Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: armen66    23/02/2022    0 recensioni
Un moderno universo dei giovani leoni.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Jaime Lannister, Tyrion Lannister
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'ambulanza  raggiunse il Pronto Soccorso della clinica privata e l'ostetrica che seguiva Cersei era già   ad attenderla; le copiose donazioni da Twyin erano davvero utili in un simile frangente.

Jaime  scese prima della barella, allontanando l'infermiere che si informava sul suo stato di salute; tutto quello che voleva era che la sorella stesse bene

Cersei fu   spinta via velocemente mentre chiamava a gran voce Jaime, che tentò di seguirla, ma varcata la soglia si trovò di fronte la barriera di un infermiere di corporatura massiccia, un uomo alto, una montagna quasi.

“Non può stare con sua moglie, aspetti qui.” 

Jaime cercò di capire  verso quale sala visita fosse stata condotta Cersei,  la sua altezza gli permetteva di sbirciare da un piccolo oblò della porta che separava la zona di attesa dal vero pronto soccorso.

“Ci servono i dati di sua moglie.” Insistette l’infermiere alto, sedendosi dietro il bancone.

“Per favore!”

“Sta già arrivando il medico. Allora, nome.” Jaime si rassegnò a rispondere.,

“Cersei Lannister Baratheon.  Il marito è morto nell’incidente d’auto.”

L’infermiere digitò velocemente sulla tastiera. 

“Robert Baratheon risulta deceduto. Il nome del parente prossimo registrato è però Jaime Lannister.”

“Sono io, il suo gemello.”

“Anche lei è stato coinvolto. Dobbiamo visitarla.”

“Prima voglio vedere Cersei.”

 

 

Jaime sedette caparbiamente su una delle scomode sedie di plastica , teso come una corda di violino, ripensando al giorno in cui tutto era andato storto e la sua vita si era trasformata in un inferno.

Era stato uno stupido errore, lui e Cersei avevano peccato di presunzione e arroganza, andando alla casa sulla costa per un fine settimana, sicuri che Tywin sarebbe rimasto in città.

E invece il padre li sorprese nudi e abbracciati sul tappeto davanti il camino.

Tywin non gridò, li chiamò per nome, abbastanza per farli alzare di scatto e cercare di coprirsi con dei cuscini o dietro la spalliera di un divano.

Twyin ordinò a Cersei di vestirsi, la rinchiuse in una stanza, per tenerla sotto controllo chamò uno dei Clegane, da tempo suoi fattori. Poi Tywin  trascinò Jaime al piano di sopra e gli propose di arruolarsi di nuovo o di vedere Cersei diseredata, diffamata ed esclusa da tutti i loro prestigiosi circoli sociali, così da renderla una fuori casta. Jaime per la sorella accettò di sacrificarsi.

Jaime continuava a fissare la porta da cui Cersei era stata allontanata da lui; un medico con camice bianco uscì e gli sorrise, presentandosi come il dottor Qyburn, il ginecologo personale della sorella.

“Lei è Jaime? Sua sorella si rifiuta di essere visitata senza di lei. Suo padre ha aiutato molto l’ospedale, facciamo una eccezione per voi.”

Introdotto nella terza sala visite sulla destra del lungo corridoio, Jaime corse accanto alla sedia di Cersei, che gli afferrò la mano, il volto sudato.

“Andrà tutto bene, lascia che ti visitino.”

 

 

 

Un'infermiera aiutò Cersei a togliersi il cappotto e l’abito e la fece stendere. Subito il team medico si concentrò sulla paziente e Jamie non potè più tenere il contatto con la sorella, cinque persone le erano attorno, aveva cavi attaccati al torace e al ventre, il monitor iniziava a rilasciare dati e una infermiera uscì con le provette del prelievo sanguigno.

Jaime stava tremando, lo choc dell'incidente, la morte di Robert, Cersei sofferente, non pensò neanche per un attimo di avvisare il resto della famiglia.

Quando si apri uno spazio attorno al lettino, il dottor Qyburn si voltò invitando Jaime ad avvicinarsi.

