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Autore: eddiefrancesco    03/03/2022    0 recensioni
L'umore di Christopher Marchnet è cupo come le nuvole nere che sovrastano la sua residenza.
Eppure quando un lampo illumina una damigella in difficoltà, lui si comporta da gentiluomo.
Per Kit comincia così un eccitante avventura insieme alla misteriosa Hero Ingram, alla ricerca di un libro scomparso da oltre un secolo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dopo aver nascosto Bay dietro la tramezza di legno traforato che celava l'abside, Kit tornò indietro per esaminare l'interno buio del piccolo edificio. A un primo sguardo sembrava deserto, ma se qualcuno avesse deciso di perlustrarlo avrebbe scoperto in fretta il cavallo. Lui però non aveva intenzione di arrivare a quel punto. Si apposto' vicino a una delle finestre alte e strette, la pistola in pugno. La nebbia era ancora più fitta di prima e questo poteva essere un vantaggio... oppure no, riflette' Kit stringendo gli occhi per cercare di distinguere qualcosa. L'aria pesante ammantava la zona e soffocava i rumori. Nonostante aguzzasse l'orecchio, lui non riuscì a distinguere altro che il respiro affannato di Miss Ingram, ben udibile nel silenzio della chiesa. Voltandosi verso di lei, Kit si preparò a una reazione ritardata all'aggressione dei due uomini. Invece di svenire, come si sarebbe aspettato, lei abbassò un poco le palpebre sugli occhi caramello e lo guardò attenta. La sua voce era poco più di un sussurro quando gli domandò: «Dove diamine avete imparato a farlo?» «Che cosa?» Dopo un istante di confusione, Kit si strinse nelle spalle. «A una fiera, mia sorella e io vedemmo dei cavalieri eseguire delle bellissime acrobazie e ci esercitammo finché non fummo in grado di ripeterne alcune. Naturalmente, è passato molto tempo da allora.» «Eppure poco fa siete riuscito a sollevarmi di peso, insieme alla valigia, e con un braccio solo mi avete messa on sella dietro di voi.» «Be', non tutte le donne sarebbero state disposte a collaborare» commento' Kit con un sorriso di apprezzamento. Anzi, la maggioranza delle donne sarebbe svenuta vedendo degli uomini mascherati, invece di aggredirli con una borsa da viaggio. Del resto, lui aveva la sensazione che Miss Ingram avesse altri trucchetti nascosti nella manica. Lo scricchiolio di un ramoscello spezzato richiamò Kit presso la finestra. Uno degli assalitori stava sbucando dalla foresta. Sarebbe stato un bersaglio facile e Kit fu tentato di prendere la mira attraverso un vetro rotto. Meglio ancora, gli sarebbe piaciuto tirarlo di peso giù dal cavallo e prenderlo a pugni per estorcergli le risposte che voleva, però non poteva certo lasciare Miss Ingram da sola e senza protezione. Uno sparo avrebbe inoltre attirato l'attenzione del suo compare. Purtroppo, le alternative erano penosamente poche e Kit sollevò la pistola mentre l'uomo si avvicinava alla chiesa. «Ehi, voi! Via di qui!» Kit trasali'. Da dove veniva quella voce? In mezzo alla nebbia, vide un uomo anziano spuntare da dietro una lapide inclinata. Fu tentato di gridargli un avvertimento, ma poi vide che il nuovo arrivato imbracciava un fucile e sembrava pronto a servirsene. «Questo è un luogo di sepoltura, non un parco pubblico! Andatevene immediatamente o vi metto una pallottola in corpo» gridò ancora l'uomo anziano. Il cavaliere fece una pausa, come se fosse indeciso, poi sprono' il cavallo e sparì tra gli alberi. Quando non udì più il rumore degli zoccoli, Kit fu pervaso da un immenso sollievo... finché non colse lo scalpiccio dei passi dell'uomo armato di fucile che si stava avvicinando alla chiesa. Forse stava soltanto venendo a chiudere i portali, pensò Kit mentre cercava di affondare il più possibile nell'ombra. I cardini scricchiolarono, un rumore spettrale nel silenzio assoluto. Kit sollevò la pistola mentre il vecchio entrava strascicando i piedi. Con quegli abiti logori e i capelli lunghi e scarmigliati che gli circondavano la testa canuta come un'aureola, aveva l'aria di un pazzo pericoloso. Ecco