Videogiochi > League of Legends
Segui la storia  |       
Autore: Blue_Lily    13/03/2022    0 recensioni
Un'anima in agonia, il canto disperato di chi non riesce ad andare oltre a una storia finita male. Un animo innocente tenterà invece di aggiustare in ogni modo quel cuore in frantumi attraverso il canto, ma non con poca fatica. La dissonanza e l'armonia più pura saranno destinati a incontrarsi: riusciranno a legare e trovare un equilibrio? Quell'incontro potrà finalmente portare la pace nel cuore di uno... O sarà la rovina dell'altra?
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 4

-

SOGNI

 

«E il premio zio dell'anno va a...»
 

«Eddai, Viego! Guarda il lato positivo: ora sei qui!»
 

Chiuso fuori casa, al freddo e a pancia vuota, l'albino in preda ad un fastidio e un nervoso ben più che evidente girovagò a vuoto per le vie della città, imprecando e maledicendo il suo zio adorato. Ormai si era fatto tardi, e di rimanere a dormire sulle panchine come un senzatetto non gli andava. Di amici non ne aveva ormai più, persi quasi tutti dopo la rottura con la sua ex, quindi chiamarli per chiedergli una mano era fuori questione. Una singola persona forse poteva aiutare quella povera anima a trovare asilo per una notte, un cuore gentile che gli ha tenuto compagnia per tutta la giornata: Seraphine. Dovette accantonare tutto il suo tristemente famoso orgoglio, ma eventualmente riuscì a chiamarla.

Ed eccoli lì, seduti sul morbido letto della ragazza in una stanza dai toni pastello. Svariate lucine erano appese al muro rendendola una camera magica, costellata di poster di band differenti tra loro; quelle che spiccavano di più erano un gruppo pop, le K/DA, e uno heavy metal, i Pentakill. Viego si soffermò su quest'ultima band: non pensava che la sua nuova amica fosse una fan del suo gruppo preferito. Non avendo vestiti con sé, per dormire dovette accontentarsi di uno dei pigiamoni della ragazza dai capelli rosa, uno a forma di unicorno oltretutto, l'unico che poteva vagamente stargli. Si sentiva parecchio imbarazzato da tutto ciò, specie sentendo le risate di lei. Riuscì a sopportare quella sottospecie di umiliazione solo perché le risate dell'amica non erano di scherno, quasi più intenerite. Lei invece indossava un semplice pigiama di cotone abbellito con cuoricini rossi e note musicali, il tutto in tinta coi suoi capelli.

Qualcuno bussò alla porta. Entrò un uomo di mezza età, ma che comunque portava bene i suoi anni. Sorrideva, e teneva fra le mani un vassoio con due tazze di tè fumanti e una ciotola con dei biscotti fatti in casa, probabilmente sfornati da poco. Non commentò l'abbigliamento di Viego, ma quest'ultimo tentò comunque di nascondersi per la vergogna.
 

«Grazie papà!»
 

Ringraziò Seraphine con un sorriso a trentadue denti. I suoi genitori, anche se avvisati all'ultimo, avevano dato il permesso al nuovo amico dell'amata figlia di restare a casa loro per la notte, a patto di essere in stanze separate. Il ragazzo non capiva così tanta iperprotezione nei confronti della fanciulla, ma si convinse del fatto che i suoi genitori fossero persone prettamente tradizionaliste.
 

(Ma dopotutto chi sono io per giudicare le famiglie altrui? I genitori manco li ho avuti.)
 

Sospirò pesantemente, sorseggiando timidamente il tè. Trovò i biscotti deliziosi, e solo dopo scoprì che era stata Seraphine stessa a cucinarli.
 

«Era parecchio tempo che non mangiavo qualcosa fatto in casa...»
 

«Tuo zio non cucina?»
 

«Solo cose base e cocktail, non è mai stato uno chef. E odia i dolci. “Rovinano la sua linea”, dice lui.»
 

Seraphine rise, e Viego abbozzò una curva sulle labbra. Gli piaceva sentirla ridere, in qualche modo: trovava la sua voce particolarmente melodiosa, e non stridula come molte altre ragazze.

