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Autore: moganoix    06/03/2022    1 recensioni
Felix, Changbin, Chan:
Un minuto semidio, un alchimista perso nelle nuvole, un soldato senza macchia e senza paura (forse).
A causa di un'arcana profezia, al secondo tocca uccidere il primo sotto la supervisione del terzo, ma non tutto andrà per il verso giusto...
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["Affinché nostra Madre Terra fiorisca
Felicità, ogni cent'anni, appassisca."]
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!!Chanlix/Changlix!!
Genere: Angst, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo
Capitoli:
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La consigliera nascose Seungmin e Hyunjin a palazzo in modo che i Filosofi non sospettassero dell’incursione che aveva programmato per il giorno successivo. Procurò ad entrambi una lunga tunica – raccomandò a Hyunjin di tenere sempre il cappuccio in testa affinché nascondesse le lunghe orecchie – che recava il ricamo dello stemma della Casa della Capitale e li istruì su che cosa dire e fare durante l’assemblea a cui si sarebbero intrufolati. Nemmeno Lee Minji sapeva che cosa aspettarsi da quest’ultima, ma, nonostante l’aspetto rigido ed autoritario, possedeva una fervida immaginazione. Era stata in grado di prevedere parecchi scenari possibili e di programmare conseguenti vie di fuga sicure, aveva persino fornito loro carte e documenti falsi in modo che potessero provare la loro identità nel caso avessero notato la loro presenza. Seungmin, dolce nei tratti del viso e riflessivo nei modi, sarebbe passato per un iniziato – un novizio che era stato investito della carica di Filosofo da meno di un anno – proveniente dall’Est, mentre Hyunjin, alto, irruento e di fine intelletto, sarebbe appartenuto ad una delle poche Case situate nel Nord. Entrambi, giunti alla Capitale per studi, per caso si erano imbattuti in uno dei ritrovi seguendo sbadatamente uno dei loro confratelli maggiori, ma volevano saperne di più riguardo a quello che stava succedendo. Seungmin, interrogato dalla madre su ogni singola minuzia che aveva pianificato, si sentiva più nervoso di quando, anni prima, si era sottoposto al primo esame di Letteratura in Lingua Antica. Hyunjin, dal canto suo, non vedeva invece l’ora di portare a termine la missione per ricevere gli aiuti in cui sperava. La consigliera finì per ammonire entrambi, il primo per il troppo timore ed il secondo per l’eccessiva frettolosità.
“Comunque, se si parla di precisione siete proprio identici” borbottò l’ibrido al novizio quando fu sicuro che la donna non potesse udirli.
“Beh, forse è l’unico pregio che ho ereditato da lei” Seungmin, preoccupato per la serata, scrollò le spalle “Precisi come un bisturi. Un bisturi di acciaio.”
“Testa di latta, i bisturi sono fatti di ossidiana.”
Seungmin gli fece il verso, accompagnato anche da qualche smorfia: “Risparmia la tua linguaccia tagliente per domani sera piuttosto.”
 
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Linguaccia tagliente o meno, la sera del blitz tutta la rigida preparazione impartita dalla consigliera parve inizialmente non servire assolutamente a nulla. Come era stato loro insegnato, si erano infiltrati nella stanza del palazzo in cui avvenivano solitamente le riunioni dei Filosofi. Non era nemmeno stato troppo difficile entrare, il novizio che sorvegliava sonnacchiosamente l’ingresso domandò i loro nomi e la loro provenienza e, senza nemmeno controllare i loro documenti di riconoscimento, lasciò svogliatamente che passassero e si avventurassero nei mistici meandri della più barbosa e stucchevole delle conferenze a cui Seungmin avesse mai assistito. In quel momento si ricordò perché aveva scelto di essere preso come novizio in una sperduta Casa dell’Est, odiava infatti i boriosi Saggi capi della Grande Casa situata alla Capitale. Li conosceva per fama e aveva sempre cercato di tenersene lontano; uno di essi, il Saggio del Sud, era proprio l’oratore che stava intrattenendo il sonnolento pubblico con una vana e vagheggiante disquisizione a proposito di un probabile movimento elicoidale del pianeta su cui vivevano. Hyunjin storse immediatamente il naso e, senza farsi sentire dal resto della folta platea, borbottò: “Che idiozie, il pianeta si muove attorno al sole con traiettoria ellittica.”
Seungmin, sorpreso, sgranò gli occhi ed esclamò sottovoce: “Attorno al sole? Non è il sole che gira attorno a noi?”
Hyunjin non poté che battersi il viso con un mano, mormorando: “Santi padri della scienza, aiutatemi voi.”
