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Autore: ChrisAndreini    02/03/2022    1 recensioni
Leonardo non è mai stato un tipo molto ambizioso. Certo, ha i suoi sogni e le sue speranze e le sue passioni, ma di certo non ha mai pensato che un giorno sarebbe finito in un universo parallelo a lottare per salvarsi la vita in mezzo a principi, cavalieri, spie di città nemiche e disapprovazione dei nobili e paesani.
Ma oh, uno deve sopravvivere come può, e se diventare il cuoco reale potrà allungargli la vita di qualche giorno, vale la pena ricevere occhiatacce.
Dopotutto, la via più veloce per il cuore di qualcuno passa per il suo stomaco, giusto?
Non che Leonardo, dichiaratamente omosessuale, abbia intenzione di fare stragi di cuore, sia mai!
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rainbow Cookies'
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Se fingi di venire da Lumai, un falso matrimonio porta guai 

 

Giada stava bevendo un bicchiere di champagne e conversando amabilmente con Remington, il quale le stava narrando di un libro che aveva letto qualche giorno prima, quando le venne un brivido lungo la spina dorsale.

Sgranò gli occhi e si irrigidì completamente.

-Tutto bene?- chiese Remington, interrompendo il racconto e guardandola preoccupato.

-Perché ho il sentore che Leo abbia appena fatto un errore terribile?- borbottò lei, con una pessima sensazione.

-Gli invaderei la mente e ti farei sapere, ma purtroppo mi hai fatto recidere il collegamento- Remington alzò le spalle, prendendo un sorso di champagne, e rabbuiandosi pensando al migliore amico della ragazza.

-Non volevo che ti facessi i fatti suoi indiscriminatamente! Un collegamento mentale deve essere consenziente, come qualsiasi cosa!- si infiammò lei.

Sapeva che Remington non avrebbe mai usato i suoi poteri per fare qualcosa di male, ma aveva notato subito una certa animosità nei confronti di Leo che non le piaceva per niente.

Non voleva che il suo migliore amico attirasse l’attenzione delle persone sbagliate, e sapeva molto bene che c’erano solo due modi di reagire a Leo: odio totale, o amore estremo.

E di solito la prima impressione sul suo migliore amico era sempre negativa.

E andava bene, in Italia, dove il peggio che gli potesse capitare era di essere insultato su internet o preso di mira da un professore universitario.

Ma lì, nei sette regni, se una divinità decideva che dovevi sparire… c’erano molte probabilità che trovasse il modo di farti sparire.

E Giada voleva solo che Leo fosse sano e salvo.

Era stato il suo primo vero amico da quando aveva lasciato i sette regni, e il suo raggio di sole in momenti bui.

…la faceva anche impazzire il più delle volte, ma l’amicizia è fatta così.

E al momento la cosa più importante era proteggerlo.

-Beh, mi ha guardato negli occhi tre volte. Sapeva cosa significava- provò ad obiettare Remington.

-Non l’ha fatto di proposito. È solo stupido! Non usare la narrativa del “se l’è cercata” perché giuro che divento una belva feroce!- Giada si infiammò immediatamente.

-Non era mia intenzione, scusa. Sai… non sono abituato a persone che mi guardano negli occhi senza paura. È stato per stupidità, ma è stato… interessante- commentò Remington.

Si era molto rilassato da quando avevano abbandonato Leo a lavoro.

A quest’ora avrebbe dovuto smettere di lavorare.

Giada sperava non avesse appena fatto qualcosa di irrimediabilmente stupido.

Tipo confessare i suoi sentimenti al principe, nominare qualche divinità che era meglio non nominasse, o… boh, dire in giro che fosse sposato.

Giada rabbrividì al solo pensiero.

Forse avrebbe dovuto fare una lista di tutte le cose che Leo non poteva assolutamente fare o anche solo pensare di fare.

Sarebbe stata molto più tranquilla.

-Credi che la nostra presenza qui attirerà l’attenzione?- chiese sottovoce a Remington, guardandosi intorno.

-Nah, la Storia non indugia particolarmente sul ballo per il compleanno della principessa. Basta tenere un profilo basso e non creare eventi degni di nota- la rassicurò lui.

Aveva ragione. La Storia, per i semidei, era più flessibile.

Anche se c’erano comunque delle informazioni che difficilmente venivano cambiate.

Come il fatto che l’unica semidea presente a quell’evento dovesse essere la piccola Clarisa.

Quindi che ci faceva Payas lì, intento a ballare divertito con la bambina?!

Il cuore di Giada perse un battito.

Porse il proprio bicchiere a Remington.

-Tieni, devo andare a cuocere del pesce!- affermò a denti stretti, avvicinandosi di soppiatto al ragazzo.

“Buona fortuna, pietra preziosa” la incoraggiò Remington mentalmente, per non attirare l’attenzione di Payas, che Giada raggiunse senza farsi notare.

-Non sei nella Storia! Che ci fai qui!- lo salutò… circa… senza perdere tempo con i convenevoli.

Payas sobbalzò così vistosamente che per poco non fece cadere la semidea che teneva in braccio.

-Giada, che sorpresa vederti nuovamente nei sette regni!- la salutò lui, con un enorme sorriso, e fingendo ignoranza.

Giada impallidì.

Il suo cuore iniziò a battere furiosamente.

-Oh no… cosa è successo nel futuro?! Come hai conosciuto Leo?!- iniziò a chiedere, agitandosi.

Clarisa si strinse forte al ragazzo, spaventata dalla veemenza dell’interlocutrice.

-Fratellone, che succede?- chiese, in un sussurro.

Non erano fratelli, in realtà, ma Payas era il migliore amico di Nox, fratello maggiore di Clarisa, quindi la bambina era cresciuta vedendolo costantemente.

-Ti porto dagli Ilie, okay? Devo parlare un po’ con Giada- le spiegò lui, con un sorriso rassicurante, portandola verso la famiglia reale di Ombron che l’aveva presa in custodia.

Giada attese il suo ritorno, non perdendolo di vista neanche per un secondo.

Poi lo trascinò in un angolo della sala.

-Allora, come dei hai conosciuto Leo?!- ripetè, molto più combattiva.

-Prima di tutto non ti permettere mai più di fare l’aggressiva con Clarisa! È una bambina sensibile!- Payas aveva perso ogni traccia di affabilità ora che loro due erano soli.

Giada lo conosceva appena, ma aveva letto nella Storia della sua personalità imprevedibile come il mare.

Un secondo prima era la persona più calma del mondo, il secondo dopo una furia selvaggia.

Uguale a sua madre.

E sapeva che da sua madre aveva preso il potere di tornare indietro nel tempo.

E lì si fermavano le sue conoscenze sul semidio di Katrang.

Purtroppo le personalità collegate al divino erano poco presenti nella Storia, l’unica vera fonte di informazione di Giada sui sette regni.

-Non era con Clarisa che stavo facendo l’aggressiva! Cosa è successo a Leo nel futuro?! E perché sei tornato indietro?! Come lo conosci?!- Giada insistette sul suo punto.

Lei voleva tenerlo lontano da quel mondo.

Lontano dalle divinità.

E Payas… era palese che Payas lo conoscesse e fosse lì solo per lui.

Non poteva esserci altra spiegazione.

-Non so di chi tu stia parlando. Ora, se vuoi scusarmi, ho una bambina da tranquillizzare- lui provò comunque a fare il finto tonto, e a superare Giada, che lo prese per il polso, fermandolo e costringendolo a guardarla.

-C’è una sola persona che mi chiama Giada in tutti i sette regni, e quella persona è Leo… parla!- gli fece notare il suo errore.

Payas rimase in silenzio qualche secondo, valutando cosa dirle.

Poi si liberò il braccio con un violento scossone.

-Non devo rendere conto a te per quello che faccio. E se anche volessi parlarti di come ho conosciuto Leo e come siamo diventati amici del cuore, molto più di te e lui, non potrei farlo. Ho il filtro anti-spoiler!- spiegò, facendosi aggressivo, e indicando la sua bocca.

-Non me la bevo- Giada scosse la testa, e lo torchiò, decisa a spillargli ogni informazione utile.

-Leo è un…- silenzio -…visto. Non sto mentendo!- lui dimostrò le sue parole.

-Posso sempre leggerti il labiale- Giada cercò un modo di superare il filtro anti-spoiler.

Non aveva capito cosa fosse Leo, ma se si impegnava era certa di poterlo capire.

-Peccato che non ho intenzione di dirti nulla. Non do informazioni a…- silenzio, ma scandì bene la parola, che Giada capì.

Sgranò gli occhi.

-Mi stai prendendo in giro!- lo accusò, non credendo neanche per un secondo a quello che le aveva appena rivelato.

-Credi a ciò che vuoi. Io non ti dirò una parola. Non posso rischiare che cambi il futuro! Ci tengo troppo!- le lanciò un’occhiata di fuoco, prima di darle le spalle e tornare da Clarisa.

Giada rimase ferma qualche altro secondo, turbata da quel breve ma significativo incontro.

Cercò di non pensarci troppo, però.

Doveva solo aspettare un mese.

Un mese, anzi, meno, e sarebbe andato tutto bene.

Leo sarebbe tornato a casa, la Storia sarebbe filata come doveva, e sarebbe stato come se non fosse successo nulla.

Doveva proteggere Leo.

Era quello il suo ruolo da amica.

E doveva evitare che facesse qualche errore madornale che lo portasse vicino alla morte.

 

-Sono sposato!- le parole uscirono dalla bocca di Leo più acute e incerte del dovuto, ma Leo aveva parlato nel panico.

