Angoli nascosti
*
Capitolo
13
*
15
anni dopo
*
Non era
stato per niente facile andare avanti in quegli anni.
La
sofferenza e il dolore per la perdita di amici e famigliari non faceva altro
che continuare ad alimentare il cuore, sempre in costante pianto, di Bulma.
Perché
non solo il suo primo amore Yamcha, ma anche Crilin, Tensing, Riff, Junior e
persino Vegeta, avevano lasciato per sempre quel pianeta, periti sotto la mano
distruttrice dei due cyborg che si facevano chiamare C17 e C18.
Ancora
una volta il Dr. Gero continuava a tormentarli, guidato dalla smania di
vendicarsi di Goku.
Già,
Goku…
Se
solo non fosse morto per quella stupida, stupidissima malattia cardiaca, ci
avrebbe pensato lui a portare la pace sul pianeta Terra…
Avrebbe
dovuto resistere soltanto un altro d’anni in più, e poi si sarebbe finalmente trovato
il farmaco specifico per quel virus che aveva deciso di divorarlo dall’interno,
in maniera silenziosa e macabra, ma il destino aveva deciso diversamente per
lui.
Bulma ricordava ancora
bene quando aveva ricevuto la visita di Vegeta lo stesso giorno che quei cyborg
avevano iniziato a seminare il panico per le varie città, solo per il gusto di
farlo, perché non appena erano venuti a conoscenza che il loro obiettivo
principale non c’era più, avevano dovuto impiegare il tempo in altra maniera. E
quella maniera era proprio giocare con i terrestri.
Vegeta
fissava in penombra la culla di Trunks, il quale dormiva beatamente.
Bulma era entrata un
attimo per prendere la vestaglia bianca di seta che aveva lasciato appoggiata
nella sedia a dondolo.
Sussultò
quando vide quell’ombra accanto al letto di suo figlio.
“Sono
morti tutti!” Aveva esordito continuando a fissare quel bambino innocente che
continuava a dormire, non si era nemmeno preoccupato di parlare a bassa voce
per non svegliarlo.
Ma
questo l’azzurra lo aveva già capito e pianto tutte le lacrime che il suo corpo
era riuscito a produrre.
E
poi, lo aveva immaginato, dato che gli attacchi non accennavano a diminuire, e
lei e la sua famiglia, si erano dovuto rifugiare nei sotterranei della casa per
sfuggire alla loro furia distruttrice quando erano arrivati nella Città Dell’Ovest.
“Tu
dov’eri?” Era riuscita a dirgli indurendo lo sguardo cercando come meglio
poteva di trattenere le lacrime.
Vegeta
non poteva vedere i tratti del suo volto a causa del buio della stanza, ma
poteva intuire dal tono severo della sua voce che lo stava rimproverando e
accusando di essere un vigliacco, di non aver preso parte alla battaglia, e ora
i suoi più cari e vecchi amici non ci sono più, compresa la speranza di
riuscire un giorno a portare tutto alla normalità.
“Non
sono affari che ti riguardano.” Rispose semplicemente, perché il grande
principe di tutti i saiyan non doveva rendere conto a
nessuno, tanto meno che ad una terrestre.
“Certo
che mi riguardano!” Incalzò sussurrando per non svegliare Trunks.
Avrebbe
voluto prenderlo a schiaffi, anche se sapeva benissimo che sarebbe stato come
colpire l’acciaio, e quella che si sarebbe ritrovata con un polso rotto sarebbe
stata lei.
“Devo
andare ora.” Disse girando i tacchi.
“Certo,
vai a nasconderti.” Omise la parola codardo, anche se a Vegeta gli si
poteva rimproverare di tutto, ma non che fosse uno che si tirava indietro anche
quando le cose si facevano pericolose.
“Non
devi dirmi che cosa devo fare, ok?” In un lampo si ritrovarono faccia a faccia,
occhi negli occhi.
Quello
che lesse Vegeta lo colpì dritto nel cuore, perché in quell’espressione dura,
aveva visto solo risentimento e rancore.
