Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Vallyrock87    08/03/2022    13 recensioni
Eren e Reiner sono sposati da qualche anno. Ma le cose non sembrano andare per il meglio; Reiner sembra essere sempre assente e, Eren crede che abbia una storia con qualcun altro. Reiner dal canto suo si sente in colpa, perché per cause di forza maggiore è impossibilitato a stargli vicino ed Eren sembra sul punto di volerlo lasciare. Ma qualcosa di inaspettato sta per succedere, che cambierà nuovamente le loro vite.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Reiner Braun
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Saint Valentine's Day'
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Artista Fanart: Shiba

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Ode alla mia beta @MoonSuckerlove per aver sofferto insieme a me nel revisionare questa One Shot. XD

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Questa storia appartiene a una serie dedicata a San Valentino intitolata Sant Valentine's Day che coinvolge anche altri fandom come: Inuyasha e My hero academia =)

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Eren Jeager non credeva che, pur essendo sposati, si potesse provare qualcosa come la solitudine. Eppure, era così che si sentiva: da qualche mese, suo marito Reiner Braun era sempre assente. Sebbene avesse provato, all'inizio, quando aveva smesso di tornare per cena, ad aspettarlo alzato tutta la notte, seduto su una poltrona nel salotto della loro modesta casa, non riusciva mai a sentire il marito rincasare e di questo ne era certo visto che ogni mattina si ritrovava nel grande letto matrimoniale, ma il posto accanto a sé era tristemente vuoto al suo risveglio; credeva però che almeno durante la notte gli fosse rimasto accanto e che fosse uscito presto senza svegliarlo.

Aveva provato diverse volte, anche nei brevi momenti in cui durante la giornata si sentivano per telefono, a chiedergli i motivi di quelle dolorose assenze e Reiner aveva sempre accampato futili scuse, a cui Eren non aveva mai creduto. Nonostante si conoscessero da pochi anni, comprendeva molto bene suo marito e capiva quando gli mentiva. Aveva persino pensato che qualcun altro avesse preso il suo posto, ma Eren sapeva quanto fosse difficile rompere la corazza di un uomo con un carattere così coriaceo, quindi aveva scartato del tutto quell'idea. Soltanto lui era stato così folle da innamorarsi di uno come Reiner; molto spesso glielo avevano fatto notare anche i suoi amici.

Nonostante tutto, in quelle lunghe ore che passava da solo nell'intimità della loro casa, si chiedeva se fosse possibile innamorarsi ogni giorno della stessa persona. Vista la situazione in cui credeva che si trovasse il loro matrimonio, Eren avrebbe voluto odiarlo perché lo trascurava a quel modo, ma irrimediabilmente non ci riusciva. Alla fine, era giunto alla conclusione che, l'amore che si era fatto spazio dentro di lui piano piano, ai tempi in cui ancora si stavano conoscendo, fosse più forte che mai e dovette arrendersi all'evidenza che non potesse farci niente per troncarlo. Era irrimediabilmente convinto che, se lo avesse lasciato, la mancanza di Reiner sarebbe stata ancora più opprimente di come fosse già.

Doveva aspettarselo in fondo, che nemmeno il matrimonio sarebbe stato facile, proprio come il loro incontro. Eren lavorava da diverso tempo come educatore in uno degli orfanotrofi di Shiganshina, una delle tante province del Wall Maria. Quel giorno gli era stato comunicato che sarebbe arrivato un nuovo collega, che lo avrebbe dovuto affiancare per rendere così meno pressante il suo lavoro, considerato che i bambini che gli venivano affidati stavano aumentando di numero.

Il loro primo incontro non fu uno dei più facili, visto che Reiner era ostile nei confronti di Eren; conosceva bene per fama il nome degli Jeager, dato che il padre Grisha era uno stimato dottore, e credeva pertanto che Eren fosse soltanto un figlio di papà, viziato e capriccioso. Eren pensava che se avessero vissuto in un altro tempo, in un epoca in cui avesse imperversato la guerra, loro sicuramente sarebbero stati acerrimi nemici. Ma ci fu qualcosa in Reiner che incuriosì Eren: con i bambini sembrava mutare in tutt'altra persona e, nonostante i loro continui battibecchi, non mancò di farglielo notare un giorno in cui erano rimasti da soli, per chissà quale strano motivo.

- Però, devo ammettere che sei bravo con i bambini. – Gli disse Eren sinceramente, gli occhi smeraldini puntati su di lui, e stranamente per la prima volta nessuno dei due sembrava avere intenzioni offensive verso l'altro.

- Mi piace aiutare chi si trova in difficoltà. – Rispose Reiner alzando le spalle, come se quello che faceva fosse una cosa del tutto normale per lui.