E so che lo state insultando pesantemente per l’errore madornale che ha appena fatto, ma fermatevi un attimo a riflettere sul suo ragionamento, e capirete che ha senso… circa.

Intanto fingere di essere sposato lo escludeva da future ragazze che potevano avere una cotta per lui. Non avrebbe mai ricambiato i sentimenti di nessuna, quindi non si perdeva niente, ed eliminava il problema di dover friendzonare le persone e rischiare di rivelare la sua omosessualità.

Questo ovviamente escludeva anche eventuali uomini che potevano provare sentimenti per lui e che si sarebbero tenuti alla larga, e in teoria era abbastanza triste.

In pratica, Leo era convinto che quel mondo fosse omofobo ed eteronormativo e che quindi nessun ragazzo avrebbe mai provato nulla per lui e soprattutto non si sarebbe mai dichiarato, quindi non c’erano problemi.

Infine, doveva restare lì un altro mese al massimo, quindi fingere di avere una moglie dalla quale tornare a casa poteva essere una buona scusa per andarsene.

Quindi tutti i suoi problemi erano risolti!

Certo, era un dettaglio importante che si era dimenticato di dire quando l’avevano interrogato sulla sua famiglia, ma dettagli. Era solo un matrimonio.

Non era di certo l’unione più sacra e inviolabile di Lumai, che se la rompevi o mentivi al riguardo diventavi praticamente un bersaglio su gambe per le divinità.

…vero?

No, perché… nel momento stesso in cui quelle parole lasciarono la bocca di Leo, Anna fece un verso di orrore, e si allontanò al limite dello stanzino, manco Leo le avesse confessato di essere di un altro mondo, o un semidio, o gay.

Non è che aveva detto di essere gay e non sposato?

No, no, aveva detto sposato, ne era certo.

-Anna…- provò ad avvicinarsi. Lei lo tenne a distanza.

-Oh. Miei. Dei!- esclamò, sconvolta -Perché non me lo hai detto subito?! Non riesco a credere di averci provato con un uomo sposato di Lumai! Non voglio che Laasya mi incenerisca. Oh, ti prego! Dea Laasya, la prego, non lo sapevo, non lo sapevo, o non avrei mai…- iniziò a pregare e implorare il perdono, terrorizzata per la propria vita.

Leo iniziò a preoccuparsi.

-Anna, calma. Non è colpa tua, sono io che non l’ho detto. Non pensavo…- cercò di giustificarsi e rassicurarla, ma Anna non lo fece finire.

-Non stai mentendo, vero? No, non mentiresti mai su una cosa del genere se sei di Lumai… ma non riesco a credere che tu non ce l’abbia detto. Un matrimonio celebrato dalla dea della preveggenza, destinato a durare in eterno! Mi dispiace così tanto di essermi messa in mezzo! È una donna davvero fortunata. Vi auguro ogni bene- cercò di recuperarsi, fece a Leo un cenno del capo, e scappò via dalla stanza senza dare il tempo al ragazzo di dire qualsiasi altra cosa.

Ma capì che forse la sua idea per salvarsi la vita era stata molto più che semplicemente stupida, ma quasi suicida.

Non aveva messo in conto che a Lumai c’era la dea della preveggenza, e che il matrimonio fosse sacro e sicuramente celebrato dalle divinità, e che che quindi fingere di essere sposato quando non lo si era per davvero poteva essere un insulto a Laasya.

Poteva diventare molto problematico.

Oh, se solo avesse avuto il potere di tornare indietro nel tempo e cancellare una decisione presa tipo Max in Life is Strange.

…un momento!

Lui magari questo potere non lo aveva, ma aveva appena conosciuto qualcuno che lo possedeva.

Forse poteva chiedere a Payas di dimostrare la loro tanto esaltata amicizia facendogli il favore di portarlo indietro nel tempo di qualche minuto.

Non doveva essere poi così complicato per un semidio, giusto?

Uscì dallo sgabuzzino con l’intento di ritrovare il sedicente migliore amico del futuro.

 

Ma purtroppo venne intercettato quasi immediatamente dalla festeggiata della giornata, che lo aspettava vicino alle porte che davano alla cucina, conscia che presto Leo sarebbe finalmente giunto come suo ospite.

Il cuoco si era quasi dimenticato della promessa che le aveva fatto di ballare con lei.

-Leo!- lo accolse lei, con un grande sorriso.

-Un secondo!- Leo sparì nuovamente in direzione delle cucine, e riemerse dallo sgabuzzino di prima con un piccolo pacchetto fatto alla meno peggio, che però non offrì ancora alla principessa. 

C’erano troppe persone presenti, e Leo non era abbastanza sicuro del regalo per darlo di fronte a testimoni.

Sentimento che da fuori poteva risultare sospetto, ma Opal non commentò niente.

-Il vestito ti sta benissimo! Ho scelto proprio bene. Ti stavo aspettando con ansia!- gli girò intorno, controllandolo bene le sue condizioni e annuendo tra sé.

-Anche io ho ansia- borbottò Leo, sentendosi fin troppo osservato -Cioè volevo dire, ho aspettato anche io con ansia, e le auguro nuovamente i migliori auguri, principessa Opal- cercò di recuperarsi e fece un inchino profondo.

-La ringrazio, mio gradito ospite e salvatore- la principessa gli rivolse un inchino medio che Leo non credeva proprio di meritare, e gli fece un occhiolino complice.

Probabilmente voleva rassicurare Leo, ma aveva solo aumentato l’attenzione di tutti su di lui.

-Non voglio prendere troppo del suo tempo, principessa, vado a nascondermi in un luogo molto isolato- Leo provò ad azzardare un altro inchino per congedarsi, ma Opal non glielo permise. Lo prese per il polso e iniziò a trascinarlo verso il balcone.

-Ottima idea, andiamo in un luogo isolato a discutere di faccende importanti- cercò di dare un tono professionale alla situazione, e Leo decise di assecondarla e cercare di ignorare i sussurri delle persone intorno a lui.

-Chi è quel tipo?- 

-L’ha chiamato salvatore-

-Ho sentito che c’è stato un attacco qualche settimana fa-

-L’invito deve essere un favore reale-

-Sembrano intimi, e sembrano avere la stessa età-

-Una principessa non può sposare un popolano-

-Forse è un nobile-

-Forse è un cavaliere- 

-…amico, ti sembra un cavaliere? È basso e minuto- 

-Okay, ho detto una cavolata-

-Questi biscotti sono proprio buoni caspiterina-

-E quindi Gustavo si avvicina molto ad Eugenia, okay, ma a zia Carlina questo non piace perché vuole tenere la corona, e quindi…- 

La gente sussurrava davvero tanto a quella festa.

Leo non era tipo che si vergognava quando era al centro dell’attenzione, quindi i commenti riguardo a lui non lo scalfivano affatto.

Però non voleva far fare brutta figura alla principessa, quindi era un po’ preoccupato riguardo l’impressione che poteva lasciare a quel manipolo di gossippari e spoileratori di libri.

Per fortuna Opal riuscì a portarlo in un balcone dove nessuno poteva guardarli e disturbarli, almeno non che Leo sapesse.

E l’ignoranza era molto utile in quella circostanza.

…solo in quella circostanza.

Per il resto delle cose di quel mondo, sarebbe stato meglio per Leo sapere il più possibile della lore dei sette regni.

Soprattutto per evitare errori tipo fingere di essere sposato a Lumai.

In ogni caso, finalmente potè respirare.

-È davvero così difficile capire che ho 22 anni?- borbottò, ricordando i commenti di prima.

-Prima o poi lo sapranno tutti- lo rassicurò Opal, con un tono leggermente malizioso che Leo non capì affatto.

Dubitava che quelle persone avrebbero mai scoperto il suo nome, figuriamoci la sua età.

Soprattutto se sarebbe andato via da quel mondo entro un mese.

Ugh, non voleva pensarci.

Doveva pensare alla principessa e a rendere quella serata perfetta.

-L’avverto subito, non so ballare per niente- posò discretamente il regalo in un angolo, e si avvicinò alla principessa mettendo le mani avanti, letteralmente, dato che supponeva che bisognava prendersi per mano per un ballo reale.

L’unica esperienza di Leo veniva dai film.

-Tranquillo, mi basta il pensiero e la tua partecipazione. Poi non ci vedrà nessuno, non deve essere un ballo perfetto- lei lo rassicurò, e gli sistemò le mani nei posti giusti, mostrandogli poi il movimento.

La musica della sala, suonata da un’orchestra dal vivo, arrivava fino al balcone, e Leo cercò di seguirla mentre iniziava tentennante a copiare i movimenti della principessa.

Fu un ballo piuttosto disastroso.

Ed estremamente divertente.

Per fortuna Leo non calpestò i piedi di Opal (già era costretta ad indossare i tacchi da ore, sarebbe rimasta devastata), ma la sfiorò più volte, le tirò qualche schiaffo involontario sul braccio mentre perdeva l’equilibrio, e rischiò di cadere almeno sei volte.

Alla fine cadde proprio.

E Opal scoppiò a ridere.

-Non avevo mai dovuto ballare in modo elegante!- si giustificò Leo, scoppiando a ridere a sua volta.

Era dall’inizio della serata che non rideva.

-E come balli di solito?- chiese Opal, curiosa, porgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi. 

Leo accettò l’aiuto, e ripensò ai balli del suo mondo.

Era stato spesso in discoteca, e aveva fatto balli coreografati su just dance e per un musical. O meglio, Giada l’aveva costretto ad imparare dei balli di un musical, ma non avevano mai partecipato ad un musical davanti a tante persone.

Avevano caricato il video del ballo su tik tok e instagram, ma finiva lì.

Di certo non aveva mai ballato con la musica classica.

