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Autore: Altair13Sirio    04/03/2022    3 recensioni
[Darling in the FranXX]
Mille anni di pace non bastano a far svanire il passato. Quando dalle profondità della terra emergono dei giganti antichi, Hachi e Nana capiscono che il futuro dell'umanità è nuovamente incerto e dovranno agire per proteggere il mondo che hanno aiutato a costruire.
Formata una squadra di nuovi Parasite, i due adulti metteranno a disposizione le loro conoscenze e la loro esperienza per guidarli verso la battaglia, ma non tutto sarà facile per la nuova squadra e i ricordi di vecchi amici ritorneranno a galla dopo tanto tempo.
"Non credo che il caso possa andare così lontano... Forse il destino... E' così e basta. E ora noi dobbiamo prenderci cura di quei ragazzi!"
Genere: Azione, Science-fiction, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Momo sorrise alla donna che aveva di fronte, fiera di essere riuscita a pronunciare quelle parole e la donna le sorrise di rimando. L’aula dell’edificio scolastico che avevano attrezzato per accogliere le sue sedute di psicanalisi non le era mai sembrata tanto luminosa: i raggi del sole entravano dalle ampie finestre ed evidenziavano la polvere che aleggiava nell’aula; faceva un po’ freddo, ma la poltrona che Hachi aveva fatto portare per le sue sedute la avvolgeva quasi come un grembo materno, facendole dimenticare che fuori stesse arrivando l’inverno.
La dottoressa sorrise ancora e si spostò un poco sulla propria poltrona, posando il taccuino che aveva sempre a portata di mano. Ora che la ragazza si era aperta a lei voleva parlarle rivolgendole tutta la sua attenzione.
<< Potresti ripeterlo, per favore? Voglio che tu te ne renda conto fermamente. >>
Momo non riuscì a trattenere un sorrisetto nervoso e si strinse a sé stessa nella poltrona, cercando di stiracchiare le gambe nella speranza di scacciare un po’ del nervosismo appena nato. << Non voglio sentirmi ancorata alla mia famiglia. >> Disse tenendo lo sguardo basso, sereno. La donna annuì.
<< Non si tratta di un sentimento egoista. >> Le disse. << Stai crescendo, il tuo corpo continua a ricordarti di non essere più una bambina, e per di più il momento delicato in cui ci troviamo ti ha portata a farti parecchie domande. E’ giusto che tu ti prenda il tuo spazio, in modo da trovare la tua strada, e la tua famiglia non può tenerti legata a sé per sempre; proteggerti, accompagnarti lungo la strada, questo sì, ma non devi lasciare che ti soffochi. >>
Momo annuì in risposta alla dottoressa, ma a quel punto le sorse un dubbio nella mente. << Ho capito quale sia la strada da seguire, ma… >> Iniziò cercando di giustificarsi, non volendo far credere di avere appena fatto dietrofront sulle proprie idee. << Che cosa ne sarà dei miei fratellini? Loro non possono affrontare il mondo da soli e senza di me non potranno avere… >>
Momo si interruppe, un singhiozzo la costrinse a fermarsi. Per qualche motivo, quando si sedeva in quello studio, a mano a mano che parlava le veniva sempre più facile eruttare in un pianto incontrollabile; ormai ci aveva fatto l’abitudine, non cadeva più in fallo, ma le prime volte che le era successo era stato talmente inaspettato che aveva pensato di stare male; si era chiesta cosa ci fosse di sbagliato in lei, perché fosse diventata improvvisamente tanto debole, ma la dottoressa le aveva fatto capire che non c'era niente di male nel mostrare la propria vulnerabilità.
<< Nessuno dice che tu non debba essere presente per la tua famiglia. >> Spiegò con voce paziente. << Ma non è giusto che ti carichi tutto il peso sulle spalle. Mostra loro la strada da seguire, sii un guardiano per loro, non una guida; aiutali a prendere le decisioni, ma lasciali agire autonomamente come la tua famiglia avrebbe dovuto fare con te. >>
<< In realtà mi hanno sempre lasciato agire autonomamente… >> Borbottò la ragazza, venendo però corretta dalla psicologa.
<< Non ti è mai stata data una scelta, hai solo finito per accettare quello stesso ruolo che ti era stato imposto. E alla fine eri arrivata al punto che avresti fatto di tutto per uscire da quella gabbia che ti eri costruita, e l’arruolamento è stata l’occasione perfetta per te; è come se stessi chiedendo aiuto, pregavi di essere lasciata libera attraverso le tue azioni, e quando hai voluto scegliere ti sei quasi tirata indietro a causa della tua famiglia. >>
Momo sembrò dispiaciuta, ma mostrò un sorrisetto divertito. << Se non fosse stato per la nonna… >> Commentò, e la dottoressa afferrò subito il messaggio.
