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Autore: Smeralda Elesar    26/02/2022    4 recensioni
Grazie al Guerriero Dragone, Lord Shen non è stato ucciso dalla sua stessa arma che crollava su di lui.
Non che il pavone sia minimamente contento della cosa, primo perché odia avere un debito con il panda, e secondo perché l'unica alternativa alla morte è la prigione, e per il suo orgoglio essere incarcerato è intollerabile.
Nonostante questo, Po vuole aiutare Shen a fare i conti con le ferite del passato.
Il problema è... come si fa ad aiutare chi non vuole essere aiutato?
Cosa può sorgere dal buio di una prigione per una creatura avvelenata dall'odio, dalla rabbia e dal desiderio di vendetta?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lord Shen, Po
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Seconda parte pronta in tempi abbastanza brevi!

Inoltre volevo ringraziare X_98 per aver messo “Diverso” tra le storie preferite.

Buona lettura.

Ciò che sorge

***

Dalle ombre

***

E ti spazza via come foglia al vento

Che vien voglia di lasciarsi andare

Giù leggero, nel suo abbraccio forte

Ma è così cattiva poi la morte?

È così cattiva poi la morte?

(Pescatore – Pierangelo Bertoli, Fiorella Mannoia)



Shen non avrebbe potuto dormire nemmeno se avesse voluto.

Ovviamente il panda non gli aveva dato un orario, ma era scontato che le azioni clandestine si svolgessero di notte.

Solo... a che punto della notte? Per quanto avrebbe dovuto aspettare? Il suo respiro era rapido e superficiale, in accordo al battito del cuore che premeva contro lo sterno.

Inoltre Shen non riusciva a scrollarsi di dosso l'orribile sensazione di essere stato preso in giro.

Il pensiero che il panda avesse potuto fingere di volerlo portare al cimitero di nascosto solo per impedirgli di morire di fame gli provocava una violenta ondata di nausea.

Era possibile? Shen tentava di convincersi di no. Non dopo che lo aveva visto supplicare in ginocchio perché lui potesse andare a visitare la tomba di famiglia.

E quindi poteva solo aspettare.

Non sapeva bene come considerare la visita del coccodrillo quel pomeriggio; gli era sembrato che il rettile non avesse detto nemmeno metà delle cose che pensava, ma in quel momento non gli interessava nemmeno tanto.

Si passò distrattamente la punta dell'ala sullo sterno, ma ormai non provava più dolore sotto la fasciatura.

L'unica cosa positiva era che, tra i giorni di digiuno e quelli per riprendere le forze, senza combattimenti le sue ferite si erano finalmente rimarginate.

Se li trovò davanti all'improvviso, al di là delle sbarre.

Erano il panda e la tigre, e più in basso la vipera.

"Lo ha fatto davvero!"

Non si era reso conto di quanto avesse sperato che il panda venisse davvero a prenderlo se non quando la sua presenza lo aveva colpito in pieno.

Era inorridito da sé stesso per essere caduto così in basso.

-Oh, bene! Sei già sveglio-

Lui non gli rispose.

Fu distratto dal rumore della serratura che scattava, e quando la guardò l'insetto verde era appena saltato giù con un lungo ago tra le zampe.

-Grazie, Mantide! Bene, puoi uscire! Ehi!-

Shen non ne aveva potuto fare a meno: aveva sbattuto la porta della cella di nuovo chiusa.

Il panda lo guardava stranito, la tigre lo puntava per attaccalo al minimo segnale di ostilità da parte sua.

Shen riportò tutta la sua attenzione sul panda che era attaccato alla sbarra dall'altro lato, poco sopra la sua ala.

-Prima dimmi perché lo fai. Perché se è per pietà, potete richiudere questa porta e tornare da dove siete venuti-

Sentì lo sbuffo della tigre ma non vi badò.

L'unica cosa su cui riusciva a concentrarsi era scrutare gli occhi verdi del panda.

-Non so se è pietà. So che non è giusto impedirti di andare dai tuoi genitori. E non è giusto che tu ti faccia male per questo. Io... io sono il Guerriero Dragone, è mio dovere sistemare le cose quando non vanno bene. E questo non va per niente bene-

Lo colpì a fondo, dentro.

Non era pietà.

Era qualcos'altro che non riusciva a definire e che gli si era avviluppato dentro e adesso tirava forte.

Dovette fare uno sforzo per distogliere lo sguardo, e lo spostò sulla sua ala stretta attorno al metallo.

-Bene, questa è la tua motivazione- si rivolse alla tigre ed all'insetto -E voi? Perché lo fate?-

La tigre lo fissava dall'alto in basso e con le braccia incrociate. Lei almeno si comportava come al solito.