Il novizio lo guardò perplesso, per poi ricominciare ad ascoltare pigramente il discorso del Saggio. Notò che altri due di loro erano seduti in prima fila, i Saggi dell’Ovest e del Nord. Mancava all’appello solo quello dell’Est, si ripromise di farci caso nell’evenienza che anche quest’ultimo si fosse presentato. Per fortuna dell’ibrido, comunque, la tortura terminò solamente dopo una mezz’oretta – il Saggio del Sud era famoso per la sua arrogante loquacità e prolissità – poi tutti i partecipanti furono invitati a servirsi al piccolo buffet allestito in fondo al salone prima dell’inizio dell’intervento successivo.
“Dividiamoci.” propose Seungmin “I Filosofi di qui sono dei chiacchieroni, non farai fatica ad attaccare bottone con qualcuno anche se non conosci l’ambiente.”
Hyunjin, pur di poter scappare il prima possibile da quella riunione, accettò di buon grado gorgogliando tra sé e sé: “Questo posto è un insulto alla mia intelligenza.”
L’ibrido si avvicinò quindi al tavolo da buffet e recuperò un piattino su cui poggiare un paio di tartine guarnite con olive e salsa ed un piccolo pezzo di focaccia. Fece finta di gustare il cibo per un paio di minuti, bevve due dita di sidro sebbene quello che distillavano a Tillvah fosse incredibilmente più buono e, infine, dopo essersi perfettamente inserito nella calca, abbordò una delle novizie lì presenti. Non che fosse particolarmente interessato a lei nello specifico ovviamente, ma sapeva di esercitare un certo fascino sul genere femminile e, in una situazione simile, ciò non avrebbe potuto che aiutarlo ad arrivare al suo scopo.
“Buona sera, scusami, ti disturbo?” la chiamò Hyunjin con un luminoso – falsissimo – sorriso stampato in viso, attendendo che ella gli prestasse attenzione.
“Buona sera anche a te, non mi disturbi.” la novizia inclinò il capo di lato “Hai bisogno di aiuto? Per caso ci conosciamo?”
“No, non credo di averti mai visto” ridacchiò l’ibrido con finto imbarazzo “Però sì, volevo solo farti una domanda.”
La novizia, disponibile, annuì con gentilezza: “Chiedimi pure quello che vuoi, sei nuovo, vero?”
Hyunjin fece di sì con il capo, come a ringraziarla di avergli tolto la vergogna di dover ammettere di non avere esperienza né dimestichezza con quel posto: “Sì esatto, vengo dal Nord e mi sono trasferito oggi qui alla Capitale per terminare il ciclo di studi. Mentre esploravo il palazzo ho notato che molti di voi confratelli e consorelle vi stavate radunando qui e vi ho seguiti…”
“Non preoccuparti.” il sorriso della novizia sfiorava quasi le orecchie tanto che era smagliante “Queste riunioni sono ad ingresso libero. I nostri Saggi a turno ogni settimana scelgono un tema e preparano per noi delle lezioni serali facoltative. Essendo che possono parteciparvi novizi e Filosofi di qualsiasi ordine e grado, è un modo per sentirci più uniti in tutta la nostra grande comunità e, inoltre, per approfondire particolari aspetti a cui siamo interessati. Serve soprattutto a noi novizi per capire quale percorso di specializzazione vorremmo intraprendere quando saremo iniziati.”
Hyunjin accennò allora un breve inchino: “Grazie per avermi dedicato parte del tuo tempo, ho capito. Ecco perché la lezione mi sembrava tanto complessa, per un momento ho avuto timore di essermi intrufolato in un raduno di specializzandi avanzati.”
La novizia mantenne l’allegro sorriso e, con il medesimo tono di voce, rimarcò: “No, le lezioni sono rivolte a tutti. E figurati, se hai bisogno puoi chiedermi tranquillamente.”
Detto ciò, la novizia lo salutò e si voltò verso il gruppo di confratelli con cui stava parlottando. Hyunjin allora corse dall’altra parte del tavolo e, come se nulla fosse successo, richiamò un altro novizio e gli pose la stessa domanda che aveva fatto alla ragazza di prima.
“Non preoccuparti.” Il novizio gli sorrise timidamente, ma in modo egualmente gentile “queste riunioni sono ad ingresso libero. I nostri Saggi a turno ogni settimana scelgono un tema e…”
Hyunjin ascoltò con attenzione tutto il discorso che ne seguì e ringraziò il novizio con altrettanta cordialità. Dentro la sua testa, invece, si stava scatenando il caos. Prima di correre a conclusioni affrettate, però, agganciò un altro paio di Filosofi in erba e domandò loro le stesse identiche cose, solo per poi correre da Seungmin per potergli annunciare affannosamente: “Seungmin, questo che hanno inscenato è tutto un teatrino, sono stati tutti—!”
