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Autore: Ila9182    27/03/2022    1 recensioni
Irene aprì la bocca per rifiutare l’offerta ma quando incrociò lo sguardo della capocommessa rimase un attimo in silenzio. C’era qualcosa in quella donna che spingeva Irene a fidarsi, con lei sembrava quasi facile confidarsi. Confidarsi, una parola che anche solo sentirla faceva alzare gli occhi al cielo a Irene. Lei non era il tipo a confidarsi, a parlare delle sue emozioni, a lasciare trasparire i suoi sentimenti.
{Puntata 6x92 - una scena in più a fine giornata, prima che Irene torni a casa.}
{Personaggi: Gloria Moreau e Irene Cipriani}
Genere: Generale, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CODICE SEGRETO
 
Gloria scese le scale che la portarono nell’ormai deserta galleria. Le Veneri erano andate a cambiarsi una mezz’oretta fa mentre Gloria si era occupata dell’incasso del giorno e si era intrattenuta qualche minuto a parlare del più e del meno con Beatrice. Le ragazze si erano probabilmente già avviate verso casa o magari si trovavano ancora davanti al Paradiso a chiacchierare. Gloria entrò nello spogliatoio e rimase sorpresa quando si rese conto che non era vuoto come pensava. Le ragazze se ne erano andate, sì. Tutte, tranne Irene Cipriani. 
 
Gloria si avvicinò e sorrise, “Signorina Cipriani, ancora qui?”
 
Irene tirò fuori la testa dal suo armadietto e ricambiò il sorriso, un sorriso forzato che Gloria notò subito ma la capocommessa non disse niente. “Sì, volevo sistemare il mio armadietto…” rispose Irene agitando vagamente la mano nell’aria.
 
Gloria aggrottò le sopracciglia mentre osservava Irene che aveva ripreso a frugare nel suo armadietto. Più per mettere disordine che ordine, pensò Gloria. Incrociò le braccia e si appoggiò contro gli armadietti prima di chiedere alla ragazza, “Signorina, tutto bene?” 
 
Irene si immobilizzò e sospirò. Maledisse la capacità della capocommessa di sapere leggere così bene le persone. Socchiuse lentamente l’armadietto e ammise con un filo di voce, “Non avevo voglia di fare un pezzo di strada con le altre…” Si schiarì la voce per aggiungere con un tono quasi irritato, “e quindi sto qui a perdere tempo.”
 
Il volto di Gloria si ammorbidì e la donna sorrise tristemente. Aveva ormai imparato a leggere tra le righe degli atteggiamenti di Irene. Gloria aveva avuto modo di percepire già in galleria il malessere della ragazza. Posò una mano sulla spalla di Irene e le propose, “Me ne vuole parlare?”
 
Irene aprì la bocca per rifiutare l’offerta ma quando incrociò lo sguardo della capocommessa rimase un attimo in silenzio. C’era qualcosa in quella donna che spingeva Irene a fidarsi, con lei sembrava quasi facile confidarsi.Confidarsi, una parola che anche solo sentirla faceva alzare gli occhi al cielo a Irene. Lei non era il tipo a confidarsi, a parlare delle sue emozioni, a lasciare trasparire i suoi sentimenti. Era una cosa che facevano gli altri, mica lei… Con la Signorina Moreau però era diverso. A Irene sembrava che a volte non ci fosse bisogno di spiegarle nulla perché quella donna le leggeva dentro come se fosse un libro aperto ed era una sensazione alla quale Irene non era abituata. Forse perché in pochi avevano preso il tempo di farlo, forse perché la maggior parte delle persone si fermava alla copertina del libro di Irene Cipriani.
 
Gloria si sedette sulla panca, il suo sguardo sempre rivolto a Irene. Iniziò a tamburellare con le dita sulla panca di legno e quando vide che la ragazza non aveva colto il suo invito, aggiunse con un sorriso incoraggiante, “Su venga, l’ha detto anche lei che ha tempo da perdere.”
 
Irene non poté trattenere un sorriso. Alzò gli occhi al cielo – come se capitolasse sotto l’insistenza della capocommessa, non perché avesse bisogno di parlare – e si sedette sulla panca di fronte alla donna. 
 