Col passare del tempo i due, lavorando sempre a stretto contatto, ebbero modo di conoscersi meglio. Reiner si rese conto che la prima impressione che aveva avuto nei confronti di Eren era totalmente sbagliata, aveva compreso che al ragazzo non piacesse per niente venire considerato un privilegiato soltanto perché suo padre era un uomo così importante per la comunità. Aveva poi scoperto, ascoltando per caso un discorso che aveva fatto una volta con un suo amico, (un inserviente dell'orfanotrofio), che coltivavano lo stesso sogno.

- Sai Armin, mi piacerebbe aprire una casa-famiglia tutta mia, dove poter dare una mano a più orfani possibili. – Rivelò Eren al suo amico, che Reiner scoprì in seguito che lo conoscesse sin dall'infanzia.

Fu allora che l'ostilità che provava nei suoi confronti, (ammesso che lo fosse sempre stato), si trasformò in ammirazione. Nonostante caratterialmente fossero totalmente l'opposto, avevano almeno un punto in comune. Qualcosa cambiò da quel momento in poi, Eren si stupì di come i modi dell'altro fossero mutati nei suoi confronti, sembrava essere diventato più gentile. A volte trascorrevano le pause pranzo insieme e Reiner, anche se non diceva nulla, sembrava dare delle vibrazioni positive a Eren che iniziò a percepire delle sensazioni contrastanti nei suoi confronti.

- Ho sentito che vorresti aprire una casa-famiglia tutta tua un giorno. – Gli disse una volta Reiner, giusto per rompere il ghiaccio. Eren si stupì di quelle parole, nessuno sapeva di quel suo desiderio, oltre ad Armin.

- Hai origliato per caso? – Domandò Eren con un tono piuttosto calmo.

- Passavo di lì mentre stavi parlando con il tuo amico. – Rispose Reiner tranquillo. Eren a quel punto divenne rosso come un peperone.

- Beh, è da quando ero adolescente che mi sarebbe piaciuto poter aiutare i ragazzi che non hanno una famiglia, lavorare come educatore lo amo, ma vorrei poter avere una struttura di mia proprietà. Insomma, mi renderebbe ancora più soddisfatto di ciò che faccio. – Confessò Eren, stupendosi di essersi aperto in quel modo con colui che fino a poco tempo prima aveva considerato così ostile.

- Anche io coltivo il tuo stesso sogno. – Si confessò a sua volta Reiner. Gli occhi di Eren si illuminarono ancora di più del solito e, senza volerlo gli prese le mani tra le sue. Eren non sembrò nemmeno accorgersi di aver compiuto quel gesto, ma Reiner sussultò, nessun adulto, da tempo, aveva avuto un contatto così ravvicinato con lui.

- Sarebbe bello se potessimo diventare soci in questo progetto. Oh, sarebbe davvero stupendo. – Gli disse Eren con entusiasmo, e con quel sorriso che rendeva ancora più brillanti i suoi occhi smeraldini.

- Ci potrei pensare. – Gli disse Reiner, cercando di contenersi, avere Eren così vicino lo aveva fatto sentire in imbarazzo per la prima volta in tutta la vita e magari si sarebbe potuto tradire balbettando soltanto un poco. Per fortuna, poté ringraziare il suo solito autocontrollo, se tutto ciò non successe.

Quel giorno il discorso cadde lì e non ne parlarono più per diverso tempo, ma Eren iniziò a provare una totale ammirazione per Reiner. Poi, col passare del tempo, l'ammirazione si era trasformata in qualcosa di diverso, tanto che Eren alla fine aveva chiarito con sé stesso i propri sentimenti verso Reiner comprendendo di essersi innamorato di lui. Nonostante la corazza che portava, Reiner si era rivelato essere premuroso e gentile, soprattutto con i bambini. Eren comprese di essersi fatto un'idea totalmente sbagliata su di lui all'inizio, ma in fondo l'espressione sempre imperturbabile che aveva sul volto non aiutava molto.

Eren decise di conquistarlo, ma non fu cosa facile. A volte aveva invitato a cena fuori Reiner, che aveva interpretato quelle uscite come delle semplici cene tra colleghi. Ma Eren era testardo e avrebbe combattuto fino alla fine per riuscire a conquistarsi il suo cuore. Dopo diversi appuntamenti Reiner iniziò a capire che quelle non erano semplici uscite tra persone che lavorano insieme, ma c'era ben altro, almeno da parte di Eren, non di certo dalla sua, o almeno così credeva.

Reiner non aveva mai pensato infatti a un sentimento tanto banale come l'amore, era certo di non saperne nemmeno cogliere i segni. Tuttavia, Eren gli stava mostrando qualcosa di totalmente nuovo per lui. La spensieratezza e l'allegria del ragazzo dagli occhi smeraldini lo stavano totalmente inebriando, non aveva mai conosciuto nessuno così legato alla vita, capace di coinvolgere chiunque con la sua vivacità.

