Fumetti/Cartoni americani > Batman
Segui la storia  |       
Autore: My Pride    25/03/2022    2 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
It's like a big cliché Titolo: It's like a big cliché
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot [ 2510 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Bruce Wayne, Jonathan Samuel Kent, Kathy Branden

Rating: Verde
Genere: 
Generale, Slice of Life, Fluff
Avvertimenti: What if?, Slash
Blossom By Blossom: Jon all'ultimo anno delle superiori. Nessuno sa che é fidanzato, e appare Damian ai cancelli con una delle auto di Bruce. Reazione dei compagni di classe?
Quella volta in cui: "Cartina a rovescio"


BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Era iniziato con un maglione. Un semplice maglione blu, molto morbido, a collo alto e in pura lana che Jon aveva indossato praticamente tutto il giorno con un sorriso da un orecchio all'altro. Almeno finché non aveva scoperto che era un maglione Dolce & Gabbana e aveva quasi sputato il suo zabaione quando Kathy gli aveva mostrato il costo esoso di quel capo di vestiario.
    Aveva quindi provato, tutto con l'aria più scherzosa di cui disponeva, a dire a Damian che non aveva bisogno di regali così costosi e che gli bastava anche una cena da qualche parte, ma Damian aveva semplicemente replicato che il momento del corteggiamento era la fase più delicata di una relazione e che fargli quei regali era il minimo che avrebbe potuto fare. Jon era rimasto sconcertato, ricordandogli che si conoscevano da quand'erano ragazzini e che le regole del corteggiamento perfetto potevano anche essere evitate, però Damian era stato irremovibile e lui si era ritrovato più volte a fargli qualche pensierino di tanto in tanto. L'ultimo videogioco per xbax che era diventato praticamente introvabile, la prima edizione di "A Brief History of Time" sulla teoria cosmologica scritto da Stephen Hawking, i biglietti per la partita dei Meteors e una scorta di Earl Grey per tutta la famiglia che non avrebbero finito né in quella né nelle vite successive... tutte cose per cui Jon aveva fatto notare che spendere tutti quei soldi era troppo, soprattutto quando Damian aveva provato a regalargli una macchina per andare a scuola.
    Jon aveva subito stroncato quell'idea e gli aveva ricordato non solo che poteva volare, bensì che possedeva la jeep regalatagli due anni prima dai suoi genitori, ridendo al borbottio che Damian si era lasciato scappare quando gli aveva detto che anche suo padre aveva sempre corteggiato in quel modo le donne che frequentava; Jon gli aveva fatto notare che era meglio non seguire metodi alla Bruce Wayne e poi l'aveva attirato a sé per un bacio, riuscendo a fare in modo che nei mesi successivi Damian si desse una calmata con i regali... soprattutto perché Conner, il quale era andato a trovarlo all'appartamento, una sera se n'era uscito con la storia che Damian fosse praticamente il suo sugar daddy.
    L'imbarazzo di Jon era salito a livelli stratosferici quando il suo cervello aveva realizzato le parole del fratello, e aveva subito messo fine a quelle assurdità prima che potessero sfuggire di mano sia a lui che a Damian. Se si escludeva la famiglia, nessuno sapeva della loro relazione ed erano riusciti a tenere la cosa segreta per oltre un anno, anche se spesso gli amici di Jon cercavano in tutti i modi di coinvolgerlo e di spingerlo a buttarsi nella mischia quando uscivano, parole loro, per andare a rimorchiare. Che fosse bisessuale era di dominio pubblico e a volte Alan gli domandava chi fosse il suo tipo, ma Jon scrollava le spalle e, sorridendo, diceva semplicemente di avere una certa predilezione per i ragazzi dai capelli neri.
    Adesso che era praticamente all'ultimo anno, sembrava che quel suo cercare di starsene sulle sue non funzionasse più. Non con il suo circolo di amici, almeno. Tentava di svicolare ogni volta, di fingere di avere degli impegni o di dover aiutare i nonni alla fattoria nel fine settimana - a sua discolpa ammetteva che a volte lo faceva davvero -, ma stava cominciando a diventare piuttosto pesante e a volte balbettava nervoso e scappava a gambe levate. E quel che era peggio era che di tanto in tanto era così distratto che i suoi amici si accorgevano del suo comportamento, in particolar modo quando rispondeva a dei messaggi di Damian e sorrideva come un idiota alle risposte che si ritrovava poi a leggere. Era un vero e proprio idiota innamorato. Un idiota innamorato che in quel momento stava cominciando a sentirsi abbastanza infastidito dalle attenzioni che gli stava rivolgendo una certa biondina di sua conoscenza.