“E’ necessario un parto cesareo d’urgenza. Ho bisogno del consenso. “

Il dottore iniziò a elencare i rischi dell’intervento, il feto era in sofferenza, aggiunse altri complicati termini medici che Jaime non riusciva a comprendere.

La mano di Cersei strinse quella del fratello. 

“E’ troppo presto!” Jaime intervenne, “E’ prematuro.”

Il ricordo della loro madre, morta al settimo mese durante il parto di Tyrion, lo colpì come un pugno allo stomaco.

Cersei mormorò qualcosa, il dottore guardò Jaime con una strana espressione, prima di spiegargli che Il bambino era in anticipo di pochi giorni soltanto.

Ma Cersei si era sposata meno di otto mesi prima, il dottore doveva essersi confuso con un'altra paziente;  Jaime fissò la sorella, i cui smeraldi risplendevano nonostante il momento difficile.

“Lasciatemi sola con lui un momento.”.

Qyburn e   lo staff si spostarono verso il corridoio, Cersei respirava profondamente per controllare il dolore e non perse tempo con il fratello.

“Il bambino è tuo. Non di Robert. Quando l'ho scoperto ero già promessa.”

A  Jamie sembrava impossibile. Lui il padre? Cersei era incinta di lui?

 “Non può essere. Usavamo precauzioni!”

“Quando nostro padre ci ha scoperti mi ha mandato da zia Genna senza bagaglio. La pillola è saltata.”

Jaime    non sapeva cosa dire: l’istinto gli diceva di credere alla sorella, quell’ultimo week end l’avevano passato facendo l’amore più e più volte, la ragione che se Robert e Cersei avevano avuto rapporti prima del matrimonio non vi era la certezza sulla paternità che lei tanto sosteneva.

“Sei tu il padre. Te lo giuro. Il dottor Qyburn sa tutto. Ha accettato di non dire nulla a Robert e papà.”

Jaime si chinò sulla gemella, abbracciandola per quanto possibile, non poteva esprimere in nessun altro modo le emozioni che lo stavano dominando, sopra tutto il sollievo di sapere che Robert era stato illuso..

Il dottore li richiamò alla realtà.

“La sala operatoria è pronta. Dobbiamo andare.”

 

Un camice usa e getta, una cuffia a coprire i capelli biondi,  un guanto indossato e uno lasciato nella scatola e finalmente a Jaime fu permesso di essere accanto  a Cersei 

Mentre si preparava, ascoltando a metà le spiegazioni dell’infermiere, i pensieri avevano dilagato, ancora incredulo che la sorella fosse riuscita a ingannare tutti.

Tywin voleva usarla da anni per un matrimonio combinato, mentre lei desiderava succedere al padre al comando dell'impresa di famiglia, un ambizione estranea a Jaime che non mirava a comandare, mentre Cersei lo considerava un traguardo importante.

Essere stati scoperti aveva danneggiato i piani della sua gemella, costretta ad accettare Robert, ma forse non a piegarsi al marito.

Se era vero,  se il bambino era suo,  allora a Cersei importava più Jaime di tutto il resto. Tywin e Robert l'avrebbero fatta abortire in un'ora se lei avesse detto di essere rimasta incinta da un rapporto occasionale.

Ma se invece Cersei si fosse sbagliata? I dubbi tornavano a onde. Robert era più che fertile, era stato citato in giudizio da tre donne per cause di paternità che aveva sempre perso, e Jaime cercava di ricordarsi le foto dei bambini sui giornali -   più facile per lui guardare immagini che leggere testi -  che si confondevano da sembrare tutti uguali.

Un pannello separava le due teste dorate dalla equipe medica, Cersei diceva di non provare dolore dopo la pesante anestesia, Jaime invece si sentiva la cintura di sicurezza impressa nella carne.

il dottore li aggiornava sulle varie fasi dell'intervento.

“Qyburn mi ha aiutato  molto.”

Cersei spiegò al gemello.

 

 

 

“Come hai potuto tenerlo segreto?”

