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Autore: My Pride    01/03/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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The right thing to do Titolo: The right thing to do
Autore: My Pride
Fandom: Batman
Tipologia: One-shot [ 1725 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Bruce Wayne, 
Bat-famiglia
Rating: Giallo
Genere: Generale, Slice of life, Malinconico, Introspettivo

Avvertimenti: What if?, Hurt/Comfort, Reverse Robin AU
Writeptember: 1. Cambia il finale della serie || 3. Y è reduce da un periodo difficile


BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Bruce si allentò un po' la cravatta, gettando uno sguardo nervoso alla folla di giornalisti accalcata fuori ai cancelli.
    Da quando i suoi genitori erano stati uccisi a Park Row, ormai chiamata da anni Crime Alley proprio a causa di quell'omicidio, Bruce era rimasto traumatizzato a tal punto da promettere che avrebbe combattuto i criminali e reso Gotham un luogo sicuro, un luogo in cui nessun altro bambino avrebbe dovuto soffrire ciò che aveva sofferto lui. Aveva quindi chiesto al suo maggiordomo, Alfred Pennyworth - un tempo, tra le tante cose, aveva prestato servizio anche nell'esercito britannico -, di addestrarlo per poter prestar fede alla sua promessa; seppur riluttante, il buon Pennyworth gli aveva mostrato come tirare con l'arco, l'aveva allenato nelle arti marziali e aiutato nelle scienze forensi ma, a quattordici anni, Bruce aveva capito di dover fare di più, di doversi migliorare fino allo stremo, di dover seguire la sua strada.
    Per quanto Alfred, il caro Alfred, avesse provato a farlo desistere, lui non aveva voluto sentir ragioni e aveva cominciato a viaggiare per il mondo per frequentare le migliori scuole che avrebbero potuto aiutarlo ad affinare le sue tecniche di criminologia, chimica, investigazione e imparare stili di combattimento sempre diversi, così da poter migliorare le sue abilità fisiche e mentali; aveva passato anni e anni da un continente all'altro, ma niente era mai stato abbastanza per lui, niente lo aveva soddisfatto come aveva pensato, così aveva finito col cercare maestri esperti in angoli remoti, addestrandosi con loro e sottoponendosi a prove sempre più estreme.
    Era stato durante uno di questi viaggi che aveva incontrato Talia. Figlia di Ra's Al Ghul, un ecoterrorista di fama mondiale, si era innamorata di lui al primo sguardo, al punto che il suo stesso padre l'aveva designato come suo possibile erede; per quanto lui stesso fosse attratto da lei, però, e per quanto avesse ceduto alla passione almeno un paio di volte, Bruce non aveva dimenticato lo scopo del suo viaggio. Aveva appena compiuto diciotto anni allora, e aveva lasciato Talia a malincuore - autoconvincendosi che, essendo suo padre un criminale, la loro storia non sarebbe potuta comunque durare -, riprendendo il suo addestramento in giro per il mondo con un nuovo peso a gravare nel suo cuore.
    Aveva rivisto Gotham solo quindici anni dopo. Credendosi pronto per ciò per cui si era allenato per tutta una vita, aveva cominciato a combattere il crimine indossando un passamontagna, venendo ben presto sbattuto dinanzi all'ovvietà dei fatti: la vita non era come nei fumetti o nei film, lui non era Zorro e i criminali che aveva affrontato non si erano mostrati impauriti dalla sua prestanza fisica.
    Stanco e ferito, disilluso e sanguinante, una sera era tornato alla villa di famiglia con l'opprimente sensazione di aver sprecato una vita intera, così si era accasciato sulla poltrona nello studio di suo padre, dinanzi alla sua statua, e aveva cominciato a parlare con essa in preda al delirio. Era stato a quel punto che la grande vetrata era esplosa in mille pezzi. Aveva spalancato gli occhi, sgomento, vedendo due figure vestite di nero rotolare sul suo pavimento; dietro di loro, due uomini che avevano agitato le loro katane, puntando proprio a quelle sagome rannicchiate. Bruce aveva agito così d'istinto che non si era nemmeno reso conto di essersi mosso: si era gettato verso di loro, colpendo uno dei due alla bocca dello stomaco con un calcio; vedendolo vacillare, si era concentrato sull'altro assalitore e l'aveva colpito al setto nasale con un sinistro, calciandolo lontano da sé e legandoli poi entrambi per assicurarsi che non provassero a tornare all'attacco.
