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Autore: GReina    20/03/2022    4 recensioni
[sakuatsu]
Con il potere di poter resettare il tempo di 24 ore, Miya e Sakusa potranno divertirsi tra le lenzuola senza che nessuno scopra di loro. Ma fino a quanto resisteranno prima di cedere?
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: da dove arriva il loro potere non è importante, quindi non l’ho spiegato. Semplicemente, esiste un po’ di magia nel mondo di questa OS.
Per il compleanno di Omi non potevo non pubblicare una OS sakuatsu! Spero che la lettura vi piaccia!

RESET

Forse una persona sana di mente si sarebbe chiesta come mai da un giorno all’altro due individui comuni come loro avessero iniziato ad avere la capacità di resettare il tempo. Ma d’altronde il loro non era un mondo normale e loro decisamente lontani dall’essere sani di mente. Inoltre, a caval donato non si guarda in bocca. Il potere che avevano ricevuto era talmente comodo! Perché mai avrebbero dovuto farne un dramma?
Decisero invece di sfruttarlo.
«Quindi siamo d’accordo? Resettiamo il tempo e nessuno saprà mai quello che è successo.» quelle erano state le parole di Atsumu dopo che Hinata – aprendo con la chiave magnetica la camera d’hotel che condivideva con il setter durante quella trasferta – aveva trovato lui e Kiyoomi a letto insieme.
Nessuno dei due aveva programmato di farlo. Solo… era successo. La tensione sessuale tra di loro era alle stelle già da diversi mesi e che scoppiasse era infine stato inevitabile, ma certo questo non voleva dire che tutta la squadra dovesse venirlo a sapere.
Sakusa annuì alle parole di Miya. Neanche lui voleva che nessuno lo scoprisse. Ne andava della sua reputazione!
Funzionava così: decidevano di comune accordo di resettare il tempo, aspettavano la mezzanotte, e questo semplicemente tornava indietro di ventiquattro ore. Questo garantiva a entrambi diversi privilegi: fare ciò che volevano senza alcuna conseguenza a lungo termine; tentare azioni o discorsi azzardati e vedere le reazioni del mondo e dei propri cari. Ma aveva anche un difetto. Aspettare la mezzanotte, infatti, non sempre era una passeggiata. Quello che dovevano sopportare nelle ore di attesa era il più delle volte uno strazio che non ne valeva la pena.
Così, si erano imputati di usare il loro trucco il meno possibile e – carichi entrambi di orgoglio e spirito sportivo – mai e in nessun caso di farlo per rimediare ad una sconfitta nella pallavolo.
Non lo usarono per la perdita del Giappone alle Olimpiadi; non lo usarono per puntare su cavalli vincenti; non lo usarono quando la scusa di Kiyoomi per saltarsi il pranzo di famiglia non resse e neanche per risparmiare ad Atsumu la più grande ramanzina che Osamu gli avesse mai fatto quando scoprì dell’ordine di onigiri fasullo che gli aveva commissionato.
Lo usarono, invece, tutte le volte in cui rischiarono che la loro relazione venisse allo scoperto. Perché avevano imparato una cosa dalla volta in cui erano stati sorpresi da Hinata, e quella era che non era affatto un bene che la squadra scoprisse come si divertivano in privato.
“Siete compagni di squadra! Questo complica tutto.”
“Se finisce male non rinuncerò né ad un asso né ad un setter di livello mondiale.”
“Fate gli adulti e andate a scopare con perfetti sconosciuti, piuttosto!”
E quei commenti erano niente. In breve, la notizia si era sparsa: prima ad Osamu e Komori, poi a Suna e poi al mondo intero. Twitter era esploso, le pagine sportive pure.
A pochi minuti dalla mezzanotte, quello che avrebbero dovuto fare era apparso chiaro, e così restò in futuro.
 
«Cazzo.» il biondo non poté che mormorare quella imprecazione. Avevano resistito tre settimane da quando Hinata li aveva visti durante la trasferta, ma il rosso continuava a perseguitarli perché adesso era sotto la doccia degli spogliatoi che li aveva sgamati.
«Ti avevo detto che eravamo troppo esposti!» provò a lamentarsi Sakusa.
«È tutta colpa tua! Sai che non resisto quando ti insaponi in quel modo.»
«È il mio normale modo di insaponarmi!»
«Appunto!» la verità era che Atsumu era stato del tutto consapevole del rischio. Kiyoomi finiva sempre per ultimo di lavarsi, così era andato alla porta dello spogliatoio comune e l’aveva chiusa a chiave. O così aveva creduto.
«Avevi chiuso la porta, prima di entrare sotto la doccia?» chiese al corvino con gli occhi ridotti a due fessure indagatrici. L’interpellato arrossì e non rispose. Atsumu sospirò.
«Quindi io l’ho riaperta.»
 
