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Autore: AndreMCPro    09/04/2022    1 recensioni
E se gli anime, i manga, i libri e i videogiochi non fossero pura fantasia? E se i creatori di tutti questi fossero stati ispirati da qualcos'altro? Immaginate: se esistono infiniti universi, non potrebbero essercene alcuni in cui tutte queste cose, che secondo noi sono frutto della fantasia, esistono davvero? Ma questo vale anche per le fanfiction, milioni di mondi paralleli a quelli delle opere originali.
Tempo fa, io e mio fratello ci siamo trovati coinvolti nel compimento di una delle nostre stesse storie. Ma il nostro viaggio non è ancora finito, e così, dieci mesi dopo, qualcosa succede... e siamo richiamati in quel mondo per intervenire.
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Herobrine, Notch, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alternative Dimensions'
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Alternative Dimensions
La Guerra del Cosmo

Cap.2 – Dieci mesi
 
«Vuoi staccarti da quel maledetto pc o ti devo staccare la corrente?» borbotta mio fratello dalla sala da pranzo, e a malapena lo sento.
«È un portatile, non mi cambia niente» gli rispondo un po’ scocciato.
«Ma vieni con me a farti un giro e prendi un po’ di ossigeno, altrimenti inizio a chiamarti sangue blu» replica arrivando in camera mia. «E comunque se stacco la corrente faccio in modo che rimane staccato per due ore, poi voglio vedere se non ti cambia qualcosa»
«Devo venire per forza, insomma» lo guardo, molto innervosito. Odio quando fa’ così.
«No assolutamente, sei libero di fare quello che vuoi. Mi comporto solo di conseguenza» risponde lui, alzando il mento come a dire “meglio che vieni di tua spontanea volontà”. Cosa che ad essere del tutto sinceri mi fa’ arrabbiare ancora di più.
«Lascialo perdere, che deve studiare!» lo riprende mia madre, rientrata in tempo per percepire la minaccia.
«Ha già fatto, può venire benissimo a farsi un giro in bici con me, una volta ogni tanto che non piove di domenica»
«Si, certo, venire dietro a te vuol dire rimanere senza polmoni dopo un chilometro» rispondo secco.
«Esagerato… allora tu in bici e io a piedi, dai, su» replica di nuovo, ma lo ignoro completamente.
«Se non ha voglia lascialo stare» risponde nostra madre. Dopo poco sento la porta di casa chiudersi ed ecco arrivare mamma in camera che si ferma sulla porta e mi guarda.
«Non mi andava, fa caldo, e poi voglio finire questa cosa»
«Lo sai che lo dice per te, e comunque gli fa piacere averti in torno» mi incalza lei. A queste parole mi infastidisco ulteriormente ma evito di rispondere.
«Va bene, io vado nel pollaio a vedere se rimedio qualche uova. Tu vedi di uscire da questa stanza a prendere un po’ di aria»
«Si…» sospiro, e senza attendere oltre abbasso lo schermo del portatile. Tra tutti e due mi hanno fatto passare la voglia. La seguo fuori e mi siedo sulla panchina fuori casa, all’ombra.
Il nostro cane, Stella, come al solito inizia a saltare addosso a nostra madre alla ricerca delle sue mani. Ne è talmente ossessionata che per farla smettere deve nasconderle. Mamma apre il cancelletto, entra nel pollaio e poi chiude subito, impedendo a Stella di proseguire. Lei tanto per cambiare vede me e si avvicina in cerca di qualche carezza, così mi metto a giocare un po’ con lei.
Il sole alto e il caldo afoso mi ricorda quello nella piazza di Enderia. Già, è un po’ che siamo tornati da quel mondo, e da allora io e mio fratello non ne abbiamo più parlato… si, insomma, tranne qualche appunto delle sue impressioni riguardo ad alcuni eventi di cui io non ero a conoscenza, giusto per aggiungerli alla storia. Prendiamo, ad esempio, quello del rapimento di Ettore da Vulcan City per liberare Seth. È stato lì, all’ombra, ed ha assistito a tutta la scena tra i due piccioncini, per poi prendere il povero Ettore alle spalle con un colpo in testa. Il tutto senza vergogna… mi viene da ridere solo a pensarci.
«Stella, ferma!» Le intimo alzandomi: aveva approfittato della mia distrazione per saltarmi addosso e quasi farmi cadere, e adesso mi guarda come a dire “giochi con me o no?“
