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Autore: Kaiyoko Hyorin    25/02/2022    2 recensioni
Ciao a tutti! Questa doveva essere una raccolta di One-shot ma, dopo aver realizzato la verità, è diventata una raccolta di capitoli in stile Slice-of-Life che tratta un piccolo sequel del finale alternativo della mia fanfic "Lo Hobbit, un amore inaspettato". Se sapete di cosa sto parlando allora meglio così, altrimenti consiglio di leggervi almeno l'ultimo capitolo della suddetta (Finale Alternativo) perché altrimenti potreste non capire cosa state leggendo. Detto ciò, auguro buona lettura a tutti, nostalgici e non, della coppia Thorin/Kat.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lo Hobbit'
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~ AVVISO AI LETTORI ~

Rating capitolo: GIALLO!
Nel primo paragrafo, per la situazione nattara, sono presenti un paio di termini più scurrili del solito (qualche insulto), niente di mai sentito o troppo violento, ma dovevate saperlo in anticipo
Non ho altro da aggiungere, ne approfitto per augurare a tutti voi buona lettura!

la vostra autrice di quartiere,
Kaiy-chan



 

 

LA CAMERIERA ED IL BOSCAIOLO


 


Il locale non era troppo affollato per essere l’ora di punta, ma Kat non poteva esimersi dal correre da una parte all’altra, smaltendo al meglio delle sue capacità le varie ordinazioni. Vi erano un sacco di clienti abituali, ma anche qualche volto sconosciuto, probabilmente richiamati dalla prima neve che durante la notte era caduta ad imbiancare le cime delle montagne.

Quando Ethan varcò la porta a doppia anta dell’ingresso si fermò appena entrato e spaziò con lo sguardo per l’ambiente, notando quasi subito i giovani “Fili e Kili” fargli cenno con una mano per indicare il posto vuoto al loro tavolo.

Donò loro un cenno d’assenso del capo, ma tardò a muoversi, giacché istintivamente tornò a cercare nella sala una figura in particolare. La trovò accanto ad uno dei tavoli a servire le vivande ai clienti ivi accomodati: grazie al cielo Bil, indaffarato dietro al bancone, aveva del tutto abbandonato l’idea di farle indossare i pattini.

Quando la ragazza, tornata nei pressi del bancone, lo notò, lo salutò con un sorriso ed un rapido cenno di una mano, prima di tornare al proprio lavoro e posare un boccale di birra ad un altro cliente. Fu per questo che Ethan finì per spostare l’attenzione su quest’ultimo, giacché qualcosa in lui lo spinse a soppesarlo con lo sguardo, suo malgrado. Sembrava un avventore come tanti, all’incirca sulla trentina, con la tuta da sci di un rosso sgargiante e gli occhiali poggiati sopra la fronte. Ciò che richiamò la sua attenzione però non fu il suo aspetto, quanto il modo in cui quello seguì con lo sguardo Kathrine dopo che s’era allontanata. Uno sguardo che non gli piacque e che punzecchiò il suo istinto protettivo nei confronti della ragazza.

– Ehi Thorin, muoviti! Abbiamo una fame da lupo qui! – lo richiamò la voce di Philias dall’altra parte del locale.

Con uno sbuffo scocciato ed un’aria corrucciata, Ethan optò per lasciar perdere e, ingoiando l’intensa sensazione di fastidio che gli aveva serrato con un nodo la bocca dello stomaco, fece per avviarsi verso i suoi parenti, ma fu in quel momento che colse un movimento al limitare del suo campo visivo. Tornò a guardare verso il bancone appena in tempo per vedere lo sfrontato cliente allungare una mano verso Kathrine e ciò che accadde subito dopo.

Sotto i suoi occhi Kat lo afferrò per il polso e, con un unico movimento, lo trascinò giù dallo sgabello sul quale era accomodato, cosicché un istante dopo quello stava già con la faccia premuta contro le assi di legno del pavimento ed un braccio abilmente bloccato dietro la schiena.

Il tonfo improvviso ridusse il locale al silenzio, facendo voltare chi ancora non l’aveva fatto ad osservare la scena.

– …mai sentita l’espressione “guardare ma non toccare”? – sbottò Kat, parlando in un tono duro ma calmo al tizio bloccato sotto di lei – Forse non sono stata abbastanza chiara ieri: non sono interessata. Hai capito adesso?

