Anime & Manga > Lupin III
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Autore: jarmione    28/02/2022    2 recensioni
Dopo anni di inattività, Lupin torna in azione ed il suo obbiettivo è la Bilancia della morte.
Questa bilancia sconvolgerà il gruppo di Lupin e persino Anika, la quale vedrà il suo mondo sgretolarsi.
Riusciranno a risolvere questo nuovo enigma?
O tutti crolleranno nel tentativo?
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Yuki si era rivelato un bambino straordinario.

Era davvero molto intelligente e più maturo rispetto ai bambini della sua età, pur conservando una fervida immaginazione.

Lupin aveva tentato per tutto il viaggio di estrapolare a suo modo le informazioni ma Yuki non sembrava cascarci.

Da una parte era deluso, ma dall’altra era molto colpito.

Anika aveva fatto davvero un ottimo lavoro e Lupin non poteva essere più orgoglioso di lei.

La sua amata nipotina aveva sempre spiccato per la sua intelligenza e Yuki era la sua copia esatta, sia di carattere che di intelligenza.

Vedere il piccolo Yuki era un salto indietro nel passato, quando Lupin e Anika erano soli e lei si avvinghiava al suo collo sorridendo e stringendolo forte a se.

Quei tempi erano passati, Anika era cresciuta e si era pian piano allontanata.

Lupin si maledisse, sapeva che la colpa era soltanto sua.

Se non li avesse coinvolti in quella dannata sfida, forse non sarebbero usciti certi segreti e forse Jigen non l’avrebbe abbandonata.

Anika era fredda, distaccata e non era per nulla sicuro che li perdonasse.

Poi, come se non bastasse, Lupin l’aveva persino rapita e portata via, sequestrandole il cellulare che conservava gelosamente.

Mentre era fermo ad un semaforo, lo prese e fece illuminare lo schermo.

Non sapeva il codice di sblocco e nemmeno voleva saperlo, gli bastava vedere se aveva qualche notifica particolare, ma nulla.

Neanche un messaggio da qualcuno, uomo o donna che fosse.

Che Anika non avesse davvero nessuno oltre al piccolo Yuki?

C’era solo un modo per scoprirlo.

 

*****

 

Sdraiato, obbligatoriamente, sul divanetto del suo ufficio, Zenigata osservava il soffitto cercando una risposta a tutte le sue domande.

Era ancora pieno di dubbi e non riusciva proprio ad uscire da quel loop in cui si era cacciato.

Prese il cellulare e lo osservò.

Non un messaggio, non una chiamata.

Lui era stato troppo preso a pattugliare il confine e non aveva scritto nulla e, anche avesse potuto, non lo avrebbe comunque fatto perché aveva paura di compromettere Anika.

Anche se Jigen l’aveva affidata a lui, non era certo che fosse a conoscenza di quanto accaduto dopo tra loro.

Si frugò nella tasca e prese la fotografia della sua amata insieme a Yuki.

Era bellissima e ancora si domandava come avesse fatto ad innamorarsi di lui.

Non poteva essere una copertura o un modo per vendicarsi e c’erano tanti segnali che gli facevano capire che tutto ciò che era accaduto era vero.

Il legame che si era creato, la stabilità, il fatto che entrambi si erano presi cura l’uno dell’altro senza indugio e che lei lo aveva sempre sostenuto indistintamente.

E poi lui, nel suo piccolo e nonostante il carattere chiuso, era totalmente e incondizionatamente innamorato di lei.

Rimise la foto in tasca ed estrasse dall’altra un piccolo cofanetto.

Conteneva un anello d’oro con un piccolo diamante sopra.

Lo guardò e il suo cuore cominciò a battere molto forte.

No, Anika non lo aveva tradito, altrimenti il suo cuore non sarebbe così emozionato all’idea di vedere quell’anello e immaginarlo al dito della donna che ama.

Se Anika non si era fatta sentire fino a quel momento c’erano solo due spiegazioni, una più plausibile dell’altra.

O Lupin glielo stava impedendo, oppure lei non voleva far scoprire quello che c’era fra di loro.

Sapeva che Anika se la sarebbe cavata senza problemi, anche se era davvero preoccupato, ma Yuki…

Era così piccolo, indifeso ed anche se spiccava di intelligenza non voleva che gli accadesse nulla.

Per fortuna aveva piena fiducia in Anika e sapeva che lei lo avrebbe protetto sempre.

All’improvviso il suo cellulare squillò, facendolo sobbalzare e a momenti gli cadeva di mano l’anello.

