Capitolo nove
Hunith
osservò Merlyn saltare sulle spalle di Gwaine, usandolo a mo’ di cavallo, in
una mano teneva un bastone di legno; dall’altra parte sulle spalle di Parsifal
si prestava un divertito Lancelot. Alla donna sembrava di vedere quattro
bambini giocare a fare i cavalieri.
Balinor
socchiuse gli occhi, osservando attentamente dove le mani di Gwaine si
posassero, gli bastava già vederla baciare Arthur ogni Santa mattina.
I due
avevano ufficializzato il corteggiamento, Arthur aveva avuto anche la faccia
tosta di chiedere la sua benedizione, come se non avesse già fatto tutto da
solo. Balinor era stato costretto a dargliela, Hunith non glielo avrebbe
perdonato se si fosse rifiutato. Merlyn d’altro canto sapeva scegliere le sue
compagnie, la donna si fidava ciecamente di ogni sua decisione.
«La gente
sta iniziando a parlare, Hunith.» la voce stridula ed altamente fastidiosa
della signora Imogen – la madre di Ranulf, Petronilla e Bertrada – interruppe
quello che era un piacevole silenzio riempito dalle risate dei giovani
giocherelloni. Balinor voleva strozzarla, il più delle volte, i suoi figli
erano una piaga per l’umanità e non facevano altro che parlare male della sua
adorata Merlyn.
Hunith
alzò lo sguardo dal vestito che stava cucendo, aveva scelto della stoffa verde
che costava poco, ma di buona qualità «La gente parla sempre, Imogen.» rispose
con un sorriso, per niente disturbata dalla sua arroganza, ormai dopo tutti
quegli anni ci aveva fatto l’abitudine. Imogen era la pettegola del villaggio,
sapeva gli affari di tutti e li diffondeva di casa in casa, era riuscita
addirittura ad esasperare il buon Matthew.
«Di tua
figlia, come al solito.» sbuffò la donna che aveva ben perso il conto di quante
volte avesse sparlato di Merlyn.
Balinor
si alzò in piedi, sovrastando la pettegola, non avrebbe di certo permesso a
quella vipera di buttare fango sulla sua bambina. Imogen fece un passo
indietro, spaventata da quell’uomo.
Hunith si
alzò a sua volta, posò una mano sul braccio dell’amato «Cos’ha combinato,
secondo te, questa volta?» le domandò leggermente esasperata, lei certamente
non andava a lamentarsi da lei ogniqualvolta uno dei suoi figli le recavano
disturbo.
Imogen
sbuffò infastidita «La tua ragazza è una vera scostumata, parte e scompare per
un anno, torna con cinque uomini e amoreggia con uno di loro, senza esserne
maritata.» spiegò il problema, anche se il problema i due genitori non lo
vedevano.
«Ma come,
non amoreggiavate anche tu e Milo prima di maritarvi?» domandò fintamente
confusa la donna, con tanto di mano posata sulla fronte come se cercasse di
ricordare «E se non sbaglio ieri ho visto Bertrada baciarsi con Osbert.»
aggiunse facendo sbiancare Imogen, la quale non aveva nessuna idea che la sua
adorata figliola si frequentasse con il figlio del falegname. Si coprì la bocca
inorridita, la sua Bertrada doveva sposare qualcuno di più ricco o come minimo
più avvenente, come uno degli amici di Merlyn.
Senza
nemmeno rispondere Imogen marciò via, diretta verso la figlia che stava
raccogliendo il tritico. Da lì a pochi secondi sia Hunith che i ragazzi che
stavano ancora giocando a fare i cavalieri sentirono la donna urlare a Bertrada
mentre la tirava per un orecchio fuori dal campo, seguite da Petronilla.
Balinor vide Osbert sbiancare, capendo che la loro relazione clandestina era
stata messa allo scoperto. Il ragazzo lascò cadere a terra l’ascia e se la
diede a gambe nel bosco, lasciandosi alle spalle il padre che gli intimava di
tornare indietro.
Hunith
sorrise soddisfatta, non le piaceva parlare degli affari altrui, ma quando ci
voleva non poteva farci nulla «Così impara.» sussurrò sorridendo complice al
compagno.