“È una sciocchezza.” Disse Irene dopo qualche istante di silenzio. “Non dovrebbe perdere tempo con me…” aggiunse sottovoce, abbassando lo sguardo. “Sono certa che anche lei non vede l’ora di tornare a casa…”
 
“Oh signorina, le assicuro che Arturo saprà sopravvivere un’ora in più senza di me.” La rassicurò Gloria con un sorriso.
 
“Arturo?” Chiese Irene con un sorrisino, alzando immediatamente lo sguardo. Osservava con curiosità la donna di fronte a lei. Allora forse c’era qualcuno nella vita della loro capocommessa, pensò Irene.
 
Gloria non poté fare a meno di ridere, immaginando tutti gli scenari che stavano attraversando la mente della ragazza. Quasi le dispiaceva deluderla però precisò, “Arturo, il mio gatto.”
 
“Il suo gatto?” ripeté Irene basita. Non era di certo la risposta che si aspettava.
 
Gloria annuì e sorrise quando vide Irene alzare gli occhi al cielo. Si fece però subito seria quando disse, “Però torniamo a noi…”
 
“È veramente una sciocchezza, Signorina Moreau.” Cercò di minimizzare nuovamente Irene. 
 
“È per l’intervista di domani?” chiese Gloria con delicatezza. 
 
Touché. Irene sospirò. Si morse il labbro e abbassò lo sguardo. Gloria non le fece pressione e rimasero in silenzio per un po’. La capocommessa cercò di incrociare lo sguardo di Irene, senza successo, prima di aggiungere, “Non è da lei mettersi in queste condizioni per un’intervista e un servizio fotografico… anzi lei è sempre molto a suo agio in questo tipo di situazione.”
 
“Non mi fa paura il servizio fotografico. Sono nata per fare la modella.” Precisò Irene, strappando un sorriso a Gloria. La convinzione di Irene sparì improvvisamente. Abbassò lo sguardo e iniziò a contorcere nervosamente le mani. Sentiva gli occhi di Gloria che la osservavano mentre il silenzio si faceva sempre più pesante. Irene continuava a tormentare le sue dita finché non sentì la mano di Gloria coprire le sue e interrompere finalmente quella tortura. Irene deglutì faticosamente, cercando in vano le parole giuste per spiegare come si sentisse. La mano di Gloria era sempre lì, a tenere ferme le sue mentre la donna accarezzava lentamente il dorso della mano di Irene con il pollice. Quel gesto infuse tranquillità alla ragazza che dopo qualche istante, sussurrò, “Non ho un talento. Non sono portata per niente… la verità è che non so fare un bel niente. Di cosa potrei mai parlare nell’intervista?”
 
“Questa è la cosa più sciocca che le abbia mai sentito dire.” La rimproverò gentilmente Gloria. 
 
“Le altre non la pensano così.” Continuò Irene senza alzare lo sguardo.
 
“E da quando dà ascolto a ciò che pensano gli altri?” Chiese Gloria, stringendo leggermente la mano di Irene. Quando la ragazza incrociò finalmente lo sguardo di Gloria, la donna lasciò la mano di Irene prima di aggiungere, “Signorina, l’anno scorso lei è stata la modella dell’abito British… e sappiamo quanto quell’abito sia stato controverso. Si è ritrovata nel bel mezzo di un mare di critiche, anche da parte di suo padre, ma ha affrontato tutto a testa alta.” Le ricordò Gloria. 
 
Irene alzò le spalle. “Era diverso… Allora credevo in ciò che facevo, non ho mai dubitato di aver fatto la cosa giusta…” spiegò Irene, “adesso invece sono piena di dubbi.”
 
“Lo so che probabilmente mi pentirò di quello che sto per dirle…” disse Gloria con un sorriso mentre Irene la guardava senza capire. “Mi deve promettere che questa cosa rimarrà tra di noi altrimenti mi vedrà costretta a mandarla a pulire il magazzino in pausa pranzo.” aggiunse la capocommessa con un tono fintamente minaccioso. Gloria si sarebbe aspettata una risposta indignata di Irene, si sarebbe aspettata di sentirla elencare tutti i compiti delle Veneri, sottolineando che pulire il magazzino non ne faceva parte. Invece, Irene annuì e non disse niente. “Signorina Cipriani, lei è una Venere esperta. Sa ascoltare e consigliare al meglio le clienti, anche se a volte è un po’ troppo sincera e perde la pazienza…” disse Gloria con un mezzo sorriso, “ma lei, Irene, sa essere convincente. Sarebbe capace di vendere un cappotto invernale in piena estate. È intraprendente, è intelligente, ha una conoscenza completa del mondo della moda ed è sempre informata sulle ultime tendenze…”
 
“Grazie.” rispose semplicemente Irene, il suo tono tradendo la sua commozione per le parole di Gloria. 
 
