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Autore: futacookies    19/03/2022    1 recensioni
{black jackals - post time skip - atsumu centric}
Atsumu cerca di imparare un nuovo tipo di servizio. I suoi compagni di squadra non vogliono essere d'aiuto.
Ora il pallone è in alto e lui sta per alzare il braccio per colpirlo a tutta forza, un movimento un po’ lento, per i suoi gusti, che potrebbe sfruttare meglio il tempo a sua disposizione e ora sente che sta per toccare il pallone, concentra le sue energie nel palmo aperto della mano e-
«Atsumu-san! Atsumu-san!»
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Koutaro Bokuto, Shouyou Hinata
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NdA: scritta per la quarta settimana del cowt-12 indetto da Lande di Fandom con il prompt: “interruzione”. Ora, ho il vago sentore che un servizio del genere sia stato mostrato in Haikyuu a un certo punto, ma non ne sono affatto sicura - se così non dovesse essere, diremo che si tratta di licenza poetica.


 


Un secondo o anche meno


Atsumu sta cercando di concentrarsi - sa che deve farlo adesso, prima che il coach soffi nel fischietto, perché a quel punto partirà il cronometro e lui non avrà più tempo per niente, non per pensare, né per guardare oltre la rete, figuriamoci per concentrarsi. Quindi prende un bel respiro mentre afferra il pallone e va in posizione di servizio. Respira, inspira. Per quello, si dice, ha ancora tempo. C’è ancora qualche istante in cui può sentire la consistenza della palla tra le mani e la sensazione del parquet sotto le scarpe. Va bene, va tutto bene. Si sente pronto. Nel momento in cui il coach soffierà nel fischietto lui salterà e farà un servizio rapidissimo, così rapido che non importa, dove andrà a finire il pallone, perché in ogni caso gli avversari dall’altro lato della rete non avranno il tempo neanche di respirare, prima che lui segni.

Un giocatore che deve battere il servizio ha fino a otto secondi a disposizione. In media, se ne usano tra i quattro e i sei. Alcuni, per spingere gli avversari a sentire la tensione, li utilizzano tutti e otto, ballando un tango pericolosissimo con il cronometro. Ma Atsumu ha visto da poco una mossa fighissima, un giocatore che batteva il servizio nel preciso istante in cui suona il fischietto dell’arbitro, così fulmineo che dall’altro lato nessuno sa cosa li ha colpiti, c’è solo una gran confusione e il punteggio che comincia a cambiare. Atsumu vuole imparare a fare un servizio del genere, se ci riuscisse sarebbe davvero una cosa fighissima, potrebbe aggiungerlo al suo già letale arsenale e diventare l’incubo di ogni singolo giocatore che abbia la sfortuna di doversi scontrare con i Black Jackals.

Eccolo, il fischio, Atsumu si alza immediatamente a mezz’aria, una risposta accettabile da parte dei suoi riflessi, ma lui sa fino a che punto si possa spingere il suo corpo, sa che quello non è il suo limite e che c’è molto su cui può ancora lavorare per migliorarsi. Ora il pallone è in alto e lui sta per alzare il braccio per colpirlo a tutta forza, un movimento un po’ lento, per i suoi gusti, che potrebbe sfruttare meglio il tempo a sua disposizione e ora sente che sta per toccare il pallone, concentra le sue energie nel palmo aperto della mano e-

«Atsumu-san! Atsumu-san!»

Atsumu cade con un tonfo. Il pallone, che non è riuscito neanche a sfiorare, cade con un rimbalzo secco poco lontano dai suoi piedi. Il coach ferma il cronometro e guarda lui e Hinata con aria di rimprovero. Come se fosse colpa sua, eh. Se potesse, in quel momento strozzerebbe il suo compagno di squadra con la stessa, identica forza con cui avrebbe desiderato schiacciare. 

«Che vuoi, Hinata?», chiede, con un lamento, pensando con una nota d’orrore a quanto tempo ci aveva messo, la prima volta, per entrare nello stato mentale giusto per riuscire in un’impresa del genere. 

