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Autore: SheilaPhoenix    27/03/2022    1 recensioni
Perchè, Nami si chiedeva spesso perchè non aveva mai confessato i suoi sentimenti a Sanji, perchè lui non sapeva neanche di essere padre.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Sanji | Coppie: Sanji/Nami
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Era lì tra le sue braccia, inerme.
Quante volte Sanji le aveva chiesto un abbraccio, un bacio che lei gli aveva negato.
Quante volte Sanji si era parato avanti a lei per proteggerla da un attacco troppo forte da contrastare.
La verità era che non si aspettava minimamente che lui, proprio lui potesse ricevere un colpo mortale del genere.
Nami era sicura che l’ennesima volta che Sanji le si sarebbe parato avanti per difenderla, ne sarebbe uscito indenne, quasi illeso, forse con alcuni graffi.
Ma questa volta non era stato così.
Quando si era accasciato a terra, mentre la lunga battaglia contro il nemico continuava sotto i loro occhi, Nami lo aveva afferrato per le braccia per evitargli la caduta, gli aveva toccato il viso e lui le aveva sorriso.
“Non devi… Non devi piangere”
Le aveva detto in un fil di voce.
“S-Sanji io… “

“Non per me, non piangere per colpa mia”
Le aveva detto cercando di rassicurarla, ma Nami non riusciva a trattenere le lacrime.
“Adesso arriva Chopper”
Aveva detto cauta, la ferita del cuoco continuava a sanguinare e tra loro una pozza di sangue macchiava i vestiti.
“Sai, non sono mai riuscito a ricevere da te un abbraccio”
“Zitto”.
Lo aveva ammutolito quasi severamente, non perché le dava fastidio sentirgli dire quelle fesserie in quel momento tanto delicato, ma perché voleva conservasse il fiato per guarire il più in fretta possibile.
Nami lo guardò dritto negli occhi, sapeva anche lei che non c’era più niente da fare, neanche se Chopper fosse arrivato prima, ma voleva conservare dentro di se un po di speranza.
“Sanji… Io sono in cinta”
Disse chiudendo forte gli occhi.
Ma lui non le aveva risposto, perché non diceva niente?
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sei anni erano passati, sei anni dalla morte di Sanji e sei da quando il cuore di Nami si era rotto, nessun dottore poteva curare quella ferita, Chopper non era riuscito a salvare Sanji e aveva ora anche il peso di non essere riuscito a curare il cuore di Nami.
Ma quello, nessuno poteva guarirlo, lei gli aveva detto che non doveva star male per il suo dolore.
Nami aveva lasciato la ciurma, non era stata in grado di andare avanti, non riusciva ad entrare nella cucina di Sanji senza piangere.
Il rimosso di non avergli detto prima di aspettare suo figlio, si perché una notte sola passata a fare l’amore sotto effetto dell’alcol, aveva donato a Nami un grandissimo regalo, l’ultimo regalo di Sanji.
Non era riuscita a dirglielo per tempo, aveva paura di tante cose, era stata una stupida in realtà.
Probabilmente lui sarebbe stato felice, e le avrebbe promesso che insieme sarebbero stato i genitori del piccolo.
Ed invece non era stato così.
Perché, si chiedeva spesso perché lui era dovuto morire senza sapere di suo figlio senza sapere che sotto sotto, dentro di se lei lo amava.
Alla fine, Nami era tornata a casa da sua sorella nel suo vecchio villaggio, la dov’era iniziata la sua avventura, Lufy e gli altri avevano provato in ogni modo a trattenerla, ma non ci erano riusciti.
Neanche l’idea di finire la mappa del mondo era riuscita a farla rimanere.
Alla fine, Robin le aveva promesso che l’avrebbe conclusa per lei e nelle lettere che spesso si scambiavano, le raccontava tutte le avventure che intraprendevano, con la speranza, forse di convincerla a tornare nella ciurma.
La verità era che per lei non aveva più niente un senso.
Se era ancora in vita lo doveva a suo figlio.
Quel figlio di cui parlava nelle lettere che spediva ai suoi amici.

“Sanji, hai finito con quel libro?”

Nami aveva raggiunto suo figlio in libreria quando non l’aveva visto a casa, sapeva benissimo che il bambino si era di sicuro rintanato in mezzo ai libri, Sanji distolse lo sguardo dal libro di cucina che stava divorando ammaliato.

“Ma mamma, tu hai detto che questo era di papà”

Disse Sanji fiero, sentirlo dire quella parola, fece mancare l’aria nei polmoni dell’ex navigatrice.

“Si, ma tesoro è ora di andare a casa per la cena”

Il piccolo le sorrise.

“Mi racconti ancora di lui?”
“Basta, te ne ho parlato mille volte, la storia non cambia”
“Ma ogni volta ricordi un particolare di lui che non mi aveva mai detto, e io voglio conoscerlo meglio”.

Nami strinse i pugni lungo i fianchi, provò a non cacciare le lacrime come ogni volta che raccontava di Sanji a loro figlio, così gli diede le spalle.

Il piccolo si abbassò gli occhialini in stile Steampunk che portava in testa fino a nascondere le sue irridi color del mare, un’altra caratteristica che aveva preso dal padre, era strano come quel bambino fosse identico a lui.

E se pur lo amasse con tutta se stessa, a volte Nami non riusciva a non piangere quando lo guardava mentre goffamente provava a cucinare qualcosa, mentre leggeva i libri di cucina che prima erano di Sanji e che Zeff ci aveva tenuto a regalare a lui.

“Da dove posso incominciare? Ah, si ti ho raccontato di quando tuo padre… “
Il piccolo Sanji sentendo il racconto iniziato della madre, tornò a sorridere e si risistemò gli occhiali sopra la testa prima di raggiungerla e prenderle la mano.

Nami gli aveva raccontato molte volte del loro primo incontro, di quella rosa che Sanji le aveva regalato e che lei non aveva accettato.

Lo raccontava con gli occhi lucidi, perché in quel momento vorrebbe tanto accettare quella rosa.

  
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