Balinor
la guardò con occhi adoranti, non poteva credere di aver incontrato una donna
del genere, così intelligente e gentile, e di aver messo al mondo una figlia
come Merlyn. Era veramente l’uomo più fortunato del mondo.
«Non
credi che Arthur dovrebbe veramente chiederle di sposarla?» domandò la donna,
ora un po’ più preoccupata «Insomma, se le sue intenzioni fossero serie non
dovrebbero esserci problemi.» aggiunse torturandosi le mani. Non stava cedendo
alle cattiverie di Imogen, solamente non voleva che Merlyn soffrisse ancora a
causa di quelle male lingue, poteva ricordare vividamente ogni volta che sua
figlia era tornata a casa con gli occhi piene di lacrime perché i suoi coetanei
l’avevano presa in giro.
L’uomo
scosse la testa «Non c’è bisogno di afferrarli, sono ancora troppo giovani.»
disse ben sapendo che non era la realtà. Se magari nei villaggi più rurali i
matrimoni si festeggiavano ad una giovane età, nelle città molte fanciulle non
si maritavano prima delle ventuno estati, e lui che era cresciuto a Camelot
sapeva perfettamente di cosa stesse parlando.
Hunith annuì, lasciando cadere la conversazione, nessuno
dei due si sarebbe intromesso nella relazione di Merlyn e Arthur.
Arthur
posizionò la candela al centro del tavolo, aveva invitato Merlyn a cena da lui,
senza pensare che effettivamente le avrebbe dovuto preparare la cena. In tutta
la sua vita non aveva mai dovuto preoccuparsi di cucinare e fino a qualche
giorno fa Hunith lo aveva come ospite perenne nella sua dimora per i pasti.
Guardò il
pollo spennato che Lancelot gli aveva procurato, lo aveva comprato al mercato a
Engerd. Non aveva la minima idea di cosa dovesse fare. Lo toccò sentendone la
freddezza e la viscosità, non poteva credere che la cuoca di palazzo toccasse
quella roba ogni giorno a mani nude.
Il Sole
stava tramontando, aveva poco tempo per litigare con un pollo. Si infilò la
giacca e andò a passo svelto a bussare a casa di Lancelot, ma non sembrava
esserci nessuno. Sbuffò spazientito e andò a bussare a quella di Gwaine e
Parsifal.
Ad
aprirgli ci pensò Gwaine, tra le mani un boccale pieno di birra «Hey,
principessa!» lo salutò tirandolo praticamente dentro casa, all’interno c’erano
Parsifal e Lancelot «A cosa dobbiamo la visita? Credevo che questa sera avresti
preparato la cena per la nostra cara Merlyn.» disse senza alcuna malizia o
cattiveria nella voce.
Dopo la
loro avventura nel labirinto di Gedref i due erano tornati a casa mano nella
mano e nonostante avessero provato a tenere la loro relazione un segreto era
molto difficile con degli amici impiccioni come loro. Arthur aveva deciso di
parlare in privato con Gwaine, spiegargli come si sentiva e promettendogli che
se lui non fosse stato d’accordo avrebbe lasciato Merlyn. Il castano era invece
rimasto entusiasta all’idea che i suoi amici si fossero finalmente dichiarati,
rassicurandolo che ormai vedeva Merlyn solo come una sorella minore.
Erano
ormai passati due mesi da quel giorno e nel corso delle settimane non era
cambiato poi tanto tra di loro, continuavano a battibeccare, si cacciavano nei
guai, l’unica differenza era che adesso si scambiavano qualche bacio o si
tenevano per mano. Arthur non si era mai sentito così innamorato prima di quel
momento, aveva voluto bene a Gwen, ma non era paragonabile a quello che provava
per Merlyn.
«Non so
come cucinare il pollo.» ammise senza troppi giri di parole, non c’era tempo
per perdersi in chiacchiere. La ragazza avrebbe bussato alla sua porta molto
presto.
Parsifal
trattenne una risata, chiedendosi come un uomo fatto e finito non sapesse
cucinare la carne più semplice che c’era. Perfino Gwaine ne rimase sorpreso,
non poté fare a meno di chiedersi che vita conducesse Arthur prima di finire
nell’arena.