Riuscì ad evitare la catastrofe e lo rimise immediatamente in tasca, prendendo il cellulare e rispondendo.

“Ispettore, deve venire subito al confine” era la voce di Yata “Si tratta di Yuki”

Zenigata sentì il suo cuore mancare un battito.

 

POCO PRIMA

 

Lupin, tenendo Yuki per mano, si stava avviando lungo le strade secondarie che portavano in città.

Yuki saltellava e sembrava non capire cosa stesse in realtà accadendo intorno a lui e del fatto che non avrebbe visto la madre per un po’ di tempo.

Appena raggiunse il posto di blocco, si tenne in disparte.

Yuki guardava i poliziotti da lontano con uno strano sguardo misto fra l’interrogativo e il meravigliato.

Anika non era mai stata amante folle della polizia, tanto che cercava di evitarli il più possibile, strano che Yuki li guardasse con tanta ammirazione...a meno che…

“Yata!” esclamò il piccolino facendo prendere uno spavento a Lupin, che temeva di essere scoperto e accusato di altri reati non commessi.

Yuki conosceva Yata?

I tasselli del puzzle iniziavano lentamente a prendere forma, dando vita ad un quadro che Lupin avrebbe preferito non conoscere.

“Lo conosci?” domandò il ladro, cercando di non far trasparire le sue emozioni.

Yuki annuì “E’ amico della mamma”

Lupin rabbrividì -Oh, Anika, perché fai questo al tuo povero zietto?-

Sospirò e si inginocchiò all’altezza del bambino, porgendogli il cellulare di Anika.

“Ascoltami bene, adesso andrai da Yata e ti porterà dal tuo papà” sentendo questo, Yuki sgranò gli occhi e sorrise felice “E quando sei con lui dagli questo”

Yuki lo guardò “E’ della mamma”

“Esatto, la mamma desidera farlo avere al papà e tu glielo darai, va bene?” Yuki annuì e Lupin gli accarezzò i capelli “Bravo piccolino” poi gli sussurrò qualcosa all’orecchio “Ora va, ci rivedremo presto”

Yuki annuì “Posso vedere la mamma?”

“Se farai quello che ti ho chiesto, ti prometto che la rivedrai presto”

 

*****

 

Zenigata raggiunse il confine nel giro di poco tempo.

Nonostante sentisse ancora le gambe doloranti e più volte aveva rischiato di inciampare, non voleva fare tardi.

Appena giunto sul posto, vide Yata che intratteneva il piccolo Yuki e gli altri poliziotti che si erano rilassati un poco vedendo che il bambino stava bene.

“Y-Yuki” Gli occhi di Zenigata si riempirono di lacrime di gioia.

Vedere il suo bambino sano e salvo gli dava una piccola speranza su Anika.

Yuki si voltò e, non appena lo vide, lasciò Yata e gli corse incontro, fiondandosi fra le sue braccia e stringendosi forte a lui.

“Papà!”

Zenigata lo tenne stretto a sé e lo osservò da cima a fondo per assicurarsi che non avesse ferite e che stesse bene.

Sembrava tutto a posto e questo lo tranquillizzò un poco.

“Pensavo di non rivederti più” confessò Zenigata, rivolgendogli un grande sorriso “Dove è la mamma?”

Yuki continuava a sorridere, evidentemente ignaro del perché tutti quei poliziotti fossero preoccupati e appostati al confine.

“Mamma viene dopo” disse Yuki tranquillamente, porgendo al padre il cellulare della donna “Devo darti questo”

Zenigata si sentì sprofondare.

Perché gli stava ridando il cellulare della madre? E perché era tornato solo Yuki?

Il pensiero che Anika lo aveva abbandonato era riemerso e con quel gesto da parte del bambino si era persino convinto che fosse vero.

Stava rimandando indietro il bambino per non avere incomodi.

“C-chi ti ha portato qui?” domandò.

“Lupin” rispose “Mi ha portato con una macchina tutta gialla” indicò verso il vicolo da cui era giunto ma, ovviamente, era vuoto.

Zenigata non ascoltò oltre e corse verso il vicolo seguito immediatamente da Yata, che si premurò di tranquillizzare Yuki.

Zenigata percorse l’intero vicolo, fino a raggiungere la fine della città, ma di Lupin neanche una traccia.

Non poteva aspettarsi diversamente.

“Ispettore!” Yata lo raggiunse.

“Lupin...me la pagherà cara”

Yata non sapeva cosa rispondere.

