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Autore: Niky_94    22/03/2022    1 recensioni
Dopo la morte di Sirius, Remus è distrutto dal dolore. Ora più che mai ha bisogno che sua figlia resti al suo fianco
Genere: Angst, Fantasy, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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RESTAMI ACCANTO
 
Un secondo. Tutto accadde in un secondo. «Avada Kedavra!» Un lampo di luce vede. Uno schianto. L’anatema che uccide. Il ghigno distorto e malvagio sul volto di Bellatrix Lestrange. Soffici spire trasparenti attorno al corpo di Sirius. In un secondo, Felpato era scivolato dietro il Velo. In un secondo, il mondo intero era andato in pezzi.
Senza riflettere, senza una parola, senza quasi respirare, Remus Lupin si era tuffato su Harry. Lo aveva agguantato stringendolo a sé, tentando disperatamente di trattenerlo.
Harry aveva gridato. Remus lo aveva tenuto con più forza. Harry aveva scalciato, si era divincolato, aveva tentato con tutto sé stesso di raggiungere il velo e salvare il suo padrino. Remus glielo aveva impedito. Remus sapeva che Sirius non sarebbe tornato. Harry aveva pianto. Aveva gridato, implorato, e gridato ancora. Remus non aveva ceduto. Harry si era voltato, e l’aveva vista: Bellatrix si era allontanata di corsa, berciando e ridendo sguaiatamente, i capelli corvini che le rimbalzavano sulle spalle. Mosso da un nuovo, incontenibile impeto, il ragazzo si era liberato dalla presa che lo tratteneva ed aveva preso ad inseguirla. Remus aveva sobbalzato e lo aveva guardato, attonito, per un secondo. Aveva cercato dentro di sé la forza di reagire e corrergli dietro, ma all’improvviso aveva notato qualcosa: jeans, una felpa viola, capelli rosso scuro. Sua figlia. Niky non aveva esitato e senza aspettare, senza riflettere, si era lanciata all’inseguimento di Harry. Qualcosa in Remus aveva urlato. Prima di rendersene conto, aveva iniziato a correre. Aveva allungato un braccio. L’aveva quasi raggiunta, quando un Mangiamorte era apparso di fronte a lui, bloccandogli la strada, e l’Auror non aveva avuto altra scelta che affrontarlo.
Niky aveva fatto del suo meglio per stare alle calcagna di Harry, ma sembrava che la rabbia e l’adrenalina gli avessero messo le ali ai piedi. Quando lo aveva raggiunto, il ragazzo era già impegnato in una furiosa battaglia con Bellatrix Lestrange. Gli schiantesimi erano tanto potenti da lasciare dei solchi nei muri di pietra. Niky si era precipitata a dare una mano all’amico, ma una strega con indosso una maschera da Mangiamorte l’aveva attaccata, allontanandola a colpi di bacchetta da Harry. La ragazza si era difesa, parando, attaccando a sua volta, rispondendo colpo su colpo. Ma la Mangiamorte era più forte, e più che mai decisa ad eliminarla. «CRUCIO!» aveva gridato, e Niky era caduta a terra con un grido. Il dolore era tanto forte da impedirle quasi di respirare. «Crucio» aveva mormorato ancora la Mangiamorte, i suoi occhi privi di qualunque traccia di pietà. Il cuore di Niky batteva tanto forte che la ragazza aveva temuto sarebbe esploso. Aveva rivolto uno sguardo disperato ad Harry, e aveva scoperto che non erano più soli. Un uomo dal viso pallido e scavato troneggiava su di lui, ed era riuscito a disarmarlo. All’improvviso, da uno dei portali di pietra era apparso Albus Silente. Niky si era voltata: la Mangiamorte era scomparsa. La ragazza aveva chiuso gli occhi. Le ronzavano le orecchie. E all’improvviso, tutto era diventato nero.
