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Autore: Missmilkie    12/03/2022    1 recensioni
Ok non ci stava ufficialmente capendo più niente. Peraltro lui disprezzava il baseball, era Akane quella brava in quello sport. Aveva trovato un’altra cosa in cui lei era migliore di lui nel giro di pochi minuti. Quanto adorava guardarla di nascosto durante l’ora di educazione fisica quando gli altri non lo vedevano. Ricordava ancora la prima pallina che lei gli aveva piantato in faccia. Che figuraccia che aveva fatto, i suoi super riflessi di artista marziale messi al tappeto da un bel visino in calzoncini corti.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3 – Chiamami tesoro

 
Giardino di casa Tendo.

Ranma se ne stava appollaiato su una delle rocce intorno al laghetto, osservando la carpa koi nuotare, attento a non bagnare la gonna del vestito. E poi non si dica che non sapesse essere premuroso. Quando voleva.

“Ma quanto ci mette?” si chiese ad alta voce.

Era trascorso un quarto d’ora abbondante da quando Akane si era chiusa in bagno.

Ranma si alzò per incamminarsi dentro casa alla ricerca della fidanzata. A mano a mano che si avvicinava, riusciva sentire un ronzio ovattato aumentare di volume.

TOC TOC

“Hey va tutto bene? Sei caduta nel bagno?” le chiese da dietro la porta.

Nessuna risposta.

“Sto entrando!” disse infine Ranma, con una mano già sulla maniglia.

Aperta finalmente la porta, gli occorse qualche secondo per mettere a fuoco la scena che si ritrovò davanti.

Akane se ne stava in piedi, piegata in avanti a testa in giù, cercando di domare una cascata di capelli rossi con una spazzola tonda in una mano e un phon nell’altra.

Sentendo aprire la porta lei si era scostata una ciocca fluente, scoprendo un bell’occhio blu.

“Ah eccoti, dammi ancora un minuto e ci sono” rispose Akane con tutta la tranquillità di questo mondo.

“Ma si può sapere cosa stai facendo?” chiese Ranma allibito mentre si avvicinava.

Con il rumore di quell’aggeggio non era riuscito a cogliere quello che aveva detto Akane.

“Mi sto asciugando i capelli naturalmente, non potevo mica lasciarli bagnati. Non vorrei mai farti prendere un raffreddore” cinguettò la bella ragazza.

“E mi spieghi esattamente quante volte mi hai visto usare un phon?” domandò lui grattandosi una tempia stranito.

Akane lo ignorò del tutto, spense l’apparecchio e rovesciò la testa all’indietro. I capelli voluminosi le ricaddero sulle spalle ai lati del viso.

“Hai le punte piuttosto sfibrate, sai? Dovresti proprio usare un balsamo” disse seria mentre controllava il risultato allo specchio scrutandosi con attenzione.

“Certo, come no. Sarebbe la volta buona che mia madre mi costringe a fare seppuku. Del resto come darle torto, se mi mettessi ad impiastricciarmi i capelli con quella roba. Dai muoviti, andiamo” scuotendo la testa Ranma fece per guadagnare l’uscita.

“Guarda che il balsamo si usa in base al tipo di capelli e non certo al genere, quanto sarai scemo…” commentò lei, benché certa che Ranma non la stesse più ascoltando.

Akane finì di intrecciare le ciocche nel solito codino che portava il fidanzato. Quando arrivò a chiuderlo, si fermò un attimo guardando in direzione di Ranma con sguardo di sfida.

Lui socchiuse gli occhi studiandola con fare interrogativo.

Akane tolse quindi le mani, rivelando un adorabile fiocchetto in fondo alla treccia.

“Sciogli subito quell’obbrobrio! Io non vado in giro in queste condizioni!” la riprese Ranma offeso nella sua virilità.

La risata cristallina di Akane arrivò a sciogliere la tensione.

“E dai, non sai proprio stare allo scherzo tu” commentò ancora sorridente.

Akane tornò seria di colpo aguzzando i suoi nuovi sensi. Percepiva una presenza avvicinarsi.

“Sciagurato di un figlio, riappropriati delle tue sembianze e vieni in palestra. Cos’è si batte la fiacca il finesettimana?” Genma infatti irruppe rumorosamente nel bagno richiamandola all’ordine.

“Ma io veramente…” Akane guardò automaticamente in direzione di Ranma.

Non se la sentiva proprio di affrontare il signor Saotome in un incontro di arti marziali. Sapeva bene quanto poteva essere subdolo nei confronti del figlio e, nonostante lei fosse fisicamente in vantaggio, aveva come la sensazione che lo scontro non sarebbe stato leale.

Ranma decise di intervenire in soccorso della fidanzata.