<< Già. Tua nonna sembrava aver capito tutto, ma proprio perché non voleva costringerti a fare una scelta ha cercato solamente di farti vedere quale fosse la strada giusta, aspettando che fossi pronta a intraprenderla… >> La donna fece una breve pausa e si picchiettò le dita su un ginocchio. << E sembra che quel momento sia arrivato. >>
Il sorriso che le rivolse Momo fu uno dei più spontanei e felici che avesse mai visto. Le venne automatico increspare le labbra come se sapesse già che quella sarebbe stata la reazione della ragazza, ma in realtà era orgogliosa di vederla così.
<< Ha ragione. Credo di essere arrivata a un punto in cui posso finalmente camminare con le mie stesse gambe. >> Iniziò la giovane stringendo leggermente i pugni. << So bene che non sarà facile raggiungere la meta, ma ho capito di poter contare su tante persone che mi vogliono bene e questo mi darà la forza di andare fino in fondo. >>
<< Sono contenta di sentirtelo dire. E’ successo qualcosa di particolare che ti ha fatto decidere di chiudere questo percorso? >> Le domandò la psicologa, non riuscendo a trattenere la curiosità.
Momo sembrò volersi scusare e precisò che quella decisione non fosse mirata a smettere di vedere la dottoressa, ma data dal raggiungimento di una maggiore coscienza di sé. Quel tentativo di scusarsi fece divertire la donna, che le disse di non avere niente di cui preoccuparsi e allora la ragazza si sentì più libera di rispondere.
<< Diciamo che avevo già cominciato a pensarci da un po’… Mi sentivo molto meglio rispetto a quella sera. Poi durante la battaglia con i VIRM ho finalmente capito di cosa fossi capace… E quando ho invitato i miei amici a casa, mi sono resa conto che era questo che volevo fare: voglio vivere senza dovermi preoccupare degli orari e necessità di altre persone, voglio essere indipendente senza dovermi sentire in colpa quando mi appoggio agli altri! >> Il discorso della ragazza iniziò con timidezza, come se stesse ricordando qualcosa di imbarazzante mentre parlava, e si concluse con molta più veemenza e uno sguardo di fuoco che la psicologa non credeva di averle mai visto fare.
<< E’ proprio quello che speravo di sentire. >> Disse infine la donna dopo aver mimato un silenzioso applauso. Era estremamente orgogliosa di come fosse cambiata quella ragazza, nei mesi di sedute tra loro. << Allora immagino che non ci rivedremo, la settimana prossima? >>
Momo annuì. << La ringrazio per tutto quello che ha fatto per me, dottoressa. >> Disse alzandosi dalla poltrona. << Ora vedrò di non sprecarlo! >>
La donna si alzò assieme a lei e iniziò ad accompagnarla alla porta. << Sai, Momo, non sempre gli errori ci portano nei posti sbagliati. Anche un errore può fare del bene, e credo che tu capisca a cosa mi sto riferendo… >>
Momo alzò lo sguardo e sorrise timidamente. Provava ancora molta vergogna per quella volta che fece uscire tutti i suoi amici per il bosco sotto al diluvio.
<< Il punto è che non devi per forza raggiungere un particolare obiettivo per sentirti realizzata, e la vita si completa con le piccole cose messe insieme nel tempo; anche se dovessi sbagliare di nuovo, smarrirti, perdere la fiducia ancora e ancora… Ora conosci la via, sai cosa ti aspetta e sai su chi e cosa puoi contare; credi davvero che finiresti per “sprecare tutto quanto”? >>
La ragazza sostenne lo sguardo della psicologa, fiduciosa. Aveva ragione; si sentiva come se anche se le fosse crollato il mondo addosso non avrebbe mai potuto tornare a come era prima. Aveva una nuova consapevolezza, un nuovo obiettivo, per non parlare della sicurezza ritrovata in sé stessa; con tutte le cose nuove che aveva appreso come avrebbe potuto perdersi di nuovo?
<< Ha ragione, dottoressa. >> Disse voltandosi. << La ringrazio. E buona serata… >>
<< Stammi bene, Momo. >> La salutò quella mentre la ragazza usciva dall’aula e si avviava per i corridoi dell’edificio scolastico, a quell’ora vuoto.