 
Remus Lupin si precipitò nell’ampia sala del Ministero della Magia, seguito dagli altri Auror, e si guardò attorno allarmato. Harry giaceva tra le braccia di Silente, privo di sensi, ma sembrava illeso, anche se molto malconcio. Una folla di curiosi, tra cui un attonito Cornelius Caramel, si stava radunando attorno a loro, e la sala risuonava di mormorii ed esclamazioni colme di sgomento. Ma Remus non vi prestò attenzione. Setacciò con lo sguardo la sala intera e rabbrividì, quando scorse una mano pallida fare capolino dietro una delle statue di pietra che si erano schiantate al suolo. La raggiunse di corsa, ed il suo cuore saltò un battito. «Niky!»
La ragazza, ancora riversa sul freddo pavimento scuro, aveva iniziato lentamente ad aprire gli occhi. «P-papà…?»
Il mago si gettò in ginocchio e la prese cautamente tra le braccia. «Niky!» ripeté, sgomento «Stai bene?»
Niky fece una smorfia. «S-sì, credo di sì… Cosa è successo?»
«Stavo per farti la stessa domanda» rispose Remus, aiutandola a mettersi seduta ed osservandola con attenzione, prendendole delicatamente il viso tra le mani: aveva i jeans strappati e qualche piccolo graffio, ma nulla di rotto.
Lei scosse la testa, strofinandosi gli occhi con la manica della felpa imbrattata di polvere. Stava per rispondere, quando Tonks apparve alle loro spalle. «Remus, Moody vuole che leviamo le tende. Si sta facendo troppo affollato, qui»
Lupin annuì, e si voltò verso la figlia «Ce la fai a camminare?»
La ragazza annuì, alzandosi cautamente in piedi, sorreggendosi a lui. Il trio si affrettò a sgattaiolare via, e l’Ordine fece ritorno a Grimmauld Place.
 
Niky sollevò lo sguardo sulla porta della camera che condivideva con il padre, indecisa sul da farsi. Erano passate due ore da quando avevano fatto ritorno al quartier generale, e da allora Grimmauld Place era stata in continuo subbuglio. Lupin le aveva ordinato di andare a riposare insieme ad Harry, Ron, Hermione e i ragazzi, in modo che potesse riprendersi, e si era chiuso in camera. Niky non aveva alcuna voglia di riposare, e tutta la voglia di domandare a suo padre come stesse in quel momento. Le pessime scelte che aveva compiuto nelle ultime ore avevano convinto Niky che Remus non avesse alcuna voglia di vederla al momento, ma la ragazza sapeva di essere l’unica a saper davvero comunicare con lui. Così si fece forza, e bussò piano. «Papà?»
Nessuna risposta. Niky trattenne il fiato, ed aprì piano la porta, sbirciando all’interno.
Remus era seduto sul bordo del letto a testa bassa, la schiena rivolta verso l’uscio. La ragazza entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Il mago sobbalzò e si voltò di scatto, evidentemente colto di sorpresa.
Alla vista del suo volto bagnato di lacrime, il cuore di Niky sembrò andare in pezzi. La ragazza si affrettò a sedersi accanto a lui sul letto. «Papà…» mormorò, posandogli delicatamente una mano sulla spalla.
Remus posò una mano su quella di lei e la strinse dolcemente, rivolgendole un sorriso triste.
Lei lo guardò, addolorata: non aveva mai visto piangere suo padre prima di allora, ed era una vista straziante, perfino peggiore di quando rientrava a casa il mattino dopo un plenilunio, sfinito e a volte sanguinante, e crollava sul suo vecchio materasso malconcio dove dormiva per quasi tutta la giornata. In quelle occasioni, però, Niky sapeva cosa fare. Aveva chiesto a Madama Chips di insegnarle i rudimenti di pronto soccorso, specializzandosi nell’eseguire semplici medicazioni e bendaggi, e il professor Silente e la professoressa McGranitt fingevano di non notare i gufi del castello che per tre giorni, una volta al mese, lasciavano il castello con dei piccoli pacchi tra le zampe, contenenti le vivande che Niky sgraffignava dal tavolo dei banchetti della Sala Grande. Ma questa volta, era tutto diverso. Questa era una situazione alla quale nessuno avrebbe potuto essere davvero preparato. Avrebbe voluto stringerlo tra le braccia, consolarlo, dire qualcosa…
Come sempre, però, Remus lesse il suo pensiero come carta stampata. «Che succede, Niky?» domandò piano. Sembrava esausto, e la sua voce era a malapena udibile.