La conversazione prese il volo, partendo dalla cucina ai fumetti. Parlando di questi ultimi, Viego anche senza volerlo confessò che aveva vagamente, anche se “vagamente” era riduttivo, apprezzato “Star Guardians”. La ragazza dal canto suo era curiosa di saperne di più sui gusti dell'amico, in particolare sembrava interessata a “Super Galaxy”. Solo dopo arrivò una domanda particolarmente scomoda.
 

«Allora... Come mai vivi con tuo zio? I tuoi genitori sono partiti per un viaggio o qualcosa del genere?»
 

«I miei genitori sono morti.»
 

La schiettezza e la freddezza con cui Viego pronunciò quella frase paralizzò Seraphine, che si limitò ad abbassare lo sguardo con fare dispiaciuto e sussurrare un mesto “scusami”. Il ragazzo si affrettò a rassicurarla con un leggero sorriso.
 

«Non scusarti, non potevi saperlo. Vivo con Vlad da che ne ho memoria.»
 

La fanciulla annuì appena, non aggiungendo altro. Non convinto della tranquillità dell'amica, Viego si guardò attorno in cerca di un altro discorso da intraprendere: per lui non era un problema parlare dei suoi genitori, dopotutto li conosceva appena, ma magari per qualcun altro poteva sembrare una cosa terribile. Il suo sguardo si soffermò sulla custodia di una chitarra acustica. Si fece più pensieroso, ma pur di distrarre la ragazza dal suo dispiacere decise di intraprendere un discorso che di base avrebbe considerato un tabù.
 

«... Tu suoni?»
 

Seraphine sembrò riprendere luminosità nel volto, era pronta a raccontare tutto. Dopotutto, era il suo sogno. Annuì vigorosamente.
 

«Assolutamente sì! Ho scritto anche qualche canzone, anche se ancora non ne ho pubblicata nessuna... Sai, il mio sogno è poter diventare una cantante conosciuta in tutto il mondo.»
 

«Un sogno ambizioso.»
 

«Oh sì! E non solo: voglio cantare in più di venti lingue!»
 

«Ok, questo è impossibile.»
 

«Staremo a vedere!»
 

E gli fece l'occhiolino. Lui tentò di mascherare i suoi pensieri con qualche sorriso, un po' intenerito dai sogni e dall'ambizione di quella ragazza che gli sembrava tanto fragile. Il suo sguardo, però, basso e malinconico, lo tradiva. Seraphine se ne accorse.
 

«Tu... Tu suoni?»
 

Questa domanda lo colse alla sprovvista, e d'istinto voltò la testa da un'altra parte. Rimase a osservare il vuoto cosmico.
 

«... Non più.»
 

Rispose infine, quasi come un sussurro, aspettandosi l'ennesima reazione triste da parte della rosea fanciulla. Al contrario, lei strinse i pugni e lo guardò con determinazione.
 

«Non so cosa sia successo di tanto grave da farti smettere, forse un giorno me lo racconterai... Ma non puoi mollare così! Un giorno ti sentirò cantare, Viego, ed è una promessa!»
 

Lui chiaramente rimase spiazzato da quella reazione tanto inaspettata, ma sorrise in modo sarcastico. Incrociò le braccia alzando un sopracciglio.
 

«E come vorresti fare per farmi riprendere a suonare? Sentiamo.»
 

«Tu hai suonato, quindi vuol dire che sei un artista! Non importa che tu sia emergente o meno, ma lo sei. E un artista volente o nolente non smette mai di sognare.»
 

Viego sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
 

«Come no...»
 

Seraphine quindi gli prese una mano fra le proprie, e lo guardò dritto negli occhi. Viego fece per ritrarsi e arrossì dall'imbarazzo, ma in qualche modo non riuscì a non immergersi in quegli abissi color del cielo. La fanciulla si fece più seria.
 

«Viego... Tu hai la musica nel sangue. Lo so. E riuscirò a convincerti.»
 

Leggermente infastidito, Viego ritrasse la sua mano. La guardò truce: con quale audacia lei stava assumendo quelle cose? Si conoscevano appena. Tuttavia, in fondo, Viego sapeva che aveva un fondo di verità.
 

(Ma è un'indovina o cosa?)
 