-Noi siamo suoi amici. Stiamo aiutando lui, non te-

Le era quasi grato per la sua manifestazione di astio e sfiducia.

Lentamente, con uno sforzo, si costrinse ad aprire l'ala che stringeva la sbarra ed a fare un passo indietro per consentire alla porta di aprirsi.

Scivolò sui cardini con il consueto cigolio.

-Oh, bene! E adesso, fase due!-

-Autch! ... panda!-

Il panda lo aveva travolto scaricandogli addosso un secchio e qualcosa di stoffa.

La stoffa era una veste nera, e quello poteva capirlo, ma il secchio con il carbone...

-Questo no-

-Shen...-

-Ho detto di no-

La tigre si avvicinò alle sbarre per parlargli.

-Ascolta, di notte sei troppo visibile. Se qualcuno ti vedesse sarebbe una rivolta in città, e non arriveresti mai al cimitero-

Per quanto odiasse quell'argomentazione, era troppo sensata per ignorarla.

"Non c'è dunque fine all'umiliazione per me?"

Annuì con il becco serrato, tremante di indignazione e di orgoglio offeso.

Si fece scivolare addosso la veste sopra quella che indossava già, perché mai e poi mai si sarebbe spogliato davanti a loro, e poi con un pezzo di carbone cominciò a sporcarsi le parti bianche ancora visibili.

Era orribile.

Lo avrebbero schernito per quello! Forse non il panda, lui era troppo stupido, ma gli altri?

Provò a gettare loro una rapida occhiata.

Non lo stavano nemmeno guardando. La tigre, la vipera e l'insetto erano chini a guardare qualcosa a terra, che quando sporse la testa capì essere una piantina della città.

-Non vi servirà. Io conosco la strada- disse.

-Abbiamo già studiato il percorso. Dovevamo rivederlo-

Nessuno lo aveva guardato in modo strano, nessuno aveva fatto commenti sul suo aspetto attuale e sporco di polvere nera.

E dalle loro facce sembrava che non gliene importasse proprio niente.

La tigre ripiegò la cartina e fece cenno a loro dentro la cella.

-Andiamo-

Shen non si era accorto di essere sulla soglia. Si guardò indietro per un timore irrazionale che qualcosa di invisibile lo stesse trattenendo nella cella ma non c'era niente.

Si mossero tutti insieme, e la prima del gruppo era la vipera.

Il serpente aveva stretto nella punta della coda un bastoncino a cui era legato un nastro di seta color pesca, che spariva inghiottito dalla penombra dei corridoi.

"Ingegnoso" fu costretto ad ammettere Shen.

Alla prima intersezione grande, invece di puntare verso il centro, loro andarono verso il fondo.
Shen era perplesso. Vedeva la luce dell'arena centrale, e non capiva come mai non prendessero quella direzione.
-È dall'altra parte-
-Non possiamo uscire da lì, gli arcieri ci vedrebbero-
-E allora come...? oh... -
Comprese all'improvviso: la stanza da cui era uscito quando il panda aveva voluto portarlo in città!
-Va bene-
Lì seguí nel percorso tracciato dal nastro della vipera.
Non aveva altra scelta che fidarsi di loro.
Arrivati all'ultimo giro, quello più esterno, oltre alle porte delle celle c'erano anche delle porte di legno. Shen poteva solo ipotizzare che fossero dei ripostigli per materiali di scorta.
Dentro una di queste porte chiuse finiva il nastro, e la vipera bussò con il bastoncino che aveva utilizzato per riavvolgerlo.
Aprì la scimmia con un'altra lanterna.
-Oh, non vi ha ancora arrestato nessuno! Bene! Forza, passate!-
Shen si diede dell'idiota!
Quella porta era stata nascosta in mezzo alle porte dei ripostigli! E lui, pur sapendo che ci sarebbero arrivati, non aveva pensato a tenere il conto delle porte! Si era aspettato un'intersezione, ed invece era una dannata porta!
Tutto stava succedendo troppo in fretta, e lui aveva la brutta sensazione di essere trasportato dalla corrente degli eventi senza più alcun controllo su di essi.
Incastrato tra la scimmia e la vipera davanti a lui e la tigre immediatamente dietro, Shen salì i gradini di pietra e si trovò davanti ad un'altra porta aperta, che dava sulla piccola stanza in cui si era risvegliato già il giorno della sua sfortunata sortita in città.
Riconobbe la finestra come un elemento stranamente familiare, anche se quella volta il cielo che si vedeva era quello buio della notte.
La tigre mise una zampa sul paletto della porta esterna, ma prima di tirarlo si voltò verso di lui.
Shen sentiva i suoi occhi arancio dorato che indagavano nei suoi, ma non distolse lo sguardo.
-Prima di fare un passo fuori, ricorda questo. Noi tutti stiamo rischiando per darti questa occasione. Se al mondo c'è ancora qualcosa di sacro per te, in nome di quello, comportati con onore-
Lo colpí più a fondo di quanto si era aspettato.
Ricambió il suo sguardo con fermezza ed annuì.
La tigre annuì di rimando, ed un attimo dopo la porta era aperta.
Fuori c'era la gru, con una lanterna attaccata alla zampa.
-Oh, bene! Non vi hanno fermato. Adesso sbrighiamoci prima che ci arrestino tutti-
Passò la lanterna nell'ala e si incamminó.
Shen lo seguí senza fiatare, ancora una volta nel mondo esterno, e con lui gli altri.
Percorsero le strade buie della città addormentata.
Non c'era nessuno fuori a quell'ora, e loro erano silenziosi.