E alla fine Eren era riuscito ad abbattere quella corazza, gli ci era voluto un sacco di tempo in cui aveva provato di tutto, perché Reiner era sembrato sempre irremovibile e, a volte aveva creduto di essergli totalmente indifferente. Era talmente difficile capire uno come Reiner che diverse volte aveva pensato di gettare la spugna, ma proprio quando Eren aveva creduto che tutto fosse definitivamente perduto, uno sgabuzzino era stato testimone del loro primo momento intimo in cui Reiner non riuscì a contenere i propri sentimenti verso Eren.

Il ragazzo si era sentito trascinare in quello spazio angusto, trovandosi in pochi secondi con la schiena contro il muro e le labbra di Rainer incollate alle sue. A Eren sembrò di sognare a occhi aperti e Reiner si sentì leggero come una piuma per la prima volta. Dopo essersi chiesto per diverso tempo che cosa gli stesse succedendo, aveva dovuto arrendersi all'evidenza di essersi perdutamente innamorato, per la prima volta nella sua vita, e la causa erano due dannati occhi smeraldini.

- Ce n'è voluto di tempo. – Gli disse Eren mentre erano ancora avvinghiati l'uno all'altro.

- Maledetto, tu e i tuoi dannati occhi mi avreste fatto impazzire prima o poi. – Gli disse Reiner mentre lo sorreggeva ancora per le natiche e le gambe di Eren erano avvolte attorno al suo bacino.

- E tu mi hai fatto sudare per arrivare a questo. E devo dire che ne è valsa la pena. – Disse Eren con un' espressione maliziosa stampata in volto.

- Sarà meglio rivestirci, prima che ci scoprano o che non risponda di nuovo delle mia azioni. – Disse Reiner dandogli un leggero schiaffo su una natica e facendolo scendere, per poi rivestirsi e uscire da lì assicurandosi di non essere visti.

Da quel giorno diverse cose cambiarono tra di loro, cercarono di non farsi più prendere dalla foga del momento ritenendo che fosse poco opportuno concedersi sul posto di lavoro, ma si trovavano spesso a casa o di uno o dell'altro. Reiner constatò quanto la cucina di Eren fosse davvero qualcosa di sublime e si ritrovò a pensare che sarebbe stato meraviglioso poter essere viziati in quel modo, e fu da quel momento che Reiner pensò seriamente di poter passare tutta la vita insieme a Eren.

Gli chiese di sposarlo quasi un anno dopo il momento in cui erano diventati qualcosa di più che semplici colleghi. Reiner non sapeva nulla di queste cose, tuttavia, fece qualcosa del tutto originale, si mise d'accordo con i bambini di cui si prendevano cura, e disse loro di attenderli nel giardino dell'orfanotrofio.

- Eren, potresti seguirmi? ti rubo solo un secondo. – Disse Reiner. Eren lo guardò incuriosito.

- Ma avevamo detto che non sarebbe stato opportuno farlo qui a lavoro. – Disse Eren. Reiner rise quando sentì quelle parole.

- Non è ciò che pensi. Avanti, vieni con me?- Gli chiese ancora una volta Reiner.

Eren a quel punto lo seguì ancora più incuriosito di prima. Reiner lo portò fuori nel giardino, Eren vide subito i bambini tutti radunati in due file ordinate, e notò che quelli della prima fila avevano in mano dei cartelli non tanto grandi dalla forma quadrata, si voltò a guardare l'altro che inaspettatamente era arrossito vistosamente, un atteggiamento unico quanto raro se si trattava di Reiner.

- Reiner ma che significa tutto questo? – Chiese Eren, ma Reiner non gli rispose: diede soltanto indicazioni ai bambini.

- Potete voltarli, ma uno alla volta come vi ho detto prima. – Ordinò Reiner ai piccoli. Eren che era voltato a guardarlo, si girò verso i bambini per prestargli maggiore attenzione.

Vide che il primo bambino voltò il cartello che teneva in mano su cui era scritta con un pennarello nero una V maiuscola. Quella del secondo era una U e così via fino a che tutti e tredici i cartelli non furono rivelati ed Eren sgranò gli occhi quando scoprì cosa c'era scritto su quei pezzi di cartone.

V-U-O-I- S-P-O-S-A-R-M-I-?

Eren si portò una mano alla bocca, non riusciva nemmeno più a formulare qualche parola, i suoi occhi erano lucidi e sicuramente di lì a poco avrebbe pianto. Si voltò per guardare Reiner, ma notò che il posto accanto a sé era vuoto, poi abbassò lo sguardo e vide l'uomo, inginocchiato, con una scatolina aperta tra le mani, un anello in oro bianco con un piccolo diamante al centro spiccava sul velluto nero. Eren, che aveva dimenticato momentaneamente come si facesse a respirare annuì, con ancora la mano davanti alla bocca. Reiner a quel punto si alzò per infilargli l'anello all'anulare sinistro, per poi baciarlo appassionatamente, scatenando le reazioni di approvazione di alcuni bambini e quelle disgustate di altri.