Zenigata era combattuto tra Lupin e la sua famiglia ed ora che la sua stabilità stava vacillando on era in grado di ragionare coerentemente.

Era troppo coinvolto e non voleva abbandonare il caso.

“Ispettore, guardi” Yata indicò il cellulare di Anika, che si era illuminato.

L’ispettore lo teneva stretto fra le mani, per paura di perdere l’ultimo collegamento con la sua amata Anika, senza badare a quello che stava accadendo.

Si decise ad osservarlo e vide che c’era una notifica.

Un messaggio da uno sconosciuto.

Zenigata lo sbloccò, conosceva bene il codice visto che era la data di nascita di Yuki, andando subito sotto i messaggi e leggendo il contenuto.

Se non era per il fatto che su quel telefono erano conservate le migliori foto del suo bambino, Zenigata lo stava per scaraventare a terra in preda alla rabbia.

“Che cosa dice?” domandò Yata, che voleva essere di aiuto, ma l’ispettore non rispose.

“Devo andare da mio figlio” disse Zenigata “Stasera presentati a casa mia alle dieci in punto e guai a te se osi mancare”

Yata annuì, promettendo di non disobbedire agli ordini.

 

*****

 

Anika aprì lentamente gli occhi.

La testa le girava e si sentiva come se avesse i sintomi di una sbornia presa la sera precedente a chissà quale festa.

Un odore pungente di muffa penetrò nel suo naso e le attanagliò lo stomaco facendole venire la nausea.

Realizzò di essere ancora nella cascina, ma non fece fatica a mettere a fuoco l’ambiente.

Nel sua mente un solo pensiero.

“Y-Yuki…”

Subito due forti braccia l’aiutarono a mettersi seduta e con loro un forte odore di sigaretta appena fumata.

“Va tutto bene” era la voce di Jigen.

Anika tentò di mettersi seduta, riuscendo finalmente a mettere a fuoco l’ambiente circostante.

“Che è successo?” domandò “Dove è Yuki?”

Jigen si sedette accanto a lei “Sei svenuta, ma per fortuna ti sei ripresa subito” disse “Yuki sta bene, Lupin lo ha portato in città”

Anika tentò di alzarsi “No...non doveva”

Jigen non capì “Perché non avrebbe dovuto?” domandò “La posta in gioco è troppo alta e il tuo bambino non deve pagare qualcosa in cui non c’entra”

Anika non riuscì a dire altro.

Come poteva dire a Jigen che pure il padre del bambino era coinvolto?

Rimase zitta e lasciò che il pistolero le porgesse dell’acqua e l’aiutasse ad alzarsi.

La testa le girava, ma per fortuna era un giramento sopportabile.

“Portami in città” disse Anika “Portami a casa”

Jigen scosse la testa “Mi dispiace, non posso” e senza perdere ulteriore tempo, decise che era giunto il momento di far sapere ad Anika il motivo per cui Lupin era preoccupato e aveva deciso di riportare Yuki a casa.

Le disse della bilancia e di quello che era scaturito da essa e che Lupin aveva paura per la vita di Anika oltre che per la propria.

Yuki non c’entrava nulla e non voleva che venisse coinvolto in caso di sparatorie.

Anika sbiancò e sgranò gli occhi dal terrore, avvicinandosi alla bilancia e volendola provare lei stessa.

Come poteva Zenigata essere coinvolto?

Scrisse il nome di Lupin sul piattino e la bilancia lo fece spuntare fuori nel piattino opposto

 

Arsenio Lupin III

Zenigata

 

Si portò le mani alla bocca a soffocare un grido.

No...non era possibile.

“La cosa che mi fa più rabbia…” disse Jigen alle sue spalle “...è che quando ti ho lasciata volevo solo salvarti da me, ma ora vedo che l’uomo a cui ti avevo affidato non è decisamente un uomo di cui fidarsi” strinse i pugni “Sei stata in pericolo ed io ho pensato solo a me stesso”

Anika non ebbe la forza di rispondere, non subito.

Il suo sguardo fu attirato da un mucchietto di bigliettini posti in un angolo, erano tutte le prove che aveva fatto Lupin con la bilancia prima di mettere il suo nome.

Anika li osservò uno ad uno, c’era qualcosa che la attirava ma allo stesso tempo non capiva bene cosa fosse.

Alla fine, mettendoli tutti divisi come pezzi di un puzzle, notò un particolare.

“Jigen, guarda” la ragazza indicò i foglietti ed il pistolero si chinò a guardare “Hai visto?”