    Solo in seguito si era inginocchiato accanto alle due figure, restando sconvolto. Un ragazzo, probabilmente di tredici, o quattordici anni, stringeva a sé il corpo di una donna, il cui vestito era completamente inzuppato di sangue. Mano nella mano, le aveva sussurrato qualcosa in arabo e Bruce era riuscito a capire che si trattava di sua madre, la quale aveva cercato poi con lo sguardo proprio gli occhi di Bruce. E lui, nonostante fossero passati quindici anni, l'aveva riconosciuta subito. Le iridi verdi di Talia si erano fuse con le sue, e l'unica cosa che aveva detto, prima di reclinare il capo all'indietro, era stata «Ti affido nostro figlio». Poi... silenzio. Il ragazzo non aveva pianto, ma aveva chinato il capo e baciato la fronte della madre, con un'unica lacrima solitaria a rigargli la guancia sinistra.
    Bruce aveva assistito come una creatura eterea, il flashback di quanto accaduto ai suoi genitori si era sovrapposto alla scena che aveva vissuto e la sua mente aveva agito nell'unico modo razionale possibile: aveva avvolto un braccio intorno alle spalle di quel ragazzo - suo figlio, aveva sussurrato il suo cervello - e l'aveva attirato a sé, comprendendo come si sentisse. E, nonostante la rigidità che si era impadronita delle sue membra, il giovane aveva accettato quel conforto, il corpo ormai senza vita di sua madre ancora stretto al petto.
    Forse l'arrivo di suo figlio era stato un bene, per Bruce. Conscio di aver perso i suoi anni migliori, aveva accantonato l'idea di fare il vigilante, usando la sua fortuna per fare del bene in altri modi. Dopo il funerale, aveva legalmente preso Damian con sé - gli aveva detto, provando a suonare scherzoso, che sua madre l'aveva chiamato in quel modo perché un giorno avrebbe dominato il mondo. Sarebbe stato Alessandro Magno, sua madre Olimpia e lui sarebbe stato il loro Filippo - e aveva cercato di fargli da padre com'era giusto che fosse, provando a conoscersi poco a poco.
    La loro strada non era stata facile, il percorso era stato accidentato e burrascoso, ma avevano scoperto di avere in comune più cose di quanto avevano pensato all'inizio, e persino Alfred si era mostrato piuttosto contento della svolta che avevano preso le cose. Bruce, infatti, aveva deciso di usare il patrimonio di famiglia per aiutare i bisognosi e creare un centro per ragazzi che, come lui, avevano perso i genitori, in modo da poter dare loro il supporto di cui avrebbero davvero avuto bisogno.
    Il primo era stato un certo Richard Grayson. Un anno dopo il suo arrivo, Bruce aveva pensato di portare Damian al circo, per quanto il ragazzo avesse sbuffato ilare dicendo che, alla veneranda età di quindici anni, forse era un po' grande per i pagliacci; aveva comunque accettato l'invito del padre, ma ad entrambi era mancato il fiato quando, all'esibizione dei famosi Grayson Volanti, la corda si era spezzata e i due trapezisti erano precipitati al suolo, lasciando un bambino di nove anni ad osservare la scena, traumatizzato. Si era scoperto che quell'incidente non era stato accidentale e la polizia aveva faticato non poco per trovare il colpevole - tale Tony Zucco, il quale aveva sabotato le corde per costringere il proprietario del circo ad accettare la protezione della mafia -, e Bruce, spronato dallo stesso Damian, non ci aveva pensato due volte a prendere Richard con sé.