Si sposarono qualche mese dopo, quando la primavera era ormai alle porte: la loro fu una cerimonia semplice, i pochi invitati erano i parenti più stretti e alcuni amici. Con il disappunto della signora Jeager; Carla, che avrebbe voluto qualcosa di più per il figlio, ma nonostante tutto si accontentò ugualmente. Grisha invece fu più accomodante, diede una sonora pacca a Reiner e disse soltanto poche parole.

- Prenditi cura di mio figlio. – Gli disse sorridendogli. Reiner notò che il colore degli occhi di Grisha erano identici a quelli di Eren ma il taglio era simile a quello di Carla.

- Non si preoccupi signore. – Si limitò a rispondere Reiner. Ma colui da cui avrebbe dovuto guardarsi maggiormente era il fratello maggiore; Zeke Jeager, (nato da una precedente relazione del padre), che quasi lo minacciò.

- Fai del male al mio fratellino, e giuro su Dio che se anche tu scappassi, ti verrò a prendere perfino in capo al mondo. – E Reiner pensò che lo avrebbe fatto sul serio.

- E io giuro sullo stesso Dio che non succederà mai. – Gli rispose Reiner, Zeke gli lanciò uno sguardo minaccioso credendo fermamente nelle proprie parole, amava troppo suo fratello per vederlo soffrire.

Gli sposi avevano trovato casa, la più modesta che potesse esistere, acquistata con una parte dei loro risparmi, lasciando gli altri per continuare a coltivare il sogno di poter aprire un giorno una casa-famiglia tutta loro. Sembrava procedere tutto per il meglio, ma poi Reiner iniziò a fare tardi la sera, il che per Eren sembrò strano visto che lavoravano insieme e che quindi se fosse rimasto a lavoro sarebbe dovuto rimanere anche lui. Tuttavia, decise di non dargli troppo peso e di non farsi troppe paranoie inutili, in fondo era suo marito, avrebbe dovuto dargli fiducia. Però, Reiner, dopo qualche tempo non rientrò nemmeno più per cena e, l'ansia che Eren si era tenuto dentro fino a quel momento, bussava alla sua porta per impossessarsi delle sue viscere, credeva che il marito fosse ormai stanco di lui, e pensava che fosse colpa sua se Reiner avesse cercato conforto tra le braccia di qualcun altro.

La notizia più devastante, gli venne data un giorno, mentre era a lavoro ed era da solo a occuparsi dei bambini. Rimase totalmente sconvolto quando non vide Reiner quella mattina, e quell'ansia continuava ad aumentare. Durante la pausa pranzo si incontrò con Armin, quest'ultimo gli disse che girava voce che Reiner avesse preso un periodo di aspettativa, nessuno sapeva di quanto e Armin credeva che Eren ne fosse a conoscenza, ma capì che non lo era nel momento in cui lo vide innervosirsi.

- Eren, va tutto bene? – Gli disse Armin, mettendogli una mano sulla spalla cercando di confortarlo.

- No... sì... non lo so. È solo che credevo di potermi fidare, forse preferisce stare con qualcun altro che con me, ho fatto qualcosa di sbagliato e si sta allontanando. Però a volte penso a quanto ci ho messo per conquistarlo, e so quanto sia difficile poter entrare nel suo cuore; quindi, ora sono confuso perché non so cosa sta succedendo e lui non mi dice niente. Che cosa posso fare Armin? – Disse Eren grattandosi nervosamente la testa. Armin gli rivolse uno sguardo dispiaciuto, poi cercando di mantenere un tono rassicurante gli disse:

- Io non so cosa posso dirti in questa situazione, però vi ho visti insieme più spesso a differenza degli altri e ho visto quanto Reiner tenga a te, nonostante sembri essere sempre così indifferente, almeno per quanto riguarda gli adulti. Con te e con i bambini è diverso, vedrai che non sarà nulla di grave.- Gli disse Armin. Eren dopo aver ascoltato le parole del suo migliore amico sembrò rilassarsi un po', ma non completamente. Il solo fatto di non sapere cosa suo marito stesse facendo gli impediva di stare tranquillo.

Dopo aver parlato con Armin, quello stesso giorno chiamò suo marito per chiedergli spiegazioni su ciò che era venuto a sapere, ma Reiner gli disse soltanto che aveva trovato un altro impiego e che non voleva dirgli niente perché voleva fosse una sorpresa. Eren non riuscì a credergli, conosceva il tono della sua voce quando mentiva, e così si sentiva ancora più confuso. Passò altro tempo e Reiner si licenziò definitivamente dall'orfanotrofio in cui lavorava con Eren, quest'ultimo però non chiese più nulla al marito, visto che l'ultima volta gli aveva detto che aveva trovato un altro lavoro. Eppure, non riusciva a spiegarsi tutte quelle assenze ingiustificate, stava soffrendo e Reiner gli mancava da morire.