Il pistolero guardò attentamente

“Non è completo” precisò Anika, mostrando un foglietto e mettendolo a confronto con quello di Lupin.

I nomi apparsi sugli altri foglietti erano composti sia dal nome che dal cognome, mentre quello relativo a Lupin era composto dal solo cognome.

Jigen sgranò gli occhi “E’ vero!” esclamò “Questo significa che non è l’ispettore che ucciderà Lupin”

“Però il cognome è quello” Anika non sapeva cosa pensare.

Se fosse uscito un nome ben distinto avrebbero avuto più chance di arrivare alla soluzione.

Per un attimo Anika venne presa dal pensiero che si trattasse di Yuki, ma non essendoci il suo nome non era di certo lui che avrebbe portato la morte a Lupin.

“Che cosa significa?” domandò la ragazza, non ricevendo alcuna risposta da parte di Jigen il quale, distratto da altro, non l’aveva ascoltata.

Sembrava essere in ascolto.

“Jigen?”
Lui la zittì e ascoltò di nuovo.

Un fischio lontano giunse al suo orecchio e, con prontezza di riflessi, prese Anika per un braccio e la trascinò fuori dalla cascina, portando con sé anche la bilancia.

Appena furono abbastanza lontani, la cascina venne colpita da un missile comandato a distanza ed esplose in un gran boato.

L’onda d’urto li scaraventò a terra ma, a parte qualche graffio, nessuno dei due rimase ferito.

“Anika!” Jigen subito si preoccupò ma lei gli fece cenno di non preoccuparsi.

Si rimisero in piedi e solo in quel momento si accorsero di essere stati circondati da una decina di uomini, i cui volti e occhi erano coperti da una muta scura e dei visori.

Imbracciavano delle armi e le puntavano tutte verso di loro.

Anika e Jigen si misero schiena contro schiena e rimase immobili per capire come muoversi.

Osservando il cielo, Jigen notò che stava arrivando un elicottero, ma era lontano e vedendo che gli uomini non facevano una piega significava che era dalla loro parte.

La situazione era difficile e non sapeva come agire da solo in quanto, qualunque cosa pensava, Anika sarebbe stata coinvolta.

Non aveva scelta.

“Ricordi ancora come si fa?” domandò e Anika annuì.

Come avrebbe potuto dimenticarsi?

Con questa conferma, Jigen si mosse a velocità elevata ed insieme ad Anika iniziarono una sparatoria scambiandosi l’arma ad ogni colpo.

Jigen sparava e poi passava la pistola ad Anika, abbassandosi per evitare colpi e continuando a muoversi.

Stessa cosa fece Anika, dimostrando a Jigen che non aveva perso la sua abilità.

Con questo metodo riuscirono a mandare giù cinque uomini, ma alla finirono i colpi e non ebbero il tempo di ricaricare.

“Smettetela di fare resistenza” disse uno degli uomini rimasti in piedi “Dateci la bilancia e forse vi risparmieremo”

“Non mi piace quel forse” borbottò Anika

“Dateci la bilancia!” ordinò di nuovo, mentre l’elicottero giunse sopra le loro teste.

Sia Anika che Jigen confermarono mentalmente che si trattava di un elicottero venuto per aiutare gli uomini e si prepararono al peggio.

Un peggio, che, però, non giunse.

Udirono un sibilo nell’aria ed un rumore simile ad una lama.

All’improvviso, gli uomini che erano rimasti in piedi caddero uno ad uno per terra, circondati da pozze di sangue.

Dietro di loro, con il kimono svolazzante a causa dell’elicottero, vi era Goemon.

“Finalmente ho usato la mia spada per difendere”

“Goemon!” esclamò Jigen, sorpreso di vederlo lì.

“Ehi, voi laggiù!” fu la voce che provenne dall’alto.

Alla guida dell’elicottero c’era Fujiko “Forza sbrigatevi!” e mandò giù una scaletta per aiutarli a salire.

Jigen fece andare avanti Anika che, senza perdere tempo, si aggrappò alla scaletta ed iniziò a salire.

Il pistolero, dietro di lei, si fermò un attimo a guardare Goemon.

“Che cosa ci fai qui?”

“Non sono venuto di certo per te” tagliò corto il samurai, obbligandolo a salire e andandogli poi dietro.

Una volta nell’elicottero chiusero il portellone e se ne andarono da lì, lasciandosi alle spalle la cascina fumante e il pensiero su Lupin che non era ancora tornato e di Yuki che era andato con lui.

  
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