‘Vi
prego…ditemi…d…ditemi che è
solo un sogno…’.
‘Wakka…stai
calmo, va bene?? Seymour è solo un impostore. Ora dobbiamo
solo spiegare a
tutto il clero cosa davvero c’è
sotto…’.
Auron stava
già tornando indietro, dopo che raccolse, vicino al bordo
del sentiero, un
piccolo sacchettino rosso con dell’Eliomagilite dentro, senza
chiedersi perché
mai fosse lì, quando il suo volto cambiò
improvvisamente espressione.
‘Ma
cosa??!! Ci è stata sottratta Yuna, Tidus è
caduto di sotto, ed ho ferito un
Maestro!!! Cos’altro c’è??!!’
le urlò quasi senza voce Wakka, che non sapeva
più
da che parte girarsi. Subito, dall’altra parte del sentiero,
giunsero diversi
Guado, il sacerdote del tempio ed anche Tromell [cap.23], venuto forse
usando quella
polvere. Era lì presente anche la bella Isabelle, che appena
vide il corpo
svenuto del cugino, subito corse a verificare le sue condizioni,
superando
Auron senza nemmeno notarlo. ‘Seymour!! Rispondi!! Cosa
è successo!!’ e
continuava a scuoterlo qua e là.
‘Cosa…cosa
avete fatto??!! Avete…colpito…un
Maestro… voi…guardiani??!!’
balbettò Tromell,
che non credeva a ciò che vedeva. Wakka si sarebbe tra poco
buttato di sotto.
‘Cosa…cosa…cosa…’.
‘Aspettate!!
Dovete guardare la sfera!!! Seymour ha…!!’ fece la
maga.
‘Dite…questa??’
e Tromell prese in mano la sfera azzurrina tra le mani.
‘Guardatela!!!’
continuò lei, ma i Guado sembravano essere feriti
più che mai. Isabelle si alzò
di scatto e si girò verso i guardiani, con alcune lacrime
sul volto candido.
‘Voi
siete
solo degli sporchi traditori!!!! Il Maestro non vi ha fatto niente di
male!!!!
Mi sembrava strano che l’invocatrice non fosse con voi!!!!
Guardate come
l’avete trattato!!!!’ gridò quella voce
quasi angelica, disperata. Essa
alimentò la rabbia dei Guado, in primo luogo Tromell, che
lanciò la sfera verso
il fondo del lago. ‘Voi…vi siete intromessi nelle
nostre questioni…voi avete
disonorato la nostra tradizione!!!!’.
‘Ma…cosa
dite??!! Cosa fate!! Quella sfera è la nostra
prova!!!’.
Auron si
girò verso Lulu. ‘Prendi la sfera di Djose e
liberaci la strada… anche se
restiamo qui a discutere non risolveremo niente…’.
In breve
tempo arrivarono diverse guardie Guado, pronti con semplici incantesimi
a
bloccare la strada ai guardiani ed imprigionarli per il loro gravissimo
reato.
La maga, appena li vide arrivare, prese la sfera della psiche e
recitò la
formula meglio conosciuta, Bailamme, che confuse
tutti i Guado
presenti, permettendo al gruppo di scappare, con Auron che
trascinò con sé
l’ex-capitano, che non sapeva da che parte stare.
Uscirono dal
tempio di corsa, sfruttando la confusione e le domande
nell’aria, e
continuarono fino a tornare nel lago ghiacciato, distaccando i Guado di
molto.
‘Siamo…siamo
traditori…’ continuava a ripetere
l’ex-blitzer, mettendosi le mani sulle
ginocchia e chinandosi un poco. I guardiani si guardarono intorno.
Andare al
bosco o alla Piana dei Lampi equivaleva ad avvicinarsi a Guadosalam, e
se non
si sarebbero mossi da lì, sicuramente sarebbero stati
catturati ed arrestati,
nelle migliori delle ipotesi.
‘Ho…ho
sempre servito Yevon…ed ora…mi ritrovo ad
essere…un traditore??!!’.
‘Kimahri
vuole Wakka calmo… Tutto si risolve se si continua ad
agire…’.