Anche la terza volta fu colpa di Hinata.
«Dovremmo attaccargli un campanello al collo.» furono le parole grugnite da Sakusa.
«Se non esistesse il reset sarebbe un bambino traumatizzato.»
«Non è un bambino.»
«Se ci ha visti qui lo credo bene!!»
Perché sì, la terza volta che li sorprese, Hinata li incontrò in un sexy shop. Le mani piene di merce da acquistare e Sakusa che misurava lo shibari su Atsumu per capire quanto comprarne.
«Visto che dovremo resettare il tempo a mezzanotte…» iniziò il corvino.
«…mariniamo il lavoro e proviamo ogni oggetto del sexy shop?» concluse l’altro per lui. Kiyoomi sorrise.
«Tu sì che mi capisci.»
 
Osservarono interdetti Bokuto per un po’ quando questi li sorprese per la prima volta al posto di Hinata. Erano talmente tanto abituati alle reazioni di pietrificato shock del più piccolo che tutto il trambusto di Koutaro li mandò in tilt. Si ripresero in fretta e seppero cosa fare.
Si trovavano tutti ad una festa per festeggiare l’ultima vittoria conseguita. Si stavano baciando in bagno e fortunatamente la mezzanotte era vicina. Fu solo ad Akaashi, Inunaki, Barnes, Hinata, Meian, Kuroo, Ushijima, Konoha e Komori, quindi, a cui lo disse prima che loro potessero rimediare.
 
La volta successiva, con Inunaki, fu persino peggio. Perché questi non solo iniziò ad urlare in piena estasi, ma anche a chiamare a gran voce tutta la squadra affinché ognuno di loro gli desse la vincita che gli era dovuta viste le scommesse che avevano fatto.
Quel giorno torchiarono tutti i Black Jackals e scoprirono che la metà di loro era convinta che si piacessero segretamente, due che si odiassero, uno che si fossero indifferenti l’un l’altro e l’ultimo (il povero, dolce ed innocente Hinata) che addirittura si amassero.
In quell’occasione Sakusa e Miya avevano riso, perché se era vero che si divertivano tra le lenzuola in ogni modo possibile, certamente non era vero che erano innamorati!
Eppure la metà della squadra credeva che entrambi avessero una cotta, ed uno persino che si amassero.
In quell’occasione Sakusa e Miya avevano riso, ma a mezzanotte il tempo era stato resettato e con esso entrambi avevano deciso di non pensare più alla questione.
Si stavano solo divertendo. Non avevano nessuna cotta.
 
La sesta volta a scoprirli furono Osamu e Suna. Atsumu e Kiyoomi avevano passato tutta la giornata insieme tra allenamenti regolari ed extracurricolari. Avevano cenato velocemente insieme a Bokuto ed Hinata ed infine deciso di rientrare nella casa più vicina per una violenta sessione di sesso.
La casa più vicina si rivelò malauguratamente essere quella di Atsumu; la stessa che condivideva con Osamu.
Convinto che suo fratello fosse fuori fino a tardi come gli aveva detto avrebbe fatto, i due non si erano fatti scrupoli ad entrare senza peli sulla lingua:
«Voglio che mi pieghi a novanta sul tavolo, che mi strappi i vestiti di dosso e mi infili il tuo c—»
«ODDIO!» l’esclamazione di Osamu fu la stessa di Atsumu quando questi si rese conto che il tavolo era già occupato… e la posizione da lui appena descritta pure!!
Il biondo si mise le mani sugli occhi e credendo di sanguinare dai bulbi oculari iniziò ad urlare:
«Resettiamo! Resettiamo! Resettiamo!!»
Mai fu tanto grato alla mezzanotte per essere stata a pochi secondi di distanza. Il problema fu rivivere lo stesso giorno svegliandosi nel suo letto, andando in cucina e dovendo guardare negli occhi Osamu.
Come aveva già fatto prima del reset, di nuovo quel giorno lo passò tutto in compagnia di Sakusa, ma stavolta meno a giocare e più a parlare.
Più che parlare, in realtà, Kiyoomi rideva ed Atsumu piangeva. L’immagine di Osamu piegato sul tavolo come lui stesso avrebbe voluto fare da lì a poco talmente traumatizzante da fargli credere di non voler mai più fare sesso in vita sua.
Quella fu la prima volta in cui Atsumu e Kiyoomi dormirono insieme per tutta la notte senza fare altro. Perché neanche sotto minaccia il biondo avrebbe più rimesso piede in quella casa con Suna in città.
 