“E crede che le sue qualità si esauriscano qui?” Chiese Gloria con un sorriso incoraggiante, stringendo brevemente la mano di Irene. “Sbaglia. Irene, lei è una ragazza forte, indipendente, responsabile. Ha contato e continua a contare solo sulle sue forze e si guardi!” si esclamò la capocommessa indicando la ragazza. “Ci sta riuscendo egregiamente. Ha un lavoro, una casa, delle amiche. Si sta mantenendo da sola. L’indipendenza, Signorina, non è qualcosa di scontato. Ci vuole forza, coraggio e lei queste doti le ha. Le sembra poco tutto questo?” le chiese Gloria, inclinando la testa e sollevando il sopracciglio.
 
“Lei vede davvero tutto questo in me?” sussurrò Irene dopo qualche secondo, come se avesse avuto bisogno di tempo per assimilare ogni parola di Gloria.
 
Gloria sorrise tristemente. Non si sarebbe mai aspettata di ritrovarsi davanti a una Irene insicura, così insicura da chiedere conferma sulla veridicità dei complimenti che la capocommessa le aveva appena formulato. “Irene, io so che lei non è come vuole far sembrare.” disse delicatamente Gloria. “Ci vuole magari un po’ più di tempo, di impegno per capirla… ma sotto questa corazza che si è costruita per proteggersi dal mondo c’è una ragazza con un grande cuore, generosa, sensibile ma non vuole darlo a vedere per paura di sembrare fragile, vulnerabile.”
 
“Come fa?” si limitò a chiedere Irene con un’aria sorpresa. 
 
Gloria sorrise tristemente e abbassò lo sguardo. “Mi ricorda qualcuno, sa?” disse dopo qualche secondo di silenzio, incrociando nuovamente lo sguardo della ragazza. “Ero come lei alla sua età. Anch’io ho dovuto abbandonare la famiglia quando ero molto giovane, mi sono ritrovata sola al mondo…” ricordò Gloria, sospirando. “Ma sa qual è la differenza tra me e lei?” Irene scosse negativamente la testa e Gloria aggiunse con un debole sorriso, “Lei non è sola, Irene. Ha le sue amiche e…”
 
“Ormai per Stefania è come se non esistessi più.” la interruppe Irene bruscamente. La ragazza sospirò e passò una mano tra i capelli, cercando di nascondere la sua delusione. 
 
Gloria però notò lo sguardo triste della ragazza. “Non dica così.” rispose immediatamente la capocommessa scuotendo la testa. “Sono mesi particolari per la signorina Colombo. Ha dovuto adattarsi a questa nuova situazione famigliare… è tutto nuovo per lei: andare a vivere con il padre e la sua nuova famiglia, il matrimonio…” aggiunse Gloria con un filo di voce. “Ha bisogno di tempo per trovare un suo equilibrio… ma sono certa che non appena lo avrà trovato le cose torneranno come prima.”
 
“E se invece mi avesse rimpiazzato con Gemma?” sussurrò Irene. Come se dirlo ad alta voce rendesse il tutto molto più vero, molto più doloroso. 
 
Un sorriso triste apparve sul volto di Gloria. La paura di essere rimpiazzati… Irene non aveva la minima idea di quanto Gloria la capisse, di quanto quella paura fosse anche la sua. Lei che doveva vedere ogni giorno Veronica prendere lentamente con Stefania il posto che spettava a lei. Pian piano di quel ricordo sbiadito di una madre mancata troppo in fretta sarebbe rimasto poco e niente… e per Gloria sarebbe stato come morire una seconda volta. Anzi una terza volta. A farla morire la seconda volta ci aveva pensato Ezio con quel certificato di morte presunta.
 