    «Mi stai fissando da una vita senza muovere un dito, Kat», esordì di punto in bianco Jon, scocciato. Solitamente l’amica era molto più discreta quando lo faceva, in particolar modo a causa del fatto che fosse telepatica e che avrebbe potuto leggergli nel pensiero in qualunque momento desiderasse - a Jon piaceva fingere che fosse abbastanza allenato da impedirglielo, o forse Kathy gli lasciava credere che fosse così -, quindi stava diventando piuttosto snervante avvertire i suoi occhi fissi sulla sua schiena mentre aiutava il comitato studentesco ad affiggere i manifesti per il Toga Party che si sarebbe tenuto da lì a pochi giorni. «Una mano sarebbe gradita».
    «Oh?» Kathy sbatté più volte le palpebre e finse di non essersene accorta, ridacchiando qualche momento dopo. «Sì, scusa. Ma è interessante».
    «Cosa?»
    «Il modo in cui stai cercando di aggiustare quella cartina da dieci minuti senza esserti accorto di un particolare».
Jon, dalla scala su cui si trovava, si voltò e abbassò lo sguardo verso di lei, inclinando il capo contro la spalla destra. «Cosa?» ripeté come un idiota, provocando l’ilarità della sua amica.
    «È al contrario, Jonno».
    Ci furono attimi di totale silenzio, attimi in cui si voltò ancora a guardare quella cartina e in cui il colorito del volto di Jon passò dal solito colorito rosato ad un rosso più intenso, finché il sangue non affluì abbastanza da arrossargli anche le orecchie; si sentì un idiota, anche perché l’amica lo stava osservando da un pezzo, ma non aveva avuto la decenza di dirlo prima. E la risata che proruppe dalle labbra di Kathy fu la proverbiale ciliegina sulla torta.
    «Non è divertente», disse Jon con un borbottio, provocando solo qualche altro sbuffo di risa alla ragazza.
    «Oh, dai, un po’ sì. A cosa stavi--»
    «Ehi! Jon-boy!» La voce squillante di Alan la interruppe e un ragazzo, alto e con i capelli neri tagliati talmente corti da confondersi con il colorito della sua testa, corse nella loro direzione agitando una mano, reggendo sotto braccio quelli che avevano tutta l’aria di essere un ammasso di lenzuola sgualcite. Jon non voleva nemmeno sapere da quale armadio della Confraternita le avesse tirate fuori. «Fratello, non indovinerai mai chi ha incontrato il tuo amico Alan mentre veniva qui…»
    «Ma sono pronto/a a scommettere che ce lo dirai presto», dissero in coro Kathy e Jon, mentre quest’ultimo, ancora un po’ imbarazzato, staccava la cartina per sistemarla nel verso giusto.
    «Ricordi Jake?» Alan lo disse in un tono così ovvio che Jon fu costretto ad abbassare lo sguardo su di lui per fissarlo dall’alto in basso, stranito.
    «Jake?»
    «Żebrowski. Terzo anno, Poli Sci».
    «Ah, sì». Jon lo ricordava vagamente, ma non aveva il cuore di smorzare l'entusiasmo di Alan. «Buon per te che lo hai incontrato».
    «No, no. Buon per te».
    «Cosa?»
    «Oh, no. Gli hai combinato un incontro», ridacchiò Kathy in maniera incontrollata, soprattutto nel vedere l’espressione sconcertata che si era dipinta sul volto di Jon. «Alan, sei...»
    «...grande, lo so. Non sopporterò un’altra festa in cui il nostro Jon-boy se ne sta solo soletto in un angolo».
    Jon gemette. Oh, Rao. «Alan, non ho bisogno di qualcuno con cui uscire, soprattutto non rimorchiato da te».
    «Niente storie, fratello».
    «Alan--»
    «No, no, no», cantilenò lui con un sorrisetto che la diceva lunga, e Jon fu tentato di scendere dalla scala e dirgli che, davvero, qualcuno con cui uscire lo aveva già, solo che sapeva quanto la stampa fosse bastarda e non voleva dare a quelle iene qualcosa su cui parlare per mesi e mesi. Sia per suo quieto vivere, sia per Damian stesso. Aveva visto quanto il Gotham Gazette vivesse per scoop del genere - i succosi dettagli sui Wayne e le loro relazioni fruttavano un sacco di attenzione -, e se si contava che Damian era il più giovane della famiglia... Jon rabbrividiva al solo pensiero. «Sarà al Toga, quindi mettiti qualcosa di carino anche tu».
