I miei guanti di gomma sono insaponati.
Mi inebrio con gli effluvi della candeggina.
Attorno vedo solo sudiciume.
E’ solo una questione di tempo: ancora un po' e poi tutto finirà per brillare.
“Gli Dei ci guardano sempre da lassù, Shin-Chan!”
Questo mi ripeteva spesso mia nonna.
Non so se a questa cosa ci ho mai creduto: quel che faccio, lo faccio per me stesso.
L’ennesima macchia: è di quelle ostinate, ma non sa che io posso esserlo più di lei.
Finalmente tutto risplende limpido e pulito: come la mia faccia, come la mia coscienza, come la mia anima.
ANGOLO DELL’AUTRICE:
Questo racconto partecipa alla challenge indetta sul gruppo privato facebook Haikyuu Italia "Una drabble per Haikyuu"
Prompt: metodicità
Salve a tutti!
Eccomi con questa drabble che ho voluto dedicare ad un personaggio che mi ha particolarmente colpito durante la quarta stagione di Haikyuu: Shinsuke Kita, il capitano dell’Inarizaki.
Forse il mio scritto non apporta un valore aggiunto a quanto già raccontato magistralmente dal Sensei Furudate, ma poco importa.
Il mio unico intento è di celebrarlo al meglio delle mie possibilità.
Quando l’ho visto con i guanti di gomma e lo scovolone intento a scrostare i bagni dell’Inarizaki ho subito pensato:
“Se esiste uno così, anche se non sa fare da mangiare, datemi l’indirizzo che lo sposo!”
A parte gli scherzi, mi ha colpito il fatto che tutto ciò che fa durante il giorno non è per dovere o perché si senta osservato dagli Dei: lo fa solo per sé stesso.
E’ un ragazzo che si impegna al massimo in tutto, anche negli studi e nella pallavolo.
Battere la fiacca, prendersela comoda lo fa stare male: ce la mette tutta anche se è consapevole di non essere un “mostro” di bravura.
E finirà per spuntarla nella vita: così come è riuscito ad averla vinta su tutte quelle macchie ostinate.
Mi sono commossa assieme a lui non appena è stato scelto come capitano: se lo è meritato non solo per tutti gli anni di sacrifici incondizionati, ma perché è un condottiero come pochi (adoro il confronto con Sawamura, il captain per eccellenza, sempre nel mio cuore), che stima i suoi compagni, che riconosce le loro capacità e le loro debolezze, intervenendo prontamente per porre rimedio a possibili danni.
Mi ha fatto strano (anche io so usare lo slang giovanile) leggere di una fazione del fandom che ha storto il naso quando ha scoperto che in età adulta sarà un agricoltore.
Fermo restando che il lavoro nobilita l’uomo, vorrei ricordare che senza l’agricoltura non si mangia: senza il settore primario, tutti gli altri in cui molti di noi abbiamo trovato occupazione, con le chiappe incollate alla sedia e al calduccio, non avrebbero modo di esistere.
Grazie mille per essere arrivati fin qui e alla prossima!
Prompt: metodicità
Salve a tutti!
Eccomi con questa drabble che ho voluto dedicare ad un personaggio che mi ha particolarmente colpito durante la quarta stagione di Haikyuu: Shinsuke Kita, il capitano dell’Inarizaki.
Forse il mio scritto non apporta un valore aggiunto a quanto già raccontato magistralmente dal Sensei Furudate, ma poco importa.
Il mio unico intento è di celebrarlo al meglio delle mie possibilità.
Quando l’ho visto con i guanti di gomma e lo scovolone intento a scrostare i bagni dell’Inarizaki ho subito pensato:
“Se esiste uno così, anche se non sa fare da mangiare, datemi l’indirizzo che lo sposo!”
A parte gli scherzi, mi ha colpito il fatto che tutto ciò che fa durante il giorno non è per dovere o perché si senta osservato dagli Dei: lo fa solo per sé stesso.
E’ un ragazzo che si impegna al massimo in tutto, anche negli studi e nella pallavolo.
Battere la fiacca, prendersela comoda lo fa stare male: ce la mette tutta anche se è consapevole di non essere un “mostro” di bravura.
E finirà per spuntarla nella vita: così come è riuscito ad averla vinta su tutte quelle macchie ostinate.
Mi sono commossa assieme a lui non appena è stato scelto come capitano: se lo è meritato non solo per tutti gli anni di sacrifici incondizionati, ma perché è un condottiero come pochi (adoro il confronto con Sawamura, il captain per eccellenza, sempre nel mio cuore), che stima i suoi compagni, che riconosce le loro capacità e le loro debolezze, intervenendo prontamente per porre rimedio a possibili danni.
Mi ha fatto strano (anche io so usare lo slang giovanile) leggere di una fazione del fandom che ha storto il naso quando ha scoperto che in età adulta sarà un agricoltore.
Fermo restando che il lavoro nobilita l’uomo, vorrei ricordare che senza l’agricoltura non si mangia: senza il settore primario, tutti gli altri in cui molti di noi abbiamo trovato occupazione, con le chiappe incollate alla sedia e al calduccio, non avrebbero modo di esistere.
Grazie mille per essere arrivati fin qui e alla prossima!