Lancelot
si alzò dalla seggiola, poteva perfettamente comprendere che il Principe Arthur
Pendragon non sapesse come prepararsi la cena, perennemente circondato da
servitori «Ti aiuterò io.» dichiarò per venire letteralmente braccato da
Gwaine, il quale aveva posato il suo boccale pur di non fargli fare un altro
passo.
«No, no,
no.» disse muovendo l’indice a destra e sinistra «Arthur, qua hai un’occasione
imperdibile, ascoltami: cucinate insieme!» esordì con gli occhi che brillavano
dall’emozione «Cucinate, si crea un’atmosfera romantica, tu ti metti dietro di
lei mentre ti spiega come cucinare il pollo, le baci il collo e BAM! È
perdutamente tua e dimenticherete la cena per fare cose molto più
piacevoli ed interessanti.» spiegò cercando tra i suoi amici il consenso per
quell’idea, ma nessuno dei tre sembrava comprendere il suo genio.
Arthur
gli regalò un pugno, forte, sulla testa «Idiota, non sto cercando di
toglierle la sua virtù!» esclamò offeso che si potesse pensare di lui in quel
modo, era un nobile, sia di titolo che di animo. Non avrebbe mai portato Merlyn
sulla strada del Diavolo per appagare i suoi desideri fisici. Si fermò a
pensare se la differenza di religione potesse comportare un problema tra di
loro, il principe era stato cresciuto credendo a un Dio unico, frequentando la
chiesa di Camelot, mentre la fanciulla era appartenente all’Antica Religione. A
lui non creava nessun turbamento, non era mai stato particolarmente credente, mentre
alcuni dei suoi cavalieri partivano alla carica invocando il nome di Dio,
Arthur combatteva nel nome dei cittadini di Camelot.
Lancelot
trattenne una risata «Non ha tutti i torti.» disse mettendosi tra i due
«Ovviamente non sull’ultima parte, quella è da evitare se non vuoi che Balinor
ti dia alle fiamme, ma cucinare insieme potrebbe essere una buona idea.» si
spiegò meglio notando lo sguardo scandalizzato del principe.
«Non
voglio fare la figura di un incapace.» borbottò Arthur per niente entusiasta di
mostrare alla donna amata di non essere capace di fare qualcosa.
Parsifal
questa volta rise «Oh, andiamo Arthur, come se già non lo sapesse.» gli fece
notare ricordandogli che ormai si conoscevano da molto tempo e che certamente
Merlyn non lo aveva mai visto cucinare nulla.
«Su su,
adesso vai a casa e aspetta la tua maga–amata!» Gwaine come lo aveva tirato
dentro la casa lo spinse fuori.
Arthur sospirò pesantemente, che amici inutili che
si era trovato.
«Andiamo,
Will, non tenterà alla mia virtù.» rise Merlyn mentre si guardava al piccolo
specchio, cercava di sistemarsi i capelli che non sembravano aver voglia di
rimanere rinchiusi in ordine nella lunga treccia che sua madre si era offerta
di farle in occasione dell’appuntamento.
Aveva
indossato il suo abito migliore, l’unico senza toppe a coprire gli strappi.
Glielo aveva confezionato la madre con della stoffa regalata dal padre. Era blu
scuro, Hunith lo aveva decorato come meglio poteva con dei ricami in argento,
Merlyn se ne era innamorata seduta stante. Era molto elegante, qualcosa che non
avrebbe mai potuto indossare per la vita di tutti i giorni, ma la donna aveva
ben pensato di farle qualcosa di speciale.
Will
arricciò il naso, decisamente scettico «Be’, è difficile resisterti se ti
agghindi così.» rispose indicandole la scollatura quadrata che metteva in bella
mostra le sue parti femminili. Il ragazzo non l’aveva mai vista così bella, ma
Merlyn durante la sua permanenza nell’arena aveva avuto più abiti di quel tipo,
quindi era sicura che Arthur non sarebbe rimasto per niente sorpreso nel
vederla così. L’aveva vista con della paglia tra i capelli, con dei pantaloni e
anche completamente sporca di fango, Merlyn non aveva paura di mostrarsi il
qualsiasi situazione.
Merlyn
gli fece volare dritto sulla faccia la pezza con cui la madre puliva il secchio
da mungitura, l’odore di latte ancora presente e sgradevole.