Lei avvampò, rimproverandosi per averlo fatto preoccupare per lei perfino in quel momento tanto delicato. «Non è niente… Scusa…» si affrettò a rispondere.
«Mi dispiace» si scusò il mago, rivolgendole un debole sorriso «Non avrei mai voluto che mi vedessi così…»
La ragazza scosse la testa «Non essere sciocco… Hai tutto il diritto di -» La voce le morì in gola: Remus era scoppiato in lacrime, la testa fra le mani e il capo chino.
In un secondo, l’insicurezza di Niky svanì come sabbia al vento. Gli gettò le braccia al collo e lo strinse a sé, lasciando che singhiozzasse sulla sua spalla.
Lui la abbracciò forte. «N-non posso… credere… che se ne sia andato…» mormorò, la voce rotta dal dolore, che sembrava soffocarlo.
La giovane strega prese a carezzargli dolcemente i capelli striati di grigio, lasciando che si sfogasse. Non riusciva a credere che Sirius non ci fosse più e forse non voleva nemmeno accettarlo. Era certa che da un momento all’altro avrebbe fatto il suo ingresso nella stanza, pronto come sempre a divertirla con il racconto di una delle tante avventure che aveva vissuto da giovane ad Hogwarts in compagnia di suo padre e James, prendendo affettuosamente in giro Remus per il buonsenso che aveva sempre dimostrato. Ma Sirius non sarebbe tornato. Mai più.
Remus, completamente abbandonato tra le braccia della figlia, era scosso da forti singhiozzi. Aveva cercato di controllarsi il più possibile, ma non riusciva più a contenere le sue emozioni. Sollevò piano lo sguardo sulla ragazza e scosse la testa «Perdonami…» si scusò, imbarazzato «Di certo anche tu starai soffrendo…»
Alla mente di Niky apparve un flash. Un sorriso malandrino, due occhi pieni di entusiasmo e bontà, nonostante le occhiaie scure. “Niky, la mia nipotina preferita”. Si asciugò in fretta le lacrime che le avevano riempito gli occhi, e scosse la testa. «Ti prego, non chiedermi scusa… Va bene, davvero… Manca molto anche a me… N-non posso credere che… che… -»
Il mago annuì. Si asciugò il viso, e raddrizzò la schiena, guardandola in volto. «Per poco non ho rischiato di perdere anche te»
Lei si irrigidì. Sapeva che avrebbero dovuto affrontare l’argomento prima o poi, ma l’aveva comunque colta di sorpresa. «Papà, io non -»
«Come ti è saltato in mente di correre dietro ad Harry in quel modo?» domandò Remus arrabbiato «Volevi farti uccidere?»
La ragazza sobbalzò: non era abituata a sentire suo padre usare un tono così duro. «Harry voleva affrontare Bellatrix da solo, papà!» si difese «Non potevo lasciare che andasse da solo, gli sarebbe potuta capitare qualunque cosa!»
«Lo stesso vale per te!» ribatté lui, secco.
Niky fece una smorfia spazientita «E cosa avrei dovuto fare, lasciarlo morire?»
«Avresti dovuto lasciare che ci pensassimo noi!» ruggì lui, alzandosi in piedi.
La giovane strega impallidì e si affrettò a rimettersi in piedi a sua volta, indietreggiando. «L-lo so, ma -»
«Quante volte ti ho detto che devi pensare, prima di buttarti a capofitto nelle cose?»
