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Autore: itsalixx    30/03/2022    0 recensioni
(...) Dopo un po’ che eravamo così, in silenzio, a farci quelle coccole impercettibili, lui mi aveva sussurrato che era d’accordo. Quando io gli avevo chiesto su cosa, lui mi aveva risposto che era d’accordo con quello che aveva detto la mia amica: ero molto sexy con quei pantaloni. (...)
I protagonisti della storia sono due universitari. Divisa in tre parti, racconta di come i due provino a resistersi ma con scarsi risultati e di come il problema che si trova tra loro diventerà insormontabile.
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Universitario
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Quel giorno, invece, eravamo seduti vicini in aula studio.
Stavamo studiando la stessa materia, ma non potevamo parlare per cui ci limitavamo a farci i fatti nostri. Anche gli altri erano sulle proprie materie, tutti concentrati.
L’aula studio era la stessa degli ultimi giorni, la più calda in cui siamo mai stati e piena di quel gruppo di cristiani che gli altri chiamano “la setta”: è un modo scherzoso di chiamare il gruppo di cristiani della nostra università perché sono sempre così coinvolgenti, tentano di convertirti in quel loro modo strano…
Io ho degli amici lì, motivo per cui non mi faccio problemi a starci insieme.
Eravamo circondati, seduti al tavolo in mezzo alla sala, e stavamo studiando fianco a fianco. Lui era ad una sedia di distanza da me, in maniera tale da avere sufficiente spazio per i libri e il computer.
C’era un venticello fresco e leggero che veniva dalla finestra alla mia sinistra, incantandomi. Tirai giù la mascherina per poterne godere e rinfrescarmi, e presi diverse boccate d’aria.
Mi accorsi di una risatina leggera che veniva dalla mia destra solo dopo un po’. Mi girai e notai che mi stava guardando con un sorriso strafottente e divertito, una mano a reggere la testa.
Sbuffai e mi rimisi su la mascherina, guardando il mio foglio. Avevo caldo per la miseria, forse sembravo un cane mentre prendevo aria? Arrossi dall’imbarazzo.
Poco dopo sentii un rumore e mi girai. Si stava spostando sulla sedia al mio fianco, quella libera, muovendo anche le sue cose verso di me. Lo fissai.
Quando si accorse che lo guardavo, non disse nulla e indicò alla sua destra: un ragazzo si stava sedendo all’estremità del tavolo, dal nostro lato, e gli altri ragazzi stavano scalando per fargli spazio.
Annuii distrattamente e rivolsi nuovamente la mia attenzione verso il quaderno: dovevo concentrarmi e continuare a fare esercizi di organica.
Quando iniziai a scrivere nuovamente la reazione, tornò una fantastica e meravigliosa folata di vento a cui sospirai togliendomi la mascherina.
Sorrisi beata, e di nuovo sentii la risatina divertita di lui al mio fianco.
Lo guardai male e feci per tirargli una sberla sulla coscia, vicina alla mia mano, ma lui fulmineo me l’afferrò e la strinse. Rimasi per un momento imbambolata, guardando le nostre mani congiunte e poi lui, che scoprii guardare il computer. Lentamente, portò la mia mano sulla sua gamba e lì la lasciò, con la sua sopra la mia.
Sentii il cuore perdere un battito, soprattutto per la nonchalance con cui aveva compiuto quel gesto. Non riuscivo a muovere un muscolo, continuavo a fissare timidamente il quaderno davanti a me.
Ripresi a scrivere solo dopo un po’, mentre ancora la mia mano era fissa sulla sua gamba e la sua sopra la mia, accarezzandola distrattamente con un pollice.
Quando la sua mano lasciò la mia, molto tempo dopo, io non mi mossi da quella posizione, perché in realtà mi piaceva l’intimità che quel contatto stava generando.
Mossi lentamente la mano su e giù lungo la sua gamba, mentre con gli occhi seguivo le sue reazioni. Sembrava piuttosto indifferente a quello che stava succedendo, motivo per cui non smisi: la realtà è che ero curiosa di sapere fin dove era disposto a spingersi.
Usai ogni tanto i polpastrelli per accarezzarlo, nella speranza che gli facesse piacere.
Quando lo sentii muoversi leggermente sulla sedia, emisi un risolino leggero. Forse alla fine qualche reazione in lui la stavo provocando.
Non saprei definire quanto tempo rimanemmo in quella posizione, so solo che dopo un po’ ne presi l’abitudine e anzi, quasi senza accorgermene, avevo iniziato a muovere la mano con un determinato ritmo.