«Non mi
sto agghindando.» disse pizzicandosi leggermente le guance per darle un po’ di
rossore, aveva visto Evelune farlo più volte prima di imboscarsi con qualche
ragazzo.
«Certo, è
io sono innamorato di Ranful.» sbuffò il castano tirandole la treccia,
distogliendola dal riflesso sullo specchio. Non aveva mai visto l’amica
comportarsi in quel modo, nemmeno quando aveva avuto quell’assurda cotta per un
uomo di passaggio che aveva cercato riparo ad Ealdor per un paio di settimane.
Will doveva ammettere che almeno quella volta il candidato al suo cuore era
molto più bello, il viandante aveva una fila di denti gialli e storti, ma Will
si ricordò che Merlyn si innamorava delle anime, non dell’aspetto.
Il
ragazzo aveva osservato a lungo quei quattro stranieri, erano così diversi
l’uno dall’altro che si chiedeva come facessero ad andare d’accordo. Se poi
avesse dovuto scegliere uno di loro per la sua migliore amica si sarebbe
gettato su Lancelot, l’unico che sembrava avere veramente la testa sulle
spalle. Non odiava Arthur, per carità, gli era completamente indifferente, ma
lo aveva visto spesso guardare l’orizzonte, come se pensasse di scomparire
nella notte e tornare alla sua vera casa.
Se quel
biondo si fosse anche solo azzardato a mettere piede fuori da Ealdor con
l’intenzione di abbandonare Merlyn lo avrebbe seguito solo per dargli un bel
pugno dritto sul naso, con la speranza di romperglielo.
Merlyn
era chiaramente e perdutamente innamorata, Will non poteva più nemmeno sperare
di attirare la sua attenzione.
«Dio,
Will, Ranful no!» rise la ragazza mentre afferrava il mantello, era pronta per
uscire. Fortunatamente gli abitanti di Ealdor erano già rinchiusi nelle loro
case a cenare, quindi nessuno si sarebbe accorto del suo piccolo viaggio in
casa di Arthur. Due giovani innamorati in una casa da soli, che scandalo!
«Così mi
ferisci, Merls, io ero pronto a dichiarargli il mio amore e tu ora hai seminato
il seme del dubbio nel mio cuore!» il ragazzo si porto le mani sul cuore,
l’espressione tremendamente offesa, come se Merlyn avesse insultato la persona
che aveva più cara al mondo.
La maga fece
scivolare la sedia da sotto l’amico, facendolo finire con il sedere a terra.
Con un altro movimento della mano incantò le fiamme del camino per girare
intorno al ragazzo «Ma no, Will, vedo quanto arde il tuo amore per lui.»
disse sorridendo divertita. Le era mancato molto Will, quei mesi lontana da
casa, senza il suo migliore amico, erano stati sopportabili solamente grazie a
Gwaine e Lancelot, i primi che l’avevano fatta sentire a casa.
Fece
tornare le fiamme al loro posto, per poco Will non prendeva fuoco «Quante volte
Hunith ti ha detto di non giocare con il fuoco?» la richiamò Will che stava
spegnendo un piccolo focolaio sulla manica della sua tunica.
Merlyn mise su un’espressione angelica e senza che Will
potesse farle una ramanzina degna di sua madre uscì di casa, diretta da Artuhr.
Il
principe di Camelot doveva aver veramente perso la testa. Quando era stato
catturato, molti mesi prima, con sé non aveva nulla di valore ad eccezione di
un piccolo oggetto che teneva in una piccola tasca nascosta nella sua giacca
migliore. Fortunatamente non gliela avevano sequestrata, le guardie avevano
controllato solamente se avesse delle armi addosso o delle monete.
Guardò il
piccolo anello che aveva costudito con gelosia per tutta la sua vita. L’anello
di sua madre, la regina Ygraine. Era fine, un cerchio d’oro con un rubino
incastonato al centro. Non era particolarmente sfarzoso, niente in confronto a
quelli delle altre regine, ma Gaius gli aveva raccontato spesso di come sua
madre fosse una donna semplice, una regina che aveva più a cuore il benessere
dei suoi sudditi che indossare gioielli e vestiti di lusso.