Quello
che lesse Bulma, invece, era un addio, e da quel
giorno non lo avrebbe mai più rivisto.
Perito
anche lui per mano degli androidi.
Alla
radio si era parlato di uno scontro senza precedenti, dove purtroppo chi ha
prevalso erano proprio i nemici.
A Bulma non restò altro che piangere di nuovo, e ancora…
ancora… ancora… e continuare a fissare il punto dove vide Vegeta per l’ultima
volta, e dove ora soffiava un vento quasi spettrale, che arrivava dalla parete abbattuta.
*
Gohan continuava a
meditare in silenzio con solo il suono del vento in sottofondo.
Questo
esercizio gli serviva per capire dove andava a colpire, e dove si fermava,
significava che aveva finito la sua corsa contro un ostacolo.
Quello
era l’unico modo che aveva trovato per cercare di individuare i due cyborg
durante una battaglia, soprattutto quando volevano giocare al gatto e al topo.
Loro
non avevano aura; loro non potevano essere scovati facilmente.
In
quel caso, il topo era proprio il figlio di Goku e loro i gatti sempre pronti
in agguato a tendergli una trappola.
Chichi gli si avvicinò
con un piatto caldo di ramen tra le mani, era dalla sera del giorno prima che Gohan non metteva qualcosa di commestibile sotto i denti,
solo per dare la possibilità a lei di rimettersi in forze.
“Lascialo
lì, mamma. Grazie!” Tenendo gli occhi chiusi, indicò alla donna con un cenno
del capo, un tronco di un albero che aveva abbattuto qualche istante prima.
“Si
raffredderà se non lo mangi subito.” Disse apprensiva e con un tono
preoccupata, perché Chichi sapeva bene che ora il suo
piccolo Gohan era cresciuto, e che sarebbe stato impossibile
trattenerlo a casa, evitando di farlo partecipare a quelle missioni.
“Ho
quasi terminato l’esercizio.”
“Inutile
chiederti di rinunciare, giusto?”
Gohan aprì gli occhi.
“…
intendo a combattere di nuovo contro quei cyborg.” Continuò lei in tono calmo.
“Esatto!”
Rispose prendendo il piatto e le bacchette, per riempirsi la pancia con quella
leccornia.
Chichi sorrise
malinconica, perché ogni giorno che passava, Gohan
assomigliava sempre in maniera spropositata al defunto marito.
Quanto
le mancava.
Se Goku
fosse ancora vivo, ora di quegli androidi sarebbe rimasto solo un ammasso di
ferraglia arrugginita, ammucchiata da qualche parte.
“Non
posso, mamma. E tu lo sai…” Si alzò in piedi con un balzo prendendo tra le mani
il piatto di ramen “… e poi sto allenando Trunks, vedrai che appena sarà in
grado di combattere, di quei cyborg ne rimarrà soltanto un lontano ricordo,
così i nostri cari verranno finalmente vendicati.” Tirò su rumorosamente il
brodo. “Squisito!” Disse con la bocca piena, venendo subito rimproverato dalla
madre.
Gohan allungò il labbro
inferiore come a scusarsi, ma doveva ammettere che quel piatto era veramente
delizioso e che ne avrebbe mangiato dell’altro se solo ce ne fosse stato.
“Rammenta
le buone maniere, Gohan… anche in tempo di guerra!”
Ammiccò scoppiando a ridere di gusto, seguita a ruota dal figlio.
Gohan non ricordava
nemmeno più l’ultima volta che aveva visto sorridere così sua madre, e quella
era senz’altro una risata amara che nascondeva qualcosa di più oscuro, perché Gohan la sentiva piangere ogni notte in modo disperato,
invocando il nome del marito tra un singhiozzo e l’altro.
Gohan non fece a tempo
ad aprire bocca per dire a sua madre che non c’è bisogno di fingere, che
percepì la presenza di Trunks avvicinarsi a lui.
“Signor
Gohan!” Chiamò a gran voce librando una mano in aria
per attirare la sua attenzione.