Shen si concentrava sull'aria libera, sullo spazio in lontananza.

Alzò lo sguardo verso una finestra illuminata, ma oltre la finestra, più in alto, c'era il cielo.

Rimase sbalordito come se non lo avesse mai visto prima.
La luce della lampada rischiarava appena la via davanti a loro e subito lasciava spazio all'oscuritá man mano che passavano oltre.
Le strade erano familiari per Shen, anche nel buio, e non ebbe difficoltà ad orientarsi nella notte.

Di tanto in tanto lo sguardo lo sguardo gli cadeva in basso, sulla sua veste nera e sulle ali che adesso erano pure nere, e l'impressione che ne aveva era straniante.

Shen era sorpreso da sé stesso per come li stava seguendo senza fare domande, e dal fatto che non stesse nemmeno pensando di scappare.

Oltre la promessa che aveva fatto alla tigre, davvero non gli interessava: per lui quella notte esisteva solo raggiungere i suoi genitori.

A volte sentiva qualche sguardo indagatore su di lui, ma non si preoccupava di cercarlo per ricambiarlo.
In pochi minuti si trovarono ai margini della città.
Poco ad ovest, alla loro sinistra, si sentiva lo scorrere lento del fiume e le voci di barcaioli e zatterieri che lavoravano di notte, ma era lontane nell'aria calda della sera estiva.
L'umidità portava fino a loro l'odore del fiume, e Shen si sentí a disagio perché avrebbe saputo riconoscere da quale molo era partito venti anni prima per navigare il fiume e giungere al villaggio dei panda.

Distolse l'attenzione dai suoi pensieri e la riportò sul gruppo.
La gru si alzò in volo sulla strada ampia fuori dalla città, e la lanterna li portò lontani dal fiume.
La collina del cimitero era già visibile, più scura contro il cielo notturno e con le luci che la ornavano che sembravano eteree e sospese.

Shen si sentiva a disagio.

Odiava andare lì almeno quanto lo desiderava, e non gli era chiaro perché lo desiderasse tanto.

Si disprezzava, in verità.

Sapeva che avrebbe trovato solo due lapidi nere lucidate come specchi, e sapeva razionalmente che era del tutto inutile andare a vederle, eppure non riusciva a tollerare il pensiero di non farlo.

I suoi accompagnatori erano tutto attorno a lui, silenziosi come le ombre.

Persino il panda non si faceva sentire, ed era forse la prima cosa che Shen apprezzasse davvero di lui.

Erano arrivati a poche decine di metri dal cimitero, già si scorgeva il cancello di legno incastonato tra i pilastri rossi, ma all'improvviso la luce della lanterna deviò dalla strada principale verso il terreno aperto della campagna.

-Dove sta andando?- dovette chiedere Shen.

-Non possiamo entrare dal cancello principale- gli rispose la tigre -C'è un guardiano e non deve vederci. Meno persone sono coinvolte in questa storia, meglio sarà per tutti-

Anche quella era un'argomentazione sensata.

Shen lasciò la strada e sentì sotto le zampe l'erba bassa ed i ciottoli della campagna.

Non c'era nulla se non cespugli ed erba attorno a loro, e le luci della città erano ormai lontane.

Dal terreno si alzava l'odore della vegetazione e degli steli essiccati quando loro la smuovevano calpestandola e passandoci in mezzo.

Non c'era vento, e l'aria era immobile e densa per l'umidità che saliva dal fiume e che l'abbassamento di temperatura della notte aveva fatto condensare.