    Richard, per gli amici Dick, aveva legato piuttosto in fretta con Damian e i due ragazzi si erano aiutati a vicenda, finendo col diventare praticamente inseparabili. Mentre il loro affetto fraterno cresceva, Bruce aveva cominciato i lavori per costruire il centro e occuparsi di quel suo nuovo progetto, ed era stato proprio durante quel periodo che aveva adottato Jason. L'aveva beccato mentre cercava di rubare le ruote della sua lamborghini, parcheggiata nel vicolo dietro all'edificio in costruzione. Bruce aveva provato a farlo ragionare, a dirgli che non aveva bisogno di rubare e, per quanto quel ragazzo l'avesse colpito con un crick ad una coscia, alla fine aveva accettato la sua offerta di farsi aiutare per non essere costretto a vivere per strada.
    Timothy era stato tutt'altro paio di maniche. Figlio di un suo vicino di casa, nei due anni successivi aveva considerato quel ragazzino alla stregua di un nipote, tanto da decidere di adottarlo quando suo padre, Jack Drake, aveva perso la vita in un incidente stradale. Tutti quei ragazzi erano capitati nella sua vita un po' per caso, ma non avrebbe cambiato una singola virgola di ci che gli era successo. Li amava più della sua stessa vita, ed era stato principalemente per loro che aveva inseguito quel suo progetto, desideroso di dare ad altri ragazzi ciò che lui non aveva avuto ma che, in un modo o nell'altro, era riuscito a dare a quelli che erano ormai divenuti i suoi figli.
    Bruce scosse la testa per scacciare quei pensieri di un passato ormai lontano, gettando un'occhiata alle sue spalle. Eleganti nei loro completi, e con un sorriso a trentadue denti dipinto sulle labbra, c'erano Damian, Richard, Jason e Tim che lo osservavano, spronandolo a darsi una mossa e a non far aspettare ulteriormente la stampa. Averli al suo fianco insieme ad Alfred durante quel periodo era stato lo slancio di cui aveva bisogno, la cura per la sua anima e per il suo cuore sanguinante, e lui stesso, senza saperlo, era stato per loro come una panacea. Condividendo un passato simile, si erano presi cura l'un l'altro a modo loro, passo dopo passo, incerspicando di tanto in tanto ma arrivando insieme alla meta fino a trovare la loro stabilit emotiva. E adesso, dopo anni, Bruce si sentiva pronto a ciò che lo aspettava.
    Ricambiò quel sorriso con un breve cenno del capo, oltrepassando la tenda che dava dinanzi alla folla che lo attendeva. Parlò chiaro e conciso, lo sguardo che correva da una parte all'altra sui volti delle persone che erano lì per ascoltarlo, per condividere la sua idea, spiegando che niente di tutto ciò sarebbe stato possibile se non avesse avuto il supporto delle persone che amava e della città stessa, volendola rendere un luogo sicuro per chiunque. 
    Fu solo dopo la conferenza che Bruce rilassò le spalle, sentendo la tensione lasciare il suo corpo a poco a poco. Il centro “Rehabilitation Orphans Being in Need”, affettuosamente chiamato “Robin” dai suoi figli, poteva finalmente aprire le sue porte ai giovani.
    «I suoi genitori sarebbero fieri di lei, signor Bruce». Alfred, il vecchio maggiordomo, gli si avvicinò e gli poggiò una mano su una spalla, le rughe si accalcarono intorno agli occhi sorridenti. «Io lo sono».






_Note inconcludenti dell'autrice
Che dire, meglio tardi che mai! Infatti questa storia è stata scritta per l
a challenge #writeptember indetta sul gruppo facebook Hurt/comfort Italia.
Come diceva il prompt "
Cambia il finale della serie", bisognava riscrivere il finale ma, siccome Batman non ha un finale, ho scelto di concentrarmi su un periodo di un volume, ovvero il finale del volume "Batman: Anno Uno". E oh, è una specie di Reverse Robin (quindi le età sono tutte invertite)
Un grazie va anche a ShunDiAndromeda per supportare i miei scleri, darmi delle dritte e per il resto dell'acronimo, che in quel periodo ero in crisi mistica e non riuscivo a capire come far uscire la scritta ROBIN dal rifugio. Ho voluto suare questa come centesimo capitolo (oh mio dio, centesimo capitolo!) perché penso che racchiuda tutto il significato stesso di ciò che vuol dire essere... beh, essere eroi di tutti i giorni
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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