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Autore: AndreMCPro    22/03/2022    2 recensioni
E se gli anime, i manga, i libri e i videogiochi non fossero pura fantasia? E se i creatori di tutti questi fossero stati ispirati da qualcos'altro? Immaginate: se esistono infiniti universi, non potrebbero essercene alcuni in cui tutte queste cose, che secondo noi sono frutto della fantasia, esistono davvero? Ma questo vale anche per le fanfiction, milioni di mondi paralleli a quelli delle opere originali.
Tempo fa, io e mio fratello ci siamo trovati coinvolti nel compimento di una delle nostre stesse storie. Ma il nostro viaggio non è ancora finito, e così, dieci mesi dopo, qualcosa succede... e siamo richiamati in quel mondo per intervenire.
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Herobrine, Notch, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Alternative Dimensions'
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Alternative Dimensions
La Guerra del Cosmo

Cap.1 – Strani Sogni

Giorni di estate… Giorni passati al mare, con feste, bevute e serate in discoteche o sala da ballo, ma di certo non seduto su di un divano ad annoiarmi.
Di tanto in tanto provo a tirare fuori mio fratello dalla sua tana, e di tanto in tanto ci riesco.
Purtroppo il mio fratellino è un po’ fissato con quel pc. Da una parte lo capisco, la timidezza è una brutta bestia, ci sono passato, ma vedo nei suoi occhi anche la voglia di vincerla in qualche modo, e se non gli do’ una mano io chi lo farà?
In verità mi fa pena, aiutato dal fratello più grande. Che brutta fine finire protetto dalla mia ala… Si, a tal proposito, meglio mettere il deodorante… Per fortuna che ha un piccolo gruppo di amici e di tanto in tanto riesce a scappare dalle mie grinfie.
Quel giorno, per sua fortuna, siamo usciti ognuno per conto proprio, lui con il suo gruppo e io con la mia banda di matti preferita che comprende mio cugino che, come Andrea, mi capisce al volo e insieme non raggiungiamo la maggiore età “mentale”... non so se mi spigo.
Una bevuta, e poi passiamo quasi l’intera giornata a girare. Raggiunta la sera ci ritiriamo, e io decido di raggiungere altri amici, poco raccomandabili, con cui vado a ballare in un locale. Anche lì si beve e ci si scatena, fino a quando non si fanno le due di notte e giustamente si va a fare colazione. Sì, colazione, perché no? In fondo, cosa c’è di meglio di un bel pezzo di pizza rossa o con le cipolle... o una bomba alla nutella?
Sta di fatto che un po’ per la distanza, un po’ le chiacchiere -il tempo che diventa parecchio relativo quando si sta in compagnia e ci si diverte- si fanno le quattro di notte ora che riesco a infilare le chiavi di casa nel portone, completamente sobrio... anche perché dopo due ore dall’aver bevuto, ballando e mettendo qualcosa sotto i denti l’alcol non è più un problema, ma lo diventa Morfeo, che sleale com’è ti si affianca durante il viaggio di ritorno a casa, ti fa posare la testa ovunque e rilassare i piedi e tu lotti con tutte le tue forze per arrivare a casa intero. Per quella notte vinsi io, e il premio fu il mio caldo e storico letto. La prossima volta meglio ritirarsi prima, ci sono troppe curve da fare.
Inutile dire che l’ultima cosa che feci fu posare la testa sul cuscino. Non feci in tempo a coprirmi con le coperte.
 