All’improvviso
tutti si voltarono verso un uomo, che camminava tranquillamente e che
portava
un grande zaino di escursione dietro la schiena, di colore blu e rosso
e
strapieno, munito anche di una sacca a pelo. Portava i capelli castani
scuri,
lisci e mossi, piuttosto corti, con un corto e piccolo ciuffo in mezzo
alla
fronte che gli spuntava allegramente, baffi e barba appena appena
visibili, ed
occhi castani chiari, e dal colore della sua pelle sembrava abbronzato.
Era
alto e magro, vestito in modo molto semplice, con una camicia bianca di
cotone
a maniche corte, un paio di pantaloni di colore marroncino scuro
tendente al
rosso, che si tenevano con delle braghette che gli arrivavano fino alle
spalle.
A vederlo da lontano gli si potevano dare circa una ventina
d’anni.
‘Ehilà!!!
Siete anche voi qui in viaggio??’ esclamò quello,
con grande spensieratezza,
avvicinandosi al gruppo. Era abissale la differenza degli stati
d’animo.
‘Voi…conoscete
questo posto?? Ci portate fuori di qui???’ subito gli fece la
maga, e l’uomo divenne
un po’ scettico.
‘Si…si…certo…seguitemi…!!!’.
Il
viaggiatore li portò dall’altra parte del lago,
pattinando per raggiungere
l’altra sponda e seguendo una brevissima via sotto la neve
cadente, raggiungendo
un piccolo spazio riparato dalle collinette nevose che erano nei pressi
del
lago. Faceva un freddo cane, ma in questo modo evitavano problemi con i
sacerdoti ed i Guado. Quella che precedeva il gruppo inseguitore era
Isabelle,
con ancora diverse lacrime sul candido viso per il dolore verso il
cugino
svenuto.
‘I
Guado vi
stanno inseguendo?? Ah…le loro tradizioni…guai a
toccarle!! Tra regole di
qua…regole di là… alla fine
è facile che non se ne rispetti
qualcuna…’.
Alle parole
del viaggiatore nessuno rispose o lo guardò.
‘Ehm…
avete
visto quella ragazza?? Si chiama Isabelle…e quanto
è carina!! Ho sentito che la
cugina di Seymour e…’.
Sembrava
parlare con dei muri. Solo la maga lo notava, e gli sorrise
forzatamente, per
lasciarlo tranquillo.
L’acqua
del
lago era davvero freddissima e sopra la sua superficie giaceva una
pesante e
densa nebbia, che rendeva i colori e le sagome più sfumate.
Laggiù giacevano
anche delle rovine, che conservavano largamente i loro colori e le loro
forme.
Improvvisamente ci fu una piccola scossa di terremoto, seguite da
diverse onde
sottomarine più grandi del solito, fino a diventare quasi
degli tsunami. Sì era
tornato. Quell’essere
gigantesco dalle
forme e dai lineamenti più strani. Aveva tirato fuori la
testa dai numerosi
occhi dall’acqua, come se cercasse qualcosa, o piuttosto,
qualcuno, rimanendo
però al di sotto dello strato di ghiaccio soprastante. Si
muoveva superando e
distruggendo ciò che andava contro il suo cammino, lento e
calmo, quando subito
i suoi occhi videro qualcosa, quella che sembrava un ragazzo senza vita
o
completamente senza sensi, che galleggiava sull’acqua a
pancia in giù, con le
gambe perse sul fondo come a penzoloni. L’essere si
avvicinò a maggiore
velocità verso il corpo inerte, come spinto da quale
volontà, da quale
intenzione…
‘Scusate…avete
ragione…non mi sono presentato… mi chiamo Matthew
e faccio l’esploratore!! E’
da tre anni che ho questa passione, e cerco di svelare misteri, come
quello del
Sacrificio… Accidenti!!
Stavo sapendo
tutto quando arriva una regola non rispettata tra i piedi e vieni
cacciato
dalle scuole di Bevelle!!!’.
Lulu si
girò di colpo verso di lui.
‘Quindi…anche voi siete ricercato??’.
