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Autore: Clementine84    27/02/2022    0 recensioni
Dal primo capitolo:
“Hai paura?”
Seduto in macchina, davanti all’imponente cancello della scuola, l’uomo si voltò a guardare suo figlio, quel bel ragazzo quasi diciottenne che gli somigliava come una goccia d’acqua, e si trovò a domandarsi quando il tempo avesse iniziato a correre così in fretta.
Gli sembrava ieri che aveva stretto quel fagottino tra le braccia, sentendosi l’uomo più felice e fortunato sulla faccia della Terra. Adesso, invece, felicità e fortuna sembravano essersi dileguate e si ritrovava con una vita a pezzi e una carriera in bilico, entrambe da ricostruire. E aveva pensato di farlo tornando a casa, in Kentucky. A Lexington c’erano ancora i suoi genitori e suo fratello, con la sua famiglia, senza contare zii e cugini che avrebbero potuto dargli un po’ di supporto.
E Dio solo sapeva quanto ne avesse bisogno, in quel momento.
Gli ultimi mesi – o forse anni – si erano portati via qualunque certezza avesse mai avuto e aveva dovuto scendere a patti con la cruda realtà che la vita perfetta che credeva di avere fosse una mera illusione.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brian Littrell, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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You take away life's heartbreak
And I know with you its gonna be OK

 

Era passata già qualche settimana da quando Baylee aveva iniziato la nuova scuola e, ogni giorno, tornava a casa entusiasta per qualcosa di nuovo che gli era successo.

Brian non avrebbe potuto essere più felice. Adorava sentire il figlio raccontare delle lezioni, dei nuovi amici e delle prove della banda, ed era estasiato di come Baylee si fosse subito integrato con gli altri ragazzi. In particolare, gli parlava spesso di Lexi, la ragazzina che l’aveva accompagnato a fare un giro durante la loro prima visita alla scuola. Brian si domandava spesso se suo figlio non si fosse preso la sua prima cotta, ma non si azzardava a chiedergli nulla, per paura di passare per uno di quei padri impiccioni che facevano vergognare i figli.

Per quanto Baylee avesse scelto di vivere con lui, a Brian sembrava sempre di camminare sulle uova, quando si trattava del rapporto con il figlio. Si adoravano, su questo non c’erano dubbi, ma Brian temeva che presto Baylee avrebbe iniziato a sentire la mancanza della madre e, un giorno, al suo primo passo falso, avrebbe potuto decidere di tornarsene ad Atlanta da Leighanne, lasciandolo solo, in balia dei suoi demoni.

Chiuse gli occhi, mentre l’immagine di quella possibilità gli attraversava la mente, e strinse ancora di più le mani sul volante, tanto di farsi diventare bianche le nocche.

Non poteva perdere Baylee, non l’avrebbe sopportato.

Fu richiamato alla realtà proprio dalla voce di suo figlio, seduto sul sedile accanto a lui mentre lo stava accompagnando a scuola, che gli chiedeva “Posso andare a studiare da Lexi, questo pomeriggio, dopo scuola? Abbiamo un progetto per il corso di economia”.

Brian riaprì gli occhi, accorgendosi, nel frattempo, che il semaforo a cui erano fermi era diventato verde. Schiacciò l’acceleratore e fece ripartire l’auto, mentre annuiva.

“Ma certo. Dimmi poi a che ora devo passarti a prendere e dove”.

“Non c’è problema, torno a piedi” lo rassicurò suo figlio, con un sorriso. “Non è troppo lontano da casa nostra. Faccio due passi”.

“Come vuoi” cedette Brian, preferendo non insistere. Poi, dopo aver valutato quanto potesse essere rischioso porre quella domanda, decise di tentare e buttò lì, nel tono più casuale che gli riuscì di creare “Sarete da soli o ci sono i suoi genitori a casa?”

“C’è Miss Williams” rispose Baylee, tranquillo, apparentemente per nulla seccato dalla domanda del padre.

Stupito dalla risposta del figlio, Brian distolse per un secondo gli occhi dalla strada, per lanciare un’occhiata al ragazzo seduto accanto a lui.

“Miss Williams?” chiese. “La tua insegnante di letteratura inglese?”

Baylee annuì, senza aggiungere nulla, come se la cosa fosse ovvia. Ma non lo era, almeno non per Brian, che non riusciva a capire cosa c’entrasse la donna con la nuova amica di suo figlio.

“Scusa Bay, ma non ti seguo” confessò, con aria smarrita.

“Lexi vive con Miss Williams” annunciò Baylee, quasi stupito che il padre non fosse al corrente di quell’informazione.

“È sua madre?” gli chiese Brian, incuriosito.

“Non esattamente. È la sua tutrice legale” spiegò distrattamente il ragazzo, mentre controllava una notifica sul cellulare.