“Robert era sempre a caccia di sottane e papà di potere. Saputo che ero incinta mi hanno lasciato in pace. Era quel che volevano da me.”

“Non  mi hai avvisato.”

“Non potevo.”

“Tyrion  ha conoscenze.”

“ Cosa potevo dirgli? La verità? Non potevo rischiare che succedesse qualcosa al bambino. lo capisci Jaime. Ero così felice di non aspettare il figlio di Robert.”

Per un attimo a Jamie sembrò che il figlio fosse più importante per Cersei di lui, poi si vergognò del pensiero. Non era colpa di Cersei se avevano Tywin Lannister come padre.

Jaime non aveva mai pensato ad una gravidanza, se non nel fare attenzione ad evitarla, Eppure da quando aveva visto il ventre della sorella era stato invidioso di Robert, perché era una parte del marito che lei si portava dentro, una gelosia che si era rivelata sbagliata, più delle altre reazioni egoiste contro Robert.

Ceesei aveva tenuto il bambino perche lo voleva, così Tywin e Robert ne sarebbero stati contenti, l'avrebbero apprezzata, se non aveva un altro modo per farsi apprezzare.

Cersei  sarebbe stata soddisfatta e Jaime le avrebbe permesso di esserlo,   dandole un figlio che Robert avrebbe proclamato suo e allevato come erede.

Ma Robert adesso era fuori dai giochi - Jaime si chiese se fosse davvero un peccato essere sollevati per la  morte di qualcuno - e questo cambiava molte carte in tavola; aveva visto come Robert trattava la sua gemella e si era sentito gelare il sangue.

Cersei gli attirò il capo a sé, lo voleva più vicino, era il momento.

Qyburn li aggiorno brevemente e poi  a voce bassa, per non distogliere l'attenzione dell'equipe dai loro  compiti, si rivolse alla donna a voce bassa.

“E’ lui, vero?”

Il cenno di assenso non era necessario, il dottore aveva letto la risposta nel sorriso.

“Se il padre vuole vedere, siamo pronti.”

Jamie si fece coraggio, alzandosi per guardare oltre il divisorio, Ma la scena gli apparve più cruenta di tutte le battaglie a cui aveva assistito e più ancora del suo ferimento nel campo minato.

Ritornò subito a concentrarsi solo sulla sorella e pochi minuti dopo il pianto del neonato riempì la stanza.

“E’ un maschio.”

Rapidamente pulito dal sangue, il bambino fu passato alla madre perché lo potesse tenere qualche momento prima del proseguimento dell’intervento; se Jaime  aveva ancora  dubbi su chi fosse il padre i fini capelli biondi e gli occhi verdi rivelati per pochi attimi glieli fecero passare.

Un vero leoncino, un puro Lannister

 

 

Cersei si risvegliò la mattina di Natale e la prima cosa che vide fu un mazzo enorme di rose sul comodino legate con un ficco rosso e oro e un fratello addormentato sulla poltroncina sotto la finestra, avvolto in una coperta blu.

Lo osservò in silenzio, il viso di Jaime era diverso dalla sera prima, rilassato e tranquillo, anche se si era formato un livodo sulla tempia e un sopracciglio era gonfio.

Le rose erano all'interno bianche, con la parte esterna dei petali di un rosso intenso, una varietà che non aveva mai visto, probabilmente rara e particolare.

Un biglietto era attaccato al fiocco, con un cuore tratteggiato in modo impreciso, come da qualcuno con difficoltà ad usare una penna, e una singola J. 

“Jaime!”

Al suo nome, Jaime si riscosse e per un attimo perse la nozione del tempo e dello spazio; cercando di mettersi a sedere meglio senti i postumi del colpo subito, poi vide Cersei sul letto che sorrideva.

“Le rose. Sono tue? ”

“Ti piacciono? Le ho ordinate stanotte per te. Come stai?”

“Stanno passando gli effetti dell’anestesia. Mi fa male anche il seno.”