Si era
promesso che avrebbe donato quell’anello solamente alla donna che amava con
tutto il cuore, l’unica che avrebbe potuto avere l’onore di indossare un
oggetto così importante. Non aveva mai pensato di darlo in dono a Gwen, il loro
amore era stato breve e per niente intenso, giusto fievoli baci scambiati
dietro colonne e scampagnate di pochi minuti al di fuori delle mura di Camelot.
No,
Arthur non poteva nemmeno mettere in comparazione Merlyn con Gwen. Lei era
molto di più, era unica. Ed era una maga, Arthur non si sarebbe mai immaginato
che un giorno si sarebbe follemente perso per quello che suo padre aveva
insegnato a odiare.
Si rigirò
l’anello tra le mani, se avesse chiesto a Merlyn di sposarlo non sarebbe più
potuto tornare a Camelot. Sposare Merlyn significava rinunciare a qualsiasi
diritto al trono e qualsiasi possibilità di tornare alla vita agiata che aveva
vissuto fino alla sua cattura.
Sposare
Merlyn era la cosa giusta.
Per poco
non fece cadere a terra l’anello quando sentì bussare alla porta. Si affrettò a
nasconderlo nella tasca dei pantaloni, pronto ad essere tirato fuori nel
momento giusto. Dio, Arthur si sentì uno stupido, ovviamente prima doveva
chiedere il permesso a Balinor e Hunith! Sapeva come funzionava tra le persone
comuni, quelle che non avevano un padre che gli lanciasse qualsiasi principessa
tra le braccia e prendesse tutte le decisioni senza renderlo partecipe.
Aprì la
porta e rimase piacevolmente sorpreso dal vedere Hunith e Balinor, tra le mani
la donna teneva del pane fresco, l’odore riempì immediatamente la sua piccola
abitazione.
«Siamo
appena stati al forno, ho pensato di portarti qualcosa da accompagnare con le
verdure e il pollo.» sorrise la donna, ben sapendo che il ragazzo era
completamente sprovvisto di pane «Merlyn si sta ancora preparando, arriverà tra
un po’.» rise ripensando all’agitazione della figlia per il suo vero e primo
appuntamento ufficiale, solamente loro due, senza nessun’altro nei paraggi a
prendersi gioco di loro.
Arthur
sorrise a sua volta «Grazie mille, Hunith, voi siete un angelo.» usò la sua
voce da principe, come se Hunith le avesse offerto Ealdor per estendere Camelot
«Già che siete qui vorrei chiedervi una cosa…» aggiunse prima che potessero
andarsene.
Balinor
inarcò un sopracciglio, non era mai niente di buono quando quel moccioso doveva
chiedere qualcosa. Aveva ucciso un altro unicorno? Aveva provocato un griffone?
Era andato a punzecchiare un Anfac? Dei, voleva strozzarlo.
La donna
gli sorrise incoraggiante, dal nervosismo poteva solo immaginare di cosa si
trattasse.
«Ecco…»
Arthur si grattò la nuca, completamente in imbarazzo. Come si chiedeva la mano
di una fanciulla? Soprattutto, come si chiedeva la mano di una fanciulla al
padre che non vedeva l’ora di farlo fuori?
«Per me
va bene.» lo tolse dall’imbarazzo Hunith regalandogli un dolce sorriso materno,
Arthur si chiese se anche sua madre sarebbe stata d’accordo.
Balinor prese
un profondo respiro «Anche per me, ma se provi anche solo a farle versare una
lacrima tu sei morto.» lo minacciò. Il ruolo di padre gli si addiceva,
si sentiva quasi una persona migliore, e minacciare quel ragazzino gli provava
particolare piacere, forse ora capiva perché tutti a corte si lamentassero dei
suoceri.
«Oh, sono
così emozionata!» esclamò Hunith battendo le mani in chiaro segno di felicità
«Non vedo l’ora di cucirle l’abito cerimoniale.» aggiunse tirando il braccio di
Balinor «Devo assolutamente mandare Lancelot a Camelot per comprare della
stoffa e avvertire Gaius che Merlyn non andrà più da lui.» aggiunse più a sé
stessa che ai due uomini.