A Shen sembrava che a tratti fosse troppo densa, e che non riuscisse a forzarla nei polmoni.

Davanti a loro si sollevò la massa scura del muro di cinta.

La lanterna, come presumibilmente la gru che ce l'aveva portata, era ferma sul bordo.

"Indica a chi è a terra quanto è alto il muro" era infastidito di trovare ingegno e buonsenso negli amici del panda.

-Bene, Gru è in cima. Vipera, Mantide, prima voi-

I due interpellati sparirono nell'ombra e le loro sagome riapparvero per un breve momento in controluce in cima al muro.

L'insetto fece qualche movimento con le zampe e poi scomparve.

-Shen, ce la fai?-

Lui non le rispose.

Anche se non ce l'avesse fatta, sarebbe morto piuttosto che chiedere altro aiuto a loro.

Con un salto, con la coda e con le ali, salì più in alto che poteva, e si aggrappò con gli artigli per solo pochi centimetri al bordo del muro.

Dovette battere le ali un paio di volte ma riuscì a non cadere di nuovo giù.

"Ce l'ho fatta!"

Per qualcuno che non era capace propriamente di volare era stato un gran salto, e lui era soddisfatto anche se le ali che gli dolevano.

Davanti a lui si spalancava il cimitero, fitto di piccole luci e di lapidi lucidate.

Era un arazzo di seta scura decorato da fuochi vivi, un riflesso del cielo in terra con le sue piccole stelle.

Shen rimase sgomento per quanto gli sembrava vasto. Era un campo di lucciole.

Per un attimo una vertigine di soggezione lo fece tremare. Erano le fiamme dei morti!

Un movimento improvviso accanto a sé lo spaventò.

Era la scimmia, che era atterrata vicino a lui e chissà perché lo guardava con il suo sorriso tutto denti.

Il primate saltò giù aiutandosi con il bastone, ma la sua presenza era bastata per riportare Shen alla lucidità.

Si lasciò cadere e gli bastò planare per raggiungere terra senza sforzo, oltre le piante che crescevano addossate al muro dal lato interno.

Trovò l'insetto, la vipera e la scimmia che lo aspettavano, e solo lei gli rivolse un piccolo cenno di incoraggiamento.

In cima al muro intanto la luce venne oscurata da due sagome molto più massicce di lui.

-Oh-oh! Meglio sloggiare da qui!-

La scimmia fece un balzo che la portò ben lontana dal muro, quasi su una delle lapidi.

-Non capisco perché tu abbia tanta paura, amico mio- disse la mantide -In fondo già una volta Po ti è caduto addosso e sei sopravvissuto-

-Ecco, visto che a me è già successo puoi accomodarti tu stavolta-

La tigre era saltata giù con un balzo aggraziato, mentre il panda annaspava aggrappato al bordo.

-Po!-

-Ci sono, ci sono... outch!-

Crack.

Shen imprecò mentalmente: il chiasso del panda appeso al muro e che cadeva sfasciando la vegetazione sottostante avrebbe non solo disturbato i morti, ma anche allertato i vivi.

-Po? Stai bene?-

-Sì, sì, niente di rotto-

La tigre lo aiutò a rimettersi in piedi e lui si spazzolò di dosso rametti e foglie che gli erano rimasti attaccati ai pantaloni ed alla pelliccia.

La mantide sghignazzò senza alcun pudore.

-Niente di rotto da te. I giardinieri domani crederanno che si sia risvegliato uno spirito maligno in quei cespugli-

In effetti da dove era uscito il panda era rimasto un buco nella vegetazione, ed un cespuglio era stato completamente schiacciato.

-Ops... scusate... davvero, io...-

-Po, non importa, dobbiamo sbrigarci-

La tigre guardò verso di lui, e Shen sentì un brivido che lo attraversava a dover sostenere i suoi occhi fosforescenti nell'oscurità.

-Shen, adesso tocca a te. Tu conosci il cimitero meglio di noi. Dobbiamo passare in modo da non farci vedere dal guardiano-

Lei fece un piccolo cenno alla gru, e poco dopo lui gli porse la lanterna.

Shen non capiva come facessero.

Sapeva che la tigre non si fidava di lui, e che sicuramente non provava nessun altro sentimento positivo; ricordava come lei gli fosse balzata addosso il giorno in cui era uscito in città, e ricordava i suoi artigli che volevano affondare per mutilarlo, eppure la tigre non lasciava in nessun modo che i suoi sentimenti personali compromettessero l'efficienza.