Certo, si deve abituare alle distrazione, perché sebbene durante le partite ufficiali lui richieda un totale silenzio da parte degli spettatori, non è che questi glielo accordano sempre. Ma questo, ha pensato in un primo momento, sarebbe stato un problema per dopo, per quando sarebbe già stato capace di riuscire con una percentuale di almeno l’80% in allenamento. Allo stato attuale, la sue percentuale è dello zero assoluto, perché è stato interrotto al primo tentativo e chi sa quanto ci vorrà, per ottenere i primi, soddisfacenti risultati.

«Ѐ questa la nuova mossa segreta su cui stai lavorando?»

Atsumu annuisce, godendosi l’espressione ammirata dell’altro.

«Voglio provare a riceverla.»

«Eh

«Mi hai sentito. Ѐ un servizio imprendibile, no? E io voglio riceverlo.»

Nelle orecchie di Atsumu risuona la risata del coach che invita Hinata ad andare dall’altro lato del campo, se davvero è interessato a provarci, e Atsumu comincia a sentire una strana tensione montargli nello stomaco. Perché questo dovrebbe essere il suo servizio imprendibile, il suo momento di gloria, ma se Hinata nel frattempo dovesse riuscire a trovare un modo per neutralizzarlo - e Atsumu dubita che non ci riuscirà, eventualmente - allora sarebbe la fine dei suoi sogni di gloria. Perché loro giocheranno sempre nella stessa nazionale, ma non è detto che nel campionato si ritroveranno sempre nella squadra. 

«Allora, Atsumu-san!», gli urla, dall’altro lato del campo, «Vedi di dare il massimo.»

Il massimo. Dà sempre il massimo, lui, anche durante gli allenamenti, soprattutto durante gli allenamenti, perché solo così può avere la certezza che i suoi muscoli riusciranno a supportarlo al massimo delle volte quando si trova nei palazzetti, con gli spalti pieni di tifosi e le telecamere e avversari che non vedono l’ora di poter dire che l’hanno battuto, e proprio per questo non devono riuscirci. 

Va bene, va bene. Ce la può fare. Darà il massimo. Si concentrerà prima che il coach fischi, e in quel momento salterà immediatamente, alzerà il pallone, lo colpirà a piena potenza e sarà questo unico, fluido, elegante, raffinato, coreografico, stupefacente movimento che costringerà tutti a fissarlo con la bocca spalancata mentre lui si ricopre di gloria. E tutto questo in meno di un secondo. Sì. È pronto. È carico. Si china per prendere il pallone e i suoi occhi incrociano per un istante quelli di Hinata, che caccia la lingua fuori in un’espressione concentratissima. 

Atsumu stringe il pallone tra le mani. Ce la può fare, sembra impossibile, ma le giocate impossibili sono il suo forte e quindi lui sta per fare un miracolo, rendere il possibile realtà. Sente il fischio del coach, si dà lo slancio per il salto e-

«Ohh! Tsum-Tsum! Hinata! Cosa state facendo!»

Il ruggito di sconforto di Atsumu si propaga nella palestra, mentre Hinata si precipita da Bokuto a raccontargli a gran voce di come lui stia cercando di imparare a ricevere il nuovo servizio di Atsumu. Un servizio, Atsumu a questo punto di tiene a sottolinearlo, che non è mai riuscito a portare a termine fino a questo momento, perché i suoi compagni di squadra, gli stessi compagni in favore dei quali sta cercando di imparare questo tipo di servizio, continuano ad interromperlo. 

«Sembra una cosa fighissima!», esclama Bokuto, scompigliando i capelli di Hinata. «Posso unirmi a voi?»

Il coach questa volta sembra meno divertito e più rassegnato, ma in ogni caso fa cenno a Bokuto di mettersi dall’altra parte del campo con Hinata. Atsumu vorrebbe protestare che a questo punto tanto vale che richiamino l’intera squadra, tutti contro di lui, che se occupano il campo con tutti i giocatori dei Jackals qualcuno probabilmente la riceverà in testa, la sua schiacciata. 

