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Autore: ladypink88    20/03/2022    3 recensioni
Laura non è e una ragazza famosa, tanto meno un personaggio importante. Ma quello che si ritrova a vivere è l'incubo di una dipendenza da una droga legalizzata : per risolvere un problema, si ritrova poi a doverne affrontare un altro più grande. Ma questa è anche la storia di un cammino che la porterà verso una silenziosa, ma avvincente vittoria. Intrecci, storie, sentimenti. Un amicizia, un amore, un amante. Due vite che si uniscono in una promessa che sa di eterno.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Quando Rosa uscì di casa quel giorno quasi non riusciva a credere a ciò che si era ripromessa di fare quella mattina : avrebbe portato via la sua bambina.
Si era chiesta ogni singolo giorno se avesse abbastanza coraggiò per portare a termine quella folle azione, ma in fondo la risposta era sempre la stessa : sì, sì e poi assolutamente, ancora sì.
Per la salvezza di sua figlia nessuna azione sarebbe stata troppo folle o insensata.

“ Devo sembrare calma e tranquilla, se inizio ad agire in modo inusuale desterò sospetti e di certo è l’ultima cosa che voglio”.

Tante, decine di volte, Rosa si era ripetuta questa frase nelle ultime ore, ma era più forte di lei. Più cercava di restare centrata più sentiva che la tensione le ribolliva nelle vene come se qualcuno avesse alzato al massimo la temperatura.
Diede un’ultima occhiata alla sua figura specchiandosi prima di uscire.

Stava bene. La coda alta di cavallo e il suo make up semplice le conferivano un aspetto minimal e ordinato.

“ Ce la puoi fare Rosa!” esclamò a se stessa prima di uscire.

E senza ulteriori indecisioni afferrò la sua borsa, lo zaino che con tanta attenzione aveva preparato negli ultimi giorni e uscì di casa chiudendosi la porta alle spalle.
Mentre era alla guida ripassò mentalmente quello che era il suo piano : aspettare  che iniziasse la ricreazione e che tutti i bambini andassero in giardino a giocare, individuare la sua piccola e farle notare la sua presenza, entrare a scuola e parlare con le maestre facendo presente la scusa che si era inventata per portare via la sua bambina.

Ce l’avrebbe fatta. Costi quello che costi.
Diede una spinta all’accelleratore e si avviò verso la scuola.

Parcheggiò in una delle vie secondarie e si avviò verso il punto da lei precedentemente deciso. Rallentò il passo mentre mise il suo udito in allerta e diede un’occhiata al suo orologio.

Al massimo entro un paio di minuti dovrebbe suonare la campana “pensò tra sé e sé.

Senza pensarci troppo si appoggiò al muretto e si mise in attesa.
I suoi riflessi e i suoi nervi erano tesissimi e pronti come mai lo erano stati in vita sua.

La campanella suonò come previsto e poco dopo, quando i bimbi fecero il loro ingresso in giardino per la ricreazione il suo cuore mancò un battito.

Eccola! Tesoro mio!”

Avrebbe tanto voluto correre ad abbracciarla e piangere tutte le lacrime che non era riuscita a versare. Ma non era il momento.
Non ora.

La sua piccola si era obbendientemente appartata dal gruppo e si era saggiamente isolata mentre consumava la sua focaccia. Aveva perfino indossato la sua giacchina fuxia per risaltare in mezzo alla massa di scimmiette urlatrici.

Rosa si avvicinò alla sbarra del giardinò e la chiamò :

“ Evelyne!” si accorse che le mancava la voce tanto era forte la sua emozione.

La bimba si girò e non appena la vide si alzò. I suoi occhioni si aprirono in segno di felice stupore, mentre la sua bocca si incurvava in un sorriso.
La donna le fece segno di aspettare e di stare lì.
Evelyne comprese e tornò a sedersi speranzosa.

Rosa entrò nella scuola e si diresse verso l’aula di sua figlia cercando con lo sguardo le sue insegnanti che stavano facendo pausa con un caffè.
Si avvicinò guardinga.

“ Buongiorno, sono venuta a prendere Evelyne per il suo controllo!” esclamò sicura.

“ Oh buongiorno signora Rosa! Non la vedevo da un po’! Guardi a dire il vero suo marito non ci ha detto nulla di questo controllo” sussurrò dubbiosa la maestra Valeria.

Rosa si era aspettata questo tipo di osservazione, d’altronde sarebbe stato strano il contrario.