Ethan, rimasto spiazzato dalla facilità con cui lei aveva reagito ad una molestia inopportuna, non comprese del tutto la risposta gemente e dai toni remissivi del malfattore, e neanche gli prestò attenzione. Era troppo preso dal fissare Kathrine che, con espressione severa, gli premeva un ginocchio fra le scapole e ne impediva ogni possibilità di reazione.

Orcamiseria.

Il suo primo pensiero razionale fu un gigantesco “WOW”, tanto che se qualcuno avesse guardato verso di lui in quel preciso momento glielo avrebbe visto scritto in faccia.

Comunque , la risposta del tizio sembrò bastare perché Kat, dopo un ultimo istante, lo lasciò, rimettendosi in piedi ed indietreggiando sino a distanza di sicurezza, senza però perderlo di vista; come se fosse pronta a riportarlo col culo per terra, se soltanto avesse provato a fare un’altra mossa azzardata.

E fu in quel preciso momento, mentre l’uomo si rimetteva in piedi con una serie di invettive per come era appena stato “ingiustamente” trattato, che Ethan, ritrovandosi alle prese con una sensazione ormai fin troppo familiare alla bocca dello stomaco, finalmente realizzò la scioccante verità: era innamorato di lei.

Non poteva essere solo un’infatuazione quella che provava da quando aveva incrociato i suoi occhi grigio-verdi e che lo costringeva a pensare a lei continuamente, ne era proprio innamorato.

Innamorato nel più vero e profondo significato del termine.

Stava ancora cercando di venire a capo dell’improvvisa rivelazione avuta quando lo sciatore, invitato da Bilbo ad andarsene senza troppi convenevoli, borbottando imboccò la strada per l’uscita e si diresse in sua direzione.

Ed Ethan, ancora combattuto fra meraviglia ed intimo orgoglio per ciò che quella giovane e coraggiosa ragazza era stata in grado di fare, l’avrebbe lasciato passare se non fosse stato per le parole che gli sentì bofonchiare a mezza voce.

– ..me la pagherà..mi ha quasi spezzato un braccio quella stronza..

Fu una reazione dettata dall’impulso del momento la sua, giacché il suo braccio si mosse ancor prima di pensarlo, agguantando lo sgradito cliente per il bavero della giacca e scaraventandolo di peso contro lo stipite in legno della porta. Il tonfo secco che ne scaturì fece vibrare i vetri incassati nelle intelaiature delle finestre vicine, riducendo la sala al silenzio.

Quindi, bloccandolo lì e rendendone vano ogni tentativo di ribellarsi alla sua presa premendogli l’avambraccio fra la spalla e la gola, Ethan lo trafisse con uno sguardo che avrebbe incenerito un’intera foresta.

– Se oserai farti rivedere da queste parti, te le spezzerò entrambe io stesso – lo minacciò, dando sfogo all’improvvisa rabbia che gli era divampata dentro – ..sono stato abbastanza chiaro?

Nell’aria immota della locanda quello, ormai pallido come un lenzuolo, deglutì un paio di volte ed annuì. Quando Ethan lo lasciò andare si catapultò letteralmente fuori dalla porta, neanche stesse scappando da un demone… o un Balrog, tanto per restare in tema.

Guardando le ante oscillare sui cardini, il moro allora inspirò a fondo, smorzando così l’irritazione che ancora gli rodeva il centro del ventre e che una parte di lui sapeva si sarebbe placata soltanto in seguito ad un pugno ben assestato sul naso di quel borioso escremento. Perché se c’era qualcosa che non riusciva a digerire erano le calunnie, alle spalle e non, a coloro a cui teneva.

Fu a quel punto che il vocione di Bil si levò sopra il chiacchiericcio generale, richiamando la sua attenzione.

– Ben fatto, Thorin! – esclamò, prima di venir seguito da esclamazioni di assenso provenienti da più punti della sala – Se soltanto avessi avuto qualche anno in meno lo avrei buttato io stesso fuori a calci, ah! Però la prossima volta cerca di non rompermi le porte del locale, sarebbe un problema farle rimettere a posto in giornata.