Reiner dal canto suo, stava realmente preparando una sorpresa, che aveva pensato di fare a Eren per il giorno di San Valentino. Aveva lavorato sodo perché fosse tutto pronto per quel giorno. Tuttavia, Reiner, non avrebbe mai pensato che preparare quella sorpresa per Eren gli portasse via tutto quel tempo, e che lo avrebbe portato a stare lontano da lui per così tanto. Lo aveva spinto addirittura a mentirgli ed era una cosa di cui non andava fiero, ma che in quel momento aveva ritenuto necessario, come anche il suo allontanamento, considerato che ormai non poteva più tirarsi indietro. Però pensava che tutti quei sacrifici lo avrebbero portato a vedere di nuovo il sorriso e gli occhi luminosi di suo marito. Sapeva che Eren soffriva la sua mancanza, lo vedeva dalle sue occhiaie, segno che non dormisse bene e in quel periodo aveva anche perso qualche chilo, non troppi, ma abbastanza da potersene accorgere. Lo vedeva quando tornava la notte mentre Eren già dormiva e, se ne stava qualche minuto a osservarlo prima di addormentarsi a sua volta. Tutto ciò lo faceva stare male, ma era consapevole che avrebbe dovuto stringere i denti ancora per un po' e poi tutto sarebbe tornato al suo posto.

- Sai che lo stai facendo anche per lui, non è vero? – Gli disse una volta il suo migliore amico Bertholdt Hoover.

- Lo so, ma fa dannatamente male vederlo in quelle condizioni, e non potergli dire nulla. Ho anche timore che tutti i miei sforzi possano sembrare vani e che dopo tutto quello che gli ho fatto passare, mi mandi a quel paese. – Disse Reiner con rammarico.

- Credi davvero che Eren non riconoscerà i tuoi sforzi? In fondo questo era il vostro sogno, e tu glielo stai regalando; se dopo tutto questo dovesse mollarti, amico mio, lascia che te lo dica, sarebbe un pazzo.- Gli fece notare Bertholdt. Reiner non rispose, forse aveva ragione il suo amico, ma se ci pensava bene, tempo addietro, se qualcuno gli avesse detto che avrebbe perso la testa innamorandosi così tanto da commettere una pazzia simile, di sicuro gli avrebbe riso in faccia.

Il giorno di San Valentino infine arrivò e Eren, visto che non sentiva il marito da un po', non si aspettava niente, ormai si era rassegnato ed era arrivato a pensare che il loro rapporto stesse giungendo irrimediabilmente alla fine. Eppure, qualcosa quella mattina gli fece ben sperare che forse non tutto era perduto; infatti, mentre stava tranquillamente facendo colazione sorseggiando il suo caffè latte, sentì il telefono vibrare. Aggrottando la fronte controllò l'apparecchio, chiedendosi chi fosse a scrivergli così presto la mattina. Si sorprese nel vedere il nome del marito: da quanto tempo non riceveva un suo messaggio? Forse da talmente tanto da non ricordarselo nemmeno.

Reiner ore 07:45

Buongiorno Eren. Ho lasciato per te uno smoking nell'armadio. Dovrebbe essere della tua taglia. Questa sera indossalo, ti verrò a prendere.

Eren ore 07:47

Sei stupido se pensi che io acconsenta di buon grado. Non se ne parla Reiner, ora mi spieghi che cosa significa tutto questo. Dopo mesi di assenza, una spiegazione credo di meritarla.

Reiner ore 07:49

Eren, ti prego, so di non essere stato un buon marito, soprattutto negli ultimi tempi, ma ti prego di fidarti di me ancora una volta. Sono certo che non te ne pentirai.

Eren ore 07: 52

Uff, e va bene. Ma ti avverto, se mi stai prendendo in giro e stasera non ti presenti, potrei prendere in considerazione di chiudere qui il nostro matrimonio; quindi, sarà meglio che ti faccia vivo.

Reiner ore 07: 55

Tranquillo, non ti sto prendendo in giro, questa sera verrò a prenderti, non dubitare di questo, e fatti trovare pronto, passo a casa alle otto.

Eren ore 07: 56

Va bene, ti aspetterò. A stasera.

Reiner ore 07:57

A stasera.
 

Eren fu nervoso per tutta la giornata, non sapeva cosa aspettarsi da quella serata con Rainer. Se da un lato una parte di sé non voleva illudersi, dall'altra diverse aspettative si facevano strada nella sua mente. L'agitazione cresceva man mano che passavano le ore, sentiva lo stomaco stringersi, aveva paura di non riuscire nemmeno a prepararsi in tempo per l'ora in cui Reiner sarebbe venuto a prenderlo. La giornata al lavoro fu una delle più lente della sua vita, ma alla fine arrivò per Eren il momento di tornare a casa; non si stupì, tuttavia, di trovarla vuota, in fondo era ciò a cui era abituato da un certo periodo a questa parte. Si fece una doccia calda dopodiché aprì l'armadio e, vide lo smoking che era stato lasciato per lui da Reiner, nel momento in cui aprì la custodia che lo conteneva, notò nel taschino interno una busta e una rosa rossa. Con mani tremanti prese la busta e la rosa e lesse il biglietto che vi era contenuto su cui vi erano scritte solo poche righe.

