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Autore: Irene_Violet    08/03/2022    0 recensioni
[Shadows House]
[Higurashi no Naku Koro ni x Umineko no Naku Koro ni]
— Questa sarà una raccolta di brevi capitoli crossover. Spero vi diverta vedere i personaggi di Higurashi ed Umineko, muoversi all'interno della casa delle ombre. - Irene_Violet
Dalla Flashfic d'apertura:
«Non dobbiamo dimenticarlo. Gli Shadow sono un'importantissima famiglia di nobili. Servirli è l'orgoglio e la gioia di ogni bambola vivente.»
Quella cantilena venne ripetuta da tutti i bambini lì presenti; accompagnata da un sapore sgradevole di quelli che lasciano l'amaro in bocca, nel vero senso della parola.
Genere: Commedia, Mistero, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: AU, Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Il mio doppio, il mio volto

-POV: Rika Furude

One shot (995 parole, 5869 caratteri)

 

 

Sono una bambola vivente e vivo nella tenuta della famiglia Shadow da circa una settimana. In questo periodo mi hanno insegnato tutto ciò che devo sapere in modo da svolgere il mio lavoro al meglio ed ora posso dire di essere pronta ad ogni evenienza. Ho imparato a memoria ciò che piace alla mia padrona e cosa non le piace, sono brava ad adattarmi a situazioni diverse e farò in modo di non deludere Bernkastel! Ah, il nome della mia padrona è Lady Bernkastel. È un membro illustre all'interno della casata... o così mi hanno detto.


«Puoi entrare.»


La voce proveniente dall'altra parte della parete è monotona e priva di emozioni, ma ha un suono melodioso, allungo dunque la mano verso il muro spingendolo con gentilezza, facendo dunque ruotare la parete dinnanzi ai miei occhi, rivelando l'interno di una stanza signorile. Pareti rivestite da carta da parati raffinata, magari con un qualche disegno stampato sopra, un pavimento di legno levigato, dei mobili che sarebbero sembrati pregiati anche alla persona meno competente per giudicare, con pomelli e maniglie luccicanti. E poi tende di tessuto maestoso, lenzuola morbide, cuscini rigonfi.

 

Non è per nulla simile alla mia stanza, se non per il buio. La mia stanza è un semplice spazio rettangolare, senza finestre e con una porta spessa di metallo freddo con solo un'apertura da dove, giornalmente mi viene consegnato del pane. Il mio letto è una specie di armadio imbottito con un coperchio chiudibile – ah, non è chiuso, ha una specie di finestrella con delle sbarre che mi permette di vedere il soffitto. È più comoda di quanto sembri –. Ho una scrivania, una sedia e i libri e tutto l'occorrente per studiare e poter svolgere al meglio il mio lavoro. Insomma è una stanza semplice con tutto l'essenziale a portata di mano.

 

Cerco dunque con lo sguardo la figura dell'occupante della stanza, ma è impossibile poterla identificare con la sola luce della lanterna che reggo tra le mani, quindi d'istinto mi precipito verso le finestre, coperte da dello spesso tessuto scuro, che afferro fermamente. Era morbido e pesante proprio come avevo immaginato. Lo tiro con forza alla mia destra scoprendo parte della grande finestra e feci lo stesso con l'altra poco dopo, così da dar modo alla luce del sole di filtrare dall'esterno. Le tende sono di un viola scuro, mentre le pareti sono rivestite da una tappezzeria di colore blu scuro – quasi della stessa tonalità della divisa da cameriera che indosso – con su una fantasia a rombi dal contorno nero. Compiuta quell'azione, prendo un respiro profondo e rigirandomi sui tacchi dei miei stivaletti bianchi, coordinati al mio grembiule e con un gran sorriso, mi rivolgo ad accogliere la figura della mia padrona, con un inchino cortese.

 

«Buona giornata a lei, Bernkastel. Io sono la bambola vivente che da oggi sarà al suo servizio. Non vedo l'ora di lavorare per lei. Nipaa〜»


Il mio saluto si scontra con diversi attimi di totale silenzio, che mi permettono di dare uno sguardo più approfondito al membro della casata di dovrò prendermi cura d'ora in avanti.

 

Con mia grande sorpresa, mi rendo conto che Bernkastel è già vestita di tutto punto. Anche se aiutarla a vestirsi sarebbe dovuto essere un altro dei miei compiti mattutini; ha indosso un vestito elegante, bianco e nero, dalle maniche lunghe, sul petto si trova apposto un bel fiocco viola e la gonna che le arriva sopra le ginocchia, infine a coprire le caviglie, sfoggia un paio di calzini bianchi con un bordino con un motivo arrotondato e scarpe chiuse di un nero lucido. Durante la pausa noto poi un secondo fiocco in tinta con quello sul petto annodato attorno ad una coda che oscilla pigramente a cui fino a qualche istante prima non avevo fatto caso.

 

«Mii〜?» - inclino la testa da un lato, per tentare di esaminare meglio quel dettaglio, quando finalmente Bernkastel prese parola.

 

«Molto bene, suppongo ti sia già stato spiegato cosa fare, giusto?»

 

«Uhm... Sì, dovrò pulire le sue stanze ogni volta che sarà necessario ed imparare quanto più possibile su cosa le piaccia.» - dico puntando lo sguardo verso il suo viso.

 

Un viso totalmente inespressivo. Be' non che mi aspettassi nulla di diverso.
È un tratto distintivo della famiglia Shadow...

 

«Esatto. E non solo, dovrai memorizzare i miei movimenti e le mie reazioni, non sarà difficile ti basterà osservarmi mentre farai le pulizie. Guarda, impara e applica gli schemi, proprio come in una partita di scacchi.»

 

Detto questo Bernkastel orienta il corpo verso un tavolino alla sua destra, portando la mano vicino ad una pedina, collocata su di una scacchiera.


Non ne capisco molto di scacchi, ma i pezzi non erano allineati, quindi suppongo stia giocando da un po'. Non era affar mio comunque, quindi dopo aver mosso la testa da destra a sinistra affermo - «Certo, vedrà non la deluderò, ci metterò tutta me stessa.»

«Non ne dubito.» - dice la mia padrona con una risatina.

 

Anche se la sua espressione non andò incontro ad alcun genere di cambiamento. Più che comprensibile. Dopotutto... io sono...


«Dopotutto... sarai il mio doppio... il mio volto. Sono certa non mi deluderai. ...Furude Rika.»

 

«Furude... Rika...?» - ripeto in tono interrogativo, non capendo a cosa si riferisse con quelle parole, che non associavo a nulla che conoscessi.

 

«È il tuo nome. Da questo momento in poi, tu sei Furude Rika, il volto di Frederica Bernkastel. È un bel nome vero?» - ridacchiò in maniera divertita - «Così, tutti i preparativi sono finalmente ultimati. Ora che hai anche un nome, quindi che dici di metterti a lavoro? C'è molta fuliggine da pulire.»

 

Sento le mie guance scaldarsi, grata per aver ottenuto un nome tanto splendido e con le lacrime agli occhi ed un sorriso da orecchio a orecchio, afferrai il piumino sistemato con gli altri utensili per pulire in un angolo della stanza, per poi voltarmi annuendo con decisione.

 

«Sì, come desidera, Bernkastel!»

   
 
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