-Non sono balli da fare con questa musica- rispose solo, non potendo offrire troppi dettagli.

-Non puoi farmi vedere comunque? Sono molto curiosa!- Opal insistette, facendogli degli occhi da cucciolo impossibili da contrastare.

-Okay, okay…- Leo si aggiustò il vestito, e cercò di prendere in qualche modo il ritmo della musica per ballare come in discoteca.

Era molto, molto strano.

Ma dopo un po’ iniziò a seguire il flow, e Opal lo imitò, confusa ma sempre più interessata.

Le mosse si fecero sempre più strane e scoordinate.

Finché entrambi non scoppiarono a ridere senza ritegno alcuno, divertiti dall’assurdità della situazione.

In quel momento non erano più una principessa e un cuoco, ma due semplici amici su un balcone che si divertivano com’era giusto che fosse per dei ragazzi della loro età.

-Balli piuttosto particolari a Lumai- osservò la principessa, senza fiato per le troppe risate e con le lacrime agli occhi.

-Balli molto personali, lo ammetto- Leo cercò di non rovinare la reputazione dell’intera Lumai, prendendo fiato a sua volta.

-Vorrei restare qui tutta la notte, ma non voglio toglierti troppo tempo. Scommetto che hai tante persone… una persona… un ragazzo… un principe… mio fratello… da vedere stasera- mano a mano che Opal continuava a parlare abbassava sempre di più la voce, e Leo non afferrò del tutto quello che voleva dire, solo che si stava congedando.

Si affrettò a fermarla.

-Aspetti, principessa…- tornò formale, rendendosi conto che la bolla di complicità era esplosa, e che erano tornati ad essere una principessa e un cuoco.

La ragazza si fermò, sorpresa.

Leo prese il regalo che aveva tenuto nascosto tutto quel tempo, e glielo porse.

-Un regalo da parte mia… non è niente di troppo sfarzoso, e sicuramente non compete con tutto quello che ha ricevuto stanotte, ma quando l’ho visto al mercato ho pensato a lei, e spero le piaccia- 

-Ma pensavo che il banchetto e le pizze fossero il tuo regalo per me- Opal portò le mani alla bocca, sorpresa.

-Quello è il mio lavoro, questo è un vero regalo… un pensierino… non si aspetti nulla di che- Leo insistette nel porgerle il pacchetto fatto male, e la principessa si convinse a prenderlo tra le mani.

Lo osservò impacchettato qualche secondo, come a cercare di capire cosa fosse, e lo agitò appena.

Leo ridacchiò tra sé.

Poi Opal lo aprì, e lanciò un urletto emozionato.

-È il regalo più bello che io abbia mai ricevuto!- esclamò, esaltata.

-Ne dubito fortemente. Ho visto alcuni regali che hai ricevuto oggi e il mio non si avvicina minimamente a quelle cose- osservò Leo, portandosi indietro i capelli gellati nervosamente, ma comunque felice della reazione della ragazza.

-Ma questo è meraviglioso! È perfetto! Lo adoro! Lo devo mettere immediatamente in mezzo alla mia… come sai della mia collezione?!- Opal strinse il regalo al petto, agitandolo parecchio, e guardò Leo a bocca aperta.

Le aveva regalato una palla di vetro con la neve, al cui interno c’erano dolci e caramelle varie. Sembrava il set del video di California Girls di Katy Perry.

E appena l’aveva visto, Leo aveva capito che era il regalo perfetto.

-Ho visto che ne avevi parecchie, nella casa sull’albero- spiegò Leo, felice di aver fatto la scelta giusta.

-Sei un tesoro, Leo!- Opal gli si gettò addosso e lo abbracciò forte, facendogli quasi perdere l’equilibrio.

-Sei tu il vero tesoro, principessa- Leo riuscì a tenersi in piedi, e ricambiò immediatamente, con affetto.

-Sei il miglior fratellone del mondo… insieme a Dary- ridacchiò la principessa, staccandosi e guardandolo con un sorriso sfavillante.

Leo sentì come se lo avessero appena colpito al petto con una freccia.

Da un lato era commosso che la principessa gli volesse così bene. Gliene voleva anche lui, e la considerava a sua volta come una sorellina minore.

Dall’altro… sapeva di doversene andare presto.

E sarebbe stato davvero davvero difficile, se la principessa continuava a essergli così vicina.

-Principessa…- Leo doveva avvertirla, farle sapere che presto se ne sarebbe andato.

-Sì?- ma lei lo guardò con occhi pieni di gioia e speranza, e Leo non poteva proprio rovinarle il compleanno con quella brutta notizia.

-Sono molto felice che il regalo le sia piaciuto. Ci ho messo il cuore- disse quindi, ricambiando il sorriso, che però non gli raggiunse gli occhi.

-Lo so. Come in tutto quello che fai- Opal gli diede un altro abbraccio, poi lanciò un’occhiata verso le porte che conducevano nuovamente alla sala -Sarà il caso che ti lasci. Ho tanti ospiti a cui dedicare la mia attenzione- sbuffò, come se l’idea non le piacesse per niente, e iniziò ad avviarsi nella stanza.

Si fermò, e si voltò un’ultima volta verso Leo.

-Grazie di aver ballato con me. È stato il momento più bello della serata. Ora goditi la festa! Puoi fare tutto quello che vuoi! Mangia e bevi fino a scoppiare- gli mandò un bacio, prima di rientrare.

Un bacio che si trasformò in un’altra freccia dritta nel cuore. E non una freccia di Cupido, ma una freccia vera e dolorosa.

Leo stava affondando in quel mondo.

E nella rete di segreti e bugie che si era costruito intorno.

Ricordò d’improvviso l’errore madornale che aveva fatto poco prima.

Cavolo, se tornava indietro adesso avrebbe cancellato il bel momento con la principessa!

…doveva comunque provare.

Fingere di essere sposato poteva portargli molti guai.

Rientrò nella sala, deciso a trovare Payas e chiedergli aiuto.

 

Non fu un’impresa così difficile. I capelli blu del giovane erano piuttosto riconoscibili, e attirava facilmente l’attenzione.

Purtroppo, proprio perché attirava facilmente l’attenzione, era circondato da un sacco di persone.

Leo lo osservò per parecchio tempo da lontano, cercando un momento dove fosse da solo, ma gli giravano tutti intorno, ed era soprattutto circondato da ragazze flirtanti, che però sembrava rifiutare con il sorriso. Uff, se solo Leo avesse avuto quella sicurezza con Anna, si sarebbe risparmiato una scusa stupida.

Nel suo mondo, probabilmente Payas sarebbe stato un influencer, aveva proprio lo stile e l’energia.

Mentre lo fissava, Leo si godeva il cibo e i rinfreschi, facendo attenzione a non dare troppo nell’occhio.

Per fortuna, ad eccezione di qualche sguardo pieno di giudizio, nessuno osò avvicinarsi a lui.

Tranne una bambina di cinque anni dai capelli neri e un adorabile vestito indaco pieno di fiocchetti, che lo tirò per il lembo dei pantaloni, attirando la sua attenzione e facendolo sobbalzare appena.

-Signore…- lo chiamò, e Leo si piegò verso di lei, sorpreso.

-Salve signorina… ha bisogno di qualcosa?- chiese gentilmente, mettendosi al suo stesso livello.

-Vorrei un biscotto- chiese lei, indicando il tavolo con il buffet, che non poteva raggiungere.

-Certamente. Quale preferisci?- Leo prese un vassoio con diversi tipi di biscotti e glielo porse, amichevole.

La bambina li guardò qualche secondo, poi ne prese uno con gocce di cioccolato, e iniziò a mangiare.

-Dove sono i tuoi genitori?- chiese Leo, guardandosi intorno e tenendo il vassoio alla sua portata nel caso avesse voluto altri biscotti. Prese in mano un biscotto arcobaleno, per sentirsi più vicino alla bambina, ma non iniziò a mangiarlo.

-A Ombron- spiegò la bambina, tranquilla, e restandogli vicino.

-Oh…- un po’ lontani -…e con chi sei venuta a questa festa?- indagò Leo, un po’ preoccupato che una bambina così piccola stesse girando da sola in quella immensa sala.

Certo, era un posto sicuro, ma magari i suoi accompagnatori erano preoccupati per lei.

-La famiglia Ilie, ma adesso sto con il fratellone… cosa vuoi dal mio fratellone?- dopo aver risposto educatamente, il tono della bambina si fece più sospettoso, e guardò Leo dritto negli occhi come se potesse scrutargli l’anima.

Leo sapeva chi fossero gli Ilie, e iniziava ad avere delle teorie su chi potesse essere anche quella bambina.

Ma da quel che sapeva, la semidea Clarisa non era venuta con suo fratello.

-Il tuo fratellone?- chiese quindi, senza capire a chi si riferisse.

-Lo guardi da tanto tempo- la bambina indicò Payas, che stava bevendo dello champagne e ridendo con una ragazza.

-Oh! Ehm… sto aspettando che stia solo così da parlargli- spiegò Leo, un po’ imbarazzato di essere così ovvio nel suo stalking che persino una bambina l’aveva beccato. Si sentiva un sacco stupido ancora con il biscotto in mano che non aveva neanche iniziato a mangiare, così lo mise in un tovagliolo e se lo mise in tasca, tenendolo per dopo, e per avere qualcosa da fare.

-Perché?- chiese la bambina, confusa.

-Volevo chiedergli una cosa. Siamo amici- spiegò Leo, poi porse la propria mano, ora libera -Mi chiamo Leonardo, e sono un cuoco qui a palazzo- si presentò poi, rendendosi conto di non averlo ancora fatto.