Sono immensamente dispiaciuto di averti trascurato tanto, ma devi sapere che in tutti questi mesi ho lavorato sodo per prepararti la sorpresa per questo giorno. Non ho mai smesso in ogni caso di pensarti. Quando ho preso questo smoking per te già ti immaginavo indossarlo. Non vedo l'ora che sia stasera.

Tuo

Reiner

Eren sentì il cuore gonfiarsi nel petto, strinse a sé il biglietto di Reiner e una volta indossato lo smoking, infilò la rosa nel taschino, si allacciò il farfallino e legò i capelli che gli arrivavano alle spalle, in una crocchia, i ciuffi più corti che non riuscivano a stare nella pettinatura rimasero sciolti a solleticargli il collo. Dopo essersi aggiustato meglio la giacca, scese al piano inferiore e attese sul divano del salotto, giocherellando con il cellulare. Dalla fretta, si era accorto di essersi preparato molto prima del previsto, così passarono altri estenuanti minuti fino a che non sentì la porta d'ingresso aprirsi. Dopo tanto tempo, si sarebbero rivisti: Eren corse all'ingresso e Reiner venne investito dal suo entusiasmo. L'uomo lo tenne stretto a sé per qualche minuto, poi lo scostò per immergersi in quegli occhi smeraldini che tanto gli erano mancati.

- Mi sei mancato Eren. – Gli disse Reiner passandogli il dorso della mano sulla guancia e Eren chiuse gli occhi beandosi di quel contatto di cui tanto aveva sentito la mancanza.

- Anche tu, mi sei mancato tanto. – Disse Eren con le gote rosse e gli occhi lucidi.

- Ora voltati. – Disse Reiner estraendo dalla giacca del suo smoking un foulard di seta nera. Eren a quel punto sembrò confuso, allora Reiner aggiunse: – Fidati di me.- Eren decise di fidarsi, nonostante fosse un po' titubante, e fece come gli era stato chiesto.

Reiner gli posò il foulard sugli occhi e glielo legò sulla nuca, poi lo prese per le spalle e lo voltò verso di lui, si trattenne per il momento dall'impossessarsi delle labbra tanto invitanti di Eren. Lo prese per mano e lo guidò fuori dall'abitazione. Eren istintivamente, con la mano libera, cercò di tastare davanti a sé in modo da capire dove si trovasse. Reiner gli disse di fare attenzione a quei pochi gradini che si trovavano oltre il portico di casa. Poi, poggiandogli una mano dietro la schiena, lo guidò fino alla macchina, facendolo salire, dopodiché Reiner fece il giro dell'auto e si posizionò al posto di guida. Eren, che fino a quel momento era rimasto zitto, fremeva di sapere quale fosse quella tanto misteriosa destinazione.

- Posso sapere almeno dove stiamo andando? – Chiese Eren col volto rivolto verso la strada.

- No, mi dispiace, dovrai avere pazienza. Il viaggio comunque non sarà lungo. – Gli rispose Reiner mentre avviava l'auto.

Eren tese le orecchie, sentendo l'aria solleticargli il viso, intuì che il finestrino fosse parzialmente aperto, così pensò di poter sentire alcuni suoni al di fuori dell'abitacolo, sperando di percepire rumori famigliari che potessero dargli qualche indicazione, ma non riuscì a riconoscere nulla. Si lasciò andare sul sedile e emise uno sbuffo di frustrazione. Reiner, che lo sentì, lo guardò per un attimo con la coda dell'occhio per poi riportare lo sguardo sulla strada, le sue labbra erano curvate all'insù. Dopo altri interminabili minuti, almeno per Eren che maledisse mentalmente il tempo, il ragazzo sentì il mezzo fermarsi, e udendo un chiacchiericcio provenire da fuori dall'abitacolo, aggrottò la fronte. Sentì la portiera dalla parte del guidatore aprirsi dopo qualche secondo, poi udì anche quella del passeggero e la mano di Reiner afferrare la sua. Eren si fece guidare fuori dall'abitacolo, ora il chiacchiericcio sembrava più forte rispetto a prima. Non capiva: che cosa ci faceva lì tutta quella gente?