Improvvisamente consapevole di essersi messo non soltanto al centro dell’attenzione, ma di aver dato spettacolo, Ethan si volse appena in tempo per incrociare lo sguardo di una Kathrine più rigida e rossa in viso di quanto l’avesse mai vista, cosa che contribuì a farlo sentire terribilmente in imbarazzo. Essere oggetto della sua attenzione lo fece arrossire a sua volta, ma subito dopo il sangue che fino a un attimo prima gli stava venendo pompato con tanta energia nelle vene gli si gelò in corpo quando ella distolse bruscamente lo sguardo e sparì in cucina.

Merd… aveva appena sbagliato tutto, vero?

Si era scaldato come un tizzone acceso solo per aver sentito quel bastardo parlare di lei in quei termini e, reagendo impulsivamente, aveva sicuramente fatto la figura del violento. Atto del tutto non necessario, in quanto Kat aveva appena finito di farsi valere! Se c’era qualcosa di cui non aveva bisogno era un rude, burbero uomo dei boschi pronto a menar le mani per vendicare il suo onore.

Rabbuiandosi in volto, ignorando i commenti di apprezzamento che gli venivano rivolti dal resto degli astanti, attraversò la sala a testa bassa ed andò a sedersi al tavolo di “Fili e Kili”, che lo accolsero con esclamazioni entusiastiche.

– Tu sì che sai il fatto tuo, Thorin!

– Lo hai spiaccicato come si deve, quell’idiota!

– E Katla quanto è stata fantastica?! – continuò il giovane Philias, chiamandola con quel soprannome che lui aveva inavvertitamente ideato per lei, eccitato quanto il fratello – Lo ha scaraventato a terra con una mossa in stile kung-fu pazzesca!! Troppo forte!

Kyle rise di gusto.

– È vero! Da non credere, è stata un fulmine! Una furia! Non avevo mai visto niente del genere!

Sì, era stata davvero forte.

Lui invece era stato un cretino, convenne Ethan fra sé e sé, maledicendosi silenziosamente.

Era stato davvero bravo: aveva rovinato tutto ancor prima di provare a mettersi in gioco. E lo aveva fatto proprio con l’unica ragazza di cui si fosse mai davvero innamorato seriamente, proprio un istante dopo averlo realizzato! Davvero complimenti, Thorin!

Reagì a malapena quando il giovane Kyle, ancora sovra-eccitato, prese a raccontare di quella volta che Thorin, alla segheria, aveva sollevato un albero appena abbattuto tutto da solo, cosa che gli fece guadagnare un’occhiata in tralice dal diretto interessato.

– Non è andata proprio così.. – tentò di frenarlo, poggiato al bordo del tavolo con le braccia incrociate e le spalle incurvate.

Per questo il rintocco prodotto dalla caraffa piena che gli venne posata senza preamboli davanti al naso lo fece sussultare, portandolo a sollevare di scatto lo sguardo sull’artefice di quell’interruzione. Kat, comparsa dal nulla accanto al loro tavolo, posò un enorme cestino di alette di pollo al centro di questo.

– Queste le offre la casa – annunciò, guardando un punto imprecisato alla propria sinistra.

Con l’espressione che tradiva una certa tensione, ci mise un altro paio di secondi prima di riuscire a gettargli un’occhiata in tralice dall’alto della sua posizione e quando lo fece Ethan, il cuore già tornato a galoppargli nella cassa toracica, si accorse di sfuggita del rossore che ancora le imporporava le gote. I suoi occhi grigio-verdi parevano brillare di luce propria sotto le ciglia scure.

– …per ringraziarti… per prima.

Quella spiegazione lasciò il diretto interessato inebetito a fissarla e lei, stringendosi il vassoio contro il petto, sempre più in imbarazzo salutò rapida Fili e Kili e si allontanò quasi di corsa, lasciandolo lì a fissare con tanto d’occhi l’inatteso dono di ringraziamento.

Ci mise un minuto intero a realizzarne il pieno significato e quando vi riuscì metà porzione era già sparita nelle fauci di quei famelici ragazzi nel pieno dello sviluppo che erano i suoi cugini di quarto grado.

Per ringraziarlo, aveva detto lei.

Una nuova speranza gli fece comparire un inatteso sorriso sotto la corta barba ben curata.

