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Autore: LadyHeather83    14/03/2022    3 recensioni
Dopo gli eventi di Namecc chi è sopravvissuto torna sul pianeta Terra, ed è da qui che inizierò a raccontare la mia storia e il mio punto di vista su quello che non ci hanno mai raccontato prima.
Genere: Avventura, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Bulma/Yamcha, Chichi/Goku
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Angoli nascosti

*

Capitolo 13

*

15 anni dopo

*

Non era stato per niente facile andare avanti in quegli anni.

La sofferenza e il dolore per la perdita di amici e famigliari non faceva altro che continuare ad alimentare il cuore, sempre in costante pianto, di Bulma.

Perché non solo il suo primo amore Yamcha, ma anche Crilin, Tensing, Riff, Junior e persino Vegeta, avevano lasciato per sempre quel pianeta, periti sotto la mano distruttrice dei due cyborg che si facevano chiamare C17 e C18.

Ancora una volta il Dr. Gero continuava a tormentarli, guidato dalla smania di vendicarsi di Goku.

Già, Goku…

Se solo non fosse morto per quella stupida, stupidissima malattia cardiaca, ci avrebbe pensato lui a portare la pace sul pianeta Terra…

Avrebbe dovuto resistere soltanto un altro d’anni in più, e poi si sarebbe finalmente trovato il farmaco specifico per quel virus che aveva deciso di divorarlo dall’interno, in maniera silenziosa e macabra, ma il destino aveva deciso diversamente per lui.

Bulma ricordava ancora bene quando aveva ricevuto la visita di Vegeta lo stesso giorno che quei cyborg avevano iniziato a seminare il panico per le varie città, solo per il gusto di farlo, perché non appena erano venuti a conoscenza che il loro obiettivo principale non c’era più, avevano dovuto impiegare il tempo in altra maniera. E quella maniera era proprio giocare con i terrestri.

Vegeta fissava in penombra la culla di Trunks, il quale dormiva beatamente.

Bulma era entrata un attimo per prendere la vestaglia bianca di seta che aveva lasciato appoggiata nella sedia a dondolo.

Sussultò quando vide quell’ombra accanto al letto di suo figlio.

“Sono morti tutti!” Aveva esordito continuando a fissare quel bambino innocente che continuava a dormire, non si era nemmeno preoccupato di parlare a bassa voce per non svegliarlo.

Ma questo l’azzurra lo aveva già capito e pianto tutte le lacrime che il suo corpo era riuscito a produrre.

E poi, lo aveva immaginato, dato che gli attacchi non accennavano a diminuire, e lei e la sua famiglia, si erano dovuto rifugiare nei sotterranei della casa per sfuggire alla loro furia distruttrice quando erano arrivati nella Città Dell’Ovest.

“Tu dov’eri?” Era riuscita a dirgli indurendo lo sguardo cercando come meglio poteva di trattenere le lacrime.

Vegeta non poteva vedere i tratti del suo volto a causa del buio della stanza, ma poteva intuire dal tono severo della sua voce che lo stava rimproverando e accusando di essere un vigliacco, di non aver preso parte alla battaglia, e ora i suoi più cari e vecchi amici non ci sono più, compresa la speranza di riuscire un giorno a portare tutto alla normalità.

“Non sono affari che ti riguardano.” Rispose semplicemente, perché il grande principe di tutti i saiyan non doveva rendere conto a nessuno, tanto meno che ad una terrestre.

“Certo che mi riguardano!” Incalzò sussurrando per non svegliare Trunks.

Avrebbe voluto prenderlo a schiaffi, anche se sapeva benissimo che sarebbe stato come colpire l’acciaio, e quella che si sarebbe ritrovata con un polso rotto sarebbe stata lei.

“Devo andare ora.” Disse girando i tacchi.

“Certo, vai a nasconderti.” Omise la parola codardo, anche se a Vegeta gli si poteva rimproverare di tutto, ma non che fosse uno che si tirava indietro anche quando le cose si facevano pericolose.