La mia mano però finì presto sulla parte superiore della coscia, dove incrociai con le dita, quasi saltando dallo spavento, quella che scoprii essere, nel tempo il cui l’accarezzavo, la sua erezione. Tolsi velocemente la mano, imbarazzatissima e più rossa che mai di averlo sfiorato proprio su un punto così intimo.
Infilai la mano colpevole tra le cosce, desiderando di sparire e ripetendomi mentalmente di aver esagerato.
Passarono alcuni secondi, nei quali rimasi immobile.
Poi sentii la sua mano raggiungere il mio polso. La mia mano, docile alla sua presa, venne portata alla sua altezza e poi poggiata direttamente lì, sul cavallo dei suoi pantaloni.
Mi guardai in giro per vedere se qualcuno ci stesse guardando, stesse guardando la cosa sconcia che stavamo mettendo in atto, ma erano tutti concentrati sui libri, come anche i nostri amici.
La mia mano era rimasta immobile, rigida, sopra quella insolita durezza, e la sua sopra la mia a trattenerla ma senza farmi male. Voleva che sentissi l’effetto che gli facevo e io, lo ammetto, ne rimasi sorprendentemente felice.
Non mossi un muscolo finché, come aveva fatto prima, non tolse la mano da sopra la mia, lasciandomi la libertà di fare quel che volevo. Allora attesi qualche secondo. Poi, sentii sotto la mano una cosa che mi eccitò molto: il sangue che pompava in quel punto, e il suo membro che si gonfiava per il contatto che stavamo avendo. Emozionata, strinsi leggermente la durezza che sentivo sotto la mano. Lo feci più volte, come un leggero massaggio, sentendo sempre più infiammato e pulsante un punto in mezzo alle cosce. Mi stavo bagnando.
Quando sentii un rumore delicato, di penna caduta, mi ritrassi di scatto, spaventata. La bolla che ci circondava era sparita, e diverse persone si girarono a guardare da dove provenisse il rumore.
Con divertimento e stupore, scoprii che era la penna con cui stava scrivendo e che aveva lasciato cadere dalla mano. Lo guardai per qualche secondo, osservando le sue condizioni probabilmente non migliori delle mie: l’erezione ora svettava tra le gambe, nascosta solo dal tavolo agli occhi indiscreti, il viso era rosso e gli occhi liquidi d’eccitazione, le guance un po’ arrossate e il respiro affannoso. Era bellissimo.
Allora, forse gli stava piacendo….
Guardai le mie mani incastrate tra le cosce, sfregandole tra loro. Una tenda di capelli ricci mi coprì il viso rosso ma sorridente.
Non osai girarmi per la successiva mezz’ora, cercando di concentrarmi su quello che stavo studiando, anche se invano.
Mi distrasse improvvisamente una mano calda che mi toccò l’avanbraccio nudo, sfiorandolo delicatamente. Mi stava accarezzando con il dorso della mano, provocandomi dei brividi impercettibili.
A quella parte dedicò qualche momento, per poi passare lentamente alla gamba, sul quale tenevo distrattamente appoggiato il braccio. Lo spostai per lasciargli spazio, poggiandolo sul tavolo mentre lui usava i polpastrelli per provocarmi la pelle d’oca su tutto il corpo.
Sospirai lentamente, in maniera impercettibile se non per lui, che in tutta risposta mi afferrò la coscia, stringendola, come a saggiarne la consistenza e morbidezza. La massaggiò per qualche secondo, mentre io gli rendevo le cose più difficili stringendo tra loro le gambe per l’eccitazione.
La sua mano, ora incastrata in quel punto caldo e accogliente, risalì senza difficoltà fino al punto tra di esse, sfiorandolo con un dito attraverso il tessuto dei pantaloni.
Sarei potuta tranquillamente esplodere in quel momento, per quanto lo desideravo e pulsava il mio centro del piacere.
Mi portai la testa tra le mani, coprendomi il viso coi capelli, e poi mi girai lentamente verso di lui. Lo scoprii osservarmi spavaldo, con una mano a sostenere la testa mentre era per tre/quarti girato verso di me a godersi lo spettacolo. Non scriveva nemmeno più per destare sospetti.
Restammo a fissarci negli occhi, la sua mano ferma e il singolo dito ancora ad accarezzarmi in quel punto. Come se fossimo riusciti a comunicarci qualcosa tramite sguardi, lui rimosse velocemente la mano da quel punto e io mi alzai in piedi producendo un forte rumore con la sedia, uscendo dall’aula.
Poco dopo, lui mi seguì.
   
 
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