente i due centauri la guardarono.
«Non mi dire che li conosci?» le chiese Wiggs, la tassorosso annuì.
Wiggs si allontanò da Squall, ordinando a Biggs di fare lo stesso con Seifer. Quest’ultimo scattò a sedere, massaggiandosi il polso dolorante con l’altra mano.
Il centauro Biggs si mosse in direzione delle due ragazze, squadrando in particolare Quistis che per tutto il tempo era rimasta in silenzio, senza sapere cosa fare o cosa dire, ma con una mano pronta ad afferrare la bacchetta in caso la situazione fosse degenerata, anche solo per proteggersi.
«Anche lei è amica tua?» domandò Biggs rivolto a Selphie.
«Sì, lei è Quistis Trepe, prefetta di Corvonero» cantilenò Tilmitt, portandosi le mani dietro la schiena e ondeggiando avanti e indietro sui talloni.
Il Centauro fece ancora qualche passo, visto da vicino incuteva davvero timore, il suo viso era di un essere umano, ma il corpo possente era quello di uno stallone. Teneva un sacchetto di iuta appeso al collo, raggiunse Selphie e le disse di prenderlo: all’interno avrebbe trovato ciò che cercava.
La ragazza di Tassorosso eseguì, aprì il sacco e vi trovò un foglietto scritto a mano, sul quale era riportata una specie di filastrocca infantile. La lesse ad alta voce:
«”Se la seconda prova superare vorrai, alla Stramberga Strillante andare dovrai! Ma attenti al Platano Picchiatore! Solo una notte durante il dì non picchierà né qui né lì”».
«E che cazzo significa?!» Seifer era tornato in piedi, scrollandosi di dosso i rametti e le foglie che si erano attaccati ai suoi vestiti.
«È un indovinello» intervenne Squall, anche lui finalmente libero di potersi muovere, raggiunse Selphie dopo aver recuperato la sua bacchetta.
«Come sei intelligente!» lo canzonò ancora Almasy, prima di rivolgersi a Quistis, intenta a leggere la filastrocca al di sopra della spalla di Selphie. «Ehi, maestrina, nulla da dire? Nessuna idea?»
«Per il momento no. E seppur ne avessi, stai certo che non la rivelerei a te, Almasy.» Aggiunse la corvonero, quando Wiggs parlò:
«Il nostro compito è finito, la nostra presenza qui non è più necessaria. E neanche la vostra.» I centauri salutarono la loro compagna, poi sparirono nel cuore della boscaglia.
«Andiamo via anche noi, è inutile restare» questa volta era stato Squall Leonhart a esprimersi e nessuno lo contraddisse.
 


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