“Non devi dirmi che cosa devo fare, ok?” In un lampo si ritrovarono faccia a faccia, occhi negli occhi.

Quello che lesse Vegeta lo colpì dritto nel cuore, perché in quell’espressione dura, aveva visto solo risentimento e rancore.

Quello che lesse Bulma, invece, era un addio, e da quel giorno non lo avrebbe mai più rivisto.

Perito anche lui per mano degli androidi.

Alla radio si era parlato di uno scontro senza precedenti, dove purtroppo chi ha prevalso erano proprio i nemici.

A Bulma non restò altro che piangere di nuovo, e ancora… ancora… ancora… e continuare a fissare il punto dove vide Vegeta per l’ultima volta, e dove ora soffiava un vento quasi spettrale, che arrivava dalla parete abbattuta.

*

Gohan continuava a meditare in silenzio con solo il suono del vento in sottofondo.

Questo esercizio gli serviva per capire dove andava a colpire, e dove si fermava, significava che aveva finito la sua corsa contro un ostacolo.

Quello era l’unico modo che aveva trovato per cercare di individuare i due cyborg durante una battaglia, soprattutto quando volevano giocare al gatto e al topo.

Loro non avevano aura; loro non potevano essere scovati facilmente.

In quel caso, il topo era proprio il figlio di Goku e loro i gatti sempre pronti in agguato a tendergli una trappola.

Chichi gli si avvicinò con un piatto caldo di ramen tra le mani, era dalla sera del giorno prima che Gohan non metteva qualcosa di commestibile sotto i denti, solo per dare la possibilità a lei di rimettersi in forze.

“Lascialo lì, mamma. Grazie!” Tenendo gli occhi chiusi, indicò alla donna con un cenno del capo, un tronco di un albero che aveva abbattuto qualche istante prima.

“Si raffredderà se non lo mangi subito.” Disse apprensiva e con un tono preoccupata, perché Chichi sapeva bene che ora il suo piccolo Gohan era cresciuto, e che sarebbe stato impossibile trattenerlo a casa, evitando di farlo partecipare a quelle missioni.

“Ho quasi terminato l’esercizio.”

“Inutile chiederti di rinunciare, giusto?”

Gohan aprì gli occhi.

“… intendo a combattere di nuovo contro quei cyborg.” Continuò lei in tono calmo.

“Esatto!” Rispose prendendo il piatto e le bacchette, per riempirsi la pancia con quella leccornia.

Chichi sorrise malinconica, perché ogni giorno che passava, Gohan assomigliava sempre in maniera spropositata al defunto marito.

Quanto le mancava.

Se Goku fosse ancora vivo, ora di quegli androidi sarebbe rimasto solo un ammasso di ferraglia arrugginita, ammucchiata da qualche parte.

“Non posso, mamma. E tu lo sai…” Si alzò in piedi con un balzo prendendo tra le mani il piatto di ramen “… e poi sto allenando Trunks, vedrai che appena sarà in grado di combattere, di quei cyborg ne rimarrà soltanto un lontano ricordo, così i nostri cari verranno finalmente vendicati.” Tirò su rumorosamente il brodo. “Squisito!” Disse con la bocca piena, venendo subito rimproverato dalla madre.

Gohan allungò il labbro inferiore come a scusarsi, ma doveva ammettere che quel piatto era veramente delizioso e che ne avrebbe mangiato dell’altro se solo ce ne fosse stato.

“Rammenta le buone maniere, Gohan… anche in tempo di guerra!” Ammiccò scoppiando a ridere di gusto, seguita a ruota dal figlio.

Gohan non ricordava nemmeno più l’ultima volta che aveva visto sorridere così sua madre, e quella era senz’altro una risata amara che nascondeva qualcosa di più oscuro, perché Gohan la sentiva piangere ogni notte in modo disperato, invocando il nome del marito tra un singhiozzo e l’altro.

