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Autore: Maryfiore    22/02/2022    0 recensioni
Emma aveva i capelli arancioni.
Sì, esatto.
Non rossi, non ramati, o castani con riflessi ramati...
Arancioni.
Come le carote, come le zucche, come le arance.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma, Ray
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emma aveva i capelli arancioni.

Sì, esatto.

Non rossi, non ramati, o castani con riflessi ramati...

Arancioni.

Come le carote, come le zucche, come le arance.

Ray credeva di non poter trovare assolutamente nulla di esteticamente piacevole in qualcuno con dei capelli del genere. E non solo erano di questo colore abominevole, ma avevano anche una forma abominevole. Le ciocche color zucca schizzavano da tutte le parti senza alcuna logica, si arricciavano sulla nuca e culminavano in un ciuffo sulla cima che restava lì imperterrito a sfidare le leggi della gravità in qualsiasi situazione. A completare il quadro c'era quella mini treccia scomposta che le pendeva su ciò che restava dell'orecchio sinistro.

Emma non era bella.

La bellezza era qualcosa da attribuire a uno stromo di rondini in cielo, a un campo di girasoli illuminato dal sole, a un quadro di Hokusai o alla Sagrada Família.

Emma non era bella, ed era solo un caso il fatto che i suoi capelli ricordassero - oltre i sopracitati ortaggi - il fascino selvaggio del manto della volpe rossa europea. Era solo un caso il fatto che al tramonto la luce morente del sole le trasformasse i capelli in un gioco ipnotico di fiamme vorticanti.

Allo stesso modo era un caso che Ray trovasse sorprendente come i suoi occhi fossero in grado di mostrarsi verdi e scintillanti come giada e al contempo letali come veleno. Le sue labbra erano sottili e pallide come il resto del viso, e lui sapeva che potevano curvarsi in sorrisi dolcissimi o aprirsi in un sorriso freddo e folle; quel tipo di sorriso di chi guarda la morte dritta negli occhi e le ride in faccia.
Conosceva a memoria tutte le sue cicatrici, che le rendevano la pelle irregolare e ruvida al tatto sulla parte bassa della schiena e ai lati del ventre.
Il suo fisico era slanciato, le sue movenze agili e flessuose come un ghepardo sotto il finto atteggiamento goffo e un po' imbranato.

Emma era la ferocia e la pericolosità che non ti aspetti, la lama che non vedi perché troppo veloce e troppo sottile, e la tossina che non senti perché nascosta dal sapore dello zucchero. Emma era come una tempesta estiva, come la lava che scorre sulle pendici di un vulcano, come una pianta carnivora che divora la sua preda stordendola col profumo del suo nettare.

Emma poteva salvarti con la stessa facilità con cui poteva ucciderti.

La bellezza non era qualcosa da attribuire da Emma.

Ma il sublime sì.

   
 
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