Bastarono pochi passi e quando girò l’angolo, Momo si imbatté nel proprio partner che avanzava pensieroso nel corridoio.
<< Ciao… >> La salutò sorpreso. Momo gli sorrise.
<< Stai andando? >>
<< Sì, comincia una nuova avventura… >> Aveva un tono riluttante, nonostante l'espressione allegra.
<< Sono contenta che tu abbia deciso di seguire il mio consiglio. >>
Hoshi arrossì un poco mentre il sorriso di Momo si addolciva. Da quando le faceva quell’effetto?
<< Sì, bé… Avevi ragione su molte cose… E credo che tu abbia ragione anche su questa. >> Disse alla fine distogliendo lo sguardo, cercando di non far trasparire quella improvvisa tensione.
I due compagni rimasero in silenzio per qualche istante: Momo se ne stava con la schiena perfettamente dritta e le mani unite davanti a sé, come in attesa che il ragazzo le dicesse qualcosa, e nel frattempo Hoshi si guardava intorno cercando il coraggio per parlarle con più confidenza.
<< Allora… Hai finito? >> Le chiese dopo una attesa che sembrò eterna.
Momo annuì fiera. << Questa è la mia ultima seduta. >>
<< Mi fa piacere. >> Rispose automaticamente quello, sentendosi subito come se avesse detto qualcosa di sbagliato. << Nel senso… Mi fa piacere che tu non debba più venire qui, cioè intendevo che non ti debba più vedere tri… No, quello è peggio! Volevo dire… >>
I borbottii sconclusionati di Hoshi rimasero a metà quando la ragazza lo abbracciò con trasporto, zittendolo di colpo mentre il suo imbarazzo esplodeva incontrollabile.
<< Che… Che fai? >> Sbottò con nervosismo, sentendo caldo alle orecchie.
<< Grazie per esserti fidato di me. >> Mormorò lei. << Grazie per essere mio amico. Non te ne pentirai, te lo prometto! >>
Colto alla sprovvista da quelle parole così dolci, Hoshi balbettò una risposta che non arrivò alle orecchie della ragazza e alla fine ricambiò l’abbraccio in maniera impacciata, finché la ragazza non si fu ritirata di sua spontanea volontà. Posò le mani sulle sue spalle e gli sorrise guardandolo dritto negli occhi.
<< Va bene… Allora io vado… >> Mormorò lui. << Ci… Ci vediamo più tardi! >>
Momo annuì senza però lasciarlo andare. Alla fine gli disse:<< Buona fortuna. >> Con voce talmente bassa che sembrò quasi che lo stesse dicendo a sé stessa, quindi abbassò le mani e gli sfilò accanto continuando a salutarlo con una mano. Hoshi rimase fermo un secondo per salutarla, quindi si avviò verso l’aula da cui era appena uscita; bussò un paio di volte e dopo aver sentito una voce dall’altro lato, aprì la porta ed entrò.
 
*
 
La ragazza finì di allacciarsi le scarpe e scese gli scalini del portico di fronte alla tenuta.
<< Sei sicura di voler venire con noi? >>
Momo si girò verso Tetsuya, che la guardava stranito, e annuì con vigore. << Certo! Ho visto come siete migliorati tu e Suzuko e ho capito che se voglio rimanere al top con Hoshi dovrò impegnarmi anche io! >>
Yoshiki attendeva entrambi in fondo alla strada, accanto al cartello con sopra la mappa di Mistilteinn. Sembrava alquanto infastidito dal fatto di aver dovuto ritardare l'inizio del suo allenamento con Tetsuya a causa dell'aggiunta della loro compagna di squadra.
<< Non abbiamo intenzione di rallentare ad aspettarti, quindi ti conviene essere all’altezza del programma. >> Disse con tono burbero, ma lei non gli diede peso e prese a riscaldarsi.
<< Lo so, quindi non mi lamenterò e mi ritirerò se non dovessi farcela. >> Rispose con decisione. Non aveva intenzione di rallentarli, erano finiti i giorni in cui era solo una palla al piede.
Momo si affiancò a Yoshiki dopo aver concluso i riscaldamenti e si mise in posizione, distendendo i muscoli un altro po’. << Allora, andiamo? >>
Sorpreso da tutta quella grinta messa in mostra all’improvviso, il ragazzo sorrise compiaciuto e sciolse le braccia. << Va bene. Allora il nostro percorso prevede di raggiungere il centro di comando e poi tornare indietro passando dalla serra, pensi di potercela fare o è troppo per te? >>
<< Scherzi? Ho sputato fiamme per minuti interi nel tentativo di sfiancare Suzuko, ho fiato a sufficienza per fare quel percorso tre volte! >> Ribatté a tono la ragazza, forse un po' troppo ottimista. Tetsuya li raggiunse e disse che non sarebbe stato necessario, ma il suo tono di sfida aveva ormai stuzzicato Yoshiki.