“Tutrice legale?” ripeté Brian, sempre più stupito.

Baylee annuì, di nuovo. “Sì. Tipo tu con zio Nick quando era piccolo ed eravate in tour. Solo un po’ più seriamente” specificò.

“Ma...Lexi non ha i genitori?” insistette Brian, ormai completamente assorbito da quella discussione.

Baylee rimise il cellulare in tasca e si voltò a guardare il padre, apprestandosi a raccontare. “Il padre non l’ha mai conosciuto e la madre è morta di cancro qualche anno fa. Era la migliore amica di Miss Williams e da allora ha preso Lexi con lei e le fa praticamente da mamma. Una specie. O forse più tipo una zia. Come se io andassi a vivere da zio Kevin”.

A Brian venne da sorridere per quell’allusione al cugino, che Bay chiamava zio da quando era nato, così come tutti gli altri membri del gruppo – e lo stesso facevano con Brian i figli dei colleghi, ovviamente. Però ci tenne a precisare “Beh, ma zio Kevin è mio cugino, quindi c’è un legame di parentela. Mentre mi pare di capire che tra Lexi e Miss Williams non ci sia”.

Bay fece spallucce – Dio com’era irritante, pensò Brian, guardandosi bene, però, dall’esprimere la sua opinione ad alta voce.

“Okay,” concesse il ragazzo “allora come se tu morissi e io andassi a vivere con zio Nick”.

Brian strabuzzò gli occhi, sorpreso.

“Vorresti davvero andare a vivere con zio Nick, se io morissi?” domandò, interessato.

Baylee alzò di nuovo le spalle – era necessario trovare un modo e un momento per parlare a suo figlio di quanto quel gesto fosse irritante, si disse Brian – e rispose “Non lo so. Ovviamente c’è mamma ma, ipotizzando che non ci fosse, credo che la scelta sarebbe tra zio Nick e zio Alex. Zio Kevin e zio Howie sono fantastici ma un pelino noiosi. Vorrei qualcuno di figo e divertente. Lexi è stata fortunata con Miss Williams”.

Brian soffocò una risata al sentire la descrizione dei suoi amici fatta dal figlio, e decise di lasciare cadere l’argomento custodia legale, focalizzandosi, invece, sull’ultima parte del commento del figlio.

“Da come ne parli, deduco che ti piaccia” osservò, riferendosi all’insegnante che il ragazzo aveva appena citato.

Baylee sorrise e annuì. “È forte. È completamente diversa da qualsiasi insegnante con cui ho avuto a che fare, anche se ammetto che non ho una grande esperienza. Ci tratta da adulti e fa un sacco di battute, ma nessuno le manca mai di rispetto. E le sue lezioni sono uno spasso. Stiamo facendo Joyce, che non è tutto questo divertimento, ma lei riesce a renderlo interessante” spiegò.

“Bene, mi fa piacere” disse Brian, sinceramente colpito dalla dichiarazione di stima di suo figlio nei confronti della nuova insegnante.

Padre e figlio restarono in silenzio per qualche minuto, che Brian impiegò per fermarsi a un incrocio e svoltare nella via che portava alla scuola del ragazzo. Una volta imboccata la strada, si decise a chiedere “E Lexi?”

“Cosa?” fece Baylee, voltandosi a guardare il padre.

“Ti piace?”

Il ragazzo fece sì con la testa. “È forte. Ed è stata carina con me fin da subito. Mi ha dato una mano a recuperare gli appunti che mi servivano e a integrarmi. Andiamo d’accordo” ammise.

“Sono felice che tu abbia trovato un’amica così presto” confessò Brian, sincero.

“Sì, anch’io” concordò Baylee, e poi aggiunse “Sai che scrive canzoni?”

“Davvero?” domandò Brian, colpito.

Baylee annuì, orgoglioso della nuova amica. “Molto più rock, rispetto al mio stile, ma è brava. Abbiamo deciso di provare a fare qualcosa insieme”.

Sperando di fare una cosa gradita, Brian propose “Puoi invitarla da noi, se ti va. Potete usare il mio studio”.

“Dici sul serio?” gli chiese Baylee, spalancando gli occhi.

Brian gli lanciò un’occhiata divertita e gli sorrise.

“Ma certo” confermò. “Bay, non voglio fare lo sdolcinato, ma sei tutto quello che ho. Voglio che tu sia felice”.

“Grazie, papà” rispose il ragazzo, ricambiando il sorriso, per poi aggiungere, in un sussurro “Anch’io vorrei che tu fossi felice”.

Brian si affrettò a rispondere “Lo sono”, ma Baylee replicò immediatamente “Non è vero”, rivolgendogli uno sguardo di rimprovero.

Brian si lasciò sfuggire una risatina. “Okay, non è vero” ammise. “Ma ci sto provando”.