In risposta quasi alla dichiarazione di Cersei una infermiera arrivò per controllare Cersei, somministrarle delle pillole e annunciare che a breve avrebbero portato i bambini.

Jaime si alzo cercando di stirare la schiena indolenzita e davanti allo specchio aprì due bottoni della camicia; la striscia lasciata dalla cintura di sicurezza era rossa e dolente.

“Ti fa male? E la testa?”

“Un po’. Mi farò dare qualcosa.”

“Dobbiamo parlare prima che portino Joffrey.”

“Chi?” Il viso stupito di Jaime fece innervosire la sorella, che però decide di non farci caso.

“Il bambino. Robert mi aveva permesso di scegliere il nome. Papà aveva dato il suo assenso. Lo sai che sarà Joffrey Baratheon per tutti, vero?”

Troppe cose nello stesso momento, Jaime si sentiva come un pugile all’angolo, tutto di corsa, in fretta, la sua vita cambiava e ricambiava alla velocità della luce.

Certo, per tutto il mondo il neonato non era suo, non poteva esserlo, sarebbe stato il figlio di Robert, ma almeno non avrebbe dovuto sopportarlo come padre.

“Tu hai avuto dei mesi per pensare, io solo una notte. Non so, Cersei….”

In quel momento portarono il piccolo, sembrava già più carino dopo il trauma della nascita, pensò Jaime osservandolo, mentre l’ostetrica spiegava come allattarlo, invitando il neo padre – Jaime scacciò l’impulso di guardarsi attorno a cercare Robert – a osservare con attenzione.

Quando la donna usci, il neonato era sazio e Cersei se lo coccolava in braccio; era più tranquilla dopo gli antidolorifici che le avevano somministrato.

Era assurdo avere lasciato una sorella mesi prima e trovare una madre, ma il volto di cersei era raggiante quando si rivolse a Jaime

“Vuoi tenerlo in braccio?”

“Posso? Davvero?”

“Non essere ridicolo. Siamo soli e sei suo zio se entra qualcuno.”

Con attenzione Jaime prese il piccolo e lo esplorò, mentre Cersei li guardava soddisfatta: cinque dita a ogni mano e piede, nessun segno di deformità come Tyrion, testa e corpo proporzionati; Jaime non riusciva a credere che un neonato potesse essere così bello, soprattutto se nato da un legame come il loro.

 

 

 

Il dr Qyrburn arrivò per visitare Cersei e aiutarla a fare qualche passo come da prassi dopo una simile operazione;  Jaime seguì l’infermiera verso la nursery, Joffrey sarebbe rimasto li ancora qualche ora prima di poter restare in stanza con la madre.

Era curioso di vedere gli altri bambini, non si era mai interessato prima ai vari aspetti della paternità e adesso sentiva il desiderio di affacciarsi a quel mondo, di guardare dal precipizio che non poteva affrontare realmente.

Davanti alla fila delle culle, riconobbe subito il suo dal ciuffo biondo che a cena zia Dorna aveva ricordato essere un segno distintivo di tutti i piccoli leoni, i suoi figli e nipoti.

Altri uomini passavano in rassegna i neonati, orgogliosi, conversando tra loro, con i familiari, c’erano padri con uno o due figli che volevano vedere i nuovi arrivati, Jaime avrebbe voluto aggregarsi, mostrare il suo e farsi indicare il loro, ma qualcosa lo tratteneva. Era Joffrey Baratheon,  non Lannister, si disse.

Ma un Joffrey Lannister non avrebbe potuto nascere, con Tywin intorno, quindi non c’erano altre soluzioni possibili che essere uno zio attento e presente. E forse era meglio uno zio come lui che un padre senza una mano,

“Il primo?”

Jaime sussultò rendendosi conto che qualcuno gli stava facendo una domanda; un uomo alto più di lui, dai capelli rossi come il fuoco, gli occhi quasi spiritati ma il sorriso buono.

Jaime annuì, d’istinto, e prima di correggere l’errore il gigante gli diede una pacca sulla spalla.