Forse non aveva sbagliato proprio tutto…




Kat ripose l’ultimo bicchiere pulito sullo scaffale dietro al bancone.

Quella sera toccava a lei chiudere il bar ed era rimasto un unico cliente, Ethan.

Avvertiva il suo sguardo sulla schiena anche in quel momento: un formicolio persistente sottopelle, che la teneva in fibrillazione in attesa di ogni sua parola. O forse era solo nervosa ed emozionata, come ogni volta che si trovava insieme a lui.

Era rimasto a farle compagnia quando aveva capito che quella sera sarebbe stata lei, per la prima volta da quando lavorava lì, a chiudere il locale, con il pretesto di non poterla lasciare sola fino a tarda notte. Come un vero cavaliere.

O un Principe dei Nani, perché no?

– Bene, direi che posso chiudere – commentò, dando un’occhiata all’orologio appeso alla parete sopra le scale.

Era giunto il momento di salutarlo e andare a dormire.

Peccato che non avesse alcuna voglia di separarsi da lui.

Quei suoi incredibili occhi color ghiaccio le procurarono l’ennesimo sussulto del cuore mentre tornavano a scrutarla in viso e Kat, cercando di resistere, si appoggiò istintivamente al ripiano del lavandino dietro al bancone.

– Sì, – convenne lui pacatamente – s’è fatto abbastanza tardi.

Ethan mise mano al portafoglio, ma Kat lo frenò subito.

– No, non pensarci neanche: questa sera offro io – e gli sorrise.

Un sorriso che riuscì a controllare soltanto in parte, mentre si accostava alla cassa e chiudeva il conto.

Doveva darsi un contegno, dannazione! Ci aveva messo settimane per arrivare a parlargli con naturalezza ed ora, solo perché erano completamente soli, stava regredendo allo stato di nervosismo iniziale? Oh no, non l’avrebbe permesso!

Perché poi fosse così impacciata in sua presenza, non riusciva a spiegarselo: non è che quella che stava sperimentando fosse la prima cotta della sua vita. Anche se, forse, definirla semplicemente “una cotta” era un po’ riduttivo.

Molto riduttivo.

– Oh… be’, grazie – le rispose quello, dopo un primo istante di sorpreso silenzio.

E, che fosse dannata, adorava anche la sua voce profonda e piacevolmente roca.

Si chiese cosa diamine fosse accaduto al loro primo incontro perché le facesse quell’effetto. Era entrato nella sua mente e nel suo cuore in un lampo, e persino nei suoi sogni.

Be’, almeno da quel giorno le crisi di pianto irrazionale non si erano più ripresentate.

– Dovrò sdebitarmi.

Kat quasi sussultò quando se lo ritrovò davanti, dall’altro lato del bancone, ma riuscì a limitarsi ad avvampare in volto come un pomodoro ed a balbettare.

– C-cosa..? No-no… n-non è ne..

Ethan, rivolto di sbieco rispetto a lei, le lanciò uno sguardo da sopra la spalla. Con le mani in tasca sembrava più rigido del solito.

– Domai sera, per caso, sei libera? – la interruppe.

Quella domanda l’avrebbe fatta secca se solo fosse stata un po’ più debole di cuore e nel brevissimo istante di totale blackout che coinvolse il suo cervello, il respiro le rimase impigliato in gola.

– Eh..? A-ah.. ehm – eddai Kat, riprenditi! – Sì… sì, sono libera.

Le spalle di lui parvero perdere tensione.

– Allora, ti andrebbe di vedere un film al cinema?

Di nuovo i suoi muscoli facciali sfuggirono al suo controllo, facendola sorridere come un’idiota.

– Sì! – le sfuggì di getto; ormai anche la voce era fuori controllo – Mi andrebbe molto!

Il sorriso che le rivolse lui di rimando la trafisse dritta al cuore.

– Allora passo a prenderti alle sette.

Kat annuì.

– Buona notte – le augurò Ethan, avviandosi verso l’uscita.

– Notte.

Eppure, quando l’uscio della locanda tornò a chiudersi su sé stesso e lei fu rimasta totalmente sola, il suo cuore non volle comunque saperne di smettere di rimbombarle nelle orecchie.

Dormire ormai era del tutto fuori questione.

   
 
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