“Grassone di un panda lasciala in pa...cioè volevo dire che oggi Ranma aveva promesso che si sarebbe allenato con me, non è vero tesoro?” rimontò all’ultimo Ranma.

Non appena pronunciate quelle parole si maledisse da solo. Tesoro? E questa da dove gli era venuta fuori? Nell’impeto di recuperare la gaffe aveva fatto di peggio.

Akane sollevò un sopracciglio come a chiedergli se facesse sul serio. Non sapeva se essere più sorpresa dell’appellativo o del fatto che, per una volta, le avesse chiesto di allenarsi insieme.

“Ma questa mi sembra un’ottima idea! Giusto giusto, spazio ai giovani ahahah!” Genma continuava ad annuire sprizzando gioia da tutti i pori. In realtà non aveva la benché minima voglia di sudare e gli allenamenti con il figlio si facevano ogni giorno più faticosi per lui. E poi era fantastico, per quanto insolito, che i due promessi sposi passassero del tempo insieme a praticare le arti marziali. In fondo un giorno avrebbero dovuto gestire una palestra. Con questi pensieri in testa, se ne andò a dare la bella notizia all’amico Soun.

Akane tornò a fissare Ranma con gli occhi ridotti a una fessura.

“E da quando esattamente io ti chiamerei tesoro!?” gli chiese con aria scettica.

“Beh… potresti sempre iniziare! Chi arriva ultimo esce con Kuno!” le urlò Ranma già sulle scale.

Nel bagno era rimasta solo un’Akane incredula.

 
Palestra Tendo.

Due belle ragazze in divisa da combattimento avevano appena finito i loro esercizi di riscaldamento.

“Ranma non posso allenarmi con un karategi di tre taglie più grandi” si lamentò Akane tirando su per l’ennesima volta l’enorme giacca che, puntualmente, le scivolava sotto la spalla al minimo movimento.

“Senti un po’ già è strano che io mi alleni da ragazza, ci manca solo che mi vesta anche come una di voi” l’ammoni Ranma.

Sull’abbigliamento era stato intransigente.

“E poi, se ti dà tanto fastidio, va’ a farti un bagno caldo” la provocò con un sorrisetto.

“No grazie, preferisco stare così” borbottò Akane. Era troppo a disagio nel corpo maschile di Ranma. Per quanto quel corpo fosse assolutamente splendido, preferiva cento volte ammirarlo dall’esterno.

“Comunque, ora che ci penso, ti sei allenato a lungo nelle tue sembianze femminili quando abbiamo affrontato insieme Natsume e Kurumi…” continuò lei ripensando a quell’episodio.
Avevano davvero rischiato grosso quella volta, però ne erano in qualche modo usciti più uniti.

“Beh, avevo un buon motivo per farlo” rispose la moretta con uno sguardo indecifrabile.

Akane schiuse le labbra sorpresa. Quindi Ranma era intervenuto davvero per lei, nonostante più volte avesse giurato il contrario? Ma questo lo pensò - e sperò – soltanto, senza trovare il coraggio di domandarglielo ad alta voce.

“Ok, sei pronta?” Ranma assunse la posizione di difesa.

“Ma quindi vuoi davvero combattere?” domandò Akane ancora convinta che la scusa di allenarsi insieme fosse - appunto - solo una scusa per liberarla dall’imbarazzo con suo padre. Mai avrebbe pensato che volesse farlo per davvero. Le rare volte in cui lei gli aveva buttato lì l’idea aveva sempre ricevuto come risposta una risata umiliante. Così aveva smesso di chiedere.

“Ma certo! Le arti marziali non sono solo forza fisica o velocità: la mente e la tecnica possono fare la differenza. Avanti, attaccami!” le rispose Ranma con un luccichio eccitato negli occhi.

Akane si morse l’interno della bocca. Adesso le era tutto chiaro: per lui quella era una solo l’ennesima sfida. Voleva sondare se, nonostante lo svantaggio fisico, sarebbe comunque riuscito a vincere come sempre. Era così che lui la vedeva dunque? Uno svantaggio da gestire?

Era delusa, ma per nulla al mondo lo avrebbe lasciato trasparire. L’orgoglio ostinato era un difetto di entrambi del resto. Se Ranma voleva battersi, lei gli avrebbe dato del filo da torcere.

“Prima le signore” ribatté Akane mentre stringeva i pugni assumendo la sua stessa posizione. Anche così, immobile, poteva sentire irradiarsi nel corpo una potenza a lei sconosciuta.

Ranma incassò la provocazione offeso. Quello era un davvero colpo basso. Già la faccia di Ranko era la cosa che più odiasse al mondo, se poi si metteva pure a provocarlo…

Ranma scattò controllando bene l’affondo, in modo da non rischiare di far male alla fidanzata. Oppure doveva dire… all’aria? Sì, perché quello fu tutto ciò che riuscì a colpire.