Niky fece per ribattere, ma lui alzò la mano per intimarle di tacere «Non voglio sentire un’altra parola!»
In quel momento, qualcuno bussò alla porta.
«Avanti…» borbottò il mago.
Arthur Weasley fece timidamente capolino dentro la stanza. «Ehm, scusate il disturbo. Alastor ha indetto una riunione straordinaria dell’Ordine. So che è un brutto momento, ma date le circostanze…»
«Sarò dei vostri» assicurò Remus serio.
Il signor Weasley annuì e si avviò.
Niky fece per seguirlo, ma suo padre la fermò, afferrandola piano per un braccio «Dove credi di andare?»
Lei impallidì «Beh, io…»
«Resta qui in camera, e non provare a uscire» disse il mago in tono severo «Pensa a quello che hai fatto e alle pessime scelte che hai compiuto oggi. Quando tornerò faremo un bel discorso, noi due…» E se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle.
Niky si sedette sul letto, più affranta che mai. Aveva sperato di poter aiutare suo padre, ma ora era furioso, oltre che triste. Si sdraiò sul suo letto ed abbracciò il cuscino di Remus, in cerca di conforto. Gli avvenimenti della giornata le pesavano improvvisamente sul petto, provocandole un dolore perfino peggiore di quello provato con la Maledizione Cruciatus. Cercando di scacciare la terrificante immagine della Mangiamorte dalla mente, Niky chiuse gli occhi, abbandonandosi al ricordo di Sirius, alle lacrime e alla stanchezza.
 
Remus salì le scale in silenzio, sbadigliando. La riunione era durata diverse ore, e tutti i membri dell’Ordine erano sfiniti. Quando entrò in camera, Remus trovò sua figlia, profondamente addormentata dal suo lato del letto, con il suo cuscino tra le braccia. La guardò per un momento, pentendosi all’istante di essere stato tanto brusco con lei. «Mi dispiace, tesoro…» sussurrò piano, poggiandole delicatamente una coperta sulle spalle. Si cambiò d’abito e si coricò accanto a lei, osservando i capelli rossi scivolare sul cuscino e ascoltando il suo respiro regolare, e si addormentò a sua volta, stremato.
 
Erano circa le tre del mattino quando Niky si svegliò. La luna calante segnava una pallida falce contro il cielo scurissimo. La ragazza si voltò, cercando suo padre nel buio, e lo vide. E lo sentì. Remus stava chiaramente avendo un incubo: si agitava nel sonno, gemendo e lamentandosi, la fronte imperlata di sudore.
«Papà? Papà, svegliati!» lo chiamò lei, prendendolo tra le braccia «È solo un sogno, papà. Svegliati, per favore!»
Dopo una lunga lotta, finalmente il mago aprì gli occhi. Balzò a sedere e si guardò attorno tremando, disorientato e spaventato.
Niky accese la piccola lampada sul comodino, e scrutò il viso pallido di lui. «Ehi… Stai bene?» gli domandò cautamente, poggiandogli una mano sulla spalla.
Lui annuì, ancora scosso.
«D’accordo… Allora perché non ci rimettiamo a dormire?» propose la ragazza, in tono pacato «Hai bisogno di riposare…»
«Anche tu…» rispose piano lui. Si coricò lentamente ed aprì le braccia, guardandola con dolcezza.
Niky sorrise e si sdraiò accanto a lui, accoccolandosi tra le sue braccia.
Lui la strinse forte, e la giovane strega chiuse gli occhi, respirando profondamente il suo odore, quel misto di foglie di tè, sapone e pagine di vecchi libri, che la faceva sempre sentire a casa. «Mi dispiace» sussurrò «Mi dispiace tanto, papà…»
Remus annuì «Shhh, lo so… è tutto a posto…» assicurò dolcemente, carezzandole i capelli e la schiena «Dispiace anche a me… Non avrei dovuto arrabbiarmi in quel modo…»
La ragazza scosse la testa «So cosa provi» gli assicurò, sollevando lo sguardo su di lui «Ho pensato molto a quello che è successo, come hai detto tu… E… Se avessi fatto quello che ho fatto io, e ti fosse successo qualcosa, io… Non so cosa avrei fatto…» ammise.