«Ovviamente,
mia diletta, incaricheremo Lancelot domani mattina per prima cosa.» la
assecondò Balinor felice di vedere l’amata così emozionata.
Hunith
prese le mani di Arthur «Hai qualche preferenza per il colore del vestito?»
domandò gentilmente, mentre alcune persone avevano preso la tradizione
cristiana dello sposarsi in bianco Hunith era decisamente contraria. Amava i
vestiti colorati, qualcosa che emanasse gioia e non semplicità.
Arthur
arrossì leggermente, stava veramente parlando di matrimonio con i suoi futuri
suoceri «Rosso.» rispose d’istinto. Voleva battersi una scarpa sulla fronte, il
rosso era un colore costoso, non c’era alcuna possibilità che potessero
permetterselo.
«Rosso e
oro, ottima scelta, Arthur!» esclamò nuovamente la donna, per nulla turbata
dalla scelta del ragazzo. Aveva dei risparmi, sapeva che prima o poi avrebbe
dovuto dare un minimo di dote per il matrimonio di Merlyn e aveva abbastanza
per permettersi della stoffa di quel colore prezioso.
Balinor
lo guardò sospetto, ma non disse nulla.
L’imbarazzo
venne rotto dall’arrivo di Merlyn. Arthur rimase a bocca aperta, la fanciulla
era semplicemente stupenda e la luce notturna delle stelle la facevano sembrare
una dea.
«Merlyn,
tesoro, stai benissimo.» disse Balinor con gli occhi lucidi dall’emozione
«Quelli sono i colori della mia casata nobiliare.» aggiunse trattenendo un
singhiozzo al ricordo della sua famiglia, della sua infanzia circondato da
vesti blu e argento. Ricordò con rabbia Uther, il suo scherzare sul rendere i
colori di Camelot il rosso e l’oro in quanto l’opposto della sua casata. Ci
aveva riso su, se lo ricordava, gli aveva battuto una mano sulla spalla
dicendogli che era una grande idea.
Merlyn
arrossì «Sembrano i colori di Mercia.» commentò semplicemente, suo zio Gaius le
aveva insegnato tutto quello che c’era da sapere sui Regni.
Balinor sorrise
«Sì, la nostra famiglia è originaria di Mercia, dopo ci siamo spostati a
Camelot per varie questioni.» divagò senza raccontare di quella che era stata
la sua amicizia con Uther, solo Hunith ne era a conoscenza, ai ragazzi nella
caverna aveva raccontato solamente gli ultimi mesi della sua permanenza a
Camelot e della sua fuga ad Ealdor, non era mai sceso in questioni personali.
«Andiamo,
caro, lasciamoli soli.» lo richiamò Hunith facendo l’occhiolino alla figlia,
doveva andarsene prima di rivelarle della proposta. Era così emozionata, sua
figlia aveva trovato l’amore ed era a conoscenza della sua vera natura. Per
anni aveva temuto che non avrebbe trovato l’amore a causa del suo segreto,
aveva tremato all’idea di vederla sola e triste fino alla fine dei suoi giorni.
Mai come in quel momento ringraziò l’arrivo dei cavalieri di Cenred che avevano
reso l’incontro tra Merlyn e Arthur possibile, ma se era Destino sicuramente si
sarebbero incontrati anche in altre circostanze, magari al mercato di Camelot.
Merlyn
salutò imbarazzata i genitori prima di girarsi verso Arthur «Hey.» disse
spostando una ciocca ribelle dietro l’orecchio. L’uomo sorrise dolcemente,
abbassandosi abbastanza da donarle un bacio a fior di labbra.
Una volta
entrati Merlyn tolse il mantello, posandolo sul piccolo gancio che lei stessa
aveva montato vicino alla porta. La casa era perfetta, Arthur non aveva mai
spostato nulla, l’arredamento era completamente opera della maga.
«Non c’è
niente di pronto…» iniziò leggermente imbarazzato «ho pensato che sarebbe stato
più, ehm, romantico cucinare insieme.» concluse con le guance che
sembravano andare a fuoco. Non si era mai fatto trovare impreparato, solitamente
George preparava tutto di quello che aveva bisogno, anche consegnare fiori alla
fanciulla del momento.