Clarisa fissò la sua mano come se venisse dallo spazio.

-Posso toccarla?- chiese, sorpresa.

-Puoi anche non farlo se non vuoi, pensavo solo di presentarci- Leo sorrise incoraggiante, mantenendo l’offerta valida.

La bambina accennò un sorrisino, e gli strinse un dito.

-Sono Clarisa- si presentò, e poi i suoi occhi divennero completamente neri.

Leo fece del suo meglio per non apparire sorpreso.

Non era la cosa più strana che gli succedeva lì, e neanche la cosa più strana che gli era successa quel giorno.

La bambina lo lasciò andare dopo qualche secondo, i suoi occhi tornarono normali, e lo guardò a bocca aperta.

-Hai un’aura bellissima!- esclamò, riprendendolo poi per il lembo dei pantaloni, e provando a trascinarlo.

Leo posò in fretta il vassoio sul tavolo, e la seguì, sorpreso dal suo commento, e senza avere la minima idea di cosa volesse fare.

Non sapeva quale fosse il suo potere. Persian non gliel’aveva mai detto, probabilmente perché nessuno immaginava che Leo avrebbe parlato con la semidea di Ombron.

Forse non avrebbe dovuto offrirle la mano?

Leo sperava di non aver fatto un nuovo tremendo errore.

Clarisa lo portò dritta da Payas, che si girò verso di loro e si aprì immediatamente in un sorriso così brillante che se Leo non avesse saputo che fosse il figlio della dea dell’acqua, avrebbe detto che fosse quello della dea della luce, perché rischiò di rimanere accecato.

-Leo! Clary! Che bello vedervi insieme!- li accolse, ignorando completamente la persona con la quale stava parlando, che storse il naso e guardò storto Leo, prima di allontanarsi.

-Fratellone! Leo ha un’aura bellissima!- Clarisa sembrava entusiasta.

Payas le diede qualche pacca sulla testa.

-Oh, lo so… per curiosità, cosa hai visto?- indagò, curioso, facendo un occhiolino complice a Leo, che voleva obiettare, ma come spesso era successo quel giorno, era in balia degli eventi… e dei semidei.

Ce n’erano solo quattro a quella festa ma lo avevano completamente circondato.

-Era brillante! E di tutti i colori! Un enorme arcobaleno che ha coperto tutta la stanza!- spiegò Clarisa, gesticolando per spiegare meglio quello che aveva visto e farlo immaginare ai ragazzi.

Leo era senza parole. Non sapeva se essere onorato, imbarazzato, o spaventato perché la sua aura mostrava fin troppo chiaramente la propria omosessualità.

-Wow… fighissimo- commentò Payas, incoraggiando la bambina -Hai chiesto il permesso per vedere l’aura, però? Sai che è sempre meglio chiedere il permesso- la rimbrottò poi, assumendo un tono da educatore, e notando il disagio di Leo.

L’entusiasmo della bambina si smorzò appena, ma si difese a spada tratta.

-È stato lui a darmi la mano- lo indicò.

Leo annuì, difendendola a sua volta.

-Sì, non è stato un problema. E poi non è stata una cosa invasiva- agitò la mano come se fosse una faccenda di poco conto, anche se l’aveva lasciato un po’ turbato.

-Sei venuta qui solo per dirmi della sua aura?- Payas non insistette su quell’argomento, e indagò sui motivi che avevano spinto il duo a raggiungerlo.

-No, voleva anche parlarti. Ti ha fissato per tanto tempo- spiegò Clarisa senza peli sulla lingua.

Payas si illuminò.

Leo arrossì appena.

-Volevi parlarmi?!- chiese il semidio, in tono da fanboy.

-Sì… avevo… delle domande…- Leo era un po’ a disagio -…ma non volevo disturbare-

-Puoi disturbarmi quando vuoi! Hai bisogno di parlare in un posto più appartato? Di che devi parlarmi? Non posso fare spoiler ma farò del mio meglio per aiutarti- Payas si mise immediatamente a disposizione, espansivo.

Leo iniziò a pentirsi di aver pensato di chiedere a lui, ma doveva provare.

E di rivolgersi a Giada non se ne parlava proprio. L’avrebbe rimproverato a non finire.

-Sì, in effetti è un argomento delicato. Sarebbe meglio parlarne lontani da orecchie indiscrete- ammise, sottovoce.

Clarisa li fissava confusa.

-Posso sentire?- chiese, curiosa.

-Eh…- Leo non sapeva come rifiutarla, soprattutto visto tutto l’aiuto che gli aveva dato.

Ci pensò Payas.

-Mi dispiace, Clary, ma sono faccende da grandi- le spiegò, piegandosi verso di lei.

Clarisa fece il muso.

-Ma l’ho portato io da te- obiettò, stringendo i pugnetti pronta a fare i capricci.

-È vero e te ne sono grato… ti racconto dopo, okay? Quello che posso. Ma devo aiutare Leo da solo. Vuoi che io aiuti Leo, giusto?- Payas cercò di farla ragionare.

Clarisa lanciò un’occhiata a Leo, poi abbassò la testa.

-Okay… vado a giocare con altri bambini- cedette, ma prima di allontanarsi si avvicinò un’ultima volta a Leo, e gli porse la mano.

-Non devi prenderla se non vuoi- gli fece presente Payas.

Leo si era reso ormai conto che un contatto fisico con Clarisa era come guardare Remington negli occhi: un invito al semidio di usare il suo potere su di lui.

Ma Clarisa non aveva mica l’intenzione di creare un legame eterno con la sua mente, non c’era alcun male nell’offrirle la mano.

-È stato un enorme piacere, semidea Clarisa- le sorrise, stringendole la mano.

Gli occhi di Clarisa tornarono neri, e si guardò intorno, con un sorriso estasiato.

-Un’aura bellissima- ripetè, quasi tra sé.

-Ti ringrazio molto- 

Si separarono, e Clarisa fece un piccolo inchino prima di allontanarsi.

-È troppo tenera- commentò Leo, osservandola andare via.

-Ti sono sempre piaciuti i bambini, eh?- osservò Payas, con un sorrisino.

Leo ridacchiò nervosamente.

-Ho un istinto fraterno molto forte, si può dire. Ho sette fratelli minori- tenne in piedi la sua backstory tragica.

-Ceeeeerto, non hai solo una sorella di…- silenzio -…ann… oh, giusto, in questo momento ne ha 17, giusto?- Payas si dimostrò ancora una volta molto più esperto di Leo di quanto il cuoco si sarebbe aspettato, e fece uno scivolone non indifferente.

Leo lo guardò sorpreso.

-Un momento… mia sorella compie gli anni tra tre mesi… ci siamo conosciuti ufficialmente dopo quella data? Ma io tra un mese torno a casa per sempre!- iniziò a fare i conti a mente.

Payas rimase di sasso.

-Avevi una domanda da farmi?- cambiò bruscamente argomento, prendendo Leo per il braccio e iniziando a trascinarlo via.

-Non puoi gettare queste bombe e poi aspettarti che io lasci perdere- Leo provò a lamentarsi.

-Senti, Leo, il futuro è complicato e volubile, e non posso dirti nulla. Il mio consiglio al momento è concentrarsi sul presente. E chiedermi quello che volevi chiedermi- Payas lo portò nel balcone dove prima Leo aveva ballato con la principessa, e cercò di archiviare le teorie sul futuro.

Il suo tono era categorico, e Leo aveva l’impressione che non fosse tipo da usare spesso quel tono, quindi decise di assecondarlo.

Soprattutto perché aveva bisogno di averlo dalla sua parte per la richiesta che voleva fargli.

-Ecco… sì… hai ragione… la mia richiesta…- esitò, e si guardò intorno per assicurarsi che fossero soli.

-Aspetta, ho una cosa molto utile per evitare di essere ascoltati- Payas armeggiò in tasca e tirò fuori una spilla, che indossò sopra la camicia.

-L’ho rubata a Nox, è il suo potere semidivino. Crea delle bolle di vuoto dove stare quando vuole studiare. Neanche gli dei possono osservarci e sentirci quando siamo qui dentro- spiegò, attivandola in qualche modo strano e creando una bolla nera intorno a loro.

Leo sobbalzò e si strinse a lui, sorpreso.

Quella notte era davvero piena di cose strane.

-Allora… mettiamoci comodi, abbiamo tutto il tempo e la privacy del mondo- Payas lo lasciò andare, si mise a terra e lo incoraggiò a fare altrettanto.

Leo si sedette a sua volta, sempre guardandosi intorno.

Sembrava tutto normale, ma si recepiva una strana energia intorno a loro.

-Figo- borbottò.

-Sì, Nox è un figo…- Payas sospirò, sognante. Leo non colse il sottotesto di quell’affermazione, troppo distratto dai suoi dintorni -Allora… la tua richiesta?- Payas spronò Leo a parlare.

-Beh… ipoteticamente… se un tuo amico, parole tue, facesse un errore molto brutto… tipo… ipoteticamente… fingere di essere sposato… potresti aiutarlo… non so… facendolo tornare indietro nel tempo per evitare che faccia tale errore? Ipoteticamente?- Leo cercò di spiegarsi senza esporsi troppo, ma era un libro aperto.

Payas lo fissò impassibile per qualche secondo.

-Ipoteticamente?- chiese poi, sottovoce, come se temesse di poter essere sentito anche quando era lì.

-Ipoteticamente- annuì Leo.