Gohan non fece a tempo ad aprire bocca per dire a sua madre che non c’è bisogno di fingere, che percepì la presenza di Trunks avvicinarsi a lui.

“Signor Gohan!” Chiamò a gran voce librando una mano in aria per attirare la sua attenzione.

Trunks sbucò da dietro un albero poco distante ansimando, ma non per questo motivo si fermò a riprendere fiato.

Era pur sempre un saiyan e un saiyan non doveva conoscere che cosa fosse la fatica. Questo è stato il primo insegnamento di Gohan, il suo maestro: mai arrendersi. Nemmeno quando le cose sembrano degenerare e volgere a favore dei nemici.

“Ciao, Trunks!” Salutò Chichi “… stai diventando davvero grande!” Era da qualche mese che non lo vedeva.

“Grazie signora Chichi, lei è sempre molto gentile con me.” Fece una riverenza di cortesia.

“Quante volte ti ho detto di darmi del tu?” Chiese assottigliando gli occhi.

“Un’ altra ancora.” Sorrise lui, se c’era una cosa a cui teneva sua madre Bulma, era proprio l’educazione e Trunks sapeva bene di rivolgersi alle persone più grandi usando il lei.

Chichi gli scompigliò la chioma lilla sorridendo “Ora torno a casa” Mormorò voltando le spalle.

“Ah, aspetti.” La fermò Trunks prendendo una cosa dalla tasta della tuta “… tenga, mia madre mi ha detto di darle questo.” Le porse una scatolina bianca contenente un paio di capsule. “… in una c’è del cibo e nell’altra degli abiti e coperte.”

Chichi si commosse difronte a quel gesto, non riusciva ad ammetterlo, ma erano tutte cose che le servivano, ormai non aveva nemmeno più scampoli per rattoppare i vestiti, soprattutto quelli di Gohan, ridotti a brandelli dopo ogni incontro con quei dannatissimi cyborg, e la terra in quel periodo faceva fatica a dare i suoi frutti.

“Ringrazia tua madre da parte mia, mi rifarò appena potrò.”

“Sapeva che l’avreste detto e vuole che le riferisca che non è affatto necessario. Gli amici non si abbandonano.”

Se Chichi fosse rimasta ancora qualche minuto in compagnia di quel ragazzino e di suo figlio, sicuramente sarebbe scoppiata a piangere, ma si limitò a sorridere, ringraziare di nuovo e sparire nel bosco, lasciandoli da soli ad allenarsi.

Perché Gohan aveva deciso che Trunks ormai era pronto per affrontare quegli androidi, del resto, lui era più piccolo quando aveva intrapreso il viaggio per Nemecc e affrontato nemici non di certo alla sua portata.

Aveva paura? Si. Ma questo non gli impedì di tener testa all’esercito di Freezer.

Bulma era d’accordo sulla questione, anche se un po' titubante all’inizio, ma se Gohan aveva visto nel figlio del principe dei saiyan un forte potenziale, allora non gli restò altro che accettare di buon grado, con la consapevolezza che loro due avrebbero rappresentato la loro unica speranza.

*

Quel pomeriggio, Trunks, cercò in tutti i modi quella scintilla che gli permettesse di tingersi d’oro, proprio come riusciva Gohan.

“Devi scacciare le tenebre dal tuo cuore, Trunks” Gli suggerì in tono calmo mentre il lilla tentava di trasformarsi.

“E come faccio? Per arrabbiarmi sto pensando al male causato da quegli androidi!” Piagnucolò pestando i piedi.

“Quello è risentimento, che non ti porterà da nessuna parte… lo so, non è facile, ma vedrai che ci riuscirai.”

Trunks diminuì drasticamente la sua forza e strinse i pugni “Forse non sono poi così bravo!”

Gohan sospirò “Non dirlo nemmeno per scherzo. Nel tuo sangue scorre il sangue della stirpe nobile del nostro popolo saiyan, e non ti è concesso arrenderti.” Proprio le parole dal tono duro e severo che avrebbe di certo usato Vegeta in quella situazione, magari corredato da qualche schiaffo per farlo rinsavire e rimangiarsi quanto detto in precedenza.