perché il cavaliere se l'era data a gambe senza discutere. Per quanto Kit avesse sperato che il vecchio fosse entrato solo per dare una rapida occhiata alla chiesa, il nuovo arrivato si diresse senza esitare alla finestra presso la quale Kit e Miss Ingram si erano accucciati per nascondersi. Kit era pronto a tuffarsi davanti a lei per farle scudo, se mai il vecchio avesse imbracciato il fucile. Invece l'uomo si limitò a socchiudere gli occhi e si schiari' la gola. «Siete voi, Mr. Marchant?» Kit non aveva mai visto quel vecchio in vita sua, quindi si tenne sulla difensiva finché l'ultimo arrivato abbassò il fucile e gli rivolse un sorriso sdentato. «Mi chiamo John Sixpenny, signore» si presentò. «Questa cappella fa parte dei possedimenti di Oakfield da tempo immemorabile e io sono il custode. Ho pensato subito che foste il nuovo padrone.» «John Sixpenny, sono felicissimo di fare la vostra conoscenza» dichiarò Kit alzandosi in piedi. Non sapeva se l'uomo vivesse degli oboli destinati alla cappella o se avesse qualche altra fonte di reddito, ma di sicuro lui gli avrebbe fatto avere una congrua ricompensa per il servizio che gli aveva reso quel giorno. «La mia casa è qui vicino» spiegò Sixpenny, facendo un cenno col capo. «Sarei onorato se veniste a rifocillarvi da me.» Kit lo ringraziò. La visita a casa del custode avrebbe assicurato loro un ulteriore vantaggio sugli inseguitori. E un uomo in più, specie se armato di fucile, avrebbe potuto far comodo. Per sicurezza, lanciò un'occhiata in direzione di Miss Ingram. Ma la giovane donna era già corsa a recuperare la sua borsa e lui si affretto' a condurre Bay fuori dalla chiesetta. Il vecchio custode aggrotto' le sopracciglia alla vista del cavallo e Kit gli mise in mano qualche moneta, casomai gli zoccoli ferrati avessero danneggiato il pavimento. Seguirono il custode in silenzio lungo un sentiero a malapena visibile. Kit portava il bagaglio di Miss Ingram, mentre lei stringeva forte la sua borsetta. Ci vollero solo pochi minuti per arrivare a un piccolo edificio interamente ricoperto di rampicante. Lì intorno si vedevano i resti di altre costruzioni, ma la foresta aveva ormai inghiottito quello che un tempo doveva essere stato un insediamento umano, risparmiando soltanto la cappella e la casa di John Sixpenny. La piccola costruzione aveva un aspetto bizzarro, con la base di pietra che sosteneva le pareti di legno e il tetto di paglia. Su un lato era stato aggiunto, chissà quando, un ricovero per gli animali ora vuoto, e Kit vi condusse Bay, legando le redini a un anello di ferro, lontano da sguardi curiosi. Anche l'interno non era come ci si sarebbe aspettati. Nonostante l'aspetto un po' selvaggio, Sixpenny doveva essere un manico dell'ordine e della pulizia e nel camino ardeva un fuoco vivace. Miss Ingram ignoro' le semplici sedie di legno e andò a mettersi accanto alla finestra, come per stare di guardia. Sembrava che non si fidasse troppo del loro ospite e, a causa della sua reticenza, anche Kit rifiutò con gentilezza quando John Sixpenny offrì loro cibo e bevande. Era sicuro che il custode della cappella non stesse nascondendo niente di losco, tuttavia, dopo la terribile esperienza che aveva avuto con del sidro drogato era diventato molto diffidente quando gli veniva offerto qualcosa. «Ebbene, signore, c'è altro che posso fare per voi?» chiese Sixpenny, guardandolo con occhi penetranti mentre attizzava il fuoco. «Non ho potuto fare a meno di notare che vi stavate nascondendo nella mia chiesa, quando ho cacciato quel briccone dal mio cimitero.» «La nostra carrozza è stata assalita» gli spiegò Kit, sorvolando sul possessivo usato dall'uomo. «Ah, i soliti delinquenti! Non si è più sicuri in casa propria, figurarsi per strada.» Il vecchio si sfogò con una sfilza di imprecazioni smozzicate. «Volete restare qui?» La stessa domanda che Kit si stava ponendo. La casa di John Sixpenny era ben nascosta, ma se i loro assalitori avessero deciso di perlustrare la zona, prima o poi sarebbero arrivati anche lì e lui non voleva trovarsi con