“Vorrei che lo fossi. Di nuovo” confessò Baylee, tornando serio.

Il sorriso abbandonò le labbra di Brian, mentre ribatteva “Lo vorrei anch’io. Davvero. Ma le cose sono un po’ complicate per me, ultimamente”.

“Lo so e mi dispiace. Se posso fare qualcosa…” azzardò il ragazzo, desideroso di essere utile.

Brian scosse la testa. “Non puoi fare niente, Bay. Nessuno può”.

Baylee si lasciò scappare un sospiro, prima di commentare “Mamma poteva, ma è stata una stronza”.

“Bay!” lo rimproverò immediatamente il padre.

“Scusa, papà. Ma è vero” si giustificò il ragazzo, deciso. “Ti ha abbandonato quando avevi più bisogno di lei”.

Suo malgrado, Brian si trovò a concordare con suo figlio. Ma non l’avrebbe mai ammesso davanti a lui. Quello che era successo era qualcosa che doveva restare tra lui e Leighanne, non voleva assolutamente coinvolgere il figlio nella diatriba con l’ex moglie. Leighanne era sua madre e, come tale, Baylee doveva rispettarla e volerle bene. Crescendo con Nick, Brian aveva visto fin troppo da vicino cosa poteva succedere a un ragazzo se veniva messo in mezzo nel rapporto complicato dei genitori e non voleva assolutamente che suo figlio passasse quello che aveva dovuto passare Nick. Era già stata abbastanza dura veder stare male il suo amico, senza poter fare molto per aiutarlo, l’idea di poter essere responsabile delle sofferenze di suo figlio lo terrorizzava come poche altre cose al mondo.

“Forse” concesse, diplomatico. “Ma è una cosa tra me e lei. Non voglio che coinvolga te. Non escluderla dalla tua vita”.

“È la stessa cosa che mi ha detto Lexi” ammise Baylee, abbassando lo sguardo sulle ginocchia.

“Sul serio?” esclamò Brian, stupito.

Il ragazzo annuì. “Mi ha detto che, una volta passata la rabbia, dovrei riallacciare il rapporto con mamma, altrimenti me ne pentirò. Sai, lei lo dice perché la mamma non ce l’ha più e, per quanto Miss Williams sia fantastica e le voglia molto bene, le manca. Insomma, l’idea è di approfittare del fatto che io almeno una mamma ce l’ho” spiegò, mentre si torturava nervosamente le mani.

Anche Brian annuì. “Chiaro. E ha ragione” concordò.

“Sì, probabilmente sì. E lo farò, promesso. Devo solo smettere di avercela con lei” gli assicurò Baylee.

“Prenditi il tuo tempo” lo rassicurò Brian, allungando una mano e posandola sul ginocchio del figlio.

“Come ha detto Lexi” ribatté lui, con un mezzo sorriso.

“Molto saggia, questa Lexi. Mi piace” commentò Brian, cercando di smorzare la tensione, mentre fermava l’auto poco distante dal cancello della scuola.

Baylee afferrò lo zaino e sorrise. Poi, prima di aprire la portiera, aggiunse “Sai che sua madre era una vostra fan? Eri il suo preferito”.

Brian si ritrovò a sorridere, felice, per una volta, di essere stato il preferito di una persona così importante per la nuova amica di suo figlio. Poi sentenziò, ironico “Te l’ho detto che mi piace”.

Baylee scoppiò a ridere e Brian gli fece compagnia, prima di salutarlo con una pacca sulla spalla e guardarlo raggiungere un gruppo di ragazzi che stavano entrando nel cortile della scuola.

 

~ * ~

 

“Baylee mi ha invitato ad andare da lui, oggi pomeriggio”.

Emma e Lexi stavano facendo colazione, quando la ragazza aveva fatto il suo annuncio.

Emma non disse nulla, si limitò a osservarla, da sopra il bordo della sua tazza di caffè.

“Suo padre ci lascia usare il suo studio per provare a registrare una canzone che abbiamo scritto insieme” spiegò la ragazza, pur senza che le fosse stato chiesto nulla.

A questo punto, Emma sentì che era arrivato il momento di intervenire nella conversazione e commentò “Gentile da parte sua”.

“Sì, molto” convenne Lexi, mettendosi in bocca un cucchiaio di cereali.

Quando finì di masticare, aggiunse “Potresti passare a prendermi, più tardi? Ieri mi sono ammaccata un ginocchio giocando a basket e mi fa un po’ male a camminarci sopra, altrimenti sarei tornata a piedi”.

Emma annuì. “Certo, nessuno problema. Ho una riunione fino alle cinque, però. Va bene se passo dopo?”

Lexi afferrò il cellulare e disse “Chiedo a Bay e ti dico”, per poi iniziare a digitare furiosamente.