Dopo aver compiuto qualche passo, sentì che il foulard gli veniva sfilato da davanti agli occhi, sbattè qualche volta le palpebre per abituarsi alla luce di quella sera. Davanti a sé un vialetto lastricato di autobloccanti, con incastonati alcuni faretti, ora illuminati, conduceva al portone di un edificio non molto grande, sulla cui facciata vi era incisa una scritta in rilievo: Paradis. Una recinzione di inferriate ne contornava il perimetro del cortile, il piccolo cancello ora era aperto e un nastro rosso aveva preso il suo posto, legato al centro con un grande fiocco. Molti palloncini a forma di cuore rossi erano legati alla recinzione.

Ai lati della stradina, vi erano molte persone che lo osservavano sorridenti; tra loro Eren riconobbe subito Mikasa, sua amica di infanzia, fasciata in un elegante Tailleur nero e Armin anche lui con uno smoking. Poi notò suo padre Grisha, sua madre Carla che portava un abito a fiori con maniche lunghe, con la gonna svasata che arrivava a coprirle le ginocchia, com'era bella con i capelli raccolti in un elegante pettinatura, e suo fratello Zeke con quei suoi occhiali particolari, com'era strano vederlo vestito in quel modo! Jean e Marco, una coppia di loro amici che si erano sposati da poco; Eren non andava molto d'accordo con Jean, erano come cane e gatto, ma gli voleva bene come a un fratello, solo che non glielo avrebbe mai detto. Marco invece era così dolce che Eren non poteva che adorarlo. Per ultimo, vide Bertholdt, il migliore amico di suo marito, un tempo era geloso di lui, Reiner e Bertholdt erano talmente uniti che a volte Eren aveva creduto che avessero una storia, ma poi tutto fu chiarito quando Bertholdt confessò a Eren di avere una cotta per Annie, una sua vecchia amica che ora era lì al suo fianco.

Eren si voltò a guardare il marito stupito. Reiner non disse nulla e lo prese per mano e insieme percorsero la stradina fino al portone: davanti a uno dei pilastri vi era un tavolino su cui era poggiato un cuscino in velluto blu, dove erano adagiate delle grandi forbici dorate. Reiner prese il microfono vicino al cuscino che era collegato a un paio di casse, poi si voltò verso Eren gli prese una mano e lo guardò dritto negli occhi; Dio, quanto gli erano mancati quegli smeraldi. Dopo essersi schiarito la gola, iniziò a prendere parola, sperando che la sua voce non tremasse a causa dell'agitazione:

- Eren, io non sono molto bravo in queste cose, ma voglio che tu sappia che in questi mesi, anche se ti ho trascurato, ho sempre pensato a te, perché stavo facendo in modo che il nostro sogno si realizzasse. Chiamami pazzo, ma non volevo che questo San Valentino avesse un regalo banale come cioccolatini o fiori, io oggi ho voluto regalarti un sogno, il nostro sogno, e l'ho fatto donandoti la casa-famiglia che tanto desideravi e che desideravo anche io. Io, ti ho regalato Paradis. Questo per me ha un significato ancora più importante, perché credo che sia stato in quel momento, quando hai espresso il tuo desiderio, che ho iniziato a provare qualcosa per te, e poi quei tuoi dannati occhi, mi hanno fatto innamorare ogni giorno di più. Mi sono chiesto molte volte se fosse possibile innamorarsi ogni giorno della stessa persona e ora osservandoti qui davanti a me posso dire che, sì è possibile.- Reiner lasciò la sua mano per prendere le grandi forbici sul cuscino. – Sono ancora molte le cose da sistemare, ma sono riuscito comunque ad avere i permessi per fare un' inaugurazione oggi, perciò ora ti chiedo di tagliare il nastro insieme a me. – Porse le forbici a Eren e posò il microfono: il ragazzo che non era riuscito a mascherare le proprie emozioni era in preda al pianto e Reiner gli posò una mano sulla guancia cercando di calmarlo, dicendogli che andava tutto bene.

- Sì, io... io sono felice. – Gli ripose Eren con voce tramante. Insieme tagliarono il nastro, poi le grandi forbici vennero posate nuovamente sul cuscino e Eren si gettò al collo del marito. Alle loro spalle si levò uno scroscio di applausi. Eren con il viso immerso nell'incavo del collo di Reiner, gli sussurrò un timido Grazie, per tutto ciò che hai fatto.

Tutti insieme entrarono nell'edificio, dove nel salone principale era stato allestito il buffet. Reiner però prese per mano Eren e lo condusse al piano superiore, entrarono in una delle stanze ancora spoglie: al centro della stanza vi era un tavolo apparecchiato per due, con una tovaglia bianca che ne copriva anche le gambe. Come centrotavola, risaltava una composizione di rose rosse e gigli bianchi, e una candela a creare l'atmosfera, i due piatti da portata erano coperti da una cloche che ne nascondeva il contenuto. Poiché quella sera, le sorprese non erano ancora finite, Eren pensò che sicuramente, dopo tutte le emozioni che stava provando, il suo cuore di certo non avrebbe retto.