“—imboccati?” lo precedette il compagno di viaggio “Anche a te hanno risposto tutti allo stesso modo, vero? Parola più, parola meno, il contenuto ed il modo di esporre sono sempre stati gli stessi. Mia madre aveva ragione a preoccuparsi, il vero raduno è altrove.”
“Bene, se è altrove troviamolo!” Hyunjin stava già per precipitarsi fuori dalla saletta prima che i tre Saggi cominciassero un nuovo noiosissimo intervento.
“No, Hyunjin, non capisci che è una trappola? Si sono messi tutti d’accordo, sono tutti complici, e con questa strategia, se già qualcuno sospettasse di loro e si intrufolasse qui, crederebbe semplicemente che la vera assemblea sia da un’altra parte. La cercherebbe, ma non la troverebbe, e tutti i sospetti cadrebbero per mancanza di prove.”
“Io… Okay, è strano per me dire una cosa del genere, ma non ti sto seguendo, Seungmin.”
“Parlo del mio campo, Hyunjin, la magia.” Seungmin fece una pausa ed indicò velocemente uno dei tanti novizi lì presenti alla riunione “Osservalo bene.”
Hyunjin fissò la figura mostratagli dal moro con attenzione e, d’un tratto, la vide sfrigolare, come se un lungo brivido avesse percorso per un solo istante tutto il suo corpo.
“Incantesimi di dislocazione. Sai di che cosa parlo?”
L’ibrido scosse il capo fremendo e attese che il più basso si spiegasse.
“Vi sono tre tipi di incantesimi che i Filosofi studiano, quelli di traccia, di ricostruzione e di dislocazione. Ognuno di essi può solamente essere legato e, di conseguenza, controllare una delle tre essenze del mondo. Rispettivamente, in ordine, il Tempo, la Materia e lo Spazio. I primi vengono utilizzati solitamente per rilevare ed esaminare tracce magiche, i secondi, in medicina, per aiutare i tessuti a ricrescere dopo una brutta ferita riutilizzando le risorse del corpo stesso, i terzi, invece, permettono di separare parte della propria volontà dal corpo per raggiungere un altro luogo di natura astratta o spirituale, e vengono usati spesso in forma leggera nella meditazione. Non è consentito modificare gli incantesimi affinché riguardino più di un’essenza. Magie del genere vengono definite Proibite dai Saggi. Tanto per farti capire, non è possibile attuare un vero e proprio teletrasporto in quanto un incantesimo del genere pretenderebbe di dominare sia lo Spazio che la Materia. Fortunatamente sono incantesimi difficili da praticare. L’unico che conosco che ne è stato in grado è Changbin, nessuno sa come abbia fatto, ma ha evocato completamente da solo una Tarantola Magmatica dell’Est. Stava per essere espulso per questo motivo.”
Hyunjin aveva la testa che gli scoppiava, tutte quelle informazione così poco scientifiche gli fondevano il cervello, ma non aveva il tempo necessario per cercare di chiarire tutti i suoi dubbi, quindi si limitò a riprendere incerto il discorso: “Quindi tu pensi che tutte queste persone stiano usando un incantesimo di dislocazione. E te ne sei accorto solo vedendo quella specie di strano brivido che mi hai fatto vedere.”
“Conosco bene la sensazione di essere sparati fuori dal proprio corpo per raggiungere un'altra realtà, anche io uso questi metodi per meditare, ed i primi due secondi non sono del tutto piacevoli. Dall’esterno, sembra proprio che il corpo sia scosso da un brivido.”
“Tutte queste persone sono mentalmente nello stesso identico luogo, un posto completamente diverso da questo e che, di per sé, non esiste né nel palazzo né in nessun angolo della Capitale?”
“Né in nessun angolo del mondo, piuttosto. Però non penso che tutte queste persone siano in grado di attuare un incantesimo del genere e di raggiungere esattamente lo stesso luogo. C’è qualcuno che, restando qui presente, riesce ad indirizzarli.”
“I tre Saggi intendi, vero?” Hyunjin cominciava a sospettare di essersi infilato in una questione molto più grande di lui e si chiese se non avrebbe fatto meglio a restare nascosto con la sua gente per aiutarla con i feriti.
“I tre Saggi.” concordò Seungmin “E scommetto che il quarto, quello dell’Est, li aspetta tutti dall’altra parte.”
“Ma se è così come facciamo a raggiungerli?” l’ibrido, frustrato dal non poter essere d’aiuto, iniziò a disperarsi.