Dopo qualche istante, il cellulare della ragazza emise un suono che avvertiva della ricezione di un messaggio e lei si affrettò a prenderlo, per controllare chi fosse.

Emma la vide sorridere, poi alzò gli occhi su di lei e annunciò “Va benissimo. Suo padre ci viene a prendere all’uscita da scuola e ci porta da loro. Dice che puoi passare quando vuoi”.

Emma le sorrise, felice che avesse trovato qualcuno con cui andava così d’accordo. Adorava Lexi e la considerava una ragazza straordinaria, ma era anche consapevole che non avesse il carattere più malleabile del mondo e, per questo, faticava a stringere amicizie sincere con i coetanei. La morte della madre e il trasferimento dalla Florida, qualche anno prima, per quanto assolutamente necessario, non avevano di certo contribuito a renderla più socievole e, spesso, era difficile convincerla ad abbattere il muro di difesa che aveva alzato per proteggersi dagli attacchi del mondo esterno e a fidarsi delle persone.

In Baylee, forse, aveva visto uno spirito affine. Anche lui senza la madre, per quanto la situazione fosse decisamente diversa, e anche lui sradicato dalla realtà che conosceva per adattarsi in un posto differente, dov’era quello nuovo – con il padre famoso, per giunta – proprio come lo era stata Lexi qualche anno prima.

Qualunque cosa fosse, Emma era felice che la ragazza avesse, finalmente, trovato un amico e si ripromise di agevolare qualsiasi iniziativa che permettesse ai due di passare del tempo insieme.

“Perfetto. Fatti poi dare l’indirizzo preciso e mandamelo” le ricordò, strizzandole l’occhio. “Sai che sono bravissima a perdermi quando non conosco la strada”.

Lexi rise e annuì. “Oh, lo so. Come la volta che siamo andate a comprare lo specchio per la mia stanza, ti ricordi?”

“Certo che mi ricordo” le assicurò Emma, ridacchiando. “Abbiamo girato per un’ora per poi scoprire che avevo trascritto male l’indirizzo e non era Woodland Avenue, ma Woodspoint Road. Come dimenticarlo?”

 

~ * ~

 

Erano quasi le sei quando Emma fermò l’auto di fronte al cancello in ferro battuto di una villa appena fuori dal centro. Controllando che l’indirizzo corrispondesse con quello che le aveva mandato Lexi, scese dall’auto e suonò il campanello, sistemandosi nervosamente i capelli scompigliati, non appena si accorse che il citofono era dotato di una videocamera.

“Chi è?” chiese una voce metallica, all’altro capo.

“Ehm...sono Miss Williams. Sono venuta a prendere Lexi” farfugliò, in imbarazzo.

“Oh, salve. Le apro subito il cancello così può entrare con l’auto” disse la voce.

“Molte grazie” rispose Emma, prima di risalire in auto e mettere di nuovo in moto.

Percorse un breve vialetto alberato e fermò la macchina in uno spiazzo davanti alla casa. Scendendo, si guardò intorno e scorse una piscina, vuota in vista dell’arrivo dell’inverno, e un garage aperto, al cui interno erano parcheggiati un SUV e un’auto sportiva.

Fece un passo verso la porta d’ingresso che, in quel momento, si aprì, rivelando la figura famigliare del padrone di casa, in pantaloni della tuta e felpa con il cappuccio, che la accolse con un sorriso.

“Benvenuta” disse, mentre lei si avvicinava. “Venga, entri. I ragazzi non hanno ancora terminato ma posso offrirle qualcosa da bere, mentre li aspettiamo”.

“Io...grazie, ma non voglio disturbare” balbettò Emma, leggermente in soggezione nel ritrovarsi sola, con una persona famosa, in una casa che, per quanto arredata in modo molto semplice e niente affatto appariscente, gridava a gran voce che coloro che ci abitavano non avevano problemi con le bollette.

Certo, aveva già avuto a che fare con Brian e se l’era cavata egregiamente, ma un conto era fingere disinvoltura a scuola, nel suo elemento e dove, in qualche modo, in quanto vice del Dirigente, si trovava in una posizione di autorità nei suoi confronti, mentre sostenere una conversazione con lui in casa sua era tutta un’altra questione.

Nonostante questo, seguì l’uomo all’interno della casa, lungo un ampio corridoio, fino a uno spazioso salotto luminoso, dove troneggiava un enorme divano ad angolo di un color sabbia chiaro.

“Prego, si accomodi” le disse Brian, facendole cenno di sedersi. “Cosa le porto? Tè, acqua, un bicchiere di vino? Oppure, se preferisce, ho appena fatto il caffè”.

Rassegnata a dover combattere le sue insicurezze e sforzandosi di rimanere calma, Emma si accomodò sul divano e rivolse un sorriso al suo ospite.