“Sono stato qui per due femmine, diversi nipoti e adesso un maschio.” Indicò un neonato gigantesco con capelli rossi e occhi blu come il mare “ La mia seconda moglie voleva a tutti i costi un maschio, per non dare a una femmina la sua altezza.”

“Anche io ho un maschio.”

“Bambini nati nel giorno sbagliato. Quanti regali perderanno?”

Jaime si rese conto che era Natale, la notte delle nascite; sperò fosse di buon auspicio per Joffrey,

Un grande leone di pezza quasi nascondeva Tyrion mentre avanzava nel corridoio.

“Buon Natale Jaime! Allora dove è nostro nipote? Mi ha telefonato in piena notte la polizia, adesso capisco perché non mi hai avvisato.”

Tyrion si avvicinò al fratello, chiedendogli di indicare la culla; Jaime lo osservò seguire la direzione del suo dito, l'espressione da allegra a curiosa a incredula a preoccupata.

Trion appoggiò il regalo a terra e si girò vero Jaime.

“Gli occhi?”

“Verdi.” Ammise Jamie con riluttanza.

“Non è possibile i Baratheon li hanno blu, tutti.”

Jaime appariva rassegnato a quel tipo di commento, come se già prevedesse di ascoltarlo molte volte in futuro.

“E Robert aveva i capelli neri.”

“Anche i suoi fratelli, li ho visti al matrimonio.”

Jaime abbassò la testa, Tyrion lo invitò a spostarsi verso due sedie nel corridoio

“Forse non è il figlio di Robert?”

“Cosa vuoi che ti dica?” Gli chiese Jaime.

“La verità. Tutta la verità.”

“Cersei era incinta quando si è sposata. il bambino è mio.”

Tyrion rimase senza parole.

Jaime aveva telefonato al padre in piena notte – dopo avere ordinato le rose - trovando Tywin sveglio e pimpante mentre Jaime si sentiva uno straccio. Saputo della morte del genero, Tywin non era sembrato addolorato, gli interessava solo la salute del nipote

“Quando nostro padre mi ha chiesto a chi assomiglia Joffrey, ho detto a Cersei.”

Jaime si rese conto che nella videochiamata al ristorante Tywin non aveva preso in considerazione nessuna proposta di Robert, specie quella su un nuovo impianto industriale al nord con l’amico Ned Stark.

“E lui?”

“È rimasto in silenzio un attimo, poi voleva sapere se Cersei stava bene dopo il parto e se io avevo postumi dell’incidente.”

“Credi sospetti qualcosa?”

“Ha detto che vuole creare un fondo per Joffrey e per ogni altro nipote.”

“ Allora non preoccuparti, gli importa solo il nuovo Lann… ehm nipote. Per nostro padre Robert era solo una fusione che non è riuscito ancora a completare. Lo considerava un ubriacone, facilmente manipolabile, hai visto anche tu quanto beveva. Adesso dimmi come stai tu.”

 

 

Tyrion aveva convinto Jaime a farsi visitare e a passare a casa per una doccia e un cambio d’abito.

Quando Jaime ritornò in ospedale verso sera, Cersei gli tese la mano per farlo sedere accanto a se, raccomandandogli di fare attenzione alla ferita. La culla era accanto al letto, Joffrey dormiva, i piccoli pugni stretti nascosti dalla tutina rossa con disegnati micini.

“Siamo liberi senza Robert.”

L’entusiasmo della sorella gli sembrava eccessivo;

“Non credo proprio. Il vecchio leone ti troverà un nuovo marito e mi manderà a lavorare in una filiale oltremare. Adesso sono inutile.”

Alzò il moncherino, che Cersei fissò, senza vederlo realmente.

“Ci sono nuove protesi adesso, ne troveremo una adatta. Non sembrerà che non hai una mano.”

A Jaime non importava avere una mano nuova, ma se Cersei lo chiedeva era disposto ad accettare, pur di vederla felice.

“Come vuoi. Ma nostro padre non mi lascerà restare qui.”