-Quindi, ipoteticamente, tu, che già stai mentendo sul fatto che vieni da Lumai, hai mentito anche sul fatto di esserti sposato, a Lumai. Lumai, dove la dea patrona è la dea della preveggenza, che prende il matrimonio con una serietà disarmante e non offre la propria benedizione a coppie che sa che non staranno insieme per sempre. Lumai, dove il matrimonio è l’unione più sacra e importante di tutti i sette regni, e mentire al riguardo è considerato sacrilegio e un’offesa alla divinità- Payas fece un riassunto, confermando i dubbi e le paure di Leo e facendolo impallidire.

-…ipoteticamente- ripetè il cuoco, in un sussurro.

-Ah… beh… che dire… o ti sei vergognato così tanto di questa cosa da non avermela mai detta e sei la persona più fortunata di ogni dimensione conosciuta, o il futuro è cambiato completamente in qualche modo e tu morirai entro pochi giorni- Payas rifletté sulla cosa, e non aiutò a calmare le ansie di Leo.

-E tu ti consideri il mio migliore amico?!- si irritò Leo, iniziando ad impanicarsi.

-Calma, calma, stavo scherzando… circa… francamente sono parecchio sorpreso. È la prima volta che sento di un finto matrimonio che ti sei inventato, è una cosa…- si interruppe, riflettendo attentamente sulla questione.

-…mortale?- indovinò Leo, nel panico.

-No, è una cosa…- Payas sembrava stesse raggiungendo una consapevolezza importante.

-…estremamente stupida?- Leo concluse per lui.

-Sì, ma è anche una cosa…- 

-…che mi porterà delle conseguenze…- Leo provò ad interromperlo di nuovo, ma Payas gli mise una mano sulla bocca, zittendolo.

-…è una cosa estremamente divertente!- concluse finalmente, scoppiando a ridere e bloccando Leo, che iniziava a pentirsi di essersi rivolto a lui.

Tolse le mani di Payas dalla sua bocca.

-La mia morte non è divertente!- obiettò, in modo molto ipocrita dato che era il primo a tentare sempre il suicidio involontariamente.

-Fidati, nel futuro riderai tantissimo per l’ironia di questa situazione. Ed io che pensavo che…- silenzio -…solo per…- altro silenzio -…e invece…- silenzio, seguito da grasse risate.

-Non mi stai aiutando!- si lamentò Leo, con tono sempre più acuto.

-Scusa, hai ragione. Contegno, ragazzo…- Payas prese un profondo respiro -Comincia dall’inizio… come ti è venuto in mente di fingere di essere sposato?- Payas iniziò ad indagare, cercando di trattenere le risate ma visibilmente divertito dalla situazione.

Leo cercò di non offendersi e prenderlo come un buon segno, ma era terrorizzato.

-A mia discolpa non so nulla dei matrimonio a Lumai, e stavo solo cercando di evitare di ferire una mia amica che aveva appena confessato dei sentimenti per me che non potevo ricambiare!- provò a difendersi -Mi sembrava un’ottima idea al momento…- sospirò, prendendosi drammaticamente il volto tra le mani.

-E non potevi semplicemente dire che…- silenzio, Payas rimase a bocca aperta -No, aspetta, come può essere uno spoiler?! Non sei…?- silenzio.

Payas rimase in silenzio qualche secondo. Nel senso che  chiuse proprio la bocca e rifletté.

-C’è qualcosa che mi sfugge- ammise poi, confuso.

-Benvenuto nel mio mondo- Leo sospirò, sempre più rassegnato.

-Beh… non posso portarti indietro nel tempo. Posso portare solo me stesso. E in generale non posso tornare indietro quando sono già tornato indietro. È un limite del mio potere. Però posso darti dei consigli per sopravvivere, sperando non siano spoiler- Payas abbandonò il divertimento e si mise a disposizione per dei veri consigli, dimostrando di essere capace di essere un buon amico e di voler aiutare per davvero Leo.

-Sono tutto orecchi- Leo gli si avvicinò, pronto finalmente ad ottenere dei buoni consigli.

-Non parlare mai più di matrimonio. Non ammettere di aver mentito al riguardo perché questo attira l’attenzione, ma se qualcuno ti chiede chiarimenti evita il discorso in ogni modo. Cambia argomento, scappa dalla stanza. Se sei proprio costretto a parlare della tua presunta moglie non chiamarla mai moglie ma dolce metà o altre cose del genere. Non nominare mai il nome di Laasya…- Payas iniziò ad elencare.

-L’hai appena nominata- gli fece notare Leo.

-Non può sentirci qui dentro, tranquillo. Cerca di fare come se non fosse successo nulla, ma… segui anche il tuo cuore, okay? Se ti viene l’istinto di essere te stesso, anche se può essere pericoloso… seguilo- l’ultima parte non sembrava molto furba.

Era praticamente il contrario di quello che Giada gli aveva detto da quando era lì.

-Non è un buon consiglio. Ogni volta che seguo il mio cuore rischio la vita e faccio casini… tipo adesso- gli fece notare Leo.

Payas ridacchiò, e gli mise le mani sulle spalle, con affetto.

-Da quello che so di te, ed è molto più di quanto tu possa immaginare, le scelte pessime le fai quando segui una logica molto strana. Le scelte che fai con il cuore sono quelle che alla fine ti salvano la vita, e ti fanno amare da tutti. Clarisa ha detto che hai una bella aura… sfruttala- gli fece un sorriso incoraggiante.

-Okay… capisco perché siamo amici nel futuro- Leo si sentì davvero onorato dalle sue parole, e ricambiò il sorriso.

-Awwww, quindi siamo amici?! Siamo diventati amici?! Che bello!- Payas si illuminò estasiato.

Che simp!

-Qualche altro consiglio?- Leo cercò di cambiare argomento, imbarazzato dall’entusiasmo del giovane semidio.

-Mmmm… ti direi di pregare per la tua vita ma rischieresti di farti uccidere ancora di più, quindi… boh… goditi la festa, perché da domani i tuoi problemi saranno raddoppiati- gli ultimi consigli di Payas furono tutt’altro che ottimisti, ma Leo li accettò.

Ormai era abituato a scavarsi la fossa da solo, e sapeva che prima o poi avrebbe scavato così tanto da non essere più in grado di uscire.

-Li accetto… grazie dell’aiuto. Vado ad affogare i miei problemi nell’alcol- Leo si alzò, e si guardò intorno per cercare un’uscita da quella bolla.

-Ti accompagno se vuoi, è sempre più divertente quando si ha un compagno di bevute- Payas si alzò a sua volta, toccando la spilla e facendo sparire la bolla di vuoto.

Si ritrovò faccia a faccia con un giovane uomo furioso, che avrà avuto circa l’età del principe Daryan. Pallido e con i capelli neri come la notte elegantemente tirati indietro e che gli arrivavano quasi fino alle spalle.

-Nox!- esclamò Payas, sorpreso.

-Da quanto avevi la mia spilla?! L’ho cercata dappertutto le ultime settimane!- il giovane uomo iniziò ad aggredirlo verbalmente, strappandogli la spilla dalla camicia.

-Scusa, scusa scusa… ma ne avevo bisogno, dovevo parlare con… eh… nessuno- Payas lanciò un’occhiata preoccupata a Leo, e poi fece finta che non esistesse.

Nox lo guardò a sua volta, ma non sembrò trovarlo degno di nota, e tornò immediatamente al suo amico d’infanzia.

-Non ho idea di cosa tu stia tramando, ma non rubarmi più la spilla! Lo sai che ne ho bisogno per lavorare!- continuò a rimproverarlo.

-Scuuuusa! Ma te l’avrei restituita presto! Contavo di tornare con Clary e ridartela subito dopo la festa e… a proposito, come sei arrivato qui?- Payas iniziò a trascinarlo via, come se volesse tenerlo lontano da Leo.

Il cuoco non ne capì il motivo, ma decise di approfittarne per scappare, prendere una bottiglia intera di un alcolico molto forte, e passare il resto della serata a ubriacarsi da solo e triste.

-Ho chiesto un artefatto magico a mio padre in prestito, volevo recuperare la spilla il prima possibile- fu l’ultima cosa che Leo sentì dire da Nox prima che i due furono fuori dalla portata d’orecchio.

Certo che i semidei, in quel mondo, erano davvero strani.

…ed estremamente ordinari al tempo stesso.

Oh beh… Leo aveva altri problemi a cui pensare.

Allora, c’era della vodka in quel mondo?

 

Leo non reggeva bene l’alcol.

Considerando la sua altezza, però, era già tanto che non fosse in coma etilico dopo essersi scolato una bottiglia di… non sapeva cosa.

Era assurdo!

Quasi tutto il cibo che Leo aveva maneggiato in quel mondo era identico a quello del proprio.

E anche gli alcolici usati per il cibo erano gli stessi, come il vino.

Ma per qualche strano motivo i drink della festa, una delle poche cose di cui non si era occupato personalmente, erano a lui completamente sconosciuti.

E quindi Leo non aveva idea della quantità di alcol nel suo corpo in quel momento.

Ma sapeva che una quantità ci fosse, ed era abbastanza da avergli fatto mettere da parte i problemi e i suoi errori.

Aveva seguito l’ultimo consiglio di Payas e deciso di godersi il resto della festa e ignorare i suoi problemi ancora per qualche ora.

Cosa che, ripeto, non è il modo migliore di affrontare le cose, ma oh, non sono nessuno per giudicare.

Al momento Leo era su un balcone diverso da quello che aveva visitato con Opal e Payas, e molto più isolato.

Respirava a pieni polmoni l’aria della notte, che gli scompigliava i capelli, che ormai non erano più tenuti indietro dal gel che Anna gli aveva messo.

Leo neanche ci pensava più, ad Anna.

Provò a prendere un altro sorso dalla bottiglia che aveva in mano, ma era ormai vuota.