    «Tipo il lenzuolo che hai sotto il braccio?» affermò Jon in tono sarcastico, roteando gli occhi mentre le risatine di Kathy erano ormai diventato il sottofondo della loro conversazione.
    «Divertente, Jon-Boy. Dagli una possibilità, il caro Alan qui presente lo fa per te».
    Jon si stancò di quella conversazione e si affrettò a scendere dalla scala - se fosse stato solo, molto probabilmente sarebbe volato via come una scheggia -, dimenticandosi persino di quella roba che stava appendendo pochi minuti prima mentre sbuffava tra sé e sé. «Senti, ho promesso a mio padre che sarei passato al Planet, ci vediamo, sì?» mise su il miglior sorriso che riuscì a trovare nel suo repertorio da ragazzone di campagna, ma Alan non mollò e gli andò comunque dietro, passandogli un braccio intorno alle spalle.
    Ci volle davvero tutta la calma di Jon - e anche un po' l'aiuto di Kathy - per riuscire a far desistere Alan riguardo il mandare un messaggio a Jake per chiedergli cosa stesse facendo o roba del genere, più di mezz'ora in cui Jon si era quasi lasciato scappare di essere fidanzato da tempo e in cui aveva quindi rischiato di bruciare quei mesi di completo silenzio. Avevano superato studenti che si affrettavano in classe per le lezioni pomeridiane, quelli che uscivano fuori per raggiungere la caffetteria e persino quelli che si erano soffermati a studiare sull'erba all'ombra degli alberi, e in tutto quel tempo Jon aveva dovuto mordersi le labbra per non sbottare qualcosa riguardo la sua vita sentimentale. Peccato, però, che tutti i suoi sforzi furono vani non appena attraversarono tutto lo spiazzale dell'università e raggiunsero l'uscita.
    Parcheggiata proprio davanti ai cancelli dell'enorme edificio, faceva bella mostra di sé una Ferrari GT 250 di un bel rosso fiammante, con la cappotte abbassata che dava una chiara visione dei lucidi sedili in pelle nera; e poggiato contro di essa, con le braccia incrociate al petto e un paio di costosissimi occhiali da sole sul naso, c’era un giovane uomo che una delle ragazze del gruppo di lettura di Jon riconobbe subito come “Damian Wayne”, squittendone il nome in tono estasiato.
    La mascella di Jon quasi cadde per la sorpresa. Con uno sfavillante sorriso degno di suo padre - Jon aveva capito anni addietro che aveva imparato a farlo durante le serate di beneficenza delle Wayne Enterprises -, Damian se ne stava immobile a fissarlo con la stessa attenzione con cui una pantera fissava la sua preda, perfettamente a proprio agio nel completo Armani che indossava, la cravatta verde ben annodata e con le Oxford lucide che completavano il vestiario, come se fosse appena uscito da una riunione e fosse pronto per partecipare ad un happy hour, e non per starsene fuori ad un edificio scolastico. Ma che diavolo…?
    «Che ci fai qui?» fu la prima cosa che Jon chiese mentre scendeva gli ultimi gradini di pietra dell’edificio, affrettandosi a raggiungere l’amico senza prestare attenzione ai mormorii che cominciarono a sollevarsi intorno a lui sul come facesse a conoscerlo o perché sembrassero così in confidenza; Damian stesso si limitò a sorridere ancora di più, abbassando in parte gli occhiali sul naso.
    «Non si vede?» Il tono di Damian suonava canzonatorio. «Sono venuto a prenderti».
    «D, ho la mia macchina».
    «Chiamerò qualcuno per farla riportare a casa».
    Jon si lasciò sfuggire un lamento, massaggiandosi l’arco nasale con i polpastrelli di indice e pollice. «Non riuscirò a farti cambiare idea, non è così?» si ritrovò a dire in tono vagamente arreso, accigliandosi quando sentì una mano di Damian sfiorargli il mento per sollevargli il viso. «D?» lo richiamò, sbattendo le palpebre nell'incontrare lo sguardo serio dell'amico. Si era del tutto tolto gli occhiali, e quegli occhi verdi sembravano quasi ambrati alla luce del tramonto.