Con uno sforzo minimo Akane aveva infatti schivato il colpo.

Ranma esaminò la sua fidanzata concentrato. Ok, forse c’era andato eccessivamente piano.

Attaccò di nuovo, questa volta con un calcio, ma anche questo andò miseramente a vuoto. E ancora, ancora e ancora, ma il risultato non cambiava di una virgola. In qualche modo Ranma se lo aspettava dal suo fisico super allenato ma - maledizione - non riusciva neppure a sfiorarla!

Completamente rapita dalle sue nuove abilità in termini di riflessi e velocità, Akane continuava a schivare quei miseri tentativi. Si stava però avvicinando pericolosamente a una delle pareti della palestra. E Ranma non tardò ad accorgersene.

“Mi spiace Akane, ma era già scritto che sarebbe finita così!” urlò lui caricando l’ultimo colpo.

Fu un attimo, un fruscio di vestiti e della bella ragazza col codino non c’era più traccia.

Un secondo dopo Ranma avvertì una leggera pressione alla nuca. E capì. La stessa identica scena, di cui quella palestra era stata testimone anni fa, si era appena ripetuta.

Akane aveva schivato abilmente anche quell’ultimo attacco e, atterrata senza peso alle spalle del fidanzato, gli aveva appoggiato un dito tra i capelli. Esattamente come aveva fatto lui il giorno in cui si erano conosciuti.

Con la mente Ranma tornò a quel momento. I raggi del sole che filtravano nella sala da pranzo, lo sguardo di sufficienza di Nabiki, quello di compassione di Kasumi, il signor Tendo che non riusciva a capacitarsi del fatto di aver promesso in sposa una delle figlie a quella che, evidentemente, non era un uomo.

“Ti va di venire a vedere la palestra?” Akane con un sorriso lo aveva salvato da quella che per lui era stata una situazione mortificante. Ancora non poteva saperlo, ma lei lo avrebbe salvato molte altre volte.

“Ahhh era una vita che sognavo di farlo!!!” esultò Akane ridendo di gusto.

Ranma serrò i pugni offeso tornando con la testa al presente. Maledizione, lui odiava perdere. Più dei gatti, più della sua metà dai capelli rossi, più di suo padre quando gli rubava la cena da piccolo.

Oh no, non si sarebbe arreso così facilmente.

“Non cantare vittoria così presto, noi due non abbiamo ancora finito!” gridò infatti in direzione di Akane.

Conosceva a memoria le potenzialità del suo corpo in versione femminile e stava velocemente scoprendo quelle del corpo di Akane. Forse aveva ancora una possibilità. E l’avrebbe sfruttata.

O forse no.

La fine dei giochi venne presto sancita dalla voce melodiosa di Kasumi che annunciava che, di lì a poco, avrebbe iniziato a cucinare.

“Chiunque avrebbe perso con intrappolato in un fisico del genere!” si lamentò Ranma annaspando reggendosi alle assi della parete.

“Quindi stai ammettendo la sconfitta, tesoro?” gli domandò Akane con un sorriso.

Ranma si voltò per guardarla negli occhi. Maledetta, non si era dimenticata dell’uscita di prima nel bagno. E va bene, si sarebbe vendicato anche lui.

“Come prevedevo… tempi di recupero imbarazzanti” constatò Ranma contando i propri battiti con una mano poggiata sul cuore.

“Ma allora è un vizio!? Mi sembrava di averti già detto di tenere le mani lontano dalle mie tette!” urlò Akane puntando alla mano del fidanzato sul suo petto.

Fece quindi per scagliarglisi addosso per l’ennesima volta in poche ore, quando Ranma le si avvicinò rapido, facendo esattamente quello che lei gli aveva appena intimato di non fare.

Akane si arrestò sentendosi le mani del fidanzato addosso. Lentamente abbassò la sua faccia inorridita sulla zona incriminata.

Ranma teneva una mano poggiata sul cuore di Ranko e due dita alla propria carotide.

“Ovviamente il mio battito è già regolare, ragazzi che fisico!” e prima che Akane sbottasse di nuovo “E questa tecnicamente è la mia tetta quindi non c’è nulla di male giusto?” le chiese marcando l’aggettivo possessivo.

Touché.

“Io… io me ne vado ad aiutare Kasumi” disse contrariata lasciandolo lì da solo.

“Io invece credo che andrò a farmi un bagno. Sono tutto sudato e non vorrei mai farti prendere un raffreddore” le sorrise Ranma cattivo.

“SCUSAMI!?” si girò di scatto un’Akane color bordeaux.
   
 
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