“Basta attendere.” Il moro lo rassicurò con un breve sorriso “Ci sono talmente tante persone qui che dubito che siamo gli unici nuovi. Prima o poi attueranno l’incantesimo anche su di noi e ci accoglieranno nella loro base segreta. Allora dovremo assecondarli in tutto, non fare errori, essere convincenti. Se sospettano di noi potrebbero non farci ritornare più indietro e la nostra coscienza ne risulterebbe compromessa a vita.”
Seungmin assottigliò lo sguardo, sorrise sghembo, e Hyunjin seppe in quel preciso istante di adorare l’espressione che si era dipinta sul suo viso.
“Te la senti?”
Hyunjin non rispose, non si sarebbe opposto a prescindere allo sguardo fiero e deciso con cui Seungmin lo stava guardando, lo stesso con cui la consigliera li aveva accolti la sera precedente.
 
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L’ibrido ed il novizio subirono altre tre ore di supplizio prima di essere finalmente trasportati, come predetto dal secondo, all’interno del luogo creato appositamente per i ritrovi segreti dei Filosofi. Come Seungmin aveva anticipato, il viaggio non fu piacevole per Hyunjin e, una volta giunto – o, almeno, una volta che la sua parte senziente era giunta – a destinazione sentì subito montare un forte senso di nausea. Il moro attese che si riprendesse con un sorrisetto: “Fa strano sapere di avere la nausea anche se adesso il tuo corpo è altrove, vero?”
Hyunjin annuì lentamente, appoggiandosi per un momento ad uno dei muri della piccola anticamera in cui erano stati ribaltati: “Sembra tutto davvero così reale…”
“Lo è” ammise Seungmin “Esiste nella tua mente e tu, in questo momento, sei fatto della medesima materia di cui sono fatti i tuoi stessi sogni. Tante volte quello che immaginiamo sembra molto più vero di quello che concretamente esiste.”
Si diressero poi verso l’unica porta su cui l’anticamera era rivolta, altri Filosofi e novizi stavano entrando in fila ordinata uno per uno, restando a circa un metro e mezzo di distanza l’uno dall’altro. Un secondo confratello, posto al lato sinistro della porta, uno ad uno poneva loro una domanda. Hyunjin, forte delle sue fini capacità sensoriali derivate dal suo lignaggio elfico, tese immediatamente le orecchie, per poi confermare i dubbi del compagno di viaggio: “Serve una parola d’ordine per entrare.”
“Riesci a sentirla?”
Hyunjin si concentrò, fissò le labbra del Filosofo che stava per varcare la porta, infine giunse ad una conclusione: “È Lingua Antica. Quando lui ti chiederà ‘Eiiui?’ tu dovrai rispondere ‘Daimoneie’. Mettiamoci in fila adesso.”
Hyunjin passò per primo, accolto dall’ombra della misteriosa porta, Seungmin andò per secondo e procedettero entrambi senza intoppi, riuscendo finalmente ad accedere alla mistica assemblea. Essa era tenuta in una sorta di vasto tempio sotterraneo, le pareti color smeraldo riflettevano tinte che, alla luce del sole, avrebbero di certo toccato le vivaci vibrazioni dei toni della prima, grassa erbetta primaverile, ma che a contatto con l’umido dell’ambiente circostante non facevano altro che brillare di un tetro, artificiale bagliore. Sullo sfondo verdognolo si stagliava il brulicare di decine di cappucci porpora e violacei, animati novizi e Filosofi impegnati nelle più svariate attività: chi si districava tra centinaia di pergamene dall’antica parvenza, chi era impegnato in focose discussioni, chi, ancora, dipingeva la volta del grande salone con articolati ghiribizzi. La maggior parte delle persone lì presenti, comunque, se non stava svolgendo una precisa mansione, era radunata attorno ad un’unica figura, la quale, da lontano, illuminata di sghembo dalla fioca luce artificiale delle candele, assumeva nel suo autoritario dar ordini un’aura cupa, sinistra, che metteva i brividi.
“Hyunjin, è lui” Seungmin si calò a sua volta il cappuccio sul viso e indicò a Hyunjin con un cenno del capo l’alta silhouette del coordinatore “Il Saggio dell’Est. Avevo ragione a dire che l’avremmo trovato qui.”
“Secondo te che posto è questo?”
“È un tempio, Hyunjin. Stanno finendo di costruirlo, hanno quasi tolto tutte le impalcature, vedi?”