‘Beh…
in
realtà no…mi hanno cacciato perché non
sopportavo l’idea di stare chiuso in
un’aula… E così mi sto rifacendo
girando Spira in lungo e in largo… ora mi sto
dirigendo a Bevelle… e poi andrò a
Zanarkand…magari lì saprò qualcosa di
più
sul…’—cambiò la voce
rendendola bassa e
solenne—‘…”Misterioso Passato
Che Il
Credo Tanto Nasconde”…non sapete quanto mi eccita
saperlo!!’.
‘TSK’.
Matthew
e la maga si volsero verso Auron. ‘E’ tutto
inutile… una città non dice
nulla…ha solo resti e frammenti inconciliabili…
se vuoi scoprire il passato,
devi andare a consultare le persone che ne hanno una visione
più completa…’.
‘Secondo
me
è meglio scoprirlo da sé…è
più divertente!! Eheheh!!’.
Il
guardiano professionista si voltò verso di lui, severo.
‘Ti sei mai chiesto
perché il clero lo nasconde bene così
tanto????’.
Matthew si
guardò intorno e non riuscì a rispondere, forse
anche perché non gli dava per
nulla peso. Ma quella domanda lo incuriosì ancora di
più e gli diede un’ansia
indescrivibile. La maga si girò verso il guardiano in rosso,
dopo aver
osservato di nuovo lo stato in cui era conciato Wakka psicologicamente.
‘Ma
ora…dove andiamo?? Il credo ci darà la
caccia…’
Lui
mostrò
nella sua mano il sacchettino rosso trovato prima. ‘Useremo
questa… l’ho
trovata vicino al sentiero… ora non ci resta che sapere dove
si trova Yuna ed
andare là…’.
‘Ma…’.
‘Adesso
pensiamo all’invocatrice… La sua parola a Bevelle
potrebbe calmare il clero in
qualche modo…’.
‘Ho
fatto un tremendo errore… un
pesante errore…’.
Zanarkand era
laggiù, ben visibile. Con i suoi grattacieli e il suo
mistico arcobaleno d’acqua. Era come se fosse ieri, quando
era tutto successo
più di mille anni fa.
‘Pensavo…di
essere felice e salvare la mia gloria…ed invece…’.
C’era
l’ingresso di una casa, proprio ai piedi del mare, sotto
quell’infinito di stelle ed aurore nel cielo. Si scorgeva
qualche pallone di
Blitzball qua e là, uno di essi autografato con la scritta
“Dark Crow”.
‘Mi
rendo conto
che…forse…c’è qualcosa di
meglio che tutto questo…’.
Poi dalla
porta, uscì un bambino di sette anni, con i capelli
castani, vestito di una maglietta blu con un cappuccio bianco.
Spaventato da
qualcosa, corse verso la strada vicina, cercando di capire come mai
tanta gente
guardava tutta verso una direzione, gridando.
‘Ma
non sopportavo
l’idea di quel momento…
l’arroganza… sentivo che stava per mancare
qualcosa…che Sin stava distruggendo…’.
La gente
portava diversi indici verso quella direzione, alcuni
invece erano con le mani sulle guance, come per sperare qualcosa con
grande
ardore e cuore.
‘Volevo
essere un
esempio…soprattutto per te… ma forse non era
questo…il modo giusto…’.
Il bambino si
girò spaventato verso quella parte. Si notava una
strana luce bianca e dorata, che sfolgorava così tanto da
non rendere visibile
quello che lì c’era e stava succedendo. Subito da
lì essa partì a folle
velocità, estendendosi come un fronte d’onda, a
forma di disco, come una falce
luminosa bianca. Quel fronte attraversò mura, palazzi,
strade e persone, senza
fare alcun danno o ferite, come se non esistesse. Il bambino si
spaventò, corse
verso casa, piangendo fortemente, la madre lo sentì, si
affrettò ad uscire e si
affacciò fuori verso la strada.
‘Se
avessi avuto
più fiducia…e saputo prima il prezzo da pagare,
forse…’.