"È quello che stanno facendo tutti. Mettere da parte le simpatie e le antipatie per qualcosa di più importante. Anche io che sono qui con loro"
La gru teneva la lanterna sollevata e la allungava verso di lui con un cenno timido.
"E sia"
La prese, e non appena fu sospesa alle sue penne dell'ala Shen si sorprese di quanto fosse leggera.

-Saliremo dai sentieri interni fino al muro del Sentiero del Drago- disse.

Raddrizzò la schiena e, dopo una veloce occhiata attorno, imboccò uno dei sentieri minori che salivano verso l'alto.

***

Po non si era fatto troppo male. Non nel fisico almeno. Quello che faceva male era sapere di aver trascinato i suoi amici in un'azione che era contro tutte le regole.

Di solito il suo compare di azioni furtive era solo Scimmia, ed in ogni caso nessun guaio che avevano combinato assieme era nemmeno lontanamente paragonabile a fare evadere un pavone criminale per infiltrarsi in un cimitero di notte, per giunta contro gli ordini espliciti di un maestro.

Po si sentiva rabbrividire. Era contento di avere i suoi amici con sé, ma se si fosse scoperto cosa avevano fatto... la nausea ed il panico lo fecero piegare in due.

-Po, tutto bene?- gli chiese Vipera.

-Sì... in realtà no... ma ormai siamo qui... se ci scoprono dirò a tutti che è stata una mia idea, non voglio che se la prendano con voi-

Vipera gli sorrise comprensiva e gli accarezzò leggermente la zampa con la coda.

-Po, non devi preoccuparti di questo. Non saremmo venuti se non pensassimo che è una cosa giusta. Su, andiamo-

Po si affrettò a seguire Vipera e la luce della lanterna.

Se c'era qualcosa che riusciva a farlo stare peggio del creare problemi ai suoi amici era restare indietro, da solo, in un cimitero, di notte.

***

Croc non sapeva cosa fare.

Non si era nemmeno ritirato nella sua stanza per la notte perché sapeva che non sarebbe riuscito a prendere sonno, aveva preferito rimanere nella sala della lettura.

I rotoli di carta con le leggi della città erano sul tavolo di fronte a lui, proprio sotto il suo muso, ma lui non le stava guardando perché aveva gli occhi chiusi e la testa posata tra le zampe appoggiate al tavolo sui gomiti.

Niente di quello che provava poteva essere spiegato con codici.

Dietro le sue palpebre chiuse c'era impressa l'immagine del pavone come lo aveva visto quel pomeriggio.

Bue aveva avuto ragione: Croc sapeva che Shen era molto oltre quanto lui fosse mai stato nei suoi momenti peggiori, ma sapeva anche che lui era stato odiato almeno quanto il pavone, se ad un certo punto gli abitanti dei villaggi si erano stufati di lui tanto da richiedere l'intervento di un maestro kung fu di alto livello.

Era stato quello a salvarlo, probabilmente.

Se si fossero accontentati di un semplice cacciatore di taglie, lui sarebbe stato sbattuto in prigione fino all'evasione oppure alla sua morte.

Il fatto che avessero chiamato maestro Rhino contro di lui era stata la sua peggiore sconfitta ed insieme la cosa migliore che era accaduta nella sua vita.

Perché con Shen non poteva essere lo stesso?

Per questo aveva voluto vederlo con i suoi occhi, e trovarlo spezzato, insensibile a tutto, lo faceva stare a disagio.

Non importava che fosse Shen, Croc non sopportava il pensiero che esistesse qualcuno che non poteva essere salvato.

Percepì un movimento nella stanza ed alzò la testa appena in tempo per vedere Bue che chiudeva la porta.

-Si è fatto molto tardi, Croc. Non è da te. A cosa pensi?-

Sorrise al pensiero che il suo amico tenesse ancora il conto delle sue abitudini.

Indicò i fogli davanti a sé e decise di essere onesto.
-Tra cinque giorni sarà luna nuova. Dovremo rivedere il giudizio sul pavone-

Immediatamente sentì Bue irrigidirsi.
-Cosa c'è da rivedere? Non ha dimostrato nessuna disponibilità a collaborare, non ha fatto nemmeno finta. Non c'è nulla da rivedere, Croc! Abbiamo aspettato, e lui ha buttato via il tempo che gli è stato concesso ed ha creato solo problemi. Io voterò per la condanna-
Non sapeva se dirglielo. Sapeva che Bue avrebbe potuto prenderla molto male. D'altra parte nascondergli le cose non era il modo migliore se voleva conservare la sua fiducia.
-Sono andato alla prigione. Ho parlato con lui. È... è spezzato. Bue, per favore...-

Il pugno di Bue fece tremare il tavolo.