Il novizio sollevò lo sguardo al soffitto per ammirare il dipinto che stava per essere portato a termine: “Giada e serpentino verde, con inserti di marmo nero a tratti e intonaco sulla volta affinché la si possa dipingere. Decisamente troppo pacchiano per i miei gusti, non userei questi colori nemmeno per arredare l’antro di una strega che ha vinto alla lotteria di paese.”
“Riesci a fare la testa di latta anche in una situazione come questa?” lo rimproverò Hyunjin, i nervi a fior di pelle.
“Ma non ero io quello nervoso?” sogghignò il moro, prima di avventurarsi nella navata centrale del tempio e confondersi assieme a tutti i suoi confratelli, seguito a ruota dall’ibrido che, di certo, non aveva la minima intenzione di perdersi in un luogo tanto inquietante.
“Seungmin, per quanto tempo resteremo qui?”
“Il tempo necessario per scovare abbastanza informazioni da portare a mia madre. Possiamo infilarci in qualche gruppetto ed ascoltare parte delle loro conversazioni. Non dovremmo risultare troppo sospetti, qui c’è talmente tanta gente che nessuno si ricorderà di noi se teniamo il cappuccio.”
“Avremmo dovuto fasciare il braccio metallico allora. Con quello sei facilmente individuabile.”
“Terrò la mano nascosta in tasca o nella manica.”
Percorsero parte del freddo pavimento e, con il cuore in gola, si aggregarono ad un gruppetto nella parte centrale del tempio che, in piedi attorno ad un grande tavolo di legno, discutevano a proposito di alcuni libri poggiati su quest’ultimo.
“Avete reperito tutti i volumi che mancavano?” scandì uno di loro.
“Ci abbiamo messo un po’, ma tutti gli incantesimi che servivano sono trascritti in queste pagine.”
“Li catalogheremo immediatamente assieme agli altri che avete reperito nei giorni scorsi.”
“A palazzo sospettano?”
“No, fratello, il bibliotecario non ha ancora scoperto nulla. Cataloga e ricontrolla la lista dei Proibiti ogni mercoledì ed ogni sabato pomeriggio, ma per quei giorni ormai Eiiui sarà tornato e noi completeremo con lui la nostra missione.”
A Seungmin gelò il sangue nelle vene nel riconoscere in quei tomi scuri i libri Proibiti della biblioteca reale, quelli a cui solo il bibliotecario poteva accedere. Senza farsi vedere, occhi sgranati e bocca semi spalancata, tirò un lembo di una manica di Hyunjin per attirare la sua attenzione: “Ti ricordi il discorso che abbiamo fatto prima sugli incantesimi? Ecco, quei libri contengono i Proibiti, Hyunjin.”
Il moro trascinò via l’altro e tornò a camminare per la lunga navata, facendosi strada in mezzo alla calca.
“E che ci fanno qui quei libri allora?”
“Qualcuno di quei Filosofi deve averli rubati alla biblioteca e deve essere riuscito a trasmutare la conoscenza che vi ha trovato all’interno in questo luogo. Sono dei deviati, Hyunjin…”
Più si guardava intorno, più Seungmin riprendeva a sudare freddo. Tutte quelle persone, giovani e vecchi, erano, in fondo, parte della sua famiglia, era per questo che ci si rivolgeva gli uni agli altri con l’appellativo di ‘confratello’ o ‘consorella’. Eppure quei fratelli e quelle sorelle lo stavano tradendo, infrangendo senza pudore il codice della magia stipulato millenni prima e venerando tale Eiiui.
“Chi è Eiiui?”
“Non ne ho idea, e ho paura che chiedendo qui in giro capirebbero che siamo infiltrati.”
Il novizio voltò lo sguardo verso il capannello di gente raccolto attorno al Saggio dell’Est: “L’unico modo per capire che cosa stanno architettando i Filosofi della Capitale è arrivare al loro capo forse, no?”
Hyunjin lo prese per mano e, anticipandolo, raggiunse con lui il gruppo di adepti radunati in fondo alla navata principale, proprio di fronte al grande altare di marmo nero.
“… Mi rivolgo in particolare a chi accogliamo qui per la prima volta,” cominciò, con voce calda e tonante, il Saggio dell’Est “comprendo il vostro timore poiché io stesso, anni orsono, quando mio padre mi raccontò della leggenda di Eiiui, ne rimasi pietrificato. Non volevo credere che un essere di tanta rara bellezza e forza avrebbe governato sul nostro popolo con immane magnanimità e generosità. Eppure è reale! Non sappiamo in quale corpo risorgerà, non sappiamo ancora quale sarà il suo volto, ma ormai la data è prossima! E noi dovremo essere qui, pronti per accoglierlo al meglio. Abbiamo gli incantesimi necessari per spazzare via chiunque intralci il nostro cammino e finalmente, dopo anni di attesa, avremo sul trono del regno un degno signore. Soppianteremo il nuovo re per il bene della Nazione, daremo al popolo un sovrano degno di esso, che lo rispetti, lo ascolti e lo guidi nel modo più giusto verso un futuro di serenità e stabilità.”