Emise un verso infastidito, e la posò a terra in un angolo, valutando l’idea di rientrare per prenderne un’altra.

Forse non era il caso. Avrebbe seriamente rischiato di fare una figuraccia immane davanti a tutti i nobili e alla famiglia reale che si fidava di lui.

Ma, ehi, non doveva ascoltare la ragione, era ubriaco!

Però al tempo stesso l’aria notturna era così bella… soprattutto in quell’angolino nascosto, dove nessuno, neanche qualcuno che usciva velocemente sul balcone, poteva vederlo. A meno che non lo cercasse.

La persona che uscì sul balcone in quel momento, sospirando stancamente, non sembrava cercarlo.

Leo si ritirò un po’ meglio e si girò a vedere di chi si trattasse.

Rimase piuttosto sorpreso di vedere il principe Daryan posarsi sulla balaustra e abbandonare la sua espressione perfetta, credendo di essere solo.

Aveva un bicchiere in mano, ma non sembrava ubriaco quanto Leo.

Il cuoco avrebbe potuto osservarlo per ore.

I capelli biondi leggermente mossi dal vento e illuminati dalla luce della luna.

Il bellissimo abito su misura che gli calzava a pennello, perfetto nonostante avesse passato l’intera serata, ore e ore, in giro per la sala. Le mani delicate e curate che tenevano il bicchiere con eleganza. La sua postura, perfetta nonostante fosse affaticata e rilassata, appoggiato sulla balaustra com’era appoggiato Leo, invisibile ai suoi occhi, a pochi metri di distanza.

Leo avrebbe tanto voluto guardarlo dritto nei suoi bellissimi occhi chiari, ma era troppo distante.

Provò ad avvicinarsi discretamente, ma la sua coordinazione da ubriaco era peggio di quella da sobrio (che già non era granché), quindi inciampò sulla bottiglia che aveva poggiato per terra, e per poco non perse l’equilibrio cadendo dal balcone. Si tenne a stento alla balaustra per un pelo.

E ovviamente attirò l’attenzione del principe, che sobbalzò e lo guardò sorpreso.

-Leonardo!- lo salutò, circa, riconoscendolo immediatamente, forse dai riccioli rossi, forse per l’imbranataggine.

-Buonasera, principe Daryan- Leo azzardò un inchino profondo, ma perse l’equilibrio e finì dritto addosso al principe, che lo afferrò al volo riuscendo nel frattempo anche a non far cadere il bicchiere e dimostrando di avere ancora molte più capacità mentali del cuoco davanti a lui.

-Mi scusi- Leo ridacchiò per la figuraccia che aveva appena fatto, per niente imbarazzato di averla fatta.

Ahhh, le gioie dell’alcol, che ti fanno dimenticare che esistono conseguenze per le tue azioni.

-Vedo che hai approfittato della tua serata libera- osservò il principe, senza traccia di giudizio ma un accenno di divertimento.

-Beh, la principessa ha detto di approfittare di cibo e bevande, e quando mi ricapita di fingere di essere un ricco nobile?- Leo si rimise in piedi, prese la bottiglia, e la tenne con il mignolo sollevato, fingendo di essere un ricco nobiluomo inglese o qualcosa del genere.

-Da quello che vedo hai approfittato molto più delle bevande che del cibo… per fortuna ne hai presa una non troppo forte- Daryan gli prese la bottiglia dalle mani e la analizzò, con un sorrisino mascherato ad espressione indifferente poco riuscita.

-La notte è ancora giovane, messere, ho tutto il tempo di rientrare e bere altre due o tre bottiglie di…- Leo provò a recuperare la bottiglia, ma perse di nuovo l’equilibrio e finì addosso a Daryan, che lo mantenne in equilibrio e lo tenne per le spalle. Aveva posato il proprio bicchiere sulla balaustra per avere le mani libere e stare attento a Leo.

Awww, che carino.

No, sul serio, era proprio carino.

Macché carino, era bellissimo!

Davvero, davvero bellissimo.

Si fissarono qualche secondo, mentre Leo recuperava l’equilibrio.

Le guance di Daryan si imporporarono appena, mentre per la prima volta da quando si erano ritrovati lì sembrava finalmente vedere bene il ragazzo davanti a lui, nel suo elegante abito e con i capelli, beh… disordinati, ma non così tanto.

Fu il primo a distogliere lo sguardo, e lo lasciò andare, fidandosi del fatto che potesse tenersi in piedi anche da solo.

Era una fiducia malriposta.

-Non credo sia il caso di lasciarti ancora bere alcolici. Almeno hai mangiato qualcosa?- chiese il principe, senza però guardarlo negli occhi.

-Ho mangiato… qualcosa… che non ricordo. Era tutto ottimo cibo, però. E ne so qualcosa, dato che l’ho fatto io- Leo si vantò, posando nuovamente la bottiglia a terra, e attirando la sua attenzione con qualche posa simbolo della sua forza e avvenenza.

Daryan non trattenne un risolino, anche se ci provò parecchio a trattenerlo.

-Forse avremmo dovuto assumerti anche come giullare, oltre che come cuoco e assaggiatore- osservò, tornando a guardarlo divertito.

-Accetto la proposta. Sono in grado di occuparmi di tre lavori- Leo fece al principe un occhiolino, che lo portò nuovamente a distogliere lo sguardo, poi si rabbuiò leggermente -Beh… almeno per il prossimo mese- sussurrò, ricordando la sua scadenza.

Aveva provato in tutti i modi a dimenticarsene, ma nonostante tutto quell’alcol, non riusciva a smettere di pensarci del tutto.

-Perché un mese?- chiese il principe, allarmato.

Leo scosse la testa

-Lasciamo stare, non è nulla. Una sciocchezza. Non ci voglio pensare. Allora, che ci fa un principe, la star della serata dopo la principessa e padrone del castello dove tutti sono ospiti, qui fuori con un umile cuoco ubriaco?- Leo provò a cambiare argomento, e a concentrarsi sul principe, che lo guardò preoccupato qualche secondo, prima di assecondarlo.

-Volevo solo stare un po’ solo- ammise, sospirando stancamente -Il caos, le conversazioni sempre uguali, la musica… dopo ore senza interruzioni inizia a diventare davvero opprimente- si aprì, giocherellando con il bicchiere che nel frattempo aveva ripreso in mano.

-Oh… posso andare via se vuole?-si offrì Leo, che non voleva importunare il principe nel suo desiderato momento di solitudine. A volte c’era bisogno di stare lontani da tutto e tutti per riordinare le idee.

Fece per andarsene, ma Daryan lo fermò, prendendolo per il polso.

-No… resta. È… piacevole parlare con te- ammise, in un sussurro.

Leo si appoggiò alla balaustra accanto a lui, sorridendo rasserenato.

-Per via del mio ruolo da giullare?- provò a scherzare, per distendere l’atmosfera e magari strappare un sorriso al principe. Sembrava averne davvero bisogno.

-Anche- riuscì nell’impresa, perché Daryan lo guardò con affetto e un sorrisino appena accennato.

-Vuole che le racconti una barzelletta?- propose il cuoco, assumendo il ruolo di giullare, e cercando di ricordare qualche barzelletta che gli avevano raccontato.

-Una barzelletta?- il principe inarcò un sopracciglio.

-Sì, ne conosco alcune molto divertenti. Allora… c’erano un fra…- Leo si interruppe subito. Non poteva raccontare barzellette con francesi, tedeschi e italiani in quel mondo dove francesi, tedeschi e italiani non esistevano. E non poteva modificare la nazionalità per adattarla ai sette regni se non voleva rischiare incidenti diplomatici.

Daryan lo guardava in attesa.

-Ehm… ho cambiato idea. Una volta un cell…- e non poteva raccontare la barzelletta del cellulare perché non esistevano neanche cellulari.

-Un cavaliere era stato incaricato di uccidere un dra…- oh no, non poteva usare i draghi in modo negativo, dato che erano l’animale simbolo di Jediah.

Leo non aveva molte barzellette decenti, e le poche che potevano funzionare per quel periodo storico erano troppo sconce o omosessuali da proporre al principe.

Dopo un po’ di balbettamento, cedette, e sospirò sconfitto.

-Mi arrendo, sono troppo ubriaco per raccontare barzellette oggi- si sgonfiò come un palloncino, demoralizzato e drammatico.

Daryan emise uno strano verso, attirando la sua attenzione.

Poi scoppiò a ridere senza ritegno.

Dopo un attimo iniziale di sbigottimento ed estremo fascino per quella risata angelica e adorabile, Leo venne contagiato dalle risa e rise a sua volta.

-Suppongo che la proposta di lavoro come giullare sia stata appena ritirata?- scherzò, rimettendosi in piedi con una certa difficoltà e guardando intensamente Daryan.

Non l’aveva mai visto così divertito, sincero e vulnerabile.

Era veramente meraviglioso.

Così umano… così vero.

Era seriamente la persona più bella che Leo avesse mai visto, e non solo fisicamente.

C’era un’energia, in quella risata, in Daryan, nel suo modo di fare, e di comportarsi, che attirava Leo come un magnete. Gli imponeva di conoscerlo, di scalfire la superficie e scoprire cosa ci fosse sotto, perché sembrava stupendo.

Perché era sicuramente stupendo, se quella risata era un indicatore.

-Non lo so, sei la persona più strana che io abbia mai incontrato, Leonardo il cuoco- commentò il principe, cercando di calmare le risa e ritornare ad avere un certo contegno.

-Spero sia più positivo che negativo- osò sperare Leo, con un sorrisetto buffo che tentava di convincere il principe a mentire per farlo sentire simpatico.

Daryan alzò gli occhi al cielo, intuendo quello che volesse ottenere.