le spalle al muro né mettere in pericolo il vecchio. Sarebbe stato opportuno tornare alla carrozza, eppure lì avrebbero potuto trovare uno o più inseguitori rimasti ad aspettarli. E quelli non erano comuni briganti che se la sarebbero svignata sentendo arrivare qualcuno. Non si erano lasciati ingannare dallo scambio delle carrozze e Kit non poteva contare sull'aiuto del cocchiere. Anzi, era probabile che il domestico di Raven se la fosse data a gambe senza aspettare il loro ritorno. Esisteva però una terza possibilità. Kit guardò Miss Ingram, chiedendosi se sarebbe stata d'accordo. La presentazione di John Sixpenny gli aveva ricordato che non erano lontani da Oakfield. Se fossero passati per la campagna, avrebbero raggiunto la sua casa schivando la strada principale. Però Bay avrebbe dovuto trasportare entrambi. Come se gli avesse letto nel pensiero, Miss Ingram ricambio' lo sguardo e la sua espressione calma gli assicurò che avrebbe fatto qualsiasi cosa le avesse chiesto. E così Kit ringraziò il vecchio prima di rifiutare con garbo la sua ospitalità. «Dobbiamo proprio rimetterci in viaggio» spiegò, senza accennare alla loro destinazione. L'impercettibile cenno di approvazione di Miss Ingram gli disse che aveva preso la decisione giusta... per il momento. A Raven piaceva ripetere che negli anni le aveva fornito un addestramento eccellente, ma niente l'aveva preparata ad affrontare la sua attuale situazione: montava a cavallo dietro Christopher Marchant, le braccia strette intorno alla vita dell'uomo. Dato l'effetto singolare che il padrone di Oakfield aveva su di lei, non era certo la posizione più opportuna. Eppure Hero aveva rifiutato di montare all'amazzone e si era messa a cavalcioni, sistemando il mantello sotto le gambe. Se Mr. Marchant era rimasto traumatizzato dalla sua audacia, non l'aveva dato a vedere. In effetti, sembrava che niente lo stupisse né i briganti armati di pistola né gli eremiti dagli occhi stralunati. Le sue capacità la affascinavano ed Hero dovette soffocare l'impulso di posare la testa contro la sua schiena muscolosa e di appoggiarsi a lui, non solo fisicamente. Il calore del suo corpo le arrivava anche attraverso il tessuto pesante dei loro mantelli e, per una come lei che aveva perennemente freddo, era come starsene rincantucciata accanto a un fuoco acceso, però ancora più piacevole. Solo, non sarebbe stato difficile bruciarsi. Nonostante il tumulto mentale che lui le causava, confondendola, Hero si era resa conto che Mr. Marchant non era quello che sembrava. Di primo acchito poteva essere preso per un semplice gentiluomo di campagna, al quale si leggeva facilmente in faccia quello che pensava, invece si era comportato in modo sorprendente troppe volte perché lei continuasse a crederci. Ed Hero non amava le sorprese, perché troppo pericolose. Chi era in realtà l'uomo al quale stava avvinghiata? I piccoli proprietari terrieri di solito non avevano dei possedimenti così estesi da includere perfino una cappella abbandonata. Né erano capaci di sollevare di peso una donna con un braccio solo mentre cavalcavano a rotta di collo. E neppure nascondevano sotto indumenti di foggia semplice e modi rilassati un corpo muscoloso come quello di un vigoroso atleta. Ormai la sua diffidenza si era destata ed Hero si chiese se Mr. Marchant la stesse portando via per uno scopo noto solo a lui. Eppure, in quella posizione avvinghiata alla sua schiena, non provava il benché minimo timore. Aveva a disposizione una pistola per difendersi, anche se non sarebbe mai riuscita a usarla contro di lui. E l'altra arma in suo possesso era l'istinto, affinato nei lunghi anni passati a eseguire gli ordini di Raven. Era questo che Raven aveva in mente quando l'aveva mandata alla ricerca del Mallory? No, neppure lui avrebbe potuto prevedere come lei avrebbe reagito all'affascinante Mr. Marchant. Nondimeno, quello era il genere di situazione che Raven avrebbe trovato divertente, per giocare con lei o per metterla alla prova, sicuro com'era che non ne sarebbe nato niente. «Torniamo