In quel momento alcune deboli luci si accesero sopra il capo del Saggio, che interruppe immediatamente il discorso. Sollevò lo sguardo verso di esse e si aprì in un maniacale sorriso, per poi gridare: “Eiiui è con noi anche stasera, consorelle e confratelli! Accorrete all’altare e pregate con me l’unico degli dei del cielo!”
Seungmin e Hyunjin, già tramortiti dall’agghiacciante arringa del Saggio – come avrebbe fatto il moro a spiegare alla madre che i Filosofi erano in combutta per mettere in atto un colpo di stato? – vennero letteralmente travolti da un feroce ressa di tuniche violacee che, messe improvvisamente da parte le loro mansioni, si erano precipitate tutte insieme verso il loro capo. Alcuni si inchinavano a terra bocconi, altri restavano semplicemente seduti, altri, i più zelanti, si lasciavano cadere in ginocchio di fronte alla luce messaggera del divino. L’ibrido e il novizio, ancora sconvolti, non poterono fare altro che imitarne i gesti. Entrambi non erano religiosi, ma, estremamente timorosi di essere scoperti a quel punto della missione, congiunsero le mani ed abbassarono lo sguardo alla fredda pietra del lucido pavimento, rabbrividendo di terrore non appena il Saggio, anch’egli, ora, inginocchiato di fronte alle luci di Eiiui, riprese a parlare con tono mormorante, seghettato, ricolmo di rispettoso timore: “Ti ringraziamo, Eiiui, per essere accorso da noi anche questa notte. Illumina la nostra via con la luce delle tue gesta, guidaci verso la giustizia, permettici di adorarti, di prestarti aiuto per creare il mondo che tu desideri e che noi desideriamo con te. Siamo figli tuoi, e ancora i figli dei nostri figli ti seguiranno come noi abbiamo fatto cent’anni prima di loro e ti saranno devoti. Il tuo mondo non cambierà, non sprofonderà nell’odio e nella guerra perché i sacrifici di oggi saranno i boccioli del domani più roseo. Permettimi, Eiiui, di parlare con i tuoi messaggeri e di pregare con essi in tuo nome, affinché coraggio e fortezza si infondano negli animi di chi ancora non ha capito di amarti…”
Le luci volteggiarono sul capo del Saggio per qualche secondo, per poi allontanarsi dal giovane uomo. Scavalcarono l’altare e raggiunsero la parete dietro di esso. Né Hyunjin né Seungmin ci avevano fatto caso, ma essa era nella parte centrale ricoperta da uno spesso telo di colore livido.
“I messaggeri hanno accolto la nostra preghiera, consorelle e confratelli!”
Dopo quei lunghi attimi di silenzio tombale, lo squillo del gaudioso tono del Saggio prese in contropiede Seungmin, che sollevò lo sguardo verso la lugubre scena e, se possibile, spalancò ancora di più le palpebre non appena si accorse di un minuscolo particolare che, nella fretta, era sfuggito ad entrambi: “Hyunjin, ma quelle non sono lucciole?”
L’ibrido puntò allora gli occhi nella stessa direzione: “Sì… Sì, sono lucciole, che strano…”
Seungmin pareva confuso quanto lui, ma il quesito che lo affliggeva in quel momento era un altro. Lee Minji aveva detto loro che sospettava stessero conducendo varie ricerche illegali sulla Fonte della Felicità, ma non vedeva alcun nesso logico tra il rinnovo di quest’ultima ed il colpo di stato in nome di un’entità sovrannaturale di dubbia affidabilità. Prima che potesse porre la questione a Seungmin, comunque, la risposta venne a galla sola.
“Preghiamo di fronte al vero volto del nostro dio! Preghiamo di fronte al vero volto di Eiiui!” tuonò il Saggio prima di scattare in piedi, animato da una malsana euforia, e strappare il telo dalla parete, rivelando sotto di esso il gigantesco ritratto un giovane dai capelli del colore del sole estivo a mezzogiorno e la pelle tempestata da miriadi di scure lentiggini. Hyunjin, l’orrore negli occhi, un violento brivido nel cuore, non poté non riconoscerlo. In fondo lo aveva anche ospitato a casa sua, gli aveva preparato la cena, Jeongin si era offerto di fargli fare un tour in mezzo alle case sospese di Tillvah. Raccolse da terra una delle mani di Seungmin e la strinse nella propria. Forse era quella di metallo, ma non gli importava, anche il freddo dell’acciaio era più caloroso del rigido gelo in cui bruscamente si sentiva annegare. Lo mormorò appena, ma tanto sapeva che Seungmin aveva già capito: “Felix”.