La donna vide
il bambino colpito duramente da quella falce. Il
piccolo restò nella sua posizione e dopo che
tentennò un poco, cadde a terra a
pancia in giù senza più muoversi. La madre corse
disperata tra le lacrime verso
di lui, prendendone in braccio il corpo senza vita, tra gli sguardi
della
gente, mentre lei si disperava, gridando, e correndo verso casa.
Matthew si
mise proprio davanti ad Auron, che era appoggiato su una parete
ghiacciata. ‘Ma…voi
non siete mica…il guardiano di cui parlano tanto??
Come…si chiama…’.
Lui rispose
spostandosi da un'altra parte, e lanciando un altro
“Tsk”.
‘Sì…Auron…Siamo i
guardiani di Yuna…’.
L’esploratore
accentuò di molto la sua curiosità.
‘Uao!! Davvero!! Sapete…ultimamente stanno
continuando a mettere fuori la storia delle nozze… e la
ricerca delle famose
sei sfere??!!’. Il guardiano in rosso iniziava ad averne
abbastanza.
‘Continueremo
il pellegrinaggio…ci…sono stati dei
problemi…’ rispose la maga, prima che ebbe
un lampo. ‘Hai detto…sei sfere?? Quindi la settima
non esiste…’.
‘Boh…da
quello che avevo studiato, so che la settima non si sa se esiste oppure
no…
alcuni dicono addirittura che non sia una vera e propria sfera, ma che
sia
anche un oggetto, di un’altra forma…’.
‘Questo
potrebbe spiegare perché è difficile da
trovare… Ed…ha un custode??’.
‘Sé
è vero
quello che ti ho detto… il custode dovrebbe essere
logicamente il possessore di
quell’oggetto!! Potrebbe essere una persona,
un’animale… oppure un’anima
dell’Oltremondo…’.
Subito ci
fu silenzio. Sembrava che i Guado se ne erano andati. Ma dove sarebbero
andati,
ora??
Wakka si
alzò, cercando di trovare coraggio. ‘Andiamo a
trovare Yuna!! Andremo ad
espiare i nostri peccati davanti al Maestro Mika…’.
Matthew si
sbalordì ancora di più. Si stava affezionando
già al gruppo…tante erano le cose
da scoprire.
‘Cosa??!!
L’invocatrice non è con voi?? L’avete
persa??’.
Auron si
avvicinò a lui, fino a quando la sua faccia severa non fu
distante pochi
centimetri dalla sua.
‘Un’informazione…tu sai dove si trova il
covo degli
Albhed??!!’.
‘E…ehm…N...no…p…però…p…posso…p…portarvi
d…da…una…persona….’.
Il
guardiano si staccò dall’incrocio di sguardi.
‘Andiamo’.
Lulu e
Wakka si guardarono in faccia. Kimahri era già con
l’altro compagno, mentre
Matthew era ancora indietro.
‘Ehi!!
A…aspettate!!!’.
ÑÑÑAltrove
ÐÐÐ
‘Ohi
ohi
ohi…che…mal di testa…!!! Eh?? D...dove
sono?? Sono a casa??’ chiese tra sé
Noemi voltando la testa qua e là. Come cavolo ci era finita
in quella piccola
oasi?? Una pozza d’acqua, circondata da alcuni baobab, piante
secche e cactus.
Davanti a sé c’era solo un colore, il giallo
dorato della sabbia di un deserto.
Quel deserto. Il caldo era asfissiante e secco, ed in cielo non
c’era la minima
presenza di una nuvola. Il sole poteva spaccare le pietre color
marrone, che
assumeva colori più chiari per via dei granelli di sabbia
sopra.
‘Nooooo…Questa
non è casa mia…sigh!!’ ed
abbassò di colpo la testa, specchiandosi nel’acqua.
‘Sono
tornata me?? Oh! Un momento!! Tidus era caduto nel lago!!
Così ha perso i
sensi, e si spiega anche perché mi pesa la testa!! Ed anche
quel sogno…mi
sembrava ancora quella città…anche se io non ci
ho capito niente!! Però...tutto
questo non spiega il fatto che io sono qui… L’
Eliomagilite!!!.