a casa» annunciò di punto in bianco Kit Marchant. La sua voce bassa la ricondusse alla realtà e le causò un brivido lungo la schiena. «E poi?» «Manderò qualcuno a prendere la carrozza, ma intanto a Oakfield sarete al sicuro. Poi farò recapitare un messaggio a vostro zio e reclutero' degli altri uomini per ricondurvi a casa appena possibile.» Si voltò un poco verso di lei mentre parlava. Vedere il suo viso così vicino le fece battere forte il cuore. A differenza degli antiquari che Hero era solita incontrare, Mr. Marchant non aveva una carnagione smorta per mancanza di sole, bensì un colorito sano e leggermente abbronzato che parlava di ore trascorse all'aria aperta. I suoi capelli erano scuri come i suoi occhi... e lei moriva dalla voglia di allungare una mano per scostare la ciocca bruna che gli era caduta sulla fronte. Invece di quel gesto intimo, scosse la testa. «Devo raggiungere lo scopo del mio viaggio. Trovare il libro.» Mr. Marchant gemette. «Ancora questa storia? Che cosa ne dite della carrozza, del cocchiere, della vostra accompagnatrice?» «Sappiamo benissimo tutti e due che non possiamo tornare alla carrozza e che loro non hanno fatto niente per difendermi.» ribatte' Hero. «Ce la caveremo meglio da soli.» Mr. Marchant le lanciò un'occhiata interrogativa. «Non possiamo metterci in viaggio noi due soli. Non siamo marito e moglie... e non siamo neppure parenti!» «Se rifiutate di aiutarmi, dovrò proseguire da sola.» «Da sola non andrete proprio da nessuna parte» protesto' lui con improvvisa ferocia, tanto che Hero dovette reprimere un brivido. «Non vi accusero' di avermi compromessa» gli assicurò. «Non è per me che mi preoccupo!» «Ebbene, non avete ragione di preoccuparvi per me» insistette Hero. «Io non sono nessuno e non ho davvero niente da rovinare.» «Se escludiamo la vostra reputazione e il vostro futuro» puntualizzo' Mr. Marchant. «Secondo me, vostro zio sarebbe d'accordo.» «A Raven non importa niente della mia reputazione» mormorò lei. Il suo buon nome e il suo futuro non avevano alcuna importanza. Per nessuno. «Ma siete sua nipote» protesto' ancora lui. «Più o meno» replicò Hero, vaga. La natura del rapporto tra lei e Augustus Raven doveva restare un segreto tra di loro. «Per lui le collezioni sono molto più importanti delle persone, ecco perché dobbiamo andare a Cheswick.» Mr. Marchant prese la stessa aria scrutatrice di prima. «Fatemi capire bene. In base al frammento di una vecchia lettera che potrebbe non essere mai stata spedita, voi vorreste dare la caccia a un libro che potrebbe essere andato perduto, distrutto o nascosto Dio solo sa dove più di un secolo fa?» «Proprio così.» Seduto a tavola di fronte alla sua ospite, Kit la osservava piluccare il cibo che aveva nel piatto. Che cosa doveva pensare di lei? Si domando'. Miss Ingram sembrava perfettamente padrona di sé e aveva esposto senza batter ciglio il suo folle progetto. Come avrebbe potuto definire altrimenti una proposta del genere? Nondimeno, lui era stato tentato di accettare, di piegarsi al desiderio urgente di combattere contro un nemico ignoto, invece di starsene rintanato a Oakfield come aveva fatto negli ultimi tempi, inquieto e impotente. Dopo i fatti avvenuti nella sua nuova dimora, aveva giurato a se stesso che sarebbe diventato più responsabile, non meno. E gettarsi in una caccia al tesoro armato soltanto di un frammento di lettera, insieme alla nipote di Augustus Raven, non era esattamente un comportamento responsabile, anche perché dopo la cavalcata fino a Oakfield lui si sentiva un po' troppo vicino alla giovane donna per essere del tutto tranquillo. Prese il calice di vino, rosso di imbarazzo al ricordo di come Miss Ingram gli si era aggrappata, il corpo snello di lei premuto contro la propria schiena, le cosce che rimbalzavano contro le sue, la voce roca che gli sussurrava all'orecchio. Quante volte aveva cavalcato lo stesso animale con Sydony quando erano ragazzini, ma l'esperienza di quel giorno era stata molto diversa.
   
 
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