“ Oh sapete come sono gli uomini! Alberto se ne sarà sicuramente dimenticato! Il problema è che siamo già in ritardo, ci vuole almeno mezzora di macchina per arrivare al centro

Galeazzi, e se potete andare a chiamarmi Evelyne ve ne sarei grata!” disse la donna in modo conciliante, sperando di raggiungere il suo scopo.

“ Certo signora, vado un attimo in giardino a recuperarla, sa com’è è l’ora della ricreazione!” rispose Valeria la quale si avviò verso il giardino.

“ Sì, manca poco! Forza!”cercò di darsi coraggio la ricciolina.

Le sue emozioni erano sul punto di esplodere quando vide la sua piccola che si avvicinava a lei portata dalla sua maestra.
Evelyne non appena la individuò accellerò il passo e corse ad abbracciarla.
Lei la ricevette a braccia aperte e le sussurrò prontamente nell’orecchio :

“ Tesoro di alle maestre che ora andiamo a fare il controllo! Poi prendi le tue cose con calma e andiamo!”
La bimba sorrise ed annuì.
“ Maestra vado a prendere le mie cose in classe!” esclamò e corse via.

La maestra Valeria annuì e salutò la sua alunna :

“ Va bene Evelyne a domani! Buona giornata signora” e si congedò da mamma e figlia.

Tutto il resto per Rosa sembrò quasi surreale : il prendere sua figlia per mano, uscire dalla scuola a passo svelto fino ad arrivare alla sua macchina.
Quando chiuse lo sportello e vide la sua bimba seduta sul sedile al  suo fianco le sue emozioni ebbero la meglio.
Copiose lacrime rigarono il suo volto.
Scoppiò a piangere e abbracciò la figlia più forte che poteva.
Evelyne non oppose resistenza e l’abbracciò a sua volta.

Solo, dopo un po’ chiese :

“ Mamma perché piangi? Ho fatto qualcosa di sbagliato?” sussurrò timorosa.
“ No amore mio, la mamma piange perché è felice di vederti !” la rassicurò la donna.
“ Anche io voglio vederti e voglio stare con te, non portarmi a casa!” chiese supplicante.
“ No tesoro, non ti porto a casa. Adesso dovrai essere un po’ paziente perché la mamma dovrà guidare un bel po’! Se hai fame o devi fare pipì me lo dirai vero?” chiese attenta.
“ Va bene! Andiamo in un bel posto?”
“ Oh sì un posto molto bello , solo che è un po’ lontano… ma vedrai, ti piacerà!”

Evelyne sorrise.

In quel momento Rosa si ricordò del dolcetto che le aveva preparato. Prese la borsa e tirò fuori una scatola con dentro un pezzo di torta alle mele che aveva preparato il giorno prima :

“ Mangia questo per merenda tesoro, sono sicura che ti piacerà!” esclamò facendole l’occhiolino e mettendo in moto la macchina.
“ Che buona la torta di mele!” esclamò entusiasta la bimba.


Rosa tirò un sospiro di sollievo e si avviò verso la tangenziale. Lo scoglio più duro era stato affrontato. Ora sua figlia era con lei e nessuno gliel’avrebbe portata via.

Accellerò e iniziò a mettere in atto il suo progetto di fuga. Aveva ancora 6 preziose ore prima che Alberto si rendesse conto di quello che era appena successo.

Sei ore per mettere le distanze tra loro e quel pericoloso uomo. Sei ore per andare dove nessuno le conosceva.
Ce l’avrebbe fatta, non aveva dubbi.
 
***

Quella mattina Laura si svegliò di cattivo umore. Aveva trascorso una notte insonne e le occhiaie che aveva non erano altro che il conto della velata appena trascorsa.

Senza troppa voglia si alzò e andò in bagno a sciaquarsi la faccia con l’acqua congelata. Senza pensarci troppo si diresse in cucina per farsi un caffè.

“ Stamattina ne ho davvero bisogno!” esclamò affranta tra sé e sé .
“ Buongiorno signorina! Di cos’è che hai bisogno? “ le rispose sua madre che stava già armeggiando in cucina di prima mattina.
“ Ciao mami, un caffè , stanotte ho dormito pochissimo e voglia zero di andare all’univerisità”

L’espressione di Roberta si fece pensierosa.

“ Se non hai dormito direi che è meglio che tu non vada all’università. Proprio qualche giorno fa sei stata male. Anzi, direi che oggi ne approfittiamo un attimo per stare insieme e fare il punto della situazione. Che ne dici?” esclamò con tono propositivo , ma deciso.
“ Uhm, ma gli appunti di economia…. “ tentennò la mora.
“ Puoi chiederli a Manuel per una volta! Con tutti gli appunti che gli hai passato tu!” sussurrò sua madre.
“ E va bene mami! Oggi ti dò retta , fammi mandare un messaggio a Manuel e Serena!”