“Meglio evitare il vino, devo guidare. Un caffè andrà benissimo, grazie”.

“Giusto, ottima osservazione” concordò Brian, spettinandosi i capelli sulla nuca in un gesto che tradiva un certo nervosismo e che non passò inosservato a Emma. Poi disse “Torno subito con il caffè”, prima di scomparire in un’altra stanza, lasciando Emma sola, in quel grande salotto, a guardarsi intorno incuriosita, domandandosi se quel gesto che aveva notato poco prima nascondesse davvero un certo imbarazzo da parte di Brian.

Un sorriso si allargò sul suo viso, mentre si ricordava che, in effetti, lui poteva anche essere una celebrità, ma lei rimaneva pur sempre l’insegnante di suo figlio e, come tale, meritava una certa dose di rispetto. Poi scosse subito la testa, dandosi della stupida. Da quel poco che aveva potuto constatare durante il loro primo incontro, Brian le era sembrato una persona gentile ed educata e dubitava che avrebbe comunque fatto qualcosa per metterla in imbarazzo, anche senza dover far leva sulla superiorità data dalla sua posizione.

Adesso vedi solo di non fare nulla per metterti in imbarazzo da sola, si disse, conoscendo quanto potesse diventare imbranata quando era nervosa.

Quando Brian tornò, poco dopo, con due tazze di caffè fumante e si sedette sul divano accanto a lei, Emma era riuscita a riprendere quasi completamente possesso delle sue facoltà mentali ed era pronta a sostenere una conversazione con Brian, sforzandosi di tenere a mente che si trattava comunque di una persona normale, solo con un lavoro un po’...singolare. Se ce la faceva Lexi, che ormai ne parlava tranquillamente, come se fosse il padre di qualsiasi altro compagno di scuola, ce la poteva fare anche lei, che diamine.

Infatti, le cose si dimostrarono fin da subito molto più semplici di quanto aveva immaginato e Brian la mise a suo agio a tal punto che, dopo appena un quarto d’ora, Emma si era già dimenticata che stava chiacchierando con una persona famosa.

Anche Brian era completamente rilassato e a proprio agio a parlare con l’insegnante di suo figlio che, se ne convinceva sempre di più, a ogni battuta spiritosa fatta e a ogni scherzo accolto con un sorriso e una risposta arguta, era veramente una persona piacevole e intelligente, che sapeva adattarsi a ogni situazione ed esercitava, senza nemmeno rendersene conto, un fascino coinvolgente su chiunque avesse il piacere di entrare nella sua sfera di interesse.

A un certo punto, infatti, la sensazione di tranquillità che provava nel conversare con quella donna divenne tale che Brian si sentì dire, senza nemmeno sapere bene dove avesse trovato il coraggio di farlo “Basta con questo Signor Littrell, per favore. Mi fa sentire più vecchio di quello che sono. Brian. Sono solo Brian. A meno che non vada contro le regole della scuola”.

Emma sorrise e scosse la testa. “No, non infrangiamo nessuna regola, Brian” lo rassicurò. “Però, io sono Emma, allora”.

“D’accordo, Emma” acconsentì Brian, ricambiando il sorriso.

Chiacchierarono ancora un po’, Emma gli chiese come si trovasse Baylee a scuola e se avesse accettato bene il trasferimento, e Brian si ritrovò, senza quasi neanche accorgersene, a raccontarle del divorzio da Leighanne, di come per lui fosse stato un brutto colpo e di quanto Baylee se la fosse presa nello scoprire che la madre aveva intenzione di abbandonarlo quando, a detta sua, avrebbe avuto più bisogno del supporto della famiglia. Diede per scontato che Emma fosse a conoscenza dei suoi problemi con la voce ed effettivamente lei lo sapeva, ma soltanto perché gliene aveva parlato Lexi, che l’aveva saputo da Baylee.

Emma tirò un sospiro di sollievo all’idea di essere al corrente della situazione, così da non dover chiedere a Brian di parlare di un argomento che, era evidente, lo metteva a disagio, e si affrettò a sviare il discorso su altro, rassicurando Brian su come Baylee si fosse inserito bene a scuola e sul suo andamento didattico.

Brian si accorse del repentino cambio di argomento e ne dedusse anche il motivo. E le fu grato, per avergli evitato di dover dare spiegazioni che, ancora, gli risultavano difficili, e per non averlo obbligato a mostrarsi vulnerabile, concedendogli di nascondersi dietro alla maschera composta da sorrisi e battute ironiche che utilizzava sempre quando non voleva lasciar trapelare le sue debolezze. Avrebbe voluto farlo, in realtà. Ci era andato molto vicino, come mai gli era successo con qualcuno appena conosciuto. Quella donna gli ispirava sicurezza ed era convinto che non l’avrebbe giudicato, se avesse deciso di essere sincero con lei. Ma, all’ultimo momento, non se l’era sentita. Gli era mancato il coraggio.