<< Allora vedremo se sarai dello stesso avviso quando avremo finito. Tutti pronti? >> Il ragazzo si rivolse per un attimo al compagno alle sue spalle e questo sembrò un po’ titubante.
<< Sì, però non litigate… >> Borbottò. Ma quello non era un litigio; un inaspettato spirito di competizione si era fatto strada tra i due e Yoshiki si stava solo divertendo a tirare un po’ la corda.
La corsa partì e per un po’ Momo riuscì a tenere il passo dei due ragazzi più allenati di lei; dovette ringraziare le sue gambe lunghe per quello, poiché con una statura più bassa avrebbe dovuto faticare il doppio per avere lo stesso ritmo dei due ragazzi più alti dell’intera squadra. Come aveva detto, la sua resistenza elevata le permise di andare avanti per un po’ senza risentire della fatica, ma a un certo punto nel pieno della corsa Momo si ritrovò a respirare sempre con più fatica mentre il suo passo si faceva incerto.
Yoshiki se ne accorse e si voltò a guardarla costernato; aveva cominciato a muoversi in modo più scoordinato, braccia e gambe erano diventate come dei macigni per lei e il sentiero non era particolarmente difficile da attraversare, ma per chi lo conosceva poco diventava un percorso pieno di insidie. Nonostante la fatica però, Momo guardava di fronte a sé con determinazione, non avrebbe accettato di ritirarsi; si sarebbe trascinata fino all’arrivo anche a costo di crollare senza più forze, piuttosto.
<< Ehi! >> Il ragazzo non volle prendersi alcun rischio e con una scivolata profonda, arrestò la corsa. Tetsuya si fermò con qualche secondo di ritardo, non essendosi ancora accorto di quello che stava succedendo e Momo, anche se contrariata, inchiodò immediatamente per riprendere fiato.
<< Posso… Ancora farcela… >> Ansimò sentendosi mancare l’aria all’improvviso.
Yoshiki non rispose e si limitò a darle un po' di tempo per riprendere fiato. Era piegata su sé stessa, le mani affondate sulle ginocchia; i capelli le ricadevano sul volto nonostante il cerchietto indossato sulla fronte, appiccicandosi alla fronte sudata. Adesso Momo capiva che sopportare gli effetti della connessione era una cosa e andare avanti in una lunga corsa con le proprie forze era totalmente differente; si rese anche conto di quanto fosse fuori forma.
Vedendo che non accennava a migliorare, Yoshiki capì che sarebbe stato difficile continuare così per tutto il resto del percorso e iniziò a stiracchiarsi con l’aria di qualcuno che voleva lamentarsi.
<< Ah, che male la gamba! Forse è meglio se continuiamo con una marcia svelta, invece di correre… >>
Per un momento Momo alzò lo sguardo contrariata, ma quando vide come gli altri la stavano fissando in attesa di un suo segnale capì di essersi sopravvalutata troppo; Yoshiki e Tetsuya erano ancora lì nonostante le parole di prima, la stavano aspettando ed erano disposti ad andare avanti al suo ritmo per aiutarla ad abituarsi. La stavano aiutando, ma non era una sconfitta per lei; non c'era bisogno di spingersi al limite sin da subito, poteva iniziare per gradi e imparare da loro…
Sorrise grata di non essersi sbagliata sul conto di quelle persone, quindi raddrizzò di nuovo la schiena e diede una botta sulla spalla del ragazzo che aveva fatto quella proposta.
<< Ma come, ti sei fatto male? >> Gli disse in tono scherzoso, ma ringraziandolo di cuore con lo sguardo. << E ti vantavi così tanto… Dovresti andarci piano con questi allenamenti! >>
Yoshiki si girò imitando una risata sarcastica e iniziò a camminare affiancato dalla ragazza. Tetsuya attese che lo raggiungessero per riprendere la marcia, rincuorato da come il suo amico si fosse occupato della situazione; Yoshiki continuava a dimostrarsi un ragazzo estremamente sensibile nonostante le apparenze. Un cambio nella loro routine di allenamento non avrebbe fatto male, anzi sarebbe stato addirittura divertente…
   
 
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