“Puoi lavorare con me alle industrie Baratheon. Ho la maggioranza adesso, per conto di Joffrey. C’è un accordo prematrimoniale di ferro e io non appoggerò la fusione. E non avrò nessun marito, il Dottor Qyburn dichiarerà che per me una seconda gravidanza sarebbe rischiosa. Però tra qualche anno vorrei avessimo una bambina. Myrcella Lannister suona bene come nome, vero?”

“Myrcella è un nome bellissimo. Ma Lannister … sarebbe una bastarda!”

“Tecnicamente anche Joffrey lo è. Siamo nel ventunesimo secolo, Jaime, non nel medio evo. La gente penserà che una vedova si è consolata con una fugace relazione e poi ha deciso di tenersi il bambino.”

Jaime doveva ammettere che tutto era logico, perfetto. Cersei non poteva avere progettato tutto così in fretta, addirittura un secondo figlio con lui.

“Come hai potuto pensare a tutto?”

“Ho avuto mesi, in un modo o nell’altro Robert  si sarebbe rovinato. Fumo, alcool e puttane,  basta poco per avere un infarto. Ho letto  le sue cartelle cliniche, le sue arterie erano come quelle di un uomo di vent’anno più vecchio. Si ingozzava di cibo. È successo  prima del previsto, un incidente provvidenziale direi.”

“La polizia ci chiederà dell’incidente.”

“Robert guidava ed era ubriaco. Qyburn ha letto il referto dell’autopsia.”

“Anche Tyrion l’ha visto bere tutta la sera. Ne parlavamo prima.”

Cersei si guardò le mani, poi fissò il fratello.

“Avevo pronte altre soluzioni, credevi che avrei continuato a lungo a stare con lui? Quando mi scopava pensavo solo a te e al bambino. Mi faceva schifo. Non voglio altri uomini o figli che non siano tuoi.”

Jaime vide la leonessa pronta a proteggere il leoncino dal capo branco; l’aveva sottovalutata, in pochi mesi aveva dovuto adattarsi e messa di fronte alla vita con Robert, aveva studiato vie di fuga.

La Cersei del giorno prima era scomparsa, la cerbiatta in apparenza docile stava tornando alla sua vera natura di animale fiero e maestoso, il leone che a Jaime piaceva da sempre.

Cersei si sfilò l’anello nuziale, la banda di oro pesante, il segno di controllo e lo porse a Jaime.

“Buttalo e tira l’acqua.”

“Con piacere.”

Jaime lo prese in mano, era davvero un anello imponente, quasi volgare da tanto vistoso; decise che ne avrebbe regalato uno nuovo a Cersei, raffinato,  con uno smeraldo degno dei suoi occhi, immaginava un matrimonio sulla spiaggia, lontano da tutti, soltanto loro due, Joffrey e il pastore per scambiarsi promesse davanti a Dio.

Jaime uscì dal bagno, ascoltando Cersei elencare altri progetti: lavorando insieme avrebbero potuto vedersi senza  rischi e  Jaime indipendente finanziariamente avrebbe potuto respingere le pretese del padre.

Jaime sedette di nuovo sul letto, la sorella lo invitò a stendersi accanto a lei.

“C’e una dependance nella tenuta Baratheon, è perfetta per te. La usava  Robert per portarci le ragazze. Il suo bordello  personale. Potresti cambiare l’arredamento, ma è  solo per mantenere le apparenze.”

Jaime rise di gusto dopo tanto tempo, questa parte del progetto gli piaceva molto, l’idea di vivere sotto lo stesso tetto, di essere una famiglia, Cersei gli  accarezzava il braccio sano, su su  fino al volto. Carezze leggere che erano sufficienti per far ribollire il sangue a Jaime. La desiderava, come sempre, forse più di prima.

“Tolti i punti, non vedo l’ora di riavere nel mio letto mio fratello.” La mano di Cersei dietro la nuca. “Il mio amante.” I visi vicini. ”Il mio amore.” Il bacio sulle labbra, sempre più intenso, finalmente, dopo tanto tempo.

Era il miglior Natale di sempre.

   
 
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