Quello che successe dopo fu alquanto strano. Riaprii gli occhi in riva a un lago su quella che sembrava essere una piccola vallata tra i monti. Sentii qualcosa di strano nell’aria: puzza di bruciato. Mi voltai, e vidi del fumo nero alzarsi dietro le montagne. Mi avvicinai a quella cresta. raggiunto la cima mi resi conto che quel luogo non era altro che un lago montano, e nella vallata un villaggio stava andando a fuoco. Un attimo dopo era su quello che doveva essere l’ingresso del villaggio. Alcuni dei soccorritori mi fissarono con aria allarmante, e due di loro estrassero le spade intimoriti, ma la mia attenzione era altrove: quelle fiamme e la loro origine. La distruzione che portavano era troppa. Qualcosa le rendeva più grandi, più calde e più distruttive, e per quel piccolo villaggio era tardi, ormai le abitazioni erano troppo danneggiate. L’unica cosa che si poteva fare era delimitare le fiamme, evitando che raggiungessero la foresta alle spalle del villaggio. Mi mossi in quella direzione, distesi la mano e la terra si aprii davanti a me, circondando il villaggio. Prima di concludere il lavoro, un urlo tra le fiamme mi interruppe, e una freccia mi trafisse il braccio. Solo allora mi resi conto di essere come un fantasma. Credo di non aver smaltito poi del tutto quei tre cocktail...
Un altro urlo, e poi un crollo. Mi mossi verso di loro, chiunque essi fossero. Le fiamme mi avvolsero senza recarmi danno. Raggiunsi i due sopravvissuti: una ragazza dagli splendidi occhi verdi e un bambino con occhi azzurri e una gamba ferita. Lei mi fissò, e nonostante il terrore afferro un pezzo di legno e lo puntò verso di me. Stesi la mano e glielo tolsi via, per poi chinarmi sul bambino, ma lei si pose davanti come un muro, la fissai, poi un cerchio sul suo petto si accese: Vinculum. La donna si accasciò a terra, incapace di muoversi. La superai. Il bambino terrorizzato mi vide avvicinarmi impotente. Stesi la mano.
Un altro cerchio, Sanum, e la sua gamba inizio a guarire. Il giovane mi iniziò a fissare sbalordito. La ragazza si voltò, liberata dal mio cerchio, e rimase stupita con lui. Mi rialzai, e un ulteriore crollo mise in pericolo i giovani. Con entrambe le mani evocai un cerchio di Vinculum più grande per bloccare le macerie, poi tesi la mano verso l’esterno. Un ulteriore cerchio, Aer, scatenò una bufera che aprì un passaggio fin fuori il villaggio, spostando macerie e aprendo varchi nel fuoco lungo il suo passaggio. Poi mi voltai verso i giovani e li invitai ad andarsene, ma la mia voce sembrò incomprensibile perfino a me, cosi utilizzai ancora una volta i cerchi: Motus, sospingendoli verso l’uscita, e Iter, per indicar loro la strada.
Prima di andare la giovani si volto, mi guardo ancora una volta negli occhi, senza più paura, e disse semplicemente «Grazie, Signore Innaturale», per poi scappare con il bambino verso la salvezza. Le macerie ancora sospese in aria crollarono, e il varco tra le fiamme si richiuse dietro di loro.
“Signore Innaturale”… perché chiamarmi cosi? Non capisco.
Mi voltai, e vidi l’origine dell’incendio: un nodo di Ignis corrotto fuori posto, e un cristallo rosso come catalizzatore dell’energia. Distrussi il cristallo e poi anche il nodo, chiaramente piazzato lì da qualcuno visto che non era in grado di ricaricarsi.
Ora bisognava solo spegnere le fiamme, finalmente tornate normali. Vidi una torre, e un attimo dopo ero lì. Un bel acquazzone era quello che ci voleva. Anzi, perché non una bella tempesta?
Il cerchio Tempestas si apri sopra di me, ed ecco che nubi cariche d’acqua iniziarono a raggrupparsi sopra il villaggio ricoprendolo come un cappello. Si sentì un tuono, ed ecco che un acquazzone iniziò a indebolire le fiamme.
Il mio compito è finito. Le persone sono in salvo, e il villaggio potrà essere ricostruito molto presto. Solo due pensieri mi rimangono nella testa: chi ha voluto distruggere questo villaggio? Ma soprattutto…
Feci apparire uno specchio nella mia mano destra. Alzai il braccio e mi guardai. Quello che vidi fu un paio di occhi viola che mi spaventarono…
 
Mi sveglio il giorno dopo tutto sudato con la sveglia che suona... e mio fratello che mi fissa dalla porta.
«Buongiorno!» mi dice Andrea guardandomi.
«Buongiorno…» rispondo io strofinandomi gli occhi.
«Fatto tardi ieri, eh?» riprende.
«Lo stai chiedendo o affermando?» ribatto, scocciato.
«Lo dicono le occhiaie che hai» e se ne va ridendo.
Già, devo avere una brutta cera se se n’è accorto pure lui… Se poi ripenso al sogno strano che ho fatto… Ancor più strano, poi, che io mi ricordi di un sogno.
  
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