-Purtroppo sì- e lo assecondò, abbassando appena la voce, e perdendo un po’ il sorriso.

-Purtroppo?- Leo si avvicinò, chiedendosi come fosse possibile che fosse un peccato avere accanto una persona che ti aveva colpito in modo positivo.

-Il mio compito è tenere a distanza le persone strane, per quanto interessanti possano essere. Il mio ruolo da principe è restare distaccato, imparziale e giudicare ogni cosa con razionalità e logica, senza mai nessun coinvolgimento emotivo- spiegò Daryan, sollevando dei muri per mettere metaforica distanza tra lui e Leo.

Fisicamente, però, non fece sforzi per allontanarsi.

E Leo si avvicinò un altro po’, cercando di superare quei muri.

-Sembra uno stile di vita molto solitario- ammise, pensando alla prima impressione che aveva avuto del principe. Bello (era la prima cosa che aveva notato, se ricordate), ma ancora molto freddo, sospettoso, protettivo nei confronti di sua sorella e del resto della sua gente. Sembrava impossibile da avvicinare.

Eppure più gli era stato vicino, più Leo si era accorto di quanto fosse solo, sempre sull’attenti, e bisognoso di lasciarsi un po’ andare.

Meritevole di lasciarsi un po’ andare, almeno una volta.

E godersi la vita senza temere un attacco da ogni angolo.

-Ho la mia famiglia, e alcune persone molto fidate. È abbastanza per non soffrire la solitudine- Daryan provò a non dare peso alle preoccupazioni di Leo, e finse di stare bene.

-Troppo poche, se teme così tanto anche di mangiare- osservò il cuoco, pensando ai problemi del principe con il cibo, e come ogni volta che mangiasse qualcosa, salvo alcuni casi particolari, fosse sempre teso, e cercasse sempre di non strafare.

Era l’unico, a palazzo, che facesse ancora assaggiare a Leo tutto il cibo che poi avrebbe consumato.

Anche se sapeva benissimo che non fosse avvelenato, perché era Leo a prepararlo, la maggior parte delle volte.

Forse Leo non avrebbe dovuto sollevare quell’evidente trauma del principe. Non era di certo un argomento che lo avrebbe distratto dalla festa che aveva provato a lasciare, ma Leo era troppo ubriaco per misurare accuratamente le parole, e iniziava anche ad avere un certo mal di testa, che abbassava ulteriormente le sue capacitò di giudizio.

Il principe non rispose, e si limitò ad osservare l’orizzonte.

Sembrava combattuto, ma non si era ritirato su sé stesso come se non volesse parlare. Contemplava le parole appena dette da Leo, che prese la sua espressione e il suo linguaggio del corpo come un invito a continuare.

-Quanto ha mangiato oggi? Il buffet era immenso, è stato mangiato da centinaia di persone e stanno tutti bene. Ho supervisionato personalmente ogni preparazione, e non ha assolutamente nulla da temere. Ha mangiato abbastanza, oggi?- chiese, preoccupato.

-Probabilmente più di te- Daryan si mise sulla difensiva, e non guardò Leo negli occhi.

Leo sospirò, e non insistette per non turbarlo ulteriormente.

Non era nessuno per dirgli cosa fare o non fare, ma si preoccupava per lui.

Era vero che mangiava abbastanza per non avere problemi legati al fisico, ma i pasti dovevano essere un momento disteso, dove godersi ogni boccone in compagnia, o anche da soli, ma facendo caso ad ogni sensazione e apprezzando la bontà del cibo che si aveva davanti.

Leo controllò le tasche dell’abito, cercando qualcosa da fare o da dire, e trovò un tovagliolo dove aveva infilato il biscotto che aveva preso prima, quando aveva incontrato Clarisa.

Lo tolse dal tovagliolo. Era un po’ sbriciolato, ma era ancora intero. Lo porse verso il principe.

-Vuole un biscotto?- propose, incoraggiante, portandolo quasi alla bocca del principe.

Lo vide irrigidirsi, come spesso faceva prima di mangiare qualcosa.

Leo si affrettò a spostare la mano, non volendo imporsi su di lui.

-Non si fiderà mai del tutto di me come degli altri, vero?- chiese, mostrando chiaramente la propria delusione.

Poi si rese conto di quello che aveva detto, e scosse la testa.

-Mi scusi, è ovvio che non potrei mai essere una delle poche persone di cui si fida! Sono solo uno stupido cuoco di…- Leo si interruppe prima di dire Lumai, era meglio non nominare il luogo incriminato, per non attirare attenzione indesiderata -…insomma… non ho alcun diritto di mettermi sullo stesso livello di Chevel, o Persian, o la principess…- Leo si interruppe quando Daryan prese il braccio di Leo che teneva in mano il biscotto e lo portò davanti a lui.

Chiuse gli occhi, e si fece imboccare da Leo, prendendo un morso del biscotto con decisione e senza ripensamenti.

Leo rimase immobile. Il suo cuore batteva a mille, e trattenne il respiro. Temeva che se avesse fatto un qualsiasi impercettibile movimento, anche un battito di ciglia, quel momento sarebbe finito, o si sarebbe svegliato da quell’intenso sogno ad occhi aperti.

Un sogno dove il principe si fidava di lui a tal punto da mostrargli la sua vulnerabilità, da mangiare il suo cibo senza paura, perché era cibo offerto e preparato da Leo, e non c’era pericolo che gli succedesse qualcosa di male. E poteva goderselo dimenticando il resto del mondo, perché nel frattempo Leo l’avrebbe protetto.

Finì il biscotto in pochi morsi, e poi leccò alcune briciole rimaste sulle dita di Leo, con semplicità, come se non fosse la cosa più intima che fosse mai successa tra di loro.

Leo non smise un secondo di fissare la sua bocca, e se fosse stato giusto un tantino più ubriaco, era certo che non sarebbe stata solo la sua mano a sfiorare quella bocca.

Ma riuscì a trattenersi, a stento, e Daryan presto lo lasciò andare, allontanandosi appena da lui.

Fisicamente, ma questa volta non emotivamente.

-Lo stai diventando- Daryan sussurrò, guardandolo dritto negli occhi.

Leo lo guardò sorpreso.

-Uh?-

-Era questo il motivo del mio “purtroppo”. Non so perché, ma non riesco a non fidarmi di te. Forse è il tuo cibo delizioso, forse sei solo tu, con la personalità più strana e incomprensibile del mondo. Non capisco cosa pensi, cosa vuoi, quanto c’è di vero nella tua storia e quanto c’è di falso, e non ho nessun motivo di fidarmi di te- iniziò a spiegare, in tono struggente. 

Leo continuava a fissarlo, rapito e senza sapere cosa fare.

Aveva ancora la mano leggermente sollevata. Era praticamente rimasto congelato sul posto.

-Eppure… non posso farne a meno. Potresti avvelenarmi in ogni momento, con una facilità disarmante, e so che se volessi farlo lo faresti perché non temi alcuna conseguenza. E dovrei stare attento, valutare questa eventualità, perché sono un principe ed è il mio compito restare sempre in guardia. Ma non riesco a restare in guardia con te. Ti conosco da un mese eppure ho messo la mia vita nelle tue mani, due volte, e lo rifarei, lo rifarò, senza esitazioni, perché… perché sono stati tra i momenti più belli della mia vita- Daryan sospirò, e si prese il volto tra le mani, come se avesse appena ammesso la sua più grande debolezza al suo nemico principale.

Come se avesse appena ammesso che la sua più grande debolezza era il suo nemico principale.

…come un interesse romantico che ha appena confessato i propri sentimenti al suo nemico principale.

Leo non replicò, non sapeva cosa dire.

La sua mente, il suo cuore, lui stesso era andato completamente in corto circuito.

-Lascia stare, non so neanche cosa sto dicendo. Probabilmente sono più inebriato dall’alcol di quanto pensassi- Daryan cercò di giustificare il suo vomito di parole, probabilmente non avvertendo alcuna reazione da parte di Leo, e iniziando a sentirsi troppo vulnerabile.

Leo continuò a non rispondere.

E dopo parecchi secondi di silenzio, Daryan osò sollevare lo sguardo verso il cuoco, per controllare che non fosse morto, svenuto o scappato nel frattempo.

Si trovò davanti uno spettacolo che non si aspettava minimamente, e sgranò gli occhi, sorpreso.

-Stai piangendo?!- notò, sollevando la mano verso il suo volto come se volesse asciugargli le lacrime, ma cambiando idea a metà strada, e ritirandola al petto.

Leo non se n’era neanche accorto, ma piangeva copiosamente.

Si sentiva commosso, e amato, e apprezzato. Mai nessuno, nella sua vita, si era mai fidato così tanto di lui, ad eccezione, forse, della sua famiglia.

Neanche Giada, se il suo comportamento da quando Leo era lì significava qualcosa.

Leo era sempre stato il ragazzo che combinava casini, e non poteva negarlo, lo sapeva benissimo.

E anche il principe lo sapeva, ma si fidava comunque di lui, e del fatto che non l’avrebbe mai messo in pericolo con i suoi piatti.

Nessuno, nel suo mondo, aveva mai guardato Leo come lo aveva appena guardato Daryan.

-Spero non siano lacrime di coccodrillo del tipo “volevo ucciderti e ora mi sento in colpa”- Daryan provò a risollevare l’atmosfera, anche se non era affatto il suo campo, e non sembrava avere idea di come comportarsi con un Leo piangente che sembrava tanto disperato.