“Non sono nemmeno capace di trasformarmi in super saiyan.” Digrignò i denti dalla rabbia, solo perché si sentiva un essere inutile, e sapeva bene che il suo maestro non aveva certo tempo da perdere con i buoni a nulla.

“Ci ho messo anch’io un po' di tempo… basta capire come fare, o meglio, devi trovare la scintilla da accendere… dentro il tuo cuore!” Gli portò una mano sulla spalla come ad infondergli coraggio e forza.

Gohan sapeva che la strada era ancora lunga e tortuosa, ma anche che Trunks era forte abbastanza per riuscirci in breve tempo.

“Non è così facile” Sospirò. Trunks le aveva provate tutte.

“Ci riuscirai… non devi arrenderti, Trunks. E nemmeno io lo farò.” Si accomodò accanto a lui osservando l’orizzonte. Davanti a loro, in lontananza una città distrutta, una delle tante. “… i nostri padri, i nostri amici più cari non vorrebbero che noi ci arrendessimo. Abbiamo ancora tante persone da proteggere, e sono sicuro che un giorno troveremo il punto debole di quegli androidi.”

Trunks asserì con il capo con convinzione.

Gohan sapeva sempre come infondergli coraggio.

“Alleniamoci ancora!” Disse alzandosi per mettersi in posizione d’attacco seguito dal suo maestro.

“Fatti sotto, pivellino!” Lo schernì muovendo le dita della mano verso di lui invitandolo ad attaccare.

Ma fu quanto Trunks scattò che un boato li sorprese entrambi, distraendoli e costringendoli a guardare verso quel rumore assordante.

In lontananza si erse una nuvola di fumo.

“Dannazione!” Imprecò Gohan a denti stretti “… sono ritornati” Erano settimane che i cyborg non attaccavano.

“Andiamo!” Fu la prima cosa che saltò in mente a Trunks spiccando il volo, ma venendo subito bloccato dal suo maestro.

“No, è troppo pericoloso. Non sei ancora pronto.” Gohan questa volta aveva una strana sensazione dentro le viscere e in cuor suo sapeva che sarebbe successo qualcosa di grave questa volta, doveva assolutamente convincere Trunks a non seguirlo per nessun motivo.

“Ma signor Gohan, mi sto allenando da tanto ormai.”

“L’ultima volta ti hanno lasciato in vita per poter giocare ancora con te, se ci eliminano non avranno più nessuno con cui farlo e loro avrebbero la scusa buona per far saltare in aria questo pianeta.”

“Vuole andare da solo??? NON TE LO PERMETTERO’!” Trunks aumentò la sua aura e Gohan pensò bene a calmarlo.

“No, non andremo, aspetteremo”

Quelle parole sorpresero Trunks, il quale spalancò gli occhi per lo stupore.

Gohan ritornò a sedersi e al suo adepto non restò altro che obbedire al maestro.

Trunks stava per dire qualcosa quando la vista si annebbiò di colpo e gli mancò l’aria improvvisamente.

Buio.

*

Continua

*

Angolo dell’Autrice: Buongiorno a tutti! Ed eccoci con la seconda parte dedicata al futuro da dove proviene Mirai Trunks, un salto temporale necessario, altrimenti avrei dovuto dedicare l’intera long a questo universo, non che mi sarebbe dispiaciuto, sia chiaro XD

Mi spiace non essere riuscita aggiornare la scorsa settimana, ma purtroppo non ne ho avuto il tempo a causa di impegni lavorativi, perdonatemi!!!!

Vi aspetto come sempre nel prossimo capitolo, e vi ringrazio davvero di cuore per le bellissime recensioni che mi lasciate ogni volta.

Un abbraccio, Erika

*

p.s. per chi volesse seguirmi anche su wattpad, vi lascio il link https://www.wattpad.com/user/LadyHeather83

  
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