Io invece continuo a pensare a quella strana banda di amici che abbiamo lasciato a Minecraftia… mi piacerebbe tornare da loro, ma abbiamo fatto il nostro tempo, e loro ormai non hanno più bisogno di noi.
Un colpo di vento, e ad un tratto sembra che una voce mi chiami alle mie spalle. Mi volto stranito ma non c’è nessuno.
Eppure mi era sembrata una voce… penso. Mi volto di nuovo e faccio uno scatto all’indietro.
«E tu quando sei arrivato?» chiedo a Massimo con un sussulto.
«Indovina!» e mi sorride con occhi spalancati, soddisfatto di avermi spaventato.
«E che ne so io? Dovevi andare a correre!»
«Esatto, ma senza fascia e cardiofrequenzimetro dubito che registrerò qualcosa» in altre parole ha dimenticato qualcosa ed è tornato indietro, come al solito.
«Per un momento credevo…» ma lui entra ed esce senza sentirmi, riprende la bicicletta e parte.
Rientro dentro a prendere un bicchiere d’acqua tempo di riempirlo e bere, e nel momento di posarlo risento quella voce, ma in cucina non c’è anima viva.
Il cado mi gioca brutti scherzi, oggi. Io resto al fresco. E torno in camera
Nel andare passo di fronte la camera di mio fratello, e lì sul suo letto c’è il “libro” stampato: un insieme di fogli rilegati insieme con tutti i dettagli della nostra prima avventura. Un colpo di vento lo apre, e quello si ferma su una pagina.
Non sono solo io che ha nostalgia allora… Prendo il libro e noto che si è aperto al capitolo 49, dove parla dell’apparizione di Marco, e tra le parole ad un tratto la frase “dovrete ritornare in questo mondo” si illumina per un attimo come fosse evidenziata.
«Ok, questo è strano…» commento ad alta voce
«E non hai visto ancora niente!» replica Massimo, entrando di corsa in camera con il fiatone.
«Che hai dimenticato, questa volta?» gli chiedo, ma lui si avvicina e alza la mano.
«Guarda» e mi indica l’anello con gli occhi.
«È il tuo anello, quindi?» poi spalanco gli occhi quando noto la stessa luce che lampeggia, e gli occhi che si chiudono lentamente. Lui vede il libro, lo prende e nota le parole che si illuminano.
«Ok anche questo è strano. Che diamine succede? Non mi sembra di aver battuto la testa»
«No, vedo la stessa cosa, e ho sentito anche una voce, prima ma non ho capito di chi fosse»
«Marco» risponde secco lui, fissandomi «Ricordi quello che disse nel tempio? Se avessero avuto bisogno di noi, quest’anello avrebbe funzionato come richiamo. Qualcuno ci chiama dall’altra parte… ma come facciamo a tornare, adesso?»
Estrae l’anello per guardare all’interno, forse per controllare se ci sono delle istruzioni o qualcosa del genere.
«Io credevo che avessi deciso di dimenticare tutta quella storia» commento.
«Dimenticare? Perché? Ho degli amici, lì, a cui tengo»
«E perché non ne parlavi?»
«Perché sono, o per lo meno ero, convito che non saremmo più tornati lì. Mancano anche a me, ma parlarne non mi aiutava, così ho deciso di voltare pagina…» E si ferma a guardare il libro, rendendosi conto della battuta involontaria e trattenendo una risata. Poi torna a guardare me. «Ho degli amici anche qui, non mi sembrava giusto che li accantonassi. Non li ho visti per cinque anni e più, così ho provato a recuperare… ma adesso?»
«E che ne so io? Dammi l’anello, fammi vedere un po’…» chiedo a Massimo, che dopo un attimo me lo porge… ed ecco l’assurdo: Appena lo tocco questo si illumina di viola. Scintille rosse iniziano a pervadere la sua struttura, che si allarga sempre più e si scalda tanto da costringermi a lasciarlo cadere. Prima che possiamo renderci conto di quello che succede l’anello si ingrandisce tanto da ritrovarci ampiamente al suo centro, e una sorta di vortice ci attira e blocca al centro. Io e Massimo ci mettiamo di spalle e cerchiamo di uscire, ma inutilmente; siamo divenuti come due poli magnetici opposti, e siamo bloccati. La stanza inizia  girare, e enormi occhi appaiono intorno a noi. Questi, a differenza di quelli dell’anello, continuano ad aprirsi l’uno dopo l’altro. La stanza cambia aspetto e colore, ed un attimo dopo della nostra camera da letto non resta più nulla.
 