L’avrebbe fatto, si ripromise, ma non adesso. Non in quel momento. Non era ancora pronto.

Più di tutto, però, Brian le fu grato per non avergli rivolto quello sguardo compassionevole che riceveva da tutti, quando si ritrovava a parlare delle disavventure degli ultimi anni. A differenza di altri, Emma si era limitata ad ascoltare, annuendo di tanto in tanto, per poi passare a parlare di altro quando si era accorta che l’aria si era fatta troppo tesa.

“Anche per Lexi non è stato facile, quando ci siamo trasferite dalla Florida. Credo sia per questo che ha preso subito Baylee sotto la sua ala protettrice” osservò, posando la tazza, ormai vuota, sul tavolino di vetro di fronte al divano.

“Gia, immagino” commentò Brian. “E sono contento che l’abbia fatto. A Baylee serviva un’amica e quei due sembrano andare piuttosto d’accordo”.

“Così pare” concordò Emma, con un mezzo sorriso.

“Sono felice che abbiano fatto subito amicizia. E Alexis mi sembra una ragazzina a posto” proseguì Brian, posando anche lui la tazza sul tavolino.

“Lo è, decisamente” confermò Emma, con una punta di orgoglio che trapelava nel tono di voce usato. “E non per merito mio, anche se mi piacerebbe pensarlo” aggiunse.

“Beh, sicuramente il tuo esempio avrà influito” obiettò Brian, colpito da tanta modestia.

Emma alzò impercettibilmente le spalle. “Forse” concesse. “Sua madre era eccezionale. Lexi mi ha sempre vista come la zia un po’ pazza”.

Emma si lasciò sfuggire una risatina, seguita a ruota da Brian, che poi azzardò “Chissà, magari alla fine tra lei e Baylee nasce qualcosa”.

Emma scosse la testa. “Non credo” replicò, decisa.

Brian si accigliò. “Perché? Non le piace Baylee?” chiese, sorpreso.

Emma sorrise e si affrettò a negare. “Oh, lo adora. Lo considera, cito testualmente, l’essere umano di sesso maschile più interessante e piacevole che abbia mai incontrato”.

“E allora?” domandò ancora Brian, sempre più confuso.

“E allora, per quanto lo adori, non è interessata a lui in quel senso. Fidati” ripeté lei, tornando seria.

“Come fai a esserne sicura? Te l’ha detto lei?” insistette Brian, deciso a non abbandonare quella sua fantasia innocente che vedeva Bay e Lexi felicemente fidanzati.

Emma abbassò lo sguardo sulle sue scarpe e prese un respiro profondo. Poi, quando rialzò gli occhi su Brian, confessò “A Lexi piacciono le ragazze, Brian”.

Brian si sentì come i personaggi dei cartoni animati giapponesi, quando venivano colpiti in testa da un masso di dimensioni epiche che, con tutta probabilità, avrebbe dovuto ucciderli mentre, ogni volta, ne uscivano soltanto un po’ ammaccati.

Dandosi dell’idiota per essersi cacciato in quella situazione imbarazzante, si ritrovò a farfugliare “Io...ah”.

Emma si lasciò scappare una risatina, divertita nel vedere Brian così in imbarazzo, e gli chiese “Scioccato?”

“N-no” si affrettò a rispondere lui, ma era evidente che non era così, quindi decise di essere onesto, per evitare di fare una figura ancora peggiore.

“Cioè, forse un pochino” ammise. “Ma credo sia semplicemente un retaggio della mia educazione religiosa”.

“Mi dispiace, non volevo sconvolgerti” disse lei e sembrava veramente dispiaciuta, tanto che Brian si sentì in dovere di rassicurarla.

“Non preoccuparti, non sono sconvolto. Devo solo...abituarmi all’idea”.

Emma gli rivolse un sorriso benevolo.

“Guarda che non cambia nulla. È sempre Lexi, la ragazzina che eri tanto felice fosse diventata amica di tuo figlio” gli ricordò.

“Lo so, hai ragione” concordò lui, distogliendo lo sguardo, imbarazzato. Poi si riscosse e tornò a fissare i suoi occhi azzurri su di lei, domandandole “Tu come l’hai presa quando l’hai scoperto?”

Emma si strinse nelle spalle.

“Io l’ho sempre saputo, in realtà” confessò. “Lo sospettavo, diciamo. Infatti, quando ha tentato di dirmelo, le ho fatto capire che poteva risparmiarsi la fatica, tanto l’avevo già capito”.

“E ti sta bene?” si informò Brian, interessato.

Lei annuì, serena. “Certo. Perché non dovrebbe? È una brava ragazza, sensibile, responsabile e studiosa. Mi vuole bene. Non mi importa se le piacciono i ragazzi o le ragazze. Va bene così”.