Frugò
tra
tutte le tasche alla ricerca del sacchettino. Ma non c’era
l’ombra di niente.
Era così agitata che ormai parlava da sola.
‘Accidenti!!
Devo averlo perso!!! Adesso come, COME faccio?? Io NON mi muovo da
qui!!! A
morire disidratata per quelle dune e quel vento che mi butta la sabbia
agli
occhi!!! Aspetterò che arrivi qualcuno!!’.
Poi
restò
dieci minuti precisi immersa nell’acqua calda ad osservare
ogni singolo
ramoscello di quel baobab lì vicino. Alcuni avevano forme
più spigolose, altre
più allungate. Quale ramoscello si aggiudicava il premio per
essere il più
dolce di tutti?? Che bel passatempo per aspettare!!!
Poi
guardò
di nuovo il cielo sereno completamente spoglio.
‘Ok,ok,
ok…va bene!! Mi do una mossa!!! Ma meritavo una fine
migliore!!!’.
Così
uscì
dall’acqua e mise piede sulla sabbia. Avrebbe giurato che se
non avesse portato
le scarpe si sarebbe bruciata, non solo scottata. Camminò
per una trentina di
metri avanti, il necessario per scorgere cosa ci fosse dopo la duna
bassa sulla
sua sinistra. Cosa c’era??
‘Altre
dune… finirò dimenticata… come a
Metropolis, del resto!!’.
Poi si
rivolse ancora al cielo, urlando come un’imbecille, agitando
le mani a
casaccio.
‘Ehi
tu!!
Campione di Blitzball… Vuoi darmi una mano?? Mi dici dove
cavolo sono??!!
Guarda che finiremo entrambi i nostri giorni qui!!’.
Silenzio.
Si sentiva solo il versaccio di due avvoltoi, che si posarono sopra ad
una
piccola dunetta vicino a Noemi, quasi come se a loro piacessero quelle
demenze
disperate. Forse il caldo dava davvero alla testa…
Si rivolse
poi agli uccelli. ‘E voi cosa guardate??!! Sparite!!!! Via!!
Sciò!!!’. Quelli
non si mossero e continuarono a fissarla.
‘Aaaahhhh…lasciamo perdere!! Qui non mi sente
nessuno!!!’ e dopo averli mandati
a quel paese con la mano, continuò il sentiero attraverso le
dunette, notando
anche qualche strana rovina qua e là. Sembravano carcasse di
macchine, mezze
arrugginite e lì quasi sepolte dalle frequenti tempeste di
sabbia.
L’esploratore
Matthew li condusse a passo deciso verso una piccola via proprio al
confine tra
il bosco e il gelo del lago. Era tutta percorsa ai lati da alberi di
strane
forme, tutte curveggianti, e dai colori per metà verdi, e
per l’altra quasi blu,
semi-ghiacciata, che finiva in un piccolo spazio, sotto un piccolo
strato di
neve, e circondato da diversi abeti. Al centro vi era una specie di
baita,
molto semplice, di legno, che qua e là era illuminata da
fioche luci bianche,
forse date dal Sacromagilite, che illuminavano specialmente
l’ingresso. Il
fischio del vento sembrava essere l’unica anima viva presente.
‘E’
laggiù…’—ed indicò
la baita—‘…c’è una
strana tipa…dicono che sia una strega e
non ami molto la compagnia…!’.
‘Ma
voi…la
conoscete?’ chiese Lulu, camminando con un po’
difficoltà con il vestito in
parte coperto di fiocchi. Auron e Kimahri erano quasi già
arrivati, mentre
l’ex-capitano era rimasto indietro, in preda ai suoi
pensieri. Si sentiva come
un cavaliere che aveva perso l’onore. Si chiedeva davvero
come facevano gli
altri a mantenere la calma, dopo il rapimento di Yuna, la perdita di
Tidus e il
loro tradimento verso i Guado.
‘Beh…
ne ho
sentito parlare, specialmente al credo. Dice che riesce a fare ogni
sorta di
magia nera e conosce le Arti Proibite…!’.
Quando
arrivarono notarono che la baita sembrava più una
catapecchia vera e propria.