 
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Il novizio, a differenza di Hyunjin, nonostante per un periodo avesse vissuto a palazzo, aveva sempre e solo visto Felix da lontano, ma le sue gesta non gli erano mai passate inosservate. Aveva terminato guerre, fatto instaurare amicizie fra popoli avversi, guarito terreni morenti, conseguentemente rimpolpato economicamente la Nazione, e per tutti aveva finito per essere una sorta di mito, una delle Fonti della Felicità che, con i loro poteri e capacità, più aveva contribuito al bene del Paese. Sapere che il suo viso era quello che si nascondeva sotto il nome dell’idolo Eiiui, oltre che immensamente confuso, lo lasciò con un senso di profonda amarezza che gli stritolava il cuore. Avrebbe voluto gridare a Hyunjin di scappare via, ma qualcuno gli mise all’improvviso le mani addosso, bloccandolo faccia a terra e mani dietro la schiena, lo stesso per il compagno di viaggio.
“Che cosa succede laggiù?!” inveì gracchiando imbestialito il Saggio dell’Est.
Il Filosofo che teneva bloccato Hyunjin echeggiò con tono visibilmente sconvolto: “Ha osato pronunciare il vero nome di Eiiui, Saggio! E inoltre lui e il suo compagno fissavano i messaggeri durante la preghiera!”
Hyunjin tentò di divincolarsi, ma così facendo il cappuccio della tunica scivolò via dal suo capo, rivelando le lunghe e fini orecchie da elfo nello stesso istante in cui i confratelli si accorsero del braccio d’acciaio di Seungmin.
“Sono impostori, sono impostori!” denunciò allora qualcuno urlando, e allora fu il caos.
Miriadi di corpi violacei si gettarono contemporaneamente su di loro per sollevarli, strappare loro le tuniche di dosso, graffiare la loro pelle, ferire con calci, pugni, gomitate, ogni singolo centimetro di pelle a cui riuscivano ad accedere. Non vi era verso di controllarli, il loro dio era stato smascherato, il loro piano era trapelato e orecchie profane avevano osato ascoltare la loro preghiera, l’istante in cui ogni singolo confratello ed ogni singola consorella gettavano via la propria paura e si affidavano, nudi nel mare della speranza, alle promesse di un nobile dio che aveva giurato loro di governare per cent’anni, e poi per altri cent’anni, e per cent’anni ancora, fino alla fine dei tempi. Nessuno avrebbe dovuto disturbarli fino al giorno del giudizio, il quindicesimo del mese di settembre, quando Eiiui sarebbe risorto dalle ceneri di se stesso.
Hyunjin e Seungmin, invece, di speranza non ne avevano più. Gonfi di lividi ed ecchimosi, ormai non possedevano più la forza di muoversi. Sarebbero rimasti intrappolati in quel tetro antro per l’eternità, incapaci di tornare indietro in tempo per ricongiungersi con il loro corpo che, nel mondo reale, avrebbe continuato ad invecchiare senza che nessuno sospettasse alcunché. Svennero dopo qualche minuto, esausti, doloranti entrambi, le ossa distrutte da capo a piedi, i muscoli pulsanti a causa delle profonde contusioni, eppure nel mondo dei sogni avvertirono un certo sollievo. Vennero spogliati completamente delle sudice tuniche, ma nessuno dei due faceva caso alla nudità dell’altro. Prima, avvolti dalla soffocante stretta del buio, erano ormai pronti a dissolversi in un oceano di oblio e disperazione, ma ora un chiarore leggero si stava aprendo di fronte a loro, come una saggia falena che, svolazzando impacciatamente verso la luce, scacciava con il frettoloso battito d’ali ogni lembo di tenebra. Entrambi furono allora illuminati dal calore di un prematuro bagliore, godettero della sensazione di torpore in cui esso li fece sprofondare e mugugnarono storditi quando un’immagine li investì prepotentemente, accecandoli. Era il ricordo di un bambino dai capelli color nocciola, nessuno dei due lo avrebbe riconosciuto se non fosse stato per le evidenti lentiggini che coronavano i suoi rotondi zigomi. Il bambino crebbe, prima giocava ad acchiapparello con gli amichetti, ora lo faceva con le amichette e gli amichetti lo applaudivano di nascosto. Seguirono passo passo la sua vita, ed in breve ebbe vent’anni e venne catapultato, lui ed il suo nuovo ciuffo biondo iperico, nei meandri di un palazzo in cui avrebbe potuto