Trunks
sbucò da dietro un albero poco distante ansimando, ma non per questo motivo si
fermò a riprendere fiato.
Era
pur sempre un saiyan e un saiyan
non doveva conoscere che cosa fosse la fatica. Questo è stato il primo
insegnamento di Gohan, il suo maestro: mai
arrendersi. Nemmeno quando le cose sembrano degenerare e volgere a favore dei
nemici.
“Ciao,
Trunks!” Salutò Chichi “… stai diventando davvero
grande!” Era da qualche mese che non lo vedeva.
“Grazie
signora Chichi, lei è sempre molto gentile con me.”
Fece una riverenza di cortesia.
“Quante
volte ti ho detto di darmi del tu?” Chiese assottigliando gli occhi.
“Un’
altra ancora.” Sorrise lui, se c’era una cosa a cui teneva sua madre Bulma, era proprio l’educazione e Trunks sapeva bene di
rivolgersi alle persone più grandi usando il lei.
Chichi gli scompigliò la
chioma lilla sorridendo “Ora torno a casa” Mormorò voltando le spalle.
“Ah,
aspetti.” La fermò Trunks prendendo una cosa dalla tasta della tuta “… tenga,
mia madre mi ha detto di darle questo.” Le porse una scatolina bianca
contenente un paio di capsule. “… in una c’è del cibo e nell’altra degli abiti
e coperte.”
Chichi si commosse
difronte a quel gesto, non riusciva ad ammetterlo, ma erano tutte cose che le
servivano, ormai non aveva nemmeno più scampoli per rattoppare i vestiti,
soprattutto quelli di Gohan, ridotti a brandelli dopo
ogni incontro con quei dannatissimi cyborg, e la terra in quel periodo faceva
fatica a dare i suoi frutti.
“Ringrazia
tua madre da parte mia, mi rifarò appena potrò.”
“Sapeva
che l’avreste detto e vuole che le riferisca che non è affatto necessario. Gli
amici non si abbandonano.”
Se Chichi fosse rimasta ancora qualche minuto in compagnia di
quel ragazzino e di suo figlio, sicuramente sarebbe scoppiata a piangere, ma si
limitò a sorridere, ringraziare di nuovo e sparire nel bosco, lasciandoli da
soli ad allenarsi.
Perché
Gohan aveva deciso che Trunks ormai era pronto per
affrontare quegli androidi, del resto, lui era più piccolo quando aveva
intrapreso il viaggio per Nemecc e affrontato nemici
non di certo alla sua portata.
Aveva
paura? Si. Ma questo non gli impedì di tener testa all’esercito di Freezer.
Bulma era d’accordo
sulla questione, anche se un po' titubante all’inizio, ma se Gohan aveva visto nel figlio del principe dei saiyan un forte potenziale, allora non gli restò altro che
accettare di buon grado, con la consapevolezza che loro due avrebbero
rappresentato la loro unica speranza.
*
Quel
pomeriggio, Trunks, cercò in tutti i modi quella scintilla che gli permettesse
di tingersi d’oro, proprio come riusciva Gohan.
“Devi
scacciare le tenebre dal tuo cuore, Trunks” Gli suggerì in tono calmo mentre il
lilla tentava di trasformarsi.
“E
come faccio? Per arrabbiarmi sto pensando al male causato da quegli androidi!”
Piagnucolò pestando i piedi.
“Quello
è risentimento, che non ti porterà da nessuna parte… lo so, non è facile, ma
vedrai che ci riuscirai.”
Trunks
diminuì drasticamente la sua forza e strinse i pugni “Forse non sono poi così
bravo!”
Gohan sospirò “Non
dirlo nemmeno per scherzo. Nel tuo sangue scorre il sangue della stirpe nobile
del nostro popolo saiyan, e non ti è concesso
arrenderti.” Proprio le parole dal tono duro e severo che avrebbe di certo
usato Vegeta in quella situazione, magari corredato da qualche schiaffo per
farlo rinsavire e rimangiarsi quanto detto in precedenza.