“Almeno non lo ha distrutto come ha fatto con la sedia” ebbe appena il tempo di pensare Croc.
-Per favore cosa? Mi stai chiedendo di avere pietà di lui? Non ne ho, va bene? Non ha fatto altro che scavare da solo la sua strada per la sofferenza, ed ha fatto del male a tanti altri mentre lo faceva. No, Croc, non mi fa pena. Qualsiasi cosa possa accadergli, se morirà di fame, se verrà ucciso durante un tentativo di evasione, se arriverà alla condanna a morte, o che altro, se lo sarà solo meritato!-

Faceva male vedere Bue in quel modo. Croc lo aveva sempre conosciuto come un impulsivo spaccone, ma che arrivasse a desiderare la morte di qualcuno gli sembrava impossibile.

-Bue, come faremo a votare? Ci siamo solo noi due. Dobbiamo metterci d'accordo o non ne usciremo mai. Puoi mettere delle condizioni? Non so, tenerlo sotto sorveglianza, concedere un altro mese? Qualsiasi cosa, per favore!

-Perché non capisci? Lui non vuole cambiare! Puoi dargli tempo, comprensione e tutto quello che vuoi, lui non farà altro che sputarteli addosso. Lui non ha avuto un mese per cambiare, ha avuto vent'anni di esilio, ed è solo peggiorato-

Era difficile ribattere a quello.

Croc sospirò e si passò di nuovo una zampa sulla fronte.

-Lo so, hai ragione. Ma non riesco a fare a meno di pensare che vuole visitare le tombe. E forse serve più di un mese per cancellare vent'anni-

Si sforzò di guardare di nuovo il suo amico in faccia.

-Bue, io lo odio, ma non sopporto di ucciderlo-

Si era aspettato uno scoppio d'ira, invece Bue lo guardava fisso e cupo.

-Non sopporti di ucciderlo. Bene. Riuscirai a sopportare il rimorso, quando lui ucciderà di nuovo perché tu non lo hai fermato quando potevi?-

Croc si sentì mancare il fiato.

-Io... io non...- non sapeva cosa dire.

Enrambe le possibilità erano terribili, e peggio ancora Bue lo guardava come se lo disprezzasse.

-Tu non vuoi ucciderlo, ma ricordati che lui non esiterebbe ad uccidere te né nessun altro-
Bue se ne andò e lo lasciò solo con ancora più dubbi di prima, a scuotere la testa sui fogli arrotolati.

“Perché sei tornato, accidenti di un pavone?! Perché hai dovuto rovinare tutto?”

***

Le lapidi lucidate a specchio gli restituivano immagini distorte ogni volta che ne attraversava una fila.

Erano di fronte a loro, disposte in linee parallele ed a gruppi di quattro, in modo da formare i sentieri; in quel modo Shen stava avanzando in una marea di specchi che moltiplicavano la luce della sua lanterna in decine di luci, ed ad ogni passo gli restituivano la sua immagine frammentata.

Lui era abituato a vedersi di un bianco puro, a parte i disegni sulla coda ed i punti sulla cresta, ed ogni volta che incrociava il suo stesso sguardo nel riflesso delle lapidi ne restava sorpreso.

I suoi occhi rossi spiccavano sul nero, ed era davvero il riflesso di un demone o di un fantasma. Era diventato un'ombra nel buio.

Tutto lo metteva a disagio: le immagini mutevoli sulle lapidi, i nastri che ondeggiavano al suo passaggio, il fumo che saliva da qualche cono di incenso non del tutto consumato, le fiammelle tremolanti delle lanterne ed i loro aloni luminosi che creavano zone d'ombra cangianti, in cui sembrava che l'oscurità prendesse vita e si srotolasse o si contraesse.

Gli sembrava che le ombre si chinassero al suo passagggio per sussurrare tra loro.

Shen si era sempre considerato un essere intelligente e razionale, eppure nella notte, circondato dal buio e dal ricordo di chi era stato, sentiva una paura primordiale che lo toccava.

Era un'inquietudine strisciante, infida, il timore dell'ignoto.

Non aveva altra scelta che continuare ad avanzare e salire verso la cima della collina.

Se avesse rallentato, se si fosse fermato, gli altri avrebbero visto la sua paura.

In quel modo solo lui poteva vedere lo sgomento e l'incertezza nella sua immagine spezzata nei riflessi del gioco di specchi.

Si mosse rapido, un sentiero dopo l'altro, per non avere il tempo di pensare troppo.

Il muro che divideva il Sentiero del Drago dal resto del cimitero cominciava a delinearsi in alto, man mano che si avvicinavano alle le luci delle lapidi più vicine, ed incombeva su di lui con la sua massa nera.