Ci fu una settima volta, poi un’ottava, una nona fino alla ventesima.
Stavano insieme da tre anni, a quel punto. E non più solo per il sesso.
Alla fine avevano capito: piano ma inesorabilmente, la loro relazione si era evoluta e così i sentimenti di entrambi.
«Atsumu-san! Questa domenica io e i ragazzi stiamo—» non era raro che Hinata organizzasse serate per l’intera squadra. Il biondo si univa spesso e volentieri a quelle uscite, ma quel giorno non lo fece nemmeno finire.
«Ho già un impegno per il 20.» finì di allacciarsi le scarpe e lo precedette in campo per fare stretching senza che il rosso potesse insistere. Poteva uscire con la squadra quando voleva, d’altronde, ma solo una volta all’anno il suo Omi compiva gli anni.
«Emozionato per domenica?» si mise proprio vicino al corvino per iniziare l’argomento. Sakusa grugnì.
«Sai che odio il mio compleanno. Troppa gente appiccicosa. Se mi conoscessero davvero saprebbero che il miglior regalo è quello di stare alla larga.» Atsumu ghignò.
«È così anche per me? Perché in effetti stavo giusto pensando di fare l’opposto.» anche Kiyoomi ghignò.
«Tu sei un caso a parte. Fai sempre l’esatto opposto di quello che ti si dice.»
«E stranamente tu ne vai matto.» a quel punto dovette frenare con la forza l’impulso che ebbe di baciarlo, e ci riuscì solo in ragione del fatto che se avessero dovuto resettare il tempo altro non avrebbe fatto che aggiungere un giorno in più all’arrivo di domenica.
 