“Non
sono nemmeno capace di trasformarmi in super saiyan.”
Digrignò i denti dalla rabbia, solo perché si sentiva un essere inutile, e
sapeva bene che il suo maestro non aveva certo tempo da perdere con i buoni a
nulla.
“Ci
ho messo anch’io un po' di tempo… basta capire come fare, o meglio, devi
trovare la scintilla da accendere… dentro il tuo cuore!” Gli portò una mano
sulla spalla come ad infondergli coraggio e forza.
Gohan sapeva che la
strada era ancora lunga e tortuosa, ma anche che Trunks era forte abbastanza
per riuscirci in breve tempo.
“Non
è così facile” Sospirò. Trunks le aveva provate tutte.
“Ci
riuscirai… non devi arrenderti, Trunks. E nemmeno io lo farò.” Si accomodò
accanto a lui osservando l’orizzonte. Davanti a loro, in lontananza una città
distrutta, una delle tante. “… i nostri padri, i nostri amici più cari non
vorrebbero che noi ci arrendessimo. Abbiamo ancora tante persone da proteggere,
e sono sicuro che un giorno troveremo il punto debole di quegli androidi.”
Trunks
asserì con il capo con convinzione.
Gohan sapeva sempre
come infondergli coraggio.
“Alleniamoci
ancora!” Disse alzandosi per mettersi in posizione d’attacco seguito dal suo
maestro.
“Fatti
sotto, pivellino!” Lo schernì muovendo le dita della mano verso di lui invitandolo
ad attaccare.
Ma
fu quanto Trunks scattò che un boato li sorprese entrambi, distraendoli e
costringendoli a guardare verso quel rumore assordante.
In
lontananza si erse una nuvola di fumo.
“Dannazione!”
Imprecò Gohan a denti stretti “… sono ritornati”
Erano settimane che i cyborg non attaccavano.
“Andiamo!”
Fu la prima cosa che saltò in mente a Trunks spiccando il volo, ma venendo
subito bloccato dal suo maestro.
“No,
è troppo pericoloso. Non sei ancora pronto.” Gohan
questa volta aveva una strana sensazione dentro le viscere e in cuor suo sapeva
che sarebbe successo qualcosa di grave questa volta, doveva assolutamente
convincere Trunks a non seguirlo per nessun motivo.
“Ma
signor Gohan, mi sto allenando da tanto ormai.”
“L’ultima
volta ti hanno lasciato in vita per poter giocare ancora con te, se ci
eliminano non avranno più nessuno con cui farlo e loro avrebbero la scusa buona
per far saltare in aria questo pianeta.”
“Vuole
andare da solo??? NON TE LO PERMETTERO’!” Trunks aumentò la sua aura e Gohan pensò bene a calmarlo.
“No,
non andremo, aspetteremo”
Quelle
parole sorpresero Trunks, il quale spalancò gli occhi per lo stupore.
Gohan ritornò a sedersi
e al suo adepto non restò altro che obbedire al maestro.
Trunks
stava per dire qualcosa quando la vista si annebbiò di colpo e gli mancò l’aria
improvvisamente.
Buio.
*
Continua
*
Angolo dell’Autrice: Buongiorno a tutti! Ed eccoci con
la seconda parte dedicata al futuro da dove proviene Mirai Trunks, un salto
temporale necessario, altrimenti avrei dovuto dedicare l’intera long a questo
universo, non che mi sarebbe dispiaciuto, sia chiaro XD
Mi
spiace non essere riuscita aggiornare la scorsa settimana, ma purtroppo non ne
ho avuto il tempo a causa di impegni lavorativi, perdonatemi!!!!
Vi
aspetto come sempre nel prossimo capitolo, e vi ringrazio davvero di cuore per
le bellissime recensioni che mi lasciate ogni volta.
Un
abbraccio, Erika
*
p.s. per chi volesse seguirmi anche su wattpad, vi lascio il link https://www.wattpad.com/user/LadyHeather83