-No, certo che no! Non ho mai voluto ucciderla, mai! Sono troppo stupido anche per provarci. Sono un bravo bugiardo, ma non un manipolatore o un imbroglione. Le mie emozioni sono sempre in bella vista- Leo si affrettò a difendersi, sbloccandosi e cercando di asciugare le lacrime che però scorrevano sempre più copiose.

-Sì… lo vedo- borbottò il principe, intenerito e anche forse un po’ preoccupato per alcune delle sue parole.

-È che sono ubriaco, e quindi sensibile, e queste sono le parole più belle che mi abbiano mai detto in vita mia e non so come reagire a questa responsabilità. Ma giuro che non ti tradirò mai! Farò tutto per meritare la fiducia che hai riposto nei miei confronti- Leo gli prese le mani, e abbandonò ogni formalità. Era troppo emozionato per pensare che quello davanti a lui era un principe ed era il suo superiore.

In quel momento era solo un ragazzo, che gli piaceva veramente tanto, e che gli aveva appena dato il più grande incoraggiamento della sua vita.

-Vorrei poter cucinare per sempre per te. Vorrei vederti rilassato più spesso mentre mangi. Perché meriti di mangiare con gusto, senza paura, sapendo di avere accanto qualcuno che mai ti farebbe del male. E io non ti farei mai del male. Non potrei mai, perché tu e la tua famiglia mi avete regalato le esperienze più straordinarie della mia vita. Giuro che potrai sempre, e per sempre fidarti di me e della mia buona fede, almeno sul cibo. Lo giuro sulle mie sette… sei vite- Leo sapeva di essere ipocrita.

Era un bugiardo.

Metà delle informazioni che Daryan sapeva su di lui, sul suo passato e sulle sue origini, erano false.

Ma allo stesso tempo, non credeva fossero le informazioni importanti.

Perché era il presente ad essere importante.

E nel presente Leo non avrebbe mai fatto nulla per ferire la famiglia reale di Jediah… per ferire Daryan.

Il pensiero che di lì ad un mese sarebbe dovuto andare via venne completamente seppellito, perché Leo voleva, a tutti i costi, restare lì.

Fare del suo meglio per meritare davvero la fiducia che, sotto sotto, sapeva di non meritare del tutto, al momento.

-È così semplice crederti, quando mi guardi con quegli occhi pieni di onestà- sussurrò Daryan, guardandolo fisso negli occhi, e stringendo forte le sue mani.

-I tuoi occhi sono molto più belli…- ribatté Leo -… come tutto il resto- aggiunse poi.

Erano così vicini che Leo sentiva il suo respiro, e riusciva a scorgere ogni particolare del suo viso.

Ed era, seriamente, la persona più bella che Leo avesse ma conosciuto in tutta la sua vita.

Sembrava uscito da un libro.

Era uscito da un libro.

Un libro fantasy medievaleggiante dove aveva il suo futuro scritto, il suo vero amore deciso, e dove tutti erano sicuramente omofobi.

Leo riuscì a rinsavire, con grandissima difficoltà, e cercò di tornare sui suoi passi, per rimediare alla frase troppo intima, troppo romantica, che aveva appena pronunciato. 

-…oh dei! Mi scusi, sto seriamente superando il limite, mi dispiace, mi fa male la testa e sono…- Leo provò ad allontanarsi, fisicamente ed emotivamente, ma inciampò di nuovo nella bottiglia a terra, e rischiò di cadere all’indietro.

Il principe lo afferrò, spingendolo verso di sé, forse con troppa forza, perché rischiò di perdere l’equilibrio anche lui.

E cercando di restare in piedi, si spinse a sua volta troppo avanti.

Così come Leo.

E come nei migliori anime romantici, le loro labbra si sfiorarono qualche secondo.

Si staccarono quasi subito, sorpresi dal contatto improvviso e inaspettato.

E prima di poterlo registrare completamente nella loro mente, l’istinto di entrambi si attivò, e le loro labbra si trovarono ancora, stavolta non per errore.

Tutto l’autocontrollo di Leo andò a farsi benedire, perché dopo aver avuto il primo assaggio, non poteva più fermarsi.

Era completamente schiavo dei propri sentimenti, e la poca ragione rimasta in lui era stata zittita e rinchiusa in un angolo della sua mente.

Esisteva solo il suo cuore.

E i sentimenti sempre più forti che provava per il principe.

Sentì le mani del principe prendergli il volto e avvicinarlo, si ritrovò a stringergli la camicia, cercando un contatto sempre più profondo. Non voleva mai più staccarsi. 

Le farfalle nel suo stomaco glielo stavano mandando completamente in subbuglio, non aveva mai provato nulla di simile in vita sua, per nessuno. E ne aveva avuti di ragazzi e di avventure. Ma mai così, mai dopo un momento del genere, in una situazione del genere, e con una persona così… perfetta.

Purtroppo però niente dura in eterno, soprattutto i baci.

Leo fu costretto a staccarsi per riprendere fiato, e si sentì seriamente male a staccarsi.

No, seriamente.

Malissimo.

Le farfalle del suo stomaco non sembravano voler restare nel suo stomaco, e la testa, che già gli faceva male dall’inizio della conversazione, sembrava sul punto di esplodere.

-Leo…- il principe iniziò a dire qualcosa, in tono dolce, un tono davvero tanto tanto dolce, ma Leo non lo fece finire, anche se avrebbe voluto.

Perché gli vomitò il poco che aveva mangiato dritto sulle scarpe.

Ci furono alcuni secondi in cui il tempo sembrò fermarsi.

Daryan si irrigidì e sollevò le mani, il volto completamente impassibile.

Leo si raddrizzò con difficoltà, e si appoggiò a lui cercando di scusarsi.

Ma non riuscì a dire che un paio di mugugni incomprensibili, prima che il mal di testa ebbe la meglio, facendolo svenire a corpo morto addosso al principe che aveva appena baciato.

Daryan lo prese con prontezza di riflessi, completamente senza parole.

Non era neanche del tutto sorpreso che la situazione fosse andata a finire così, perché era Leonardo, e aveva ormai imparato che con Leonardo niente andava mai liscio.

Ma comunque…

-Sul serio, Leonardo?!- sbottò, dopo qualche secondo in cui si rese conto che era davvero svenuto e non sembrava volersi svegliare presto.

-Mi seduci e mi abbandoni così…- grugnì, infastidito, prima di prenderlo in braccio a mo’ di principessa, senza troppe difficoltà.

Iniziò a fare mente locale di come portarlo via da lì senza farsi notare e senza sporcare troppo i corridoi del castello. Doveva esserci un passaggio segreto in quel balcone, che andava molto vicino al suo ufficio. Poteva portarlo lì.

-Dopo questa ci rimetterai un sacco a riconquistarmi- gli fece presente, scuotendo la testa, e imboccando il corridoio.

Forse inconsciamente sentendo la sua minaccia, forse solo perché aveva un tempismo assurdo, Leo, profondamente addormentato, decise proprio in quel momento di stringersi a Daryan, seppellendo il volto sul suo collo.

-Devi mettere solo un cucchiaio di caramello nei biscotti…- sussurrò, in modo molto poco comprensibile.

Poi iniziò a russare.

Daryan si bloccò sul posto, con il cuore che batteva a mille.

Un po’ troppo nei confronti di una persona che gli aveva appena vomitato sulle scarpe e gli era svenuto addosso subito dopo averlo baciato.

Daryan pensava di avere una piccola cotta per Leo che avrebbe negato fino alla morte.

Ma in quel momento si rese conto che non aveva affatto una cotta per Leonardo il cuoco.

Si stava seriamente innamorando di lui.

…ed era un sentimento molto più difficile da negare fino alla morte.

Almeno non era una persona sposata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Non vedevo l’ora di scrivere l’ultima parte.

Finalmente!

Best capitolo ever!

…fino al vomito e lo svenimento, ma, ehi, non si può avere tutto dalla vita.

È anche il capitolo più lungo scritto finora…e ci ho messo solo tre giorni. Wow! 

Spero sia uscito all’altezza delle aspettative.

Il bacio al chiaro di luna al ballo l’ho progettato proprio a inizio fanfiction, non vedevo l’ora di arrivarci.

Leo e Daryan sono troppo carini.

Peccato che Leo sia sposato (lol).

Per fortuna Daryan non lo sa… ancora.

Sarà ancora più dura mantenere la farsa… e andarsene entro un mese.

Ma partiamo con ordine.

Giada ha il sensore per le cascate di Leo, e sembra che tra lei e Payas non scorra buon sangue nel futuro. Chissà cosa le ha detto il semidio.

E a proposito di Payas, non sembrava sapere di questa storia del finto matrimonio. Che il futuro sia già cambiato senza che lui lo sappia? Forse Leo è davvero in pericolo.

Speriamo che i consigli siano utili.

Parlando di cose più leggere, il rapporto tra Leo e Opal è troppo carino. Sono proprio come fratelli acquisiti. La principessa fa le prove per quando Leo sposerà Daryan, ahahah.

E anche la piccola Clarisa è adorabile, e ha visto un’aura brillante e arcobaleno per Leo, chissà cosa significa. Probabilmente la sua lampante omosessualità che solo Anna non ha notato.

E infine la Leoryan… awwww, i miei adorati!!

È stato veramente bello da scrivere, davvero intenso. Spero sia arrivato quello che ho provato io scrivendo la scena.

E spero che il capitolo vi sia piaciuto. Da qui in poi la trama si fa sempre più fitta.

Mancano solo otto o nove capitoli alla fine del primo libro, dopotutto.

Ma sarà una trilogia, non disperate.

Nel prossimo capitolo poi farò un sondaggio perché tra il capitolo con Giada e il ballo ci sono state davvero tante novità.

Un bacione e alla prossima! :-*

   
 
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