Infine, il 20 marzo arrivò. Alleato il finesettimana, quella giornata fu sin dal risveglio perfetta.
Uno tra le braccia dell’altro, avevano aperto gli occhi con tranquillità grazie ai raggi del sole che battevano sui loro visi e non forzati dal suono stridente di una sveglia.
Si erano dati il buongiorno alla loro maniera, poi Atsumu aveva cucinato per il festeggiato ed insieme erano andati a fare un giro sul lungomare. Ma non tutto poteva essere idilliaco, così verso l’ora di pranzo dovettero separarsi per dare Kiyoomi in pasto alla sua famiglia. I signori Sakusa, d’altronde, erano arrivati ad Osaka da Tokyo solo per festeggiare il loro ultimogenito e così aveva fatto Komori Motoya da Nagano.
Quando i due amanti si rividero, Kiyoomi sembrava sull’orlo di una crisi di nervi. A vederlo Miya rise.
«Il cibo ti è andato di traverso?»
«Abbiamo mangiato fino alle quattro!!» si lamentò immediatamente il corvino «Per poco non cenavamo! Ero senza vie di fuga.» sembrava sconvolto, e lo era veramente.
«Pensa al lato positivo: niente più pranzi di famiglia fino a Pasqua!»
«Che è tra meno di un mese!!» Atsumu rise ancora. Poi si guardò intorno. Sakusa aveva incontrato la sua numerosa famiglia in un pittoresco ristorante di periferia e lì Miya era andato a prenderlo. Avevano fatto in modo che tutti gli invitati andassero via prima di Kiyoomi e l’alzatore non si era tolto il casco fino a che l’ultima testa dai riccioli scuri non era sparita.
Una volta appurato di essere al sicuro, si avvicinò al festeggiato e lo baciò con vigore.
«Ci penso io a farti sentire meglio.» gli porse il secondo casco, quello che si portava dietro solo appositamente per lui. Kiyoomi lo indossò e subito partirono alla volta di casa di Sakusa.
«Ti ho mai detto quanto sei sexy su questa moto?» lo schiacciatore era appena smontato di sella quando gli fece quella domanda. Atsumu si tolse il casco e sorrise.
«In effetti no. Dovresti farmi più complimenti, Omi.» l’altro mormorò restio.
«Se lo facessi ti monteresti troppo la testa.» Atsumu non negò.
«E tu mi ameresti comunque.» canterellò.
Non si erano mai detti quelle due parole ad alta voce in modo esplicito, ma dopo tre anni di alti e bassi insieme era ormai più qualcosa di scontato. Riprova né fu il fatto che Sakusa non fece una piega a quella frase. Invece, inclinò la testa con un sorriso ed affermò:
«Vero.» poi afferrò il bavero della giacca del suo ragazzo e lo attirò sulle sue labbra.
«Che ne dici di farmi dimenticare tutti gli auguri che sono stato costretto ad ascoltare?» gli chiese bocca su bocca. Atsumu gli morse il labbro inferiore.
«Dimenticherai anche il tuo nome quando avrò finito con te.»
Abbandonò la moto nel garage, presero l’ascensore e già lì iniziarono a darsi da fare.
«Ho ancora bene in mente tutto l’inferno di oggi.» gli disse ansimante Kiyoomi tra un bacio e l’altro. «Impegnati di più.» Atsumu rispose con un ringhio ed eseguì: legò i polsi di Sakusa dietro la sua schiena con la cravatta che gli aveva appena sfilato e sciolse persino cintura e zip dei suoi pantaloni. Cercò a tentoni la chiave dell’appartamento nella tasca interna della sua giacca, la aprì senza degnare la serratura neanche di un’occhiata, chiuse la porta, vi ci sbatté contro Sakusa, si mise in ginocchio, gli abbassò i pantaloni e…
«SORPRESA!!!»
“Sorpresa!!?”
Pietrificato, Atsumu si voltò solo per trovare la squadra, la famiglia, gli amici, ogni conoscente di Kiyoomi lì riunito per una festa inaspettata quanto indesiderata.
“Atsumu-san! Questa domenica io e i ragazzi stiamo—” le parole di Hinata risalenti a cinque giorni prima gli tornarono alla mente. Poi subito passò in secondo piano.
Si alzò e si mise tra Sakusa e tutti gli altri. C’era chi rideva incredulo (Komori), chi non credeva ai propri occhi (Iizuna), chi annaspava senza più aria nei polmoni (Bokuto), chi riscuoteva vincite di scommesse vecchie di tre anni (Inunaki), chi sembrava una statua di sale (Hinata), chi faceva già mille stati sui social per aggiornare il mondo della novità (Barnes).
Kiyoomi lottava contro la sua cravatta per liberare i polsi; Atsumu contro le vertigini per non svenire dalla vergogna.
Il biondo pensò a liberare il suo compagno, per prima cosa. Al suicidio come seconda.
«Resettiamo?» sussurrò a Sakusa mentre il putiferio scoppiava nel piccolo locale addobbato a festa.
«No.» fu l’inaspettata risposta del corvino mentre si riallacciava i pantaloni. Atsumu ne fu talmente sorpreso che più di un secondo gli occorse per registrare la cosa. Non appena lo fece si voltò verso di lui.
«No?» Kiyoomi rispose sollevando una mano per accarezzargli il viso.
«Che senso ha? Lo tenevamo segreto perché volevamo solo divertirci. Adesso voglio uscire allo scoperto. Voglio passeggiare con te sul lungomare tenendoti la mano. Voglio baciarti prima degli allenamenti, voglio baciarti dopo. Voglio baciarti anche durante.» gli occhi di Atsumu si fecero grandi e luminosi.
«Omi, così romantico. Nessuno mi avrebbe creduto se lo avessi raccontato.» il corvino rise.
«Non ti ci abituare.»
«Anch’io voglio uscire allo scoperto.» confessò l’alzatore. «Magari se sanno che stiamo insieme la prossima volta eviteranno di organizzarti una festa senza assicurarsi che io lo sappia.»
«Eviteranno di entrare nello spogliatoio se sanno che siamo rimasti solo io e te.» continuò Kiyoomi.
«Eviteranno di dividerci in stanze diverse ad ogni trasferta.» sorrisero entrambi.
Erano stranamente ben più rilassati di quando non ci si potesse aspettare da due persone appena colte in fallo. Letteralmente in fallo. Forse erano rilassati perché c’erano passati già tante volte, o più probabilmente perché finalmente liberi.
«Rifarei tutto.» annunciò Kiyoomi. «Assolutamente tutto, con te.» disse innamorato. «Sai cosa non rifarei?» continuò chiedendo.
«No. Cosa?» rispose già divertito il biondo.
«Rivivere di nuovo il giorno del mio compleanno.»
   
 
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