«Oh, ma è
un’idea fantastica!» esordì Merlyn veramente sollevata, già aveva pensato
all’intossicazione alimentare che si sarebbe presa dopo la cena, Arthur era
abile con la spada quanto era negato in cucina. Alzò leggermente le maniche del
vestito e andò a prendere il grembiule bianco che aveva messo in uno dei
cassetti dopo che Arthur le aveva esplicitamente detto che non si sarebbe mai
messo un grembiule per cucinare del porridge.
Il
principe si perse nel vederla lì, bellissima, in quell’aria domestica, pronta a
preparare la cena insieme a lui. Immaginò il resto della sua vita così, magari
con qualche bambino a fare loro compagnia. Ne volva a bizzeffe, tanti piccoli
da addestrare nell’arte della spada e delle piccole da trattare come
principesse. Non aveva mai pensato ad avere dei bambini, forse giusto uno per
continuare il lignaggio dei Pendragon, con una donna che non amava, per
assicurare a Camelot un erede.
Avevano
appena messo il pollo sul fuoco quando Arthur si fece coraggio, era quello il
momento, doveva assolutamente coglierlo. Si schiarì la gola, attirando
l’attenzione di Merlyn che stava sistemando alla meglio il pollo al centro del
fuoco, così da farlo cuocere uniformemente. Si mise in ginocchio, come Morgana
gli aveva insegnato quando giocavano, la solita romantica.
Afferrò
dalla tasca l’anello e mandò giù della saliva.
Merlyn lo
guardò stranita, cosa ci faceva Arthur sul pavimento?
«Merlyn,
tu sei la donna più insopportabile che io abbia mai conosciuto.» cominciò,
completamente preso dall’improvvisazione, non aveva pensato a prepararsi un
discorso «La prima volta che ci siamo conosciuti ti ho quasi tagliato la gola e
tu non hai battuto ciglio. In quel momento ho capito che eri speciale – per non
dire strana – ed ho iniziato ad osservarti.» stava andando decisamente male,
qualcuno doveva sfondare la sua porta e tappargli la bocca in quel preciso
istante «Non capivo cosa tutti ci trovassero in te, chiunque passasse sul tuo
cammino si innamorava come il più sciocco degli uomini.» veramente, Arthur
pregò che Gwaine entrasse e lo stordisse, quel discorso faceva schifo «Poi ti
ho conosciuta veramente, ho capito che sei forse la persona più forte,
coraggiosa e speciale che io abbia mai incontrato in vita mia. Quando siamo
scappati dall’Arena e avevi intenzione di avventurarti per il bosco da sola ho
veramente pensato che tu fossi pazza e con un desiderio di morte.» ricordò
chiaramente anche la diffidenza nei suoi confronti «Poi abbiamo trovato tuo
padre e non andiamo nemmeno d’accordo, per dirla tutta.» aggiunse come piccola
parentesi «Ormai siamo a Ealdor da quasi un anno, ci conosciamo praticamente da
due, e ho imparato a conoscerti a fondo. Non ti fai mettere in piedi in testa
da nessuno, sei una grande lavoratrice, non ti scoraggi mai e hai il cuore più
gentile che io abbia mai incontrato.» sì, era veramente passato tanto tempo da
quando era lontano da casa, ma Camelot non gli mancava per niente, con tutti i
suoi doveri e le persone false che lo circondavano «Al porto di Gederf ho
bevuto del veleno per te, berrei del veleno per te in qualsiasi occasione, mi
prenderei una spada dritta al cuore per te.» le prese la mano, notò che stava
tremando leggermente «Perché ti amo.» disse mostrandole l’anello «Ti amo più di
me stesso e so che siamo in una relazione romantica da solamente due mesi, ma
so che il mio cuore può essere solo tuo.» prese un profondo respiro «Quindi ti
chiedo: Merlyn vuoi rendermi l’uomo più felice su questa Terra e rendermi tuo
marito?» domandò cercando di non oggettificarla, aveva sentito tante di quelle
discussioni tra lei e Lancelot su come le formule matrimoniali fossero
maschiliste. Merlyn non poteva essere sua – mia moglie – ma
Arthur poteva essere suo.
La maga
non guardò nemmeno l’anello per quanto era concentrata a guardare Arthur negli
occhi, nessuno l’aveva mai guardata in quel modo.