"Non voglio andare!" pensò all'improvviso.

Come se lo avessero immerso nell'acqua gelida, tutto quello che aveva fatto gli sembrava inutile, la sua presenza lì fuori luogo.

"Non mi hanno voluto da vivi, perché dovrebbero volermi da morti?"

-Shen? Che facciamo?-

"Andiamo via! Torniamo indietro!"

La tigre lo aveva raggiunto, e Shen fu sicuro che lei avesse visto tutto il suo terrore.

Tentò di ricomporsi come meglio poteva, e la cosa che aveva iniziato a gridare dentro di lui, la spinse in fondo per soffocarla.

Fece un cenno secco con la testa e piegò verso destra, dove sapeva che avrebbe trovato l'architrave con l'ingresso.

***

-”Lo odio ma non sopporto di ucciderlo”- borbottava tra sé Bue -Dovrai fartene una ragione, amico mio. Quel demone ha già fatto abbastanza danno per almeno due o tre vite. Nel Diyu avranno il loro bel da fare per purificare la sua anima-

Non voleva prendersela con Croc, per questo era uscito di casa.

La spada che aveva appesa al fianco sbatteva contro il ginocchio ad ogni passo.

***

Stavano costeggiando un muro circolare, e la vista sotto di loro si spalancò all'improvviso: alla sinistra l'architrave rosso sormontato dall'effige del drago, alla loro destra la scalinata in discesa, delimitata ai due lati da lanterne decorate con poesie e preghiere.

I gradini bassi, di roccia chiara, gli davano l'impressione di una cascata pietrificata.

La luminescenza delle lanterne creava aloni di luce calda, una bolla rassicurante contro il buio.

Shen ebbe l'impressione di poter chiudere gli occhi, lasciarsi andare e scivolare giù; sarebbe stato più facile: smettere di sentire il cuore che batteva nel suo petto, rapido ed allo stesso tempo pesante, essere inghiottito dalle ombre e, forse, trovare pace.

Non avrebbe dovuto affrontare i fantasmi, le domande, i dubbi, e non avrebbe dovuto affrontare altro dolore. Mollare tutto era allettante, rassicurante, mentre continuare a salire era... era intollerabile!

In fondo cosa pretendeva? I suoi genitori erano morti. Arrivando sulla loro tomba non avrebbe avuto altro senso che portarlo vicino a lastre di pietra silenziose.

"Perché sono voluto venire qui?"

Pensò di ritirarsi, di dire che non voleva più continuare, ma qual'era l'alternativa? Tornare in cella? Mai!

E poi non riusciva a staccarsi di dosso quello che la Divinarice gli aveva detto.

"È stato un atto d'amore, Shen. Se anche tu avessi avuto un marchio dalla morte, il loro amore lo avrebbe spezzato"

Se fosse stato vero... doveva essere vero! Lui voleva disperatamente che fosse vero!

Si scrollò di dosso la paura, voltò le spalle alla scalinata e passò sotto il drago. Le scaglie di giada colpite dalla luce della sua lanterna sembrarono muoversi.

Percepiva a stento la presenza degli altri; sapeva che erano dietro di lui, ma non sapeva cosa fare di loro.

Non voleva che arrivassero con lui fino alle tombe, ma il pensiero di proseguire da solo, unica cosa viva in mezzo agli spettri, lo atterriva.

Odiava quella paura nuova, ed odiava sé stesso per provarla.

Il sentiero del drago si snodava come una spirale, e lui avrebbe dovuto percorrerla tutta. Avrebbe desiderato che non finisse mai, perché non poteva fermarsi ed allo stesso tempo non voleva arrivare.

Passò davanti ai templi di famiglia di funzionari e personaggi importanti per la città, chiunque avesse fatto qualcosa di buono o si fosse distinto, ed aveva così guadagnato un posto nell'area riservata alle personalità da ricordare.

Shen si chiese se in quelle tombe ci fosse qualcuno che conosceva. Qualcuno che aveva servito alla corte quando lui era ancora ragazzo, e che poi era morto durante gli anni del suo esilio.

All'improvviso qualcosa fece scattare all'erta tutti i suoi sensi.

Ne aveva colto la forma prima di vederlo davvero, ombra tra le ombre, e forse la sua mente sapeva.

Shen rimase atterrito, immobile, mentre un'ondata di gelo gli si scaricava nelle vene: davanti a lui, sulla soglia di uno dei templi, c'era piantato il martello di Maestro Rhino.

Le ombre nelle incisioni sulla testa del martello sembravano contorcersi come serpenti, e l'angolo frantumato faceva risentire a Shen il boato dell'esplosione.