Sbuffò, non aggiungendo altro. Seraphine gonfiò le guance, e senza aggiungere altro sì alzò per andare a prendere la sua chitarra. Il ragazzo alzò un sopracciglio, guardandola di sottecchi. La ragazza non aggiunse altro, semplicemente cominciò a pizzicare le corde dello strumento intonando un motivetto allegro.
 

«I dream a hundred dreams a minute

I'm deep inside what I construct...~»
 

Ella cantava ad occhi chiusi, misurando ogni singola nota della sua voce. Anche se stava cantando in casa, davanti a un amico, stava dando il massimo. Lui se ne rese conto, tanto che schiuse appena la sua bocca in segno di sorpresa: aveva una voce meravigliosa. La canzone parlava di un sogno che andava avanti fin dall'infanzia, coraggio e determinazione per riuscire a raggiungerli. Nessuno l'avrebbe fermata dal raggiungere i suoi sogni. Viego si chiese: ma qualcuno ci ha mai neanche provato? Si rispose di no, che solo un idiota avrebbe provato a fermare quel tornado di ragazza. Non si fece vedere, ma tenne il tempo picchiettando le dita: quella voce stava sfiorando le corde del suo cuore in qualche modo. Forse per il ritmo, forse per la melodia, forse per il testo o forse tutte e tre le cose. Qualunque fosse il caso, Viego stava apprezzando anche se non lo diede mai a vedere. Non fu necessario, perché intanto che cantava Seraphine aprì appena un occhio e lo vide sorridere. Quella si poteva considerare una piccola vittoria personale. Come se fosse una principessa di qualche fiaba, il suo canto attirò l'attenzione di un micione bianco che si accucciò pigramente accanto a Viego, non prima di averlo squadrato con fare giudicatorio; non si allontanò da lui nemmeno quando cominciò a coccolarlo, sebbene fosse uno sconosciuto. La ragazza concluse la canzone con uno sbadiglio: si era fatto tardi.
 

«La canzone si chiama “Childhood Dreams”... L'ho scritta io.»
 

«Sì, l'avevo capito.»
 

Non fece commenti riguardo al brano, ma il suo piccolo sorriso esprimeva apprezzamento. Si diedero la buonanotte e il ragazzo diede un'ultima carezza a quel pigro gatto prima di ritirarsi nella stanza degli ospiti. Non riuscì a prendere subito sonno, quindi cominciò a ficcanasare in giro senza smettere di canticchiare le note della canzone appena ascoltata: dopotutto era orecchiabile. La stanza dove alloggiava era colma di scatoloni e una libreria piena di libri impolverati. Dedusse che si trattava di una specie di studio usato raramente, principalmente per nascondere degli scatoloni e accogliere gli ospiti. Nonostante la polvere sugli scaffali, infatti, il letto era perfettamente pulito e profumava di bucato appena fatto. Uno scatolone con sopra scritto “PROIBITO” a caratteri cubitali, stipato in un angolo buio, attirò la sua attenzione. Preso dalla curiosità ci guardò dentro, trovandoci un diario che rimise al suo posto quasi inorridito: eventi passati gli avevano insegnato che leggere o anche solo toccare il diario di una ragazza equivaleva alla pena capitale. Da questo però cadde una fotografia che ritraeva una Seraphine ben più giovane assieme ad una figura maschile dal volto cancellato con l'idelebile. Lei sorrideva, ma non era felice e si leggeva dallo sguardo. Viego corrugò le sopracciglia: chi era quella persona? Uno sbadiglio lo colse alla sprovvista, non lasciandogli il tempo di rifletterci. Eventualmente l'avrebbe scoperto più avanti. Si sdraiò sul letto, addormentandosi nel giro di pochissimi secondi.
 

_
 

«Che ti serva da lezione, signorino. Non sbattere mai più la porta, che quel legno è pregiato. Hai idea di quanto costi?»
 

Ma il ragazzo si limitò a sorridere e annuire. Non lo stava ascoltando. Fresco e riposato per la prima volta dopo mesi, Viego si rifugiò in camera sua. Spostò lo sguardo verso la custodia della chitarra elettrica: avrebbe dovuto riprendere, come aveva detto Seraphine? Avrebbe dovuto riprendere a inseguire il suo, di sogno?

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > League of Legends / Vai alla pagina dell'autore: Blue_Lily