Subito dopo aver detto questo la ragazza andò in camera sua.

Ciao Manu, stanotte non ho dormito per niente nonostante il solito numero di gocce. Mia madre mi ha suggerito di stare a casa per oggi dopo l’episodio dell’altro giorno. Ti chiamo più tardi, un bacio”

E inviò senza stare a pensarci più di tanto. Non riusciva a concentrarsi troppo sul testo.

La testa le girava parecchio e aveva davvero un gran sonno.
In quel momento Laura fu colta da un momento di malinconia.

Riuscirò mai a liberarmi di queste maledette? Sembra una persecuzione! Addirittura pur continuando a prenderle a volte neanche dormo se non aumento il numero di gocce!”.
Demoralizzata e con passo lento ritornò in cucina.

“Fatto” disse.
“ Hai mandato il messaggio sia a Manuel che a Serena?” chiese Roberta.
“ No, solo a Manuel. Mi si annebbiava troppo la vista nello scrivere, ho dormito se va bene due ore. Mi sento uno straccio stamattina.” Ammise la ragazza.
“ Uhm, ma quante gocce hai preso? “ si informò la madre.
“ Sempre lo stesso numero, 40, ma a dire il vero è la prima volta che mi capita di non dormire” disse Laura con tono amareggiato.
“ Credo che sia per il discorso della dipendenza. D’altronde il primo punto era proprio quello di non aumentare più il numero di gocce e cavarmela con quelle. O meglio così mi ha detto Manuel ,è una cosa che ha senso, ma non so dove e come lui abbia appreso questa cosa…”

Roberta si sedette e la guardò dritto negli occhi.

“ Sai tesoro, credo che Manuel ne sappia qualcosa perché Anna, sua madre, ha avuto un problema molto simile quando ha divorziato da suo marito, e lui ha dovuto accollarsi il peso della situazione.”

Le spiegò con tono molto serio.

“ Mi aveva accennato qualcosa di simile, ma sai com’è fatto Manuel , non è il tipo che parla troppo dei suoi problemi…” sussurrò Laura.
“ Visto che siamo in tema vorrei parlarti di una cosa, ma prima ti faccio un bel caffè doppio!” esclamò energica Roberta.
“ Va bene “ assentì la ragazza senza troppo entusiasmo.

Pochi minuti dopo, mentre era lì che si godeva il suo caffè con schiuma affettuosamente preparato dalla madre, Roberta pazientemente cercò di intavolare il discorso che aveva in mente.

“ Vedi, ieri ho passato il pomeriggio con Anna, e abbiamo pensato che dato che lei ha avuto un problema similare al suo magari sentire la sua storia e la sua esperienza a riguardo potrebbe esserti utile!” lo disse tutto d’un fiato perché sapeva perfettamente che sua figlia non amava girare troppo intorno alle cose, soprattutto se il tema la toccava da vicino.

Laura la osservò interessata, ma non rispose subito. Sorseggiò lentamente il caffe dalla tazza e la riappoggiò con calma sul tavolo.

“ In linea di massimo non mi è mai piaciuto parlare di questa storia, ma fosse se ne avessi parlato prima forse ne sarei già fuori. Credo che confrontarmi con Anna sia una buona idea!” sentenziò.

Roberta fece un sospiro di sollievo. Non pensava che sarebbe stato così semplice.
E invece lo era stato.

“ Ti va bene questo pomeriggio quando andrò in ufficio. Anna questa settimana fa il mattino in agenzia. Potrebbe essere un buon momento. Che ne pensi? “
Laura la osservò.
“ Spero di essere abbastanza sveglia, ma comunque sì. Mi  va bene!”
Roberta le sorrise e la rassicurò.
“ Vedrai che non te ne pentirai . Sono sicura che potrà farti solo bene questa chiaccherata”.

Laura non era così convinta ma sorrise di rimando.
Sperava di cuore che sua madre non si sbagliasse.

 
Note dell'autrice :
In queso capitolo le note dell'autrice non potevano mancare poichè è stato uno di quelli "difficili" da partorire. Forse è stato più difficile il pensare di scriverlo che mettermi davanti alla tastiera e buttarlo giù... però dopo tanti indugi, questo è il risultato...
Sono curiosa di sapere tutte le vostre riflessioni a riguardo.
E come sempre un grosso grazie a te che sei qui a leggermi,
Lady
   
 
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