- Fortuna che tu non sei bravo in queste cose. – Gli disse Eren, e Reiner rise, una delle sue rare risate, che Eren desiderò sentire più spesso.

- Sediamoci. – Disse Reiner indicandogli il tavolo con un gesto della mano.

Si diressero verso il tavolo e Reiner scostò la sedia per farlo accomodare, accompagnando i suoi movimenti, poi si sedette di fronte a lui. In quel momento Reiner fece tintinnare il campanello che si trovava accanto al suo piatto, dopo poco, fece il suo ingresso un cameriere biondo vestito in frac che portava dei guanti bianchi. A Eren quasi sembrò di essere stato catapultato in un'altra epoca tra la nobiltà che veniva servita proprio in quel modo. L'uomo si avvicinò a loro e dopo un rispettoso inchino rivolse la parola a entrambi.

- Buona sera signori, sono Erwin Smith e per questa sera sarò il vostro cameriere. – Disse l'uomo in tono cordiale. Eren notò quanto Erwin fosse elegante in tutto ciò che faceva, e ne fu piacevolmente sorpreso. Dopo essersi presentato l'uomo sollevò le cloche rivelando gli antipasti.

Il corso della cena passò in un lampo rispetto a tutta la giornata, Eren maledisse un'altra volta il tempo dato che questa volta avrebbe voluto che quella serata non finisse mai. Eren e Reiner parlarono tranquillamente del più e del meno, quei mesi di sofferenza e lontananza sembrò quasi che non fossero esistiti.

Una volta finita la cena portò Eren a visitare il resto della struttura, e infine lo condusse in un piccolo terrazzino che dava su un altrettanto piccolo giardino, illuminato da alcuni lampioni. Eren e Reiner erano l'uno di fronte all'altro e si guardavano intensamente. Reiner prese nuovamente parola.

- Eren, per questa sera ho ancora una piccola sorpresa per te. – Gli disse Reiner mentre cercava qualcosa nella tasca della giacca. Eren lo osservava nuovamente con curiosità, pensò che per quella sera non si sarebbe mai abituato a tutte le sorprese che gli erano state riservate.

Reiner quando trovò ciò che stava cercando nella tasca della giacca, si inginocchiò davanti a Eren. Il ragazzo dagli occhi smeraldini fu ancora più sorpreso da quel gesto.

- Eren, non siamo sposati da molto, eppure a me sembra essere passata un'eternità. In tutto questo tempo, ancora non ho capito perché ti ostini a stare con me, credo che qualcuno lassù abbia pensato che meritassi di avere una persona come te al mio fianco. Però, io non credo di esserne degno, tuttavia, non saprei immaginare la mia vita se tu non mi fossi vicino, e ora vorrei chiederti di rinnovare i nostri voti nuziali, e questa volta vorrei che fosse un bel matrimonio, così da accontentare anche tua madre. Quindi Eren, per farmi perdonare dalla mia assenza in questo periodo, ti chiedo: vuoi sposarmi per la seconda volta? – Reiner aveva aperto la scatoletta rossa che teneva tra le mani rivelando l'anello contenuto al suo interno, simile a quello della prima volta, a differenza che ora il gioiello era in oro giallo.

- Stupido, io non voglio stare con altri che te, non riesco a immaginarmi la mia vita con nessuno che non sia tu, e smettila di dire che non sei degno, perché non c'è persona che lo sia più di te. Quindi sì, ti sposerò altre mille volte se sarà necessario. – Gli rispose Eren che ormai, per quella serata credeva di non potere più fermare le proprie lacrime.

Reiner si alzò in piedi e si avvicinò al marito infilandogli l'anello all'anulare sinistro. Suggellarono quella nuova prospettiva di una vita del tutto inedita con un bacio appassionato e intenso, mentre al piano di sotto si sentivano le voci e le risa degli invitati che si stavano divertendo. Eren credeva davvero nelle parole che aveva rivolto al marito, non si pentiva di nulla e se fosse tornato indietro avrebbe compiuto gli stessi gesti altre cento, forse mille volte. Reiner probabilmente non era l'uomo migliore del mondo, ma lo era per lui; era una perfezione imperfetta, ma in fondo nulla era mai totalmente perfetto ed era proprio l'imperfezione a rendere le cose davvero uniche nella loro perfezione. 

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Angolo Autrice

Buona festa della donna a tutte. Eccovi una nuova One shot che fa parte di quelle di San valentino. Devo di dire che non avrei mai pensato a Reiner e Eren come coppie, finché non mi sono imbattuta nella fanart che mi ha ispirato questa breve, e io penso, intensa storia. La parte finale, è stata ispirata da Big Bang Theory, la perfezione imperfetta, ho pensato che si addicesse molto al personaggio di Reiner =)

Come sempre spero che vi sia piaciuta. E che la lettura sia stata piacevole =)

E ci vediamo alla prossima puntata =)

 

   
 
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