***
 
Tre giorni…
Tre giorni di viaggio a vuoto. Sud, ovest, nord, sud poi est e adesso di nuovo nord. Inizio a credere che questi tre non abbiamo la più pallida idea di dove stiano andando… Eppure, quella volta, il Primario dell’Ordine mi parlò di questi tre esseri come un gruppo formidabile… E l’unica strada percorribile per raggiungere il Tempio del Richiamo.
A distanza di tre anni ancora capisco perché lo confidò a me, che non sono nemmeno un semplice apprendista. Ero solo andato a fare una consegna per conto di mia madre…
Quello che so per certo è che il Primario e mio padre erano amici, solo che le sue parole continuano a non avere senso… come fa un vecchio tempio abbandonato in una foresta sperduta ad essere “luce di speranza quando l’oscurità incombe”?
«Hey, Ermenegildo, a cosa pensi? Su, non restare indietro, o ci metteremo più tempo del previsto ad arrivare!»
Alzo gli occhi e guardo il tipo di fronte a m,e impugnando la mia spada.
«Ah, ma allora mi senti! Sono dieci minuti, ormai, che parlo da solo»
«Sono tre giorni che GIRIAMO A VUOTO. Non avete la più pallida idea di dove stiamo andando, dì la verità!» rispondo, secco e molto irritato.
«Calmati, ragazzo, non serve a niente agitarsi così! La calma è la virtù dei forti!» e alza leggermente il mento piantando a terra il suo strano bastone… o meglio, ramo germogliato.
«Non ho tempo! Ve l’ho già detto che è urgente e che devo trovare al più presto quel tempio! Se li c’è qualcosa che può aiutarmi a trovare mio padre voglio arrivarci il prima possibile!»
«Beh, ragazzo mio, tu non hai la più pallida idea di quello che troverai li dentro, e sarà alquanto divertente vedere la tua faccia quando il tempio sarà attivato!»
Un istante dopo un tonfo e un lamento attirano la nostra attenzione. Corriamo verso la direzione del suono, ed ecco l’enderman che aiuta lo zombi a rialzarsi.
«Tutto bene, Dave?»
Questo alza la testa e torna a giocare con il suo giochino assurdo. Bart si volta e accenna a un sì, alzando le sue nere spalle.
Come abbiano fatto a sopravvivere per tutti questi anni è ancora un mistero. Mio padre li chiama “L’Allegra Brigata”, e nonostante nel gruppo ci siano un enderman e uno zombi, sono lasciati liberi di partecipare a eventi e passare alcune notti nelle città del regno. La gente ovviamente gli gira a largo un po’ intimorita, ma mai nessuno li ha scacciati. O almeno questo accadeva prima che si scatenasse la guerra… da allora non li ho più visti in giro. Anzi sono stato parecchio fortunato a trovarli.
«Hey, Enzo, ci sei?»
«Ti ho detto che non mi chiamo così, e poi perché continui a cambiare nome?» rispondo alzando la voce.
«Ho la memoria corta, scusa» risponde sorridendo.
«Mi chiamo Ezio! Possibile che non riesci a ricordare quattro stupide lettere messe in croce?» e avanzo irritato, al che l’enderman mi si para davanti, al quanto innervosito dal mio atteggiamento.
«No, tranquillo Bart, colpa mia. Hai un bel caratterino, ragazzo. Abbi pazienza, l’ho fatto di proposito per distrarti. guarda dove è caduto Dave»
Guardo nel buco, e mi accorgo che è una sorta di galleria crollata che cammina sotto la foresta. Entriamo all’interno e la percorriamo per circa mezz’ora, per poi risalire ed uscire allo scoperto. Ed ecco, davanti a noi si para finalmente la grande piramide descrittami dall’allegra brigata alla nostra partenza tre giorni fa.
«Visto? Siamo arrivati! Ora dobbiamo solo entrare e raggiungere l’ultimo piano» Aggiunge l’uomo.
«Certo, cosi ci perdiamo anche lì dentro. No grazie» Attivo i razzi dello zaino e raggiungo la cima in pochi minuti. Poco dopo, con due teletrasporti, mi raggiunge anche il resto della squadra. Scendiamo le scale, ed eccoci in una stanza circolare con quattro strane colonne che sembrano delimitare il centro della stanza, occupato da quello che sembra essere un nodo d’aura puro. Prendo il taumometro e lo controllo. Come previsto, il nodo è puro e contiene in sé tutti gli elementi di base, tutti e sei in perfetto equilibrio. Poco più in là c’è una sorta di altare. I tre mi invitano a salirci, e da lì sovrasto tutta la stanza.
«Bene, ora vedremo se sei tu il prescelto della dea, giovane Ezio» il tipo mi porge il suo bastone.
«Non capisco, dov’è l’oggetto che mi aiuterà a trovare mio padre?» e prendo il bastone. Come lo tocco, questo si illumina per un attimo.
«Interessante. Con me non l’ha mai fatto, eppure mi permette di fare le cose più assurde!»
Io lo guardo spaesato. Continuo a guardarmi in giro in cerca di qualcosa, di un indizio, ma niente.
«Ora pensa al motivo per cui sei qui. Pensaci nel modo più intenso, e se le tue motivazioni saranno sincere la dea Terra ascolterà la tua richiesta e la esaudirà»
«Perché continui a nominare questa Dea? Esistono solo due dèi, entrambi maschi, ma non si fanno vivi su questo mondo da quasi dieci anni!»
«Ci sono cose che non sai, ragazzo. Fidati di me, e l’aiuto che otterrai sarà al di là delle tue aspettative. Anche se…»
«”Anche se” cosa? Dov’è il tranello?» replico, deciso.
«Diciamo che la tua pazienza verrà messa a dura prova, almeno finché non li accetterai per come sono»
«Controllare questi doni non può essere così difficile, e comunque non importa» mi volto verso la stanza e impunto il bastone. «Devo trovare mio padre e, soprattutto, capire cosa sta succedendo. Il perché di questa guerra»
Chiudo gli occhi, ed ecco una voce che mi pervade. Una voce che conosce il mio nome, calda e accogliente come di una madre. Apro gli occhi, e il bastone si è illuminato.
«Resta concentrato, ragazzo. Lasciati pervadere dalla sua luce. Credo stia funzionando»
Mi guardo intorno e noto che le fessure degli occhi si stanno aprendo. Chiudo di nuovo gli occhi, ed ecco la voce che mi chiama.
 