Gloria cacciò via i suoi pensieri. Prese la mano di Irene e le disse con un sorriso rassicurante, “Irene, lei è tutt’altro che rimpiazzabile, si fidi di me. La Signorina Colombo le vuole un gran bene… però capisco che lei si senta trascurata. Potrebbe provare a parlarne con la signorina Colombo?” Le propose Gloria. 
 
“Aspetterò…” rispose Irene, alzando le spalle. Sembrava poco convinta dalle parole di Gloria o forse rassegnata all’allontanamento di Stefania. In ogni caso, Gloria pensò che magari sarebbe stato il caso di affrontare l’argomento con Stefania, ricordandole la conversazione che avevano avuto su Irene qualche mese fa, quando Stefania era sul punto di trasferirsi a casa del padre. 
 
“E comunque nell’attesa, se lo vuole, io ci sono.” Le disse Gloria seriamente. “Per qualsiasi cosa, Irene. Se ha bisogno di parlare…” Irene annuì però Gloria, conoscendo la ragazza, sapeva quanto potesse essere difficile per Irene chiedere aiuto. “O se preferisce, mi dica che ha tempo da perdere, come stasera. Sarà il nostro codice segreto.” Propose Gloria con un sorriso.
 
Irene rispose con un sorriso. Lisciò le pieghe della sua gonna e si fece seria, “Grazie Signorina Moreau, ma non deve farlo…”
 
“Ha ragione, non devo…” La interruppe Gloria. “Ma voglio farlo.” La rassicurò la capocommessa. Un sorriso complice apparse sul suo viso quando chiese alla ragazza, “Quindi il nostro codice è…?”
 
“Ho tempo da perdere.” Ripeté Irene con un debole sorriso.
 
“Vede? Non è difficile da dire, vero?” La incoraggiò Gloria. “Così manteniamo le apparenze.” Aggiunse accarezzando il braccio di Irene.
 
Irene annuì soltanto e lentamente si alzò dalla panca. Era sul punto di avvicinarsi al suo armadietto quando si immobilizzò. Si girò verso Gloria e rimase un attimo a guardarla, esitante. La capocommessa lo notò ed inclinando la testa leggermente, sollevò un sopracciglio e la invitò a parlare, “Mi dica, Irene…”
 
Irene rimase qualche secondo ancora in silenzio, come se stesse valutando se parlare o meno. Gloria la osservava con curiosità. Fece un segno con il capo per incoraggiare la ragazza che si morse il labbro prima di dire finalmente, “È che… ehm… Penso di parlare al nome di tutte le Veneri se dico che siamo fortunate ad avere lei al nostro fianco… che ci consiglia, che ci sostiene… che ci vuole bene come una mamma…” aggiunse Irene e alla parola “mamma” Gloria sentì una fitta al cuore. “E mi viene solo da pensare che…” Irene si interruppe e abbassò lo sguardo. Si morse il labbro nuovamente, sentendosi improvvisamente a disagio. “Mi sarebbe piaciuto avere una madre come lei…” finì in un soffio, sottovoce.
 
Gloria rimase spiazzata da quelle parole. I suoi occhi si riempirono lentamente di lacrime mentre un nodo le si formava in gola. Avrebbe voluto dire a Irene che c’erano madri migliori di lei, che lei non era di certo un riferimento e che Irene meritava di meglio, ma non disse niente. Gloria non riusciva a proferire parola. Temeva che anche solo aprir bocca l’avrebbe fatta crollare e non se lo poteva permettere.
 
Gloria capì allora perché Irene aveva messo una distanza fisica tra di loro. Capì la necessità per la ragazza di affrontare un discorso così personale, così profondo con la giusta distanza. Per proteggersi da un rifiuto, dall’ennesimo abbandono, pensò la capocommessa. Gloria sentiva tutto il peso di quelle parole. Sapeva quanto fosse costato a Irene pronunciarle, quanto fosse costato alla ragazza rivelare una parte di sé che teneva nascosta, quella più profonda, quella più sofferente, quella più vulnerabile.
 
“Mi dispiace, non avrei dovuto dire…” farfugliò Irene.
 
