Cap.15
Goku alzò la mano verso il
soffitto e la fissò.
< Nessun segno o cicatrice,
non ho neanche un graffio. Mi
sono semplicemente risvegliato nella radura con Pan che mi chiamava.
Anche mia nipote non fa altro che
ripetermi che si è tratta
sicuramente di un sogno. Almeno non mi crede pazzo come suo padre
> pensò.
Il drago gli rispose: < Non
può essere qualcosa del
genere. O non li vivrei anche io. Posso testimoniare, mio caro
portatore, che
era tutto reale >.
< Io so solo che questa
faccenda sta iniziando a
nausearmi. Vorrei che Chichi si sentisse meglio e tornasse a casa
> pensò.
Si mise seduto sul letto matrimoniale e sospirò.
La finestra era aperta e provenivano
delle voci da fuori.
“Poverino, è
impazzito…”.
“Abbassate il tono della
voce”.
< Non sono sicuro di riuscire
a riconoscerli, ma sono
tutte note > pensò Goku.
“Ne ha passate davvero
troppe, quest’ultima non ci voleva”
gemette Pual.
Goku gemette: “Sicuramente
sono state quelle piante”
“Voi state diventando
idioti! Mio nonno non è pazzo!”. La
voce di Pan fu perfettamente riconoscibile.
< Probabilmente pensano che io
stia dormendo e mi tocca
origliare senza volerlo > pensò Goku. Si
spostò nel lato del letto della
moglie e affondò il viso nel cuscino di lei, inspirandone il
profumo. < Sta
scomparendo, ma ancora si sentono le tracce del suo shampoo alle
ciliegie >.
“Non è mai stato
particolarmente intelligente, ma da qui a
scoprire che è mentalmente instabile…”
mormorò Tenshinhan.
Gli occhi di Goku divennero liquidi.
< Io non sono stupido!
> pensò.
“D’altronde
è un saiyan. Cosa vi aspettavate?”
domandò
Yamcha.
< Traditori. I saiyan non sono
tutti pazzi ed io non sono
preda della follia.
Io so cosa ho visto >
pensò Goku. < … O almeno spero.
Avrei dovuto chiedere a Vegeta di rimanere qui da me per qualche giorno
>.
***
< Gohan si rifiuta di
lasciarmi May. Come se io potessi
far del male a mia figlia. Come se lui da piccolo non fosse rimasto da
solo con
me senza Chichi. Mi sembra sia vivo e vegeto > pensò
Goku, passeggiando per
il bosco.
Si guardò intorno e fece
una smorfia, assottigliando gli
occhi. < Non mi sembra di essere mai stato in questa parte di
foresta.
Eppure conosco questo bosco da quando
ero piccolo.
Non capisco… >.
“Ora riesco a perdermi
persino a casa mia” borbottò.
< Tremo, mentre sento salire
una paura terribilmente
simile alla smania.
Le mie mani vengono scosso da
sussulti, le dita dei miei
piedi si alzavano e abbassano come martelletti. I muscoli tirano, ma
cerco di
ostentare un sorriso.
Che anche questo fenomeno sia solo
frutto della mia mente?
Mi è diventato sconosciuto qualcosa che mi era perfettamente
chiaro >.
Si massaggiò il collo e
sospirò.
“Urca. Ora da che parte
è casa?” si domandò.
< Tutti sono convinti di
quello che dicono ed io non ho
mai capito niente. Magari è davvero tutto falso >.
Fu raggiunto da un pugno in pieno
viso e volò all’indietro.
Creò un solco nel terreno con la scia creata dal suo corpo e
si arrestò contro
una roccia, che andò in frantumi.
Il rumore coprì il
gorgogliare di una cascatella.
Goku si alzò a fatica e si
guardò.
< Nessun’aura.
Evidentemente questi avversari non la
possiedono, ma non sembrano cyborg.
Inutile chiedere aiuto. Nessuno mi
crederebbe nemmeno questa
volta > pensò, mettendosi in posizione di
combattimento.
Alzò lo sguardo,
trovandosi una figura avvolta in un
mantello dalle innumerevoli pieghe. Solo gli occhi, dalle intense iridi
nere,
erano scoperti.
“Tu non sei
reale…” gemette Son, con le lacrime agli occhi.
< Questo è solo un
altro sogno.
Magari se mi concentro abbastanza,
quest’incubo a sogni
aperti scomparirà > si disse.
L’aggressore
scoppiò a ridere e lo raggiunse con un calcio
al ventre.
Goku gridò sofferente e
cadde in ginocchio, col capo chino.
Alzò la testa con un’espressione di supplica.
“Kakaroth…”
lo chiamò l’altro.
Goku sgranò gli occhi.
“Alle volte i sogni
uccidono…” disse il nemico. Infierì su
Goku con un altro colpo.
Goku volò
all’indietro, creando una parabola. Le braccia
aperte e abbandonate. Precipitò nell’acqua gelida,
l’impatto con la superficie
gli fece sfuggire un gemito.
Affondò, tra i singhiozzi.
La corrente lo trascinò via, i
muscoli ardevano a causa dell’acqua gelida.
Respirava a fatica, tossendo e
dimenandosi per non annegare.
< No, non possono essere
semplici illusioni > pensò,
perdendo i sensi.