Lui annuì «Sono così felice che tu sia qui…» sussurrò, stringendo la figlia a sé.
«…Papà…?»
Remus abbassò lo sguardo sul suo viso. Calde lacrime avevano preso a correrle lungo le guance.
«Papà… È stata colpa nostra?» domandò lei, con voce tremante.
Il mago sgranò gli occhi «Che vuoi dire?»
Niky singhiozzò «N-Noi… siamo andati al Ministero… d-da soli…» disse «S-sapevamo che era sbagliato, m-ma Harry aveva avuto una visione… V-Voldemort – noi- … Credevamo che Sirius fosse in pericolo, pensavamo che non ci fosse tempo…»
Lui la ascoltò in silenzio, un’espressione addolorata sul viso.
«S-se vi avessimo chiamati, a-avremmo saputo che Sirius stava bene…» pianse Niky, disperata «V-voi non avreste dovuto salvarci… E – E Sirius… S-Sirius sarebbe -»
Remus scosse la testa. Si sedette sul letto, e quando lei lo imitò, le posò le mani sulle spalle. «Non dirlo.» la fermò, serio «Non pensarlo nemmeno per un istante. Non è stata colpa vostra. Il Signore Oscuro ha distorto la mente di Harry, voleva attirarvi in trappola… Non è stata colpa vostra… Sirius sapeva a cosa stava andando incontro, quando ha accettato di combattere contro Voldemort. Tutti noi lo sapevamo, l’Ordine è stato fondato ben prima che voi nasceste… Non è stata colpa vostra…» assicurò in tono dolce ma fermo, prendendole il viso tra le mani. L’attirò in un abbraccio e la strinse forte, baciandole piano la fronte «Non è stata colpa tua…»
Niky si abbandonò tra le sue braccia, singhiozzando disperata. Dopo alcuni, lunghi minuti, finalmente riuscì a calmarsi abbastanza per dare voce al dubbio che la tormentava: «A-allora… tu… non mi odi?» domandò con un filo di voce, incapace di nascondere la sua disperazione.
Il mago la abbracciò con più forza, come se cercasse di avvicinare il suo  cuperché sentisse quello che provava senza l’impedimento delle parole «Certo che no, tesoro…» sussurrò «Ti voglio bene, Niky, con tutto il mio cuore…»
Lei singhiozzò forte, stringendosi a lui «T-ti voglio bene anche io, papà…!»
Remus annuì e prese a cullarla teneramente tra le braccia, lasciando che si sfogasse. «Shh, shh…» sussurrò, carezzandole la schiena «Va tutto bene, ora… Ci sono io…»
La ragazza annuì «Non ti lascerò mai, papà» assicurò tra le lacrime, una volta che ebbe ripreso fiato «T-te lo prometto, non ti lascerò mai. Staremo sempre insieme, te lo prometto!»
Lui annuì, baciandole piano il viso «Certo, tesoro… Per sempre…» La cullò tra le braccia ancora per qualche istante, poi sorrise, asciugandole il viso con le dita «Coraggio, faremmo meglio a riposare un po’, adesso…»
Niky annuì a sua volta «O-okay…» Tirò su con il naso e si fregò gli occhi con il dorso della mano «… Posso restare nel tuo letto? Solo per stanotte?»
Remus sorrise, posandole un bacio sulla punta del naso «Certo. Avanti, vieni…»
Lei sorrise, raggiante, e si accoccolò di nuovo tra le sue braccia, dopo essersi infilata sotto le coperte. «Grazie. Ti voglio bene… Buona notte, papà…»
Remus sorrise «Ti voglio bene anche io… Buona notte, lupetto…»
   
 
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