Giovane ragazzo…
Tu sarai il ponte fra i mondi.
Tramite te due giovani amici potranno tornare, e con loro le sorti di questo mondo potranno riequilibrarsi.
Sei disposto a divenire mio portavoce e ad essere la chiave per i mondi?
 
«Non so chi sei, Mia Signora, ma sento di potermi fidare di te… Io desidero solo poter trovare mio padre e mettere fine alla guerra. Sono pronto a donare la vita per questo»
 
Non sarà necessario, Ezio. Il tuo buon cuore è la chiave per migliorare questo mondo.
Farò di te una guida forte e sapiente, ma quel giorno dovrai rinunciare per sempre al mondo che conosci.
Accetti queste condizioni?

«Si, Mia Signora»
Alle mie parole una forte luce mi pervade, e una gemma bianca mi entra nel petto senza farmi del male. Quando riapro gli occhi vedo che un grande vortice si sta scatenando al centro della stanza, contenuto dai pilastri che sembrano generare una sorta di campo elettrico in mezzo a loro. Poi ad un tratto un fulmine. Il vortice si dissolve, e al centro tra i pilastri una sfera per metà nera e per metà rossa scarlatta si materializza.
Pochi istanti dopo i due colori si separano e iniziano a prendere sembianze umanoidi, fino all’apparizione di due personaggi che si guardano intorno spaesati. Abbandono il bastone, e con un salto scendo estraendo la mia spada.
 
«E voi chi siete?» intimo ai due alzando la voce, attirando la loro attenzione.
«Tu chi sei, piuttosto?» risponde quello con il mantello rosso e i guanti bianchi. «E metti giù quella spada!» Un suo semplice gesto e la spada mi scivola dalle mani, piantandosi a tutta velocità sulla parete e lasciandomi disarmato e incredulo.
  
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