Brian restò un istante in silenzio, ponderando se fosse o meno il caso di porre la domanda che gli ronzava in testa. Dopotutto era una cosa piuttosto personale e non conosceva abbastanza bene la donna seduta di fronte a lui. Allo stesso tempo, però, sentiva di potersi esporre senza temere una reazione negativa da parte sua, infatti si decise a chiedere “Tu non sei religiosa?”

Emma non rispose subito, ma non parve né stupita né, tanto meno, infastidita da quella domanda. Alla fine, disse “Più o meno”.

“Cosa intendi?” le domandò Brian, confuso.

Emma tentò di spiegare. “Credo in Dio, ma non vado particolarmente d’accordo con il suo fan club”.

“Il suo fan club?” ripetè lui, non riuscendo a capire a cosa si riferisse.

“La chiesa” precisò lei, con l’intento di fare chiarezza sulla sua affermazione.

“Perché?” chiese ancora Brian, cercando sinceramente di capire il suo punto di vista.

Emma sospirò e ammise “Non posso concordare con chi considera un abominio la persona più importante della mia vita solo perché non rispecchia i canoni da loro imposti. Mi capisci, vero?”

Brian restò un istante a fissarla in silenzio, perso in quegli occhi marroni così seri e profondi, poi rispose, onesto “Beh, sì. Vista in quest’ottica non posso darti torto”.

Lei gli sorrise, prima di dichiarare “Sono felice che ci capiamo anche se abbiamo punti di vista differenti”.

Brian non riuscì a fare a meno di lasciarsi scappare una risata amara a quel commento, e sentenziò “Sarò onesto, il mio punto di vista è leggermente cambiato, dopo il divorzio. Sai, quando credi fermamente che il matrimonio sia per sempre e poi ti ritrovi abbandonato dalla persona che ami nel momento in cui hai più bisogno di supporto, rivedi un po’ le tue convinzioni”.

Senza smettere di guardarlo negli occhi ma, ancora, senza mai rivolgergli quegli sguardi compassionevoli a cui ormai era così abituato, Emma commentò “Posso immaginare”.

Sentendo il cuore iniziare a battergli più forte e i muscoli aumentare la stretta intorno alle sue corde vocali, Brian decise che fosse meglio passare la palla a Emma, prima di finire a doversi scusare per non essere riuscito a terminare una frase, a causa della voce che gli si era rotta nel bel mezzo del discorso, così chiese “Tu hai mai pensato di sposarti?”

Emma annuì. “Oh, sì. Stavo anche per farlo, qualche anno fa”.

“E poi? Cos’è successo?” si informò.

In tono calmo e pacato, come e stesse parlando di qualcosa successo a qualcun altro e non a lei in prima persona, Emma raccontò “È successo che Maddy è morta e, come le avevo promesso, ho preso Lexi con me. In realtà, già stava con me da quando la madre era stata ricoverata. Il mio fidanzato – e futuro marito – aveva accettato la situazione senza apparenti problemi e mi ero illusa che fosse d’accordo a occuparsi di lei anche dopo sposati. A quanto pareva mi sbagliavo e, quando ha capito che la condizione non era temporanea, come pensava, ma sarebbe stato un impegno permanente, ha iniziato a tirare fuori mille obiezioni e, alla fine, mi ha praticamente costretta a scegliere tra lui e Lexi. È inutile che ti dica qual è stata la mia scelta”.

Pur colpito dal resoconto di quanto accaduto, fatto in modo così ovvio e quasi banale, Brian si sforzò di non darlo a vedere, limitandosi a sorridere, e concordando “Ovviamente”.

Senza sapersi spiegare bene perché, Emma si sentì quasi in dovere di giustificarsi e aggiunse “L’avevo promesso a Maddy e conosco Lexi da quando è nata. È stata una decisione naturale”.

“Quindi hai rinunciato al grande amore per occuparti di una figlia non tua” ricapitolò Brian, in tono ovvio.

“Se vuoi metterla in questi termini” replicò Emma, con un sorrisetto che tradiva un certo imbarazzo.

“È quello che hai fatto” constatò lui, senza mezzi termini.

“Forse” cedette lei. “Anche se, evidentemente, James non era il mio grande amore, altrimenti non mi avrebbe costretta a scegliere. E considero Lexi mia figlia a tutti gli effetti. Lo rifarei altre mille volte”.

“È stata comunque una scelta coraggiosa” osservò Brian, vagamente commosso.

“Trovi? Come ti ho detto, per me è stato molto naturale. Non ci trovo niente di speciale” minimizzò Emma, quasi in imbarazzo per l’interesse dimostrato nei suoi confronti.