«All’inizio
pensavo che fossi un idiota.» rispose trattenendo le lacrime dell’emozione «Lo
sei ancora, ma l’unica differenza è che ora ti amo.» rise allo sguardo offeso
dell’uomo «Perciò sì, Arthur, ti renderò mio marito.» acconsentì fingendosi
altezzosa, come se gli stesse facendo un favore.
Arthur si
alzò per baciarla, il pollo completamente dimenticato tra le fiamme. Le prese
il volto tra le mani, facendo scontrare le loro labbra in un bacio profondo,
come mai prima d’ora. Le mani della ragazza gli circondarono le spalle, spingendolo
contro di sé, in un piacevole invito a continuare.
La stanza
si riempì di farfalle svolazzanti, blu e luminose come loro solito, ogni
secondo in più che baciava Merlyn le farfalle aumentavano.
«Forse
dovremmo fermarci.» suggerì l’uomo senza perdere il sorriso.
Merlyn
annuì ed andò ad aprire la finestra, lasciando che le farfalle uscissero per
librarsi nel cielo.
Quando si
girò a guardare Arthur sentì nuovamente la sua magia spingere per creare nuove
farfalle, ma si trattenne. Era immensamente felice, non si sarebbe mai
aspettata di ricevere una proposta di matrimonio, non quando era cresciuta
sentendosi dire che una bastarda come lei sarebbe morta sola.
Arthur le
prese la mano sinistra e gentilmente infilò l’anello di Ygraine sul suo dito
anulare «Era di mia madre.» disse sorridendo tristamente al suo ricordo.
Merlyn
notò immediatamente che si trattava di vero oro, il fiato le si mozzò in gola.
Arthur non parlava spesso del suo passato, lei non lo aveva mai spinto a farlo,
ma quell’anello dava decisamente via l’informazione che appartenesse alla
nobiltà. Chi altro avrebbe potuto permettersi un anello del genere? Dio, la
pietra era vera? Aveva sul dito quello che valeva le stesse monete che lei non
avrebbe guadagnato nemmeno lavorando fino alla fine della sua vita.
«Grazie,
è stupendo.» si limitò a dire, ringraziandolo sinceramente, si sentiva come se
saltando sarebbe arrivata a toccare il cielo e sentire la consistenza delle
nuvole.
Arthur
notò il suo sguardo indagatore, era ovvio che si facesse delle domande con un
oggetto di valore del genere. La invitò a sedersi a tavola, mentre tirava fuori
il pollo leggermente bruciato «Vengo da una famiglia nobile.» spiegò mentre
tagliava la carne «Ero un cavaliere di Camelot.» aggiunse anche per spiegare le
sue abilità da spadaccino «Ero in missione quando sono stato catturato.» disse
sorridendo divertito al ricordo di come era stato stupido, era stato preso come
un novellino alla prima missione, suo padre si vergognerebbe di lui.
Merlyn
gli prese una mano, stringendola leggermente per fargli capire che non doveva
parlare se non voleva. Il passato delle persone non doveva influenzare il loro
presente. Merlyn lo amava, incondizionatamente.
«Non ho
mai voluto tornare a Camelot, ma nemmeno fermarmi ad Ealdor.» ammise ripensando
ai suoi piani di vagabondare per i regni, un po’ come aveva fatto Gwaine «Ma al
solo pensiero di staccarmi da voi, da te, mi rattristavo. Non ho mai
avuto dei veri amici, tanto meno una fanciulla abbastanza paziente da amarmi.»
le baciò dolcemente la mano, Gwen era dolce e paziente, ma nemmeno lei era
riuscita a sorvolare su alcuni suoi comportamenti. Ovviamente era cambiato, in
meglio, ma era sicuro che anche se avesse incontrato Merlyn nei suoi veri panni
lei si sarebbe innamorata comunque di lui.
«Non so
se avrei sopportato vederti andare via, ormai mi ero affezionata.» ammise la
maga «Poi mi hai fatta innamorare, quindi non potrai più andare da nessuna
parte senza di me.» aggiunse sporgendosi oltre il tavolo, ignorando l’odore
succulento del pollo, per dargli un bacio.
Amava la
sua vita, avrebbe rinunciato a Camelot con piacere.