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Autore: _apefrizzola_    05/03/2022    3 recensioni
"Quella risata negli occhi di suo fratello valeva lo schiaffo e le grida di sua madre anticipate dal rumore secco dei tacchi sulle scale"
One shot stupidissima ispirata del tutto ad una scena del film d’animazione Disney “La Carica dei 101” (uscito nel 1961) che nel mio immaginario Sirius bambino ha visto entrando con curiosità in un cinema babbano con suo zio Alphard.
È ambientata nell’estate 1971, poche settimane prima del fatale Smistamento di Sirius tra i Grifondoro.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Kreacher, Regulus Black, Sirius Black, Walburga Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'I Malandrini'
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Il video Disney originale:  https://youtu.be/Uozyay5YvzU

 







Le Cinque a Grimmauld Place


Agosto 1971, Londra


                                                                                  
 
 




Regulus Black, trafelato, entrò di corsa nella camera da letto del fratello maggiore gridando sottovoce.
«Sirius! Sirius!» 
«Mh?» rispose distrattamente quello dal suo letto a baldacchino, il viso nascosto dietro una rivista e le scarpe sfacciatamente poggiate sul pregiato broccato verde smeraldo del copriletto.
«C’è Bella, di sotto! L’ho appena vista attraversare la strada dal parchetto!»
Sirius distolse pigramente lo sguardo da quelle strane cose bellissime che i babbani chiamavano motociclette nella rivista rubata al giornalaio a Regent's Park la sera prima; arcuò le nere sopracciglia alla vista di Regulus tremante e spaventato intento ad avvicinarsi di soppiatto all'alta finestra per osservare il cancelletto in ferro battuto tre piani più sotto. 
«Sta venendo qui per il tè, Sirius! Non voglio imparare ad uccidere i topi oggi, non voglio!» gemette lamentoso stando ben attento a non scostare troppo le pesanti tende in velluto verde che mollò appena notò con la coda dell’occhio Sirius lasciare il suo giornale prima di saltare giù dal letto con un balzo vivace.
«Cosa vuoi fare!?» gli sussurrò allarmato. Sirius uscì dalla stanza a passo tranquillo, e allora Regulus gli andò dietro eccitato e spaventato al contempo. Lo seguì per tutte le scale, saltando ogni tanto un gradino per cercare di stare al suo passo, fino ad arrivare al pianerottolo in penombra del primo piano; la luce soffusa proveniente da sotto lo illuminò per metà quando si affacciò con circospezione dalla balaustra nera dell'ultima rampa di scale ignorata dal maggiore. Gettò la solita occhiata inorridita alle teste impagliate degli elfi appese in fila sulla tappezzeria verde oliva e scappò da lì soltanto al trillo acuto del campanello giù all’ingresso, raggiungendo di corsa Sirius dentro il salotto.
Lo trovò seduto sullo sgabello imbottito del pianoforte, cominciando a suonare un motivetto che Regulus gli aveva già sentito fischiettare dopo essere sparito chissà dove nel mondo babbano per un intero pomeriggio.
«Crudelia De Mon, Crudelia De Mon... farebbe pau-ura perfino a un leo-on» attaccò a cantare Sirius ingobbendosi sul piano con sguardo ironicamente malefico rivolto al fratello che rise sottovoce avvicinandosi lentamente al divano con i dolci lineamenti infantili del viso non più contratti dalla paura.
«Al sol vederla muori d'appren-sioon! Crudeliaaa, Crudeliaaa… »
«SIRIUS! FINISCILA IMMEDIATAMENTE!» gridò furibonda Walburga Black dal piano di sotto cercando di sovrastare la voce del figlio maggiore, il pianoforte e il campanello impaziente.
«E' PIÙ LETALE LEI D'UNO SCOR-PIOON!»
«SIRIUS ORION BLACK!»
«CRUDE-ELIA, CRUDE-ELIA DE MO-ON!»
«SAI COSA TI SUCCEDE SE NON OBBEDISCI!».
Per tutta risposta Sirius battè a ritmo un piede sul grande tappeto persiano sotto le slanciate gambe in mogano lucente dello sgabello, pigiando i polpastrelli sui tasti bianchi e neri con ancora più decisione. 
«KREACHER, APRI LA PORTA!» ordinò inviperita la padrona di casa sollevandosi la lunga gonna in seta per iniziare a salire le scale con furia.
«Zia Walburga!» esclamò pomposamente Bellatrix Black aprendo da sé l’uscio e schiacciando così l’elfo domestico al muro con assoluta noncuranza.
«Buon pomeriggio, cara!» l’accolse Walburga facendo dietro-front sui gradini per andarle elegantemente incontro con aria improvvisamente deliziata.
«DOVE SONO I MIEI CUGINI PREFERITI?!» cinguettò a voce alta l’altezzosa ventenne mollando mantello, cappello e borsa sopra il servizievole Kreacher, sotterrato così da metri di stoffa ed aggrappato all'ingombrante portaombelli alto quanto lui. «DOVE SONO QUEI PICCOLI MOSTRI?!» ridacchiò Bellatrix, il collo candido allungato verso le scale.
«Oh, stanno benissimo quei due. Piuttosto, cara, vieni in salotto per una tazza di tè» l’invitò Walburga posando un’affusolata mano curata sulla schiena ben ritta della nipote «mi devi raccontare tutto di questo Rodolphus. Cygnus mi ha assicurato con orgoglio che è uno di noi».
Le botte ovattate al piano di sopra, la musica sempre più alta e un acuto fischiettare si fecero più forti diventando vero e proprio baccano. L’altero mento appuntito di Walburga si sollevò più del solito per guardare in cagnesco il soffitto in legno intarsiato e il serpentesco lampadario brillante tremare pericolosamente sopra le loro teste ben acconciate.
«ESATTO, CARA ZIA, È UN RISPETTABILE LESTRANGE» celiò Bellatrix alzando la voce, infastidita anche lei dal fracasso così come tutti gli avi dei Black ritratti nei quadri che tappezzavano le pareti dello stretto corridoio.  

«CRUDE-ELIA FA L'EFFETTO DI UN DEMO-ONIO, E DOPO IL PRIMO ISTANTE DI TERROR TI SENTI IN SUO POTERE E TREMI AL SOL VEDERE... GLI OCCHI DI FELINO PREDATOR!»
«Ssht!» ridacchiò in un sibilo Regulus piegandosi sul damascato bracciolo della lussuosa poltrona, esilarato.
«È un mostro inuman, crudele vampi-ir, dovrebbe per sempre dal mondo sparir! Che gioia, allora, che soddisfazion! Crudeliaa, Crudelia De Mon!».
Non riuscendo più a contenersi, Regulus soffocò un risolino divertito tappandosi la bocca sdentata con un cuscino frangiato, e Sirius sorrise affettuoso lasciando cadere mollemente le mani sulle ginocchia dai tasti bianchi e neri: Quella risata negli occhi di suo fratello valeva lo schiaffo e le grida di sua madre anticipate dal rumore secco dei tacchi sulle scale. 













 
   
 
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