Parte del legno delle finestre era stato mangiato dalle tarme, alcune
ante
erano cadenti, altri pareti completamente fatiscenti. Era un miracolo
se quella
struttura poteva reggere la neve che giaceva sul tetto, sempre di
legno. L’ingresso
era perfetto...stranamente, decorato come meglio si poteva, ornato da
abbellimenti vari, fatti di vetro come cristallo, con sopra
un’arcata di
metallo, che sembrava quasi oro lucente.
‘Facciamo
le nostre domande e ce ne andiamo…’ fece Auron,
subito bussando alla porta. Per
lui perdere tempo era un optional. Matthew subito cercò di
frenare
l’entusiasmo.
‘Io…io
vi
consiglio di fare attenzione… Non c’è
da fidarsi di quella tipa…’.
‘Tu...resti
con noi??’ gli chiese la maga.
‘Beh…sapete…’—arrossisce—‘…sto
andando proprio a Bevelle per riacquisirmi gli amici persi tanto tempo
fa… Ed
anche per uscire un po’…
sapete…è ora che mi trovi una
fidanzata!!’.
La porta si
aprì di pochissimo, e fuori di essa uscì appena
appena un pappagallo dai mille
colori. Quello che si poté vedere era solo la sua testa, con
la sua chioma
color rosso fuoco, verde brillante di sotto, e il becco giallo liscio e
duro.
‘La
sig. Mizuno non accetta visite, grazie!!’.
‘Ma…!!
Quel
pappagallo parla!!’ esclamò Wakka, svegliandosi
quasi dalla sua trance
psicologica.
’Pappagallo??
Che mi faccia il piacere…’ tagliò corto
il guardiano in rosso, che subito entrò
spingendo la porta e facendo volare l’uccello piumato verso
l’interno, come
spaventato.
‘A…attenti!!
L…lei…è...!!’.
‘Oh,
avanti…entriamo!!!’ continuò la maga,
trascinandosi dietro con le parole il
viaggiatore, che fu l’ultimo ad entrare. Il Ronso
preferì stare fuori. Quando furono
dentro, si capì subito che quella catapecchia era composta
da sole due stanze,
una cucina ed una camera da letto affianco. Com’era la
cucina?? Come quella di
una strega…un tavolino stile vecchia data in mezzo, finestre
che facevano
passare la minima luce sufficiente, ed al posto di forno e fornelli,
come
ricordava Noemi a Metropolis, c’era una grossa pignatta,
sotto il fuoco, in uno
spazio che sembrava quello tipico del camino. Si scorgeva poi un altro
tavolo,
più lungo, affianco alla pignatta, pieno di polveri, liquidi
vari, e libri
vecchi più o meno come quelli della maga guardiana.
‘Visitatori
ostili!! Ladri!! Allarme!! Allarme!!’.
‘Sta’
zitto, uccellaccio!!! Ne ho abbastanza!!’ gridò o
quasi Wakka, fino a quando
non si sentì una voce starnazzante, tipica della vecchia
cattiva. Sembrava di
trovarsi davanti l’antagonista della favola di Hansel e
Gretel.
‘CHI
OSA
ENTRARE NELLA MIA DIMORA???’.
‘E che
dimora…’.
Lulu diede una piccola gomitata
all’ex-blitzer per farlo tacere.
‘FANTASTICO!!
Cosa fa una povera come me in mezzo ad un deserto?? Eh??
C’E’ NESSUNOOOOO???’.
Sì…lo
si
poteva dire. Quel caldo intenso faceva proprio delirare. Noemi aveva
già
camminato per almeno due chilometri, quando sfinita, si mise
ginocchioni,
mentre osservava le immense ed infinite dune davanti a sé,
ed alcune rovine che
sembravano più macchinari rotti. Assomigliavano molto alle
macchine Albhed, ma
si poteva ragionare in quello stato?? Sotto un sole così
cocente, prendere un
colpo di sole era facilissimo.
‘Vorrei
proprio sapere chi mi ha portato in questo posto… Volete
CAPIRE CHE IO NON
C’ENTRO NIENTE?? Ero a Metropolis…facevo la
ladra…e allora?? Devo espiare le
mie colpe in questo modo??’.