Quando l'aveva fatto ne era andato fiero, era stata una soddisfazione, adesso che lo risentiva avrebbe voluto solo...

Sopraffatto da troppe cose scappò via, tremante e spaventato.

"Non sarei dovuto venire... non sarei mai dovuto venire qui!"

Avrebbe voluto urlare tutta la sua angoscia ma allo stesso tempo si sentiva la gola serrata, stretta dal suo stesso grido.

Dannazione! Odiava perdere il controllo di sé stesso! Specie davanti a loro!

... loro!

Il terrore lo inchiodò dov'era, incapace di proseguire e meno che mai di tornare indietro, e scuoteva il suo corpo con scosse che provenivano dal nucleo più profondo di sé.

Era una paura viscida, densa, la stessa che aveva provato quando Zanna gli aveva riferito che un panda era ancora in vita.

La lanterna gli sfuggì dalle ali, rotolò a terra e si spense.

Si voltò a guardare ma non trovò nessuno a biasimarlo.

Loro si erano fermati prima, tutti davanti alla tomba, e si erano inchinati.

"Oh, no! No, no, no!"

Riusciva a pensare solo a cose terribili, perché non potevano inchinarsi sulla tomba di chi era stato ucciso da lui e poi continuare ad aiutarlo come se nulla fosse.

Il panda, forse, ma gli altri?

Il cuore batteva disperatamente rapido, ma il suo sangue era scomparso dal corpo e lo aveva lasciato gelido e paralizzato, con il panico che lo trascinava giù nel buio.

-No- gli scappò in un rantolo.

Non avrebbe dovuto farlo.

La tigre si rialzò e puntò su di lui i suoi occhi d'oro e di fuoco, e dopo di lei tutto gli altri si voltarono a guardarlo.

Il terrore ruppe dentro di lui e schiantò qualsiasi pretesa di dignità.

-No! Vi prego, no! Prima devo... per favore... lasciatemi il tempo di...-

La paura lo faceva tremare e supplicare, e gli lasciava in gola il sapore della vergogna.

-Shen, ascolta. Noi non ti faremo del male-

Shen la guardò ma non le credeva. Come avrebbero potuto non fargli del male?

Cercò il panda, che era sempre stato quello che non lo aveva nemmeno toccato, e lo trovò che lo fissava con i suoi occhi verdi pieni di sorpresa.

-È vero, Shen. Non vogliamo farti niente-

Shen lo sapeva che il panda non mentiva, ma ormai la paura aveva piantato radici troppo profonde e gli aveva fatto perdere la lucidità.

-Come potete?-

-Insomma, cosa dovremmo fare?- sbottò la tigre -Ucciderti e lasciarti sulla sua tomba? Sì, te lo meriteresti, ma noi non siamo giudici e non siamo boia. Noi siamo maestri kung fu-

Shen avrebbe voluto crederle ma non poteva. Non ci riusciva.

Non dopo che sapeva cosa aveva fatto, e sapeva che loro sapevano, e...

-Grazie per averlo accompagnato fin qui, nobili maestri. Da qui in poi ci penso io-

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Cantuccio dell'Autore

Bentornati!

Ve l'avevo detto che questo capitolo si doveva dividere in due. Per il prossimo devo chiedervi di portare pazienza. Ci vorrà tempo ma ne varrà la pena, promesso.

Per ora, le note.

-La citazione all'inizio è di questa canzone https://www.youtube.com/watch?v=QUvmq2lkrHM. È una canzone romatica, ma quelle strofe, tolte dal contesto, rendono bene per un capitolo come questo.

-Il cielo stellato sopra Shen è un vago ricordo dell'ultimo canto dell'inferno "E infine uscimmo a riveder le stelle"

-Il cimitero che al buio sembra un campo di lucciole è ancora un'immagine dell'inferno dantesco. Canto XXVI, vv. 25-32. è il canto di Ulisse, l'ottava bolgia del quinto cerchio. Ero in dubbio se mettere tutti questi riferimenti alla cultura occidentale oppure no. Spero che farvi ripensare a Dante non rovini l'atmosfera orientale.

-Il Drago in Cina è simbolo di forza, di bnevolenza, ed è un augurio di una buona reincarnazione. Mi sembrava appropriato per un cimitero.

-Le lapidi lucidate ed i templi di famiglia mi fanno pensare a "Mulan"

-Stessa cosa per quanto riguarda i riflessi ed il tema della ricerca della propria identità.

Grazie per ave letto anche questo capitolo, a presto!

Smeralda E. Elessar

   
 
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