    «Riempirti di regali costosi non serve a far capire quello che provo, se non possiamo goderci del tempo insieme. Nascondere ancora la nostra relazione comincia a pesare all'altezza del cuore».
    Jon non avrebbe voluto farlo, ma a quelle parole gli venne un po' da ridere. Non erano assolutamente da Damian! E il modo in cui lo stava fissando, con la fronte aggrottata e le spalle rigide, facevano ben capire che sforzo stesse facendo per pronunciarle con quella mano ferma sul petto. «Fammi indovinare, hai seguito i consigli di Dick?» sghignazzò, vedendo il rossore farsi spazio sulle guance scure di Damian e il battito del suo cuore accelerò.
    Damian arricciò il naso, lasciandogli il mento. «Dannazione a Grayson, sono stato un idiota a dargli retta. Todd aveva ragione sui suoi pessimi consigli», sbottò nel riconquistare la propria compostezza, ma Jon si lasciò scappare un'altra risata.
    «Mhn, secondo me sei stato tenero», scherzò, gettandogli le braccia al collo come in uno di quegli stupidi film romantici che tanto gli piaceva vedere. «Ma la prossima volta basta dirmi a parole tue che vuoi che i tabloid scrivano di noi», prese in giro, sentendo Damian borbottare a mezza voce qualcosa in arabo che purtroppo non riuscì a capire, ma non gli interessò; si limitò semplicemente ad annullare la distanza fra loro e a baciarlo con una passione piuttosto urgente, tanto che Damian stesso ricambiò quel bacio nell'avvolgergli un braccio intorno ai fianchi e attirarlo maggiormente a sé, l'uno premuto contro l'altro e contro l'auto stessa.
    «…hai una relazione con Damian Wayne?»
    La voce di Alan lo riportò alla realtà con una velocità tale che Jon staccò le labbra da quelle di Damian e il suo cervello gli ricordò di essere fuori dalla scuola, e non nascosto da qualche parte a pomiciare con quell’idiota che aveva avuto la bella pensata di andare a prenderlo alla dannata scuola con la dannata auto da migliaia di dollari del suo dannato padre multimiliardario.
    «Hai una relazione con il fottuto Damian Wayne e non hai pensato di dirlo al tuo compare?!»
    Il tono con cui Alan disse quelle parole fu talmente alto da far girare anche quei pochi che non si erano accorti della presenza di quel macchinone nel parcheggio, e Jon si affrettò a spingere Damian sui sedili - ignorando volutamente la sua imprecazione - prima di voltarsi così in fretta che per poco non gli scrocchiò l’osso del collo.
    «Sapete cosa, ragazzi, in realtà sono davvero stanco, torno a casa, ci vediamo domani, eh!» esclamò troppo in fretta per essere davvero capito, saltando in auto senza nemmeno aprire lo sportello per imporre a Damian di dare gas e partire a tavoletta mentre si sollevava il cappuccio e nascondeva il rossore che si era fatto largo sulle sue guance. E la risata del suo migliore amico-ragazzo-fidanzato qualunque cosa fosse in quel momento, non aiutava a dissipare l’imbarazzo che sentì quando le sue super orecchie captarono i commenti che si erano lasciati alle spalle.
    Il giorno dopo, la notizia che il rampollo dei Wayne avesse “trovato il suo dolcetto” finì su tutti i social e Jon, mentre resisteva all'impulso di affondare la faccia nella sua ciotola di cereali per non sentire le risatine isteriche di Conner, pensò saggiamente di darsi malato da scuola almeno per qualche tempo.





_Note inconcludenti dell'autrice
Ancora, tanto per cambiare, storia scritta per l'inziativa #blossombyblossom
indetta dal gruppo Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom  
Una stupidata colossale, un mare di cliché (come dice il titolo stesso) che ho messo tutte insieme, ma mi ha divertita un sacco scriverla aha inoltre andava benissimo per
la challenge Quella volta in cui indetta da MissChiara con il prompt "Cartina a rovescio".
In realtà non sapevo bene come muovermi, quindi ho cercato di usarlo in modo abbastanza comprensibile per creare una situazone che avrebbe dovuto essere divertente, ovvero la distrazione di Jon che pensa a Damian e tutto il resto. Non il migliore dei miei lavori, però è stata davvero divertente

Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



Messaggio No Profit
Dona l'8% del tuo tempo alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di scrittori.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Batman / Vai alla pagina dell'autore: My Pride