alloggiare comodamente ogni abitante del suo villaggio. Ci mise un po’ ad ambientarsi, diverse persone si offrirono di aiutarlo e lui accettò di buon grado, stringendo amicizie che non sarebbero durate solo perché era lui quello che avrebbe finito per durare troppo. Ed intanto diventava più forte, e più forte allora la gente lo acclamava e lo pretendeva. Solo il popolo, nella sua mutevole varietà, lo avrebbe amato ed accompagnato fino alla morte, e allora gli giurò in segreto fedeltà e fiducia. Raccolse i rappresentati del popolo che desiderava, i Filosofi accettarono di buon grado e ne fece i suoi seguaci. Creò un culto, ricreò se stesso, creò l’incantesimo che gli avrebbe permesso di vivere per sempre in modo da mantenere la promessa che aveva fatto alla gente e si avviò con due vittime verso il Cratere in cui la sua Anima sarebbe morta e sarebbe tornata, e avrebbe ricominciato il viaggio con nuovo volto e stesso nome: Felix, Eiiui, eiiuidaimoneie ovvero la Felicità in Lingua Antica. Due figurine accartocciate ne seguivano adoranti il cammino, le sue vittime, Seo Changbin e Bang Chan, e altre due invece, del tutto simili, si scioglievano all’interno del velenoso ambiente del palazzo reale. L’immagine si ingrandì inaspettatamente, fino a quando quelle due ultime piccole sagome non li inghiottirono e tornarono, per un solo secondo, a sprofondare nel buio.
Seungmin si svegliò di colpo, tirandosi su all’improvviso, come quando gli capitava di destarsi, sudato ed agitato, dopo un brutto incubo. Si guardò intorno tremolando come una foglia, del tutto scosso da ciò che ricordava perfettamente di aver subito. Accanto a lui, con gli occhi cerchiati di nero e le labbra contratte per contenere gli ansiti del faticoso ritorno, Hyunjin lo fissava con sguardo perso, tramortito. Ancora stringeva la sua mano: “Finalmente sei sveglio…”
L’incantesimo di dislocazione era stato annullato ed erano ritornati nei loro corpi, di questo Seungmin era certo, ciò che gli sfuggiva era come fosse stato possibile. C’erano diversi motivi per cui i quattro Saggi della Capitale avevano raggiunto quella carica, carisma, influenza, conoscenza e, di certo, forza e padronanza delle arti magiche ed alchemiche. Nessuno era in grado di batterli sul campo, nessun essere umano tranne uno, almeno. Il novizio si accorse della presenza del Cantastorie, e della madre accanto a lui, solo dopo qualche secondo, nello stesso istante in cui realizzò di non essere più nella finta sede delle riunioni dei suoi confratelli (poteva ancora definirli tali?).
“Seungmin, sei sveglio?!” Lee Minji non era una madre provetta, aveva sempre lasciato che Seungmin si crescesse da solo, monitorando su di lui da lontano, eppure ciò non significava che non gli volesse bene. C’era pur sempre una ragione per cui amava vantarsi di lui e dei suoi risultati con gli altri membri del consiglio, e non era il far ricadere su di lei gli elogi per un’educazione tanto eccellente. Anche in quel momento, quando il Cantastorie si era presentato di fronte alla porta della sua camera con i corpi esanimi dei due giovani svenuti ed aveva compreso di aver gettato il figlio in una trappola mortale, si era sentita fiera di essere madre di Kim Seungmin. Non aveva domandato al vecchio come avesse fatto a trovarli e a portarli con sé, sapeva che il Cantastorie non avrebbe risposto. Il Cantastorie rispondeva solo alla domande più importanti, e quando lo faceva sembrava invecchiare di cent’anni ad ogni parola, o, almeno, ad ogni immagine. Molti dicevano che fosse nato muto, Lee Minji credeva semplicemente che avesse trovato un modo migliore per comunicare. Il Cantastorie parlava attraverso i sogni, e stava facendo esattamente questo con Hyunjin e Seungmin mostrando loro finalmente tutta la verità.
“Mamma!” la chiamò il figlio, ancora visibilmente scosso dalla paura. Era tanto che non sentiva quell’appellativo al posto del solito formalissimo ‘Madre’.
“Mamma…” Seungmin diede uno sguardo a Hyunjin, poi tornò a guardarla dritto negli occhi: “Non ci sono buone notizie. Io e Hyunjin dobbiamo spiegarti in fretta un po’ di cose.”
   
 
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