Irene sapeva bene che quella sua confessione avrebbe aperto una voragine, risvegliando una parte di sé che soffriva per la mancanza della madre. Quella mancanza che aveva sempre taciuto, sepolta sotto strati e strati di finta frivolezza, arroganza e spigolosità. Quella mancanza che non poteva permettersi di sentire perché lei, Irene Cipriani, non si abbandonava a inutili sentimentalismi.
 
“No, Irene.” La interruppe immediatamente Gloria con un gesto di mano. Si alzò dalla panca e si avvicinò alla ragazza. Incrociò lo sguardo di Irene e le sorrise, “Mi ha detto una cosa bellissima, grazie.” mormorò Gloria con la voce tremolante, accarezzandole la spalla. Irene annuì e abbassò lo sguardo, sentendosi a disagio per quanto personale fosse diventata la loro conversazione. Con la signorina Moreau anche conversazioni banali prendevano una piega inaspettata. Forse era dovuto alla sua allure da Fata Turchina che si aggirava per il Paradiso sempre disposta ad ascoltare, a dispensare consigli, ad aiutare. Era una presenza benevola nella vita di tutti quelli che le stavano vicino. “E mi creda quando le dico che…” Gloria si interruppe per riprendere il fiato, “sarei stata orgogliosa di avere una figlia come lei…”
 
Con Irene si era creato un rapporto libero da legami di sangue o di convenienza. Un rapporto che nessuna delle due avrebbe mai immaginato; Irene aveva ritrovato in Gloria una figura materna, Gloria aveva rivisto in Irene la ragazza che era stata prima che la sua vita venisse travolta. Travolta da un’accusa infamante. Forse era proprio da un’altra accusa infamante che il Signor Ferraris aveva formulato erroneamente nei confronti di Irene che erano state gettate le basi del loro rapporto. Gloria aveva rivissuto il suo dramma personale e forse era proprio quell’ingiustizia che l’aveva spinta ad avvicinarsi a Irene, a rendersi conto di quanto – per certi versi – fossero simili. 
 
Irene alzò lentamente il capo, realizzando pian piano le parole di Gloria. Incrociò lo sguardo di Gloria e capì che la sua non era una frase di circostanza. Irene poté leggere negli occhi della capocommessa la sincerità delle sue parole e questo la spiazzò. Non si ricordava l’ultima volta che qualcuno le aveva detto di essere orgogliosa di lei. 
 
Un sorriso commosso si disegnò sul volto di Irene e la ragazza si lanciò inaspettatamente ad abbracciare Gloria, un abbraccio veloce ma che consentì comunque alla donna – dopo un primo istante di stupore – di ricambiarlo. Gloria sorrise e cacciò via le lacrime che affioravano nei suoi occhi mentre lasciava andare Irene. La ragazza si schiarì la voce e passò nervosamente una mano tra i capelli. Quando incrociò nuovamente lo sguardo della capocommessa, puntò un dito verso Gloria e disse con un tono mezzo scherzoso, mezzo minaccioso, “E non lo dica a nessuno, non è da me fare queste cose.”
 
“Quali cose?” chiese Gloria con un sorriso d’intesa. Sia mai che Irene Cipriani si abbandonasse a sentimentalismi…
 
Irene ricambiò il sorriso e aprì il suo armadietto per prendere il cappotto e la borsetta. Lo chiuse e si girò verso Gloria. Infilando il cappotto disse, “Adesso vado… grazie ancora di tutto, Signorina Moreau.”
 
Irene fece per andarsene quando Gloria la richiamò, “Signorina, è tardi… Vuole che le chiami un taxi?” Le propose con la sua solita premura da mamma-capocommessa.
 
“Non si preoccupi.” Rispose Irene scuotendo la testa. Gonfiò il petto e aggiunse con orgoglio, “Sono una ragazza forte e indipendente. Me la caverò benissimo.”
 
“Non ho dubbi.” Gloria sorrise. Ecco tornata la Irene Cipriani che tutti conoscevano. “Stia attenta… e si riposi.” Si raccomandò. “Buonanotte Irene.”
 
Irene annuì. “Buonanotte Signorina Moreau.” Sorrise un’ultima volta a Gloria prima di uscire dallo spogliatoio. 
 
 
   
 
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