Ella si
toccò la fronte fradicia di sudore. Le era appena passata di
mente l’idea di
dissetarsi con quello stesso liquido. Se fossero passati altri minuti,
in quel
caldo massiccio, sicuramente l’avrebbe fatto, grazie alle
allucinazioni. Ma perché non sono
rimasta in quell’oasi,
eh??!!
Si mise poi
distesa a pancia in su, con le braccia distese ed aperte
all’esterno, a
contemplare il chiarore del cielo, socchiudendo gli occhi. Neanche
nella sua
città aveva visto un azzurro simile…lì
la cappa d’afa e lo smog offuscavano e
scurivano quel colore, facendolo assomigliare moltissimo a quello delle
nuvole
maligne. Il grande caldo conciliava un gran sonno, disturbato
però dalla sete
micidiale. Lei, che odiava fin da piccola i liquori, che tanto gli
ricordavano
il padre che sperperava il denaro anche per quello, seppur in minor
quantità
rispetto al gioco, avrebbe giurato almeno dieci volte di berne una
bottiglia
intera, solo per dissetarsi. Ritornare a pensare al padre le faceva
passare del
tempo, ma anche soffrire. Infatti, si ricordò di aver
sognato il proprio
passato, quando era fuggita di casa per cercare la madre. Ma di certo,
lì, non
l’avrebbe mai trovata…
La sua
attenzione poi si mosse altrove. Infatti, accanto a lei, su un piccolo
ferro
vecchio che spuntava dalla sabbia, tornarono puntuali i due avvoltoi di
prima.
Già…molto, ma molto più vicini. La
ragazza si destò di colpo, e fissò negli
occhi i due carissimi. Subito ebbe un brivido di paura.
‘E…ehm…S...state
calmiii….Guardate che sono ancora viva e
vegeta!!!’—e si batté due volte il
petto, fino a quando non brontolò il suo
stomaco—‘ehm…ops!! Non sono il vostro
pasto, è chiaro?? Ora sparite!! Via!!!’.
I due
uccelli volarono come spaventati Ahahahah…quando
voglio so far fuggire chiunque…ehehehe ma non
sembrò per via
dell’’avvertimento dell’orfana. Infatti,
da una duna alla sua sinistra,
comparvero tre macchie, di cui due grosse e uno più piccolo,
che si definirono
simili a quei robottini che avevano attaccato il gruppo a Luka [parte
11]. La
differenza fu che questi sembravano più nuovi ed
accessoriati, muovendosi più
velocemente e più fluidi nei movimenti. I due ferri grossi
erano molto piatti
di sopra, bassi, che portavano nella parte frontale due bracci
metallici che
subito spuntarono fuori, e nella parte terminale di esse avevano delle
rotelline che giravano molto velocemente. Erano dotati di altri quattro
bracci,
più corti, usati per il movimento.
La ragazza
si girò verso le macchine ed ebbe un altro brivido. Oh, no…proprio ora quei cosi??? Vi
prego…risparmiatemi…!!! Le
macchine poi si fermarono di colpo. Vedo
che capite, eh?? Bene…potreste indicarmi ora dove posso
trovare un’anima viva e
non dei robottini simpatici come voi… Graaaazie…
Subito
quelle rotelline dei pezzi grossi mostrarono diverse punte di metallo,
lucenti
ed affilati, che, girando a quella velocità, creavano una
perfetta lama che
riusciva a fare a fette qualunque cosa di organico. Sembravano
mini-motoseghe.
E…ehm…po…possiamo…parlarne...civilmente??
No, eh….ecco...forse erano meglio gli
avvoltooooiiiii…!!!!
La ragazza
iniziò a scappare con tutte le energie rimaste dalla parte
opposta, e con la
vista offuscata dal caldo, dalla fame e dalla sete, inseguita dalle tre
macchine, specialmente dal più piccolo che la stava
raggiungendo. Forse,
pensava, raggiungendo l’oasi, l’acqua li avrebbe
messi ko. Ma quanto era
lontana???