E va bene. Adesso ci sono Hinata e Bokuto. Hinata può essere un avversario temibile, quando si tratta di ricevere. Bokuto non è che sia male, eh, ma non si butta sui palloni che arrivano dal campo avversario con la stessa sete di sangue di Hinata - lui si avventa sul pallone, ci si butta come se fosse una questione di vita o di morte perché deve impedire che quel pallone tocchi il parquet, e anche se questo è tecnicamente il compito del libero, quando c’è anche Hinata in campo si sentono tutti più sicuri.

Quindi, sì, il suo presunto servizio imprendibile.

Questa è la volta buona, se lo sente. Lo sente nei muscoli, lo sente nelle vene, lo sente nella sua testa, detto da una piccola vocina che fa ovviamente il tifo per lui ed è convinta che lui non abbia mai sbagliato niente, in tutta la sua vita. Fa un paio di saltelli sul posto, per testare il parquet, come se non fosse lo stesso identico parquet di qualche istante prima, e lancia un’occhiata di sfida ai suoi avversari, che si preparano alla sua battuta. Il coach azzera il cronometro.

Un secondo o anche meno. Deve essere possibile. Se qualcun altro, nel mondo, è riuscito a farlo, Atsumu non vede perché non dovrebbe riuscirci lui. Inspira forte, dalle narici, e trattiene il respiro mentre il coach fischia. Questa volta riesce a staccarsi da terra con una velocità ottima, ma il pallone non riesce a colpirlo mai.

«Si può sapere cos’è questo baccano?»

La voce di Sakusa, che sembra pronto per andarsene, indossa già la felpa e il borsone sulle spalle - e se è pronto perché non se ne torna a casa e basta, perché deve venire a rompergli le scatole, già sta andando abbastanza male senza che ci si metta anche lui.

«Cosa c’è, Omi, vuoi per caso anche tu unirti a noi?»

Sakusa fa una breve smorfia nella sua direzione e poi si va a sedere vicino al coach.

«Stai provando quel nuovo servizio, no?», chiede, lanciandogli un’occhiata molto dubbiosa. «Voglio vederlo.»

C’è una sfida implicita che Atsumu proprio non può raccogliere. Cos’hanno oggi i suoi compagni di squadra? È forse una grande congiura ha cui hanno preso tutti parte, e forse da un secondo all’altro si presenteranno davvero tutti gli altri, per prenderlo in giro o per prendere il suo servizio e in realtà Atsumu li dovrebbe prendere tutti a schiaffi, perché non è questo il modo di trattare un compagno che sta lavorando per il bene della squadra. 

Concentrarsi, adesso, è molto più difficile. Non solo sente la trepidante energia di Hinata e Bokuto, dall’altro lato del campo, ma avverte anche lo sguardo di Sakusa che lo segue mentre recupera il pallone e si mette in posizione. Non è il tipo che si fa intimidire, lui. Non si farà nemmeno distrarre. Lui darà il 100% e riuscirà in quel servizio al primo colpo. Andrà così, andrà proprio così. 

Ancora una volta, forse per quella definitiva, per la volta in cui riuscirà a portare a termine il suo servizio, il coach azzera il cronometro. Atsumu pensa al momento perfetto che vorrebbe eseguire, al modo in cui mentre salta dovrebbe lanciare il pallone e poi colpirlo nell’esatto istante in cui raggiunge il suo punto più alto, lasciando Hinata e Bokuto completamente immobili.

Il coach fischia e Atsumu salta, si dà la spinta, il pallone è lì, lo schiaccia, ce l’ha fatta e-

E finisce ben oltre la linea di campo. 

Le risate di Hinata e Bokuto sono dei veri e propri latrati, mentre quella di Sakusa è un risolino accennato, nascosto dalla sua mascherina. Atsumu è- stranamente calmo. Dovrebbe essere furioso, se ne rende conto, dovrebbe marciare oltre la rete e prendere a testa i suoi compagni, poi dovrebbe recuperare il pallone e tirarlo in faccia a Sakusa. Naturalmente, farebbe una cosa del genere.

Ma in realtà di era aspettato un risultato del genere, perché, sebbene il suo ego in questo momento stia vivamente protestando, non era umanamente possibile riuscire al primo colpo. Il coach lo guarda, soddisfatto della sua reazione e riazzera il cronometro.

«Ancora!»

Un secondo. Anche meno. Ce la può fare.

  
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