Brian annuì e le sorrise, confermando “Invece sì, credimi. E, a giudicare da quello che vedo, stai facendo un ottimo lavoro con Alexis”.

“Ti ringrazio” sussurrò lei, ricambiando il sorriso. “Faccio del mio meglio, ma mi sento sempre inadeguata. Fortunatamente Lexi è adorabile e siamo una bella squadra”.

“Se può consolarti, anch’io mi sento sempre inadeguato con Baylee, e sono il padre biologico” confessò Brian, desideroso di confortare la donna accanto a lui. “Credo sia insito nell’essere genitore”.

“Può darsi. Comunque, Baylee è un ragazzo adorabile quindi mi sento di dire che anche tu stai facendo un gran bel lavoro” lo rassicurò lei.

“Grazie. Ovviamente buona parte del merito è anche della mia ex moglie” ci tenne a precisare lui, non volendo prendersi tutti gli onori.

“Certo. Ma lui ha scelto di stare con te, nonostante il tuo lavoro sia piuttosto impegnativo” constatò Emma, come se stesse ricordando qualcosa di ovvio a un bambino ostinato.

Brian sorrise, sentendosi pervadere dallo stesso imbarazzo che, probabilmente, aveva colto Emma quando era stato lui a complimentarsi per l’ottimo lavoro che stava facendo nel crescere Alexis, e tentò di ironizzare, per alleggerire l’atmosfera.

“Vero. Devo ricordarmi di chiamarti, quando mi faccio cogliere dai dubbi esistenziali e mi convinco di essere un pessimo padre, così mi tiri su il morale e dai una botta alla mia autostima”.

Emma non riuscì a non scoppiare a ridere a quella battuta e Brian la seguì a ruota.

Quando le risate si calmarono, però, disse, seriamente “Quando vuoi, con piacere”, e Brian si ritrovò a pensare che gli avrebbe davvero fatto piacere parlare ancora con lei.

In quel momento, sentirono dei passi e delle voci sulle scale che portavano al piano superiore della casa e, voltandosi, videro scendere Baylee e Lexi, lui davanti, che rideva di gusto, e lei dietro, con la mano tesa nel tentativo di spettinare il ciuffo al ragazzo.

Istintivamente, sia Brian che Emma sorrisero, a quella scena, rallegrandosi della bella amicizia che stava nascendo tra i due ragazzi. E pazienza se non sarebbe mai diventata niente di più, si disse Brian. Lexi gli piaceva ed era felice che Baylee l’avesse scelta come amica.

I ragazzi arrivarono in salotto e Baylee salutò Emma, leggermente in imbarazzo nel ritrovarsi un’insegnante in salotto che chiacchierava con suo padre. Miss Williams gli piaceva e sapeva che, frequentando Lexi, avrebbe dovuto scendere a patti con il fatto di averla intorno. Non gli dispiaceva, doveva soltanto abituarsi all’idea.

Fortunatamente, Lexi andò in suo aiuto, dichiarando, entusiasta “Grazie per averci permesso di usare il suo studio, Signor Littrell. È veramente fantastico”.

“Figurati” replicò Brian, sorridendole. “Sono felice che ti piaccia. Ovviamente, puoi tornare quando vuoi e, a proposito, basta con questo Signor Littrell. Sono solo Brian. Se sono riuscito a convincere Emma, forse posso farcela anche con te”.

Lexi lanciò a Emma un’occhiata sorpresa, ma poi si affrettò ad annuire.

“Oh, certo. Nessun problema...Brian”.

Lui le sorrise e Baylee si lasciò sfuggire una risatina.

A quel punto, lasciandosi trasportare da un’idea che gli era venuta all’improvviso, spinto molto più dalla necessità di continuare a parlare con Emma che dalla semplice voglia di essere un buon padrone di casa, Brian propose, di getto “Cosa ne dite di fermarvi a cena, signorine? Possiamo ordinare la pizza”.

Emma aprì la bocca per ribattere, presa in contropiede da quella proposta così inaspettata, ma Baylee non gliene diede il tempo e si intromise nel discorso, supplicandola “Oh, la prego Miss Williams, dica di sì. Mi piacerebbe se Lexi si fermasse a cena”.

Sentendosi gli occhi di tutti addosso, Emma abbassò lo sguardo e si lasciò sfuggire un sospiro rassegnato. Quando rialzò gli occhi, però, Brian notò che stava sorridendo.

“D’accordo,” acconsentì “ma a una condizione”.

“Quale?” chiesero Baylee, Lexi e Brian, in coro.

Trattenendo a stento una risata, nel vedere le loro facce speranzose, Emma curvò gli angoli delle labbra in un sorrisetto furbo e rispose “Fuori da scuola, niente Miss Williams. Se tu puoi essere Brian, io voglio essere Emma, così magari non mi sentirò una vecchia zitella prossima alla pensione”.

  
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